sabato 22 maggio 2010

Una santa alleanza di irresponsabili ha dichiarato legittimo un conto consuntivo che contiene entrate fittizie




È ormai assodato che una parte consistente delle entrate del Rendiconto consuntivo 2009 del Comune di Limbiate è del tutto fittizia, poiché ciò è stato ammesso nel Consiglio comunale del 18 maggio 2010 dallo stesso responsabile del servizio finanziario comunale, dr. Giuseppe Cogliati, seppure con termini eufemistici: al termine del solito affastellamento di cifre con il quale di anno in anno presenta i bilanci, egli ha ammesso che la procedura con la quale è stata accertata l’entrata per la vendita di parte dei terreni di Via Garibaldi “probabilmente non è stata corretta”. Ma, per chiamare le cose con il loro nome, si tratta di questo: quell’entrata non è stata accertata nel 2009, e quindi la cifra di circa 4.200.000 euro inserita nel rendiconto 2009 è del tutto fittizia. Quei terreni sono stati aggiudicati, oltretutto con una procedura dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, non prima del 23 febbraio 2010. Ancora oggi, non risulta che sia stato sottoscritto il rogito, unico vero presupposto dell’accertamento dell’entrata.

Ma, nonostante l’ammissione dello stesso ragioniere comunale, che ha evidenziato, nei fatti, che il conto consuntivo 2009 è privo di veridicità, e quindi è illegittimo, si è costituita una santa alleanza di irresponsabili, composta dalla maggioranza di centro-destra, dal PD e dai due consiglieri della sedicente “Sinistra”, Terragni e Cenci, per mettere a posto chiunque si arroghi di poter eccepire alcunché sulla legittimità degli atti della giunta e dei funzionari al suo servizio. Questa santa alleanza (forse costituita non proprio all’impronta) ha quindi mascherato e rafforzato la protervia della maggioranza di centro-destra, che ha avuto buon gioco nel respingere la proposta di sospendere l’esame del conto consuntivo per consentirne la correzione prima di metterlo ai voti per l’approvazione. L’inversione di rotta di alcuni consiglieri di minoranza, evidentemente privi, non diciamo di intelligenza politica, ma almeno di fiuto politico, rispetto al 9 aprile (quando la minoranza abbandonò l’aula per protesta contro il rifiuto di rinviare l’approvazione del bilancio di previsione) è stata di 180 gradi, e così hanno offerto a Romeo e ai suoi funzionari la possibilità di superare senza danni (ma solo per il momento) uno scoglio pericolosissimo, di fronte al quale si erano presentati non proprio uniti.

La richiesta di sospensione, prevista dal regolamento del Consiglio comunale, è stata fatta in aula dal consigliere dell’IDV Michelangelo Campisi, ma già il 19 aprile 2010 i sottoscritti avevano inviato al sindaco, alla Giunta Comunale, al ragioniere, ad altri funzionari che hanno parte nella vendita degli immobili demaniali e al segretario comunale, una diffida con la quale, oltre ad intimare di prendere atto della sentenza della Corte Costituzionale n. 340/2009, intimavano di emendare il bilancio preventivo e il conto consuntivo. Altezzosamente, a questa diffida (diffida, e non “lettera minatoria”, esimio dr. Cogliati!) non è stato dato alcun riscontro.

La giustificazione addotta per questo accertamento fittizio, che secondo il ragioniere comunale e il suo capo Romeo dovrebbe risultare tanto convincente da far chiudere non uno ma entrambi gli occhi, è stata la seguente: l’accertamento di quei 4.200.000 euro era indispensabile per costruire una scuola elementare. Ci permettiamo di non credere alle loro parole, poiché nel conto consuntivo 2009 troviamo che dello stanziamento previsto per questa spesa (10.389.500 euro), fra pagamenti e residui risultano impegnati solo 108.555,20 euro; il resto, ovviamente, è stato scritto nei “minori residui o economie”. Invece, l’iscrizione nel consuntivo di 4.199.706,83 euro di entrate sicuramente fittizie alla chiusura della competenza (31-12-2009), serve a mascherare quasi interamente la differenza tra le entrate residue effettive del titolo IV (entrate destinate a finanziare il titolo II delle spese) e gli impegni residui del titolo II (spese in conto capitale). Infatti, detratti gli accertamenti fittizi, le entrate residue ammontano a soli 474.962,41 euro, mentre gli impegni residui del titolo II delle spese ammontano a 5.077.890,63. Vale a dire che la competenza 2009 lascia, in realtà, 4.602.928,22 euro di residui impegni di spesa in conto capitale, ai quali non corrisponde una cifra pari negli accertamenti residui delle entrate del titolo IV. Ricapitoliamo i residui effettivi della competenza 2009, parte capitale:

entrate residue titolo IV: 474.962,41;
spese residue titolo II: 5.077.890,63;
differenza: 4.602.928,22.

Ma anche conservando gli accertamenti fittizi, poiché la competenza lascerebbe 403.201,09 euro di spese in conto capitale impegnate ma non finanziate dal titolo IV delle entrate, per finanziare la costruzione di una scuola non sarebbe disponibile, in realtà, nemmeno un centesimo.

Ancora per quanto riguarda la parte capitale, la situazione è la stessa se si guardano le cifre dei residui rimasti:

entrate titolo IV: 5.266.050,03;
spese titolo II: 9.592.854,25;
differenza: 4.326.804,22.

Nulla si sa della reale esigibilità dei residui del titolo V, entrate derivanti da accensione di prestiti:

2.648.499,76 euro

Per la spesa corrente la competenza 2009 si è chiusa con questi residui:

entrate accertate titoli I, II, III: 5.998.839,90 euro;
spese impegnate titolo I: 8.220.390,63;
differenza: 2.221.550,73.

Solo nella parte corrente dei residui rimasti la situazione sembrerebbe migliore:

entrate titoli I, II, III: 5.137.243,48;
spese titolo I: 1.922.831,53;
differenza: 3.214.411,95.

Tuttavia, a proposito di questi residui rimasti, non si sa quale sia la situazione reale delle entrate (quanto, cioè, siano realmente esigibili) e degli impegni (quanto, cioè, siano realmente vincolanti).

Il fondo cassa al 31 dicembre era di 1.784.549,37.

È a fronte di questi dati che deve essere considerata la gara a chi riusciva ad essere più grottesco, che si è svolta nel consiglio del 18 maggio; a questa gara hanno partecipato:

1) il dr. Cogliati, responsabile del Servizio finanziario del Comune di Limbiate, al quale i cittadini pagano uno stipendio lordo annuo di 69.000 euro, affinché, svolgendo il suo incarico di “alta specializzazione”, rispetti, fra le altre norme, il comma 4 dell’art. 153 del TUEL:

“Il responsabile del servizio finanziario, di ragioneria o qualificazione corrispondente, è preposto alla verifica di veridicità delle previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa, avanzate dai vari servizi, da iscriversi nel bilancio annuale o pluriennale ed alla verifica periodica dello stato di accertamento delle entrate e di impegno delle spese.”

Ma egli, alto funzionario che di “forme” vive, ha dichiarato con finto candore che si deve badare più alla sostanza che alla forma (cioè alla legge), e quindi, anche se “formalmente non è tanto corretto”, in un bilancio si può anche scrivere la cifra fittizia di 4.200.000 euro!;

2) il sindaco, che ha letto un supposto “parere legale”, senza accorgersi, innanzitutto, che le premesse che stava leggendo erano l’esatta ripetizione delle premesse sulle quali poggiava la diffida [v. diffida protocollata] con la quale i sottoscritti gli avevano intimato di rispettare la legge ed emendare sia il bilancio di previsione 2010 che il rendiconto consuntivo 2009, e, soprattutto, senza accorgersi che la conclusione del “parere” era logicamente incongrua con le premesse (secondo il “parere legale” l’approvazione delle varianti urbanistiche “automatiche” è una situazione giuridica consolidata, e quindi non più reversibile, mentre in realtà è solo una norma derivata da una legge dichiarata incostituzionale, e quindi perde la sua validità insieme a questa);

3) il consigliere del PD Archetti, che ha dichiarato che, poiché lui non ci aveva capito niente, nemmeno un consiglio di soli avvocati sarebbe riuscito a capire qualcosa, e poi ha votato, insieme ai due consiglieri della “Sinistra” (ma quale sinistra sarebbe, quella che attribuisce validità ad un bilancio che contiene entrate fittizie?), per respingere la richiesta di sospendere l’approvazione del consuntivo e di metterlo ai voti dopo averlo emendato. Archetti, tuttavia, non ha trascurato di abbassare la funzione di consigliere comunale fino al punto di rivolgere becere accuse di imprecisate “diffamazioni e falsità” e minacce di ricorrere “al tribunale” ad uno dei sottoscritti presente fra il pubblico, ovviamente senza nominarlo ma indicandolo con ripetuti cenni del capo, approfittando del fatto che i cittadini non possono intervenire durante i lavori del consiglio;

4) alcuni consiglieri della maggioranza, delle cui frasi totalmente fuori tema e inconsistenti, ma grondanti manicheismo e disprezzo per la legalità, non vale la pena di parlare.

Sarebbe veramente difficile stabilire chi in questa gara allucinata e allucinante ha primeggiato. A tutti, in ogni modo, spetta ex aequo la palma dell’irresponsabilità e del disprezzo per le reali funzioni del Consiglio comunale, fra le quali non vi è quella di convalidare gli atti illegittimi di una giunta che non sa amministrare e di alcuni funzionari che ritengono che il rispetto del giuramento di fedeltà alle leggi, a suo tempo prestato, sia un atto discrezionale. I sottoscritti, infatti, sottoporranno il Rendiconto consuntivo 2009 del Comune di Limbiate all’attenzione della Corte dei Conti, che non potrà che ribadire il principio della competenza e quello della veridicità degli accertamenti d’entrata (che lo stesso dr. Cogliati ammette di aver violato) e dichiarare illegittime, quindi, le entrate fittizie. La Procura della Repubblica, per parte sua, potrebbe individuare in questa vicenda diversi gravi reati ascrivibili alla responsabilità di molti soggetti, compresi i consiglieri comunali, che erano informati su ciò che stavano facendo. Aver costituito una specie di santa alleanza degli irresponsabili tra maggioranza di centro-destra e parte della presunta opposizione (salvo, poi, fare la recita dei rispettivi ruoli al momento del voto finale) per votare un rendiconto palesemente falso, non esime nessuno dal doverne rispondere non solo politicamente, ma anche di fronte alle autorità giudiziarie.

La logica perversa alla quale ha obbedito la maggioranza era scontata, ma non era altrettanto scontato che quanto a manicheismo fosse largamente superata dal PD e dalla “Sinistra”, fino al punto di sprofondare non nella miopia, bensì nella totale cecità politica. Ma ne risponderanno ai loro iscritti e agli elettori.


Michelangelo Campisi, capogruppo dell’Italia dei Valori
Salvatore Ricciardi, organizer del Gruppo Amici di Beppe Grillo


(Riporto di seguito l’intervento con il quale è stato chiesto di sospendere l’approvazione del rendiconto consuntivo 2009.)

Il conto consuntivo 2009 non è veridico o, se si preferisce, è falso.

Per due motivi semplici: primo, perché sono state inserite entrate consistenti che derivano da atti amministrativi che sono da considerarsi illegittimi per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale; secondo, perché quelle stesse entrate sono state “accertate” in maniera illegittima e contraria a quanto previsto dalla legge.

Per quanto riguarda la questione della legittimità delle cifre provenienti dalle vendite di alcuni terreni comunali inserite nei bilanci, abbiamo già detto e scritto a sufficienza, ma è utile ripetersi.

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della parte del comma 2 dell’articolo 58 del decreto legge n. 112/2008 nella quale disponeva che l’inserimento degli immobili nel Piano delle valorizzazioni e alienazioni dell’ente e la previsione della destinazione urbanistica costituiscono immediatamente variante allo strumento urbanistico generale, stabilendo invece che la deliberazione che dispone la destinazione urbanistica dell’immobile inserito nel Piano sia sottoposta alla procedura ordinaria idonea a verificare la conformità agli eventuali atti di pianificazione sovra ordinata di competenza della provincia e della regione.

Ora, la Cassazione ha più volte ribadito che le pronunce della Corte Costituzionale hanno effetto retroattivo, inficiando fin dall'origine la validità e l'efficacia della norma dichiarata contraria alla Costituzione, salvo il limite delle situazioni giuridiche "consolidate" per effetto di eventi che l'ordinamento giuridico riconosce idonei a produrre tale effetto, quali le sentenze passate in giudicato, l'atto amministrativo non più impugnabile, la prescrizione e la decadenza.

Invece, infischiandosene di questa sentenza che fa legge, anche dopo il giorno in cui la sopra citata sentenza della Corte Costituzionale è divenuta efficace (08/01/2010), il comune di Limbiate ha pubblicato bandi di pubblico incanto per la vendita di immobili per i quali veniva ancora specificato che la destinazione urbanistica del PRG vigente degli immobili in oggetto era stata variata sulla base della norma dichiarata incostituzionale – in particolare ci riferiamo al bando per la vendita dei terreni di Via Garibaldi che è stato ri-pubblicato il 21 gennaio 2010, dopo la sentenza - quindi omettendo di specificare che per effetto della sopra citata sentenza quelle varianti avevano perso ogni validità e accertando come se niente fosse nel bilancio le entrate previste come base d’asta.

Per questo motivo abbiamo chiesto con una diffida – senza ottenere risposte - di annullare con una procedura di autotutela i bandi pubblicati posteriormente al 7/01/2010 o ancora in corso di costituzione e non ancora perfezionati per la vendita di immobili la cui destinazione risultava variata con l’approvazione del Piano delle valorizzazioni e alienazioni allegato al Bilancio 2009, e naturalmente abbiamo chiesto di cancellare dai bilanci tutte le somme previste o accertate per effetto di quei bandi

Non ci si dica che la mera pubblicazione di un bando è atta a creare situazioni giuridiche consolidate o che può essere svantaggioso per il Comune annullare quei bandi. Intanto, fino a che non si firma un contratto, non esiste nessuna situazione giuridica consolidata da tutelare, in secondo luogo l’interesse primario di un ente pubblico è il rispetto della legalità: il comune non può mettere in vendita terreni la cui nuova destinazione urbanistica non è legittima poiché è stata approvata con una procedura che non è legittima Se dall’annullamento degli atti amministrativi compiuti abusivamente dovessero eventualmente derivare danni al Comune, di questi danni risponda chi ha compiuto l’abuso, e non si usi invece il pretesto dell’interesse economico per violare la legge.

Ma questo è un comune strano, dove non si annullano gli atti illegittimi e si annullano quelli legittimi. Per esempio, il bando per la vendita dei terreni di via dell’Artigianato prima viene aggiudicato alla società IEFFE in maniera assolutamente regolare, subito dopo però, quando un’altra ditta dichiara di volersi avvalere del diritto di prelazione previsto dal bando, senza motivazioni valide è lo stesso Comune che dichiara nullo il bando e indice una nuova procedura di gara aggiudicando il terreno alla nuova ditta, la SABA. La IEFFE fa ricorso al TAR, che lo accoglie e sospende l’annullamento in attesa di giudizio di merito. Il Comune intanto ha speso soldi per un parere legale e per la difesa avanti il TAR, per decidere alla fine che le motivazioni dell'ordinanza erano inoppugnabili e, quindi, era meglio non aspettare il giudizio di merito e tornare al punto di partenza rendendo operativa la prima aggiudicazione definitiva a IEFFE. Soldi buttati.

Per quanto riguarda invece la legittimità di alcuni accertamenti inscritti nel conto consuntivo, in commissione il ragioniere Cogliati ha dichiarato che la somma di circa 4.200.000 euro relativi alla vendita dei terreni di Via Garibaldi è stata accertata in bilancio sulla base della determinazione dirigenziale di indizione del bando di pubblico incanto, poiché il procedimento amministrativo era già stato avviato, riferendosi, evidentemente alle tre gare risultate deserte nel 2009.

Questa procedura è illegittima.

In ognuna di quelle tre occasioni, al momento della verifica che nessuna offerta era stata presentata, il relativo verbale ha chiuso il procedimento, che, infatti, è stato riavviato il 21 gennaio 2010.

A tutti è noto che nel bilancio si fanno delle previsioni di entrata; quando queste previsioni nel corso dell’anno di esercizio si trasformano in un diritto di credito che il Comune può vantare nei confronti di un debitore certo, si accerta nell’anno di competenza la somma corrispondente, che poi materialmente può essere incassata anche in un anno successivo. L’importante però è che nell’anno di esercizio si appuri la ragione del credito, l’ammontare relativo ed il debitore, in altre parole la causale dell’entrata, l’importo ed il cliente. Un accertamento non comprensivo di tutti questi elementi non ha valore giuridico e non può essere registrato o quantomeno deve essere, con una manovra di riequilibrio o in fase di assestamento, cancellato. Il comma 1 dell’articolo 179 del D.lgs n. 267/2000, “Testo Unico sugli Enti Locali” in proposito è chiarissimo:

“L'accertamento costituisce la prima fase di gestione dell'entrata mediante la quale, sulla base di idonea documentazione, viene verificata la ragione del credito e la sussistenza di un idoneo titolo giuridico, individuato il debitore, quantificata la somma da incassare, nonché fissata la relativa scadenza”.

Questa procedura è ulteriormente specificata dal “Principio contabile n. 2 per gli enti locali”, approvato il 18 novembre 2008 dall’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali” del Ministero dell’Interno.

“L’accertamento consiste nella rilevazione contabile di un diritto di credito sorto nell’esercizio finanziario e presuppone idonea documentazione attraverso la quale sono verificati ed evidenziati dal competente responsabile del servizio, che lo attesta:

(a) la ragione del credito;
(b) il titolo giuridico che supporta il credito;
(c) l’individuazione del soggetto debitore;
(d) l’ammontare del credito;
(e) la relativa scadenza.

In mancanza anche di uno soltanto dei requisiti di cui alle precedenti lettere da a) ad e), non può farsi luogo ad alcun accertamento.”

Ma lo dice la parola stessa: accertamento significa avere la certezza giuridica che il Comune incasserà una certa somma perché esiste un titolo giuridico certo che obbliga un debitore certo a pagarla, e se non la paga, il Comune può intentargli causa.

Ora, sfidiamo chiunque a sostenere e ad argomentare giuridicamente che sulla base della pubblicazione di un semplice bando - come invece sostengono ma non argomentano il ragioniere e anche il segretario del Comune - si possa accertare un’entrata: dov’è la ragione giuridica del credito? Chi è il debitore? Qual è la somma certa da incassare e quando si incasserà con certezza? Nessuno di questi presupposti, che pure devono essere contemplati tutti, può essere soddisfatto con la pubblicazione di un bando, tanto è vero che le gare di pubblico incanto indette con i bandi possono andare deserte, come è avvenuto per più di una volta per il bando in questione.

Soltanto la sottoscrizione di un contratto di rogito in questo caso può costituire la pezza giustificativa idonea ad accertare l’entrata, ma qui non solo il bando definitivo per Via Garibaldi è stato fatto nel 2010, addirittura ancora non è stato sottoscritto il contratto, eppure il prezzo di vendita è stato accertato nel bilancio 2009 e ora messo a consuntivo. Ecco perché questo accertamento di 4.200.000euro è illegittimo e non trova nessuna giustificazione giuridica.

Ecco perché, allora, a priori ci rifiutiamo di discutere un conto consuntivo che non presenta i crismi di legittimità necessari per essere sottoposto alla votazione di questo Consiglio ed ecco perché su questo punto si pone una questione sospensiva ai sensi dell’articolo 81 del Regolamento del Consiglio, chiedendo che venga esaminata e posta in votazione prima della discussione di merito, affinché tutti i consiglieri si esprimano sulla proposta di rinvio di questo punto e ciascuno si assuma con il proprio voto l’eventuale responsabilità politica e giuridica di approvare un atto illegittimo.


[Aggiunta dell’11 luglio 2012: dei testi che precedono, l’articolo è stato pensato e scritto interamente da me,  Salvatore Ricciardi; dell'intervento letto in Consiglio Comunale Campisi aveva preparato la bozza che poi è stata integrata da me in diverse parti. Del tutto mie sono state sia l’idea dell’iniziativa politica sulla questione del piano delle alienazioni dei beni demaniali e delle cifre fittizie inserite nei bilanci comunali (preventivo e consuntivo), sia la proposta dei modi in cui svolgerla dentro e fuori del Consiglio Comunale; l’una e l’altra inizialmente erano state entusiasticamente accettate da Archetti, Campisi, Terragni & C. I contenuti dell’iniziativa e i vari momenti in cui si è svolta, con le giravolte e i voltafaccia di alcuni, nel Consiglio e fuori, si possono ricostruire leggendo i seguenti articoli:


Alla fine, restai solo a sostenere l'idea di ricorrere alla magistratura, e naturalmente non mi fu possibile farlo da solo. Questa precisazione viene fatta esclusivamente per ristabilire la verità e ridimensionare le disinvolte  autorappresentazioni odierne degli Archetti e dei Campisi].


mercoledì 12 maggio 2010

La farsa grottesca della supplica allo Stato affinché stanzi i fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate




La farsa grottesca della supplica affinché lo Stato stanzi fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate va avanti ormai da molti mesi, ma nessuno dei recitanti (gli imbroglioni della maggioranza e quelli al suo servizio, insieme ad alcuni consiglieri di minoranza vacui ed inetti, fra i quali Archetti, Terragni e Binacchi) riesce a trovare il coraggio, o almeno a provare un poco di vergogna, per stracciare una “mozione” che viene trascinata da una sessione all’altra del Consiglio Comunale da circa sei mesi, e che ancora è inserita al punto n. 7 della prossima sessione del 18 maggio. Se fosse approvata, con questa supplica (poiché tale è, e non una “mozione”), il Consiglio Comunale chiederebbe allo Stato:

1) “che vengano stanziati i fondi per la copertura statale per le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale”;
2) “che vengano stanziati i fondi per sopperire al taglio dei trasferimenti dell’ICI sui fabbricati ex rurali”;

3) “che vengano considerati i mancati introiti futuri dell’ICI per le abitazioni che verranno realizzate con un adeguato aggiornamento annuale dei trasferimenti”;

4) “che i pagamenti da parte dello Stato siano tempestivi, in modo che i ritardi non si riflettano negativamente sui soggetti che prestano servizi, lavori e forniture ai comuni”.
Qual è l’origine di questa supplica?
La banda di procacciatori d’affari che nove anni fa si è impadronita del Comune, nell’autunno del 2009 si era accorta che, per quanto riguarda il bilancio, si era cacciata in una situazione dalla quale temeva di non poter più uscire (e poi ne è uscita, si illude, con la vendita di alcuni terreni e con alcune manipolazioni del bilancio consuntivo). Quasi l’intera cifra inscritta nel bilancio preventivo come entrate da concessioni edilizie (6.100.000 €) non era stata accertata, vale a dire che, come avviene almeno da dieci anni, quella previsione era stata iscritta ma non aveva alcun fondamento di veridicità, poiché non si era tenuto conto dell’andamento di questo tipo di entrata negli anni precedenti, ma, anzi, era stata enormemente sovrastimata rispetto alle previsioni, e ancor più rispetto agli accertamenti effettivi, degli anni in cui l’edilizia “tirava”. Già alla fine di settembre (verifica degli equilibri di bilancio), e poi alla fine di novembre (assestamento di bilancio), con una profluvie di discorsi confusissimi, si dava ad intendere che sarebbe stato inevitabile un taglio delle spese (ma non si precisava quali, se quelle correnti, oppure quelle per investimenti). Tanto che, soprattutto alla fine di settembre, da questi discorsi, con i quali il ragioniere comunale (e non, si badi bene, l’assessore al bilancio o il sindaco) diceva e non diceva (parlava di un’aggiustatina qui e di un’altra là nelle entrate, ma non diceva niente di preciso, per esempio, a proposito delle spese che era necessario diminuire drasticamente, né si faceva alcun riferimento preciso alla prospettiva ben reale del mancato rispetto del patto di stabilità) – da questi discorsi sembrava (e non solo a me, che semplicemente assistevo alle smandruppatissime discussioni, ma anche ad alcuni consiglieri, di minoranza e di maggioranza) che, con almeno 5.500.000 € di oneri di urbanizzazione previsti ma ormai sicuramente non accertabili, e con un misero 10% effettivamente accertato come entrate dalle vendite degli immobili (previsti più di 17.000.000 €!), il Consiglio comunale dovesse approvare una manovra di ri-equilibrio. Invece, dai documenti ufficiali (verbale e delibera relativa) risulta che il Consiglio comunale ha approvato il contrario:

“sulla base dei dati disponibili, non risultano situazioni tali da far prevedere l’alterazione degli equilibri di bilancio e la necessità dell’adozione di provvedimenti di riequilibrio della gestione di competenza e di quella dei residui”.
Ma forse era una sentenza presa in prestito dalla Sibilla Cumana…, perché, per esempio, ora si scopre che nel bilancio consuntivo che dovrebbe essere approvato fra poco, le entrate derivanti da alienazioni e da riscossioni (più di 28.000.000 €) sono state ridotte a poco meno di 7.600.000 €; le entrate complessive (quasi 59.000.000 €) sono state ridotte di circa 23.000.000 €; le spese per investimenti (quasi 27.700.000 €) sono state ridotte a 7.322.000 € (ma è una cifra assai dubbia, perché comprenderebbe almeno 4.200.000 € derivanti da vendite di terreni fatte in realtà nel 2010). Sono rimaste invariate solo le spese correnti, a dimostrazione che l’omessa manovra di riequilibrio non ha comportato, ovviamente, nessun vero riequilibrio del bilancio, cioè nessun intervento strutturale, non solo sulle entrate correnti (recupero di tributi, per esempio) e sulla spesa corrente (per esempio, risparmi di molte spese per “prestazioni di servizi” vari e per incarichi esterni; ma probabilmente anche molti altri risparmi), ma anche sull’entrata per investimenti (per esempio, recupero di oneri di urbanizzazione e monetizzazioni di aree standard già abusivamente regalati ai palazzinari, e obbligo di versamento per i nuovi interventi edilizi approvati: per esempio, circa 800.000 € per il P.I.I. di Via Belluno; circa 1.200.000 € per il P.L. Euronics, ecc.). Con questi interventi – o con altri che era possibile studiare – si sarebbero ottenute entrate correnti per pagare i debiti di mutui e prestiti da accendere per investimenti che sarebbe stato possibile coprire, per una parte, con le entrate da concessioni edilizie recuperate.

A cosa serviva la proposta di inviare una supplica allo Stato?
Ma riprendiamo il discorso sulla supplica. Se mancano i soldi, la colpa di chi è? Ma dello Stato, naturalmente, poiché dopo l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa non avrebbe stanziato i fondi per compensare i mancati introiti del Comune! Stesso discorso per l’abolizione dell’ICI sui fabbricati rurali e per l’addizionale IRPEF. Questo il lamento di Marcel-Terragni, ancora una volta ingannato (ma felice di farsi ingannare) da Albertine-Cogliati. E già che c’erano, i due hanno ingannato per l’ennesima volta i consiglieri comunali della minoranza (che sono anch’essi felici di farsi ingannare), piangendo all’unisono anche sui ritardi con i quali, in generale, lo Stato verserebbe al Comune i contributi che gli deve versare.

Marcel-Terragni, tuttavia, che nemmeno di fronte ad un plotone d’esecuzione rinuncerebbe ad essere “propositivo”, pensò bene che fosse necessario suscitare un impeto d’orgoglio nei consiglieri comunali tutti: “Questo Consiglio vuole dimostrare di esserci? Vuole, perdinci, dire qualcosa? Convocatemi, vi prego…, no, come presidente della commissione risorse ecc., convoco me stesso per stendere un’accorata ma vibratissima protesta da mandare a chi ci sta riducendo a pane e acqua!”

Bastava guardare le facce sedute al tavolo della giunta per leggervi, nonostante fossero (e siano) di tolla, una buona dose di imbarazzo, perché quelle facce sapevano bene come stavano realmente le cose, mentre il Marcel limbiatese si era spinto ben al di là della mistificazione necessaria in quel momento: attribuire allo Stato la colpa dei guai provocati dalle manipolazioni che la banda del Tecoppa sub-aspromontano compie sul bilancio del Comune. Il loro interesse, in realtà, si limitava alla presentazione della situazione del bilancio in un modo che, addossando allo Stato tutte le colpe di una frana, non più tanto lenta, verso l'insolvenza, nessuno fosse stimolato a chiedersi, per esempio, come era gestito tutto il bilancio, come andavano tutte le entrate e tutte le uscite, e si facesse venire la voglia, non si sa mai, di gettarvi uno sguardo meno superficiale. Giunti a quel punto, però, non potevano che stare al gioco.

Come stavano (e stanno) realmente le cose?

In un articolo pubblicato in questo blog [v. La madeleine della menzogna del 3 dicembre 2009], con il richiamo alle cifre e alle date dei versamenti che si trovano nel sito web del Ministero dell’Interno, ho dimostrato, tra l’altro, che alla fine di novembre del 2009 lo Stato aveva già:

1) abbondantemente coperto le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI residua sull’abitazione principale (poiché nei fatti era già stata abolita dal centro-sinistra per almeno il 40% delle abitazioni principali);

2) versato un consistente acconto per compensare l’abolizione dell’ICI sui fabbricati ex rurali;

3) tempestivamente aggiornato (e versato) le cifre dei trasferimenti per compensare l’abolizione della residua ICI sull’abitazione principale;

4) pagato con sufficiente tempestività le altre “spettanze” attribuite al Comune di Limbiate,

Per quanto riguarda il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa, le cifre e le date dei versamenti reperibili nel sito del Ministero dell’Interno (http://finanzalocale.interno.it/sitophp/Home_FinPag.php?Titolo=Pagamenti) erano le seguenti:

07-07-2008: 549.500,00;
12-12-2008: 398.123,31;
13-12-2008: 93.720,99;
Totale: 1.041.344,30

Quindi, più di sei mesi prima della scadenza del saldo del 2008 (fine giugno 2009, se l’ICI non fosse stata abolita), lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, aveva già rimborsato il 94,66% degli accertamenti dell’anno prima (1.1oo.000 €), quando l’ICI non era stata ancora abolita.

E proprio mentre veniva messa in piedi la farsa della protesta per i “mancati trasferimenti”, il 7-12-2009 lo Stato versava ancora 101.227,15 € e portava il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa a 1.142.571,45 €.

Ancora, un altro versamento di 93.110,71 €, è stato fatto il 25-03-2010, e quindi il totale dei rimborsi per il 2008 è stato di 1.235.682,16 €, cifra che ha superato del 12,33% quella degli accertamenti del Bilancio consuntivo del 2007, quando l’ICI sull’abitazione principale non era stata ancora abolita.

Dunque: con un rimborso che ha superato del 12,33% l’accertamento del 2007, come si fa a dire che nel 2008 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

Nei giorni scorsi, il 10-05-2010, sono stati stabiliti definitivamente i trasferimenti compensativi spettanti per il 2008 e per il 2009 (v. http://finanzalocale.interno.it/fina/iciPc2009Dati.php). Per l'anno 2008 il rimborso spettante al Comune di Limbiate è di 1.245.092,08 €. Poiché, come abbiamo visto, lo Stato ha già versato 1.235.682,16 €, deve ancora al Comune un saldo di 9.409,92 €, che sarà versato entro poche settimane. Alla fine, quindi, il rimborso per l’anno 2008 dell’ICI sulla prima casa avrà superato del 13,19 % l’accertamento del 2007.


Per l’anno 2009 la situazione non era e non è diversa: nel Bilancio di previsione 2009 del Comune di Limbiate la cifra inscritta per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale era 1.170.000 €. Alla fine di novembre 2009 la “spettanza” (cioè il rimborso che lo Stato aveva destinato al Comune) era quella stabilita con l’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali: 1.073.467,14 €, che sono stati versati entro la fine di novembre 2009:

15 giugno 2009: 549.500,00
27 novembre 2009: 523.967,14
Totale: 1.073.467,14

pari al 91,74% della previsione di bilancio. Si tenga presente che se l’ICI sulla prima casa non fosse stata abolita, il Comune ne incasserebbe il saldo 2009 alla fine del prossimo giugno 2010; lo Stato, invece, quando a questa data mancavano ancora sette mesi, aveva già rimborsato il 91,74% della cifra inscritta nel bilancio previsionale 2009!
Successivamente, il rimborso ai comuni per il 2009 è stato rideterminato, e il Comune di Limbiate il 24 marzo 2010 ha ricevuto un altro versamento di 313.450,00 €.

Dunque, per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale 2009, il Comune di Limbiate ha ricevuto 1.386.917,14 euro (cifra definitiva), cioè più di quanto aveva inscritto nella previsione del bilancio 2009 (1.170.000 euro): esattamente +18,54%.

Ebbene, anche per il 2009 non si può non porre la domanda: con un rimborso (quasi interamente anticipato) che ha superato del 18,54%% la previsione 2009, come si fa a dire che nel 2009 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

L’angelo sterminatore

Torniamo alla “supplica”. Se già alla fine di novembre del 2009 non aveva alcun fondamento per il rimborso dell’ICI sulla prima abitazione (come non ne aveva per tutti gli altri “trasferimenti”, come vedremo in un successivo articolo), ancor meno ne ha oggi. Tuttavia, ai primi di dicembre del 2009 la supplica è stata comunque stesa e, probabilmente dopo il mio articolo, è stata più volte limata ed infine inviata ai gruppi consiliari. Con la lettera accompagnatoria, però, il droghiere che presiede il Consiglio Comunale e Marcel-Terragni solo apparentemente sollecitavano i gruppi consiliari ad esprimersi, poiché in realtà suggerivano che si facesse in modo da rendere inutile la supplica. In sostanza, né la maggioranza né l’opposizione avevano il coraggio di ammettere, la prima, che aveva architettato l’ennesima mistificazione, e la seconda, che per l’ennesima volta si era fatta uccellare; quindi si suggeriva quasi apertamente che si facessero passare intanto alcuni mesi, fino ad arrivare oltre l’approvazione della Legge Finanziaria, che avrebbe reso “vana” (ma non si spiegava perché) “la manifestazione di volontà in ordine alle difficoltà dei bilanci comunali, oggetto della mozione…, se fosse inviata dopo tale approvazione”.

E, in effetti, la supplica non è mai stata discussa, però è rimasta sempre all’ordine del giorno, da un consiglio all’altro, continuando una farsa grottesca che, nonostante l’ambiente qui sia decisamente paesano, ha diverse somiglianze con uno dei capolavori di Luis Buñuel, L'angelo sterminatore. In quel film un gruppo di borghesi (pars pro toto) piomba, senza accorgersene, in una situazione bloccata, dalla quale, per mancanza di consapevolezza autocritica, non può uscire, e può solo sprofondare sempre più nelle dilacerazioni provocate da rapporti improntati all’ipocrisia e al falso. Trovata poi, casualmente, una via d’uscita (ricostituendo le posizioni iniziali di ognuno) questa si rivela del tutto illusoria, perché non appena il gruppo si ritrova ancora insieme in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, torna ad essere bloccato. Fuori, intanto scoppiano violentissime le contraddizioni sociali, che la polizia reprime brutalmente …

Assai simile è la situazione nella quale si trova il piccolo ceto politico dell’”opposizione” di Limbiate, in questa come in altre vicende. Per la verità, si deve ricordare che l’IDV nel Consiglio Comunale si era unita al pianto degli altri ma, dopo aver letto il mio articolo, ha cambiato posizione e, riprendendo quasi alla lettera parti del mio articolo, ha dichiarato che non avrebbe sottoscritto quel testo. La supplica, però, è ancora lì, fra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale che attendono di essere discussi, mentre ormai ci si accinge a discutere (si fa per dire) il rendiconto consuntivo 2009. Per chi le volesse leggere tenendo a mente, intanto, le smandruppatissime discussioni consiliari dell’autunno scorso, le cifre di questo documento aiuterebbero a capire (seppure molto, ma molto meno direttamente delle cifre del Ministero dell’Interno, consultabili da chiunque) quale funzione hanno svolto in questa ennesima deprimente vicenda, più o meno consapevolmente, i vari Terragni, con i suoi lamenti sui “tagli” dei finanziamenti dello Stato e sui versamenti “sempre più dilazionati”, e Archetti, che avendo fatto sua la missione di recuperare il senso delle cose, non ha usato mezzi termini e ha scritto di “scippo” (v. per esempio, Consiglio, discussione su Teatro e Governo “scippatore”): l’uno e l’altro sono stati dei veri collaborazionisti.

Ma da Terragni e da Archetti non si può pretendere nessuna franchezza autocritica, nemmeno surrettizia. La supplica poteva essere fatta sparire in silenzio, e così Terragni e Archetti avrebbero potuto risparmiarsi e risparmiarci lo spettacolo che sicuramente offriranno quando la supplica sarà discussa: il primo ci darà un ennesimo saggio della recita della responsabile saggezza che continua ad ammannirci da quarant’anni, e il secondo l’ennesima dimostrazione della sua impreparazione a fare il consigliere comunale e di essersi fatto infinocchiare un’altra volta (e di esserne felice), nonostante il suo perenne sbraitare su questioni delle quali, esclusivamente per sua colpa, ignora anche gli elementi basilari. Il fatto è che ai due questa banale decisione proprio è interdetta: al primo perché si balocca ancora con frusti schemi tipici degli anni settanta-ottanta del novecento, dei quali, poiché non ha ancora capito che non è più sindaco, ma sarebbe all’opposizione, ripete anche certi luoghi comuni propagandistici; al secondo perché gli circola nel sangue un tasso troppo alto di quella miscela di presunzione, di boria, di manicheismo e di fanatismo che gli impedisce di formulare il sobrio pensiero che si risparmierebbe un’ennesima magra figura se lasciasse cadere, per parte sua, l’iniziativa della supplica.

domenica 9 maggio 2010

“Ingiurie e diffamazioni”, “gioco al massacro di cittadini e dipendenti comunali”, “violenze ed assassinii”, “atteggiamenti incivili e falsità”

- Niente balle: le varianti urbanistiche “automatiche” sono illegittime. O ne prendete atto - con tutte le conseguenze sulle vendite - o vi denunciamo (28-4-2010)

- Pretoriani e/o collaborazionisti del sindaco Romeo? (24-4-2010)

- Grane con la giustizia per il geometra “che mette a posto le cose” (anche negli ”scomputi" degli OO.UU. di un P.I.I.!) (20-4-2010)

- Sandro Archetti, discepolo vigliacco di Frate Antonino da Scasazza e consigliere comunale del PD connivente con la “mafia reale” di Limbiate (4-4-2010)

- Una bufala prevista dalla legge (16-3-20101)

- Sandro Archetti, scopiazzatore maldestro di una laida falsificazione di una grande scrittrice (15-3-2010)

- Antologia di un consigliere comunale e coordinatore del PD di Limbiate, discepolo di Frate Antonino da Scasazza ed epigono dell’Assessore allo Sporto (10-3-2010)

- Un bando da peracottari per vendere terreni comunali con varianti urbanistiche illegittime (14-02-2010)

- Peggio del giovane Sindona. La proposta della Premiata Agenzia Immobiliare dell’“opposizione” per l’area di via F.lli Cairoli (4-1-2010)

- La madeleine della menzogna. Marcel-Terragni tanto gode nel farsi gabbare dalle frottole di Albertine-Cogliati sul bilancio, che le ripete (3-12-20109)

- Rinviato a giudizio per reati ambientali e falsità ideologica in atto pubblico. Ma il Comune modifica il territorio ad uso e consumo della sua società (15-11-2009)

- Saldare il conto, please. (Una sentenza sulle monetizzazioni degli standard urbanistici di "Milano Citylife" che non fa dormire Romeo, Mestrone & C.) (9-11-2010)

- Le menzogne spudorate di un altro magliaro, pro tempore assessore aiazzonico alla pianificazione della distruzione del territorio (2-11-2009)

- De profundis? 2. Alcune banali (seppure amare) verità...(23-09-20009

- Il gioco delle tre carte svelato alla magistratura. (21-09-2009)

- De profundis? 1. Alcune banali (seppure amare) verità... (21-09-2009)

- Quando la paura (di un ricorso al T.A.R.) fa novanta… si riduce drasticamente il cosiddetto “Piano di recupero” della Villa Rasini Medolago (11-1-2009)

- Il gioco delle tre carte: far sparire 5.862 mq di aree standard per far perdere alla cassa pubblica 1.406.880 euro e farli guadagnare ai palazzinari (22-12-2008)

- 1.396.118,25 euro regalati ai palazzinari, come se fossero pere cotte (sempre con il P.I.I. di via M.te Sabotino) (26-9-2008)

- Una delibera-fantasma e un danno erariale vero nel P.I.I. di via M.te Sabotino (25-9-2008)

- Gli esposti alla Corte dei conti forse a qualcosa servono (24-9-2008)

- Chi è stato beneficiato da chi con il P.I.I. di Via Monte Sabotino (5-9-2008)

- Chi si batte contro lo scempio del territorio e il malaffare dei Piani Integrati d’Intervento di Via Monte Sabotino e di Via Belluno (4-9-2009)

- Gavroche nella Villa Mella (21-6-2008)

- Pedestre (ma vera) stima dell'imperizia aritmetica di uno stimato perito (15-06-2008)

- Perseverare diabolicum (15-6-2008)

- Una stima nient'affatto stimabile (15-6-2008)

lunedì 3 maggio 2010

“Si recuperi il senso delle cose”: il diffamatore è Archetti




Quando la viltà si unisce ad un ego ipertrofico, questi due aspetti del carattere si esaltano a vicenda. Sandro Archetti mostra di avere un ego ipertrofico, mentre la sua viltà non ha alcun limite, e pertanto si manifesta ormai quasi quotidianamente nelle forme più laide. Per esempio, di recente egli si è convinto di essere investito della missione di “recuperare il senso delle cose”. E quali sarebbero le origini dell’insignificanza delle cose che ci circondano? Aprite il cuore e la mente alla rivelazione: alle origini dell’insignificanza delle cose vi sono

le scorribande “blogghettare” di un discutibile personaggio, che non perde occasione per riempire di ingiurie e diffamazioni, chiunque abbia un ruolo politico, spingendosi in talune occasioni a tirar dentro, nel suo “gioco” al massacro, anche cittadini o, come recentemente avvenuto, dipendenti comunali.

A dire il vero, se si tratta solo delle scorribande “blogghettare” di “un discutibile personaggio”, capire come costui possa provocare tutti i disastri che gli attribuisce Archetti, non è un'impresa delle più facili, poiché, oltre che della perdita di senso delle cose, Archetti lo ritiene responsabile anche dell’immoralità della vita pubblica di Limbiate! Di questa, dunque, non sarebbe responsabile, come si sarebbe portati a credere, la “mafia reale” dell’edilizia, spesso coperta, nei fatti, per ignoranza e/o malafede politica, anche da Archetti, oltre che dalla banda di affaristi che governa il Comune? Mah! Comunque sia, Archetti si sente investito della missione di recuperare il senso delle cose. E non solo: Archetti sente che è sua anche la missione di restituire civiltà alla politica limbiatese. Qual è, dunque, la riforma dei costumi necessaria per tornare alla civiltà delle origini, nella quale le cose avranno recuperato il loro senso? Innanzitutto si deve paragonare questo “discutibile personaggio” al protagonista di un polpettone letterario, che per vendicarsi della madre che lo avrebbe abbandonato perché privo di “odore”,

“scatena allora il suo disprezzo, violentando ed assassinando chi invece un odore ce l’ha, con la folle idea di impossessarsene”.

Come si vede, quanto a capacità di restituire senso alle cose siamo proprio all’annuncio di un’altra buona novella; quanto a modi civili, poi, siamo a livelli edenici. Si ammiri con quanta eleganza Archetti porta alla luce l’omologia latente tra il rapporto che “questo squallido personaggio” avrebbe avuto con sua madre, e la sua vita successiva fino ad oggi, da un lato, e le vicende del protagonista del polpettone letterario Il profumo di Patrick Süskind, dall’altro. Certo, proprio perché Archetti si muove a queste altezze, si potrebbe lamentare che egli cambia a suo piacimento la trama, poiché secondo quanto riportano innumerevoli recensioni (non ho letto il polpettone, proprio perché da alcune recensioni apparse all’epoca della sua uscita in Italia ne ebbi questa impressione), la madre lo fece cadere sul pavimento al momento del parto e lo abbandonò immediatamente, ma non perché il neonato fosse privo di “odore”: più prosaicamente perché era una madre snaturata. Ma via, non si accampino simili pignolerie, né si pretenda che Archetti e i suggeritori e/o le suggeritrici che gli hanno scritto ciò che lui ha poi firmato, nella fretta di esibire anche loro un riferimento letterario, si preoccupino di indicare i tratti della vita di “questo squallido personaggio” e di sua madre che autorizzerebbero l'individuazione dell’omologia. Basta un’allusione obliqua!

Continuare con il tono della celia, in realtà, non sarebbe possibile, e nemmeno giusto, poiché un altro paragone non potrebbe risultare più ignobile e più sballato. Proprio degno di un cialtrone come Archetti e come i suoi mandanti. L’uno e gli altri non potrebbero risultare più laidi. Tuttavia, viene anche la voglia di scompisciarsi dalle risate leggendo l’addebito a “questo squallido personaggio” di essere in grado, con i suoi “atteggiamenti incivili”, di “incidere in modo determinate sulle relazioni, anche quelle tra i partiti del centrosinistra”. Davvero non male, per uno “squallido personaggio”,

“completamente invisibile alla società che lo circonda”, e che al massimo solo “in alcune occasioni, seppur sempre brevi, riesce ad ammaliare qualche consigliere comunale dell’opposizione”.

Come si fa a vivere bovinamente tranquilli, sapendo che c’è un invisible man che se ne va in giro per Limbiate alla ricerca di “qualche consigliere comunale dell’opposizione” da “ammaliare”? Nessun cittadino con la testa sulle spalle potrebbe farlo. Archetti, però, trascura di ricordare che la sera del 9 aprile passato ha accettato subito il suggerimento di “questo squallido personaggio” di chiedere la sospensione del Consiglio comunale per andare ad ascoltarlo, e che mentre ascoltava la spiegazione delle ragioni e dei modi con i quali avrebbe potuto mettere in difficoltà il centro-destra, che stava per fargli votare il bilancio con allegato un importante documento che non era stato messo in evidenza, ma del quale non si era accorto, sebbene fosse, in realtà, ben visibile – mentre ascoltava, gli occhi gli brillavano come due carboni accesi, poiché già pregustava l’ascolto del suo stesso intervento su una questione importante, della quale, tuttavia, confessava di non afferrare “gli aspetti tecnici” (e intanto apriva e stringeva il pugno); e trascura, inoltre, di ricordare che ha accolto entusiasticamente anche l’altro suggerimento di “questo squallido personaggio”, di uscire dall’aula prima del voto, per protestare, eventualmente, contro il rifiuto di rinviarlo ad alcuni giorni dopo. Come poi ha fatto. Ma, forse, quella sera Archetti si era fatto “ammaliare” tanto rapidamente e con un tale abbandono, da agire come se fosse in una trance!

Ma già il giorno dopo, qualcuno ha provveduto a dissolvere l’incantesimo e a rimettere Archetti in riga. Non è possibile che “questo squallido personaggio” convinca altri della giustezza delle sue proposte! La presenza di questo corpo estraneo nella politica limbiatese altera “il senso delle cose”! Gli “atteggiamenti incivili”, di “questo squallido personaggio” riescono ad “incidere in modo determinante sulle relazioni, anche quelle tra i partiti del centrosinistra”! E non solo:

“è ragionevole pensare (udite! udite!) che siano la principale causa del mancato ricambio generazionale” (!), e financo “della pressoché assenza delle donne nella politica”.

Da correre a comprarsi un busto e da stringerselo ben bene per non schiattare dalle risate!

Ma non è finita: per far “recuperare senso alle cose” e mostrare cosa sia la civiltà, lo stile, la moralità, Archetti addebita allo “squallido personaggio” non solo generici “atteggiamenti incivili” e “falsità”, ma anche di aver commesso reati, per esempio:

“riempire di ingiurie e diffamazioni, chiunque abbia un ruolo politico, spingendosi in talune occasioni a tirar dentro, nel suo “gioco” al massacro, anche cittadini o, come recentemente avvenuto, dipendenti comunali”,

Naturalmente, attribuitasi la funzione di promotore e leader di una versione locale e di centro-sinistra del Partito dell’Amore, Archetti si sente non solo esentato dal dovere di scrivere il nome di “questo squallido personaggio” mentre lo accusa di aver commesso dei reati, ma anche di precisare quando, in quali forme, e a danno di chi sarebbero stati commessi, e quale giudice li avrebbe accertati e sanzionati.

Ma basta. Un cialtrone come Archetti non può che essere vile, e non può che avere i limiti intellettuali che ha e che gli impediscono di arrivare alla soglia della consapevolezza di ciò che realmente sta facendo. Archetti e tutti coloro che lo manovrano farebbero bene, però, a ficcarsi bene nella testa che non vi sarà mai nessuna paura che possa indurre “questo squallido personaggio” a rinunciare alla critica, ed eventualmente alla denuncia ai tribunali, dei comportamenti pubblici di chiunque.