martedì 30 agosto 2011

Tangenti per la Milano-Serravalle , indagato manager di Banca Intesa




L'ipotesi di reato è corruzione in concorso. Secondo l'imprenditore Di Caterina il responsabile della banca partecipò ad una cena in cui si parlò un "sovrapprezzo" per l'acquisto delle quote della società autostradale

Già da metà agosto, intanto, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria Guardia di finanza di Milano, su ordine dei sostituti procuratori Walter Mapelli e Franca Macchia, avevano perquisito sia l’ufficio che l’abitazione del manager di Banca Intesa. E nelle carte dell’inchiesta il ruolo dell’istituto di credito emergerebbe anche in relazione alla tangente da 4 miliardi di lire che secondo l’accusa l’imprenditore Giuseppe Pasini pagò a Penati per entrare nell’affare dell’area Falck. Il gip, infatti, scrive che proprio i funzionari della banca avrebbero individuato “le modalità di trasferimento” in Lussemburgo della “provvista”.

L’articolo integrale:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/30/tangenti-per-la-milano-serravalle-indagato-manager-di-banca-intesa/154245/

Finanziamento illecito dei partiti politici, Scajola indagato a Roma




Violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici. Questa l'accusa che è stata ipotizzata a carico dell'ex ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola. La contestazione degli inquirenti della Procura di Roma è connessa all'acquisto, da parte dell'esponente Pdl, di un appartamento in Via del Fagutale 1, poco distante dal Colosseo. Gli accertamenti, avviati nei mesi scorsi, sono stati sviluppati dai carabinieri del Ros e dalla guardia di finanza.

L’articolo integrale:

http://www.repubblica.it/politica/2011/08/29/news/scajola-21005387/?ref=HREC1-2

lunedì 29 agosto 2011

"Nell'affare Falck anche le Coop". Le accuse lambiscono il Pd nazionale




"Stupisce - scrivono i pm - come a fronte delle inadempienze del socio emiliano (la Ccc non pagherà la quota per rilevare i terreni), Pasini riconosca loro il diritto a entrare in ogni caso nell'affare senza chiedere corrispettivi né pretendere indennizzi, ma anzi pagando mediazioni inesistenti", fino a 3,5 milioni di euro ai due professionisti Francesco Agnello e Giampaolo Salami, che stando all'inchiesta, ricevettero quattro pagamenti da 620mila euro senza realizzare nulla.

Dazioni che sarebbero "destinate a regolare i conti, a spese di Pasini e non di tasca loro, con la politica a livello centrale". Il costruttore è chiaro con i pm: "Non potevo contraddire le coop se non rischiando di affossare tutta l'operazione, perché sono il braccio armato del partito".

L'articolo integrale:


Penati e il business dei trasporti




È ancora operativo "il sistema Sesto", un giro di corruzione in grado di fatturare per l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e il suo braccio destro, Giordano Vimercati, oltre 10 milioni di euro. "Tangenti che sono andate avanti fino ai nostri giorni", secondo i pm Walter Mapelli e Franca Macchia. "Non solo nei ruggenti anni di fine secolo e all'inizio del nuovo millennio, ma anche, sia pure in misura minore, sino alle elezioni regionali 2010", scrivono gli inquirenti. Il gruppo dirigente del Pds metropolitano (Penati, Vimercati, Carrà) formalmente senza alcun titolo, non solo si tiene informato sugli sviluppi del progetto Falck, ma "ne influenza l'andamento riservato"

Ancora a marzo 2011 Vimercati e Penati si adoperano per intervenire nell'area Falck, contattando il neo proprietario dell'area, Davide Bizzi. Vimercati chiama il segretario del Comune di Sesto, Marco Bertoli, parla di un incontro riservato. In una telefonata Bertoli "dice che stamattina ha dovuto vedere quelli della Falck e ha detto che stava vedendo Giuseppe", ovvero Giuseppe Carrà, già gran commis del Pd a Sesto e tuttora figura molto ascoltata nel partito. I gradi, li ha conquistati sul campo, da ex sindaco di Sesto negli anni '60. Poi nel '94 Carrà finì in carcere per una tangente da 145 milioni e nel 2000, secondo Di Caterina, intascò un'altra tangente di 200 milioni di lire. Vimercati manterrebbe tuttora il ruolo di consulente delle coop emiliane, impegnate con Bizzi nella riqualificazione dell'area. Vimercati contatta Bertoli e quest'ultimo terrebbe i legami con l'attuale sindaco di Sesto, Giorgio Oldrini.

L'articolo integrale:



Bersani: «Non ci piacciono le prescrizioni anche per fatti di 7/10 anni fa»




«Come partito possiamo dire che non ci piacciono le prescrizioni anche se si parla di cose di sette/dieci anni fa perché vorremmo che su queste vicende non ci fossero ombre e si arrivasse alla verità». La decisione di uscire dal partito deve, secondo il segretario, essere presa da Penati e dai suoi avvocati.

L'articolo integrale:

http://www.corriere.it/politica/11_agosto_29/bersani-ombre-penati_3c033a9c-d25d-11e0-a205-8c1e98b416f7.shtml

Enrico Letta: «Penati rinunci alla prescrizione»




Filippo Penati deve rinunciare alla prescrizione. Lo ha detto il vice-segretario del Pd Enrico Letta in una intervista al Tg3 delle 19.00 di ieri 28 agosto 2011:


«Non c'è dubbio che Penati deve rinunciare alla prescrizione. Non c'è dubbio anche che il lavoro della commissione di garanzia dirà cose che poi dovranno essere accettate. Questa è la differenza tra noi e l'atteggiamento di altri. Da noi chi è toccato da questi fatti si deve dimettere e si deve far processare, altri diventano ministri. Non ci può essere alcuna macchia in questa storia».

domenica 28 agosto 2011

Rinunciate alla prescrizione. Un atto di coerenza per i Democratici




Il pm parla di un «direttorio finanziario democratico» in opera da almeno 15 anni, di un vero e proprio «peccato originale». È di quel peccato originale che il vertice del Pd sta ostinatamente evitando di parlare, assumendo un atteggiamento da vergine offesa che le circostanze davvero non giustificano. Se infatti le cose funzionavano così a Sesto San Giovanni, che era un po' la boutique del governo della sinistra nel Nord, se coinvolgevano le Coop, se proseguivano nell'inquinamento probatorio fino ai giorni nostri, se perfino il successo elettorale a Milano poteva diventare occasione per reiterare il reato tacitando l'imprenditore amico, titolare per altro di una società il cui nome, «Caronte», diceva già tutto; beh, allora vuol dire che si trattava di una pratica radicata, antica ed evidentemente tollerata. Il punto è: quanto è estesa? Troppe fondazioni, troppe correnti, troppi feudi locali nel Pd cercano risorse per vivere, affermarsi e contare…

L’articolo di Antonio Polito integrale:



«Bisognerà considerare tutto. L' acquisto delle azioni di Serravalle dal gruppo Gavio, ad esempio», sostiene Gerardo D’Ambrosio




A suo tempo fu lei a consigliare all' allora sindaco Gabriele Albertini di fare denuncia...

«Certo. E sono ancora convinto che la vicenda vada approfondita».

Una perizia della Procura ha giudicato «congruo» il prezzo pagato per le azioni.

«Mi piacerebbe leggere gli atti. La Provincia e il Comune avevano la maggioranza. Un patto di sindacato garantiva il controllo, le azioni vennero pagate molto più del dovuto. Anche il caso Calvi cominciò così...».

L’intervista integrale:

http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/27/Ambrosio_vero_deve_emarginare_co_8_110827014.shtml

sabato 27 agosto 2011

«Direttorio finanziario democratico». Nelle carte dell’accusa un sistema di corruzione attivo per 15 anni




Il dirigente del Pd Filippo Penati, il suo ex capo di gabinetto Giordano Vimercati e gli altri esponenti di quello che la Procura di Monza chiama «direttorio finanziario democratico» in «un quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento alla politica a Sesto San Giovanni», hanno «un peccato originale» da scontare: «Il peccato originale degli ingenti finanziamenti percepiti durante il duplice mandato di sindaco condiziona tutt'ora le decisioni di Penati indipendentemente dal tempo trascorso e dal ruolo ricoperto». Al punto che i pubblici ministeri Walter Mapelli e Franca Macchia arrivano a ritenere che «la vittoria del centrosinistra alle recenti elezioni amministrative ampli il rischio di reiterazione del delitto».

L’articolo integrale:

http://www.corriere.it/cronache/11_agosto_27/ferrarella_penati_tangenti_9618562a-d078-11e0-9089-e017081fffa0.shtml

«Chi si proclama innocente dovrebbe rinunciare alla prescrizione»




Pierfrancesco Majorino, assessore del Comune di Milano ed ex capogruppo del Pd a palazzo Marino, in una intervista a Radio Popolare sul caso giudiziario di Filippo Penati, ha detto:

"Credo che chi ha svolto funzioni di rappresentanza politica e si proclama innocente dovrebbe rinunciare alla prescrizione". "Purtroppo in queste settimane il quadro a suo carico si è aggravato e appesantito - ha aggiunto Majorino - Non siamo più di fronte al fatto iniziale, a ipotesi anche molto pesanti ma confusamente dette da un singolo accusatore. Siamo di fronte a un quadro, a una pratica più consolidata". E ancora: "Credo che qualsiasi atto che possa permettere all'opinione pubblica di comprendere che nessuno si sente al di sopra delle parti sia un atto positivo. E questo potrebbe essere la rinuncia alla prescrizione".



venerdì 26 agosto 2011

«Le stesse cautele di un delinquente matricolato», quelle adottate da Penati, secondo i PM





«E' desolante constatare come un uomo politico con importanti incarichi istituzionali passati e presenti (sindaco di Sesto San Giovanni, presidente della Provincia di Milano, portavoce del segretario del Partito Democratico e vicepresidente del Consiglio Regionale) adotti le stesse cautele di un delinquente matricolato».


«Penati e Vimercati devono essere arrestati». I PM hanno già fatto ricorso contro la decisione del GIP




MILANO (Reuters) - La Procura di Monza ha presentato ricorso presso il Tribunale del riesame contro il "no" del gip alla richiesta di arresto per l'ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati - che oggi ha annunciato di essersi autosospeso dal Pd e di aver lasciato il gruppo consiliare regionale - e il suo ex capo di gabinetto Giordano Vimercati, nell'ambito di un'indagine su interventi urbanistici a Sesto San Giovanni.

L’agenzia integrale:

«Bersani emargini Penati dal Pd»




Gerardo D'Ambrosio, ex magistrato del pool di Mani Pulite e procuratore capo di Milano, senatore del Partito Democratico, in una intervista ad «Affaritaliani.it», sostiene:

"Bersani deve prendere provvedimenti molto severi. Il Pd deve emarginare queste persone. Purtroppo il reato è prescritto, quindi non si saprà mai la verità processuale. Ma già adesso ci si può fare un'idea dal punto di vista politico".

L’intervista integrale:



«Il PD prenda atto di una situazione di etica pubblica che esiste non solo a Milano»




Secondo Felice Casson, ex magistrato, attualmente senatore del PD : "Fatta salva la presunzione di innocenza, che deve valere per tutti, sempre, ci vuole una procedura per il rispetto delle norme etiche. La presunzione di innocenza vale per tutti, ma in politica ci vuole qualcosa di più per la delicatezza del ruolo che si svolge".

V. il sito del quotidiano della Sinistra riformista, «la rosa rossa on line»:



giovedì 25 agosto 2011

La prescrizione salva Penati dal carcere




Il Giudice delle Indagini Preliminari:

“Gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini preliminari dimostrano l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione posti in essere da Filippo Penati e da Giordano Vimercati nell’epoca in cui rivestivano la qualifica di pubblici ufficiali prima presso il Comune di Sesto San Giovanni e poi presso la Provincia di Milano e successivamente da Pasqualino Di Leva, assessore della Giunta comunale, nonché da Marco Magni”. I “fatti di corruzione posti in essere da Penati e da Vimercati”, continua però il gip, “risalgono agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004, rispetto ai quali, pur in presenza dei prescritti requisiti dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, l’applicazione di qualsivoglia misura cautelare è preclusa dall’intervenuta causa di estinzione del reato rappresentata dal decorso del termine massimo di prescrizione”.


L'articolo integrale:



venerdì 12 agosto 2011

Area Falck: inchiesta Monza si allarga a vendita Adr





(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 11 ago - Si allarga agli Aeroporti di Roma l'inchiesta della procura di Monza sul presunto giro di tangenti per la riqualificazione delle aree Falck e Marelli a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Secondo quanto scrive Panorama, nel numero che sara' in edicola domani, la procura di Monza "vuole vederci chiaro anche nella vicenda che porto', nell'estate del 2000 alla vendita di Aeroporti di Roma (gli scali di Fiumicino e Ciampino) da parte dell'Iri". Secondo il settimanale, gli inquirenti "parlano della volonta' di 'svolgere accertamenti indiretti al fine di verificare l'attendibilita' di alcuni testi, soprattutto di Diego Cotti, perno importante dell'inchiesta'" e infatti hanno gia' sentito "l'ingegner Achille Colombo, braccio destro del defunto Alberto Falck".

L’articolo integrale: http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-965740/area-falck-inchiesta-monza-allarga/

giovedì 11 agosto 2011

La finanza nell’associazione di Penati





[…]

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno sequestrato estratti conti, ricevute di versamenti in contanti, copie di bonifici, elenchi di finanziatori e tutta la documentazione relativa ai trasferimenti economici tra l’associazione e i comitati elettorali di Penati per le provinciali del 2008 e per le regionali del 2010. Un giro di soldi che sfiora il milione di euro proveniente per lo più da aziende e privati già legati da rapporti diretti con la Provincia guidata da Penati e con le società controllate, prima su tutte la Milano Serravalle.

[…]

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno avuto difficoltà ad accedere agli uffici di Fare Metropoli. Eppure, ieri in serata, Penati ha divulgato una nota: “I documenti sono stati esibiti e messi a disposizione immediatamente”.

L'articolo integrale: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/11/la-finanza-nella-cassaforte-di-penati/151019/

Il «sistema Sesto» inquieta il Pd




[…]

Ora l'interrogativo è fin dove l'inchiesta si spingerà. Nel mondo politico milanese c'è chi ipotizza uno tsunami giudiziario, una sorta di Tangentopoli 2 che ha il suo punto di inizio dove Mani pulite si fermò vent'anni fa. Allora a finire nella rete di Antonio Di Pietro fu il "compagno G" Primo Greganti, ma il Pds (poi Ds e infine Pd) non fu mai travolto dalle indagini come accadde alla Dc di Forlani e al Psi di Craxi. C'è un livello superiore al "Sistema Sesto"?

[…]

L'articolo integrale: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-08-11/sistema-sesto-inquieta-064056.shtml?uuid=AaUx8QvD

martedì 9 agosto 2011

Indagine su tutti gli appalti dell' ex sindaco Penati




MILANO - Otto anni per una città di 80 mila abitanti possono essere un' eternità, un labirinto, un giallo a puntate. E allora se con mazzette in cambio di appalti un «sistema Sesto San Giovanni» c' è stato, bisogna andare a ritroso. A quando il principale accusato, il 58 enne Filippo Penati, di Sesto era il sindaco. Dal ' 94 al 2001. Calma e cautela: però, viene garantito, sarà un'azione certosina. Metodica. Alla ricerca d' una piccola bustarella nascosta dietro una più grande. La Procura di Monza ripescherà concessioni edilizie, bonifiche, lavori avviati sotto il duplice mandato penatiano. Chi vinceva le gare, come le gare terminavano.


lunedì 8 agosto 2011

Appalti e tangenti, dieci anni di sistema Sesto San Giovanni



[...]

Per ora i reati contestati a Penati, al suo ex braccio destro Giordano Vimercati, agli architetti Marco Magni e Renato Sarno, all'assessore sestese Pasqualino Di Leva – e agli stessi imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, che si dichiarano vittime di concussione e non responsabili di corruzione – sono tutti collocati territorialmente all'interno del Comune di Sesto San Giovanni. Ma non si esclude che lo sguardo possa ora allargarsi, e che le indagini possano andare oltre la semplice realtà periferica milanese. La domanda che ricorre in queste ore, non solo negli ambienti vicini alla procura di Monza ma anche in quelli politici della città di Milano, è se anche altre persone, ai tempi in cui esistevano i Democratici di sinistra, sapessero di quanto avveniva poco lontano dalla metropoli.

[...]




sabato 6 agosto 2011

Qual è il decimo consigliere che il centro-destra di Limbiate vuole




La legge n. 191/2009 (legge finanziaria 2010) ha ridotto del 20% il numero dei componenti i consigli comunali, ma né con la legge né con le successive modificazioni sono state modificate anche le norme del Testo Unico sugli Enti Locali che, a determinate condizioni, attribuiscono, come premio di maggioranza, il 60% dei consiglieri alla lista o al gruppo di liste collegate al candidato sindaco vincitore.

Prima della riduzione, quando i consigli comunali dei comuni con più di 15.000 abitanti erano di 20, 30, 40, 46, 50, 60 seggi, dal calcolo del 60% dei seggi risultava un numero “tondo”: 12, 18, 24, ecc; tranne che nel caso dei comuni con più di 250.000 abitanti e un consiglio di 46 seggi: 46 x 60% = 27,6; ma in questo caso, poiché la parte decimale era superiore alla metà dell’unità, si arrotondava a quella superiore: 28.

Con la riduzione del numero dei consiglieri, il problema dell’arrotondamento si pone in un numero assai maggiore di comuni, perché in quelli con consigli di 16, 24, 32, 37, 48 seggi il 60% corrisponde, rispettivamente, a 9,6, 14,4, 19,2, 22,2, 28,8.

Nelle recenti elezioni amministrative, come è stato risolto il problema dell’arrotondamento? Se consideriamo i comuni con più di 30.000 abitanti, sembra che dovunque la soluzione è stata trovata con il buon senso, vale a dire arrotondando la parte decimale all’unità inferiore, se non superava la metà, e fino a quella superiore se superava la metà. Dovunque, tranne che a Limbiate, dove il 60% di 24 consiglieri, pari a 14,4, è stato arrotondato a 15 dal giudice che ha convalidato i risultati e proclamato gli eletti [click file]. Alle liste di minoranza, quindi, sono stati assegnati complessivamente 9 consiglieri (8 al PDL e ai suoi alleati, 1 al cosiddetto Terzo Polo).

Ma quale lista, in questo modo, ha perso un consigliere? Seguendo le norme dell’art. 73, commi 7-10, del T.U.E.L., tenendo conto dei voti ottenuti dai raggruppamenti di liste, e all’interno di questi da ogni singola lista, quella che ha perso un consigliere è l’U.D.C., una lista, cioè, che attualmente non ha alcun consigliere (Schieppati è diventato consigliere perché candidato sindaco, e non come candidato di una lista) [click file]. Il decimo consigliere, dunque, non spetterebbe al PDL, e nemmeno alla lista “Romeo per Picozzi”. Tuttavia, un candidato non eletto della prima lista e un altro della seconda hanno fatto ricorso al TAR, ognuno reclamando di avere diritto ad essere proclamato consigliere.

Certo è strano che siano costoro a fare ricorso, e non il candidato non eletto dell’UDC, tanto più che il ricorrente della lista “Romeo per Picozzi”, se i numeri delle preferenze riportate [click file] sono esatti (li ho copiati il giorno dello scrutinio dal sito web del Comune di Limbiate, dove però ora non si trovano più), non è il primo dei non eletti. Su queste “anomalie” si sono scervellati in molti, e forse per questo motivo la seconda non è stata colta. Ma non ha nessuna importanza trovare una spiegazione, ora, a queste “anomalie”, che saranno spiegate, semmai, dai risvolti che la decisione del TAR potrebbe generare. Ed è in riferimento a questi possibili risvolti che vale la pena di cercare di capire quale potrebbe essere la decisione del tribunale amministrativo.

Poiché la questione esiste ed esisterà, indipendentemente dal caso di Limbiate, fino a quando sulla materia durerà l'inerzia del legislatore, e poiché potrebbe capitare di dover decidere su molti altri procedimenti simili, il TAR presumibilmente dovrà stabilire, anzitutto, se, in un caso come quello di Limbiate, sia più giusto arrotondare la maggioranza del 60% all’unità inferiore o a quella superiore. E nel fare ciò potrebbe richiamarsi alla ratio della legge, che ha lo scopo di attribuire a chi vince le elezioni una maggioranza tale da garantire la governabilità degli enti locali. Questa ratio, tuttavia, sarebbe ampiamente rispettata anche se alla maggioranza non fossero assegnati 4 decimi di consigliere, che risultano da una norma inapplicabile per palese incongruità con il numero attuale dei componenti il consiglio comunale. Inoltre, il numero dei voti disponibili per la maggioranza comprende anche il voto del sindaco: totale 15 voti = 62,5% dei voti del consiglio comunale, compreso il sindaco.

Ma il TAR potrebbe tenere conto, inoltre, che in tutti i comuni con un consiglio comunale di 24 seggi, tranne che a Limbiate, alla/e lista/e che non ha/nno conquistato il 60% dei seggi nel primo turno sono stati assegnati 14 consiglieri e non 15, e che in tutti i comuni con un consiglio comunale di 32 o 48 seggi, il numero dei consiglieri è stato arrotondato all’unità superiore solo quando la parte decimale superava la metà dell’unità.

Quindi, la sentenza potrebbe stabilire, anzitutto, che alla maggioranza del Consiglio Comunale di Limbiate spettano 14 consiglieri, e 10 alla minoranza. Ma il TAR dovrebbe anche stabilire, indipendentemente da quello che sostengono i ricorrenti, a quale lista di minoranza dovrebbe essere assegnato il decimo consigliere, e quindi dovrebbe ricalcolare i quozienti e disporli in una graduatoria decrescente. Al decimo posto si troverebbe un quoziente dell’UDC.

Se il TAR dovesse pronunciarsi in questo modo, il centro-destra ritornerebbe alla carica per sostenere con abbondante ragione che le votazioni per eleggere il presidente del consiglio, il vice-presidente e le commissioni consiliari devono essere ripetute, poiché solo in questo modo sarebbe garantito il diritto del consigliere reintegrato di partecipare, sia come elettore passivo che come elettore attivo, alle elezioni di questi organismi.

E chissà, forse a questo punto, le ragioni delle “anomalie” e delle “stranezze” risulterebbero chiare anche alla pletora di infregolati neo-politologi adoratori dello sprovvedutissimo De Luca e degli inetti alla politica che lo circondano (assessori e consiglieri; giovani, meno giovani e vecchie cariatidi).

Forse si paleserebbe, allora, quale sia stato il grado della dabbenaggine di chi, come sempre, si è lasciato travolgere dall’interessata faziosità dei Fortunati, dei Ti-che-te-tarchett-i-ball, dei Traina, e non ha capito che l’unico modo per depotenziare la proposta, formulata da chi era già sicuro che non sarebbe stata accettata, di far eleggere presidente, vice-presidente e commissioni dal consiglio comunale eventualmente reintegrato, fra pochi mesi, con chi è stato escluso da una decisione non proprio brillante di un giudice – l’unico modo era di accettarla immediatamente. Sarebbe stata evitata la miserrima figura fatta applicando la mordacchia al sindaco ed escludendolo forzatamente dal Consiglio Comunale, per poi riammetterlo, ma sempre provvisto di mordacchia, nella seduta successiva. Non si venga a ripetere la frottola che senza le commissioni il consiglio non potrebbe funzionare! Le commissioni non servono a nulla, tanto più se sono composte da incompetenti della materia (e/o di come funziona un Comune). È la Giunta, con i funzionari che dipendono da essa (quando non è il contrario!) e non dalle commissioni, che istruisce sia i suoi provvedimenti, sia i pochi che sono di competenza del Consiglio.

Chissà. Forse. In realtà il comportamento desolante dei consiglieri del centrosinistra, “nuovi” e vecchi, dimostra che, tranne un paio, tutti contano meno del due di picche e non hanno, insieme ai loro ammiratori, la percezione che nel consiglio comunale si svolge, con una teatralità di quart’ordine, una rappresentazione con la quale, ad uso del pubblico, si mette in scena la contrapposizione del tutto fittizia fra tre o quattro personaggi che, con ruoli di potere variabili a seconda dei cicli elettorali, negli ultimi quattordici anni hanno lavorato, sostanzialmente di comune accordo, per trasferire nelle casse della rendita fondiaria urbana quote enormi delle rendite create dal Comune. E sebbene la teatralità sia di quart’ordine, questi personaggi sono ammirati da una pletora di infregolati neo-politologi, proprio come si ammirano dei personaggi teatrali (il “fascino” del consigliere Michelangelo Arcerito! Lo “spessore” politico di Traina!).

Il Comune da quattordici anni è stato trasformato in un’agenzia al servizio della speculazione edilizia. Certo, svolge anche una serie di altre attività istituzionali, ma queste servono, soprattutto, come copertura di affari principalmente edilizi, per la cui continuità sia la maggioranza, sia la minoranza si danno da fare alacremente. Affari dei quali ognuna delle parti interessate vorrebbe avere la quota più grande e la direzione generale. Per quanto riguarda quest’ultima, Romeo e/o la sua parte politica vorrebbero ritornare al più presto ad occupare le posizioni che occupavano prima del 30 maggio, e si danno da fare, in vario modo, per tenere l’attuale “maggioranza” in stato di perenne destabilizzazione, per dimostrarne l’incapacità, per aprire, sperabilmente, delle contraddizioni al suo interno. Presumibilmente, quindi, quando la decisione del TAR sarà resa nota, e non è scontato che ciò avvenga entro la fine di ottobre, nel consiglio comunale saranno ripetute le stesse pantomime, le stesse pagliacciate delle sedute di fine giugno-primi di luglio. Interverranno nuovamente i soliti tromboni.

Se il TAR assegnasse il decimo consigliere all’UDC, sui risvolti di questa decisione si inscenerebbe una nuova bagarre. Non casualmente, proprio nel periodo in cui si dovrebbe esaminare, discutere e approvare l’assestamento del bilancio previsionale, obbligatorio entro il 30 novembre. Vale a dire l’assestamento di un bilancio approvato dalla vecchia maggioranza di centro-destra. E si potrebbe scommettere che, con tutte le pagliacciate che sarebbero recitate a proposito della rielezione o non rielezione del presidente del consiglio, ecc., l’attenzione dei consiglieri della “maggioranza” per il bilancio sarebbe prossima allo zero. Del resto, i consiglieri della vecchia minoranza di centrosinistra non hanno avuto l’intelligenza di richiamare il centro-destra alla correttezza di approvare il suo Rendiconto consuntivo prima delle elezioni (e ve ne era tutto il tempo), e quelli della nuova maggioranza di centrosinistra (alcuni sono gli stessi) non si sono accorti che i documenti messi sotto i loro occhi per approvare il Rendiconto consuntivo della vecchia amministrazione erano incompleti.

Il compito del centro-destra è agevolissimo, vista l’inconsistenza politica della “maggioranza” (da scrivere fra virgolette perché i suoi consiglieri sono stati eletti da meno del 25% degli elettori, mentre il sindaco è stato eletto da poco più del 30%!). Anche i ciechi si accorgerebbero che i capataces della vecchia giunta continuano a guidare l’apparato del Comune. Romeo addirittura è stato nominato presidente della commissione bilancio, e quindi è lui, e non l’incompetentissima ma spocchiosissima Ripamonti, l’assessore effettivo alla partita, poiché può continuare ad avere rapporti quotidiani e non mediati con il suo fido Cogliati. Facilissimo, quindi, manovrare in accordo con alcuni capataces della maggioranza, interni ed esterni alla sua rappresentanza istituzionale, affinché il Comune non si costituisse parte civile contro la ‘Ndrangheta nel processo ordinario dell’operazione Crimine-Infinito. Sarebbe stato troppo pericoloso, per tutti, perché poi nel dibattimento si dovrebbe spiegare quali imputati e attraverso quali attività illecite avrebbero danneggiato il Comune. Facilissimo far approvare illegittimamente – poiché non è una prerogativa della Giunta – il raddoppio dell’addizionale all’accisa sul consumo di energia elettrica. Facilissimo finché il sottoscritto non ha segnalato la delibera all’attuale presidente del consiglio comunale, che a sua volta l’ha segnalata a un consigliere del PD, e ad un paio di funzionari: alla fine Cogliati ha annunciato che “la delibera sarà portata in consiglio per la ratifica”. Balle. Quella delibera deve essere fatta ex-novo come delibera del Consiglio Comunale, perché è un allegato del bilancio di previsione e ne varia le entrate (art. 172, comma 1, lettera e), del d.lgs. 18/08/2000 n. 267 del TUEL, citato proprio nella delibera).

Facilissimo, ancora, fare in modo che nessuna convenzione attuativa di un qualsiasi P.I.I. o P.L. sia denunciata. Tanto, anche se quel bonhomme di De Luca, per pagare la manciata di voti procurata dal Comitato delle Pacciade sproloquia troppo sui ricorsi (ma appunto: sui ricorsi, e non sulle convenzioni attuative!), poi si può smentire più o meno ufficialmente o lasciare che le sue avventatissime parole non siano seguite da fatti.

Sesto, nuovo "tesoretto" in contanti a casa dell'architetto-intermediario





Trovati 43 mila euro a Sarno, il professionista che per conto di Penati ebbe un ruolo nell'affare Serravalle. È il terzo caso di somme liquide ritenute dai pm possibili "tracce" di tangenti. La spiegazione del difensore: "Soldi che servivano per una barca e un posto auto".


Vimercati, l'uomo delle coop rosse nell'inchiesta ex Falck




Per i pm monzesi Walter Mapelli e Franca Macchia lo storico collaboratore di Penati avrebbe imposto a Giuseppe Pasini di affidarsi alle aziende emiliane.


Ex Falck e Serravalle: si allarga il «caso Penati»



Tangenti per bonificare e costruire nelle aree edificabili di Sesto San Giovanni, a nord di Milano. E parallelamente la scalata alla holding stradale Serravalle da parte della provincia di Milano - avvenuta nello stesso periodo in cui in Italia si parlava, intanto, di scalate bancarie, tra cui quella su Bnl da parte di Unipol. L'inchiesta della procura di Monza, che vede coinvolto Filippo Penati - ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex capo della segreteria politica del leader del Pd Pier Luigi Bersani e anche ex segretario dei Ds della provincia di Milano tra il 2002 al 2004 - segue contemporaneamente questi due filoni. E in entrambi i casi lo schema sembra ripetersi: favori in cambio di soldi. O altri favori.





venerdì 5 agosto 2011

Il «sistema» San Raffaele. I rapporti dubbi con l'architetto Sarno per «coprirsi» sul fronte Penati





Dal sottobosco di relazioni oblique con la politica spunta il nome dell'architetto Renato Sarno. Era considerato «in quota» centrosinistra e particolarmente vicino a Filippo Penati, vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, fino a novembre scorso capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, ex presidente della Provincia di Milano e prima ancora sindaco di Sesto San Giovanni. Affidare determinati lavori all'architetto Sarno, sostengono le fonti, voleva dire «coprirsi» sul fronte Penati. Quasi una tassa occulta, magari camuffata da consulenze milionarie.

http://webcache.googleusercontent.com/search?hl=it&lr=&q=cache:d0S1tmV7uIQJ:http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_28/san-raffaele-sistema-sovvenzioni-politici-gerevini-ravizza-1901190055046.shtml+sistema+San+Raffaele+sarno+penati&ct=clnk


Caso Penati, trovati 20mila euro nello studio dell'architetto Magni

Nuovi sviluppi sul professionista accusato di distribuire le tangenti a Sesto San Giovanni: ad accusarlo anche due giovani architetti. Secondo l'accusa, avrebbe creato fondi all'estero per pagare tangenti.

http://www.repubblica.it/politica/2011/08/05/news/caso_penati_trovati_20mila_euro_nello_studio_dell_architetto_magni-20047347/?ref=HREC1-5

giovedì 4 agosto 2011

"I magistrati hanno in mano tanta di quella roba che c'è solo da aspettare"

"Amico o fuori dal cerchio magico vi racconto il sistema di potere a Sesto"


Parla Di Caterina, il principale accusatore di Penati: "Ora molti imprenditori solidarizzano con me, spero si decidano a parlare. Mi sono ribellato a un sistema. I magistrati hanno in mano tanta di quella roba che c'è soltanto da aspettare



mercoledì 3 agosto 2011

Imprenditori e tangenti. Nuove accuse a Penati

Cotti, ex genero di Pasini e già capogruppo in consiglio comunale della lista civica «Sesto per Penati»: soldi per un iter snello.

Articolo del “Corriere della sera”:

http://www.corriere.it/politica/11_agosto_03/galli-penati-pd-imprenditori-tangenti_bab8a74c-bd94-11e0-99fd-c37f66002d24.shtml

«Effettivamente, il quadro generale è inquietante ed è molto somigliante a Tangentopoli»

«Penati, un passo indietro gli gioverà»


Cofferati: «Autosospensione per togliere i sospetti. Basito dal caso Pronzato. Macchina del fango? Di fronte alla strumentalizzazione bisogna reagire, ma si devono anche riconoscere gli errori È meglio un' oncia di rigidità in più che lasciare in campo una situazione dubbia che si presta alle critiche»

Intervista a Sergio Cofferati

http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/02/Penati_passo_indietro_gli_giovera_co_9_110802014.shtml

lunedì 1 agosto 2011

Caso Penati, l'accusa: tangenti fino al 2007. Spunta la lista dei versamenti

Di Caterina consegna ai pm le ricevute. Il politico Pd: "Calunnie". A fianco dei versamenti, che variano da 2500 a 7000 euro, compaiono solo sigle.

Da “Quotidiano.net”, http://qn.quotidiano.net/cronaca/2011/08/01/554486-caso_penati_tangenti_fino_2007.shtml#





Sesto S. Giovanni (Milano), 1 agosto 2011 - Tangenti pagate fino al 2007. Lo rivelerebbero ricevute, estratti conto e appunti che l’imprenditore Piero Di Caterina, ex amico e oggi accusatore di Filippo Penati, ha consegnato ai Pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia. Per chi erano questi soldi? Secondo Di Caterina, per Penati e i suoi collaboratori. Le carte dovranno però essere interpretate: a fianco dei pagamenti da 2.500 a 7.500 euro, compaiono solo sigle: «DG» e «Giulia per DG». Prima del 2001, invece, buste da 10 a 25 milioni di lire a favore di un certo «Big Bruno» (o semplicemente «Bruno»), «Antonella», «V/P» e «VP36».

La vita e gli affari degli indagati della Tangentopoli sestese passerà sotto la lente d’ingrandimento. I pm guarderanno i conti di Fare Metropoli, l’associazione fondata da Penati (indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti) nel dicembre 2008. Ma nella storia dell’ex uomo forte del Pd, prima di Fare Metropoli (organismo che raccolse contributi per le sue campagne elettorali 2009 e 2010) c’è anche Eventus srl. E poi c’è Intesa Casa spa, dove Penati non c’entra, ma troviamo uno dei suoi più stretti collaboratori, pure lui indagato: l’ex capo di gabinetto in Provincia di Milano, Giordano Vimercati.

Cominciamo da Eventus Srl. Viene costituita il 5 dicembre 2006 a Bergamo. Penati ne è l’amministratore fino al 9 ottobre 2007. Quando i consiglieri del centrodestra gli rimproverano «di sedere in una società che commercia cemento, visto che la Provincia costruisce opere pubbliche», Penati risponde che la società si occupa solo di eventi. In realtà, si occupa di «produzione, importazione e/o vendite di cemento sabbia, calcestruzzo, acciaio, alluminio, ferro». Gli eventi sono nascosti in un oggetto sociale infinito che comprende anche bar e ristoranti. Eventus, posta in liquidazione il 10 settembre 2009, è controllata al 50% dalla fiduciaria Plurifid. i cui soci sono ancora oggi segreti. Negli anni, oltre a Penati, a rivestire le cariche sociali c’è un tale Di Caterina. Non è Piero, bensì Marco, un omonimo bergamasco, lo stesso finanziatore di Fare Metropoli. In Eventus, inoltre, compare per la prima volta il nome di Franco Maggi (portavoce di Penati) e di suo fratello Fabio. Più interessante è la storia di Intesa Casa Spa: dovrebbe occuparsi di «investimenti immobiliari», ma nasce il 24 gennaio del 2005 e viene messa in liquidazione dopo tre mesi, il 21 marzo.

Filippo Penati respinge le accuse: «Si tratta di ricostruzioni parziali, contraddittorie e unilaterali indotte da persone coinvolte nella stessa vicenda giudiziaria che con una montagna di calunnie mi stanno accusando per coprire i loro guai giudiziari».

di Ersilio Mattioni

Chi tocca il centrosinistra muore


Ferruccio Sansa*


da Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/30/la-scomunica-sinistra/148798/



Chi tocca il centrosinistra muore. “La macchina del fango comincia a girare”. Dopo aver ascoltato le parole di Pierluigi Bersani, gli accenti berlusconiano-vittimisti del segretario Pd, sento che per una volta posso contravvenire a una delle regole auree del cronista: mai parlare di se stessi.

E così racconterò dell’amara esperienza di diventare una specie di paria, un intoccabile nella mia città perché ho osato scrivere inchieste sul centrosinistra. Ma prima faccio una premessa. Nel corso degli anni ho parlato di decine di politici di entrambi gli schieramenti: Alemanno, Formigoni, Moratti, Storace, Berlusconi, Matteoli, Galan, Romani, Romano, Scajola, Grillo (Luigi), Calderoli, Bossi, D’Alema, Bersani, Penati, Burlando. Tanto per fare alcuni nomi. Gli esponenti di centrodestra sono la maggioranza.

Però dopo vent’anni di lavoro (prima di approdare al Fatto sono stato al Messaggero, La Repubblica, Il Secolo XIX e La Stampa) una cosa posso dirla: i fastidi che mi hanno procurato le inchieste sul centrosinistra non hanno uguali. Certo, il centrodestra è più duro, diretto, usa nei confronti dei giornalisti una logica proprietaria. Un certo centrosinistra no, non ti schiaccia direttamente, preferisce la calunnia, l’insulto, la telefonata a direttori ed editori.

Con un’aggravante: l’arroganza del centrodestra, seppur più violenta, non pretende di essere “giusta”, ha lo scopo manifesto di metterti a tacere. Il centrosinistra è diverso: si sente investito di una missione, chi osa metterlo in discussione è “disonesto”, “in mala fede”, “vendicativo”, “scorretto”. Tutte accuse che mi sono state rivolte, sempre in forma anonima e senza lo straccio di una prova.

Ma veniamo ai fatti. Mi capita anni fa, mentre seguivo lo scandalo Antonveneta, di raccontare i rapporti di Gianpiero Fiorani con noti esponenti politici. Per giorni descriviamo i legami della Lega con il re delle scalate bancarie. Non succede nulla. Poi ecco che arriva la prima notizia su un esponente del centrosinistra: il contratto di leasing dello yacht di Massimo D’Alema è stato stipulato con una società legata alla Banca di Lodi. Niente di illegale, ma una storia che è giusto approfondire e magari riferire ai lettori. Risultato: mezzora dopo il mio colloquio con D’Alema arriva al giornale una telefonata che annuncia, in caso di pubblicazione, una denuncia per violazione del segreto bancario. Il giorno dopo D’Alema diffonde un comunicato e racconta “spontaneamente” l’episodio.

Piccolezze, si dirà, come decine di altri episodi. Ma i guai seri vengono quando decido di scrivere degli intrecci tra politica (di centrosinistra, come di centrodestra) e affari che stanno dietro alla cementificazione della Liguria. Non arriva una riga di smentita o querela, del resto sarebbe stato difficile, visto che ogni parola dell’inchiesta è documentata. Ma quando compare il primo articolo subito mi chiamano dal mio giornale: “Ferruccio, una persona ai vertici del centrosinistra ha fatto una telefonata ai massimi livelli. Dice che hai scritto un articolo pieno di falsità. Noi non ne teniamo conto, ma tu sappilo”.

Era l’inizio. Quando con il collega Marco Preve scrissi il libro, “Il partito del cemento”, dedicato alla passione bipartisan dei politici liguri per il mattone, mi dichiararono guerra aperta. Si parlava, tra l’altro, con anni di anticipo rispetto all’inchiesta della Procura di Roma, dei legami dei vertici del partito nazionale e ligure con Vincenzo Morichini, Franco Pronzato e i loro soci. Ancora nessuna replica. Un muro di silenzio.

Finché mi venne offerto un posto di rilievo in un grande giornale. Dopo mesi venni a sapere che proprio nel periodo della trattativa i vertici del Pd nazionale avevano fatto arrivare il messaggio che l’incarico non era gradito al partito.

Insomma, la mia carriera ha rischiato. E anche il clima che respiravo in città è cambiato. Quando mi presentai nella sede del Pd genovese per scrivere un articolo sulle elezioni regionali del 2010 uno dei massimi dirigenti locali mi accolse così: “Ecco l’amico di Berlusconi. Vergogna, vattene”, e via con accuse e insulti.

Ma agli insulti, soprattutto se deliranti, è facile rispondere. Peggio sono le calunnie: non hai un interlocutore cui replicare. Di più: se ribatti dai dignità alle accuse che ti sono rivolte, le ingigantisci, dai loro concretezza. Insomma, devi subire.

E lascio perdere gli episodi più pittoreschi, come quando mi avvertirono che qualcuno nel Pd faceva circolare l’immancabile voce che ero omosessuale, anzi, “buliccio” come si dice a Genova. Ne parlai con mia moglie, sorridemmo sorpresi: per me ovviamente non era un insulto, ma mi stupiva che qualcuno in un partito che si dice progressista lo considerasse tale. Lentamente la tenaglia, però, si stringeva. Difficile vivere nella vostra città quando venite condannati all’ostracismo dal partito che governa da decenni, che guida gli enti locali da cui arrivano milioni di euro in pubblicità istituzionale a puntellare i bilanci di tutti gli organi di informazione (un’altra inchiesta poco gradita dal Pd). Si finisce cancellati, pesantemente insultati a incontri pubblici (è toccato perfino alla mia famiglia, colpevole di avermi messo al mondo). Insomma, intoccabili. Finché sono arrivato al Fatto, che per fortuna è impermeabile a certi interventi.

Mai nessuno, però, che abbia risposto alle nostre inchieste in modo documentato. Bersani, tengo a dirlo, non è mai stato coinvolto negli episodi che ho citato. Ma forse sarebbe bene che li conoscesse, prima di invocare la macchina del fango e vestire i panni della vittima.


(Non ho fatto volutamente i nomi dei protagonisti e dei testimoni di questi episodi. Posso scegliere di affrontare una battaglia, ma non posso trascinarci anche gli altri).


* Coautore de Il partito del cemento. Politici, imprenditori, banchieri. La nuova speculazione edilizia e La colata. Il partito del cemento che sta cancellando l'Italia e il suo futuro, entrambi editi da Chiarelettere, rispettivamente nel 2008 e nel 2010.



Il Fatto Quotidiano, 30 luglio 2011

Chiamatela cast action




di Marco Travaglio, da Il Fatto quotidiano, 28 luglio 2011

Stralci dall’intervista a Barbara Spinelli. Il testo integrale si può leggere sul sito:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/barbara-spinelli-chiamatela-cast-action/





Mi pare di assistere a un film horror berlusconiano con sottotitoli in sovietico”. Così Barbara Spinelli definisce la minaccia di Pier Luigi Bersani di attivare una class action con gli iscritti e forse gli elettori per trascinare in tribunale i giornali che criticano il Pd sulla questione morale e raccontano le indagini su alcuni suoi esponenti


Che cosa ti colpisce di più nell’annuncio di Bersani?


Oltre e forse più ancora del merito dell'iniziativa, mi colpisce il linguaggio di Bersani. Intanto quell'insistere sulla ‘macchina del fango’, quale che sia lo scandalo che un giornale denuncia, quali che siano i reati scoperti dalla magistratura, quali che siano i giornali chiamati in causa e le loro proprietà. Non se ne può più: se qualcuno scrive il falso, attribuendoti reati mai commessi, fatti mai accaduti, cose mai dette, allora sì è macchina del fango. Ma se uno ti critica anche duramente per comportamenti veri, per inchieste vere, per accuse vere, allora non c'è nessun fango, a parte quello prodotto da chi tiene quei comportamenti. Non certo dai giornali che li raccontano.


Bersani pensa di denunciare i giornali che “aggrediscono”, coinvolgendo quadri e iscritti al Pd in una “class action”.

Non vedo alcuna differenza tra il linguaggio usato da Marina Berlusconi per minacciare Il Fatto Quotidiano e quello usato da Bersani per minacciare azioni giudiziarie contro i giornali che a suo dire lo attaccano. Che vuol dire ‘le critiche le accettiamo, le aggressioni no’? Che la stampa ha il diritto di criticare, ma senza fare riferimento alle gravissime imputazioni che pendono sul capo di alti esponenti del suo partito? E poi questa class action, che faccia tosta...

Cosa c’è che non va?

Il linguaggio e ciò che lo determina: l'idea tipica della Casta che i reati individuali imputati a singoli dirigenti di un partito possano essere nascosti dietro il gruppo, dietro il clan, si chiami Pd o Pdl o Mondadori... La difesa di gruppo è orrenda, sfido io che il Pd torna a scendere nei sondaggi. Che significa class action? Che ogni singolo membro del partito si identifica col gruppo al punto che, se commette un reato, chiama tutti i membri del gruppo a risponderne? Che, se la magistratura indaga Pronzato o Penati, o se i giornali li criticano, questo è un attacco a tutto il partito, a tutti i dirigenti, a tutti i militanti, a tutti gli elettori? Linguaggio comunista e sostanza berlusconiana, così ha parlato ieri Bersani. Mi ricorda una battuta di Daniel Cohn Bendit su certi oligarchi dell'Europa orientale convertiti al capitalismo all'indomani del crollo del Muro di Berlino: un pessimo film capitalista con sottotitoli in sovietico.

[…]

Però Bersani dice che il Pd è “diverso” perché, diversamente da altri partiti, la magistratura la rispetta.

Sono felice che la rispettino, del resto ci mancherebbe pure che l'attaccassero. Ma il miglior modo di rispettare la magistratura è non commettere reati, invece di inchinarsi ipocritamente alle toghe quando li hanno scoperti. E poi la magistratura non è tutto. A monte, nei partiti, devono esistere codici etici e controlli severissimi per evitare che qualcuno con responsabilità partitiche o addirittura istituzionali incappi nelle maglie della giustizia.

[…]

Poi c’è il caso Pronzato, ex consigliere di Bersani al ministero, poi Responsabile del Pd per il trasporto aereo e membro del Cda dell’Enac indicato dal Pd.

Nella risposta al Fatto, Bersani dice che l'ha ‘trovato al ministero’ e l'ha ‘confermato’. Manco fosse una margherita che si trova nei prati facendo una scampagnata. Poi concede, bontà sua, che ‘il doppio incarico’ nel Pd e all'Enac era ‘inopportuno’. Ma quello è un conflitto d'interessi sfacciato, berlusconismo puro, altro che ‘inopportunità’. È così difficile rendersi conto della realtà e chiamare le cose col loro nome? Questi giochini di parole per minimizzare sono balletti settecenteschi, minuetti e quadriglie da corte di Luigi XVI e Maria Antonietta: un passo indietro, uno avanti, ops pardon forse sono stato inopportuno... Poi è ovvio che arriva la ghigliottina.

[…]

Forse Bersani & C. sono attoniti dinanzi agli ultimi scandali perché, dopo le comunali e i referendum, pensavano che avrebbero ereditato il potere da Berlusconi raccattandolo, senza il minimo sforzo e cambiamento.

Il fatto che siano attoniti sorprende e preoccupa, anche perché era chiarissimo che le comunali e i referendum non li hanno vinti loro: li ha vinti una parte d'Italia che ha deciso di prendere la parola indipendentemente da loro, e anche contro di loro: contro tutto il sistema politico, quello di Berlusconi, ma anche quello del Pd che ne è parte integrante. Se non hanno capito la lezione e non hanno riflettuto sul loro errore storico di assecondare per quasi vent'anni il berlusconismo, allora non solo non raccatteranno il potere quando Berlusconi cadrà, ma se anche riuscissero con fatica a conquistarlo, lo riperderanno subito dopo.