martedì 21 febbraio 2012

Il TAR: lo stop al gassificatore è illegittimo, ed “è stato adottato…, oltretutto al di fuori di ogni urgenza o necessità di provvedere”.

N. 00571/2012 REG.PROV.COLL.
N. 00253/2012 REG.RIC.







REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia
(Sezione Quarta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

ex art. 60 cod. proc. amm.;

sul ricorso numero di registro generale 253 del 2012, proposto da:

- Ecotrattamenti S.r.l., in persona del legale rappresentante pro-tempore, rappresentata e difesa dall’Avv. Giuseppe P. Mussumeci, e domiciliata in Milano, Via Corridoni n. 39, presso la Segreteria del T.A.R.;

contro

- il Comune di Limbiate, in persona del Sindaco pro-tempore, rappresentato e difeso dall’Avv. Carlo Cerami, ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in Milano, Galleria S. Babila n. 4/A;

- la Provincia di Monza e Brianza, in persona del Presidente pro-tempore, non costituita in giudizio;

per l’annullamento

- dell’ordinanza/diffida del Comune di Limbiate (MB), Settore Tecnico Area Pianificazione Territoriale ed Ambientale, n. 179 del 26 ottobre 2011, Prot. n. 30278.

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio del Comune di Limbiate;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Designato relatore il primo referendario Antonio De Vita;

Uditi, alla camera di consiglio del 14 febbraio 2012, i procuratori delle parti, come specificato nel verbale;

Visto l’art. 60 cod. proc. amm., che consente al giudice amministrativo, chiamato a pronunciarsi sulla domanda cautelare, di decidere il merito della causa con sentenza succintamente motivata, ove la stessa sia di agevole definizione in rito o nel merito;

Ritenuto di potere adottare tale tipologia di sentenza, stante la superfluità di ulteriore istruzione;

Accertata la completezza del contraddittorio e sentite le parti presenti in proposito;

Ritenuto in fatto e considerato in diritto quanto segue.

FATTO

Con ricorso notificato in data 9 gennaio 2012 e depositato il 3 febbraio successivo, la ricorrente ha impugnato l’ordinanza/diffida del Comune di Limbiate (MB), Settore Tecnico Area Pianificazione Territoriale ed Ambientale, n. 179 del 26 ottobre 2011, Prot. n. 30278, con cui la ricorrente è stata diffidata a non proseguire le operazioni di montaggio dell’impianto di trattamento dei rifiuti e recupero energetico presso la sede di Via XX Settembre n. 11 a Limbiate ed è stato ordinato alla stessa di presentare al predetto Comune, entro trenta giorni, una S.C.I.A. per l’inizio di una nuova attività artigianale/industriale.

Avverso il predetto provvedimento vengono dedotte le censure di nullità e/o annullabilità e/o illegittimità dell’ordinanza/diffida per carenza di potere sia dell’Ente, che dell’organo amministrativo che l’ha adottata e per carenza di motivazione a giustificazione di un’eventuale attività suppletiva del Comune.

Il procedimento cui si riferisce l’atto impugnato sarebbe di esclusiva competenza della Provincia e non del Comune e nemmeno si potrebbe superare tale dato in presenza di un provvedimento adottato dal Dirigente comunale; difatti soltanto un provvedimento sindacale contingibile e urgente potrebbe intervenire in tale ambito, qualora emergesse la necessità di tutelare la salute pubblica.

Ulteriori doglianze attengono alla carenza di motivazione, all’eccesso di potere e/o violazione di legge in relazione alla diffida fatta al legale rappresentante della ricorrente in relazione al proseguimento delle operazioni di montaggio dell’impianto di trattamento dei rifiuti.

La ricorrente avrebbe ottenuto dalla Provincia la possibilità di avvalersi dell’autorizzazione semplificata per la realizzazione dell’impianto di gassificazione e avrebbe richiesto anche l’autorizzazione ex art. 269 del D. Lgs. n. 152 del 2006, che comunque dovrebbe riferirsi all’intero stabilimento e giammai ai singoli impianti allo stesso afferenti. Di conseguenza il Comune avrebbe confuso il singolo impianto con lo stabilimento, che solo presupporrebbe l’autorizzazione ex art. 269.

Infine, viene dedotto l’eccesso di potere e/o la violazione di legge in relazione all’ordine indirizzato al legale rappresentante della ricorrente di presentare una S.C.I.A. per l’inizio di una nuova attività artigianale/industriale entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione.

Nell’ambito specifico riguardante il trattamento dei rifiuti attraverso la procedura semplificata non potrebbe applicarsi, come preteso dal Comune resistente, l’istituto della segnalazione certificata di inizio attività, atteso che in materia ambientale e laddove siano previsti dei limiti complessivi o dei contingenti per lo svolgimento di attività, il predetto strumento non potrebbe essere utilizzato.

E’ stata altresì proposta domanda di risarcimento del danno.

Si è costituito in giudizio il Comune di Limbiate, che ha chiesto il rigetto del ricorso.

Alla Camera di consiglio del 14 febbraio 2012, fissata per la discussione dell’istanza cautelare di sospensione del provvedimento impugnato, il Collegio, dopo aver dato avviso alle parti presenti alla discussione, ha ritenuto di potere definire il giudizio con sentenza breve, ai sensi dell’art. 60 cod. proc. amm.

DIRITTO

1. Il ricorso è fondato.

2. Con la prima censura di ricorso si assume l’illegittimità dell’atto impugnato, in quanto la competenza in materia di procedimenti finalizzati al trattamento dei rifiuti sarebbe riservata in via esclusiva alla Provincia e non, ordinariamente al Comune, che potrebbe intervenire soltanto attraverso provvedimenti contingibili e urgenti, necessari per la tutela della salute pubblica.

2.1. La doglianza è fondata.

Secondo l’art. 197 del D. Lgs. n. 152 del 2006 “alle province competono in linea generale le funzioni amministrative concernenti la programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, da esercitarsi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, ed in particolare : (…) b) il controllo periodico su tutte le attività di gestione, di intermediazione e di commercio dei rifiuti, ivi compreso l’accertamento delle violazioni delle disposizioni di cui alla parte quarta del presente decreto; c) la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l’applicazione delle procedure semplificate, con le modalità di cui agli articoli 214, 215, e 216”.

Ne consegue che, come già sostenuto di recente da questa Sezione, appartenendo alla Provincia in via ordinaria la competenza in materia di trattamento dei rifiuti, al Comune, per il tramite del Sindaco, può essere riconosciuto un potere di intervento soltanto nelle situazioni in cui si ravvisi l’indifferibilità e l’urgenza di provvedere, sul presupposto della normativa generale, espressione di un potere atipico e residuale, relativa alle ordinanze contingibili e urgenti contenuta nell’art. 50, comma 5, del D. Lgs. n. 267 del 2000 (T.U.E.L.), allorquando se ne configurino i relativi presupposti (cfr. Consiglio di Stato, V, 12 giugno 2009, n. 3765; II, parere 24 ottobre 2007, n. 2210; T.A.R. Lombardia, Milano, IV, 8 giugno 2010, n. 1758).

Nel caso di specie, l’atto impugnato è stato adottato dal dirigente comunale, oltretutto al di fuori di ogni urgenza o necessità di provvedere.

2.2. Ciò determina la fondatezza della prima censura di ricorso da cui discende, previo assorbimento delle restanti doglianze, l’accoglimento del gravame e il conseguente annullamento dell’atto impugnato.

3. Quanto alla domanda di risarcimento del danno, la stessa deve essere respinta.

Difatti, il breve lasso di tempo trascorso dalla proposizione del ricorso alla sua decisione non ha determinato un danno di apprezzabile consistenza, anche per la natura dell’atto impugnato e della tipologia dell’attività svolta dalla parte ricorrente.

4. In ragione dell’esito complessivo della controversia, le spese possono essere compensate tra tutte le parti del giudizio.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia (Sezione Quarta), definitivamente pronunciando, accoglie il ricorso indicato in epigrafe e, per l’effetto, annulla l’atto con lo stesso ricorso impugnato. Respinge la domanda di risarcimento del danno.

Spese compensate.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Milano nella camera di consiglio del 14 febbraio 2012 con l’intervento dei magistrati:

Adriano Leo, Presidente
Elena Quadri, Consigliere
Antonio De Vita, Primo Referendario, Estensore

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 20/02/2012
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

domenica 12 febbraio 2012

“Prendere atto della nostra sostanziale incapacità a governare questa città”





Le lettere che seguono circolano fra decine di persone ormai da diversi giorni; ad esse hanno già fatto riferimento (ma, pare, senza averle lette) tutti i giornali locali. Le pubblico integralmente, perché è utile, anzi necessario, che i cittadini di Limbiate siano informati sullo stato attuale della giunta comunale, sul modo in cui funziona, sulla reale natura dei rapporti che il sindaco intrattiene (o che vorrebbe intrattenere) con i “partiti” che lo sostengono, su quanto egli sia al corrente dei problemi che la giunta deve affrontare, sulle sue capacità di coordinare gli assessori, su chi sia realmente l'assessore all'ambiente, sul fascino perverso che su De Luca esercita la burocrazia comunale (della quale ha paura), sul sistema dell'auto-rappresentazione interiore ed esteriore di questo patetico sbruffone, sulla sua esilarante “filosofia politica”, sulla prestigiosa ed altamente etilica scuola di vita che ha frequentato, su... ecc. ecc.

Immancabilmente vi sarà qualcuno che comincerà a blaterare di violazione del segreto epistolare. Prego di prendere visione degli articoli 136 e 137 comma 2 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196, e della sentenza della Corte Costituzionale 5 marzo 2009, n. 66.




Cari amici e compagni del centro sinistra, sono ormai otto mesi che ci è stato dato il mandato di amministrare Limbiate; abbiamo preso decisioni importanti, alcune condivise altre meno; e adesso deve essere sostituito un assessore e forse nominato l'assessore all'urbanistica. Penso sia il momento di esaminare con pacatezza, ma con molta chiarezza, l'attuale situazione politico-amministrativa per decidere se abbiamo voglia e se siamo in condizione di continuare questo percorso condiviso o se Limbiate non meriti amministratori più capaci, con un quadro politico chiaro e quindi sia necessario prendere atto della nostra sostanziale incapacità a governare questa città.

Non è un segreto che la mia candidatura sia stata sponsorizzata da Archetti e Sangiovanni. Ricordo ancora la giusta richiesta di eventuali scheletri nell'armadio fattami prima del brindisi nell'incontro con il SEL! Della mia inesperienza politica tutti eravamo consapevoli, ho sempre confidato però sulla mia intelligenza, sulla mia capacità di lavorare ed imparare, ma soprattutto sulla mia assoluta onestà e la fattiva collaborazione con quanti hanno lavorato alla stesura del programma. Sono uno dei 91 limbiatesi con reddito sopra i 100.000 euro, non ho interessi immobiliari o di altro genere, non ho amicizie da favorire o sfruttare ecc. ecc. ecc. e soprattutto non ero e non sono interessato a fare il sindaco COMUNQUE, ritengo pertanto questa essere la mia forza. Certamente sto imparando e vi assicuro che la prima cosa che ho imparato e questa: i partiti del centrosinistra hanno avuto un terzo dei voti al primo turno e abbiamo vinto al secondo turno con il consenso del 53%. I cittadini di Limbiate con il centrosinistra hanno scelto il loro sindaco che quindi deve rendere conto a tutti quelli che lo hanno eletto. Mi permetto di aggiungere che mi sento di essere il sindaco di quanti hanno votato Picozzi e anche del primo partito di Limbiate: gli astenuti! Essi sono per numero tanti quanto il centrosinistra e dovremmo essere impegnati, con una corretta ed onesta amministrazione, a recuperarli al nostro schieramento. Ho avuto modo di affermare che la mia giunta non sarebbe stata commissariata da nessun comitato né dei genitori, né di ambientalisti, né di altro, (comitati con i quali non ho alcuna difficoltà a confrontarmi) ed ora posso aggiungere che non sarò commissariato dai partiti perché non penso sia quello che vogliono i cittadini di Limbiate. Penso che l'importante ruolo dei partiti debba essere di indirizzo politico, collaborazione e di controllo del lavoro della giunta nelle Commissioni Consiliari. Il ruolo di controllo in Giunta è degli assessori che sono il collegamento tra le istanze dei partiti e viceversa. Purtroppo ho percepito sfiducia da parte di alcuni consiglieri della maggioranza con richieste di comitati e non ricordo cosa altro che per DIGNITÀ', a questo punto, non posso accettare. Se l'Assessorato all'urbanistica riveste un ruolo politico penso che solo al sindaco o ad un rappresentante della sua lista spetti questo assessorato, se i partiti intendono rafforzare la figura tecnica dell'assessorato all'urbanistica, sono disposto a nominare un tecnico solo per la redazione del PGT, condiviso da tutti i partiti della maggioranza. Ogni partito potrà farsi supportare nel passaggio in Commissione Territorio da tutti i tecnici che riterrà necessari. Se qualcuno pensava di usare solo la faccia di Raffaele dovrà ricredersi. Purtroppo Raffaele ragiona, sembra anche intelligente e ha avuto come maestro di vita un certo Giorgio Lotti che, se ben ricordo, e stato fustigatore anche di personaggi di sinistra pescati con le mani nella marmellata! Con le dimissioni della Rosa Sessa si è creata una situazione di disagio, di pressioni, di cose dette e non dette, di sottintesi che vivo come clima da Inquisizione (o forse da Stasi?) che non danno serenità a me e alla mia giunta. Spero che nessuno si senta offeso da mie affermazioni che potrebbero anche essere inesatte o errate (per questo vi chiedo scusa subito), ma tengo a precisare che esigo chiarezza e chiedo a tutti di esplicitare critiche, dubbi, perplessità ovvero qualsiasi situazione che non permette i dovuti chiarimenti; sono convinto che solo nella chiarezza dei comportamenti può nascere la fiducia e quindi la collaborazione utile a governare e a realizzare il programma che ci siamo dati. La matematica viene in nostro aiuto per ricordarci il valore dei numeri! Se alcuni partiti hanno 8 consiglieri e altri ne hanno 2 o 1 è perché i cittadini hanno dato loro un compito di rappresentanza più rilevante con conseguente maggiore responsabilità nell'amministrare. Mi sono impegnato e mi impegno ad accettare sempre le proposte dei partiti e delle liste che appoggiano la Maggioranza, che per chiarezza ricordo: PD, LIMBIATE SOLIDALE, SEL, IDV, CITTA' VIVA. Se nel prosieguo della legislatura le divisioni dei partiti non porteranno a decisioni condivise, le delibere di Giunta saranno approvate o bocciate in Consiglio Comunale dopo essere stata esaminate nelle relative Commissioni.

Città Viva ha ragione nel chiedere quello che era nei patti di legislatura: pari dignità e pari visibilità. Non ricordo di essermi impegnato, però, nella concessione di un assessorato. Ritengo di poter onorare questo impegno durante la legislatura.

Rapporti con IDV. L’incrinatura con la segreteria di questo partito, prima del ballottaggio, è stata causata dalla sfiducia del segretario Pizzi nei miei confronti sia per la conduzione della trattativa con il Centro sia per non aver accettato il metodo di scelta degli assessori (discutibile, ma personale) che ha determinato la nomina della Sessa Rosa come assessore del loro partito (condivisa del resto da una parte del partito stesso e dalla segreteria provinciale). Ritengo una grave perdita per la mia giunta le dimissioni della Rosa (forse ancor di più lo è per l'immagine dell'IDV), purtroppo motivi personali non hanno permesso di evitare le sue dimissioni. Da oltre due mesi chiedo un incontro con IDV tramite il consigliere Arcerito, la stessa Sessa e il segretario provinciale. Ma le condizioni politiche attuali del partito non lo hanno permesso, sembra che la maggioranza delle tessere sia di Pizzi, l'indirizzo politico di non so chi e il segretario provinciale ha avocato a sé ogni scelta prima di condividerla con la base di Limbiate! Ho incontrato il segretario provinciale e il Coordinatore del partito di Limbiate senza poter prendere decisioni che fossero condivise. Mi sono permesso a questo punto di incontrare direttamente l'unico che rappresenti il partito in Limbiate perché eletto dai cittadini, il consigliere Arcerito, proponendo il suo ingresso in giunta con la possibilità per il segretario Pizzi di entrare in consiglio comunale. Pensavo in questo modo di mettere il partito in condizione di riorganizzarsi anche in previsione della campagna elettorale 2013. Penso che la vittoria alle politiche del 2013 debba essere l'interesse e l'obiettivo di tutti quelli che si ritengono realmente di sinistra! Viste le divisioni interne al partito con la difficoltà di avere in questo momento referenti istituzionali con i quali relazionarmi, ho proposto (capisco che può essere un sacrificio!) di posticipare la nomina ad assessore dopo l'approvazione del PGT; questo permetterebbe al consigliere Arcerito di organizzarsi e prepararsi al meglio per il nuovo incarico e permetterebbe la nomina di un assessore per la realizzazione del solo PGT come richiesto da alcuni partiti di maggioranza. Ricordo che la realizzazione del PGT sarà l'atto certamente più importante della nostra Amministrazione. Sono ancora in attesa di una risposta! Certamente sono disponibile a sostituire la Rosa Sessa con una donna proposta dall'IDV, non posso però accettare alcuna altra proposta di questo partito dopo essere stato costretto a fare il primo passo e ad espormi in prima persona. Se questa mia proposta ha rotto equilibri interni ali'IDV mi dispiace, ma non è certamente colpa mia se non ho avuto uno straccio di interlocutore (che non fossero i blog di Campisi!).

Rapporti con il SEL. Unico assessore non scelto da me è Paride Tatti, che non avevo avuto il piacere di conoscere durante la campagna elettorale, proposto dal partito al posto di Giulio. Se la scelta di non avere segretari di partito all'interno della giunta può aver compromesso equilibri interni ai partiti stessi, da me ignorati, ritengo tuttavia che l'amministrazione di una città sia più importante delle dinamiche interne di un partito. Per chiarezza devo dire a Rosario Traina che il suo nome non mi è mai stato proposto per un assessorato, mentre le mie aspettative ricadevano su Raso e su Fabrizia che hanno rifiutato, mentre avevo già pensato di affidare a lui la delega alla Legalità e alla Memoria. Devo riconoscere con soddisfazione che Paride ha meritato con il suo lavoro e la sua dedizione la carica di Assessore; pregevole la collaborazione con gli altri assessori pur con qualche momento di incomprensione, ormai risolto. Lo considero, come tutti gli altri del resto, uno dei miei collaboratori del quale non potrei fare a meno e sono convinto che se fosse meno pressato dal o dai partiti di riferimento lavorerebbe con più serenità. Le richieste che il SEL avanza, certamente legittime, credo dipendano dal fatto che con due consiglieri e un assessore non sia possibile avere il controllo completo di quanto avviene nell'amministrazione. Capisco le preoccupazioni del partito per le tante irregolarità del passato che emergono e che dobbiamo affrontare e risolvere. Caro Giulio pensi che noi non vogliamo, come te, fare chiarezza, verificare e regolarizzare quanto di dubbio emerge dagli atti della precedente Amministrazione, cambiare l'andazzo dei funzionari del Comune con i quali siamo obbligati a collaborare? Ti assicuro che ho potuto apprezzare in molti di loro, anche in quelli criticati, professionalità e dedizione al lavoro, per questo sono fiducioso in una sempre più fattiva collaborazione per la realizzazione dei nostri sogni. Se non abbiamo fiducia reciproca però è meglio andare a casa. Sul problema del gestore di acqua e fognature ritengo che l'essere stati unici in tutta la provincia Monza Brianza ad astenerci sia stata una stonatura, perché in quell'occasione rappresentavi tutta l'amministrazione e non le posizioni di un solo partito che, ripeto, sono sempre legittime, ma se sono minoritarie bisogna che si adeguino alla maggioranza. Il non decidere ha fatto pagare al Comune più di 100.000 euro di mutui che in questo momento di crisi avremmo potuto usare meglio, con la prospettiva poi di doverci adeguare alle scelte della Provincia (e non abbiamo pulito ancora i sifoni!). Su problemi come IDRA e INFOENERGIA ritengo che la scelta del pubblico sia sempre da privilegiare. Il problema nasce quando il pubblico ha poca esperienza (perché nella provincia Monza Brianza ha fatto ben poco sul fotovoltaico), mentre altre realtà hanno più esperienza avendo già realizzato molto e bene. Perché come con BEA non metterci intorno ad un tavolo e valutare le varie opzioni per realizzare nel migliore dei modi quello che ci siamo impegnati a fare? La cultura del sospetto non mi appartiene, colloquio con tutti e non sono pregiudizialmente contrario a nulla. Sarò sempre e solo contrario al non fare gli interessi di Limbiate perché questo chiedono i cittadini che ci hanno votato.

Rapporti con il PD. Ritengo una nota stonata di questa amministrazione quanto è avvenuto sulla Scuola, anche se alcune considerazioni fatte erano, senza alcun dubbio, di senso e finalizzate ad un miglior funzionamento della scuola a Limbiate. Certo avremmo dovuto rendere partecipe la commissione cultura prima delle decisioni della Giunta, ma si impara dagli errori e stiamo lavorando bene; in futuro non si verificheranno situazioni analoghe! Ritengo un errore non aver affidato la commissione cultura e sport ad un esponente della cultura che, soprattutto per i problemi legati alla scuola di Limbiate, avrebbe potuto suggerire proposte e dare suggerimenti. Invito la commissione a stilare un programma a cui devono far seguito incontri se vuole lavorare con maggior efficienza sia per i problemi dello Sport sia per quelli che riguardano la scuola.

Tanto per sfatare quella che ormai è diventata una leggenda metropolitana vorrei assicurare tutti voi che le scelte fatte sono state prese da me senza "l'influenza" di Simonini, ritenuto, a torto, la longa manus di questa maggioranza. Indubbiamente mi è stato di grande aiuto nel redigere i primi discorsi e nel consigliarmi nei primi atti amministrativi e per questo gli sarò sempre grato, come per tutto il lavoro di comunicazione egregiamente svolto durante la campagna elettorale e dopo. Vi assicuro che la scelta degli assessori ha sconvolto anche lui! Penso che sia stato il primo a capire che me la sarei cavata da solo. Per questo mi ha svezzato subito! Accetto tutti i consigli, le scelte però saranno sempre mie! In merito alle nomine di assessori e funzionari, sono sempre disponibile ad accettare nominativi condivisi da tutti i partiti e liste, l'importante, per me è che i candidati a queste cariche siano professionisti seri e persone oneste, mentre per qualcuno l'importante e che non siano di area PD! Finché non facciamo chiarezza su queste cose saremo sempre nel Limbo della politica. A proposito, quando vanno in pensione le cariatidi della politica del centro sinistra? Gli anziani non devono offendersi, ma ci siamo impegnati a far crescere i giovani per immettere nuove energie nelle future amministrazioni di Limbiate. È per questo motivo che avrei auspicato che la carica di vicepresidente del consiglio Comunale venisse affidata ad un giovane. Invece a distrarre i nostri impiegati ci sono sempre gli stessi soggetti (è una critica di alcuni dipendenti del Comune). Preferisco i consigli e le critiche fattemi di persona piuttosto che riferite! Preferisco giovani messi in condizione di sbagliare per imparare, non giovani referenti dei Soloni della politica.

Ultima riflessione sul PGT. Vogliamo risparmiare territorio, recuperare il centro storico e le aree dismesse ecc. ecc. Spero che le risposte che saranno date ai cittadini non saranno risposte di parte, condizionate dall'area politica di appartenenza. Se questa è la paura che anima qualcuno del centro sinistra verso il centro destra, vi assicuro che la stessa sfiducia di non imparzialità vi è da parte di molti limbiatesi verso le scelte "amiche" che potrebbe fare il centro sinistra. Capite come è assolutamente necessario sciogliere questo nodo scorsoio della politica al quale potremmo restare impiccati? Questo è l'unico motivo che non mi permette di avere un assessore POLITICO diverso da me, il mio ruolo è anche di garanzia di quanti non votano centro-sinistra che pretendono come tutti LEGALITÀ. Ho capito dopo questi primi mesi di governo che potremmo davvero rompere con logiche del passato intrise di compromessi e di calcoli meschini per lavorare serenamente al bene comune. L'opposizione mi sembra poca cosa, ma noi dobbiamo fare il punto della situazione e porci una sola domanda: vogliamo realmente governare Limbiate? Se tra un anno, alle votazioni politiche, i partiti di centro sinistra avranno gli stessi voti con minime percentuali di spostamenti al loro interno potremmo gioirne? Se dovessimo riandare alle elezioni senza Raffaele vinceremmo? Dovremmo essere uniti soprattutto per sconfiggere il centro destra e il suo modo di far politica, invece sembra che a Limbiate, come a livello nazionale, quando si intravvede la possibilità di governare ripartano le dispute ideologiche, le invidie, la corsa alle poltrone, ecc. ecc. ecc. (Prodi e Cattabeni insegnano!).

Chiudo queste mie comunicazioni con una amara considerazione: Limbiate è una città di 35.000 abitanti, con un bilancio di una città di 20.000 abitanti, ultimi per reddito e cultura nella provincia! Dovremmo avere un sussulto di dignità e dare un colpo mortale alla mediocrità in cui ci dibattiamo; dovremmo impegnarci per offrire a questa città una possibilità di riscatto perché ci sono la volontà, le energie e le capacità necessarie per riuscirvi!
Queste considerazioni saranno consegnate a mano ai segretari dei partiti perché vengano discusse in previsione di un incontro con giunta, segreterie dei partiti, capigruppo il più presto possibile, anche giovedì 2 febbraio. Spero che nessuno le dia alla stampa o le metta in internet. Chiedo a tutti stessa chiarezza perché posso e voglio continuare a rappresentare il Centro-Sinistra, ma accelerando per quanto riguarda scuola (istituti comprensivi, via Torino, amianto e fotovoltaico), Pgt, Corberi e Antonini, Gelsia, Città Satellite e, non meno importante, puntuale e onesta gestione ordinaria (disinfestazione, pulizia dei quartieri, gestione del verde, ecc. ecc.).


Raffaele dott. De Luca

30/01/2012


06/02/2012

LETTERA E INCONTRO DI GIOVEDI SERA
Caro Giulio, grazie a te e a tutti i partecipanti all'incontro di giovedì per l'onestà e la chiarezza del confronto. Non possiamo che ripartire con nuove energie per la relizzazione del programma. Ho già avuto modo di chiedere scusa per le inesattezze e gli errori che, nell'iiritazione del momento, ho scritto. Ribadisco le scuse a quanti si sono sentiti offesi da parole come cariatidi e soloni. Sono appunto parole, purtroppo la lettera l'ho scritta senza rivederla con attenzione, che possono aver offeso quanto portano esperienza all'entusiasmo dei giovani. Chiedo scusa soprattutto a te per le mie erronee valutazioni circa:
1) la mancata scelta della società che avrebbe portato alla mancata pulizia dei sifoni ( del resto già delibara con impegno di spesa in giunta).Ribadisco che non vi è tua responsabilità nè di Sinistra per Limbiate che rappresenti. Hai sempre lavorato con Tatti nel tentativo di arrivare ad una soluzione condivisa da tutta la maggioranza in linea con l'esito referendario come da mia precisa richiesta;
2) l'astensione del Comune di Limbiate all'assemblea dei Sindaci dell'Ato di MB rispetto la scelta del gestore del servizio idrico integrato è derivata da una mancata presa di posizione della maggioranza tutta. Erroneamente ho affermato che è stata causa Tua, anche perchè ciò non ha provocato alcun danno economico in quanto le spese per i mutui sono compensate dalle tariffe del servizio.
La lettera conteneva una serie di chiarimenti che volevo fare con voi segretari e questo giustifica le inesattezze contenute. Spero di rivedervi presto per le importanti decisioni che dovremo prendere sul PGT. Raffaele.


06/02/2012

A Giulio Fossati

LETTERA E INCONTRO DI GIOVEDI SERA

Inviala a tutti i segretari. Ciao Raffaele.


07/o2/2012

LETTERA E INCONTRO DI GIOVEDI SERA

AI SEGRETARI DEI PARTITI DI MAGGIORANZA E DELL'AREA DI CENTRO
Su richiesta e in accordo con il Sindaco, vi inoltro la mail che lo stesso ha redatto in seguito alla riunione di maggioranza di giovedì sera.
Inutile evidenziare l'importanza che riveste per me e tutta la lista che rappresento (insieme a Rosario Traina) tale comunicazione.
Mi auguro possiate far leggere questa mail a quanti sono venuti a conoscenza della lettera scritta dal Sindaco in precedenza.
Vi porgo i miei saluti.

Giulio Fossati.
Sinistra per Limbiate.

venerdì 10 febbraio 2012

Claudio Pavone: non servono memorie condivise

Intervista di Antonio Carioti, Corriere della sera, 26/11/2010


La denuncia dell’autore di Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza: trascurato lo studio dei crimini di guerra italiani dal 1940 al 1943

«Sminuire le ragioni della lotta tra fascisti e partigiani significa banalizzare la storia»

«Per riscattare la causa di Salò non basta la buona fede dei combattenti»


«Oggi viene spesso criticata la decisione di esigere la resa incondizionata del nemico, assunta dagli Alleati alla conferenza di Casablanca nel 1943. Si dice che prolungò la guerra. Ma io non sono d’accordo. Credo sia stata una scelta giusta, che consentì in Germania una ricostruzione democratica radicale, con un'epurazione seria che non ha lasciato spazio alle scorie del nazismo». Alla vigilia dei novant’anni, che compie il 30 novembre, lo storico Claudio Pavone conserva intatta la capacità di spiazzare i suoi interlocutori. Come quando nel 1991 intitolò Una guerra civile (Bollati Boringhieri) il suo fondamentale libro sulla lotta partigiana, legittimando l'uso di un'espressione fino allora ritenuta sconveniente per definire la Resistenza.

In questo caso invece Pavone si ricollega ai suoi studi sulla continuità dello Stato dal fascismo alla Repubblica (http://www.bollatiboringhieri.it/scheda.php?codice=9788833909332): «In Italia, rispetto alla Germania, ci siamo portati dietro un’eredità del passato regime molto più consistente. E abbiamo rischiato che, dopo l’armistizio del 1943, quasi tutto rimanesse come prima, con lo Statuto albertino, la monarchia e la corte, la vecchia legge elettorale prefascista. Quando il generale Eisenhower, a Malta, chiese a Pietro Badoglio se non avesse pensato di lasciare a un civile la guida del governo italiano, l’altro rispose facendo il nome di Dino Grandi, l’ex ministro degli Esteri che con il suo ordine del giorno aveva provocato la caduta del Duce. Eisenhower ribatté: "I nostri ragazzi non sono morti per sostituire Mussolini con un altro fascista"».

Il merito maggiore della Resistenza, secondo Pavone, è aver evitato soluzioni del genere: «Grazie alla lotta partigiana abbiamo avuto la Costituzione, frutto di una grande assunzione di responsabilità da parte di forze politiche che erano divise su tante questioni importanti, ma riuscirono a realizzare un compromesso di alto livello tra le culture cattolica, liberale e marxista. E infatti per molti anni le sinistre e i moderati hanno sempre considerato la Resistenza un evento positivo, anche se le attribuivano, polemizzando tra loro, significati diversi».

Oggi invece si tende a svalutarla, si dice che a sconfiggere il Terzo Reich furono gli Alleati, non certo i partigiani: «È un’ovvietà. Del resto nell’autunno 1943 i tedeschi erano ormai sulla difensiva e si poteva anche pensare di limitarsi ad attendere l’avanzata angloamericana, senza fare nulla. Ma proprio questo aumenta il valore etico della scelta resistenziale: i partigiani presero le armi e rischiarono la vita, anche se non era strettamente necessario dal punto di vista militare, perché non vollero essere liberati dagli eserciti stranieri, senza contribuire alla lotta contro il nazismo. Del resto, se nessuno si fosse mosso, credo che gli attuali critici della Resistenza sarebbero i primi a dire: vedete, mentre tutti i popoli d’Europa insorgevano contro Hitler, solo in Italia non succedeva nulla».

Pavone inoltre considera ingiusto il termine «vulgata resistenziale», usato per liquidare l’opera degli Istituti per la storia del movimento di Liberazione: «In realtà hanno compiuto un lavoro enorme, raccogliendo una documentazione fondamentale per tutti gli studiosi. E sono anche usciti dalla visione oleografica ed eroica della lotta partigiana. In quest’ambito vanno ricordate le ricerche sulla resistenza civile e sulla presenza delle donne realizzate da Anna Bravo, a partire dal saggio di Jacques Sémelin Senz’armi di fronte a Hitler. Oppure ai precoci studi di Guido Crainz sulle uccisioni di fascisti dopo la Liberazione, ben più serie e attendibili delle polemiche attuali sul "sangue dei vinti". La stessa visione sessantottina, riassumibile nello slogan "La Resistenza è rossa, non democristiana", ha avuto una sua utilità: ha aiutato a superare la ritualità ufficiale e la retorica unitaria del Pci, per analizzare il movimento partigiano nelle sue diverse componenti, anche se poi i contestatori ne valorizzavano solo una, quella classista, e trascuravano le altre».

Dunque la storiografia ha fatto la sua parte? «C’è ancora tantissimo da studiare. Ad esempio serve una visione più complessiva del ruolo svolto dall’Italia nella Seconda guerra mondiale, che non si concentri solo sul periodo 1943-45, ma indaghi a fondo i tre anni precedenti, compresi i delitti commessi dai nostri militari soprattutto nei Balcani, per i quali non c’è stata alcuna punizione (*). Sarà un caso, ma i due giovani studiosi che si sono occupati maggiormente dell’argomento, Davide Rodogno e Lidia Santarelli, non hanno trovato posto nell’università italiana e lavorano all’estero. Ma ci sono anche le atrocità commesse dai vincitori, che sono state rimosse fino a poco tempo fa: dai bombardamenti indiscriminati sulle città tedesche, privi di reale utilità bellica, all’espulsione violenta di intere popolazioni dalle zone orientali della Germania».

Tuttavia Pavone non apprezza i richiami alla «memoria comune», né alla buona fede dei ragazzi di Salò: «La sincerità di un combattente - osserva - non può riscattare una causa sbagliata. Del resto Hitler fu sempre in buona fede: fin dall’inizio non nascose le sue intenzioni e le mise in pratica con assoluta coerenza. Quanto alla memoria comune, è un concetto privo di senso. Non c’è niente di più soggettivo della memoria: un ex partigiano e un reduce della Rsi non potranno mai avere la stessa visione del passato. Erano italiani entrambi, ma volevano due Italie diverse, inconciliabili. Mettere una pietra sopra alle ragioni del conflitto non è un progresso né civile né storiografico. Tra l’altro così si finisce per banalizzare il fascismo che invece fu un fenomeno storico molto serio».

D’altronde, sostiene Pavone, l’auspicio della memoria comune è presto scaduto nel tentativo di mettere le due parti sullo stesso piano e di squalificare la lotta partigiana: «La destra italiana ha bisogno di un nemico: i comunisti, la sinistra e anche la Resistenza. Di recente il ministro Gelmini ha dichiarato che la sua riforma serve a superare l’egemonia comunista nella scuola. Ma vorrei che mi elencasse i ministri della Pubblica istruzione che ha avuto il Pci dal 1945 in poi».

Eppure Silvio Berlusconi, lo scorso 25 aprile, ha celebrato la Resistenza in Abruzzo, con un fazzoletto partigiano al collo: «Non mi ha convinto affatto - replica Pavone - perché il berlusconismo esalta proprio il sottofondo peggiore della nostra cultura nazionale: il conformismo, la mancanza di senso dello Stato, il primato assoluto dell’interesse privato. Per giunta consente alla Lega di diffondere il veleno della divisione tra Nord e Sud. No, Berlusconi può mettersi al collo tutti i fazzoletti che vuole, ma nei fatti rappresenta l’anti-Resistenza».

Insomma, Pavone è molto preoccupato: «Sì, anche se ricordo quello che mi diceva Vittorio Foa: nel carcere fascista, perfino quando Hitler sembrava avere la vittoria in pugno, non aveva mai perso la fiducia. Anche di fronte alle tante sconfitte della sinistra, ripeteva che c’è sempre una via d’uscita e non bisogna smettere di cercarla. Era il segreto della sua vivacità intellettuale, che gli permetteva di dialogare con i giovani in età molto avanzata. Da Foa ho imparato che non bisogna disperare mai».


* Vedi il documentario La guerra sporca di Mussolini:

1 - http://www.youtube.com/watch?v=4-UXFlbiE-g&feature=related (8:09)
2 - http://www.youtube.com/watch?v=5SEntR1L0yA&feature=related (6:54)
3 - http://www.youtube.com/watch?v=gJfZsSpmKt0&feature=related (8:36)
4 - http://www.youtube.com/watch?v=eQimOSqRuuk&feature=related (9:29)
5 - http://www.youtube.com/watch?v=-GDAQnAa91Q&feature=related (10:25)
6 - http://www.youtube.com/watch?v=yEv1p4O53XA&feature=related (7:42)


giovedì 9 febbraio 2012

Giù le mani dalle foibe

di Enzo Collotti*

da il manifesto, 11/02/2007



I fatti ci hanno dato ragione. I timori che avevamo espresso fin da quando fu istituito il giorno del ricordo si sono puntualmente avverati. Anche dalle più alte cariche dello Stato si è sentito il dovere di enfatizzare una retorica che non contribuisce ad alcuna lettura critica del nostro passato, l’unica che possa servire ad elevare il nostro senso civile, ma che alimenta ulteriormente il vittimismo nazionale. Per questo vogliamo ribadire quanto scrivevamo già due anni fa con la prima Giornata del Ricordo per onorare le vittime delle foibe.

Non era difficile prevedere che collocare la celebrazione a due settimane dal Giorno della Memoria in ricordo della Shoah, avrebbe significato dare ai fascisti e ai postfascisti la possibilità di urlare la loro menzogna-verità per oscurare la risonanza dei crimini nazisti e fascisti e omologare in una indecente e impudica par condicio della storia tragedie incomparabili, che hanno l’unico denominatore comune di appartenere tutte all’esplosione sino allora inedita di violenze e sopraffazioni che hanno fatto del secondo conflitto mondiale un vero e proprio mattatoio della storia. Nella canea, soprattutto mediatica, suscitata intorno alla tragedia delle foibe dagli eredi di coloro che ne sono i massimi responsabili la cosa più sorprendente è l’incapacità dei politici della sinistra di dire con autorevolezza ed energia: giù le mani dalle foibe! Come purtroppo è già avvenuto in altre circostanze, l’incapacità di rileggere la propria storia, ammettendo responsabilità ed errori compiuti senza per questo confondersi di fatto con le ragioni degli avversari e degli accusatori di comodo, cadendo in un facile e ambiguo pentitismo, non contribuisce - come fa il discorso del presidente Napolitano - a fare chiarezza intorno a un nodo reale della nostra storia che viene brandito come manganello per relativizzare altri e più radicali crimini.

La vicenda delle foibe ha molte ascendenze, ma certamente la più rilevante è quella che ci riporta alle origini del fascismo nella Venezia Giulia. Sin quando si continuerà a voler parlare della Venezia Giulia, di una regione italiana, senza accettarne la realtà di un territorio abitato da diversi gruppi nazionali e trasformato in area di conflitto interetnico dai vincitori del 1918, incapaci di affrontare i problemi posti dalla compresenza di gruppi nazionali diversi, si continuerà a perpetuare la menzogna dell’italianità offesa e a occultare (e non solo a rimuovere) la realtà dell’italianità sopraffattrice. Non si tratta di evitare di parlare delle foibe, come ci sentiamo ripetere quando parliamo nelle scuole del giorno della memoria e della Shoah, ma di riportare il discorso alla radice della storia, alla cornice dei drammi che hanno lacerato l’Europa e il mondo e nei quali il fascismo ha trascinato, da protagonista non da vittima, il nostro paese.

Ma che cosa sa tuttora la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo contro le minoranze slovena e croata (senza parlare dei sudtirolesi o dei francofoni della Valle d’Aosta) addirittura da prima dell’avvento al potere; della brutale snazionalizzazione (proibizione della propria lingua, chiusura di scuole e amministrazioni locali, boicottaggio del culto, imposizione di cognomi italianizzati, toponimi cambiati) come parte di un progetto di distruzione dell’identità nazionale e culturale delle minoranze e della distruzione della loro memoria storica?

I paladini del nuovo patriottismo fondato sul vittimismo delle foibe farebbero bene a rileggersi i fieri propositi dei loro padri tutelari, quelli che parlavano della superiorità della civiltà e della razza italica, che vedevano un nemico e un complottardo in ogni straniero, che volevano impedire lo sviluppo dei porti jugoslavi per conservare all’Italia il monopolio strategico ed economico dell’Adriatico. Che cosa sanno dell’occupazione e dello smembramento della Jugoslavia e della sciagurata annessione della provincia di Lubiana al regno d’Italia, con il seguito di rappresaglie e repressioni che poco hanno da invidiare ai crimini nazisti? Che cosa sanno degli ultranazionalisti italiani che nel loro odio antislavo fecero causa comune con i nazisti insediati nel Litorale adriatico, sullo sfondo della Risiera di S. Sabba e degli impiccati di via Ghega?

Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell’arco di un ventennio con l’esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici dell’odio, delle foibe, dell’esodo dall’Istria.

Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l’origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell’educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale. Da sempre nella lotta politica, soprattutto a Trieste e dintorni, il Movimento sociale (Msi) un tempo e i suoi eredi oggi usano e strumentalizzano il dramma delle foibe e dell’esodo per rinfocolare l’odio antislavo; rintuzzare questo approccio può sembrare oggi una battaglia di retroguardia, ma in realtà è l’unico modo serio per non fare retrocedere i modi e il linguaggio stesso della politica agli anni peggiori dello scontro nazionalistico e della guerra fredda.

I profughi dall’Istria hanno pagato per tutti la sconfitta dell’Italia (da qui bisogna partire ma anche da chi ne è stato responsabile), ma come ci ha esortato Guido Crainz (in un prezioso libretto: Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, Roma 2005 (http://www.donzelli.it/libro/1183/il-dolore-e-lesilio) bisogna sapere guardare alle tragedie di casa nostra nel vissuto delle tragedie dell’Europa. Non esiste alcuna legge di compensazione di crimini e di ingiustizie, ma non possiamo indulgere neppure al privilegiamento di determinate categorie di vittime. Fu dura la sorte dei profughi dall’Istria, ma l’Italia del dopoguerra non fu sorda soltanto al loro dolore. Che cosa dovrebbero dire coloro che tornavano (i più fortunati) dai campi di concentramento - di sterminio, che rimasero per anni muti o i cui racconti non venivano ascoltati? E gli ex internati militari - centinaia di migliaia - che tornavano da una prigionia in Germania al limite della deportazione? La storia della società italiana dopo il fascismo non è fatta soltanto del silenzio (vero o supposto) sulle foibe, è fatta di molti silenzi e di molte rimozioni. Soltanto uno sforzo di riflessione complessivo, mentre tutti si riempiono la bocca d’Europa, potrà farci uscire dal nostro nazionalismo e dal nostro esasperato provincialismo.


* Enzo Collotti (Messina 1929) è stato docente nelle Università di Trieste e di Firenze ed è autore, fra le altre, delle seguenti opere:

- L’Italia nell’Europa danubiana durante la seconda guerra mondiale (con T. Sala e G. Vaccarino), Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione, Milano 1967
- Storia delle due Germanie, Einaudi, Torino 1968; Mondadori, Milano 2011
-
La Germania nazista, Einaudi, Torino 1962, 1995
-
Dalle due Germanie alla Germania unita, Einaudi, Torino 1992
- Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni, Laterza, Roma-Bari 2000
- Fascismo, fascismi, Sansoni, Firenze 2004
- Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Laterza, Roma-Bari 2006

Su Enzo Collotti vedi il profilo che gli ha dedicato un altro grande storico della Resistenza, Claudio Pavone (
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/16/enzo-collotti-impegno-la-storia.html), in occasione dell'uscita dell'autobiografia Impegno civile e passione critica, Viella, Roma 2010 (http://www.viella.it/libro/10)