sabato 19 giugno 2010

Fare politica come un orang-outang. Ti-che-te-tarchett-i-ball e i tagli dei trasferimenti al Comune di Limbiate decisi con la “manovra estiva”




A mia conoscenza, anche se abbondano le battute sull’arretratezza culturale di Limbiate, con ovvii sottintesi maligni a proposito della mediamente scarsa capacità intellettuale dei limbiatesi, una campagna di massa per misurarne le capacità intellettive non è mai stata svolta, ma se una simile indagine dovesse essere mai fatta, è certo che Ti-che-te-tarchett-i-ball ambirebbe a stabilire il primato assoluto, non solo per il quoziente dell’intelligenza, ma anche per la versatilità dell’ingegno e per la cultura enciclopedica che egli crede di possedere in quantità e forme leonardesche. Le manifestazioni dell’incessante applicazione di questo ingegno ai più svariati campi della vita sociale ormai non si contano più. A seconda delle necessità, e sempre con la massima disinvoltura, Ti-che-te-tarchett-i-ball veste i panni dello statistico, dell’epidemiologo (per esempio, nel campo delle allergologie e in quello dei disturbi psichici), dell’urbanista, del pianificatore dei trasporti metropolitani, dell’econometrista dei consumi idrici, e ora anche quelli dell’esperto di finanza pubblica. Prossimamente, come già annuncia, darà prova delle sue capacità anche come progettista del futuro di Limbiate. Purtroppo, nonostante l’allungamento della vita media, l’esperienza di questo “futuro” certamente sarà negata a chi ha già un’età tra i cinquanta e i sessant’anni, ma è certo che Ti-che-te-tarchett-i-ball intende darsi da fare per assicurare magnifiche sorti e progressive alle tre o quattro generazioni che seguono i cinquantenni-sessantenni, poiché mentre il governo Berlusconi “abbatte una scure” sui conti del Comune di Limbiate, egli sta lavorando con tutto il centro-sinistra ad “un progetto della LIMBIATE FUTURA, per dare finalmente a Limbiate una prospettiva” [click Su Limbiate la scure di Berlusconi Tremonti e Bossi]. Naturalmente, insinua il desolante ciarlatano, il suo progetto sarà in grado di annullare gli effetti della “manovra anticrisi”! Ma non ci fornisce alcun elemento per giudicare e, ahinoi, siamo costretti a restare nella trepida attesa di leggere quale sarà il futuro di Limbiate. Per il momento, dobbiamo accontentarci di intravedere il livello delle capacità di Ti-che-te-tarchett-i-ball come progettista-pianificatore nella lettura che egli fa delle cifre della cosiddetta “manovra estiva” 2010 (D.L. 78/2010).

Solo che nel pezzo citato sopra, secondo il suo costume, Ti-che-te-tarchett-i-ball blatera (per fortuna per poco) del tutto a casaccio su cose che ignora, fino al punto di non rendersi conto che sta facendo l’ennesima figura da cioccolataio; anzi, da povero somaro, per di più costantemente dedito alle frottole e alle mistificazioni. Egli si spaccia per legislatore e pianificatore della vita di quasi trentacinquemila persone; dice che sarebbe impegnato nella stesura di un progetto della Limbiate futura (“progetto”, per Ti-che-te-tarchett-i-ball, è una parola-feticcio dall’enorme potere fascinatorio, del quale la prima vittima è lui stesso). Ci si aspetterebbe, quindi, anche perché è consigliere comunale, che conoscesse almeno un po’ i problemi della contabilità del Comune di Limbiate, e che fosse in grado di capire l’esatta portata di un provvedimento governativo come la “manovra estiva” 2010. Invece dimostra di ignorare totalmente i termini essenziali della questione, ma ciononostante si mette a parlarne, ostentando anche la pretesa di farne la critica. E come sempre dimostra di essere solo un politicante ignorante, presuntuoso, imbecille e ciarlatano, fino al punto di andare ben oltre la tipicità della figura, poiché egli fa parte dei politicanti, ormai rari, che sono troppo cretini anche per capire solo che per fare il politicante senza fare continuamente desolanti magre figure, non bastano gli scimmiottamenti, alla maniera degli orang-outang, di alcune pose da politico informato e lungimirante.

Infatti, Ti-che-te-tarchett-i-ball, coordinatore del PD di Limbiate, letteralmente dà i numeri, poiché parla di “una riduzione dei trasferimenti dallo Stato, pari a 1 milione e 348 mila euro per il 2011 e 2 milioni e 35 mila euro per il 2012”, che “produrranno effetti sulle tasse (che invece non potranno essere aumentate!) e sui servizi essenziali per i cittadini, come asili nido, assistenza sociale, mense scolastiche, e lavori pubblici". Ma degli effetti della manovra sui conti degli enti locali, e del modo in cui si verificheranno, il somaro non ha capito nulla, perché in realtà (come dimostra) non ne sa nulla, poiché l’impreparazione generale, l’insufficienza delle doti intellettuali, e inoltre la mancanza di umiltà, gli impediscono di accettare lo sforzo di imparare a procurarsi le informazioni giuste. È noto che l’obbiettivo fondamentale della manovra è la riduzione del debito pubblico, che per quanto riguarda gli enti locali viene perseguito con la rideterminazione (spesso con effetti draconiani), degli obiettivi del patto di stabilità del 2011 e del 2012. Poiché il saldo obbiettivo del patto di stabilità è dato dalla differenza (positiva o negativa) tra entrate nette e spese nette, l’aumento (come nel caso di Limbiate) degli obbiettivi (positivi) del 2011 e del 2012, a fronte della difficoltà o impossibilità dei comuni di aumentare le entrate (perché, per esempio, per quanto riguarda le tasse locali, ciò è vietato fino all’attuazione del federalismo fiscale) comporterà sicuramente, in molti casi, almeno la riduzione delle spese correnti.

Ma non è detto che la riduzione delle spese significhi automaticamente riduzione dei servizi. Come sempre capita in occasione di simili manovre, alcuni comuni ne traggono vantaggi, mentre altri ne sono sconquassati. Il Comune di Limbiate non sembra far parte di questi ultimi, sia per l’entità contenuta dei tagli di spesa ai quali forse sarà costretto, sia per le ampie possibilità di manovra all’interno dei limiti imposti dal governo. Limitandoci ad alcune delle più ovvie misure che potrebbero prendere direttamente i comuni, l’obiettivo potrebbe essere ottenuto, soprattutto dai comuni il cui taglio implicito della spesa (provocato dalla rideterminazione dell’obbiettivo del patto di stabilità) non è un taglio draconiano – ed è il caso di Limbiate: 4,4% in meno nel 2011 e 6,6% nel 2012 - con una sistematica lotta allo spreco e con una migliore organizzazione di qualsiasi tipo di servizio – e ancora una volta è (sarebbe) il caso di Limbiate! – puntando innanzitutto alla gestione diretta di un’infinità tra servizi ed attività varie, attualmente in vario modo esternalizzati, e alla piena valorizzazione delle capacità gestionali interne (ammesso che la devastazione di nove anni di governo del centro-destra abbia lasciato residue capacità effettive nell’apparato del Comune).

L’altra parte dei conti sulla quale si può e si deve intervenire, naturalmente, è l’aumento delle entrate senza l’aumento di aliquote e tariffe, e anche in questo caso Limbiate potrebbe ottenere molto semplicemente facendo funzionare meglio sia l’accertamento che la riscossione delle entrate: l’esame dell’”Elenco dettagliato degli accertamenti a residuo 2009” dimostra che attualmente entrambi funzionano pessimamente, con gravi danni per il Comune. A queste questioni, il coordinatore del PD di Limbiate non ha mai dedicato la benché minima attenzione, innanzitutto perché è un consigliere comunale ignorante, e poi perché, come ha dimostrato recentemente (voto contro la richiesta di sospensiva dell’approvazione del consuntivo 2009), è più interessato a salvare questa amministrazione (e gli affari edilizi degli amici del suo partito), che a metterla in crisi.

Ma il poveretto non è colpevole esclusivamente in proprio. Egli (come capita frequentemente agli ignoranti presuntuosi e in più faziosi) è vittima di una Tabella elaborata dal PD provinciale, che è stata confezionata proprio per gli usi mistificatorii dei vari Ti-che-te-tarchett-i-ball. Poco tempo fa, il “PD provinciale” ha annunciato in pompa magna la creazione di una scuola di formazione politica [click La formazione politica del PD a Monza e in Brianza], e ovviamente l’ha chiamata “PD school Monza e Brianza”, secondo la solita provincialissima mania di attribuirsi un blasone con l’uso di un inutile anglicismo (e ciò la dice lunga sullo spessore di simili personaggi). La “Tabella elaborata” sarebbe frutto di cotanta “school”. Ma il “PD provinciale” non ha elaborato un bel niente, perché ha solo copiato, evidentemente senza capirci granché, i dati riguardanti i comuni della Provincia di Monza e della Brianza elaborati dall’IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) [click http://www.anci.lombardia.it/notizie/Manovra-i-numeri-Comune-per-Comune.asp]. In questo studio (che è stato presentato, purtroppo, senza alcuna delucidazione metodologica), partendo dai nuovi obbiettivi del patto di stabilità 2011 e 2012 (che significativamente non sono stati copiati nella tabella del “PD provinciale”: rispettivamente 1.334.000 € e 2.021.000 €), e dai dati attualmente disponibili (quelli del rendiconto consuntivo 2008) si ipotizzano gli effetti che, stanti le cifre delle entrate e delle spese del 2008 (ma ovviamente nel 2011 non saranno le stesse), questi obbiettivi potrebbero avere in termini di manovra economica (= riduzione delle spese).

Le cifre 1.348.000 € per il 2011 e 2.035.000 € per il 2012 non indicano, quindi i tagli dei trasferimenti bensì le ipotetiche riduzioni delle spese causate dalla rideterminazione degli obbiettivi del patto di stabilità. I tagli dei trasferimenti (= tagli delle entrate correnti provenienti dallo Stato) che, al fine di obbligare i comuni a ridurre effettivamente le spese, saranno operati preventivamente negli anni di competenza, devono essere calcolati, invece, sulle spettanze attuali (7.787.820,12 €), detratti la compartecipazione all’IRPEF (730.140,76 €) e il contributo per sviluppo investimenti (252.389,53 €) = 6.805.289,83 €. E pertanto applicando le aliquote 13,0679% per il 2011 e 21,7799% per il 2012 otteniamo gli importi dei tagli dei trasferimenti:

- 889.308,469 € per il 2011;
- 1.482.185,319 € per il 2012.

Come si vede, siamo molto lontani dalle farneticazioni di Ti-che-te-tarchett-i-ball, che quindi non è in grado di capire che per il Comune di Limbiate (la cui autonomia finanziaria è alta - lo dice la Corte dei Conti -, e sicuramente non sarà colpito drammaticamente dalla “manovra estiva” 2010), la costrizione al rigore nei conti (eliminazione degli infiniti sprechi, totale acquisizione delle entrate correnti e in conto capitale, riorganizzazione dei servizi, pieno impiego delle capacità gestionali interne, recupero degli enormi residui, ecc.) dovrebbe essere considerata, da chi volesse fare davvero l’opposizione al centro-destra, quasi una manna. Sarebbe, infatti, un’occasione d’oro per aprire uno spazio amplissimo di critica, nel metodo e nel merito, di una gestione del bilancio perennemente periclitante, che ormai ha portato il comune, nei fatti, ad essere insolvente, se non sull’orlo del dissesto finanziario. Ecco, per esempio, alcune cifre desunte dal rendiconto consuntivo 2009, parte corrente:

- saldo residui della competenza: -2.221.550,73 (vale a dire che le spese già impegnate non coperte ammontano a questa cifra);
- saldo gestione residui 3.214.411,95 (vale a dire che la differenza tra le entrate accertate residue e gli impegni di spesa residui sarebbe questa cifra, il cui recupero, tuttavia, è assai dubbio, poiché si tratta di un’infinità di entrate residue vecchie anche di molti anni);

parte capitale:

- saldo residui della competenza -4.602.928,22, coperto con entrate fittizie (cioè con la vendita, peraltro illegittima, dei terreni di Via Garibaldi, effettuata nel 2010 e non nel 2009);
- saldo gestione residui -4.326.804,22 (vale a dire che le spese già impegnate non coperte ammontano a questa cifra).

Il rispetto della gestione rigorosa richiesta dalla manovra, senza diminuire la spesa, imporrebbe una riorganizzazione dell’apparato comunale (cominciando a togliere il controllo della gestione al tangentista pluricondannato Gennaro Cambria, al quale paghiamo diecine di migliaia di euro per questo ulteriore incarico che tuttavia, manifestamente, non è in grado di svolgere!), riorganizazione che la banda di procacciatori d’affari capeggiata da Romeo non farà mai in modo coerente, se non sarà (e purtroppo non sarà) pungolata da un’opposizione competente, capace di entrare davvero, con la sua critica, dentro l’amministrazione, senza guardare in faccia a nessun burocrate venduto agli organizzatori del malaffare (se non direttamente agli affaristi), e che non ha la più pallida idea di cosa siano l’interesse pubblico, il rispetto delle leggi e la funzione di chi ha giurato fedeltà alle leggi della Repubblica. Oltre che fare la critica (= giudizio dopo esame circostanziato!) si potrebbero presentare (e battersi per farli passare) molti progetti di riorganizzazione delle entrate e delle spese del Comune, e di riorganizzazione dell’apparato (che ovviamente dovrebbero essere di livello alquanto superiore ai “progetti” come quelli dei gabbiotti dell’acqua!).

Ovviamente sarebbe necessario: a) essere effettivamente all’opposizione di questo sistema di governo del Comune, e non solo di questa maggioranza; b) possedere le capacità minime e indispensabili per fare il consigliere comunale (preparazione, informazione, umiltà nell’applicarsi ad un lavoro di studio e di analisi faticoso, che non lascerebbe spazio alcuno per pose da pagliaccio come quelle di Ti-che-te-tarchett-i-ball; c) capire che la responsabilità gestionale del Comune non è solo dei “politici”; questa non è solo una credenza frutto dell’ignoranza di cosa sia l’apparato dell’amministrazione pubblica nella società moderna, e in special modo in Italia dopo le riforme del centro-sinistra dell’inizio degli anni ’90, ma è, anzi, una desolante idiozia.

Invece, Ti-che-te-tarchett-i-ball, il suo partito e gli altri che gli girano attorno sono all’opposizione di questa maggioranza (ma non sempre, come hanno dimostrato recentemente) ma non di questo sistema di governo, e non possiedono le capacità minime e indispensabili (preparazione, informazione, umiltà, ecc.) per fare il consigliere comunale, poiché hanno fatto sempre ed esclusivamente i politicanti, né hanno mai capito alcunché di cosa sia l’apparato dell’amministrazione pubblica. Costoro, dice Ti-che-te-tarchett-i-ball, starebbero “lavorando per un progetto della LIMBIATE FUTURA, per dare finalmente a Limbiate una prospettiva”, e, non si trattasse solo di una ciancia esilarante, ci sarebbe da farsi atterrire da questa “prospettiva”, che invece sicuramente è presa per quello che è da coloro che comandano davvero nel centro-sinistra (i padroni della rendita fondiaria e gli affaristi dell’edilizia), che alle prossime elezioni, come hanno già fatto nel 2006, guideranno una parte dell’elettorato del centro-sinistra verso il sostegno al centro-destra che, più seriamente, è in grado di garantire anche i loro affari, oltre che quelli della sua parte.

venerdì 18 giugno 2010

O povo é quem mais ordena dentro de ti, ó cidade. Omaggio a José Saramago



[Pilar del Río, Luis Pastor, João Afonso, José Saramago nella biblioteca di quest’ultimo, a Tías -Lanzarote, Islas Canarias].






Grândola, vila morena
Terra da fraternidade
O povo é quem mais ordena
Dentro de ti, ó cidade

Dentro de ti, ó cidade
O povo é quem mais ordena
Terra da fraternidade
Grândola, vila morena

Em cada esquina um amigo
Em cada rosto igualdade
Grândola, vila morena
Terra da fraternidade

Terra da fraternidade
Grândola, vila morena
Em cada rosto igualdade
O povo é quem mais ordena

À sombra duma azinheira
Que já não sabia a idade
Jurei ter por companheira
Grândola a tua vontade

Grândola a tua vontade
Jurei ter por companheira
À sombra duma azinheira
Que já não sabia a idade

martedì 15 giugno 2010

Il gabbiotto dell’acqua dell'econometrista ‘mbriago Ti-che-te-tarchett-i-ball e i risparmi delle famiglie




«Huff suggerisce al proprio lettore di dare sempre “una seconda occhiata”, quando gli capita di leggere in un libro, su un giornale o sulla confezione di un prodotto un qualche dato statistico. La seconda occhiata ha lo scopo di andare a capire se esista un legame sospetto tra il dato statistico presentato e le finalità di chi lo ha prodotto o diffuso.

«L’inganno nell’uso dei dati statistici sta nel far credere che questi dati supportino una certa verità o interpretazione della verità, quando invece la verità è un’altra o ci sono altre dieci interpretazioni legittime alla luce di quegli stessi dati. Alla base di questo uso “improprio” della statistica vi è spesso e (mal)volentieri un intento doloso, ovvero la volontà ben formata di ingannare il destinatario del messaggio. Altre volte non vi è dolo, ma colpa grave, cioè chi crea o utilizza il dato statistico ignora colpevolmente la proprietà e i limiti delle conclusioni che si possono trarre da quel dato. A volte il confine tra dolo e colpa grave è assai incerto, poiché l’inconscio di chi usa dati statistici induce a sbagliare sempre nella direzione a lui più favorevole. […]

«In altri casi poi chi presenta dati statistici ha in mente una finalità diversa da quella di informare (non pochi giornalisti vogliono per esempio “fare sensazione” con i loro articoli), e l’effetto collaterale consiste nel fornire interpretazioni scorrette dei dati, perché esagerate in un senso o nell’altro, e che spesso si rivelano assurde. Soltanto però se si ha il tempo di dare una seconda occhiata.

«Non bisogna dimenticare infine il rischio di una collaborazione al dolo o alla colpa da parte della stessa persona che legge un certo dato statistico e preferisce farsi ingannare, perché nel breve periodo è più felice così, sentendosi raccontare una storia che è più piacevole della verità.»

Riccardo Puglisi, Premessa a Darrell Huff, Mentire con le statistiche, Monti & Ambrosini, Pescara 2007 (ed. or. How To Lie With Statistics, 1954)



In Via F.lli Cervi, lì dove una volta c’era un giardinetto, qualche giorno fa è apparso un tozzo gabbiotto, dal quale, premendo un pulsante, si può far sgorgare un getto d’acqua più debole di quello del pistolino del Manneken-Pis di Bruxelles. [Si trova proprio accanto all’ingresso di un garage sotterraneo, che la cooperativa di intrallazzatori-speculatori del PD che ha distrutto Piazza della Repubblica ha costruito su un terreno del demanio pubblico ottenuto per quattro soldi (70 €/mq, nel pieno centro di Limbiate!), grazie agli accordi consociativi e sotterranei con il centro-destra e ad una stima truffaldina, commissionata dagli speculatori “democratici” allo stesso farfugliante perito e alla sua figliola che prepararono le perizie altrettanto truffaldine del P.I.I. di Via Monte Sabotino (vi ricordate?). Ed è giusto, in fondo, che la speculazione politica del gabbiotto (poiché, come vedremo, si tratta soprattutto di speculazione politica, pagata con i soldi pubblici) sia collocata in un luogo simbolo della speculazione edilizia targata PDS-DS-PD, sulla quale tace, ovviamente, l'omertoso Ti-che-te-tarchett-i-ball].

Il malinconico gabbiotto (poiché assomiglia, anche se abbellito, a quei gabbiotti che una volta, lungo le strade statali, servivano ai cantonieri come ricovero per badili, picconi, mazze, rastrelli, ecc.), che misura all’incirca m 2x2x2,50, viene chiamato pomposamente “casetta dell’acqua” da Ti-che-te-tarchett-i-ball, il quale, però, ha subìto l’oltraggio di non essere stato invitato all’inaugurazione. Poveretto. Davvero una triste sorte, essere ringraziato così per aver votato con il centro-destra un ordine del giorno sull’acqua fatto di aria fritta, nel quale miracolosamente si riesce a non parlare della privatizzazione di questo servizio imposta dal governo, a completamento di un processo impostato e avviato dai precedenti governi di centro-sinistra. Quale ingratitudine!

Un simile oltraggio avrebbe potuto annichilire l’animo di chiunque, ma non quello di Ti-che-te-tarchett-i-ball. Certo, il colpo è stato pesante, ma subito egli ha cominciato a rivendicare la paternità di un’opera per la quale, con tutto il suo partito, aveva speso oceani di sudore e d’ingegno. Già, perché il gabbiotto è il risultato di un “progetto”, anzi di un “intervento progettuale”, elaborato secondo una “metodologia”, nel quale era stata formulata una “stima sul fenomeno”, che aveva calcolato l’”incidenza economica” [del consumo di acqua minerale] (click Progetto case dell'acqua, 23 marzo 2009). Tutta questa fervorosa elaborazione, naturalmente, non poteva produrre niente di meno che “nell’interesse della collettività un progetto concreto per l’ambiente”. “Le nostre non erano semplicemente delle proposte, ma veri e propri progetti preliminari, frutto di un lavoro lungo e serio all’interno del Circolo del PD, capaci di individuare utilità sociale, costi, luoghi, e vantaggi” (click Le case dell'acqua sono una proposta del PD, 12 febbraio 2010).

Allora, gente, se qualcuno non avesse ancora capito un’acca del concetto di “intellettuale collettivo” di quel piccolo sardo con duplice gobba, ne ha qui squadernato un esempio concreto: quello che ha prodotto l’équipe di progettisti di Ti-che-te-tarchett-i-ball non è (va ribadito) la solita nuvolaglia di frasi fumose, ma proprio “un progetto all’amministrazione nel quale venivano precisamente indicati i vantaggi sia economici per le famiglie limbiatesi, che di riduzione dei rifiuti” (click Romeo lui si sente il Sovrano non il Sindaco, 4 giugno 2010). In sintesi, abbiamo qui un’“idea progettuale, ben circostanziata e motivata” (click Limbiatesi, bevetevi pure l’acqua, ma non le “balle” di Romeo, 13 giugno 2010).

A cosa mirava un tale prodotto di tanti ingegni? A “rieducare i cittadini ad un consumo consapevole e responsabile dell’acqua”; a “ridurre i rifiuti dovuti agli imballaggi in plastica”; al “risparmio medio di 340 euro/anno per famiglia limbiatese (con punte fino a 470 euro)”; alla “riduzione dell’inquinamento dovuto ai trasporti con i camion”. Roba da far tremare i polsi. E dovremmo, forse, rassegnarci a studiare il progetto con precisione filologica, a considerarlo con un rispetto direi… religioso. Dovremmo, forse, alla maniera di Machiavelli, vestiti gli abiti curiali… ecc. Ma forse, più prosaicamente, potrebbe bastare “dare una seconda occhiata”, come consiglia Darrell Huff nel libro sulla statistica che da oltre cinquant’anni è il più venduto al mondo. Guardiamo.


1) Litri d’acqua minerale consumati. Il 23 Marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball scrive che il consumo di acqua minerale sarebbe di “180 litri pro capite, equivalenti a circa 100 bottiglie di plastica”. Ma già qualcosa non funziona: poiché in genere l’acqua minerale per uso famigliare viene venduta in bottiglie da 1,5 litri cadauna, 180 litri pro capite equivalgono, in realtà, a 120 bottiglie (180 : 1,5 = 120). Brutta partenza.

2) Numero di bottiglie consumate. Ti-che-te-tarchett-i-ball in infinite occasioni ha sostenuto, non si sa su quali basi, che a Limbiate si registrano i livelli di reddito (e quindi dei consumi, o no?) più bassi della vecchia provincia di Milano; tuttavia, per l’acqua minerale, il 23 Marzo 2009 ha deciso (senza spiegare perché) che a Limbiate il consumo è esattamente quello medio calcolato, dice lui senza indicare la fonte, dall’ISTAT (secondo il quale solo il 72,4% della popolazione italiana preferirebbe l’acqua acquistata al supermercato): “stima n. bottiglie di plastica prodotte 24.520 x 100 = 2.452.000 bottiglie. Un anno dopo, però, il 12 febbraio 2010, il numero delle bottiglie (e quindi la quantità d’acqua minerale) consumate a Limbiate è diventato meno della metà: 1.216.000. Come mai? Bravo chi lo sa.

3) Quantità di rifiuti prodotti. Il 23 marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball ha formulato la seguente “Stima quantità in Kg di plastica prodotta” : 2.452.000 bottiglie x 0,04 kg = 98.080 kg [= 98,080 tonnellate]. Nelle ultime righe del "progetto", però, si dice che “Da una stima approssimativa si può ipotizzare una riduzione del rifiuto proveniente da imballaggi plastici pari a 1.216 mila bottiglie, e cioè a 48 mila tonnellate. Si resta sbalorditi, non per il lapsus in sé, ma perché il somaro che l’ha scritto non se ne è accorto e l’ha lasciato in “un progetto all’amministrazione nel quale venivano precisamente indicati i vantaggi sia economici per le famiglie limbiatesi, che di riduzione dei rifiuti”. Un anno dopo, tuttavia, il 12 febbraio 2010 Ti-che-te-tarchett-i-ball “stima” più sobriamente una “riduzione di 48 tonnellate”, ma quattro mesi dopo, il 4 giugno 2010 la riduzione diventa “circa 6 tonnellate”. Quante cifre che ballano! Sembra il dondolio di uno ‘mbriago.

4) Risparmio. Qui non balla niente: già il 23 marzo 2009 Ti-che-te-tarchett-i-ball ha deciso che il risparmio medio di ogni famiglia che smettesse di comprare acqua minerale in bottiglia sarebbe di 340 €, e da questa cifra (enorme) non si schioda. Ma non dice sulla base di quale prezzo medio abbia fatto la sua “stima”.

Per continuare a “dare una seconda occhiata” senza farci girare la testa, vale forse la pena di trovare qualche altro dato e di dichiarare dove l’abbiamo trovato - e di cercare di usarlo autonomamente, ma sobriamente.


Spesa media annua (= ipotetico risparmio per una famiglia)

Ipotizziamo che nel 2009 il consumo di acqua minerale delle famiglie limbiatesi sia stato nettamente superiore a quello medio pro capite:

- consumo medio pro capite (2008: litri 197,4 + 6,5%) = 210,23 litri/anno
[v. European Federation of Bottled Water, http://efbw.eu/bwf.php?classement=07; Legambiente, Un paese in bottiglia, pag. 8: la crescita media del consumo dal 2000 al 2006 è 3,23%];

- costo medio di una confezione da 6 bottiglie (cad. 1,5 litri = 9 litri/confezione) = 2,40 €
[v. http://www.acquadelrubinetto.it/];

- costo medio di 1 litro di acqua minerale (2,40 : 9) = 0,266 €;

- spesa media pro capite (€ 0,266 x 210,23 litri) = 55,93 €/anno;

- abitanti di Limbiate al 31 marzo 2010 = 34.876;

- numero di famiglie = 13.517;
(click http://www.comune.limbiate.mi.it/pubblicazioni/Informazioni/Informazioni.asp?ID_M=132);

- media componenti/nucleo famigliare (34.876 : 13.517) = 2,58;

- spesa media annua per famiglia (€ 55,93 x 2,58) = 144,30 €/anno.

Come si vede, anche ipotizzando un consumo superiore alla media, una famiglia che smettesse di acquistare acqua minerale in bottiglia ed andasse a rifornirsi gratis (ma solo per questi primi mesi estivi) al gabbiotto di Ti-che-te-tarchett-i-ball, non riuscirebbe a risparmiare nemmeno la metà della cifra sparata da questo econometrista ‘mbriago: 340 €!


Risparmio ipotetico dei costi della gestione rifiuti in plastica

- peso di 1 bottiglia in PET = 0,04 kg;

- consumo medio pro capite di bottiglie da 1,5 litri (litri 210,23 : 1,5) = 140,15 bottiglie/anno;

- media rifiuti bottiglie plastica pro capite (kg 0,04 x 140,15) = 5,61 kg/anno;

- totale rifiuti bottiglie plastica (kg 5,61 x 34.876) = 195.654,36 kg = 195,654 T/anno;

- raccolta differenziata plastica 2009 (2007: 269 T + 10% annuo) = 325,49 tonnellate
(V. Provincia di Milano – Direzione Centrale Risorse Ambientali – Produzione rifiuti 2007; l’incremento medio della produzione rifiuti RD 2004-2007 è 5,1 % [click here]);

- rapporto bottiglie in plastica/totale raccolta differenziata plastica: 60,11%;

- costo raccolta + recupero sola RD: (€/abitante 28 + 15%) x 34.876 = 1.123.007,2 €
(V. Regione Lombardia – Valutazione statistico economica dei modelli di gestione dei rifiuti urbani in Lombardia (febbraio 2010), figura 2.10; i costi sono mediamente superiori del 15% nei comuni con più di 30.000 abitanti [click here];

- raccolta differenziata totale 2009 (2007: T 8.224,128 + 10% annuo) = 9.951,195 T
(V. Provincia di Milano – Direzione Centrale Risorse Ambientali – Produzione rifiuti 2007; l‘incremento medio della produzione rifiuti RD 2004-2007 è stato del 5,1 %[click here];

- costo/tonnellata raccolta + recupero RD (€ 1.123.007,2 : 9.951,195 T) = 112,85 €/T;

- costo raccolta + recupero RD plastica (€ 112,85 x 325,49 T) = 36.731,55 €;

- risparmio costi racc. + recupero bottiglie in plastica (€ 112,85 x 195,654 T/anno ) = 22.079,55 €;

- rapporto costi raccolta + recupero plastica RD / bottiglie in plastica: 60,11%;

- risparmio medio per famiglia (€ 22.079,55 : 13.517) = 1,63€.


(continua)





sabato 5 giugno 2010

La propedeutica della Santa Alleanza dei privatizzatori dell’acqua




È falso che l’ordine del giorno sulla questione dell’acqua approvato dal Consiglio comunale all’inizio di questa settimana [click here] sia “propedeutico alla campagna referendaria”, come (sempre più) farnetica Ti-che-te-tarchett-i-ball sul blog del PD di Limbiate [venti minuti dopo il voto! click ]. È falso, innanzitutto, perché i tre quesiti referendari proposti da un vastissimo arco di movimenti puntano ad abrogare norme di legge (a cominciare dal “decreto Ronchi”) che obbligano gli enti locali a far diventare totalmente privata la gestione dell’acqua, e non puntano semplicemente alla riaffermazione di principi e di diritti (o addirittura di semplici norme di buona economia domestica!) che, del tutto staccati dalle concrete strutture gestionali che li trasformano in fatti reali, diventano aria fritta. Solo di questa, invece, è fatto l’ordine del giorno in questione, che non contiene neppure il più vago riferimento alle forme gestionali in gran parte privatistiche che già sono state imposte per legge, e che ora si vuole rendere totalmente private. Ma, per mostrare il vero senso dell'operazione, basterebbe il dato clamoroso che il documento è stato approvato senza alcun problema dalla destra limbiatese, dopo averlo riscritto, insieme al PD, vale a dire dalle espressioni locali delle forze politiche che negli ultimi quindici anni, facendo strame dell’autonomia degli enti locali, hanno sferrato a suon di decreti legislativi i colpi più micidiali alla gestione pubblica di tutti i servizi pubblici.

Infatti, se le norme contenute in diversi decreti e leggi sulle quali vertono i quesiti referendari n. 1 [click here] e n. 3 [click here] sono state approvate da governi di centro-destra, le norme sulle quali verte il quesito n. 2 [click here] sono state approvate, nella forma attuale, da un governo del centro-sinistra che, a partire dagli anni novanta, ne aveva già emanate molte altre senza cancellare nessuna di quelle emanate dai governi di centro-destra. Questo insieme di norme nel corso del tempo ha disciplinato come unica forma societaria possibile per l’affidamento del servizio idrico integrato la Società per azioni, che può essere a capitale totalmente privato, a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico, ma resta sempre una società regolata dal diritto privato. Proprio il caso dell’articolo da abrogare rispondendo si al quesito n. 2 mostra che se il centro sinistra lo ha modificato, lo ha fatto senza intaccarne minimamente il senso privatistico, ma anzi accentuandolo ancor più chiaramente, poiché sulla gestione dei servizi pubblici, e non solo dell’acqua, la linea del centro-destra e quella del centro-sinistra nell’essenziale sono identiche: entrambe puntano alla privatizzazione. Una conferma? Si leggano Le proposte del PD per la crescita e l'equità, pubblicate il giorno dopo l’O.d.g. in questione: al quarto punto leggiamo “Riavvio delle liberalizzazioni nel settore dei servizi”. Riavvio, poiché, evidentemente, il PD ritiene che le privatizzazioni vadano avanti troppo lentamente!

In realtà, questa è la posizione dominante nel gruppo dirigente del PD, ma è contestata soprattutto nella sua base che, infatti, sta firmando in massa i quesiti referendari dei movimenti, che nel solo primo mese della campagna hanno raccolto molte più firme del numero minimo (500.000) che è necessario raccogliere in tre mesi. E seppure fosse vero che il PD a Limbiate “sta contribuendo alla raccolta di firme per i referendum promossi dai movimenti”, si tratterebbe, nei fatti, della rivolta della base contro il desolante politicismo di personaggi come quella specie di picegamorto che ha definito il referendum “un’arma spuntata”, e come Ti-che-te-tarchett-i-ball, che a sua volta, quando si trattava di ingraziarsi (per non usare un’altra espressione…) i consiglieri del centro-destra, ha definito il referendum “un fatto personale”, ma poi sul blog del PD ha avuto la faccia di bronzo (ma sarebbe meglio dire “di ammendante naturale di produzione umana o animale”) di scrivere che “rimane uno degli strumenti principali per rigettare il decreto Ronchi”! Che squallore!

(In ricordo di un’amicizia, non voglio invece fare commenti su quell’altro consigliere che ha accusato chi non ha voluto approvare l’insulso ma mistificante O.d.g. di non voler creare le condizioni per battere il centro-destra, insieme al quale egli si accingeva a votare!).

Si tratta solo di casi di “cretinismo (non parlamentare, ma) consigliare”? No, non solo. Il “cretinismo consigliare” è presente in dosi massicce, tanto da impedire a costoro di accorgersi che l’unica propedeutica ("insegnamento preparatorio"!) esercitata è quella del centro-destra limbiatese, che ha approfittato dell’oscena smania di protagonismo di Ti-che-te-tarchett-i-ball e della sua totale inintelligenza politica, come di quella del Marcel Proust limbiatese e di Pinguino Binacchi, per modellare a suo piacimento un documento che, dietro ad alcune belle frasi trasformate in aria fritta, nasconde posizioni assai più arretrate di quelle espresse dal presidente della Provincia (e dell’AATO) di Milano, Podestà (del PDL), che ha affermato di voler valutare, entro fine giugno, la possibilità di riconfigurare l’affidamento del servizio idrico, scongiurando la cessione parziale ai privati. Per non parlare poi della posizione del Consiglio Comunale di Milano (maggioranza di centro-destra!), che ha votato all’unanimità un O.d.G. (allegato al Bilancio di previsione 2010) di impegno a “garantire entro i termini del D.L. 135/2009, l’affidamento del servizio idrico secondo la modalità ‘in house’ mantenendolo in capo al Servizio Idrico Integrato del Comune di Milano” (vale a dire la riconferma dell’affidamento, avvenuto nel 2006, e scadente nel 2026, alla società pubblica Metropolitana Milanese, che gestisce l’acquedotto del comune). Perché è su questo, va ribadito, che si sta svolgendo nel paese un grande scontro politico: sulla forma delle società di gestione dell’erogazione dell’acqua. Si può avere, infatti, come già si ha in molti casi, anche una gestione affidata ad una S.p.a. in gran parte o addirittura totalmente pubblica, ma che, proprio perché è una società soggetta al diritto privato, agisce appunto come una società privata: vale a dire che ricerca il massimo del profitto (alcune grandi società di gestione emiliano-romagnole e toscane, in parte “pubbliche” e in mano al centro-sinistra, addirittura sono quotate in borsa!). L’abrogazione, con un referendum popolare, delle norme che obbligano, fra l’altro, a completare il processo di privatizzazione della gestione dell’acqua, avrebbe come risultato la cancellazione delle norme che già impongono le forme privatistiche di gestione non solo dell’acqua, ma di tutti i servizi pubblici.

Mentre nei casi della Provincia e del Comune di Milano ci troviamo di fronte a delle prese di posizione abbastanza chiare o addirittura ben nette (come nel caso del Comune di Milano), nel caso dell’O.d.G. limbiatese solo un privatizzatore beota come Pinguino Binacchi, che quand’era assessore con Fortunati fece passare tutte le privatizzazioni di tutti i servizi pubblici del Comune di Limbiate, può avere, anche lui, la faccia di ammendante naturale per affermare, come ha fatto nel Consiglio comunale, che il documento che il centro-destra gli ha riscritto contiene una perorazione per la gestione “in house”!

Ma, dicevamo, non è solo il “cretinismo consigliare” a far sì che i sunnominati si facciano egemonizzare dal centro-destra (e in nessun altro caso il termine ‘egemonizzare’, cioè condurre, guidare, comandare, sarebbe più appropriato), mentre invece centinaia di migliaia di cittadini italiani, in assenza di qualsiasi sostegno dei media, si mobilitano in massa contro le privatizzazioni dei servizi pubblici e si mettono in coda ai banchetti per firmare la richiesta di abrogazione del decreto Ronchi. Ad indurre questi poveri falliti politici a bearsi con la credenza che un documento insulso rappresenti davvero per il centro-destra un impegno qualsiasi a fare qualcosa contro la privatizzazione dell’acqua, vi è soprattutto dell’altro, a paragone del quale il “cretinismo consigliare” appare qualcosa di nobile. Per quanto riguarda Ti-che-te-tarchett-i-ball, oltre allo scimmiottamento esaltato di ciò che egli crede sia il fare politica, oltre alla sua naturale predisposizione alla falsificazione della realtà, vi è l’esercizio becero e stalinista della predominanza che i bersaniani (cioè vecchie cariatidi più affaristi più invasati come Archetti) hanno qui a Limbiate, su alcuni e alcune che evidentemente sono troppo inconsistenti per riuscire a fare qualcosa di più, oltre che bofonchiare qualche scontentezza per le perenni farneticazioni di Ti-che-te-tarchett-i-ball. È certo, infatti, che anche questo ennesimo appiattimento ipnotico sulle posizioni del centro-destra limbiatese, che pone il PD, esso sì, in rotta di collisione con la maggioranza dei cittadini italiani, non è stato minimamente discusso collettivamente ed è uno dei prezzi che il PD deve pagare affinché alcuni affari edilizi in gestazione siano approvati prima che Romeo concluda il suo mandato: fra i quali l’ultimo è il P.I.I. di Viale dei Mille, firmato da un artichecco del PD.

Per quanto riguarda cariatidi politiche rimbambite come Terragni e Binacchi, che come tali hanno già un piede nella fossa, essi sanno che possono ancora tirare per le lunghe la loro agonia solo continuando a stare ben aggrappati al carro del PD e facendo di tutto per scongiurare che lo spazio di una vera opposizione, che non sono in grado di occupare (e mai sono stati in grado di farlo), sia occupato da chi ha deciso di mandarli a quel paese. Ed ecco che si precipitano a formare “comitati referendari” insieme ad alcuni fantasmi della “società civile” (sono in grado di spiegare cosa sarebbe?), inventandosi di appartenere a “forum” e “comitati” le cui sigle nemmeno riescono a ripetere in modo corretto, ed avendo cura di escludere chiunque, pur richiamandosi alla battaglia referendaria, non si sia rassegnato a morire nel centro-sinistra.

Costoro, recentemente, hanno collaborato attivamente e più volte, a proposito dei bilanci, al salvataggio del centro-destra. Non è affatto strano, quindi, che il sogno paranoico di isolare chiunque non sia disposto a praticare il collaborazionismo dentro e fuori del Consiglio Comunale, li accomuni con i capataces del PD, con il loro servile “coordinatore” di paglia e con il centro-destra. Una vera Santa Alleanza. Ma si rassegni, il catarroso Proust limbiatese: per nascondere la sua sostanziale copertura del centro-destra (manifestata anche di recente, appunto sui bilanci) sarebbe necessario ben altro che la desolante mistificazione dei suoi strilli stizzosi, “ma noi domani mattina raccogliamo le firme!” Figuriamoci, quindi, se con simili miserevoli schizofrenie può riuscire a impedire la sua, e quella degli zombies suoi amici, morte politica per consunzione. Seppure lenta, la loro agonia è ormai inarrestabile.


V. anche Campagna nazionale “Salva l'acqua” - Il governo privatizza l'acqua!, 20 novembre 2009