mercoledì 14 luglio 2010

L’antimafia degli omertosi e dei collusi




Fino a prova contraria (della quale, eventualmente, sarei felice di rallegrarmi) l’unico che negli ultimi anni ha portato alla magistratura esposti analitici e documenti ufficiali su vari affari edilizi, nei quali, sembra, si concretizzano le presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta a Limbiate - l'unico sono io, Salvatore Ricciardi, cittadino semplice.

Invece, fra quelli che in questi giorni si stracciano le vesti a proposito della presenza della ‘Ndrangheta a Limbiate, nessuno ha mai denunciato pubblicamente, nemmeno vagamente, le infiltrazioni di 'ndranghetisti e/o di loro amici negli affari edilizi di Limbiate. Nessuno ha mai presentato un esposto o una denuncia alla magistratura, né a quella ordinaria, né a quella contabile. Nessun “politico” limbiatese ha mai denunciato alla magistratura almeno uno dei fatti concreti del malaffare edilizio che sono tutti ben visibili, poiché spesso non sono nemmeno coperti da un velo di discorso mistificatorio, nei documenti ai quali i consiglieri comunali dei vari partiti, a differenza dei cittadini comuni, hanno libero accesso. Un cialtrone come Ti-che-te-tarchett-i-ball ha pronunciato (ma solo qualche rara volta) qualche generica frase sulla "cementificazione", ma niente di più, anche se adesso, nel solito mare di invenzioni e distorsioni, millanta crediti antimafia del tutto inventati. L'ipotesi che in certi affari edilizi di Limbiate potessero esservi interessi riconducibili a personaggi sospettati di legami con la 'Ndrangheta, l'ho fatta solo io, già il 18 novembre 2008, quando (con le opportune cautele, ma in modo chiarissimo) ho fatto riferimento agli interesi edilizi in Limbiate di Andrea Nucera, l'immobiliarista ligure il cui nome si ritrova nelle intercettazioni che circolano in questi giorni (ma a suo carico non sembra che siano stati mossi rilievi) [Siamo già al due. Il tre sarà la bocciatura del P.I.I. di Via Monte Sabotino? ]. E solo io ho denunciato fatti come i seguenti:

- terreni comunali sottostimati con una perizia truffaldina, preparata da un farfugliante perito e dalla sua figliola per giustificare una permuta con terreni privati che con la medesima perizia sono stati sopravvalutati;
- vendita di terreni comunali sottostimati dalla medesima coppia di periti con una procedura solo apparentemente sofisticata, ma in realtà truffaldina (e con ripetuti errori aritmetici!);
- terreni di altre amministrazioni mai acquistati dal Comune, ma che questo tuttavia “gira” ai privati per quattro soldi, per compensare aree standard non cedute;
- scomputi abusivi di oneri di urbanizzazione primaria e secondaria;
- scomputo abusivo del contributo sul costo di costruzione;
- spese (ingenti) per lavori privati scomputate dagli oneri di urbanizzazione;
- scomputo dagli oneri di urbanizzazione di opere pubbliche di proprietà di altre amministrazioni;
- monetizzazione di aree standard alle quali, con la solita perizia della solita coppia, è stato attribuito solo un quarto del valore di mercato;
- inclusione della medesima area sia nel conteggio delle superfici cedute per il recupero dello standard pre-esistente, sia in quello delle superfici cedute per lo standard indotto;
- stima dell’indennità di esproprio con procedure dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale;
- fideiussioni non presentate al momento della firma della convenzione attuativa;
- procedure per escludere la V.A.S. affidate abusivamente agli stessi funzionari del Comune (il controllore controlla se stesso!);
- assenza del parere di conformità con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale;
- ecc.

Questi fatti sono il risultato di procedure truffaldine lunghe e complesse, alle quali partecipano consapevolmente molti tecnici e funzionari pubblici, oltre ad una folta schiera di “politici” altrettanto consapevoli. Ma non sono necessariamente il risultato delle infiltrazioni della malavita organizzata nell’amministrazione pubblica. Al contrario, le infiltrazioni malavitose sono possibili perché queste procedure pre-esistono alle infiltrazioni della 'Ndrangheta, sono ben collaudate e sono tipiche della gestione dei rapporti tra economia e amministrazione pubblica quando (quasi sempre) essa è dominata dalla corruzione. E quindi in queste procedure la ‘Ndrangheta può collocarsi... naturalmente, per investire in affari formalmente legali i proventi del traffico della droga e dell’usura. Queste procedure si ritrovano anche in affari edilizi nei quali della ‘Ndrangheta non vi è nemmeno l’ombra.

Per questa motivo nessuno dei “politici” limbiatesi ha mai portato alla Procura della Repubblica e a quella della Corte dei Conti i documenti dei vari interventi edilizi. Questi documenti solitamente non vengono nemmeno letti dai consiglieri, che tuttavia li votano nel Consiglio Comunale, ma in essi regolarmente si ritrovano, nero su bianco, fatti come quelli elencati sopra, ognuno dei quali provoca alla cittadinanza di Limbiate centinaia di migliaia (e a volte addirittura milioni) di euro di danni erariali. Questi fatti caratterizzano sia gli affari edilizi che la banda di procacciatori denominata Giunta Comunale organizza su proposta di imprenditori e tecnici organici al centro-destra, sia quelli che organizza su proposta di imprenditori e tecnici organici al centro-sinistra. Senza alcuna differenza sostanziale.

Ciò che io ho documentato con i vari esposti che ho presentato alla Procura della Repubblica e a quella della Corte dei Conti [1] non è stato documentato da nessuno dei consiglieri comunali, che pure avrebbero l’obbligo di conoscere in modo non superficiale le questioni sulle quali devono prima discutere e poi votare, e di denunciare i danni erariali di cui venissero a conoscenza. Questa conoscenza, tuttavia, non viene mai acquisita, nemmeno superficialmente, né dai burattini-consiglieri della maggioranza (e questo è ovvio), né (ma non sarebbe altrettanto ovvio) dai consiglieri della minoranza, che dovrebbero mettersi in condizione di criticare i provvedimenti della maggioranza. Invece, regolarmente costoro dimostrano che o non leggono i documenti sui quali devono votare, oppure, se li leggono, non capiscono un’acca del loro contenuto. Certamente si tratta di incompetenza, o di ignoranza bella e buona (semmai l’ignoranza potesse essere bella e buona), che viene dimostrata (non sembri incredibile) anche da chi si trova ormai al terzo o al quarto mandato; anche da chi è stato assessore e/o sindaco. Ma non solo. L’incompetenza e/o l’ignoranza, in realtà, sono determinate ferreamente dalla natura e dalle scelte politiche dei personaggi che in questi giorni si stracciano le vesti parlando di ‘Ndrangheta. Ad essi ben si attaglierebbe l'espressione coniata da Leonardo Sciascia in un famoso articolo, “professionisti dell’antimafia”, se non fossero dei dilettantucoli e se la loro “antimafia” non fosse recentissima. In realtà si tratta di omertosi, cioè di personaggi che ben sanno, o che devono sapere, ma che continuano a tacere, e/o di collusi, almeno oggettivamente, poiché il malaffare edilizio a Limbiate è diffuso ormai da molti anni, e nelle forme attuali è cominciato con il centro-sinistra. Per esempio, le perizie truffaldine, firmate sempre dalla stessa coppia di periti padre-figlia, le ritroviamo anche nell’intervento che ha cementificato Piazza della Repubblica. E infatti non è un caso che sulla vendita del terreno comunale di Via M.te Sabotino per 105 euro/mq, un prezzo giustificato dalla solita perizia della solita coppia, nessuno (a parte il sottoscritto) ha parlato mai del modo in cui quel prezzo è stato stabilito. Ti-che-te-tarchett-i-ball due anni fa ha scritto in una sua propaganda elettorale che il suo partito, il PD, aveva presentato un esposto alla Corte dei Conti. Ma era falso. Terragni, invece, ha dichiarato apertamente, in una riunione, che egli non presenterà mai una denuncia, e nemmeno un esposto, “perché comunque è una denuncia”. Rubes da molto tempo dovrebbe conoscere i fatti illegittimi del P.I.I. di Via Verdi-Via Corelli, perché un suo amico, funzionario pubblico escluso dall'affare, per ripicca gliene ha spifferati alcuni, ma non ha mai fatto nessuna denuncia. E quindi, a costoro ben si attaglierebbero, invece, le severe parole dette dal sostituto procuratore Ilda Boccassini a proposito delle vittime di usura che non hanno mai denunciato i loro aguzzini: omertosi, appunto. Se anche per le vittime della 'Ndrangheta, l'alternativa non può che essere: o con lo Stato, o contro lo Stato, figuriamoci per dei consiglieri comunali! Ma capita invece di leggere che un figuro come Ti-che-te-tarchett-i-ball e i suoi gretti amici del Comitato delle Pacciade (quasi tutti sostenitori di Romeo) non si peritano di usare le parole del magistrato per la loro recita, volta a nascondere la connivenza del primo con alcuni protagonisti del malaffare edilizio, e la grettezza dell'unico, meschino e ormai quasi disperato obiettivo dei secondi: non far costruire niente nell'area pubblica che hanno considerato e usato per molti anni come un loro privatissimo cortile. Che schifo.

Lo scopo reale del vociare scomposto (e incurante del rispetto di almeno uno straccio di garantismo) dei vari Archetti, Terragni, Rubes è solo questo: sollevare un polverone, approfittando di inchieste (che certamente non hanno potuto giovarsi delle loro inesistenti denunce!), che manifestamente, almeno in questa fase, non riguardano i vari interventi edilizi già in corso o che ancora non sono stati cominciati (infatti, il magistrato che se ne occupa è un altro), per confinare il discorso sul malaffare edilizio nell’ambito delle genericità "antimafia". Con queste genericità (con le quali è illusorio sperare di far annullare i vari P.I.I. non ancora cominciati) cercano di nascondere i fatti illegittimi reali, dei quali sono responsabili anche molti personaggi legati al centro-sinistra, poiché gli affari, previa esclusione degli 'ndranghetisti, devono continuare. Mantenendo il discorso nell’ambito delle genericità antimafia, nessuno dei vari responsabili materiali (tecnici, funzionari e, certo, politici: ma altro che “responsabilità politiche”!) si sentirebbe inquietato dal rischio di finire nei guai, e così gli affari di tutti potrebbero essere mandati avanti. Il centro-sinistra, invece, potrebbe recuperare un po’ di voti in vista di un’ipotetica sostituzione dell’attuale Giunta Comunale di centro-destra con una Giunta di centro-destra-sinistra, per la quale potrebbe ottenere la benedizione dello stesso Romeo (sotto la forma dei voti di un po' di finti dissenzienti, necessari per arrivare al 51%), ma a patto di salvarlo anche sulla questione delle infiltrazioni ‘ndranghetiste, dopo averlo già salvato almeno tre volte negli ultimi mesi (voto sul bilancio di previsione 2010 con varianti urbanistiche illegittime; voto sul rendiconto consuntivo 2009 con entrate fittizie; voto dei debiti fuori bilancio senza la richiesta di dimissioni del responsabile, Romeo, che contemporaneamente è responsabile dei danni e garante dell’ utilità pubblica dei debiti necessari per coprirli!).



[1] A proposito dell'esposto sul P.I.I. di Via M.te Sabotino preciso per l'ennesima volta che Mauro Varisco l'ha solo firmato, ma non l'ha presentato alla magistratura. Egli non ha compiuto nessuna analisi, e dell'esposto non ha scritto nemmeno una virgola. Il testo l'ho scritto interamente io concentrando il discorso esclusivamente sugli aspetti di interesse pubblico (le procedure truffaldine che hanno determinato milioni di danni erariali e cancellato migliaia di mq di standard urbanistici), senza dedicare nemmeno una riga agli interessi privati (presunti), gli unici che stanno a cuore al Comitato delle Pacciade di Mauro Varisco, anche se episodicamente tenta di mascherarli con qualche vaga frase contro "la cementificazione". Infatti, costoro non hanno mai detto nulla sui danni erariali, non hanno mai parlato della cancellazione degli standard urbanistici nel loro quartiere, nemmeno in occasione della vendita di un'altra area standard, quella di Via San Giovanni Di Dio (a 250 m da Via M.te Sabotino!), e addirittura sono rimasti del tutto silenti quando la Giunta dei procacciatori d'affari, quasi di nascosto (ma la delibera era ben visibile sul sito web del Comune), ha attuato, anche per il P.I.I. al quale dovrebbero essere interessati questi intelligentissimi campioni di disinteresse civico, l'ennesima procedura abusiva di esclusione della V.A.S. Con questa procedura di esclusione Romeo & C. tenteranno di sanare l'omissione della V.A.S. che aveva determinato la sentenza del T.A.R. di Milano sfavorevole al Comune e alla SAN INVEST. E probabilmente vi riusciranno, visto il discorso che il Consiglio di Stato ha abbozzato con la concessione della sospensione dell'esecuzione della sentenza del T.A.R.





sabato 19 giugno 2010

Fare politica come un orang-outang. Ti-che-te-tarchett-i-ball e i tagli dei trasferimenti al Comune di Limbiate decisi con la “manovra estiva”




A mia conoscenza, anche se abbondano le battute sull’arretratezza culturale di Limbiate, con ovvii sottintesi maligni a proposito della mediamente scarsa capacità intellettuale dei limbiatesi, una campagna di massa per misurarne le capacità intellettive non è mai stata svolta, ma se una simile indagine dovesse essere mai fatta, è certo che Ti-che-te-tarchett-i-ball ambirebbe a stabilire il primato assoluto, non solo per il quoziente dell’intelligenza, ma anche per la versatilità dell’ingegno e per la cultura enciclopedica che egli crede di possedere in quantità e forme leonardesche. Le manifestazioni dell’incessante applicazione di questo ingegno ai più svariati campi della vita sociale ormai non si contano più. A seconda delle necessità, e sempre con la massima disinvoltura, Ti-che-te-tarchett-i-ball veste i panni dello statistico, dell’epidemiologo (per esempio, nel campo delle allergologie e in quello dei disturbi psichici), dell’urbanista, del pianificatore dei trasporti metropolitani, dell’econometrista dei consumi idrici, e ora anche quelli dell’esperto di finanza pubblica. Prossimamente, come già annuncia, darà prova delle sue capacità anche come progettista del futuro di Limbiate. Purtroppo, nonostante l’allungamento della vita media, l’esperienza di questo “futuro” certamente sarà negata a chi ha già un’età tra i cinquanta e i sessant’anni, ma è certo che Ti-che-te-tarchett-i-ball intende darsi da fare per assicurare magnifiche sorti e progressive alle tre o quattro generazioni che seguono i cinquantenni-sessantenni, poiché mentre il governo Berlusconi “abbatte una scure” sui conti del Comune di Limbiate, egli sta lavorando con tutto il centro-sinistra ad “un progetto della LIMBIATE FUTURA, per dare finalmente a Limbiate una prospettiva” [click Su Limbiate la scure di Berlusconi Tremonti e Bossi]. Naturalmente, insinua il desolante ciarlatano, il suo progetto sarà in grado di annullare gli effetti della “manovra anticrisi”! Ma non ci fornisce alcun elemento per giudicare e, ahinoi, siamo costretti a restare nella trepida attesa di leggere quale sarà il futuro di Limbiate. Per il momento, dobbiamo accontentarci di intravedere il livello delle capacità di Ti-che-te-tarchett-i-ball come progettista-pianificatore nella lettura che egli fa delle cifre della cosiddetta “manovra estiva” 2010 (D.L. 78/2010).

Solo che nel pezzo citato sopra, secondo il suo costume, Ti-che-te-tarchett-i-ball blatera (per fortuna per poco) del tutto a casaccio su cose che ignora, fino al punto di non rendersi conto che sta facendo l’ennesima figura da cioccolataio; anzi, da povero somaro, per di più costantemente dedito alle frottole e alle mistificazioni. Egli si spaccia per legislatore e pianificatore della vita di quasi trentacinquemila persone; dice che sarebbe impegnato nella stesura di un progetto della Limbiate futura (“progetto”, per Ti-che-te-tarchett-i-ball, è una parola-feticcio dall’enorme potere fascinatorio, del quale la prima vittima è lui stesso). Ci si aspetterebbe, quindi, anche perché è consigliere comunale, che conoscesse almeno un po’ i problemi della contabilità del Comune di Limbiate, e che fosse in grado di capire l’esatta portata di un provvedimento governativo come la “manovra estiva” 2010. Invece dimostra di ignorare totalmente i termini essenziali della questione, ma ciononostante si mette a parlarne, ostentando anche la pretesa di farne la critica. E come sempre dimostra di essere solo un politicante ignorante, presuntuoso, imbecille e ciarlatano, fino al punto di andare ben oltre la tipicità della figura, poiché egli fa parte dei politicanti, ormai rari, che sono troppo cretini anche per capire solo che per fare il politicante senza fare continuamente desolanti magre figure, non bastano gli scimmiottamenti, alla maniera degli orang-outang, di alcune pose da politico informato e lungimirante.

Infatti, Ti-che-te-tarchett-i-ball, coordinatore del PD di Limbiate, letteralmente dà i numeri, poiché parla di “una riduzione dei trasferimenti dallo Stato, pari a 1 milione e 348 mila euro per il 2011 e 2 milioni e 35 mila euro per il 2012”, che “produrranno effetti sulle tasse (che invece non potranno essere aumentate!) e sui servizi essenziali per i cittadini, come asili nido, assistenza sociale, mense scolastiche, e lavori pubblici". Ma degli effetti della manovra sui conti degli enti locali, e del modo in cui si verificheranno, il somaro non ha capito nulla, perché in realtà (come dimostra) non ne sa nulla, poiché l’impreparazione generale, l’insufficienza delle doti intellettuali, e inoltre la mancanza di umiltà, gli impediscono di accettare lo sforzo di imparare a procurarsi le informazioni giuste. È noto che l’obbiettivo fondamentale della manovra è la riduzione del debito pubblico, che per quanto riguarda gli enti locali viene perseguito con la rideterminazione (spesso con effetti draconiani), degli obiettivi del patto di stabilità del 2011 e del 2012. Poiché il saldo obbiettivo del patto di stabilità è dato dalla differenza (positiva o negativa) tra entrate nette e spese nette, l’aumento (come nel caso di Limbiate) degli obbiettivi (positivi) del 2011 e del 2012, a fronte della difficoltà o impossibilità dei comuni di aumentare le entrate (perché, per esempio, per quanto riguarda le tasse locali, ciò è vietato fino all’attuazione del federalismo fiscale) comporterà sicuramente, in molti casi, almeno la riduzione delle spese correnti.

Ma non è detto che la riduzione delle spese significhi automaticamente riduzione dei servizi. Come sempre capita in occasione di simili manovre, alcuni comuni ne traggono vantaggi, mentre altri ne sono sconquassati. Il Comune di Limbiate non sembra far parte di questi ultimi, sia per l’entità contenuta dei tagli di spesa ai quali forse sarà costretto, sia per le ampie possibilità di manovra all’interno dei limiti imposti dal governo. Limitandoci ad alcune delle più ovvie misure che potrebbero prendere direttamente i comuni, l’obiettivo potrebbe essere ottenuto, soprattutto dai comuni il cui taglio implicito della spesa (provocato dalla rideterminazione dell’obbiettivo del patto di stabilità) non è un taglio draconiano – ed è il caso di Limbiate: 4,4% in meno nel 2011 e 6,6% nel 2012 - con una sistematica lotta allo spreco e con una migliore organizzazione di qualsiasi tipo di servizio – e ancora una volta è (sarebbe) il caso di Limbiate! – puntando innanzitutto alla gestione diretta di un’infinità tra servizi ed attività varie, attualmente in vario modo esternalizzati, e alla piena valorizzazione delle capacità gestionali interne (ammesso che la devastazione di nove anni di governo del centro-destra abbia lasciato residue capacità effettive nell’apparato del Comune).

L’altra parte dei conti sulla quale si può e si deve intervenire, naturalmente, è l’aumento delle entrate senza l’aumento di aliquote e tariffe, e anche in questo caso Limbiate potrebbe ottenere molto semplicemente facendo funzionare meglio sia l’accertamento che la riscossione delle entrate: l’esame dell’”Elenco dettagliato degli accertamenti a residuo 2009” dimostra che attualmente entrambi funzionano pessimamente, con gravi danni per il Comune. A queste questioni, il coordinatore del PD di Limbiate non ha mai dedicato la benché minima attenzione, innanzitutto perché è un consigliere comunale ignorante, e poi perché, come ha dimostrato recentemente (voto contro la richiesta di sospensiva dell’approvazione del consuntivo 2009), è più interessato a salvare questa amministrazione (e gli affari edilizi degli amici del suo partito), che a metterla in crisi.

Ma il poveretto non è colpevole esclusivamente in proprio. Egli (come capita frequentemente agli ignoranti presuntuosi e in più faziosi) è vittima di una Tabella elaborata dal PD provinciale, che è stata confezionata proprio per gli usi mistificatorii dei vari Ti-che-te-tarchett-i-ball. Poco tempo fa, il “PD provinciale” ha annunciato in pompa magna la creazione di una scuola di formazione politica [click La formazione politica del PD a Monza e in Brianza], e ovviamente l’ha chiamata “PD school Monza e Brianza”, secondo la solita provincialissima mania di attribuirsi un blasone con l’uso di un inutile anglicismo (e ciò la dice lunga sullo spessore di simili personaggi). La “Tabella elaborata” sarebbe frutto di cotanta “school”. Ma il “PD provinciale” non ha elaborato un bel niente, perché ha solo copiato, evidentemente senza capirci granché, i dati riguardanti i comuni della Provincia di Monza e della Brianza elaborati dall’IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) [click http://www.anci.lombardia.it/notizie/Manovra-i-numeri-Comune-per-Comune.asp]. In questo studio (che è stato presentato, purtroppo, senza alcuna delucidazione metodologica), partendo dai nuovi obbiettivi del patto di stabilità 2011 e 2012 (che significativamente non sono stati copiati nella tabella del “PD provinciale”: rispettivamente 1.334.000 € e 2.021.000 €), e dai dati attualmente disponibili (quelli del rendiconto consuntivo 2008) si ipotizzano gli effetti che, stanti le cifre delle entrate e delle spese del 2008 (ma ovviamente nel 2011 non saranno le stesse), questi obbiettivi potrebbero avere in termini di manovra economica (= riduzione delle spese).

Le cifre 1.348.000 € per il 2011 e 2.035.000 € per il 2012 non indicano, quindi i tagli dei trasferimenti bensì le ipotetiche riduzioni delle spese causate dalla rideterminazione degli obbiettivi del patto di stabilità. I tagli dei trasferimenti (= tagli delle entrate correnti provenienti dallo Stato) che, al fine di obbligare i comuni a ridurre effettivamente le spese, saranno operati preventivamente negli anni di competenza, devono essere calcolati, invece, sulle spettanze attuali (7.787.820,12 €), detratti la compartecipazione all’IRPEF (730.140,76 €) e il contributo per sviluppo investimenti (252.389,53 €) = 6.805.289,83 €. E pertanto applicando le aliquote 13,0679% per il 2011 e 21,7799% per il 2012 otteniamo gli importi dei tagli dei trasferimenti:

- 889.308,469 € per il 2011;
- 1.482.185,319 € per il 2012.

Come si vede, siamo molto lontani dalle farneticazioni di Ti-che-te-tarchett-i-ball, che quindi non è in grado di capire che per il Comune di Limbiate (la cui autonomia finanziaria è alta - lo dice la Corte dei Conti -, e sicuramente non sarà colpito drammaticamente dalla “manovra estiva” 2010), la costrizione al rigore nei conti (eliminazione degli infiniti sprechi, totale acquisizione delle entrate correnti e in conto capitale, riorganizzazione dei servizi, pieno impiego delle capacità gestionali interne, recupero degli enormi residui, ecc.) dovrebbe essere considerata, da chi volesse fare davvero l’opposizione al centro-destra, quasi una manna. Sarebbe, infatti, un’occasione d’oro per aprire uno spazio amplissimo di critica, nel metodo e nel merito, di una gestione del bilancio perennemente periclitante, che ormai ha portato il comune, nei fatti, ad essere insolvente, se non sull’orlo del dissesto finanziario. Ecco, per esempio, alcune cifre desunte dal rendiconto consuntivo 2009, parte corrente:

- saldo residui della competenza: -2.221.550,73 (vale a dire che le spese già impegnate non coperte ammontano a questa cifra);
- saldo gestione residui 3.214.411,95 (vale a dire che la differenza tra le entrate accertate residue e gli impegni di spesa residui sarebbe questa cifra, il cui recupero, tuttavia, è assai dubbio, poiché si tratta di un’infinità di entrate residue vecchie anche di molti anni);

parte capitale:

- saldo residui della competenza -4.602.928,22, coperto con entrate fittizie (cioè con la vendita, peraltro illegittima, dei terreni di Via Garibaldi, effettuata nel 2010 e non nel 2009);
- saldo gestione residui -4.326.804,22 (vale a dire che le spese già impegnate non coperte ammontano a questa cifra).

Il rispetto della gestione rigorosa richiesta dalla manovra, senza diminuire la spesa, imporrebbe una riorganizzazione dell’apparato comunale (cominciando a togliere il controllo della gestione al tangentista pluricondannato Gennaro Cambria, al quale paghiamo diecine di migliaia di euro per questo ulteriore incarico che tuttavia, manifestamente, non è in grado di svolgere!), riorganizazione che la banda di procacciatori d’affari capeggiata da Romeo non farà mai in modo coerente, se non sarà (e purtroppo non sarà) pungolata da un’opposizione competente, capace di entrare davvero, con la sua critica, dentro l’amministrazione, senza guardare in faccia a nessun burocrate venduto agli organizzatori del malaffare (se non direttamente agli affaristi), e che non ha la più pallida idea di cosa siano l’interesse pubblico, il rispetto delle leggi e la funzione di chi ha giurato fedeltà alle leggi della Repubblica. Oltre che fare la critica (= giudizio dopo esame circostanziato!) si potrebbero presentare (e battersi per farli passare) molti progetti di riorganizzazione delle entrate e delle spese del Comune, e di riorganizzazione dell’apparato (che ovviamente dovrebbero essere di livello alquanto superiore ai “progetti” come quelli dei gabbiotti dell’acqua!).

Ovviamente sarebbe necessario: a) essere effettivamente all’opposizione di questo sistema di governo del Comune, e non solo di questa maggioranza; b) possedere le capacità minime e indispensabili per fare il consigliere comunale (preparazione, informazione, umiltà nell’applicarsi ad un lavoro di studio e di analisi faticoso, che non lascerebbe spazio alcuno per pose da pagliaccio come quelle di Ti-che-te-tarchett-i-ball; c) capire che la responsabilità gestionale del Comune non è solo dei “politici”; questa non è solo una credenza frutto dell’ignoranza di cosa sia l’apparato dell’amministrazione pubblica nella società moderna, e in special modo in Italia dopo le riforme del centro-sinistra dell’inizio degli anni ’90, ma è, anzi, una desolante idiozia.

Invece, Ti-che-te-tarchett-i-ball, il suo partito e gli altri che gli girano attorno sono all’opposizione di questa maggioranza (ma non sempre, come hanno dimostrato recentemente) ma non di questo sistema di governo, e non possiedono le capacità minime e indispensabili (preparazione, informazione, umiltà, ecc.) per fare il consigliere comunale, poiché hanno fatto sempre ed esclusivamente i politicanti, né hanno mai capito alcunché di cosa sia l’apparato dell’amministrazione pubblica. Costoro, dice Ti-che-te-tarchett-i-ball, starebbero “lavorando per un progetto della LIMBIATE FUTURA, per dare finalmente a Limbiate una prospettiva”, e, non si trattasse solo di una ciancia esilarante, ci sarebbe da farsi atterrire da questa “prospettiva”, che invece sicuramente è presa per quello che è da coloro che comandano davvero nel centro-sinistra (i padroni della rendita fondiaria e gli affaristi dell’edilizia), che alle prossime elezioni, come hanno già fatto nel 2006, guideranno una parte dell’elettorato del centro-sinistra verso il sostegno al centro-destra che, più seriamente, è in grado di garantire anche i loro affari, oltre che quelli della sua parte.

venerdì 18 giugno 2010

O povo é quem mais ordena dentro de ti, ó cidade. Omaggio a José Saramago



[Pilar del Río, Luis Pastor, João Afonso, José Saramago nella biblioteca di quest’ultimo, a Tías -Lanzarote, Islas Canarias].






Grândola, vila morena
Terra da fraternidade
O povo é quem mais ordena
Dentro de ti, ó cidade

Dentro de ti, ó cidade
O povo é quem mais ordena
Terra da fraternidade
Grândola, vila morena

Em cada esquina um amigo
Em cada rosto igualdade
Grândola, vila morena
Terra da fraternidade

Terra da fraternidade
Grândola, vila morena
Em cada rosto igualdade
O povo é quem mais ordena

À sombra duma azinheira
Que já não sabia a idade
Jurei ter por companheira
Grândola a tua vontade

Grândola a tua vontade
Jurei ter por companheira
À sombra duma azinheira
Que já não sabia a idade

martedì 15 giugno 2010

Il gabbiotto dell’acqua dell'econometrista ‘mbriago Ti-che-te-tarchett-i-ball e i risparmi delle famiglie




«Huff suggerisce al proprio lettore di dare sempre “una seconda occhiata”, quando gli capita di leggere in un libro, su un giornale o sulla confezione di un prodotto un qualche dato statistico. La seconda occhiata ha lo scopo di andare a capire se esista un legame sospetto tra il dato statistico presentato e le finalità di chi lo ha prodotto o diffuso.

«L’inganno nell’uso dei dati statistici sta nel far credere che questi dati supportino una certa verità o interpretazione della verità, quando invece la verità è un’altra o ci sono altre dieci interpretazioni legittime alla luce di quegli stessi dati. Alla base di questo uso “improprio” della statistica vi è spesso e (mal)volentieri un intento doloso, ovvero la volontà ben formata di ingannare il destinatario del messaggio. Altre volte non vi è dolo, ma colpa grave, cioè chi crea o utilizza il dato statistico ignora colpevolmente la proprietà e i limiti delle conclusioni che si possono trarre da quel dato. A volte il confine tra dolo e colpa grave è assai incerto, poiché l’inconscio di chi usa dati statistici induce a sbagliare sempre nella direzione a lui più favorevole. […]

«In altri casi poi chi presenta dati statistici ha in mente una finalità diversa da quella di informare (non pochi giornalisti vogliono per esempio “fare sensazione” con i loro articoli), e l’effetto collaterale consiste nel fornire interpretazioni scorrette dei dati, perché esagerate in un senso o nell’altro, e che spesso si rivelano assurde. Soltanto però se si ha il tempo di dare una seconda occhiata.

«Non bisogna dimenticare infine il rischio di una collaborazione al dolo o alla colpa da parte della stessa persona che legge un certo dato statistico e preferisce farsi ingannare, perché nel breve periodo è più felice così, sentendosi raccontare una storia che è più piacevole della verità.»

Riccardo Puglisi, Premessa a Darrell Huff, Mentire con le statistiche, Monti & Ambrosini, Pescara 2007 (ed. or. How To Lie With Statistics, 1954)



In Via F.lli Cervi, lì dove una volta c’era un giardinetto, qualche giorno fa è apparso un tozzo gabbiotto, dal quale, premendo un pulsante, si può far sgorgare un getto d’acqua più debole di quello del pistolino del Manneken-Pis di Bruxelles. [Si trova proprio accanto all’ingresso di un garage sotterraneo, che la cooperativa di intrallazzatori-speculatori del PD che ha distrutto Piazza della Repubblica ha costruito su un terreno del demanio pubblico ottenuto per quattro soldi (70 €/mq, nel pieno centro di Limbiate!), grazie agli accordi consociativi e sotterranei con il centro-destra e ad una stima truffaldina, commissionata dagli speculatori “democratici” allo stesso farfugliante perito e alla sua figliola che prepararono le perizie altrettanto truffaldine del P.I.I. di Via Monte Sabotino (vi ricordate?). Ed è giusto, in fondo, che la speculazione politica del gabbiotto (poiché, come vedremo, si tratta soprattutto di speculazione politica, pagata con i soldi pubblici) sia collocata in un luogo simbolo della speculazione edilizia targata PDS-DS-PD, sulla quale tace, ovviamente, l'omertoso Ti-che-te-tarchett-i-ball].

Il malinconico gabbiotto (poiché assomiglia, anche se abbellito, a quei gabbiotti che una volta, lungo le strade statali, servivano ai cantonieri come ricovero per badili, picconi, mazze, rastrelli, ecc.), che misura all’incirca m 2x2x2,50, viene chiamato pomposamente “casetta dell’acqua” da Ti-che-te-tarchett-i-ball, il quale, però, ha subìto l’oltraggio di non essere stato invitato all’inaugurazione. Poveretto. Davvero una triste sorte, essere ringraziato così per aver votato con il centro-destra un ordine del giorno sull’acqua fatto di aria fritta, nel quale miracolosamente si riesce a non parlare della privatizzazione di questo servizio imposta dal governo, a completamento di un processo impostato e avviato dai precedenti governi di centro-sinistra. Quale ingratitudine!

Un simile oltraggio avrebbe potuto annichilire l’animo di chiunque, ma non quello di Ti-che-te-tarchett-i-ball. Certo, il colpo è stato pesante, ma subito egli ha cominciato a rivendicare la paternità di un’opera per la quale, con tutto il suo partito, aveva speso oceani di sudore e d’ingegno. Già, perché il gabbiotto è il risultato di un “progetto”, anzi di un “intervento progettuale”, elaborato secondo una “metodologia”, nel quale era stata formulata una “stima sul fenomeno”, che aveva calcolato l’”incidenza economica” [del consumo di acqua minerale] (click Progetto case dell'acqua, 23 marzo 2009). Tutta questa fervorosa elaborazione, naturalmente, non poteva produrre niente di meno che “nell’interesse della collettività un progetto concreto per l’ambiente”. “Le nostre non erano semplicemente delle proposte, ma veri e propri progetti preliminari, frutto di un lavoro lungo e serio all’interno del Circolo del PD, capaci di individuare utilità sociale, costi, luoghi, e vantaggi” (click Le case dell'acqua sono una proposta del PD, 12 febbraio 2010).

Allora, gente, se qualcuno non avesse ancora capito un’acca del concetto di “intellettuale collettivo” di quel piccolo sardo con duplice gobba, ne ha qui squadernato un esempio concreto: quello che ha prodotto l’équipe di progettisti di Ti-che-te-tarchett-i-ball non è (va ribadito) la solita nuvolaglia di frasi fumose, ma proprio “un progetto all’amministrazione nel quale venivano precisamente indicati i vantaggi sia economici per le famiglie limbiatesi, che di riduzione dei rifiuti” (click Romeo lui si sente il Sovrano non il Sindaco, 4 giugno 2010). In sintesi, abbiamo qui un’“idea progettuale, ben circostanziata e motivata” (click Limbiatesi, bevetevi pure l’acqua, ma non le “balle” di Romeo, 13 giugno 2010).

A cosa mirava un tale prodotto di tanti ingegni? A “rieducare i cittadini ad un consumo consapevole e responsabile dell’acqua”; a “ridurre i rifiuti dovuti agli imballaggi in plastica”; al “risparmio medio di 340 euro/anno per famiglia limbiatese (con punte fino a 470 euro)”; alla “riduzione dell’inquinamento dovuto ai trasporti con i camion”. Roba da far tremare i polsi. E dovremmo, forse, rassegnarci a studiare il progetto con precisione filologica, a considerarlo con un rispetto direi… religioso. Dovremmo, forse, alla maniera di Machiavelli, vestiti gli abiti curiali… ecc. Ma forse, più prosaicamente, potrebbe bastare “dare una seconda occhiata”, come consiglia Darrell Huff nel libro sulla statistica che da oltre cinquant’anni è il più venduto al mondo. Guardiamo.


1) Litri d’acqua minerale consumati. Il 23 Marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball scrive che il consumo di acqua minerale sarebbe di “180 litri pro capite, equivalenti a circa 100 bottiglie di plastica”. Ma già qualcosa non funziona: poiché in genere l’acqua minerale per uso famigliare viene venduta in bottiglie da 1,5 litri cadauna, 180 litri pro capite equivalgono, in realtà, a 120 bottiglie (180 : 1,5 = 120). Brutta partenza.

2) Numero di bottiglie consumate. Ti-che-te-tarchett-i-ball in infinite occasioni ha sostenuto, non si sa su quali basi, che a Limbiate si registrano i livelli di reddito (e quindi dei consumi, o no?) più bassi della vecchia provincia di Milano; tuttavia, per l’acqua minerale, il 23 Marzo 2009 ha deciso (senza spiegare perché) che a Limbiate il consumo è esattamente quello medio calcolato, dice lui senza indicare la fonte, dall’ISTAT (secondo il quale solo il 72,4% della popolazione italiana preferirebbe l’acqua acquistata al supermercato): “stima n. bottiglie di plastica prodotte 24.520 x 100 = 2.452.000 bottiglie. Un anno dopo, però, il 12 febbraio 2010, il numero delle bottiglie (e quindi la quantità d’acqua minerale) consumate a Limbiate è diventato meno della metà: 1.216.000. Come mai? Bravo chi lo sa.

3) Quantità di rifiuti prodotti. Il 23 marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball ha formulato la seguente “Stima quantità in Kg di plastica prodotta” : 2.452.000 bottiglie x 0,04 kg = 98.080 kg [= 98,080 tonnellate]. Nelle ultime righe del "progetto", però, si dice che “Da una stima approssimativa si può ipotizzare una riduzione del rifiuto proveniente da imballaggi plastici pari a 1.216 mila bottiglie, e cioè a 48 mila tonnellate. Si resta sbalorditi, non per il lapsus in sé, ma perché il somaro che l’ha scritto non se ne è accorto e l’ha lasciato in “un progetto all’amministrazione nel quale venivano precisamente indicati i vantaggi sia economici per le famiglie limbiatesi, che di riduzione dei rifiuti”. Un anno dopo, tuttavia, il 12 febbraio 2010 Ti-che-te-tarchett-i-ball “stima” più sobriamente una “riduzione di 48 tonnellate”, ma quattro mesi dopo, il 4 giugno 2010 la riduzione diventa “circa 6 tonnellate”. Quante cifre che ballano! Sembra il dondolio di uno ‘mbriago.

4) Risparmio. Qui non balla niente: già il 23 marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball ha deciso che il risparmio medio di ogni famiglia che smettesse di comprare acqua minerale in bottiglia sarebbe di 340 €, e da questa cifra (enorme) non si schioda. Ma non dice sulla base di quale prezzo medio abbia fatto la sua “stima”.

Per continuare a “dare una seconda occhiata” senza farci girare la testa, vale forse la pena di trovare qualche altro dato e di dichiarare dove l’abbiamo trovato - e di cercare di usarlo autonomamente, ma sobriamente.


Spesa media annua (= ipotetico risparmio per una famiglia)

Ipotizziamo che nel 2009 il consumo di acqua minerale delle famiglie limbiatesi sia stato nettamente superiore a quello medio pro capite:

- consumo medio pro capite (2008: litri 197,4 + 6,5%) = 210,23 litri/anno
[v. European Federation of Bottled Water, http://efbw.eu/bwf.php?classement=07; Legambiente, Un paese in bottiglia, pag. 8: la crescita media del consumo dal 2000 al 2006 è 3,23%];

- costo medio di una confezione da 6 bottiglie (cad. 1,5 litri = 9 litri/confezione) = 2,40 €
[v. http://www.acquadelrubinetto.it/];

- costo medio di 1 litro di acqua minerale (2,40 : 9) = 0,266 €;

- spesa media pro capite (€ 0,266 x 210,23 litri) = 55,93 €/anno;

- abitanti di Limbiate al 31 marzo 2010 = 34.876;

- numero di famiglie = 13.517;
(click http://www.comune.limbiate.mi.it/pubblicazioni/Informazioni/Informazioni.asp?ID_M=132);

- media componenti/nucleo famigliare (34.876 : 13.517) = 2,58;

- spesa media annua per famiglia (€ 55,93 x 2,58) = 144,30 €/anno.

Come si vede, anche ipotizzando un consumo superiore alla media, una famiglia che smettesse di acquistare acqua minerale in bottiglia ed andasse a rifornirsi gratis (ma solo per questi primi mesi estivi) al gabbiotto di Ti-che-te-tarchett-i-ball, non riuscirebbe a risparmiare nemmeno la metà della cifra sparata da questo econometrista ‘mbriago: 340 €!


Risparmio ipotetico dei costi della gestione rifiuti in plastica

- peso di 1 bottiglia in PET = 0,04 kg;

- consumo medio pro capite di bottiglie da 1,5 litri (litri 210,23 : 1,5) = 140,15 bottiglie/anno;

- media rifiuti bottiglie plastica pro capite (kg 0,04 x 140,15) = 5,61 kg/anno;

- totale rifiuti bottiglie plastica (kg 5,61 x 34.876) = 195.654,36 kg = 195,654 T/anno;

- raccolta differenziata plastica 2009 (2007: 269 T + 10% annuo) = 325,49 tonnellate
(V. Provincia di Milano – Direzione Centrale Risorse Ambientali – Produzione rifiuti 2007; l’incremento medio della produzione rifiuti RD 2004-2007 è 5,1 % [click here]);

- rapporto bottiglie in plastica/totale raccolta differenziata plastica: 60,11%;

- costo raccolta + recupero sola RD: (€/abitante 28 + 15%) x 34.876 = 1.123.007,2 €
(V. Regione Lombardia – Valutazione statistico economica dei modelli di gestione dei rifiuti urbani in Lombardia (febbraio 2010), figura 2.10; i costi sono mediamente superiori del 15% nei comuni con più di 30.000 abitanti [click here];

- raccolta differenziata totale 2009 (2007: T 8.224,128 + 10% annuo) = 9.951,195 T
(V. Provincia di Milano – Direzione Centrale Risorse Ambientali – Produzione rifiuti 2007; l‘incremento medio della produzione rifiuti RD 2004-2007 è stato del 5,1 %[click here];

- costo/tonnellata raccolta + recupero RD (€ 1.123.007,2 : 9.951,195 T) = 112,85 €/T;

- costo raccolta + recupero RD plastica (€ 112,85 x 325,49 T) = 36.731,55 €;

- risparmio costi racc. + recupero bottiglie in plastica (€ 112,85 x 195,654 T/anno ) = 22.079,55 €;

- rapporto costi raccolta + recupero plastica RD / bottiglie in plastica: 60,11%;

- risparmio medio per famiglia (€ 22.079,55 : 13.517) = 1,63€.


(continua)





sabato 5 giugno 2010

La propedeutica della Santa Alleanza dei privatizzatori dell’acqua




È falso che l’ordine del giorno sulla questione dell’acqua approvato dal Consiglio comunale all’inizio di questa settimana [click here] sia “propedeutico alla campagna referendaria”, come (sempre più) farnetica Ti-che-te-tarchett-i-ball sul blog del PD di Limbiate [venti minuti dopo il voto! click ]. È falso, innanzitutto, perché i tre quesiti referendari proposti da un vastissimo arco di movimenti puntano ad abrogare norme di legge (a cominciare dal “decreto Ronchi”) che obbligano gli enti locali a far diventare totalmente privata la gestione dell’acqua, e non puntano semplicemente alla riaffermazione di principi e di diritti (o addirittura di semplici norme di buona economia domestica!) che, del tutto staccati dalle concrete strutture gestionali che li trasformano in fatti reali, diventano aria fritta. Solo di questa, invece, è fatto l’ordine del giorno in questione, che non contiene neppure il più vago riferimento alle forme gestionali in gran parte privatistiche che già sono state imposte per legge, e che ora si vuole rendere totalmente private. Ma, per mostrare il vero senso dell'operazione, basterebbe il dato clamoroso che il documento è stato approvato senza alcun problema dalla destra limbiatese, dopo averlo riscritto, insieme al PD, vale a dire dalle espressioni locali delle forze politiche che negli ultimi quindici anni, facendo strame dell’autonomia degli enti locali, hanno sferrato a suon di decreti legislativi i colpi più micidiali alla gestione pubblica di tutti i servizi pubblici.

Infatti, se le norme contenute in diversi decreti e leggi sulle quali vertono i quesiti referendari n. 1 [click here] e n. 3 [click here] sono state approvate da governi di centro-destra, le norme sulle quali verte il quesito n. 2 [click here] sono state approvate, nella forma attuale, da un governo del centro-sinistra che, a partire dagli anni novanta, ne aveva già emanate molte altre senza cancellare nessuna di quelle emanate dai governi di centro-destra. Questo insieme di norme nel corso del tempo ha disciplinato come unica forma societaria possibile per l’affidamento del servizio idrico integrato la Società per azioni, che può essere a capitale totalmente privato, a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico, ma resta sempre una società regolata dal diritto privato. Proprio il caso dell’articolo da abrogare rispondendo si al quesito n. 2 mostra che se il centro sinistra lo ha modificato, lo ha fatto senza intaccarne minimamente il senso privatistico, ma anzi accentuandolo ancor più chiaramente, poiché sulla gestione dei servizi pubblici, e non solo dell’acqua, la linea del centro-destra e quella del centro-sinistra nell’essenziale sono identiche: entrambe puntano alla privatizzazione. Una conferma? Si leggano Le proposte del PD per la crescita e l'equità, pubblicate il giorno dopo l’O.d.g. in questione: al quarto punto leggiamo “Riavvio delle liberalizzazioni nel settore dei servizi”. Riavvio, poiché, evidentemente, il PD ritiene che le privatizzazioni vadano avanti troppo lentamente!

In realtà, questa è la posizione dominante nel gruppo dirigente del PD, ma è contestata soprattutto nella sua base che, infatti, sta firmando in massa i quesiti referendari dei movimenti, che nel solo primo mese della campagna hanno raccolto molte più firme del numero minimo (500.000) che è necessario raccogliere in tre mesi. E seppure fosse vero che il PD a Limbiate “sta contribuendo alla raccolta di firme per i referendum promossi dai movimenti”, si tratterebbe, nei fatti, della rivolta della base contro il desolante politicismo di personaggi come quella specie di picegamorto che ha definito il referendum “un’arma spuntata”, e come Ti-che-te-tarchett-i-ball, che a sua volta, quando si trattava di ingraziarsi (per non usare un’altra espressione…) i consiglieri del centro-destra, ha definito il referendum “un fatto personale”, ma poi sul blog del PD ha avuto la faccia di bronzo (ma sarebbe meglio dire “di ammendante naturale di produzione umana o animale”) di scrivere che “rimane uno degli strumenti principali per rigettare il decreto Ronchi”! Che squallore!

(In ricordo di un’amicizia, non voglio invece fare commenti su quell’altro consigliere che ha accusato chi non ha voluto approvare l’insulso ma mistificante O.d.g. di non voler creare le condizioni per battere il centro-destra, insieme al quale egli si accingeva a votare!).

Si tratta solo di casi di “cretinismo (non parlamentare, ma) consigliare”? No, non solo. Il “cretinismo consigliare” è presente in dosi massicce, tanto da impedire a costoro di accorgersi che l’unica propedeutica ("insegnamento preparatorio"!) esercitata è quella del centro-destra limbiatese, che ha approfittato dell’oscena smania di protagonismo di Ti-che-te-tarchett-i-ball e della sua totale inintelligenza politica, come di quella del Marcel Proust limbiatese e di Pinguino Binacchi, per modellare a suo piacimento un documento che, dietro ad alcune belle frasi trasformate in aria fritta, nasconde posizioni assai più arretrate di quelle espresse dal presidente della Provincia (e dell’AATO) di Milano, Podestà (del PDL), che ha affermato di voler valutare, entro fine giugno, la possibilità di riconfigurare l’affidamento del servizio idrico, scongiurando la cessione parziale ai privati. Per non parlare poi della posizione del Consiglio Comunale di Milano (maggioranza di centro-destra!), che ha votato all’unanimità un O.d.G. (allegato al Bilancio di previsione 2010) di impegno a “garantire entro i termini del D.L. 135/2009, l’affidamento del servizio idrico secondo la modalità ‘in house’ mantenendolo in capo al Servizio Idrico Integrato del Comune di Milano” (vale a dire la riconferma dell’affidamento, avvenuto nel 2006, e scadente nel 2026, alla società pubblica Metropolitana Milanese, che gestisce l’acquedotto del comune). Perché è su questo, va ribadito, che si sta svolgendo nel paese un grande scontro politico: sulla forma delle società di gestione dell’erogazione dell’acqua. Si può avere, infatti, come già si ha in molti casi, anche una gestione affidata ad una S.p.a. in gran parte o addirittura totalmente pubblica, ma che, proprio perché è una società soggetta al diritto privato, agisce appunto come una società privata: vale a dire che ricerca il massimo del profitto (alcune grandi società di gestione emiliano-romagnole e toscane, in parte “pubbliche” e in mano al centro-sinistra, addirittura sono quotate in borsa!). L’abrogazione, con un referendum popolare, delle norme che obbligano, fra l’altro, a completare il processo di privatizzazione della gestione dell’acqua, avrebbe come risultato la cancellazione delle norme che già impongono le forme privatistiche di gestione non solo dell’acqua, ma di tutti i servizi pubblici.

Mentre nei casi della Provincia e del Comune di Milano ci troviamo di fronte a delle prese di posizione abbastanza chiare o addirittura ben nette (come nel caso del Comune di Milano), nel caso dell’O.d.G. limbiatese solo un privatizzatore beota come Pinguino Binacchi, che quand’era assessore con Fortunati fece passare tutte le privatizzazioni di tutti i servizi pubblici del Comune di Limbiate, può avere, anche lui, la faccia di ammendante naturale per affermare, come ha fatto nel Consiglio comunale, che il documento che il centro-destra gli ha riscritto contiene una perorazione per la gestione “in house”!

Ma, dicevamo, non è solo il “cretinismo consigliare” a far sì che i sunnominati si facciano egemonizzare dal centro-destra (e in nessun altro caso il termine ‘egemonizzare’, cioè condurre, guidare, comandare, sarebbe più appropriato), mentre invece centinaia di migliaia di cittadini italiani, in assenza di qualsiasi sostegno dei media, si mobilitano in massa contro le privatizzazioni dei servizi pubblici e si mettono in coda ai banchetti per firmare la richiesta di abrogazione del decreto Ronchi. Ad indurre questi poveri falliti politici a bearsi con la credenza che un documento insulso rappresenti davvero per il centro-destra un impegno qualsiasi a fare qualcosa contro la privatizzazione dell’acqua, vi è soprattutto dell’altro, a paragone del quale il “cretinismo consigliare” appare qualcosa di nobile. Per quanto riguarda Ti-che-te-tarchett-i-ball, oltre allo scimmiottamento esaltato di ciò che egli crede sia il fare politica, oltre alla sua naturale predisposizione alla falsificazione della realtà, vi è l’esercizio becero e stalinista della predominanza che i bersaniani (cioè vecchie cariatidi più affaristi più invasati come Archetti) hanno qui a Limbiate, su alcuni e alcune che evidentemente sono troppo inconsistenti per riuscire a fare qualcosa di più, oltre che bofonchiare qualche scontentezza per le perenni farneticazioni di Ti-che-te-tarchett-i-ball. È certo, infatti, che anche questo ennesimo appiattimento ipnotico sulle posizioni del centro-destra limbiatese, che pone il PD, esso sì, in rotta di collisione con la maggioranza dei cittadini italiani, non è stato minimamente discusso collettivamente ed è uno dei prezzi che il PD deve pagare affinché alcuni affari edilizi in gestazione siano approvati prima che Romeo concluda il suo mandato: fra i quali l’ultimo è il P.I.I. di Viale dei Mille, firmato da un artichecco del PD.

Per quanto riguarda cariatidi politiche rimbambite come Terragni e Binacchi, che come tali hanno già un piede nella fossa, essi sanno che possono ancora tirare per le lunghe la loro agonia solo continuando a stare ben aggrappati al carro del PD e facendo di tutto per scongiurare che lo spazio di una vera opposizione, che non sono in grado di occupare (e mai sono stati in grado di farlo), sia occupato da chi ha deciso di mandarli a quel paese. Ed ecco che si precipitano a formare “comitati referendari” insieme ad alcuni fantasmi della “società civile” (sono in grado di spiegare cosa sarebbe?), inventandosi di appartenere a “forum” e “comitati” le cui sigle nemmeno riescono a ripetere in modo corretto, ed avendo cura di escludere chiunque, pur richiamandosi alla battaglia referendaria, non si sia rassegnato a morire nel centro-sinistra.

Costoro, recentemente, hanno collaborato attivamente e più volte, a proposito dei bilanci, al salvataggio del centro-destra. Non è affatto strano, quindi, che il sogno paranoico di isolare chiunque non sia disposto a praticare il collaborazionismo dentro e fuori del Consiglio Comunale, li accomuni con i capataces del PD, con il loro servile “coordinatore” di paglia e con il centro-destra. Una vera Santa Alleanza. Ma si rassegni, il catarroso Proust limbiatese: per nascondere la sua sostanziale copertura del centro-destra (manifestata anche di recente, appunto sui bilanci) sarebbe necessario ben altro che la desolante mistificazione dei suoi strilli stizzosi, “ma noi domani mattina raccogliamo le firme!” Figuriamoci, quindi, se con simili miserevoli schizofrenie può riuscire a impedire la sua, e quella degli zombies suoi amici, morte politica per consunzione. Seppure lenta, la loro agonia è ormai inarrestabile.


V. anche Campagna nazionale “Salva l'acqua” - Il governo privatizza l'acqua!, 20 novembre 2009




sabato 22 maggio 2010

Una santa alleanza di irresponsabili ha dichiarato legittimo un conto consuntivo che contiene entrate fittizie




È ormai assodato che una parte consistente delle entrate del Rendiconto consuntivo 2009 del Comune di Limbiate è del tutto fittizia, poiché ciò è stato ammesso nel Consiglio comunale del 18 maggio 2010 dallo stesso responsabile del servizio finanziario comunale, dr. Giuseppe Cogliati, seppure con termini eufemistici: al termine del solito affastellamento di cifre con il quale di anno in anno presenta i bilanci, egli ha ammesso che la procedura con la quale è stata accertata l’entrata per la vendita di parte dei terreni di Via Garibaldi “probabilmente non è stata corretta”. Ma, per chiamare le cose con il loro nome, si tratta di questo: quell’entrata non è stata accertata nel 2009, e quindi la cifra di circa 4.200.000 euro inserita nel rendiconto 2009 è del tutto fittizia. Quei terreni sono stati aggiudicati, oltretutto con una procedura dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, non prima del 23 febbraio 2010. Ancora oggi, non risulta che sia stato sottoscritto il rogito, unico vero presupposto dell’accertamento dell’entrata.

Ma, nonostante l’ammissione dello stesso ragioniere comunale, che ha evidenziato, nei fatti, che il conto consuntivo 2009 è privo di veridicità, e quindi è illegittimo, si è costituita una santa alleanza di irresponsabili, composta dalla maggioranza di centro-destra, dal PD e dai due consiglieri della sedicente “Sinistra”, Terragni e Cenci, per mettere a posto chiunque si arroghi di poter eccepire alcunché sulla legittimità degli atti della giunta e dei funzionari al suo servizio. Questa santa alleanza (forse costituita non proprio all’impronta) ha quindi mascherato e rafforzato la protervia della maggioranza di centro-destra, che ha avuto buon gioco nel respingere la proposta di sospendere l’esame del conto consuntivo per consentirne la correzione prima di metterlo ai voti per l’approvazione. L’inversione di rotta di alcuni consiglieri di minoranza, evidentemente privi, non diciamo di intelligenza politica, ma almeno di fiuto politico, rispetto al 9 aprile (quando la minoranza abbandonò l’aula per protesta contro il rifiuto di rinviare l’approvazione del bilancio di previsione) è stata di 180 gradi, e così hanno offerto a Romeo e ai suoi funzionari la possibilità di superare senza danni (ma solo per il momento) uno scoglio pericolosissimo, di fronte al quale si erano presentati non proprio uniti.

La richiesta di sospensione, prevista dal regolamento del Consiglio comunale, è stata fatta in aula dal consigliere dell’IDV Michelangelo Campisi, ma già il 19 aprile 2010 i sottoscritti avevano inviato al sindaco, alla Giunta Comunale, al ragioniere, ad altri funzionari che hanno parte nella vendita degli immobili demaniali e al segretario comunale, una diffida con la quale, oltre ad intimare di prendere atto della sentenza della Corte Costituzionale n. 340/2009, intimavano di emendare il bilancio preventivo e il conto consuntivo. Altezzosamente, a questa diffida (diffida, e non “lettera minatoria”, esimio dr. Cogliati!) non è stato dato alcun riscontro.

La giustificazione addotta per questo accertamento fittizio, che secondo il ragioniere comunale e il suo capo Romeo dovrebbe risultare tanto convincente da far chiudere non uno ma entrambi gli occhi, è stata la seguente: l’accertamento di quei 4.200.000 euro era indispensabile per costruire una scuola elementare. Ci permettiamo di non credere alle loro parole, poiché nel conto consuntivo 2009 troviamo che dello stanziamento previsto per questa spesa (10.389.500 euro), fra pagamenti e residui risultano impegnati solo 108.555,20 euro; il resto, ovviamente, è stato scritto nei “minori residui o economie”. Invece, l’iscrizione nel consuntivo di 4.199.706,83 euro di entrate sicuramente fittizie alla chiusura della competenza (31-12-2009), serve a mascherare quasi interamente la differenza tra le entrate residue effettive del titolo IV (entrate destinate a finanziare il titolo II delle spese) e gli impegni residui del titolo II (spese in conto capitale). Infatti, detratti gli accertamenti fittizi, le entrate residue ammontano a soli 474.962,41 euro, mentre gli impegni residui del titolo II delle spese ammontano a 5.077.890,63. Vale a dire che la competenza 2009 lascia, in realtà, 4.602.928,22 euro di residui impegni di spesa in conto capitale, ai quali non corrisponde una cifra pari negli accertamenti residui delle entrate del titolo IV. Ricapitoliamo i residui effettivi della competenza 2009, parte capitale:

entrate residue titolo IV: 474.962,41;
spese residue titolo II: 5.077.890,63;
differenza: 4.602.928,22.

Ma anche conservando gli accertamenti fittizi, poiché la competenza lascerebbe 403.201,09 euro di spese in conto capitale impegnate ma non finanziate dal titolo IV delle entrate, per finanziare la costruzione di una scuola non sarebbe disponibile, in realtà, nemmeno un centesimo.

Ancora per quanto riguarda la parte capitale, la situazione è la stessa se si guardano le cifre dei residui rimasti:

entrate titolo IV: 5.266.050,03;
spese titolo II: 9.592.854,25;
differenza: 4.326.804,22.

Nulla si sa della reale esigibilità dei residui del titolo V, entrate derivanti da accensione di prestiti:

2.648.499,76 euro

Per la spesa corrente la competenza 2009 si è chiusa con questi residui:

entrate accertate titoli I, II, III: 5.998.839,90 euro;
spese impegnate titolo I: 8.220.390,63;
differenza: 2.221.550,73.

Solo nella parte corrente dei residui rimasti la situazione sembrerebbe migliore:

entrate titoli I, II, III: 5.137.243,48;
spese titolo I: 1.922.831,53;
differenza: 3.214.411,95.

Tuttavia, a proposito di questi residui rimasti, non si sa quale sia la situazione reale delle entrate (quanto, cioè, siano realmente esigibili) e degli impegni (quanto, cioè, siano realmente vincolanti).

Il fondo cassa al 31 dicembre era di 1.784.549,37.

È a fronte di questi dati che deve essere considerata la gara a chi riusciva ad essere più grottesco, che si è svolta nel consiglio del 18 maggio; a questa gara hanno partecipato:

1) il dr. Cogliati, responsabile del Servizio finanziario del Comune di Limbiate, al quale i cittadini pagano uno stipendio lordo annuo di 69.000 euro, affinché, svolgendo il suo incarico di “alta specializzazione”, rispetti, fra le altre norme, il comma 4 dell’art. 153 del TUEL:

“Il responsabile del servizio finanziario, di ragioneria o qualificazione corrispondente, è preposto alla verifica di veridicità delle previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa, avanzate dai vari servizi, da iscriversi nel bilancio annuale o pluriennale ed alla verifica periodica dello stato di accertamento delle entrate e di impegno delle spese.”

Ma egli, alto funzionario che di “forme” vive, ha dichiarato con finto candore che si deve badare più alla sostanza che alla forma (cioè alla legge), e quindi, anche se “formalmente non è tanto corretto”, in un bilancio si può anche scrivere la cifra fittizia di 4.200.000 euro!;

2) il sindaco, che ha letto un supposto “parere legale”, senza accorgersi, innanzitutto, che le premesse che stava leggendo erano l’esatta ripetizione delle premesse sulle quali poggiava la diffida [v. diffida protocollata] con la quale i sottoscritti gli avevano intimato di rispettare la legge ed emendare sia il bilancio di previsione 2010 che il rendiconto consuntivo 2009, e, soprattutto, senza accorgersi che la conclusione del “parere” era logicamente incongrua con le premesse (secondo il “parere legale” l’approvazione delle varianti urbanistiche “automatiche” è una situazione giuridica consolidata, e quindi non più reversibile, mentre in realtà è solo una norma derivata da una legge dichiarata incostituzionale, e quindi perde la sua validità insieme a questa);

3) il consigliere del PD Archetti, che ha dichiarato che, poiché lui non ci aveva capito niente, nemmeno un consiglio di soli avvocati sarebbe riuscito a capire qualcosa, e poi ha votato, insieme ai due consiglieri della “Sinistra” (ma quale sinistra sarebbe, quella che attribuisce validità ad un bilancio che contiene entrate fittizie?), per respingere la richiesta di sospendere l’approvazione del consuntivo e di metterlo ai voti dopo averlo emendato. Archetti, tuttavia, non ha trascurato di abbassare la funzione di consigliere comunale fino al punto di rivolgere becere accuse di imprecisate “diffamazioni e falsità” e minacce di ricorrere “al tribunale” ad uno dei sottoscritti presente fra il pubblico, ovviamente senza nominarlo ma indicandolo con ripetuti cenni del capo, approfittando del fatto che i cittadini non possono intervenire durante i lavori del consiglio;

4) alcuni consiglieri della maggioranza, delle cui frasi totalmente fuori tema e inconsistenti, ma grondanti manicheismo e disprezzo per la legalità, non vale la pena di parlare.

Sarebbe veramente difficile stabilire chi in questa gara allucinata e allucinante ha primeggiato. A tutti, in ogni modo, spetta ex aequo la palma dell’irresponsabilità e del disprezzo per le reali funzioni del Consiglio comunale, fra le quali non vi è quella di convalidare gli atti illegittimi di una giunta che non sa amministrare e di alcuni funzionari che ritengono che il rispetto del giuramento di fedeltà alle leggi, a suo tempo prestato, sia un atto discrezionale. I sottoscritti, infatti, sottoporranno il Rendiconto consuntivo 2009 del Comune di Limbiate all’attenzione della Corte dei Conti, che non potrà che ribadire il principio della competenza e quello della veridicità degli accertamenti d’entrata (che lo stesso dr. Cogliati ammette di aver violato) e dichiarare illegittime, quindi, le entrate fittizie. La Procura della Repubblica, per parte sua, potrebbe individuare in questa vicenda diversi gravi reati ascrivibili alla responsabilità di molti soggetti, compresi i consiglieri comunali, che erano informati su ciò che stavano facendo. Aver costituito una specie di santa alleanza degli irresponsabili tra maggioranza di centro-destra e parte della presunta opposizione (salvo, poi, fare la recita dei rispettivi ruoli al momento del voto finale) per votare un rendiconto palesemente falso, non esime nessuno dal doverne rispondere non solo politicamente, ma anche di fronte alle autorità giudiziarie.

La logica perversa alla quale ha obbedito la maggioranza era scontata, ma non era altrettanto scontato che quanto a manicheismo fosse largamente superata dal PD e dalla “Sinistra”, fino al punto di sprofondare non nella miopia, bensì nella totale cecità politica. Ma ne risponderanno ai loro iscritti e agli elettori.


Michelangelo Campisi, capogruppo dell’Italia dei Valori
Salvatore Ricciardi, organizer del Gruppo Amici di Beppe Grillo


(Riporto di seguito l’intervento con il quale è stato chiesto di sospendere l’approvazione del rendiconto consuntivo 2009.)

Il conto consuntivo 2009 non è veridico o, se si preferisce, è falso.

Per due motivi semplici: primo, perché sono state inserite entrate consistenti che derivano da atti amministrativi che sono da considerarsi illegittimi per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale; secondo, perché quelle stesse entrate sono state “accertate” in maniera illegittima e contraria a quanto previsto dalla legge.

Per quanto riguarda la questione della legittimità delle cifre provenienti dalle vendite di alcuni terreni comunali inserite nei bilanci, abbiamo già detto e scritto a sufficienza, ma è utile ripetersi.

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della parte del comma 2 dell’articolo 58 del decreto legge n. 112/2008 nella quale disponeva che l’inserimento degli immobili nel Piano delle valorizzazioni e alienazioni dell’ente e la previsione della destinazione urbanistica costituiscono immediatamente variante allo strumento urbanistico generale, stabilendo invece che la deliberazione che dispone la destinazione urbanistica dell’immobile inserito nel Piano sia sottoposta alla procedura ordinaria idonea a verificare la conformità agli eventuali atti di pianificazione sovra ordinata di competenza della provincia e della regione.

Ora, la Cassazione ha più volte ribadito che le pronunce della Corte Costituzionale hanno effetto retroattivo, inficiando fin dall'origine la validità e l'efficacia della norma dichiarata contraria alla Costituzione, salvo il limite delle situazioni giuridiche "consolidate" per effetto di eventi che l'ordinamento giuridico riconosce idonei a produrre tale effetto, quali le sentenze passate in giudicato, l'atto amministrativo non più impugnabile, la prescrizione e la decadenza.

Invece, infischiandosene di questa sentenza che fa legge, anche dopo il giorno in cui la sopra citata sentenza della Corte Costituzionale è divenuta efficace (08/01/2010), il comune di Limbiate ha pubblicato bandi di pubblico incanto per la vendita di immobili per i quali veniva ancora specificato che la destinazione urbanistica del PRG vigente degli immobili in oggetto era stata variata sulla base della norma dichiarata incostituzionale – in particolare ci riferiamo al bando per la vendita dei terreni di Via Garibaldi che è stato ri-pubblicato il 21 gennaio 2010, dopo la sentenza - quindi omettendo di specificare che per effetto della sopra citata sentenza quelle varianti avevano perso ogni validità e accertando come se niente fosse nel bilancio le entrate previste come base d’asta.

Per questo motivo abbiamo chiesto con una diffida – senza ottenere risposte - di annullare con una procedura di autotutela i bandi pubblicati posteriormente al 7/01/2010 o ancora in corso di costituzione e non ancora perfezionati per la vendita di immobili la cui destinazione risultava variata con l’approvazione del Piano delle valorizzazioni e alienazioni allegato al Bilancio 2009, e naturalmente abbiamo chiesto di cancellare dai bilanci tutte le somme previste o accertate per effetto di quei bandi

Non ci si dica che la mera pubblicazione di un bando è atta a creare situazioni giuridiche consolidate o che può essere svantaggioso per il Comune annullare quei bandi. Intanto, fino a che non si firma un contratto, non esiste nessuna situazione giuridica consolidata da tutelare, in secondo luogo l’interesse primario di un ente pubblico è il rispetto della legalità: il comune non può mettere in vendita terreni la cui nuova destinazione urbanistica non è legittima poiché è stata approvata con una procedura che non è legittima Se dall’annullamento degli atti amministrativi compiuti abusivamente dovessero eventualmente derivare danni al Comune, di questi danni risponda chi ha compiuto l’abuso, e non si usi invece il pretesto dell’interesse economico per violare la legge.

Ma questo è un comune strano, dove non si annullano gli atti illegittimi e si annullano quelli legittimi. Per esempio, il bando per la vendita dei terreni di via dell’Artigianato prima viene aggiudicato alla società IEFFE in maniera assolutamente regolare, subito dopo però, quando un’altra ditta dichiara di volersi avvalere del diritto di prelazione previsto dal bando, senza motivazioni valide è lo stesso Comune che dichiara nullo il bando e indice una nuova procedura di gara aggiudicando il terreno alla nuova ditta, la SABA. La IEFFE fa ricorso al TAR, che lo accoglie e sospende l’annullamento in attesa di giudizio di merito. Il Comune intanto ha speso soldi per un parere legale e per la difesa avanti il TAR, per decidere alla fine che le motivazioni dell'ordinanza erano inoppugnabili e, quindi, era meglio non aspettare il giudizio di merito e tornare al punto di partenza rendendo operativa la prima aggiudicazione definitiva a IEFFE. Soldi buttati.

Per quanto riguarda invece la legittimità di alcuni accertamenti inscritti nel conto consuntivo, in commissione il ragioniere Cogliati ha dichiarato che la somma di circa 4.200.000 euro relativi alla vendita dei terreni di Via Garibaldi è stata accertata in bilancio sulla base della determinazione dirigenziale di indizione del bando di pubblico incanto, poiché il procedimento amministrativo era già stato avviato, riferendosi, evidentemente alle tre gare risultate deserte nel 2009.

Questa procedura è illegittima.

In ognuna di quelle tre occasioni, al momento della verifica che nessuna offerta era stata presentata, il relativo verbale ha chiuso il procedimento, che, infatti, è stato riavviato il 21 gennaio 2010.

A tutti è noto che nel bilancio si fanno delle previsioni di entrata; quando queste previsioni nel corso dell’anno di esercizio si trasformano in un diritto di credito che il Comune può vantare nei confronti di un debitore certo, si accerta nell’anno di competenza la somma corrispondente, che poi materialmente può essere incassata anche in un anno successivo. L’importante però è che nell’anno di esercizio si appuri la ragione del credito, l’ammontare relativo ed il debitore, in altre parole la causale dell’entrata, l’importo ed il cliente. Un accertamento non comprensivo di tutti questi elementi non ha valore giuridico e non può essere registrato o quantomeno deve essere, con una manovra di riequilibrio o in fase di assestamento, cancellato. Il comma 1 dell’articolo 179 del D.lgs n. 267/2000, “Testo Unico sugli Enti Locali” in proposito è chiarissimo:

“L'accertamento costituisce la prima fase di gestione dell'entrata mediante la quale, sulla base di idonea documentazione, viene verificata la ragione del credito e la sussistenza di un idoneo titolo giuridico, individuato il debitore, quantificata la somma da incassare, nonché fissata la relativa scadenza”.

Questa procedura è ulteriormente specificata dal “Principio contabile n. 2 per gli enti locali”, approvato il 18 novembre 2008 dall’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali” del Ministero dell’Interno.

“L’accertamento consiste nella rilevazione contabile di un diritto di credito sorto nell’esercizio finanziario e presuppone idonea documentazione attraverso la quale sono verificati ed evidenziati dal competente responsabile del servizio, che lo attesta:

(a) la ragione del credito;
(b) il titolo giuridico che supporta il credito;
(c) l’individuazione del soggetto debitore;
(d) l’ammontare del credito;
(e) la relativa scadenza.

In mancanza anche di uno soltanto dei requisiti di cui alle precedenti lettere da a) ad e), non può farsi luogo ad alcun accertamento.”

Ma lo dice la parola stessa: accertamento significa avere la certezza giuridica che il Comune incasserà una certa somma perché esiste un titolo giuridico certo che obbliga un debitore certo a pagarla, e se non la paga, il Comune può intentargli causa.

Ora, sfidiamo chiunque a sostenere e ad argomentare giuridicamente che sulla base della pubblicazione di un semplice bando - come invece sostengono ma non argomentano il ragioniere e anche il segretario del Comune - si possa accertare un’entrata: dov’è la ragione giuridica del credito? Chi è il debitore? Qual è la somma certa da incassare e quando si incasserà con certezza? Nessuno di questi presupposti, che pure devono essere contemplati tutti, può essere soddisfatto con la pubblicazione di un bando, tanto è vero che le gare di pubblico incanto indette con i bandi possono andare deserte, come è avvenuto per più di una volta per il bando in questione.

Soltanto la sottoscrizione di un contratto di rogito in questo caso può costituire la pezza giustificativa idonea ad accertare l’entrata, ma qui non solo il bando definitivo per Via Garibaldi è stato fatto nel 2010, addirittura ancora non è stato sottoscritto il contratto, eppure il prezzo di vendita è stato accertato nel bilancio 2009 e ora messo a consuntivo. Ecco perché questo accertamento di 4.200.000euro è illegittimo e non trova nessuna giustificazione giuridica.

Ecco perché, allora, a priori ci rifiutiamo di discutere un conto consuntivo che non presenta i crismi di legittimità necessari per essere sottoposto alla votazione di questo Consiglio ed ecco perché su questo punto si pone una questione sospensiva ai sensi dell’articolo 81 del Regolamento del Consiglio, chiedendo che venga esaminata e posta in votazione prima della discussione di merito, affinché tutti i consiglieri si esprimano sulla proposta di rinvio di questo punto e ciascuno si assuma con il proprio voto l’eventuale responsabilità politica e giuridica di approvare un atto illegittimo.


[Aggiunta dell’11 luglio 2012: dei testi che precedono, l’articolo è stato pensato e scritto interamente da me,  Salvatore Ricciardi; dell'intervento letto in Consiglio Comunale Campisi aveva preparato la bozza che poi è stata integrata da me in diverse parti. Del tutto mie sono state sia l’idea dell’iniziativa politica sulla questione del piano delle alienazioni dei beni demaniali e delle cifre fittizie inserite nei bilanci comunali (preventivo e consuntivo), sia la proposta dei modi in cui svolgerla dentro e fuori del Consiglio Comunale; l’una e l’altra inizialmente erano state entusiasticamente accettate da Archetti, Campisi, Terragni & C. I contenuti dell’iniziativa e i vari momenti in cui si è svolta, con le giravolte e i voltafaccia di alcuni, nel Consiglio e fuori, si possono ricostruire leggendo i seguenti articoli:


Alla fine, restai solo a sostenere l'idea di ricorrere alla magistratura, e naturalmente non mi fu possibile farlo da solo. Questa precisazione viene fatta esclusivamente per ristabilire la verità e ridimensionare le disinvolte  autorappresentazioni odierne degli Archetti e dei Campisi].


mercoledì 12 maggio 2010

La farsa grottesca della supplica allo Stato affinché stanzi i fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate




La farsa grottesca della supplica affinché lo Stato stanzi fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate va avanti ormai da molti mesi, ma nessuno dei recitanti (gli imbroglioni della maggioranza e quelli al suo servizio, insieme ad alcuni consiglieri di minoranza vacui ed inetti, fra i quali Archetti, Terragni e Binacchi) riesce a trovare il coraggio, o almeno a provare un poco di vergogna, per stracciare una “mozione” che viene trascinata da una sessione all’altra del Consiglio Comunale da circa sei mesi, e che ancora è inserita al punto n. 7 della prossima sessione del 18 maggio. Se fosse approvata, con questa supplica (poiché tale è, e non una “mozione”), il Consiglio Comunale chiederebbe allo Stato:

1) “che vengano stanziati i fondi per la copertura statale per le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale”;
2) “che vengano stanziati i fondi per sopperire al taglio dei trasferimenti dell’ICI sui fabbricati ex rurali”;

3) “che vengano considerati i mancati introiti futuri dell’ICI per le abitazioni che verranno realizzate con un adeguato aggiornamento annuale dei trasferimenti”;

4) “che i pagamenti da parte dello Stato siano tempestivi, in modo che i ritardi non si riflettano negativamente sui soggetti che prestano servizi, lavori e forniture ai comuni”.
Qual è l’origine di questa supplica?
La banda di procacciatori d’affari che nove anni fa si è impadronita del Comune, nell’autunno del 2009 si era accorta che, per quanto riguarda il bilancio, si era cacciata in una situazione dalla quale temeva di non poter più uscire (e poi ne è uscita, si illude, con la vendita di alcuni terreni e con alcune manipolazioni del bilancio consuntivo). Quasi l’intera cifra inscritta nel bilancio preventivo come entrate da concessioni edilizie (6.100.000 €) non era stata accertata, vale a dire che, come avviene almeno da dieci anni, quella previsione era stata iscritta ma non aveva alcun fondamento di veridicità, poiché non si era tenuto conto dell’andamento di questo tipo di entrata negli anni precedenti, ma, anzi, era stata enormemente sovrastimata rispetto alle previsioni, e ancor più rispetto agli accertamenti effettivi, degli anni in cui l’edilizia “tirava”. Già alla fine di settembre (verifica degli equilibri di bilancio), e poi alla fine di novembre (assestamento di bilancio), con una profluvie di discorsi confusissimi, si dava ad intendere che sarebbe stato inevitabile un taglio delle spese (ma non si precisava quali, se quelle correnti, oppure quelle per investimenti). Tanto che, soprattutto alla fine di settembre, da questi discorsi, con i quali il ragioniere comunale (e non, si badi bene, l’assessore al bilancio o il sindaco) diceva e non diceva (parlava di un’aggiustatina qui e di un’altra là nelle entrate, ma non diceva niente di preciso, per esempio, a proposito delle spese che era necessario diminuire drasticamente, né si faceva alcun riferimento preciso alla prospettiva ben reale del mancato rispetto del patto di stabilità) – da questi discorsi sembrava (e non solo a me, che semplicemente assistevo alle smandruppatissime discussioni, ma anche ad alcuni consiglieri, di minoranza e di maggioranza) che, con almeno 5.500.000 € di oneri di urbanizzazione previsti ma ormai sicuramente non accertabili, e con un misero 10% effettivamente accertato come entrate dalle vendite degli immobili (previsti più di 17.000.000 €!), il Consiglio comunale dovesse approvare una manovra di ri-equilibrio. Invece, dai documenti ufficiali (verbale e delibera relativa) risulta che il Consiglio comunale ha approvato il contrario:

“sulla base dei dati disponibili, non risultano situazioni tali da far prevedere l’alterazione degli equilibri di bilancio e la necessità dell’adozione di provvedimenti di riequilibrio della gestione di competenza e di quella dei residui”.
Ma forse era una sentenza presa in prestito dalla Sibilla Cumana…, perché, per esempio, ora si scopre che nel bilancio consuntivo che dovrebbe essere approvato fra poco, le entrate derivanti da alienazioni e da riscossioni (più di 28.000.000 €) sono state ridotte a poco meno di 7.600.000 €; le entrate complessive (quasi 59.000.000 €) sono state ridotte di circa 23.000.000 €; le spese per investimenti (quasi 27.700.000 €) sono state ridotte a 7.322.000 € (ma è una cifra assai dubbia, perché comprenderebbe almeno 4.200.000 € derivanti da vendite di terreni fatte in realtà nel 2010). Sono rimaste invariate solo le spese correnti, a dimostrazione che l’omessa manovra di riequilibrio non ha comportato, ovviamente, nessun vero riequilibrio del bilancio, cioè nessun intervento strutturale, non solo sulle entrate correnti (recupero di tributi, per esempio) e sulla spesa corrente (per esempio, risparmi di molte spese per “prestazioni di servizi” vari e per incarichi esterni; ma probabilmente anche molti altri risparmi), ma anche sull’entrata per investimenti (per esempio, recupero di oneri di urbanizzazione e monetizzazioni di aree standard già abusivamente regalati ai palazzinari, e obbligo di versamento per i nuovi interventi edilizi approvati: per esempio, circa 800.000 € per il P.I.I. di Via Belluno; circa 1.200.000 € per il P.L. Euronics, ecc.). Con questi interventi – o con altri che era possibile studiare – si sarebbero ottenute entrate correnti per pagare i debiti di mutui e prestiti da accendere per investimenti che sarebbe stato possibile coprire, per una parte, con le entrate da concessioni edilizie recuperate.

A cosa serviva la proposta di inviare una supplica allo Stato?
Ma riprendiamo il discorso sulla supplica. Se mancano i soldi, la colpa di chi è? Ma dello Stato, naturalmente, poiché dopo l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa non avrebbe stanziato i fondi per compensare i mancati introiti del Comune! Stesso discorso per l’abolizione dell’ICI sui fabbricati rurali e per l’addizionale IRPEF. Questo il lamento di Marcel-Terragni, ancora una volta ingannato (ma felice di farsi ingannare) da Albertine-Cogliati. E già che c’erano, i due hanno ingannato per l’ennesima volta i consiglieri comunali della minoranza (che sono anch’essi felici di farsi ingannare), piangendo all’unisono anche sui ritardi con i quali, in generale, lo Stato verserebbe al Comune i contributi che gli deve versare.

Marcel-Terragni, tuttavia, che nemmeno di fronte ad un plotone d’esecuzione rinuncerebbe ad essere “propositivo”, pensò bene che fosse necessario suscitare un impeto d’orgoglio nei consiglieri comunali tutti: “Questo Consiglio vuole dimostrare di esserci? Vuole, perdinci, dire qualcosa? Convocatemi, vi prego…, no, come presidente della commissione risorse ecc., convoco me stesso per stendere un’accorata ma vibratissima protesta da mandare a chi ci sta riducendo a pane e acqua!”

Bastava guardare le facce sedute al tavolo della giunta per leggervi, nonostante fossero (e siano) di tolla, una buona dose di imbarazzo, perché quelle facce sapevano bene come stavano realmente le cose, mentre il Marcel limbiatese si era spinto ben al di là della mistificazione necessaria in quel momento: attribuire allo Stato la colpa dei guai provocati dalle manipolazioni che la banda del Tecoppa sub-aspromontano compie sul bilancio del Comune. Il loro interesse, in realtà, si limitava alla presentazione della situazione del bilancio in un modo che, addossando allo Stato tutte le colpe di una frana, non più tanto lenta, verso l'insolvenza, nessuno fosse stimolato a chiedersi, per esempio, come era gestito tutto il bilancio, come andavano tutte le entrate e tutte le uscite, e si facesse venire la voglia, non si sa mai, di gettarvi uno sguardo meno superficiale. Giunti a quel punto, però, non potevano che stare al gioco.

Come stavano (e stanno) realmente le cose?

In un articolo pubblicato in questo blog [v. La madeleine della menzogna del 3 dicembre 2009], con il richiamo alle cifre e alle date dei versamenti che si trovano nel sito web del Ministero dell’Interno, ho dimostrato, tra l’altro, che alla fine di novembre del 2009 lo Stato aveva già:

1) abbondantemente coperto le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI residua sull’abitazione principale (poiché nei fatti era già stata abolita dal centro-sinistra per almeno il 40% delle abitazioni principali);

2) versato un consistente acconto per compensare l’abolizione dell’ICI sui fabbricati ex rurali;

3) tempestivamente aggiornato (e versato) le cifre dei trasferimenti per compensare l’abolizione della residua ICI sull’abitazione principale;

4) pagato con sufficiente tempestività le altre “spettanze” attribuite al Comune di Limbiate,

Per quanto riguarda il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa, le cifre e le date dei versamenti reperibili nel sito del Ministero dell’Interno (http://finanzalocale.interno.it/sitophp/Home_FinPag.php?Titolo=Pagamenti) erano le seguenti:

07-07-2008: 549.500,00;
12-12-2008: 398.123,31;
13-12-2008: 93.720,99;
Totale: 1.041.344,30

Quindi, più di sei mesi prima della scadenza del saldo del 2008 (fine giugno 2009, se l’ICI non fosse stata abolita), lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, aveva già rimborsato il 94,66% degli accertamenti dell’anno prima (1.1oo.000 €), quando l’ICI non era stata ancora abolita.

E proprio mentre veniva messa in piedi la farsa della protesta per i “mancati trasferimenti”, il 7-12-2009 lo Stato versava ancora 101.227,15 € e portava il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa a 1.142.571,45 €.

Ancora, un altro versamento di 93.110,71 €, è stato fatto il 25-03-2010, e quindi il totale dei rimborsi per il 2008 è stato di 1.235.682,16 €, cifra che ha superato del 12,33% quella degli accertamenti del Bilancio consuntivo del 2007, quando l’ICI sull’abitazione principale non era stata ancora abolita.

Dunque: con un rimborso che ha superato del 12,33% l’accertamento del 2007, come si fa a dire che nel 2008 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

Nei giorni scorsi, il 10-05-2010, sono stati stabiliti definitivamente i trasferimenti compensativi spettanti per il 2008 e per il 2009 (v. http://finanzalocale.interno.it/fina/iciPc2009Dati.php). Per l'anno 2008 il rimborso spettante al Comune di Limbiate è di 1.245.092,08 €. Poiché, come abbiamo visto, lo Stato ha già versato 1.235.682,16 €, deve ancora al Comune un saldo di 9.409,92 €, che sarà versato entro poche settimane. Alla fine, quindi, il rimborso per l’anno 2008 dell’ICI sulla prima casa avrà superato del 13,19 % l’accertamento del 2007.


Per l’anno 2009 la situazione non era e non è diversa: nel Bilancio di previsione 2009 del Comune di Limbiate la cifra inscritta per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale era 1.170.000 €. Alla fine di novembre 2009 la “spettanza” (cioè il rimborso che lo Stato aveva destinato al Comune) era quella stabilita con l’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali: 1.073.467,14 €, che sono stati versati entro la fine di novembre 2009:

15 giugno 2009: 549.500,00
27 novembre 2009: 523.967,14
Totale: 1.073.467,14

pari al 91,74% della previsione di bilancio. Si tenga presente che se l’ICI sulla prima casa non fosse stata abolita, il Comune ne incasserebbe il saldo 2009 alla fine del prossimo giugno 2010; lo Stato, invece, quando a questa data mancavano ancora sette mesi, aveva già rimborsato il 91,74% della cifra inscritta nel bilancio previsionale 2009!
Successivamente, il rimborso ai comuni per il 2009 è stato rideterminato, e il Comune di Limbiate il 24 marzo 2010 ha ricevuto un altro versamento di 313.450,00 €.

Dunque, per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale 2009, il Comune di Limbiate ha ricevuto 1.386.917,14 euro (cifra definitiva), cioè più di quanto aveva inscritto nella previsione del bilancio 2009 (1.170.000 euro): esattamente +18,54%.

Ebbene, anche per il 2009 non si può non porre la domanda: con un rimborso (quasi interamente anticipato) che ha superato del 18,54%% la previsione 2009, come si fa a dire che nel 2009 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

L’angelo sterminatore

Torniamo alla “supplica”. Se già alla fine di novembre del 2009 non aveva alcun fondamento per il rimborso dell’ICI sulla prima abitazione (come non ne aveva per tutti gli altri “trasferimenti”, come vedremo in un successivo articolo), ancor meno ne ha oggi. Tuttavia, ai primi di dicembre del 2009 la supplica è stata comunque stesa e, probabilmente dopo il mio articolo, è stata più volte limata ed infine inviata ai gruppi consiliari. Con la lettera accompagnatoria, però, il droghiere che presiede il Consiglio Comunale e Marcel-Terragni solo apparentemente sollecitavano i gruppi consiliari ad esprimersi, poiché in realtà suggerivano che si facesse in modo da rendere inutile la supplica. In sostanza, né la maggioranza né l’opposizione avevano il coraggio di ammettere, la prima, che aveva architettato l’ennesima mistificazione, e la seconda, che per l’ennesima volta si era fatta uccellare; quindi si suggeriva quasi apertamente che si facessero passare intanto alcuni mesi, fino ad arrivare oltre l’approvazione della Legge Finanziaria, che avrebbe reso “vana” (ma non si spiegava perché) “la manifestazione di volontà in ordine alle difficoltà dei bilanci comunali, oggetto della mozione…, se fosse inviata dopo tale approvazione”.

E, in effetti, la supplica non è mai stata discussa, però è rimasta sempre all’ordine del giorno, da un consiglio all’altro, continuando una farsa grottesca che, nonostante l’ambiente qui sia decisamente paesano, ha diverse somiglianze con uno dei capolavori di Luis Buñuel, L'angelo sterminatore. In quel film un gruppo di borghesi (pars pro toto) piomba, senza accorgersene, in una situazione bloccata, dalla quale, per mancanza di consapevolezza autocritica, non può uscire, e può solo sprofondare sempre più nelle dilacerazioni provocate da rapporti improntati all’ipocrisia e al falso. Trovata poi, casualmente, una via d’uscita (ricostituendo le posizioni iniziali di ognuno) questa si rivela del tutto illusoria, perché non appena il gruppo si ritrova ancora insieme in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, torna ad essere bloccato. Fuori, intanto scoppiano violentissime le contraddizioni sociali, che la polizia reprime brutalmente …

Assai simile è la situazione nella quale si trova il piccolo ceto politico dell’”opposizione” di Limbiate, in questa come in altre vicende. Per la verità, si deve ricordare che l’IDV nel Consiglio Comunale si era unita al pianto degli altri ma, dopo aver letto il mio articolo, ha cambiato posizione e, riprendendo quasi alla lettera parti del mio articolo, ha dichiarato che non avrebbe sottoscritto quel testo. La supplica, però, è ancora lì, fra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale che attendono di essere discussi, mentre ormai ci si accinge a discutere (si fa per dire) il rendiconto consuntivo 2009. Per chi le volesse leggere tenendo a mente, intanto, le smandruppatissime discussioni consiliari dell’autunno scorso, le cifre di questo documento aiuterebbero a capire (seppure molto, ma molto meno direttamente delle cifre del Ministero dell’Interno, consultabili da chiunque) quale funzione hanno svolto in questa ennesima deprimente vicenda, più o meno consapevolmente, i vari Terragni, con i suoi lamenti sui “tagli” dei finanziamenti dello Stato e sui versamenti “sempre più dilazionati”, e Archetti, che avendo fatto sua la missione di recuperare il senso delle cose, non ha usato mezzi termini e ha scritto di “scippo” (v. per esempio, Consiglio, discussione su Teatro e Governo “scippatore”): l’uno e l’altro sono stati dei veri collaborazionisti.

Ma da Terragni e da Archetti non si può pretendere nessuna franchezza autocritica, nemmeno surrettizia. La supplica poteva essere fatta sparire in silenzio, e così Terragni e Archetti avrebbero potuto risparmiarsi e risparmiarci lo spettacolo che sicuramente offriranno quando la supplica sarà discussa: il primo ci darà un ennesimo saggio della recita della responsabile saggezza che continua ad ammannirci da quarant’anni, e il secondo l’ennesima dimostrazione della sua impreparazione a fare il consigliere comunale e di essersi fatto infinocchiare un’altra volta (e di esserne felice), nonostante il suo perenne sbraitare su questioni delle quali, esclusivamente per sua colpa, ignora anche gli elementi basilari. Il fatto è che ai due questa banale decisione proprio è interdetta: al primo perché si balocca ancora con frusti schemi tipici degli anni settanta-ottanta del novecento, dei quali, poiché non ha ancora capito che non è più sindaco, ma sarebbe all’opposizione, ripete anche certi luoghi comuni propagandistici; al secondo perché gli circola nel sangue un tasso troppo alto di quella miscela di presunzione, di boria, di manicheismo e di fanatismo che gli impedisce di formulare il sobrio pensiero che si risparmierebbe un’ennesima magra figura se lasciasse cadere, per parte sua, l’iniziativa della supplica.