domenica 30 novembre 2008

Fancazzista anche di notte, sbarella all’ora del lupo*

Salvatore Ricciardi



Michelangelo, psichiatra

Una trentina d’anni fa, quando l’antipsichiatria era anche una moda culturale (ma, per questo aspetto, già declinante), a Limbiate viveva P. Aveva letto, forse, qualche pagina de L’istituzione negata [1], una raccolta di saggi scritti da psichiatri e studiosi della corrente che aveva come principale esponente Franco Basaglia. Nel libro veniva discussa, tra l’altro, la funzione sociale repressiva dell’istituzione psichiatrica, anche con riferimento all’esperienza della comunità terapeutica dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. P. non era granché loquace, ma, se parlava, qualunque fosse l’argomento inevitabilmente ne dava un’interpretazione “psichiatrica” e “anti-repressiva”. Un giorno aggiunse, sotto il nome P. posto sulla porta dell’appartamento in cui viveva da solo (ma pare che avesse dimenticato una moglie in qualche angolo del Sud), la scritta “psichiatra”. La lasciò lì per qualche tempo, poi la tolse e si mise a fare il pescivendolo. Dopo qualche anno di commercio, P. vendette l’attività. Ormai da molto tempo non si vede più in giro.

Non si sa se Michelangelo Campisi abbia letto quel libro, che da tempo è una rarità bibliografica [2]. Ma egli con il suo partito ha celebrato i trenta anni della legge 180 e la figura di Franco Basaglia, e forse per questo crede di aver ottenuto l’abilitazione a fare lo psichiatra. Sembra però che del pensiero di Franco Basaglia, che aveva evidenti (e anche dichiarati) risvolti politici eversivi, non abbia colto nemmeno quel poco che ne aveva colto P. Incurante di qualsiasi coerenza con il pensiero e l’opera di chi aveva celebrato di giorno, ha poi optato di notte per la funzione repressiva e di controllo sociale della psichiatria. Poche ore dopo quella celebrazione ha formulato una diagnosi a distanza, con la quale ha certificato che il sottoscritto “denota un evidente comportamento isterico compulsivo” [v. Salvatore salva tutti].

Si noti l’orario di pubblicazione: le 3:48 antimeridiane! Si sarà svegliato all’improvviso con l’impulso di scrivere la diagnosi? Oppure, insonne, l’avrà lungamente elaborata? Chissà. Fatto sta che costui, in piena notte, invece di dormire o di dedicarsi a qualche sollazzevole attività coniugale, sta sveglio per certificare urbi et orbi che il sottoscritto è affetto da un grave disturbo del comportamento! Egli ama le citazioni in latino; come non dedicargli la seguente: De te fabula narratur?

Responsabile dello sfascio di Limbiate

La “diagnosi”serve a Campisi per rispondere agli “insulti” che il sottoscritto, in questo “spazio web”, gli rivolgerebbe “per nutrire il proprio ego smisurato”. Ma è davvero questo ciò che, in piena notte, spinge la Guida e Grande Timoniere del PD locale a mettersi ad ululare al cielo i suoi alti lai? Viene il sospetto che a farlo sbarellare, cioè a fargli perdere (e non è la prima volta) il controllo di ciò che dice, sia piuttosto la rabbia di non avere argomenti per rispondere a chi gli ricorda puntualmente le sue pesanti responsabilità, e quelle delle suo partito, per lo sfascio urbanistico (ma non solo) di Limbiate. Egli, infatti, non risponde per niente alle critiche politiche su questioni precise che gli sono rivolte, ma si mette a parlare della natura diabolica e dei trascorsi privati di chi formula quelle critiche (all’interno delle quali sono inserite, certo, parole feroci), che demistificano lui e i suoi atteggiamenti pubblici.

Sono ormai passati sette anni da quando lui e i suoi amici sono stati trombati nelle elezioni, ma ancora noi cittadini di Limbiate subiamo le conseguenze delle scelte sue e della giunta del suo mentore politico Fortunati. E ancora le subiremo per molto tempo. L’ignoranza politica, l’incultura, l’incapacità, il velleitarismo da neofiti del mercato (edilizio, ma non solo), che caratterizzavano i provvedimenti di quella giunta e dei suoi sostenitori, sono diventati ancor più evidenti negli anni successivi, con l’attuazione che ne ha fatto (e continuerà a farne) la giunta attuale. Questa, tra l’altro, non deve più mistificare la sua natura antisociale, come invece ancora era costretta a fare quella, e spesso, limitandosi ad attuare nient’altro che quanto era stato a suo tempo preparato da quel gruppo di inetti, che ha fatto tornare Limbiate indietro di trent’anni – spesso questa giunta porta quelle scelte alle conseguenze estreme senza doversi sforzare più di tanto. A quel tempo Campisi era capogruppo del PDS (poi DS e adesso PD). Lo sfascio politico, morale e culturale, oltre che sociale, in generale l’arretratezza (sotto ogni aspetto) di Limbiate non trova paragone in nessun angolo degradato delle altre metropoli europee. Questo sfascio, se non è stato avviato dalla giunta Fortunati, da questa però è stato precipitato lungo una china ripidissima. Quali sono i cambiamenti sostanziali fatti dalle giunte Romeo? Nessuno. Tutto ciò che è stato attuato in questi ultimi sette anni è stato collocato, come i pezzi di un puzzle, nel quadro preparato dalla giunta Fortunati. Solo, sono stati caricati i colori. Il P.I.I. sull’area di Via Monte Sabotino, per esempio, non sarebbe possibile se la giunta Fortunati avesse realizzato il verde pubblico attrezzato che doveva realizzarvi. Idem per il P.L. di Via A. da Giussano-Montale (qui la destinazione d’uso era già stata cambiata dalla giunta Fortunati!). Il “Piano di Recupero della Villa Rasini-Medolago”, sarà attuato facendo sloggiare una dozzina di famiglie (altro che “apertura al pubblico!), grazie alle varianti della giunta Fortunati, la cui politica in questo è stata davvero “lungimirante”! In generale le aree, già vincolate a verde dal PRG, che allora furono dichiarate edificabili, e che più recentemente sono state coperte di cemento, non si contano. E resterà, ad imperitura vergogna di quei cialtroni, il mostro edilizio di Piazza della Repubblica. Non parliamo, poi, della dismissione, nient’affatto obbligatoria, dei servizi pubblici in attivo. Eccetera.

Disprezzo per l’autonomia popolare

La maturazione della coscienza degli storici errori di quella giunta comincia finalmente a manifestarsi, insieme alla consapevolezza che i cittadini devono e possono fare da soli, senza i partiti. Ovvio che questi processi molecolari provochino all’unico partito (uso la parola del tutto convenzionalmente) che a Limbiate conserva una consistenza, seppure solo larvale, cioè al PD, attacchi di panico più grandi di quelli che la vista di trecce d’aglio e paletti di frassino appuntiti provocherebbe ad un vampiro. Soprattutto se questi processi sono favoriti e manifestati da una pratica sociale che sfugge a ogni controllo partitico; soprattutto se questa pratica ha successo e comincia a svilupparsi la presa di coscienza della funzione castrante, ed espropriatrice della sovranità popolare, dei partiti; soprattutto, ancora, se questa pratica fa emergere, per contrasto, l’inconsistenza dei “dirigenti” dei partiti, la loro incapacità di rappresentare alcunché mascherata con una grande verbosità, la loro indisponibilità (antropologica, si potrebbe dire) a lavorare per la ri-aggregazione sociale (che non si ottiene certo con le vetrine periodiche di qualche “banchetto” domenicale).

Questi personaggi, nel deserto piatto della politica limbiatese godono da tempo di una rendita di posizione ottenuta esclusivamente esercitando una loquela da quattro soldi. Ma, come capita a tutti i notabili inconsistenti, costoro vivono attanagliati dall’insicurezza, dalla sensazione di precarietà. Dopo essere stati trombati alle amministrative del 2001, Campisi e il PD hanno già subito molte altre sonore batoste, e vivono nel terrore di doverne subire ancora altre. Non riescono nemmeno ad immaginare come modificare la situazione politica locale. Aspettano qualche manna che scenda dal cielo. Da tempo hanno gettato alle ortiche anche il più vago riferimento ai valori di eguaglianza e giustizia sociale. Ma, della storia dalla quale provengono (e non mi riferisco a ciò che si chiamava movimento operaio, o sinistra, bensì alla storia delle macchine-partito di massa che, incarnando fisicamente quei valori, assorbivano totalmente qualsiasi istanza sociale) – della storia di quei partiti essi conservano solo l’intolleranza per qualsiasi autonomia di pensiero e di posizione politica, che spesso li caratterizzava negativamente. (Una volta, costoro apostrofavano brutalmente chi praticava forme autonome di intervento sociale con la domanda: “Chi ti paga?”). Nella casta sociale dei “politici”, che, anche quando non traggono sostentamento direttamente dalla politica, dei politici professionali hanno tutti i tratti peggiori, qualsiasi forma di pratica sociale autonoma non può che suscitare rabbia furente.

“La calunnia è un venticello…”

Non c’è quindi molto da stupirsi se Campisi, omettendo di rispondere alle critiche che ho rivolto ai suoi comportamenti pubblici, dimostra la sua bassezza morale tentando di diffamarmi riferendosi alla mia vita privata. Costui, infatti, per invalidare le argomentazioni dei miei discorsi non tenta affatto di dimostrarne, per esempio, la (eventuale) contraddittorietà; si mette invece a diffamarmi scrivendo qualcosa di più delle allusioni e delle insinuazioni su fatti dei quali egli non ha alcuna conoscenza diretta, ma a proposito dei quali, evidentemente, ha sentito il venticello della calunnia e lo vuole alimentare. Sono fatti che riguardano l’ambito privato e riservato della mia vita, nel quale sono compresi i miei rapporti di lavoro. Mi costringe quindi a dire qualcosa di me, come ho fatto finora solo nella scheda personale di questo blog ed esclusivamente per quanto riguarda le mie attività sociali.

Innanzitutto, Campisi, siccome a Limbiate riesce a dare a bere a molti, che si fanno ingannare dalla sua incontinente loquela, che egli è una persona “colta e preparata”, cerca di dimostrare l’inconsistenza della mia preparazione culturale. Ma non lo fa mostrando l’incongruità o l’erroneità dei riferimenti che qualche volta mi capita di indicare, o che traspaiono da ciò che scrivo. No. La mia preparazione sarebbe scarsa perché ho insegnato “in una scuoletta comunale di formazione professionale”. Pertanto io non sono, anche se vorrei sembrarlo, “un luminare”, né “uno scienziato”, né “un professore di Harvard”.

Intanto, la località di Harvard non esiste. Esiste l’Università Harvard, dal nome di un benefattore, che ha sede in quel di Cambridge, Massachusetts (USA). Ma lì certamente io non avrei mai potuto (ma nemmeno voluto) studiare. La mia numerosa famiglia non solo non appartiene, infatti, a nessun establishment, ma mio padre era un manovale edile (un magutt) che era stato carbonaio, e mia madre è stata una donna di servizio a ore e una casalinga, e prima ancora una raccoglitrice di olive. Ma, soprattutto, sin dall’adolescenza io sono un comunista trinariciuto, come, con tono da orripilata nobildonna reazionaria e oscurantista, ricorda Campisi. E sono comunista trinariciuto anche perché (ma non solo), pur senza fare esperienze alla Rosso Malpelo (a Limbiate non sono mai esistite miniere), ho cominciato a lavorare all’età di otto anni. E dunque: come non dire, a chi, come Campisi, per denigrarmi pretende di dipingermi come un figlio di papà vissuto nella bambagia, che egli è un “individuo spregevole, volgare negli atti e nelle parole”, ovverosia un cialtrone?

Io non mi vergogno affatto di essere stato insegnante “in una scuoletta comunale di formazione professionale”, e non vedo come da ciò si potrebbe misurare la pochezza della mia preparazione culturale che, secondo l’insinuazione di Campisi, maschererei con “l’abuso delle citazioni” e con la “scrittura pomposa e altisonante” che mi attribuisce. Che dire? C’è chi si è procurato e si procura dei riferimenti culturali e li usa, sforzandosi non di esibirli, bensì di servirsene appropriatamente anche nei discorsi politici, e chi non sa andare oltre le favolette di Fedro. La “scuoletta” dove ho insegnato per oltre un ventennio, che era ed è gestita da un consorzio di comuni, tuttavia non era affatto disprezzata, e continua ad essere ambitissima (per ragioni “alimentari”), dal PCI-PDS-DS-PD, che ne occupa la poltrona di presidente da circa trent’anni, sistemandovi (come in una staffetta, solo che il testimone è un lauto stipendio) ora questo ora quel suo funzionario disoccupato. Dello stesso partito, o della sua area, erano e sono i dirigenti propriamente scolastici e molti insegnanti, fra i quali si trovano diversi parenti più o meno stretti di esponenti del PD. Mi dicono che vi insegna anche la moglie di Campisi. E inoltre parenti di personaggi-chiave (in ambito istituzionale) della speculazione edilizia limbiatese... Quelle funzioni presidenziali , occupate stabilmente dagli amici di partito di Campisi, sono sempre state solo ed esclusivamente funzioni meramente politiche, e il consorzio non è mai stato tanto grande da richiedere un impegno a tempo pieno (e non è l'unico caso). Campisi ha mai rivolto a costoro il suo farisaico discorsetto sulla politica che dovrebbe essere fatta gratis? Come mai egli, che si vanta di aver rinunciato alle poche centinaia di euro dei gettoni di presenza spettanti ai consiglieri comunali, sta nello stesso partito di gente che grazie al partito si è sistemata vita natural durante?

Bassezza morale

Con il chiaro intento di diffamarmi, Campisi fa un’abietta insinuazione a proposito della conclusione del mio rapporto di lavoro con quella scuola. Egli, rimestando fatti ormai lontani, insinua che si è trattato della conclusione di un’”esperienza da ‘fancazzista con stipendio pubblico'”. Premesso che di aver avuto il coraggio di concludere quel rapporto di lavoro (e proprio in un momento per me dolorosissimo) io mi rallegro ancora dopo circa dieci anni, per quella vicenda io non ho nulla di cui vergognarmi. A comportarsi “ingloriosamente” certo non fui io, poiché riuscii facilmente ad imporre che la conclusione del rapporto di lavoro si verificasse nelle modalità che io avevo scelto, semplicemente servendomi delle leggi e del contratto collettivo nazionale di lavoro che qualcuno, tanto arrogante quanto farneticante, aveva tentato più volte di violare, pretendendo di ficcare il naso in aspetti nient’affatto disonorevoli della mia condizione di lavoratore in malattia, ma assolutamente riservati e garantiti dalla legge. L’interruzione del rapporto di lavoro non avvenne affatto con le forme e per i motivi insinuati da Campisi. Egli e chi lo imbecca pensano di rispondere così a quello che dico sulla loro politica? Ne prendo atto, ma sappiano che : 1) non temo nulla e nessuno; 2) adesso io non sono un loro dipendente; 3) sono molto più attrezzato di allora.

Poiché si tratta di fatti che attengono alla sfera privata e riservata della mia vita, non intendo (ma solo qui e solo per il momento) aggiungere altro. Campisi non è il solo che si permette di stravolgere quei fatti per tentare di squalificarmi, per dipingermi come un pazzo. Da quando ho ricominciato ad intervenire nella politica locale (e dovrebbe essere evidente, ormai, che sia il sostantivo che l’aggettivo hanno per me un significato eminente che non potrà mai essere inteso da personaggi della bassezza morale di Campisi), mi risulta che alcuni/e usano raccontare versioni in vario modo distorte o false di quella vicenda per calunniarmi (e conosco e ho annotato nomi, cognomi e circostanze). Aspettavo da tempo di avere a disposizione delle prove per difendermi nelle sedi opportune. Ecco che il primo fesso che me le offre direttamente è Campisi. Il quale, se per mesi ha offerto in pubblico le prove dell’abitudine di occuparsi, quotidianamente e a lungo, del suo blog durante l’orario di lavoro, dovrebbe semmai lagnarsi solo della sua mancanza d’intelligenza. Per colpire la sua arroganza, tipica della casta dei politicanti, mi ero limitato a rilevare la cosa solo qui, in questo blog, usando un termine colorito. Ma adesso, poiché si deve andare à la guerre comme à la guerre, quelle prove le ho raccolte per poterle usare.

Arretratezza politico-culturale

Campisi mi calunnia anche a proposito della mia attività internazionale, della quale io mi pavoneggerei (tanto che ne dico qualcosa in una pagina che si deve aprire di proposito!), ma della quale egli nulla sa, non avendo mai letto un solo rigo di quanto io ho scritto per i miei committenti. Egli tuttavia ha scritto che sono “pagato con i soldi pubblici dei contribuenti per scrivere certi progetti intellettualistici che non servono a una ‘beata minchia’ alla collettività” [i termini da “coatto” di periferia sono suoi]. Ne ha le prove?

Campisi, sprovveduto notabile paesano che ha avuto come maestri solo certi dittatorelli stalinisti di paese, e come pratica politica solo gli interventi nel consiglio comunale, nulla sa e nulla è in grado di capire della cooperazione internazionale fra enti locali Europa-America Latina, enormemente incrementata all’epoca della presidenza della commissione della UE di Romano Prodi (che ora fa parte del PD). Egli non sa, evidentemente, quanti comuni italiani vi partecipano, e quanto la partecipazione a certi incontri e a certi progetti internazionali sia stata e sia ambita e ricercata da una foltissima schiera di sindaci e assessori del suo partito. Ad essi spetterebbe, semmai, la responsabilità di essersene serviti, in alcuni casi, solo come un fiore all’occhiello. Per quanto mi riguarda, ho rifiutato e anche interrotto rapporti di lavoro quando mi è stato chiesto di progettare attività solo di facciata, o quando sulla partecipazione popolare i “politici” volevano fare solo discorsi mistificatori.

Fustigatore parolaio e inconseguente

A proposito di quanto Campisi dice sulla mia presunta attività di “censore e moralista degli incarichi degli altri”, chiunque lo abbia letto avrà visto che con il Primo esposto sugli incarichi del Comune di Limbiate a collaboratori esterni e consulenti, io, raccogliendo una sollecitazione periodicamente rinnovata dal Procuratore Generale della Corte dei Conti, ho richiamato l’attenzione sull’inosservanza, dichiarata “grave”, di un obbligo stabilito da una legge (la finanziaria 2008) di un governo guidato dal PD, e l’ho fatto perché inadempiente era stato, fra gli altri, proprio il consigliere comunale Campisi, che ne avrebbe avuto l’obbligo. Si trattava, guarda il caso, principalmente della consulenza che è stata “ordinata” dalla giunta comunale per giustificare l’assunzione di una pensionata, una vicenda sulla quale Campisi ha recitato la solita parte del fustigatore (come ama definirsi), ma, come al solito, senza passare ai fatti. Dopo il mio esposto, il Comune ha cominciato a pubblicare almeno uno scarno elenco (ma non i provvedimenti) degli incarichi conferiti nel 2008: fra questi vi sono anche quelli, strapagati, conferiti a un noto esponente del PD milanese per consigliare questa giunta nella sua politica edilizia, caratterizzata anche dalla grande abbondanza di illegitimità formali e procedurali (alle quali naturalmente corrispondono altrettante illegittimità sostanziali).

Reazionario oscurantista e iettatore impenitente

Era tipico del più becero stalinismo di squalificare l’avversario innanzitutto moralmente, anche frugando nella sua vita privata. Inoltre si faceva ricorso agli ospedali psichiatrici, ai lavori forzati, alle pistolettate nella nuca. Sono le pratiche tipiche, in realtà, di ogni totalitarismo. Campisi, come abbiamo visto, ricorre senza molti scrupoli alla prima pratica. Le altre, purtroppo, gli sono precluse, almeno nella loro forma istituzionale, poiché siamo in Italia, l’URSS non c’è più e i tempi sono cambiati. Comunque, alla prima pratica aggiunge la seconda, che svolge come… libero professionista. Ma ancora il suo animo non è del tutto placato. E allora, alle calunnie e alla diagnosi a distanza di “evidente comportamento isterico compulsivo”, alternando i toni del reazionario oscurantista a quelli dello stalinista nostrano di molti decenni fa, aggiunge: a) del sarcasmo sulla mia natura di “vecchio e vero comunista”; b) un decreto sulla scarsa udienza che avrei presso “le masse” (espressione che egli riprende dal più banale e qualunquista dei registi “di sinistra” [3]), che non sarebbero attratte da me, tanto che avrei un solo seguace; c) il vaticinio dei miei futuri insuccessi politici (“partirà da ben due voti”); d) la predizione/augurio che si aggraverà lo stato di dissociazione mentale che mi attribuisce (“sempre che però non si riveli così dissociato da non votarsi allorquando scoprisse di non piacere nemmeno a se stesso”).

Un sacco di materia organica, ottima come fertilizzante naturale

Per il punto a): nonostante soffra di qualche tipico acciacco della mia età, uno dei motivi di serenità di questa parte della mia vita è l’auto-constatazione che sono rimasto comunista, anche se cerco costantemente di rinnovarmi. Per il punto b): a causa della politica del partito del cemento limbiatese (PD-PdL), e poiché egli non sa cosa sia la società e cosa siano le persone, Campisi è destinato ad avere amare sorprese (come è capitato, tre giorni prima della “diagnosi” - strana coincidenza -, ai “missi dominici” del suo partito, che avevano tentato di recuperare - le elezioni provinciali del 2009 si avvicinano – quello che sarebbe il mio “unico seguace”, ottenendo, però, solo un secco benservito). Per il punto c): è chiaro che uno come Campisi non può disporre di altre risorse che non siano l’inserimento a forza della mia attività nei suoi miseri schemi mentali di politicante; ma comunque: per il momento ho altri pensieri; e in ogni caso è già intervenuta la mia mamma con i suoi potenti mezzi: la iettatura è già inefficace e tale resterà [v. Asinus asinum fricat]. Per il punto d): come per il punto precedente, è già intervenuta la mia mamma, con il medesimo risultato; e inoltre, siccome il tipo di attività politica che faccio è una mia scelta, e vi credo fermamente, per questo aspetto mi piaccio moltissimo.

Ovviamente sono sempre disposto a discutere della mia attività politica con coloro con i quali agisco, ma non con un sacco di materia organica, ottima come fertilizzante naturale, quale è Campisi.

* V. http://www.lankelot.eu/index.php/2006/11/30/ingmar-bergman-lora-del-lupo/
[1] Einaudi, Torino 1968.
[2] Una riedizione fu pubblicata da Baldini Castoldi Dalai, Milano 1998
[3] Nanni Moretti, un regista che, secondo un noto "non-critico" (Goffredo Fofi), a dispetto dei temi “politici” delle sue opere, fa film per spettatori, ma non per cittadini.

venerdì 21 novembre 2008

Tutto scorre, tutto cambia. Tranne i notabili paesani, i fancazzisti, i somari, gli imbecilli e i disonesti

Salvatore Ricciardi



Panta rei. Tutto scorre. Così, con una citazione da liceale seminarista, un noto e presuntuosissimo fancazzista con stipendio pubblico ha risposto a un’ochetta sciagurata che si rammaricava, poverina, che un ruscello di bava al quale aveva copiosamente tributato fosse andato in secca “il 26 di ottobre” [v. Commenti su Il dottor Vermilione psicanalista santone di Campisi 15 Novembre, 2008 PANTA REI]. In realtà, il significato vero della frase πάντα ρει (il programma di scrittura non permette di segnare uno spirito aspro sul rho e un accento circonflesso sullo iota), che non è del filosofo greco Eraclito di Efeso (535 a.c. – 475 a.c.) ma gli è attribuita, non sarebbe quello letterale del quale si abusa (“tutte le cose scorrono”, “tutto passa”), poiché si tratta di una metafora del divenire, dell’incessante cambiamento di tutte le cose, come è scritto in tutti i manuali liceali di filosofia. L'aspetto più importante del pensiero di Eraclito è semmai l'embrione di una teoria della contraddizione. Ma l'abusata citazione, con tutto il profluvio di bava nel quale è immersa, dimostra che anche le sentenze filosofiche hanno le loro eccezioni. Tutto cambia (o, se proprio si vuole, tutto passa), ma non i notabili paesani, i fancazzisti, i somari, gli imbecilli, i disonesti. Essi sono immutabili. Immarcescibili e privi di qualsiasi verecondia, non stanno mai zitti. Né si tolgono dai piedi.

Chi legge questo blog si ricorderà della magrissima figura fatta dalla Guida e Grande Timoniere del PD locale a proposito dei Piani Integrati d’Intervento di Via Sabotino e di Via Belluno [v. Cialtronerie "Quattro Stagioni" di un cementificatore fallito e connivente]. Ovviamente, non c’era da aspettarsi nessuna ammissione di responsabilità, nessun ravvedimento politico. Figuriamoci se un notabile paesano di un partito finto, che non si ravvede nemmeno dopo ripetute batoste elettorali, si ravvede perché qualcuno gli rinfaccia in un blog le sue malefatte! Nella “politica” questo non si usa. Tuttavia, qualche spirito caritatevole forse sperava che il cementificatore fallito, poiché le vie della Provvidenza Divina sono infinite, avrebbe approfittato della prima occasione per rifarsi una verginità. Quella del “Piano di Recupero della Villa Rasini-Medolago", per esempio, sarebbe stata ottima. Si tratta, infatti, di un’operazione che è ancor più illegittima, e che per diverse famiglie potrebbe avere conseguenze ancor più odiose, dei programmi integrati d’intervento. Quale migliore occasione per denunciare la politica edilizia delle cavallette che da sette anni devastano Limbiate? Ma, per l’appunto, certi “caratteri” (termine da intendere alla maniera di La Bruyère, e qui in Italia, più recentemente, dello scrittore calabrese Mario La Cava [1]) - certi "caratteri" non possono cambiare.

L’occasione (o, per usare una delle parole che più inflazionano il vaniloquio politico corrrente, "l'opportunità") di parlare del “Piano di Recupero della Villa Rasini-Medolago", quindi, non è stata colta dal notabile paesano per denunciarne gli scopi odiosissimi (espropriare i poveri per far arricchire chi è già ricchissimo), né per smarcarsi davvero (per una volta!) dal partito del cemento limbiatese, né per approfondire la conoscenza del folle progetto. Wishful Thinking, pie illusioni. A questo giovanotto inguaribilmente vanesio l’occasione è servita solo per l’ennesima pantomima in gloria del suo minuscolo personaggio. In realtà sono stato io con il mio partito che ho preparato tutto, si è affrettato a scrivere. Ma Romeo, ha aggiunto, per l’attuazione del piano ha scelto un personaggio impresentabile, Armando Verdiglione. Adesso, però, si deve fare in modo che serva per la collettività, e via sbavando, con l’orecchio teso ad ascoltare i “Bravo! Bravo!” della sua claque.

La rivendicazione della paternità delle varianti che già dieci anni fa avevano reso possibile operazioni simili è pienamente legittima. Gli va riconosciuto. MA ERANO DELLE AUTENTICHE PORCATE. La ponzata “Villa Medolago sì, ma per tutti” è bellissima, fantastica, davvero da New Deal. Ma come si potrebbe convincere uno speculatore a mettere il parco del suo albergo di lusso, dotato di vari dehors, a disposizione di mamme con figlioletti sciamanti, di pensionati che hanno bisogno di fare pipì, di ragazzi caciaroni che magari mettono i piedi sulle panchine - questo, ovviamente, il consigliere con anzianità di un quindicennio non lo ha spiegato.

Come in realtà stessero le cose, e chi ne fosse corresponsabile, ha cominciato a ricordarglielo un cittadino qualsiasi come il sottoscritto, già quando ancora era disponibile solo la delibera publicata sul sito web del Comune [v. Nuove cialtronerie di un cementificatore fallito, connivente, invidioso e indecente]. Nessuno degli zombies che fanno i consiglieri “d’opposizione” l’aveva notata. Tuttavia, il consigliere “che ha già dato tanto alla comunità” (quali siano stati i suoi “omaggi”, lo abbiamo visto e ancora lo stiamo vedendo, cominciando da Piazza della Repubblica!) diceva di non aver visto ancora gli altri documenti. E quindi era doveroso aspettare che questo ragazzotto malcresciuto li esaminasse e ci dicesse infine che cosa realmente fosse il “Piano di recupero”. Attesa vana. Ammeso che un’occhiata sui documenti l’abbia gettata, è da credere che proprio la visione dei documenti abbia consigliato al somaro di abbandonare il proposito di parlare degli ASPETTI REALI del progetto, poiché fra essi vi è la prospettiva, concretissima per chi ABITA nella zona Ba (compresa nel progetto), di ESSERE ESPROPRIATO proprio “in virtù”, tra l’altro, delle varianti al PRG a suo tempo da lui votate.

Tiremm innanz!, avrà detto, ma non verso la stessa sorte di Amatore Sciesa [3]. Avanti invece verso una fluviale espansione di bava, nella quale il nostro si è tuffato per sguazzare festante: 47 commenti infarciti di idiozie, trivialità, becerume, analfabetismo politico, analfabetismo tout-court, millanterie “culturali”, desolanti vaniloqui, che lui ha tranquillamente pubblicato sul suo blog preparatorio del 2011 della riscossa del PD. Non una parola SUL LUOGO DOVE EFFETTIVAMENTE dovrebbe essere realizzato l’albergo di lusso (ma forse sarà in gran parte solo un motel per scopate in ambiente “glamour”, e per il resto sale per matrimoni), CHE SOLO IN PICCOLISSIMA PARTE È LA VILLA; IN REALTÀ L'ALBERGO DOVREBBE ESSERE COSTRUITO SULLA ZONA ATTUALMENTE OCCUPATA DALLE ABITAZIONI DI LAVORATORI E PENSIONATI, CHE DOVREBBERO ESSERE DEMOLITE. Nessun pensiero per le famiglie (fra le quali alcune donne anziane, sole e con pensioni minime) CHE, PREVIO ESPROPRIO ORDINATO DAL SINDACO, DOVREBBERO ESSERE SLOGGIATE dalle loro case, che hanno la disgrazia di essere troppo vicine alla villa e troppo “brutte” per i gusti “rinascimentali” dei pluri-pregiudicati Cristina Frua De Angeli e Armando Verdiglione. (Si badi, si tratta di abitazioni conservate, e in alcuni casi restaurate, molto meglio di quanto i ricchi abbiano saputo conservare la loro “magione”). Tutto sotto la parvenza della “riqualificazione culturale” fatta con la paccottiglia “rinascimentale” della Holding Frua De Angeli, per la quale già palpitano e si sdilinquiscono oche e ocazzi vari! Non solo: il consigliere comunale (“da quindici anni”), che si è messo, come per solito, a sbavare insieme a una pletora di ragazzini, non ha detto nulla sulle procedure illegittime seguite dalla Holding Frua De Angeli e da Romeo per preparare questo bel cenone di San Silvestro, che per alcune famiglie rischia di essere assai amaro (il termine per l’approvazione definitiva scade il 29 dicembre). E, ovviamente, silenzio totale sull’aggravamento della situazione urbanistica e viabilistica, già pessima, di Limbiate!

Non intendo abbassarmi a commentare nessuna delle idiozie sesquipedali, nessuna delle bestialità devastanti delle quali sono infarciti quasi tutti i 47 sgrammaticatissimi “commenti”. Sarebbe troppo. Li lascio intatti alla gloria del consigliere somaro e disonesto, che ne ha fornito gli esempi maggiori. Somaro e disonesto perché questo cementificatore fallito, questo fancazzista anche della politica, ha mostrato (per l’ennesima volta) di ignorare le PROCEDURE OBBLIGATORIE previste per un piano di recupero come quello della Villa Rasini-Medolago, sul quale tuttavia si è messo a sproloquiare. Ma quando uno degli abitanti di quelle case, temendo di essere espropriato, ha chiesto lumi, il trombone del PD, inturgidite le gorge, lo ha rassicurato con (ostentata) autorevolezza: “Non credo proprio che ti possano cacciare da casa tua, dovresti essere espropriato dal Comune, e mi sembra che non ci siano affatto le condizioni giuridiche”. Ed è tornato alle solite fatue chiacchiere.

Invece le "condizioni giuridiche" in questo specifico caso prevedono proprio L’ESPROPRIO DEI POVERI A FAVORE DEI RICCHI. Se ciò non avverrà, almeno per il momento, sarà perché le procedure amministrative sono state (volutamente) violate, e per la resistenza di alcuni abitanti. Ma le premesse fondamentali di questo piano sono state poste, circa dieci anni fa, da questo pallone gonfiato e da altri che attualmente recitano la parte degli “oppositori” (fra i quali l'attuale consigliere di Rifondazione Comunista “Pinguino” Binacchi, che allora era assessore) quando hanno votato il cambio della destinazione urbanistica della villa e del suo parco da “uso pubblico” a “struttura ricettiva”, appioppando questa destinazione anche alle case della zona Ba (quelle abitate dalla povera gente). Che alcuni delinquenti politici ne fossero coscienti, mentre alcuni imbecilli invece non sapevano quello che stavano facendo, non rende la cosa meno sporca. E quindi è probabile che un qualche sentore, seppure vago, della reale natura del “piano di recupero”, e delle sue conseguenze per una dozzina di famiglie, il nostro l’abbia avvertito, ma, innescando e abbondantemente alimentando un profluvio di scemenze sul suo blog, abbia cercato di stendervi sopra una spessa cortina di fumo. Come fanno i politicanti disonesti. Del resto, costui si è poi spinto a fare l’elogio della “formazione” e della “sensibilità politica e democratica” di quel colto uomo “politico” dal finissimo tratto, di quella figura adamantina di sindaco che ha firmato la delibera del “piano di recupero”! [v. Mestrone? Piuttosto teniamoci Romeo].


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Lo sciocco notabile paesano che, come ama dire di sé, “porta la responsabilità di un grande partito, il PD, ha scritto : “per il futuro non ho ambizioni di carriera, anzi credo proprio che col 2011, quando ci saranno le prossime elezioni, terminerò la mia esperienza istituzionale visto che pur avendo solo 37 anni faccio il consigliere da 15 anni e credo di aver già dato fin troppo alla mia comunità”. E sia. Sorbiamoci la prosopopea. Prendiamo per buono il proposito. Ma allora, trombone vanaglorioso, perché vuoi farci aspettare fino al 2011 per assistere ad un atto di igiene politica? Perché non te ne vai subito fuori dai piedi?

[1] V. Bruno Snell, Il linguaggio di Eraclito, G. Corbo, Ferrara 1989.

[2] V. Jean de La Bruyère, I caratteri (1688), Einaudi, Torino 1981; Mario La Cava, Caratteri (1939), Einaudi, Torino 1980 (prec. ediz. 1953, nei "Gettoni" di Elio Vittorini; ediz. più recente: Donzelli, Roma 1999).

[3] V. Amatore Sciesa - Wikipedia

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martedì 18 novembre 2008

Siamo già al due. Il tre sarà la bocciatura del P.I.I. di Via Monte Sabotino?

Salvatore Ricciardi



Per Andrea Nucera, il signore con il volto corrucciato che vediamo nell’immagine, questo autunno non deve essere una delle sue stagioni più felici. Prima, un giudice ha reso inefficace con una sentenza esemplare l’intimidazione, sotto forma di querela per diffamazione, con la quale aveva tentato di zittire “Striscia la notizia” e il regista Antonio Ricci, colpevoli di aver definito “uno stupro” il folle progetto della sua società Progetto Ponente Srl (alla quale partecipa Arte, società immobiliare della Regione Liguria!) di mettere quattro grattacieli nel centro storico di Albenga. Solo che Ricci e Mediaset (udite! udite!) avevano tenuto duro e non si erano abbassati a presentare le loro scuse (questo era, forse, il vero obiettivo della querela). Tranquilli, sono andati in giudizio e hanno vinto. Le espressioni “colorite” che nella trasmissione incriminata erano state usate da Vittorio Sgarbi (“quattro cazzi” messi in un luogo che per il suo valore storico-artistico dovrebbe essere considerato sacro) e dal Gabibbo (“a Siena c’è la Torre del Mangia, qui ci saranno quelle del mangia-mangia”) facevano parte di un discorso critico argomentato, ha sentenziato il giudice. Nessuna offesa alla reputazione di Nucera e soci, dunque [v. [Un esempio per Limbiate] Il Gabibbo e le Torri d'Albenga: per il giudice nessuna diffamazione].

Ma il vero guaio, per questo signore, è stato che il rifiuto di quelli di “Striscia la notizia” di piegarsi ha messo lui e la sua società di fronte alla prospettiva di dover parlare del folle progetto davanti ad un giudice. Troppo pericoloso. Meglio ritirarlo prima del giudizio. E uno.

Adesso, la Regione Liguria (guidata dall’ex ministro Claudio Burlando, uno che ha la mania dei “porticcioli” che in realtà sono delle megastrutture con annessi insediamenti residenziali e commerciali) è costretta a porre l’alt ad un altro megaprogetto, di un’altra società di questo Nucera, nel piccolo comune di Ceriale (Savona). I particolari della vicenda si possono leggere nell’ottimo blog ligure Casa della Legalità e della Cultura (fare un doppio clic sul titolo Dopo le torri di Albenga stoppato anche il T1 di Ceriale). E due.

Ma, “Nucera… chi è costui? ” Andrea Nucera è l’amministratore unico della GEO Srl, proprietaria del 40% della SAN INVEST, la società che vorrebbe attuare il P.I.I. di Via Monte Sabotino. La SAN INVEST ha la sede ufficiale a Pogliano Milanese in Via Grassina n. 9, ma ha già una sede operativa a Limbiate in Via Corelli n. 27, presso la Immobiliare Villaggio del Sole Spa. In realtà la SAN INVEST è solo una scatola vuota: costituita meno di un anno fa, come patrimonio ha solo il capitale sociale di 10.000 euro, per il 40% di proprietà della GEO e per il 60% della BUREN Srl. Nel blog della Casa della Legalità e della Cultura e nel libro Il partito del cemento di Marco Preve e Ferruccio Sansa [http://www.chiarelettere.it/?id_blogdoc=1960965] si trovano altre notizie sul personaggio, sui suoi legami e sui progetti delle sue società in Liguria. La GEO Srl, quasi interamente di proprietà della GEO S.A., con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo, da non molto ha trasferito la sua sede a Milano in Viale Piave n. 41 ed è arrivata anche a Limbiate. In pieno accordo con le locuste che da sette anni devastano il nostro comune, vi ha portato i suoi metodi.

Nel progetto del P.I.I. di Via Monte Sabotino sono impressionanti, infatti, le somiglianze di fondo con il progetto di cui parlano i liguri della Casa della Legalità e della Cultura: progetto approvato dal comune nonostante i molti aspetti illegali, promesse di finte regalie (il doppio o il triplo, rispetto al dovuto, di oneri di urbanizzazione), connivenza di funzionari felloni, consiglieri comunali di centrosinistra che fanno l’opposizione di sua maestà… ), ecc. Di diverso, in negativo, c’è che a Limbiate ancora non esiste l’opposizione di molti cittadini che danno battaglia contro la speculazione edilizia in autonomia dai partiti e fanno molta controinformazione, come invece avviene, a quanto pare, a Ceriale (comune di poco più di 5.000 abitanti).

Tuttavia, anche se con poche forze, qualcosa di significativo siamo riusciti a farlo anche noi. E può darsi che avremo l’inveramento del proverbio che dice: “Non c’è due senza tre”. Fra poco più di quindici giorni, presso il TAR di Milano sarà discusso un ricorso avverso il P.I.I. di Via Monte Sabotino tutto incentrato sui molti aspetti illegittimi del progetto, che "doveva" essere approvato dal comune perché, ha giurato un assessore torvo, ossimorico e agghindato come un necroforo, “ne avremo grandi benefici economici”. I veri aspetti economici del progetto, tutti dannosi per la collettività, sono stati invece esposti dal sottoscritto e da Mauro Varisco alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica: 24 pagine di analisi approfondite per denunciare i vari danni erariali (in totale 3.303.756 euro, contro un investimento di circa 15.020.190 euro e un utile preventivato di 1.816.000 euro), e le varie operazioni truffaldine messe in atto da funzionari felloni e consulenti prezzolati per “giustificarli”, accompagnate da circa 300 pagine di documenti ufficiali. È altamente improbabile che, di fronte all’esposizione di tanti danni erariali sostenuta da tanti documenti, le due magistrature archivino l’esposto senza aprire un procedimento.

Questo è forse un aspetto che differenzia il nostro lavoro da quello dei bravissimi liguri dei blog citati: il tentativo, speriamo fruttuoso, di non limitarsi alla denuncia dei danni ambientali ma di entrare nelle “pieghe” dei procedimenti amministrativi per scoprire gli inevitabili aspetti di illegittimità amministrativa e penale e i danni per l'erario, che viceversa assicurano grandi sovrapprofitti preventivi agli speculatori e ai loro amici. Contatteremo i liguri per discuterne e per scambiarci esperienze e suggerimenti.

V. anche:


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venerdì 14 novembre 2008

Quand on est con, on est con! [Le temps, et les besaces, ne font rien à l'affaire]

Georges Brassens





Quand ils sont tous neufs,
qu'ils sortent de l'oeuf,
du cocon.
Tous les jeunes blancs becs
prennent les vieux mecs
pour des cons.

Quand ils sont venus,
les têtes chenues,
les grisons.
Tous les vieux fourneaux
prennent les jeunots
pour des cons.

Moi qui balance entre deux âges
Je leur adresse à tous un message.

Le temps ne fait rien à l'affaire.
Quand on est con, on est con!
Qu'on ait 20 ans, qu'on soit grand-père
Quand on est con, on est con!

Entre vous plus de controverses,
Cons caduques ou cons débutants.

Petits cons de la dernière averse
Vieux cons des neiges d'antan ( x 2 )

Vous les cons naissant,
les cons innocents,
les jeunes cons,
Qui, ne le niez pas, prenez les papas pour des cons.

Vous les cons âgés,
les cons usagés,
les vieux cons.
Qui, confessez-le, prenez les p'tits bleus pour des cons.

Méditez l'impartial message
d'un qui balance entre deux âges.

()

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giovedì 13 novembre 2008

Asinus asinum fricat

Salvatore Ricciardi



Un noto fancazzista alla ricerca, forse, di una sistemazione per il futuro, ogni tanto si mette in testa di calarsi nel personaggio de La patente, una delle Novelle per un anno di Luigi Pirandello. Ma mentre quel personaggio si proponeva, ottenuta la patente, di appioppare iettature a singoli malcapitati, per conto di terzi e a pagamento, il nostro, notoriamente affetto da megalomania, vorrebbe invece espandere i suoi malefici influssi su un'intera collettività e facendosi pagare dai malcapitati stessi! Non trascura, quindi, di esercitarsi periodicamente e, in orari nei quali dovrebbe dedicarsi ad attività che giustificassero lo stipendio pubblico che percepisce, emette auspici lugubri come il seguente: Mestrone? Piuttosto teniamoci Romeo.

Io non avrei alcuna propensione per certe credenze, il cui significato antropologico tuttavia va attentamente e rispettosamente considerato, come ci hanno insegnato, per l'Italia, gli affascinanti studi di Ernesto De Martino. Ma se il Chiàrchiaro limbiatese non la smette, sento che potrei arrivare anche ad appendermi al collo un corno di bachelite rossa lungo almeno una quindicina di centimetri!

Non posso negarlo, infatti: letto il post (pardon: la iettatura), subitamente si è impadronita di me un'angoscia indicibile. Dolorosissima. Invincibile. Quella descritta da Graciliano Ramos in Angustia, al confronto è come un refolo d'aria fresca. C'è poco da dire: ho gettato alle ortiche tutti i materialisti dell'antichità insieme a quelli moderni e ho deciso che non era il caso di star lì a domandarmi se nel mio animo si agitasse una contraddizione dialettica o vi si stesse sviluppando un fenomeno epigenetico; oppure se, data l'età, semplicemente stessi rincoglionendo. In breve: ho ceduto ad un impulso irrefrenabile. Preparato io stesso il piatto colmo d'acqua e un cucchiaio d'olio (extravergine d'oliva, naturalmente), ho supplicato la mia mamma di fare il rito infallibile che sa fare lei. L'ho implorata di bisbigliare, presto!, la sua incomprensibile formula segreta (che può essere trasmessa solo a ragazze vergini, la notte di Natale) e di fare i gesti sacri consueti. Di affrettarsi a far cadere dal mignolo nell'acqua le tre gocce d'olio... Per Diana! Le gocce si sono raccolte in una! Segno inequivocalibile, ha sentenziato grave la mia mamma: come cittadino limbiatese politicizzato, qualche tristo mi aveva fatto il malocchio. E mi ha scongiurato di non accedere mai più a "Limbiate 2011"!



Se, letto quel post, anche voi non vi sentite tanto bene e non avete a disposizione una mamma introdotta, come la mia, nei misteri della magia popolare sin da quand'era fanciulla, è inutile chiedermi di intercedere: la mia mamma non fa servizio per il pubblico. Vedete un po' se riuscite a stare meglio aiutandovi con You Tube (legando, così, riti arcaici con tecnologia avanzata). Oppure iterate quei gesti apotropaici che si fanno con le mani sulle parti basse.





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martedì 11 novembre 2008

Una costituzione di parte civile inventata

Salvatore Ricciardi



Solo oggi mi è capitato di leggere il trafiletto intitolato “Cittadini parte civile al posto del Comune”, pubblicato il 6 novembre su uno dei giornali locali, “L’esagono”, nel quale si legge che “un gruppo di limbiatesi ha deciso di costituirsi parte civile in un processo dal quale il Comune si è defilato”. Si tratta dell’ennesima distorsione di fatti, che in sostanza si ignorano, che si finge di voler riferire “giornalisticamente”, ma in realtà con l’unico scopo di farli tornare a vantaggio dei tristi figuri che la fanno da padroni nel Comune.

Il trafiletto è anonimo, ma quasi sicuramente è attribuibile, oltre che alla “cucina” redazionale del giornale, a qualche ragazzino che evidentemente è troppo presuntuoso per decidersi d’imparare la lezione che il grande Egon Erwin Kisch, con il racconto Debutto all’incendio dei Mulini [1], ha lasciato a tutti i mocciosetti aspiranti giornalisti che ancora non hanno capito quale dovrebbe essere l’etica di chi riferisce fatti sulla stampa, anche se locale. Costoro sono convinti che anche per scrivere di certe cose molto serie basta fare un paio di telefonate, mentre qualsiasi persona seria, e non diciamo qualsiasi vero giornalista, sa che ciò non è sufficiente.

Per l’ennesima volta, una posizione critica nei confronti delle scelte della Giunta Comunale viene riportata in modo parziale, mettendo fra virgolette parole pronunciate non si sa da chi. Ad esse subito viene accostata la posizione della Giunta, in modo che questa sembri automaticamente togliere ogni fondatezza alla critica. Non viene aggiunto nessun dettaglio, o spiegazione, o connotazione, nessun approfondimento che possa far capire al lettore come stanno veramente le cose [2]. Poco tempo fa, su uno di questi giornali, addirittura è avvenuto che la risposta "politica" (si fa per dire) di un torvo assessore fosse impaginata, come “apertura”, prima di un raffazzonato articolo, firmato da una fanciulla che ha un nome molto bello, nel quale ci si riferiva malamente a cifre, dati e documenti pubblici, da me raccolti e organizzati in forma di esposto depositato in Tribunale. Riguardava un esempio macroscopico della speculazione edilizia che, con i connessi enormi danni erariali, sta devastando Limbiate. Ma naturalmente io non ero stato nemmeno interpellato.

A proposito di quest'altra vicenda, quando sarà possibile riferire notizie e nomi che per il momento non è corretto divulgare (nessuno ancora è stato rinviato a giudizio) dirò eventualmente qualcosa a proposito della reale motivazione che potrebbe stare alla base della decisione di non costituire parte civile il Comune. Una decisione che la Giunta ha preso, in sostanza, scrivendosi da sola e anticipatamente una sentenza non favorevole. Per il momento basti precisare quanto segue.

L’ipotesi della costituzione di cittadini nel processo, come parte civile, l’ho formulata io, mentre tutti (“giornalisti” e consiglieri comunali “d’opposizione” compresi) come per solito non si accorgevano della deliberazione (e non del generico “documento” di cui si parla nel trafiletto), ben leggibile sul sito web del Comune, con la quale la Giunta Comunale aveva deciso di non costituire il Comune parte civile in un procedimento per reati ambientali. E non notavano, quindi, la contraddizione tra la "sentenza preventiva" della Giunta e la tesi del Pubblico Ministero, formulata dopo lunghe indagini, secondo la quale il Comune di Limbiate sarebbe parte lesa. Una contraddizione che dovrebbe suscitare almeno qualche inquietante interrogativo.

Sempre io ho preso l’iniziativa di incaricare un legale di studiare se la costituzione di cittadini come parte civile, al posto del Comune, fosse possibile e utile. E ancora io, interpellato telefonicamente da un ragazzino che scrive sul giornale citato, mi sono rifiutato, per i motivi che ho richiamato sopra, di comunicare alcunché, anche in futuro, a proposito di “denunce”, o di “esposti”, o di qualsiasi altro passo che ho fatto o avessi intenzione di fare presso una qualsiasi sede giudiziaria. Posso tuttavia scrivere con piena cognizione di… causa (!) che, almeno per il momento, nessuno ha deciso di costituirsi parte civile.

[1] V. Egon Erwin Kisch, Alla fiera del sensazionale, Edizioni e/o, Roma 1993, pp. 54-65.

[2] " “Se un giudice identifica il Comune tra le parti lese — spiega un componente del gruppo — non capiamo perché questo non dovrebbe costituirsì visto che poi lo fa contro dei ragazzini che rompono le panchine”. L’Amministrazione ha giustificato la sua decisione specificando in un documento che anche se fosse riconosciuto un danno ambientale non potrebbe essere collocato a Limbiate, ma in un ambito di più stretta competenza delle altre parti lese".

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mercoledì 5 novembre 2008

Les Feuilles mortes

Yves Montand




Oh, je voudrais tant que tu te souviennes
Des jours heureux où nous étions amis
En ce temps-là la vie était plus belle
Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui.

Les feuilles mortes se ramassent à la pelle
Tu vois, je n'ai pas oublié
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle
Les souvenirs et les regrets aussi.

Et le vent du Nord les emporte,
Dans la nuit froide de l'oubli.
Tu vois je n'ai pas oublié,
La chanson que tu me chantais...

C'est une chanson qui nous ressemble,
Toi, tu m'aimais, moi je t'aimais
Et nous vivions tous les deux ensemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.

Mais la vie sépare ceux qui s'aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunis.

Les feuilles mortes se ramassent à la pelle
Les souvenirs et les regrets aussi,
Mais mon amour silencieux et fidèle
Sourit toujours et remercie la vie.

Mais la vie sépare ceux qui s'aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunis

Je t'aimais tant, tu étais si jolie,
Comment veux-tu que je t'oublie?
En ce temps-là la vie était plus belle
Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui.

Tu étais ma plus douce amie
Mais je n'ai que faire des regrets.
Et la chanson que tu chantais,
Toujours, toujours je l'entendrai.

C'est une chanson qui nous ressemble,
Toi tu m'aimais et je t'aimais
Et nous vivions tous deux ensemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.


[Paroles de Jacques Prévert – Musique de Joseph Kosma (1945)]


[Ascolta anche lo splendido tributo di Serge Gainsbourg a La Chanson de Prévert]

domenica 2 novembre 2008

Non, Je ne regrette rien

Edith Piaf



Non! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien
Ni le bien qu'on m'a fait
Ni le mal tout ça m'est bien égal !

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien...
C'est payé, balayé, oublié
Je me fous du passé!

Avec mes souvenirs
J'ai allumé le feu
Mes chagrins, mes plaisirs
Je n'ai plus besoin d'eux !

Balayés les amours
Avec leurs trémolos
Balayés pour toujours
Je repars à zéro ...

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien ...
Ni le bien, qu'on m'a fait
Ni le mal, tout ça m'est bien égal !

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien ...
Car ma vie, car mes joies
Aujourd'hui, ça commence avec toi!


[Paroles: Michel Vaucaire. Musique: Charles Dumont (1961)]

[Di Edith Piaf ascolta anche Les Amants d'un jour]

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