domenica 31 agosto 2008

Berlusconi ci porta allo stallo. Prodi apripista *

Galapagos

[«il manifesto » del 10 Agosto 2008]



Dice il proverbio: «la fortuna aiuta gli audaci». Berlusconi in economia non sembra particolarmente fortunato: come nel '94 e nel 2001, anche oggi si trova di fronte a una situazione difficile. Due giorni fa l'Istat ci ha detto che il Pil italiano sta rinculando (-0,3% nel secondo trimestre). Non è grave, discese congiunturali del prodotto non sono infrequenti. E' invece preoccupante che rispetto a un anno fa la crescita sia pari a zero. Quel che è peggio è che all'orizzonte (il secondo trimestre) si intravedono nuvoloni sempre più neri che potrebbero portare a una crescita negativa del Pil nell'anno. Insomma, il cavaliere non è fortunato. E, per disgrazia degli italiani, è tuttaltro che audace. Ma più che «pavido» è un incapace: sotto la sua guida (con Tremonti a dare la rotta) l'economia italiana rischia uno «stallo». E quando gli aerei «stallano» per colpa dei piloti a pagarne le conseguenza sono gli incolpevoli passeggeri.

Che l'economia internazionale stesse virando era evidente già da oltre un anno. Rileggendo i dati sull'andamento trimestrale del Pil italiano, si vede come nel 2007 l'incremento massimo sia stato dello 0,3%, mentre nel quarto trimestre c'era stata una retromarcia dello 0,4%. Di fronte a questa situazione, Berlusconi non ha trovato di meglio che varare una manovra finanziaria che nel prossimo triennio sfilerà dalle tasche degli italiani quasi 37 miliardi di euro. Con l'economia in recessione è la peggiore scelta che si potesse fare: il risultato sarà di deprimere ulteriormente la domanda.

Perché questa scelta? Prima di rispondere, occorre precisare che le colpe di Berlusconi non sono minori di quelle del governo Prodi e, soprattutto, del suo ministro dell'economia, Tommaso Padoa Schioppa. Il declino nella crescita, lo ripeto, non è iniziato con Berlusconi, era visibile già all'inizio dello scorso anno. L'unica attenuante è che i conti pubblici ereditati dal precedente governo Berlusconi erano disastrosi. Ma non più di tanto. Ma è stato inaccettabile che con l'alibi dei conti pubblici, le manovre varate da Prodi abbiano puntato esclusivamente alla riduzione del deficit e del debito. Grazie alla lotta all'evasione, i risultati sono stati straordinari, ma il risultato per l'economia è stato disastroso, tanto che in anticipo rispetto a tutti gli altri paesi industrializzati, ha incominciato a ripiegare.

Si racconta di liti avvenute in consiglio dei ministri a fine 2007, tra chi avrebbe voluto una politica più espansiva (spendendo un tesoretto che allora c'era e non era da poco) e Padoa Schioppa che invece teneva duro, sostenendo che senza il risanamento dei conti pubblici, l'economia italiana non sarebbe ripartita. L'ha spuntata lui, ma l'economia italiana, anche se risanata sul fronte del deficit, è stata affossata e oggi ne paga le conseguenze. Di più: la Bce ci ha messo il «carico da 11»: con l'aumento dei tassi ha provocato un gigantesco trasferimento di risorse da tutti i contribuenti italiani ai possessori - in maggioranza esteri - di titoli del debito pubblico.

La politica keynesiana non è la soluzione a tutti i mali. Come diceva il mitico Lord, oltretutto serve a tenere in vita il sistema capitalista. Però è una approssimazione a un sistema migliore: di piena occupazione, con la presenza determinante dello stato. Perché, scriveva l'economista inglese, non si possono lasciare nella mani dei privati molte decisioni di investimento. In un lungo dibattito a sinistra che ospitammo sul manifesto, questa tesi era sostenuta dai migliori economisti. Ma le parole rimasero sulla carta, anche se la politica di Prodi aveva una impronta (non molto evidente) di riformismo e gambe gracili per farla camminare.

La politica economica di Berlusconi ha tutt'altra impronta: il risanamento dei conti pubblici è finalizzato unicamente a realizzare una nuova forma sociale, nella quale i diritti tendono a sparire e tutto torna merce e profitto. Salvo la socializzazione delle perdite. Potrà anche accadere di veder realizzata una piccola riduzione della pressione fiscale, ma con l'unico obiettivo (come negli Usa) di rilanciare i consumi privati. Cioè le importazioni. Un obiettivo che può essere realizzato anche subendo la pesante batosta della recessione. Soprattutto se c'è l'alibi che la crisi viene dall'esterno. E magari puntando il dito contro l'imperialismo economico cinese.


* [Si rammenti il rapporto Mediobanca sugli utili aziendali nel 2007: mentre i redditi dei lavoratori e delle famiglie declinano inesorabilmente, gli utili aziendali sono cresciuti in media del 10,5%, con picchi del 30% per le imprese più grandi. Potenza degli aiuti di stato, del sostegno all'export, della delegificazione del mercato del lavoro... Ndr]

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sabato 30 agosto 2008

«Basta occupazioni, i Sem terra brasiliani entrano in Cielle». Ma è una patacca

Maurizio Matteuzzi

[«il manifesto», 29 agosto 2008]



«Un annuncio spiazzante». Tanto più spiazzante in quanto è falso. Una «patacca» che un paio di ciellini brasiliani, che si appoggiano ad alcuni progetti della ong Avsi a Salvador de Bahia e in altri luoghi del Brasile, hanno rifilato ai ciellini riuniti a Rimini. Tirando in ballo anche, involontario garante, il povero Fausto Bertinotti, che nel 2007 come presidente della Camera in un suo viaggio in America Latina andò a visitare anche un progetto Avsi alle porte di Salvador. E una «patacca» che i media (Corriere della sera, Tg2 e altri) si sono bevuti ben felici dell'«annuncio spiazzante» dato dai due ciellini brasiliani - Cleuza Ramos, presentata dal Corsera come «fondatrice dei Trabalhadores sem Terra» e suo marito Marcos Zerbini -: l'Mst, il Movimento dei Senza Terra noto per le sue posizioni molto radicali nel politico e nel sociale, si è «consegnato nelle mani» del movimento clericale di destra fondato da don Giussani «perché incontrando Cl abbiamo incontrato tutto quello che avevamo bisogno di incontrare». E alla fine di un lungo percorso di avvicinamento: «dalla Teologia della Liberazione» (vade retro) «al pensiero "che Gesù non si riduce a discussioni di problemi politici e sociali"». Amen. Al Corsera del 24 agosto non è parso vero di poter annunciare che l'Mst dei rudi senza terra brasiliani «è confluito in Comunione e Liberazione».

Forse qualche pio ciellino della Compagnia delle opere e qualche giornalista del Corsera potrebbero andare negli accampamenti dell'Mst sulle terre che occupano (in attesa della sempre più mitica riforma agraria) in 23 stati del Brasile, o a parlare con il cattolico João Pedro Stédile, il leader più noto dei Senza Terra, per andargli a spiegare che il pensiero di Gesù «non si riduce a discussioni di problemi politici e sociali». E che devono smobilitare in nome di don Giussani.

Ma in questo clima fetido tutto fa brodo. Anche «patacche» talmente grossolane che non ci sarebbe neanche bisogno di smentita. In ogni caso la smentita è arrivata. L'Mst, attraverso il suo comitato italiano, ha diffuso un comunicato in cui esprime «sconcerto», ricorda che «non c'è alcun legame» fra l'Mst e la coppia Cleuza-Marcos, che «il vero Mst è un movimento laico vicino alla Teologia della liberazione e non a Comunione e Liberazione», che «occupa terre richiedendone l'espropriazione e lotta per la riforma agraria».

lunedì 25 agosto 2008

Vicino alla Teologia della Liberazione, non a Comunione e Liberazione


Comunicato stampa su presunti rapporti tra MST brasiliano e CL.



Da alcuni mesi e in particolare nell'ultima settimana, alcuni organi di stampa e canali TV (Nazione, Corriere della Sera, Vita, Tg2 ecc.) hanno ripetutamente fatto cenno a Marco Zerbini e Cleusa Ramos, brasiliani, come dirigenti del Movimento dos trabalhadores Sem Terra. Questi dirigenti, che hanno partecipato ieri al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, avrebbero qualche mese fa, a São Paulo, ricondotto il suddetto Movimento a Comunione e Liberazione.

Questa notizia ha suscitato sconcerto in alcuni lettori e ascoltatori che conoscono la realtà brasiliana, anche perché alcuni dei media citati hanno parlato di "miracolo", di una icona della sinistra mondiale che "si convertiva".

Il Comitato Amig@s Mst-Italia vuole allora specificare - a nome del Movimento dos trabalhadores Rurais Sem Terra (Movimento dei lavoratori rurali senza terra, MST), e chiedendo ai mezzi di comunicazione interessati di darne notizia, che non c'è alcun legame tra i suddetti Zerbini e Ramos e il MST conosciuto a livello internazionale, di cui si possono trovare notizie ai seguenti indirizzi internet:

http://www.mst.org.br/mst/home.php (sito brasiliano):
http://www.comitatomst.it/ (sito italiano).


Il vero MST, conosciuto a livello internazionale, è un movimento laico, vicino alla Teologia della Liberazione e non a Comunione e Liberazione, e non ha dirigenti che possano ricondurlo ad una organizzazione religiosa. Ha una direzione collegiale di 60 persone, ha sede in 23 stati del Brasile, coinvolge un milione e mezzo di persone, occupa terre richiedendone l'espropriazione, lotta per la riforma agraria e non è un movimento locale, che si occupa di senza tetto, come sembra essere il Movimento diretto da Zerbini e Ramos.


Claudia Fanti, presidente di Amig@s MST-Italia.
Movimento dos trabalhadores rurais Sem Terra – Brasil.

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sabato 23 agosto 2008

Samba do Arnesto

Adoniran Barbosa




O Arnesto nos convidô prum samba, ele mora no Brás
Nóis fumos e não encontremos ninguém
Nóis vortemos cuma baita duma reiva
Da outra veiz nóis num vai mais
Nóis não semos tatu!

Um outro dia encontremo com o Arnesto
Que pidiu descurpa mais nóis não aceitemos
Isso não se faz, Arnesto, nóis não se importa
Mais você devia ter ponhado um recado na porta

Um recado anssim: "Ei, turma, num deu prá esperá
A vez que isto num faz má, num tem importância
Depois que nóis vai, depois que nóis vorta
Assinado em cruz porque não sei escrever. Arnesto"

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venerdì 22 agosto 2008

Per comprendere il significato della crisi alimentare

Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Brasile)


I - Situazione e dati socio-economici.


1. La produzione agricola mondiale è cresciuta del 4% nel raccolto del 2006/2007. Sono stati raccolti 2.300 milioni di tonnellate di cereali nel 2007. E la produzione di mais, in particolare, è cresciuta del 24% in tutto il mondo.

2. La destinazione della produzione agricola di cereali nel 2007 è stata di 1.009 milioni di tonnellate per il consumo umano, 765 milioni di tonnellate per il consumo animale e 364 milioni di tonnellate per altri fini (90 milioni di tonnellate sono stati destinati ad agrocarburanti).

3. Gli stock mondiali di cereali non si sono modificati negli ultimi venti anni, mantengono lo stesso volume. Nel 1985 erano 471 milioni di tonnellate e nel 2006 erano 428 milioni di tonnellate. Ma sono cambiate le proporzioni. Nel 1985 rappresentavano il 40% del totale prodotto e ora solo il 20%. E il cambiamento fondamentale è stato che i governi non controllano più gli stock, che sono controllati dalle imprese transnazionali.

4. Dal 1960 la produzione di cereali nel mondo è aumentata di 3 volte, ossia, è aumentata più del 300% in 40 anni. La disponibilità di alimenti per persona è cresciuta del 24%, ossia, l’offerta di calorie quotidiane per abitante è cresciuta da 2.360 a 2.803. E la produttività media dell’agricoltura in questo periodo è cresciuta del 150%. La popolazione mondiale è invece cresciuta del 100%, da 3 a 6.2 miliardi.

5. Nel 1960 si stimava che ci fossero 80 milioni di persone che si alimentavano al di sotto delle necessità - in tutto il mondo - e quindi soffrivano la fame. Nel 2006 c'erano 880 milioni di persone che soffrivano la fame nel mondo. Più del 60% di chi soffre la fame vive in ambiente rurale. Circa 515 milioni vivono in Asia (24% della popolazione), 186 milioni vivono nell’Africa sub-sahariana dove la fame colpisce il 34% della popolazione. E circa 100 milioni nelle Americhe.

6. I prezzi in dollari dei principali cereali: grano, mais, riso e soja in media sono raddoppiati nel mercato internazionale, tra il raccolto del 2006 e oggi.

7. Fino al 1960 la maggioranza dei paesi era autosufficiente nella produzione di alimenti per i propri popoli, con eccezione di paesi con grandi problemi climatici in alcune regioni dell’Africa. Oggi, il 70% di tutti i paesi dell’emisfero sud sono importatori di alimenti. In 122 paesi vivono 4,8 miliardi di persone.

8. Negli ultimi due anni il prezzo medio (in dollari) dei fertilizzanti nel mercato internazionale è cresciuto intorno al 100%.

9. Secondo la relazione sui Diritti Umani dell’ONU, circa 100.000 persone, soprattutto bambini e anziani, muoiono di fame ogni giorno.

10. Secondo la stessa relazione, esiste una fame congiunturale causata da problemi climatici che colpisce soltanto il 5% delle persone che soffrono la fame. Il 95 % delle altre persone soffrono la fame per problemi strutturali dell’economia e della politica e vivono in paesi che potrebbero produrre i propri alimenti.

11. Secondo il Presidente della FAO Jacques Diouf, con le risorse naturali che abbiamo e le tecniche agricole in uso e con la produzione già disponibile, potremmo alimentare senza problemi 12 miliardi di persone. Quasi il doppio della popolazione mondiale attuale che è di 6.2.

12. I 255 maggiori patrimoni personali del mondo, sommati insieme, danno un reddito equivalente a quello di 2.5 miliardi di persone, ossia, dispongono dell’equivalente di cui dispone il 40% della popolazione mondiale.

13. Negli ultimi 5 anni non c’è stata diminuzione di produzione, al contrario, la produzione ha continuato a crescere più della popolazione. Né c’è stato un aumento di reddito che giustificasse un aumento sfrenato del consumo.

14. I programmi di trasferimento di reddito e sostegno, gli investimenti dei paesi ricchi per i paesi del terzo mondo, sono aumentati da 20 miliardi di dollari nel 1980 a 100 miliardi di dollari nel 2007. Di queste risorse, i progetti destinati a investimenti nella produzione agricola sono passati dall’80% nel 1980 ad appena il 3% nel 2007. D’altra parte, i paesi del terzo mondo hanno mandato verso i paesi ricchi una media di 200 miliardi di dollari all’anno sotto forma di pagamento di interessi, trasferimento di profitti, royalties, e sottofatturazione delle proprie merci.

15. Secondo lo studioso Miguel Altieri (Università della California) ci sono attualmente 33 paesi nel mondo che presentano una grave crisi alimentare e una profonda instabilità sociale. Questi paesi non riusciranno mai, con l’attuale modello di agricoltura industriale, ad alimentare la loro popolazione.

16. Il modello industriale della produzione agricola (rivoluzione verde) basato sull’uso intensivo di fertilizzanti chimici, pesticidi e meccanizzazione intensiva ha danneggiato l’equilibrio e la fertilità dei terreni nel 20% di tutta l’area coltivata. E in diversi paesi dell’Africa e dell’America centrale il danno si estende al 70% dell’area coltivata. Questo modello tecnologico è destinato al fallimento in tutto il mondo.

17. Gli eventi naturali di squilibrio generalizzato come inondazioni, tempeste, cicloni ecc. che fino al 1990 capitavano in media 20 volte all’anno nei più diversi luoghi, oggi si presentano 40 volte all’anno, danneggiando immense regioni agricole in tutto il mondo.

18. Riguardo all’acqua potabile del mondo, in relazione alle tecniche agricole che esigono una irrigazione intensiva, oggi si consuma circa il 70% di tutta l’acqua potabile del mondo nell’agricoltura. E ogni anno si perdono 1,5 milioni di ettari coltivati per la salinizzazione delle terre. Si stiman che dalla Rivoluzione verde circa 45 milioni di ettari siano stati danneggiati e oggi nel mondo 1,6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua loro necessaria.

19. Nei paesi ricchi la popolazione impiega circa il 10% del suo reddito per acquistare alimenti. Nei paesi in via di sviluppo, o per meglio dire, la classe media di questi paesi spende il 50% del suo reddito per gli alimenti. E nei paesi poveri, e i poveri in generale investono più dell’80% del loro reddito per gli alimenti.

20. Esistono nel mondo circa 40 grandi imprese transnazionali con sede negli USA o in Europa che subordinando altre imprese medie controllano tutta la produzione e il commercio agricolo del mondo.

21. Tra queste ci sono : BUNGE, MONSANTO, CARGILL, CONTINENTAL GRAIN, ADM (Archer Danields Midland), DREYFUS, QUARKER OATS, Unilever, Nestlé, Sygenta, Bayer, Basf, Coca-cola, Pepsi-cola, Banisco, Kellog, RalstonPurina, Philip Morris, British American Tobbaco, Procter & Gamble, Parmalat, Danone, CONAGRA, Noble Group, Marubeni, Dupont. Queste imprese controllano: semi, pesticidi, fertilizzanti e anche il commercio della produzione agricola nel mondo.

22. Tra le imprese di fertilizzanti chimici c’è stato un processo di concentrazione e centralizzazione. Ossia, parte delle imprese del commercio agricolo è passata a controllare anche la produzione di fertilizzanti. Le maggiori imprese di fertilizzanti sono: Potash corp., Yara (Norvegia) Sinochem, Mosaic, ICL (Israele) K + S (Germania) Bungue, Cargill.

23. Nel período dal 2006 al 2007, tutte queste imprese hanno avuto un aumento del loro tasso di profitto di 60% all’anno.

24. Nella produzione e controllo del commercio di agrocombustibili, specialmente etanolo (a partire da mais e canna) è in corso, attraverso fondi di investimento, una concentrazione e centralizzazione di interessi di tre tipi di imprese: automobilistiche, petrolifere, le imprese collegate all’agricoltura citate sopra.

25. A partire dagli anni 80, in funzione delle politiche neoliberiste che predicavano l’allontanamento dello stato dalle politiche relative all’agricoltura in tutto il mondo, si sono ridotti a livelli insignificanti gli investimenti pubblici nella ricerca agricola. Tutta la ricerca esistente è passata sotto il controllo delle imprese, in forma privata, e queste hanno ridimensionato la ricerca in relazione agli interessi commerciali e di profitto.

26. Si stima che nella borsa delle merci agricole negli ultimi anni, circail 40% di tutti i contratti di acquisto sono stati fatti da fondi di investimento con puri fini speculativi. E oggi, i volumi degli affari fatti in queste borse tra i differenti investitori-speculatori oltrepassano di dieci volte il volume reale della produzione agricola.

27. I giornali hanno scritto che uno solo dei fondi di investimento che specula nella borsa dei prodotti agricoli, il Fondo Hedge degli USA, ha avuto un profitto di 3,7 miliardi di dollari nel 2007.

28. La Nazioni Unite hanno un programma di fornitura gratuita di alimenti alle popolazioni di paesi che corrono rischi, è il PMA, Programma Mondiale degli Alimenti. Il denaro disponibile è 3 miliardi di dollari per aiutare tutti i paesi. Per avere un’idea, il programma Borsa Famiglia per appoggiare 10 milioni di famiglie poverissime in Brasile, costa al governo 7 miliardi di dollari.


(Fonti: informazioni raccolte in diversi documenti, articoli di giornali,notizie circolate negli ultimi mesi)



II - Cause e contesto socio-economico della crisi alimentare.


1. Il dominio del capitale finanziario sull’economia ha accelerato la concentrazione e la centralizzazione della produzione agricola che ora è controllata da poche imprese transnazionali a livello internazionale.

2. Il WTO ha obbligato i paesi a liberalizzare i loro mercati nazionali. C’è una clausola per cui ogni paese è obbligato a comprare almeno il 5% del proprio consumo nazionale di alimenti all’estero.

3. Gli organismi internazionali come FMI, Banca Mondiale ecc. hanno imposto politiche ai governi per impedire che fossero portate avanti politiche pubbliche per l’agricoltura. Tutto doveva essere gestito dal mercato e nonpiù dallo stato. E i governi e lo stato hanno perso il controllo della produzione (tipo di prodotti), del commercio, degli stock e dei prezzi.

4. L’abbandono delle politiche agricole pubbliche, da parte di tutti gli stati, con l’eccezione dell’Europa, per quel che si riferisce alla riforma agraria, il credito assistito, i prezzi, l’immagazzinamento, l’assistenza tecnica, l’assicurazione e la garanzia di acquisto.

5. La speculazione del capitale finanziario che si è precipitato perché le borse delle merci si proteggessero dalla svalorizzazione e dai bassi tassi di interesse (sono già venduti i prossimi 4 raccolti di cereali di tutto ilmondo).

6. Il Modello dell’agricoltura industriale (alleanza tra grandi proprietari e imprese transnazionali) che è di per se stesso concentratore e dipendente.

7. La crisi nasconde il vero problema del deterioramento della qualità degli alimenti venduti in grosse quantità, sempre più contaminati da pesticidi. Inoltre l’uso intensivo di pesticidi e semi transgenici distrugge la biodiversità, danneggia l’ambiente, altera la disponibilità di acqua, la contamina, modifica il clima.

8. Lo stimolo alla produzione di etanolo, con alti prezzi e margini di profitto, ha aumentato il tasso di profitto medio in agricoltura, almeno negli USA e in Brasile e quindi ha portato all’aumento dei prezzi medi di tutti i prodotti. Ha portato allo spostamento della produzione di alimenti verso regioni meno fertili e più distanti dal mercato.

9. Poiché si tratta di condizioni strutturali del modo capitalista attuale di organizzare la produzione agricola, si conclude che la crisi degli alti prezzi continuerà (come ha ammesso la FAO può durare più di dieci anni).



III - Contraddizioni che la forma capitalista dell’agricoltura industriale porta nella sua logica di funzionamento.


1. Gli alimenti sono sempre più contaminati, avvelenati e generano molte malattie e la popolazione della città sta cominciando a rendersene conto (i ricchi consumano solo prodotti biologici).

2. Il modello energetico dell’agricoltura industriale è basato su input provenienti dal petrolio. Sia fertilizzanti che pesticidi e trasporti. E il prezzo del petrolio è salito fortemente e ha reso impraticabile questo modello.

3. La crescente scarsezza di miniere di potassio e fosforo, quindi i nutrienti fertilizzanti devono essere prodotti in ogni azienda attraverso nuove tecniche agroecologiche che li traggano dalla natura locale e da suolo.

4. La distruzione della biodiversità provocata dalla monocultura/semitransgenici e pesticidi, porta a uno squilibrio ambientale con conseguenze che colpiscono tutta la popolazione come : a) erosione del suolo; b) contaminazione dell’acqua; c) riscaldamento globale; d) alterazione del clima (siamo passati da 20 eventi climatici incontrollabili a 40 ).

5. Distruzione delle comunità e della cultura rurale. Aumento della disoccupazione in agricoltura e dell’emigrazione. Questo gonfierà le città e provocherà ancor più problemi sociali legati a povertà, disuguaglianza eviolenza.



IV - Proposte per uscire dalla crisi


1. Tutta la politica nazionale deve basarsi su questi principi fondamentali:


a) il cibo non è merce, non può essere governato dal mercato, è un diritto di tutti gli esseri umani e di tutta la popolazione;

b) la produzione degli alimenti deve essere di qualità, senza pesticidi e in equilibrio con la natura;

c) ci vuole rispetto nei confronti delle abitudini e della cultura alimentare di ogni regione, si tratta di un fattore fondamentale per la salute delle persone;

2. Ricostruire le economie nazionali basate su politiche che ricerchino e incentivino la sovranità alimentare popolare, applicata a ogni regione, stato, paese.

3. Costruire un progetto popolare per l’agricoltura, basato fondamentalmente sui seguenti parametri:

a) riforma agraria (accesso alla terra per tutti quelli che vogliono lavorarla);

b) organizzazione di agroindustrie locali in forma di cooperative;

c) educazione in ambito rurale a tutti i livelli;

d) applicazione di tecniche di produzione biologiche;

4. Stimolare e garantire l’uso di semi nativi di ogni regione.

5. La massima priorità della produzione agricola deve essere la produzione di alimenti di qualità.

6. Regolare e controllare il mercato internazionale di prodotti agricoli e applicare i diritti fondamentali (senza ingerenza del WTO e controllo dei governi).

7. Controllo della crescita della coltivazione di agro-combustibili e della monocultura di eucalipto, stabilendo regole sulla dimensione delle coltivazioni, i luoghi e le modalità della coltivazione.

8. Controllo rigoroso dell’uso di pesticidi.

9. Cambiamento dell’attuale modello di agricoltura industriale in direzione di un nuovo modello agricolo che si basi sulla policoltura, l’agricoltura familiare, l’agricoltura biologica.

10. Controllo statale della produzione dei fertilizzanti.

11. Conservare e garantire l’impresa di ricerca agrozootecnica come azienda statale, in accordo agli interessi della politica di sovranità alimentare eall’agroecologia.

Segreteria Nazionale del MST

São Paulo, luglio 2008.


Allegato: Opinioni di alcune autorità e organismi sull’argomento.


01. Il direttore generale della FAO, Sr. Jacques Diouf, ha detto ai giornali che i motivi principali sono:

a) cambiamenti climatici a livello mondiale;

b) aumento dei costi degli imput agricoli come semi e fertilizzanti, in un settore dominato da un oligopolio mondiale di imprese che è stato scosso dall’aumento del costo del barile di petrolio;

c) aumento del consumo di alimenti in India e Cina, in particolare per i prodotti di origine animale;

d) uso di cereali, soprattutto di mais, per i biocombustibili;

e) speculazione finanziaria nelle borse di merci dei future dove sono definiti i prezzi delle commodity agricole.

02. Il Presidente della Banca Mondiale Sr. Roberto Zoelick, ex-ministro degli esteri del governo Bush, ha detto che la colpa della crisi dei prodotti alimentari è di tutto il mondo. E ha presentato come via d’uscita “fare un nuovo accordo” tra tutte le forze economiche del mondo, per un altro livello di prezzi e produzione. Secondo lui, la crisi è il risultato di decenni di politiche per l’agricoltura che vanno sradicate.

03. Il relatore dei diritti alimentari delle Nazioni Unite Sr. Jean Zigler (Svizzera):

a) La fame e la denutrizione non sono effetti del fato o di questioni geografiche. Sono il risultato dell’esclusione di milioni di persone dall’accesso alla terra, all’acqua, ai semi, alla conoscenza e ai beni della natura necessari a riprodurre la propria esistenza;

b) la fame è il risultato delle politiche imposte dai governi dei paesi sviluppati, dalle loro imprese transnazionali e dai loro alleati nei paesi poveri del sud, nella prospettiva di conservare la continuità dell’egemonia politica, economica, culturale e militare sull’attuale processo di ristrutturazione economica globale;

c) grazie a queste politiche, le imprese del nord hanno accresciuto le loro vendite e i loro profitti, mentre i poveri hanno accresciuto i loro debiti, vedendo peggiorare le proprie condizioni di vita, con una crescita della miseria e dell’esclusione in tutto il mondo;

d) è il risultato della crescita della concentrazione del mercato agricolo mondiale nelle mani di poche imprese transnazionali, il che ha fatto crescere di conseguenza la dipendenza e la subordinazione alimentare della maggioranza dei popoli ai loro interessi di profitto.

04. L’ ex-presidente dell’ UNTACD (Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio Mondiale), Sr. Rubens Ricupero:

a) L’ agricoltura intensiva in capitale e tecnologia (agrobusiness) darà un contributo rilevante nel superamento dell’attuale crisi alimentare. Tuttavia sarebbe banalizzare il problema ritenere che avrà il ruolo principale. La ragione è semplice: le aree rurali in cui vivono il 75% dei poveri del mondo non possiedono un reddito per comprare gli alimenti (dell’agrobusiness). La soluzione si potrà trovare soltanto se ci sarà incentivo allo sviluppo dell’agricoltura familiare perché ciascuna regione produca i suoi alimenti;

b) saranno necessari investimenti massicci in ricerca, educazione e infrastrutture in queste regioni;

c) come ci mostra la storia dell’umanità, spetta all’agricoltura dare da mangiare a tutti, così come promuovere lo sviluppo economico e il benessere in ogni paese.

05. Il Nuovo relatore delle Nazioni Unite per i Diritti Umani:

“L’espansione della coltivazione di agrocombustibili è un rischio, sostituisce gli alimenti, ne fa crescere il prezzo e diventa un crimine contro i poveri”.

06. Il governo Lula, attraverso lo stesso presidente, ha dato la seguente spiegazione:

“La colpa è dei sussidi che i governi dei paesi ricchi danno ai loro agricoltori. Se fossero eliminati i sussidi, gli agricoltori del sud potrebbero aumentare la loro produzione e esportare a prezzi minori”.

07. José Goldemberg, físico, ex-rettore USP e uno dei consiglieri di Fernando Henrique Cardoso, membro del PSDB, di São Paulo:

a) La crisi è passeggera, e certamente vedrà nella monocultura e nell’agrobusiness la soluzione, sia per una maggiore produzione di alimenti che per l’esportazione di biocombustibili brasiliani;

b) è una sciocchezza pensare che l’espansione della canna e dell’etanolo siano le cause della crisi degli alimenti. Si tratta di una visione ideologica, da bar, del MST. Mentre qui stiamo parlando di soluzioni scientifiche.

08. Posizione di Via campesina internazionale:

a) La crisi della produzione di alimenti è la conseguenza della liberalizzazione generale del commercio di prodotti agricoli il cui risultato è che le imprese transnazionali controllano produzione e commercio dei principali prodotti;

b) le politiche neoliberiste dei governi hanno sottratto ai paesi la capacità di produrre gli alimenti di cui hanno bisogno;

c) la crescita delle aree destinate e dei prezzi degli agrocombustibili ha avuto conseguenze a livello del mercato mondiale;

d) gli speculatori operano nelle borse dei future, alla ricerca di un sicuro profitto;

e) le imprese transnazionali controllano le borse dei prodotti agricoli, di acquisto e vendita attuale, per questo manipolano i prezzi.

f) Lezioni della crisi:

- il mercato non risolverà il problema, lo aggraverà;

- i piccoli e medi agricoltori e contadini non trarranno beneficio dall’aumento dei prezzi dei loro prodotti;

- anche i piccoli agricoltori e contadini sono vittime del processo di aumento dei prezzi;

- i consumatori che vivono in città, soprattutto i poveri, sono quelli che subiscono le maggiori conseguenze;

- più “libero commercio” non risolverà la crisi.



Allegato II - Alcuni dati sul Brasile


L’area coltivata e la produzione agricola dei principali cereali:

a) dal 2000 al 2007/8 l’area della soja è cresciuta da 13 a 21 milioni di ettari e ha raggiunto la produzione di quasi 60 milioni di tonnellate;

b) l’area del mais si è mantenuta intorno a 9,8 milioni di ettari e la sua produzione ha raggiunto 56 milioni di tonnellate;

c) l’area del riso si è mantenuta intorno ai 5 milioni di ettari e la produzione è stabilizzata intorno a 12 milioni di tonnellate;

d) l’area del grano diminuisce (restando intorno a 2 milioni di ettari), e la produzione, che cala tutti gli anni, raggiunge i 3,8 milioni di tonnellate. Il fabbisogno nazionale è di 10 milioni di tonnellate;

e) la canna da zucchero è salita da 4,5 milioni di ettari a 7 milioni nel 2007 e la produzione continua a crescere vertiginosamente dopo gli investimenti su 77 nuovi impianti per la produzione di etanolo;

f) la produzione di prodotti fondamentali per le abitudini alimentari dei brasiliani come mandioca e fagioli viene diminuendo di anno in anno.

(Traduzione di Serena Romagnoli, Comitato italiano di appoggio al MST)

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mercoledì 20 agosto 2008

Nkosi sikelel’ iAfrika








Soy México-Americano






Por mi madre yo soy Mexicano,
Por destino soy Americano.
Yo soy de la raza de oro.
Yo soy México Americano

Yo te comprendo el inglés,
Tambien te hablo en castellano.
Yo soy de la raza noble.
Yo soy México Americano

Zacatecas a Minnesota,
De Tijuana a Nueva York.
Dos países son mi tierra,
Los defiendo con honor

Dos idiomas y dos países,
Dos culturas tengo yo.
En mi suerte tengo orgullo,
Porque así lo manda Díos

Por mi madre yo soy Mexicano,
Por destino soy Americano.
Yo soy de la raza de oro.
Yo soy México Americano


domenica 17 agosto 2008

O trem das onze

Adoniran Barbosa



Quais, quais, quais, quais, quais, quais,
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum

Não posso ficar
Nem mais um minuto com você
Sinto muito amor
Mas não pode ser
Moro em Jaçanã
Se eu perder esse trem
Que sai agora às onze horas
Só amanhã de manhã

Além disso mulher
Tem outra coisa
Minha mãe não dorme
Enquanto eu não chegar

Sou filho único
Tenho minha casa pra olhar
Não posso ficar.

Quaisgudum, tchau!

[Composição: Adoniran Barbosa]

[v. http://pt.wikipedia.org/wiki/Adoniran_Barbosa]

venerdì 15 agosto 2008

Lover Man

Charlie Parker



Charlie Parker (alto sax)
Howard McGhee (trumpet)
Jimmy Burn (piano)
Bob Kesterson (bass)
Roy Porter (drums)

(1946)

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giovedì 14 agosto 2008

This Land Is Your Land

Woody Guthrie




This land is your land, this land is my land
From California, to the New York Island
From the Redwood Forest, to the Gulf Stream waters
This land was made for you and me

As I went walking a ribbon of highway
I saw above me an endless skyway
I saw below me a golden valley
This land was made for you and me

I've roamed and rambled and I've followed my footsteps
To the sparkling sands of her diamond deserts
And all around me a voice was sounding
This land was made for you and me

When the sun comes shining as I was strolling
And the wheat fields waving and the dust clouds rolling
A voice come chanting the fog was lifting
This land was made for you and me

This land is your land, this land is my land
From California, to the New York Island
From the Redwood Forest, to the Gulf Stream waters
This land was made for you and me

The sun comes shining as I was strolling
The wheat fields waving and the dust clouds rolling
A voice come chanting the fog was lifting
This land was made for you and me

In the squares of the city, In the shadow of a steeple
By the relief office, I'd seen my people
As they stood there hungry, I stood there asking
Is this land made for you and me?

There was a big high wall there that tried to stop me
Sign was painted, It said “Private property”
But on the back side it didn't say nothing
That side was made for you and me

As I went walking, I saw a sign there
And on the sign there, It said, "No trepassing"
But on the other side, it didn't say nothing.
That side was made for you and me]


[This Land Is Your Land ormai da molto tempo è entrata a far parte del patrimonio musicale tradizionale degli Stati Uniti (se ne conoscono versioni di molti altri musicisti, fra i quali Leadbelly, Bob Dylan e Bruce Springsteen). Woody Guthrie ha scritto le parole nel 1940 su una melodia tradizionale, come risposta alla canzone God Bless America, scritta da Irving Berlin nel 1918 e riadattata nel 1938 come inno nazionale non ufficiale, che secondo Woody (operaio precario costretto al nomadismo e musicista che suonava e cantava soprattutto all'aperto, nelle immediate vicinanze dei luoghi di lavoro del proletariato statunitense e spesso durante gli scioperi) presentava un'immagine degli USA falsa e agiografica.

Nel corso della seconda guerra mondiale (alla quale partecipò come marinaio) Woody dovette rinunciare a cantare le ultime tre strofe del testo originario. Le stesse strofe erano di solito espunte da altri, perché considerate "troppo di sinistra", negli anni del maccartismo e della guerra fredda (notare a quale punto l'audio del video viene sfumato). Anche recentemente, moderati e reazionari (compreso George Bush Jr. nella campagna elettorale del 2000) hanno più volte abusato della canzone, con il testo mutilo, in senso patriottardo]

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Carabina 30-30

Los Lobos



Carabina 30-30
Que los rebeldes portaban
Y decían los generales
Que con ellas no mataban

Carabina 30-30
Que los rebeldes portaban
Y decían los generales
Que con ellas no mataban

Con mi 30-30
Me voy a marchar
Y engrosar las filas de la rebelión
Si mi sangre piden, me sangre les doy
Por los habitantes de nuestra nación

Gritaba Francisco Villa:
¿Donde te hallas, Argumedo?
Ven párarte aquí adelante
Tu que nunca tienes miedo

Gritaba Francisco Villa:
¿Donde te hallas, Argumedo?
Ven párarte aquí adelante
Tu que nunca tienes miedo

Con mi 30-30
Me voy a marchar
Y engrosar las filas de la rebelión
Si mi sangre piden, me sangre les doy
Por los habitantes de nuestra nación

Ya nos vamos pa' Chihuahua
Ya se va tu Negro Santo
Si me quebra alguna bala
Ve a llorarme al campo santo

Ya nos vamos pa' Chihuahua
Ya se va tu Negro Santo
Si me quebra alguna bala
Ve a llorarme al campo santo

Con mi 30-30
Me voy a marchar
Y engrosar las filas de la rebelión
Si mi sangre piden, me sangre les doy
Por los habitantes de nuestra nación

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martedì 12 agosto 2008

Les Amants d'un jour

Edith Piaf


Moi j'essuie les verres au fond du café
J'ai bien trop à faire pour pouvoir rêver
Mais dans ce décor banal à pleurer
Il me semble encore les voir arriver...

Ils sont arrivés se tenant par la main
L'air émerveillé de deux chérubins
Portant le soleil ils ont demandé
D'une voix tranquille un toit pour s'aimer
Au coeur de la ville et je me rappelle
Qu'ils ont regardé d'un air attendri

La chambre d'hôtel au papier jauni
Et quand j'ai fermé la porte sur eux
Y avait tant de soleil au fond de leurs yeux
Que ça m'a fait mal, que ça m'a fait mal...

Moi, j'essuie les verres au fond du café
J'ai bien trop à faire pour pouvoir rêver
Mais dans ce décor banal à pleurer
C'est corps contre corps qu'on les a trouvés...

On les a trouvés se tenant par la main
Les yeux refermés vers d'autres matins
Remplis de soleil on les a couchés
Unis et tranquilles dans un lit creusé
Au coeur de la ville et je me rappelle
Avoir refermé dans le petit jour

La chambre d'hôtel des amants d'un jour
Mais ils m'ont planté tout au fond du coeur
Un goût de leur soleil et tant de couleurs
Que ça m'a fait mal, que ça m'a fait mal...

Moi j'essuie les verres au fond du café
J'ai bien trop à faire pour pouvoir rêver
Mais dans ce décor banal à pleurer
Y a toujours dehors... La chambre à louer...

[Paroles: Claude Delécluse et Michelle Senlis. Musique: Marguerite Monnot (1956)]

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Passe em casa

Tribalistas

(Marisa Monte, Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown)





Passam pássaros e aviões
E no chão os caminhões
Passa o tempo, as estações
Passam andorinhas e verões

Passe em casa (tô te esperando, tô te esperando)
Passe em casa (tô te esperando, tô te esperando)

Estou esperando visita
Tão impaciente e aflita
Se você não passa no morro (eu quase morro, eu quase morro)
Estou implorando socorro (ou quase morro, ou quase morro)
Vida sem graça se você não passa no morro

Já estou pedindo que
Passe um tempo, passe lá
Passe mal com os meus lençóis
Passe agora, passe enfim
Um momento pra ficarmos sós

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Romance in Durango

Bob Dylan


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giovedì 7 agosto 2008

Metropoli indistinte - il territorio nella morsa del mercato

Maurizio Giufrè



È possibile estendere anche ai centri italiani la definizione di città «neoliberiste» nell'accezione indicata da Annik Osmont nel suo saggio La ville du néo-libéralisme (pubblicato nel 2006, in «Cahier Voltaire: la Ville à l'épreuve du libéralisme», e tradotto nel sito eddyburg.it)? Sembrerebbe proprio di sì, se consideriamo l'importanza assunta dal mercato come regolatore dello sviluppo di intere aree urbane e la competitività che si è innescata tra le città per essere appetibili agli investitori finanziari. L'ideologia della città neoliberista si propaga nel nostro paese con l'aggravante di un debole governo del territorio. Così, là dove arretra il pubblico e si disimpegnano risorse per affinare tecniche, saperi e procedure per uno sviluppo coerente della città, si limitano se non si cancellano i «diritti urbani» e avanza l'insicurezza sociale.

Leggi l’articolo intero:

http://eddyburg.it/article/articleview/11723/0/284/


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[L'insicurezza sociale urbana e la fine programmata del diritto alla città]


Annik Osmont


La città del neoliberalismo

Nei paesi sviluppati, dove le lotte sociali del XIX e XX secolo avevano portato all’acquisizione di una serie di diritti urbani, sono apparsi nuovi fattori d’insicurezza sociale, determinati dalla cancellazione di quei diritti: la privatizzazione dei servizi (trasporti, energia, poste, e poi sanità, istruzione), trasferimento della spesa alle città, con il conseguente, aumento delle imposte locali. Le città del neoliberalismo hanno insomma l’obbligo di essere competitive per catturare investimenti: tocca a loro sostenere il peso di modernizzare le infrastrutture (porti, aeroporti, autostrade urbane), e questo non può avvenire che a scapito degli investimenti nei servizi collettivi. E’ l’insicurezza sociale urbana, e la fine programmata del diritto alla città…

Leggi l’articolo intero:

http://eddyburg.it/article/articleview/11502/0/307/


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[Un aereo per il quale non esiste nessuna pista di atterraggio]


Ulrich Beck


La retorica delle eco-centrali
Non è detto che trovare un nome più accattivante per le centrali atomiche riduca il rischio e la sua percezione.

Per salvare il clima il mondo deve scoprire la «bellezza dell’energia atomica». Anche i governi europei - tra i quali l’Italia, la Francia, la Gran Bretagna - vogliono reintrodurre l’energia atomica, ribattezzata "eco-energia" (secondo la definizione del segretario generale della Cdu, Ronald Pofalla), nel gioco di potere della politica energetica. Forse anche gli "Stati canaglia" diventeranno ben presto "eco-Stati". Di fronte a questa svolta politico-linguistica è necessario richiamare alla memoria quanto segue…

Leggi l’articolo intero:

http://eddyburg.it/article/archive/284/


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martedì 5 agosto 2008

Way Out West - 6:29

Sonny Rollins




California March 7, 1957

Sonny Rollins - Tenor saxophone
Ray Brown - Bass
Shelly Manne – Drums

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