martedì 30 dicembre 2014

Diritto d’asilo*




Presto o tardi il diritto d’asilo per i rifugiati politici verrà soppresso nella pratica. Esso è inadeguato al presente. Quando l’ideologia borghese prendeva ancora sul serio la libertà e l’uguaglianza e lo sviluppo illimitato di tutti gli individui si presentava ancora come scopo della politica, anche l’esule politico poteva ancora essere considerato intoccabile. Il moderno diritto d’asilo rientrava nella lotta del terzo stato contro l’assolutismo, esso era fondato sulla solidarietà della borghesia nell’Europa occidentale e negli stati arretrati. Oggi che il capitale concentrato in poche mani è effettivamente diviso al suo interno, ma è diventato potenza mondiale solidale e reazionaria contro il proletariato, il diritto d’asilo si fa sempre più fastidioso. Esso è superato. Nella misura in cui le frontiere politiche dell’Europa non corrispondono proprio alle differenze di interessi di gruppi economici avversari comprendenti più nazioni, esse fungono quasi unicamente come generale strumento di dominio ideologico e come strumento propagandistico dell’industria bellica. Il diritto d’asilo scomparirà al cospetto degli interessi comuni della classe capitalistica (…) Ma chi ha osato levar la mano contro il mostro che è il capitale dei trust, in futuro non avrà pace e non riuscirà a sottrarsi alle grinfie del potere.  

* Max  Horkheimer (1895-1973), Crepuscolo. Appunti presi in Germania 1926-1931, Einaudi, Torino 1977, p. 91



sabato 7 giugno 2014

Barbara Spinelli: “Accetto l’elezione al Parlamento europeo”






Cari tutti, cari elet­tori, cari can­di­dati e garanti della Lista “L’Altra Europa con Tsipras”,

ho molto medi­tato quel che dovevo fare, in con­si­de­ra­zione della domanda sem­pre più insi­stente che veniva dagli elet­tori e da un gran numero di can­di­dati, e ritorno sulle mie deci­sioni: accet­terò l’elezione al Par­la­mento euro­peo, dove andrò nel gruppo GUE-Sinistra Euro­pea, ripro­met­ten­domi di garan­tire la fedeltà al primo mani­fe­sto della Lista ita­liana «L’Altra Europa con Tsi­pras» e ai 10 punti di pro­gramma che abbiamo pro­po­sto agli elet­tori. Sin dalla con­fe­renza stampa del 26 mag­gio avevo lasciato in sospeso la mia deci­sione: e non solo per­ché sor­presa dalla quan­tità di pre­fe­renze ma anche in con­si­de­ra­zione del fatto che la situa­zione politico-elettorale stava pre­ci­pi­to­sa­mente cambiando.

La linea mae­stra alla quale intendo atte­nermi è di ope­rare nel Par­la­mento euro­peo –  e anche nella comu­ni­ca­zione scritta, come rap­pre­sen­tante degli elet­tori euro­pei – per una poli­tica di lotta vera all’ideologia dell’austerità e della cosid­detta «pre­ca­rietà espan­siva», alla cor­ru­zione e alle minacce mafiose in Ita­lia; per i diritti dei cit­ta­dini; per la rea­liz­za­zione di un’Europa fede­rale dotata di poteri auten­tici e demo­cra­tici: quell’Europa che sinora, gestita dai soli governi in un mici­diale equi­li­brio di forze tra potenti e impo­tenti, è man­cata ai suoi com­piti. Il Par­la­mento in cui intendo entrare dovrà, su spinta della nostra Lista e delle pres­sioni che essa eser­ci­terà in Europa e in Ita­lia, essere costi­tuente. Dovrà lot­tare acca­ni­ta­mente con­tro lo svuo­ta­mento delle demo­cra­zie e delle nostre Costi­tu­zioni, a comin­ciare da quelle ita­liane e dal vuoto demo­cra­tico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome che ha.

Mi ha con­vinto a cam­biare opi­nione anche la let­tera di Ale­xis Tsi­pras. La domanda che mi rivolge di accet­tare il risul­tato delle ele­zioni è per me deci­siva e – ne sono certa – lo sarà per la Lista nel suo com­plesso. Alle innu­me­re­voli sol­le­ci­ta­zioni rice­vute dall’interno (garanti, elet­tori, comi­tati, can­di­dati) si aggiun­gono infine sol­le­ci­ta­zioni dall’esterno (depu­tati del GUE e non solo).

So che molti sono delusi: il pro­po­sito espresso all’inizio di non andare al Par­la­mento euro­peo sarebbe disat­teso, e que­sto equi­var­rebbe a una sorta di tra­di­mento. Non sento tut­ta­via di aver tra­dito una pro­messa. I patti si per­fe­zio­nano per volontà di almeno due parti e gli elet­tori il patto non l’hanno accet­tato, accor­dan­domi oltre 78.000 pre­fe­renze. Mi sono resa conto, il giorno in cui abbiamo cono­sciuto i risul­tati, che sono vera­mente molti coloro che mi hanno scelto nep­pure sapendo quel che avevo annun­ciato: anche loro si sen­ti­reb­bero tra­diti se non tenessi conto della loro volontà. Inol­tre, come garante della Lista, ho il dovere di pro­teg­gerla: le logi­che di parte non pos­sono com­pro­met­terne la natura ori­gi­na­ria. Pro­prio le divi­sioni iden­ti­ta­rie che si sono create sul mio nome mi indu­cono a pen­sare che la mia pre­senza a Bru­xel­les garan­ti­rebbe al meglio la voca­zione, che va asso­lu­ta­mente sal­va­guar­data, del pro­getto – inclu­sivo, sopra le parti – che si sta costruendo.

Per quanto riguarda la scelta che sono chia­mata uffi­cial­mente a com­piere, annun­cio che essa sarà in favore del Col­le­gio Cen­tro: è il mio col­le­gio natu­rale, la mia città è Roma. È qui che ho rice­vuto il mag­gior numero di voti. A Sud non ero capo­li­sta ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti ver­rei per­ce­pita come «para­ca­du­tata» dall’alto. Mi assumo l’intera respon­sa­bi­lità di quest’opzione, che mi pare la più giu­sta, nella piena con­sa­pe­vo­lezza dei prezzi e dei sacri­fici che essa comporterà.

La mia più grande gra­ti­tu­dine va a Marco Fur­faro per la gene­ro­sità che ha messo nella cam­pa­gna e che spero dedi­cherà ancora all’avventura Tsi­pras. Sono certa che i tanti elet­tori di SEL, bat­tu­tisi con forza per la nostra Lista, appro­ve­ranno e comun­que accet­te­ranno una scelta che è stata molto sof­ferta, visti i costi che saranno sop­por­tati dal can­di­dato del Cen­tro desi­gnato come il primo dei non eletti. Conto non solo sulla loro fedeltà alla Lista ma sulla loro par­te­ci­pa­zione immu­tata al pro­getto ini­ziale, che ha come pro­spet­tiva un’aggregazione di forze (di sini­stra, di delusi dalla pre­sente demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva, di emi­grati nell’astensione) alter­na­tiva all’odierno centro-sinistra e alle grandi intese.

Augu­rando a tutti voi e noi il pro­se­gui­mento di una bat­ta­glia uni­ta­ria e inclu­siva al mas­simo, vi saluto con grande affetto e gratitudine.

venerdì 30 maggio 2014

Modesto risultato elettorale del centrosinistra reale di Limbiate






Il primo dato che deve essere valutato, fra quelli registrati a Limbiate nelle elezioni per il parlamento europeo, è l’ulteriore impressionante crescita del numero di coloro che si sono astenuti dal voto, divenuti ormai una massa enorme. Rispetto alle elezioni politiche del 2013, gli elettori astenuti sono passati dal 24,18 al 42,18%!

La responsabilità dell’aumento di altri 18 punti percentuali degli astenuti va ascritta interamente alle forze che in ambito comunale esercitano una devastante egemonia politica, vale a dire a tutti i gruppi del centrosinistra locale, che in realtà nulla ha da spartire con lo spirito e il programma riformatore delle esperienze di cinquant’anni fa (solo per il nome quelle esperienze sono antesignane di ciò che oggi si chiama “centrosinistra”). Il centrosinistra di Limbiate invece ha vinto le elezioni del 2011, e nei fatti governa, con l’appoggio e mettendosi al servizio degli interessi immobiliari di una parte del centro-destra che ha governato dal 2001 al 2011, vale a dire di quell’accozzaglia di cucinieri della politica di paese che è riuscita ad eleggere un consigliere-polpettone che sarebbe incompatibile – checché ne dicano l’azzeccagarbugli comunale e gli ignavi consiglieri, di maggioranza e di minoranza, che da colei si fanno plagiare.

Questo centro-destra-sinistra ha governato negli ultimi tre anni percorrendo un solco aperto già dalla giunta Fortunati (1997-2001) e proseguito nei dieci anni successivi dalla giunta Romeo. La crescita dell’astensionismo fino ad un livello che lascia sgomenti è spiegata dal senso di annichilimento che invade i cittadini che assistono inermi alla distruzione dei servizi pubblici (in particolare dei servizi connessi con i cicli scolastici obbligatori), alla devastazione del territorio, agli enormi privilegi concessi alla rendita fondiaria, alle scandalose prebende elargite agli alti livelli della burocrazia comunale, alle politiche antisociali attuate indefessamente da tutte le giunte comunali che si sono susseguite dal 1997 ad oggi. Nell’assenza di una qualsiasi forma di organizzazione della protesta sociale, che il gruppetto di inetti che abusa delle parole “Sinistra” e “Partecipazione” non solo non organizza (poiché nemmeno riesce ad immaginare di poter svolgere un ruolo che sia diverso da quello di maggiordomo del PD), ma anzi, se forme di auto-organizzazione sociale si manifestano, sistematicamente le distrugge, in questo deserto chi non si è recato alle urne ha manifestato in questo modo non solo un rigetto netto della politica del governo nazionale, che mette in atto pedissequamente le direttive di austerità imposte dalla Trojka europea – vale a dire soprattutto i tagli della spesa pubblica - ma anche un chiaro ed  inappellabile giudizio negativo sulla politica del centrosinistra locale guidato autoritariamente dal PD.

Il "successo mai visto" (è questa la formula auto-apologetica usata in questi giorni dello stato maggiore renziano) del PD anche qui a Limbiate, con l’aumento dei voti da 4.974 (elezioni politiche 2013) a 5.960, e della percentuale da 25,89 a 39,97, va dunque valutato innanzitutto nel quadro della desertificazione sociale e politica che l’enorme astensione dal voto rende ancor più visibile, e soprattutto tenendo conto che i voti in più ottenuti dal PD in grandissima parte sono quelli riversati dal “centro”, che anche qui a Limbiate si è auto-azzerato: infatti la lista montiana Scelta Europea, che un anno fa con l'UDC (168 voti) e Futuro e libertà (40 voti) aveva ottenuto 1.689 voti (8,79%), in queste elezioni ha ottenuto solo 79 voti (0,52%!). Per una parte notevolmente minore i voti in più dati al PD sono venuti anche da quella parte dall’area SEL-PRC-PdCI che non ha votato per la Lista Tsipras su indicazione di alcuni personaggi locali, ridottisi ormai da anni al ruolo di oppositori di sua maestà il PD. Costoro, sin dalla sua formazione, non hanno fatto nulla per rendere visibile la lista e, anzi, non si sono vergognati di mettere in atto forme di mal dissimulato boicottaggio.

I voti reali del centrosinistra sono scesi da 7.187 (37,41%), ottenuti nel 2013, a 6.039, che solo grazie all'enorme astensionismo corrispondono al 40,49%. E quindi, l'aumento di 3,08 punti percentuali, se considerato come misura della crescita del consenso di tutta l’area politica del centrosinistra, non è esattamente un risultato "mai visto". Nell’ambito del centrosinistra, l’unico dato che potrebbe essere registrato come "mai visto" (ed anzi stupefacente) è la disponibilità degli alleati del PD a farsi fagocitare da questo partito. Invece, ribadiamo, per quanto riguarda la misura del consenso di tutta l'area (che comunque rimane eterogenea) che sostiene le politiche neoliberiste del centrosinistra sotto la ”mai vista” egemonia del PD, il risultato ottenuto è  modesto: 6.039 voti sono solo il 22,63% degli iscritti nelle liste elettorali (26.692).

Tanto più che l’area del centro-destra non arretra affatto e si attesta al 32,55%, con un leggero aumento di 0,24 punti rispetto al 2013. Infatti, se Forza Italia (già PDL) scende dal 23,30 al 17,45%, il Nuovo Centro Destra con l’UDC registra il 2,74%, la Lega Nord addirittura aumenta leggermente i suoi voti (da 1.442 a 1.474), nonostante i 18 punti percentuali in più di astenuti, e passa dal 7,51 al 9,98%, mentre un risultato analogo,  ma con numeri proporzionali alle dimensioni del partito, registra la sigla Fratelli d’Italia: da 203 a 371 voti e da 1,06 a 2,48% .

Un risultato clamoroso, invece, è il crollo del Movimento 5 Stelle, che scende da 4.952 voti (quasi il primo partito!) nelle politiche del 2013, a 3.361 nel 2014: 1.591 voti in meno (-3,24 punti percentuali!), solo in parte, come dimostrano i numeri, ceduti al PD e alla Lega, e per il resto rifluiti fra gli astenuti. Ed è un risultato clamoroso non solo per la misura indicata dai numeri, ma soprattutto se si considera l'ossessivamente millantato iper-partecipazionismo di questo movimento. La perdita, nel giro di un solo anno, di quasi un terzo dei voti dimostra che in ambito locale non si può vivere di rendita sul personaggio perennemente sbraitante e politicamente ondivago del comico genovese (che come comunicatore politico da tempo, ormai, mostra tutti i suoi limiti). Può anche avvenire che gli elettori con i loro voti mettano un "partito" quasi al primo posto, ma il solo patrimonio dei segni tracciati su un simbolo non dà affatto, a chi lo riceve, la capacità di agire politicamente. Durante un intero anno, infatti, il M5S, presto scisso in due gruppi, pur potendo contare sull'enorme consenso espresso dai voti, si è distinto solo per la totale incapacità di mettere in atto una forma qualsiasi di intervento politico su uno qualsiasi dei problemi locali.

Infine, c’è il risultato di “L’Altra Europa con Tsipras”. È un risultato percentualmente modesto, che si registra insieme all’ulteriore perdita di centinaia di voti di un’area comprendente l’elettorato di SEL, PRC e PdCI, che scende da 856 voti (4,45%) ottenuti nel 2013 (somma dei voti di Rivoluzione Civile-Ingroia, che comprendeva PRC e PdCI, e di SEL), a 415 voti nel 2014 (Lista Tsipras, alla quale partecipano SEL e il PRC), pari al 2,78% (-1,67%). Il calo elettorale di quest'area è costante e sempre consistente: ad ogni elezione, non importa per quale assemblea si svolga, perde da 300 a 500 voti. Sono risultati che si spiegano con la scelta, da lunghi anni attuata dai tre o quattro personaggi che detengono la proprietà (è proprio il caso di dire) dei simboli e delle sigle appena nominate (e che ne costituiscono il solo "corpo vivo") di non essere politicamente autonomi dal PDS-DS-PD, del quale da lunga pezza hanno introiettato lo pseudo-principio della “governabilità” (fino al recente voto, numericamente non indispensabile, espresso dall’eterogeneo gruppo di quattro consiglieri che abusano delle parole "Sinistra" e "Partecipazione", a favore dell’adozione di un PGT che moltiplica il consumo del territorio al quale si era dedicato per dieci anni il centro-destra).

Questo risultato si spiega, inoltre, con la partecipazione alla Lista Tsipras accettata (non è un mistero per nessuno) obtorto collo da una parte di SEL, nonostante la partecipazione sia stata sancita da un voto congressuale. Il PdCI, invece, non è stato accettato nella lista, poiché aveva posto come condizione per il suo sostegno  l'inserimento di suoi candidati scelti dalla direzione del partito e non dalla base dei comitati, gruppi e associazioni locali. Il PRC ormai da anni è solo una sottomarca usata dai tre-quattro personaggi di cui sopra per ottenere un po’ di voti. E quindi: il consigliere (e da decenni unico aderente visibile a Limbiate) del PdCI ha apertamente invitato a votare per il Movimento 5 Stelle (e visti i risultati, è stata davvero una scelta all'altezza della fama di politico consumato che il personaggio si attribuisce!), mentre SEL non ha fatto, in realtà, alcuna campagna elettorale, a parte due-tre banchetti pro-forma per raccogliere firme per la lista e l’affissione – abusiva secondo le norme interne - di alcuni manifesti con il faccione di un suo candidato. (Peraltro questo candidato, che nella sua propaganda si serviva di un frasario indistinguibile da quello del PD, è risultato, per l’ennesima volta, non eletto). Anche il simbolo della lista è apparso non più di due-tre volte, in due mesi, sui siti web di costoro.

Ottenuto in queste condizioni, il 2,78% della Lista Tsipras è tuttavia politicamente significativo e premia gli sforzi di chi invece si è impegnato per l’intera campagna elettorale, anche in ambito provinciale, e di coloro che, al contrario di chi seminava scetticismo e sfiducia, hanno partecipato all’incontro con i candidati operai, ai volantinaggi nei mercati e di fronte alle fabbriche, alla presentazione del libro “Tsipras chi?” e sono pronti a cominciare a mettere in atto la promessa-invito dei garanti della lista: “Non ci fermeremo qui”.
   

mercoledì 28 maggio 2014

Il ringraziamento dei garanti: "Non ci fermeremo qui"



Barbara Spinelli, Luciano Gallino, Marco Revelli, Argiris Panagopoulos, Guido Viale

I garanti della lista L’altra Europa con Tsipras, giunti alla conclusione di questa difficile ma entusiasmante campagna elettorale, rivolgono un caldo, affettuoso e sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno creduto in questa impresa apparentemente impossibile e che hanno reso possibile il piccolo miracolo di questo risultato (unico, ma importante, segno di luce in un quadro generale preoccupante).

In particolare ringraziamo, oltre naturalmente agli elettori che non si sono lasciati intimidire dal fuoco mediatico ostile, tutti i firmatari dell’Appello, da cui tutto è incominciato. Quanti raccogliendo le firme e sottoscrivendo le liste hanno permesso di superare gli ostacoli posti da una legge elettorale iniqua e incostituzionale. I Candidati, che scegliendo di esporsi in prima persona e di dedicare il proprio impegno straordinario nelle Circoscrizioni ci hanno permesso di esistere e di parlare agli elettori. Chi ha offerto il proprio lavoro volontario, a tutti i livelli, e chi ha contribuito con le proprie donazioni a raccogliere le risorse finanziarie necessarie per una campagna elettorale condotta in francescana povertà. 

A tutti quanti noi vogliamo garantire che non ci fermeremo qui. Che il percorso continua, oltre la conclusione di queste elezioni europee, dando continuità all’impegno di quanti hanno partecipato al progetto con spirito unitario, con la ferma determinazione a renderlo una pratica permanente.

La lista L’altra Europa con Tsipras, nelle diverse fasi che ha attraversato, dalla formulazione e sottoscrizione del progetto alla raccolta e alla selezione delle candidature, dalla raccolta delle firme alla campagna elettorale vera e propria, è stata per molti di noi un laboratorio straordinario per sperimentare un modo nuovo di “fare politica”, aperto e non di parte, a contatto diretto con un pubblico esigente e in parte anche diffidente, perché troppe volte deluso da esperienze nate o proseguite malamente in passato, in un contesto nazionale difficile, dominato da una politica-spettacolo e da un sistema dell’informazione morbosi e oppressivi.

Non sono mancati neanche questa volta – come negarlo? – errori, incomprensioni, tentazioni autoreferenziali e personalistiche, com’è forse naturale che succeda in tutti i tentativi di mettere insieme persone, punti di vista, culture, e strutture organizzate che si parlano tra loro poco e male da molto tempo. Ma su tutto ha prevalso lo spirito unitario che anima le imprese che mettono in gioco i tratti più profondi della propria esistenza, come ci insegna l’impegno di “partire insieme e tornare insieme” che per tanti anni ha dato forza e spessore umano e politico a una delle esperienze più importanti che hanno ispirato la nostra lista: quella del movimento NoTav della valle di Susa.

Per questo invitiamo tutte le compagne e i compagni, tutte le amiche e gli amici, tutti coloro che hanno sostenuto la lista L’altra Europa con Tsipras, a mantenere invariato l’impegno che li ha caratterizzati in questi mesi anche nel tempo a venire. In pochi anni Syriza, il partito guidato dall’uomo il cui nome noi abbiamo voluto iscrivere nel nostro logo, è passato da una situazione di divisione e di litigiosità a una pratica e una struttura unitaria pur nella diversità delle sue componenti; e da un risultato elettorale di pochi punti percentuali a essere il primo partito della Grecia. Lo ha fatto mantenendo, come abbiamo fatto e continueremo a fare anche noi, una posizione di intransigente opposizione nei confronti dei memorandum della Trojka, delle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea, dei partiti che le sostengono, senza mai cedere ai facili richiami di un anti europeismo demagogico e senza prospettive a cui fanno ricorso forze che lo concepiscono solo come facile accesso a un bottino elettorale che non fa che trascinarli verso politiche isolazioniste, nazionaliste, razziste, e verso il pericolo di trasformare le guerre commerciali in fratture politiche e guerre guerreggiate, come i casi non lontani della Bosnia e dell’Ukraina non devono cessare di ricordarci.

Per questo invitiamo tutti i comitati della lista L’altra Europa con Tsipras a riconvocarsi a più presto, per dar vita a forme di collaborazione unitarie e non escludenti che permettano a tutti di continuare nell’impegno e nelle attività intraprese. Noi saremo con voi insieme a tutti coloro che ci hanno aiutato in questi mesi anche senza aderire formalmente al nostro progetto.

Vi proponiamo fin d’ora due temi su cui impegnarsi nei prossimi mesi. Una serie di attività di auto formazione sui temi delle istituzioni e delle politiche europee, per mantenere un rapporto e un contatto diretto con i nostri parlamentari a Strasburgo, in modo che possano sempre sentirsi parte di un collettivo compatto. E la messa a punto di una serie di proposte per affrontare i principali problemi del territorio, in modo che l’obiettivo di un vasto programma di tante piccole opere per creare milioni di posti di lavoro, che sta al centro del nostro impegno, trovi la propria necessaria articolazione in sede locale e in forme partecipate.

Roma, 27.05.2014

giovedì 22 maggio 2014

Andiamo a votare per "L'Altra Europa con Tsipras"!






 

Abbiamo ancora quattro giorni prima di un voto che può cambiare davvero la nostra politica e – come dice sempre Alexis Tsipras – “le nostre vite”.

Dobbiamo quindi usare tutte le nostre forze, tutta la nostra voce, tutta la nostra intelligenza in quest'ultimo sforzo straordinario per distruggere il muro di silenzio che ci hanno costruito intorno.

La straordinaria piazza di Bologna con Alexis Tsipras e la grande partecipazione alle iniziative di Torino e Milano ci hanno confermato ancora una volta che il nostro è l'unico voto utile: la nostra non è solo un'idea – come se un'idea fosse poco – ma siamo soprattutto un corpo, delle persone, siamo una realtà viva e ben presente nella società italiana. Noi siamo la risposta che cerca questo Paese, siamo la Sinistra che manca ormai da troppi anni in Italia.

Dobbiamo dirlo senza paura e con tutti gli strumenti disponibili. Dobbiamo parlare con i nostri amici, con i vicini di casa, a coloro che cercano una Sinistra che non è rappresentata dal Partito Democratico. Telefoniamo, mandiamo sms, mail, usiamo gli adesivi, indossiamo le nostre bellissime spillette, mostriamo le nostre bandiere. Registriamo, ove possibile, le dichiarazioni di voto e diffondiamole sulla rete.
Dobbiamo prendere la parola ad ogni incontro pubblico e sui social network. Non dobbiamo trascurare nessuno spazio in cui si esprime la vita delle persone affinché sappiano che noi ci siamo, siamo reali, siamo il voto che cercavano.

Gli esperti dicono che a fare la differenza saranno in buona misura gli incerti, quelli che decidono all'ultimo minuto (addirittura si parla di percentuali a due cifre): dicono, gli esperti, che è proprio questo il momento in cui noi possiamo trarre vantaggio sugli altri, soprattutto per quanto riguarda il vecchio elettorato del Pd, incerto tra astensione e voto a Grillo.

Sono loro quelli da convincere e non dobbiamo essere timidi del farlo: facciamo sapere a tutti chi siamo. Diciamo che siamo l'unico voto veramente utile per cambiare l'Europa, per averne una più giusta, più equa, che metta #primalepersone e dopo, molto dopo, le banche e gli interessi delle multinazionali.

Riempiamo le piazze, come ha fatto Tsipras in Grecia: sono le ultime 72 ore, quelle in cui ci saranno le varie chiusure della campagna elettorale, e sono le più importanti.

Infine, un grazie a voi e alla vostra generosità: in 15 giorni abbiamo raccolto 60mila euro. Un risultato straordinario ma che sicuramente non basta: ci siamo dati come obiettivo 150mila euro. Sappiamo che molti di voi stanno raccogliendo e inviando contributi in queste ultime ore. Sono fondamentali.

La lista L’Altra Europa con Tsipras non ha santi in paradiso: solo l’impegno volontario e gratuito di migliaia di sostenitori che si stanno dedicando con tutta la passione e la forza delle idee per raggiungere l’importante risultato di avere rappresentanti di sinistra al parlamento europeo. Ti chiediamo, quindi, un piccolo aiuto economico che puoi fare con due semplici mosse:


Puoi donare con Paypal
 
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#iofacciovotareTsipras

 
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Tutti insieme ce la facciamo!


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lunedì 5 maggio 2014

"Tsipras chi?" a Limbiate


Per una campagna elettorale non di sola propaganda



“Der Spiegel” l’ha definito “il nemico numero uno dell’Europa”, ma lui si sente nemico solo della finanza e dei poteri forti e vuole un’Europa sociale e solidale. Alexis Tsipras, classe 1974, incarna la più concreta alternativa europea alle politiche d’austerity imposte dalla trojka. E dopo aver trasformato le varie aree neo e post-comuniste greche in un unico soggetto, oggi guida Syriza (Synaspismós Rizospastikís Aristerás, Coalizione della Sinistra Radicale) che, secondo i sondaggi, è il primo partito greco. Syriza rappresenta ormai un laboratorio inedito per la sinistra radicale in crisi in tutta Europa. La sua proposta, allo stesso tempo riformista e rivoluzionaria, sta accendendo in Italia l'interesse di chi vuole ricostruire la sinistra. Suscitando anche i timori dei poteri forti di Bruxelles.


Sarà possibile acquistare copie del libro (Edizioni Alegre, Roma 2014, 128 pp., 12 €) a prezzo   scontato.

domenica 13 aprile 2014

L’Europa di Tsipras


Dimitri Deliolanes




Alexis Tsipras ha la stessa età di Matteo Renzi, 39 anni, ma probabilmente questa è l’unica cosa che li unisce. Renzi ha assunto, nel modo discutibile che tutti conosciamo, la presidenza del consiglio. Tsipras deve ancora aspettare le prossime elezioni politiche, che non tarderanno. Basti dire che agli inizi di febbraio le ultime misure di austerità sono state approvate in Parlamento con una maggioranza di 151 deputati su 300.

Anche nel caso, in cui dopo la sicura batosta delle elezioni europee, il premier di destra Antonis Samaras non voglia deporre le armi, ci saranno le elezioni presidenziali agli inizi del 2015. Ma difficilmente l’attuale governo riuscirà ad arrivarci. Intrappolato nella logica del buon allievo della Merkel, Samaras si sente accerchiato: i commissari della troika non gli concedono nulla, il suo elettorato sta fuggendo verso il voto di protesta per Alba Dorata e dentro il suo stesso partito è accusato di aver virato decisamente a destra: autoritarismo poliziesco, retorica da guerra fredda e l’assegnazione di importanti ministeri agli estremisti, come il ministro della Salute Adonis Georgiadis, ex deputato di estrema destra, editore di libelli antisemiti.

Neanche i suoi alleati del partito socialista PASOK di Evangelos Venizelos se la passano bene. Il successore di Papandreou ha condotto il partito verso una politica di appiattimento sulle posizioni del premier di Nuova Democrazia. Questo crollo del PASOK ha conseguenze dirette sulla crescita di SYRIZA. Tra il 2011 (caduta del governo Papandreou) e l’estate del 2012 (doppie elezioni nazionali) un nutrito gruppo di ex minstri, deputati ma soprattutto elettori del PASOK si sono spostati a sinistra. Qualcuno lo ha fatto individualmente. Altri, come le organizzazioni sindacali e quella giovanili, hanno aderito in gruppo. SYRIZA, per la sua stessa composizione, era pronta ad accoglierli.

Tsipras in effetti è il leader che meglio simbolizza la natura composita di questo partito, nato praticamente sotto la sua leadership: un punto di aggregazione che rompe la secolare tradizione al frazionamento della sinistra. I primi passi sono stati intrapresi nel 2001 per iniziativa della vecchia Coalizione della Sinistra del Progresso, il cui troncone principale era il vecchio Partito Comunista dell’Interno, di orientamento eurocomunista. Con SYRIZA la barra si è spostata decisamente a sinistra, dal momento che è riuscito ad aggregare non solo piccole formazioni extraparlamentari, ma anche consistenti forze uscite nel frattempo dal Partito Comunista (KKE). I comunisti avevano iniziato un percorso a ritroso che nell’ultimo congresso li ha condotti a rivalutare la figura di Stalin.

Alle elezioni del 2004 a capo della nuova formazione c’era l’ex europarlamentare Alekos Alavanos ma nel congresso del 2008 Alavanos si è messo da parte per lasciare il posto al giovane Alexis Tsipras, emerso nelle precedenti elezioni comunali. Alle elezioni del 2009 SYRIZA aveva ottenuto il 4,4% ma la profonda crisi ecnomica scoppiata subito dopo ha determinato il crollo del bipartitismo che aveva governato fino a quel momento. Anche se SYRIZA nel 2010 ha subito la scissione a destra della Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, è riuscito comunque a moltiplicare in modo impressionante le sue forze e nel giugno 2012 a raggiungere il 27%. [Sull'esperienza di Syriza: Grecia: Syriza, spauracchio per «quelli che stanno...]

Tsipras era il volto nuovo della politica greca. Giovane, pulito, dal ragionamento pacato e dalla vita personale molto riservata. Malgrado i grandi sforzi delle emittenti specializzate in gossip, la sua compagna (niente matrimonio ma patto di convivenza) Betty (Peristera) Baziana è rimasta praticamente invisibile, così come i due figli. La carriera politica del presidente di SYRIZA si è svolta interamente dentro il partito della sinistra: era cominciata agli inizi degli anni Novanta, con l’ondata di occupazioni nei licei contro i tagli all’istruzione, poi proseguita all’Università, fino alla laurea in ingegneria civile, specializzazione in urbanistica.

Quando SYRIZA è diventato il primo partito di opposizione, (al quale la Costituzione greca attribuisce particolari funzioni) Tsipras è stato quello che ha maggiormente compreso la differenza che passa tra la lunga sopravvivenza all’opposizione e la prospettiva di governare per portare la Grecia fuori dalla crisi. Già all’indomani delle elezioni del 2012 il leader di SYRIZA ha posto pubblicamente il problema della nuova natura e dei nuovi compiti della sinistra greca. Era, e continua a essere, una sfida determinante. È indicativo un fatto: alle ultime elezioni la posizione di SYRIZA rispetto alla crisi era ancora di tipo massimalista: prevedeva l’unilaterale abrogazione di ogni accordo sottoscritto con i creditori, assumendo consapevolmente il rischio di un’esplusione del paese dall’eurozona. Ma subito dopo Tsipras ha iniziato un lungo percorso che lo avrebbe portato su posizioni molto più realiste.

Intanto si è provveduto a cambiare natura al partito. Nell’ultimo congresso, che si è svolto nel luglio del 2013, SYRIZA ha smesso di essere un aggregato di ben undici componenti. Ha assunto una sua specifica identità e le componenti si sono ridotte a mere correnti interne. Ma la vittoria più importante di Tsipras è stata assumere l’europeismo come valore fondante del partito, ricercando la via di uscita dalla crisi all’interno dei processi politici dell’Unione Europea. Da questa indicazione è maturata a dicembre la decisione del gruppo della Sinistra Europea di candidare Tsipras alla presidenza della Commissione.

Una volta definito questo percorso, bisognava elaborare una proposta fattibile per l’uscita dalla crisi. Tsipras punta non a una soluzione greca, ma a una soluzione europea per tutti i paesi indebitati: una conferenza UE dedicata proprio a questo problema, con un nuovo haircut del debito, secondo le indicazioni del FMI e l’elaborazione di un nuovo piano di sviluppo delle economie in recessione. La Grecia, secondo il leader di SYRIZA, può offrire all’Europa le grandi risorse energetiche del Mediterraneo orientale, nascoste sotto il fondo marino che si estende da Israele a Cipro fino allo Ionio. Ma soprattutto l’Europa eviterà di destabilizzare il paese in una regione già percorsa da tantissime tensioni esplosive.

In tutte le dichiarazioni Tsipras ostenta sicurezza sulla ragionevolezza dei creditori: “Tutti sanno che fare esibizione di instansigenza verso la Grecia rischia di risvegliare i tanti vulcani europei del debito che ora sono in sonno”. In ogni caso, le decisioni unilaterali, come la sospensione dei pagamenti degli interessi sul debito, potranno essere solo l’ultima ratio, quando ogni accordo risulterà impossibile.

Il leader della sinistra greca rimane fedele alle indicazioni del congresso del suo partito che parlano dell’obiettivo di un “governo della sinistra”. Ma è probabile che anche in questo campo alla fine prevarrà la realpolitik. Non è sicuro che SYRIZA riesca a ottenere in Parlamento l’autosufficienza. I comunisti del KKE hanno già detto che non sono interessati. Rimane solo la Sinistra Democratica di Kouvelis, fino al giugno scorso al governo con Samaras, e i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, un piccolo partito della destra antiausterità. D’altronde, lo stesso Tsipras ha più volte ammesso che il suo elettorato non proviene solo dalla sinistra, ma comprende anche tanti elettori moderati.

È questo il programma di governo che il leader della sinistra greca ha cercato di spiegare agli europei e agli americani in una serie continua di viaggi all’estero. Nella strategia di SYRIZA il sostegno dell’opinione pubblica europea svolge un ruolo fondamentale. Allo scoppio della crisi nel 2010 i greci hanno constatato con terrore con quanta facilità un potente sistema mediatico poteva scatenare contro qualsiasi popolo europeo un’offensiva fatta da calunnie, razzismo e antichi stereotipi. L’Unione Europea non può reggere una seconda volta a una lacerazione simile.
 

giovedì 10 aprile 2014

Cara Giusi, costruisci con noi un'Altra Europa


Mario Cicero [click]




Caro Sindaco, cara Giusi Nicolini,

noi non ci conosciamo, ma anche io, come te, ho amministrato per anni il mio piccolo comune. So cosa vuol dire prendersi cura di una comunità e quanto ciò sia impegnativo. Per questo ho molto apprezzato il modo in cui hai saputo rappresentare e difendere la tua Lampedusa, soprattutto di fronte alle difficoltà cui è stata sottoposta negli ultimi anni.

Mi aveva molto stupito la tua disponibilità ad una candidatura nel Partito Democratico, sperando comunque che la stessa testimoniasse un'inversione di tendenza reale, da parte di un Partito Democratico sempre meno credibile sui temi per cui tu ti sei tanto spesa. Quel Partito Democratico che ha appaltato le politiche di accoglienza al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano.

Lo stesso partito che da anni parla di una nuova legge sulla cittadinanza, senza riuscire neanche ad aprire la discussione in Parlamento su questo tema. Il Partito che permette al governo di affrontare il fenomeno delle migrazioni come una questione emergenziale e che non riesce a dotarsi di un sistema decoroso per accogliere i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti.

Io ho aderito al progetto dell'Altra Europa con Tsipras perchè, pur avendo militato sin dalla sua costituzione nel Partito Democratico, sono convinto della necessità di dover contribuire personalmente alla costruzione di una sinistra moderna e capace di innovarsi, che non perda di vista i suoi valori fondativi. Ho scelto di proseguire il mio percorso in un terreno diverso da quel Partito Democratico, per cui ho profuso impegno e passione per anni, ma che non ritengo più in grado di interpretare la vera sfida di cui la nostra società ha bisogno.

Stamane ho saputo che hai ritirato la tua disponibilità e che hai deciso di lasciare il Partito Democratico al suo destino fatto di faide intestine e troppo preso dalle questioni interne per occuparsi realmente delle istanze e dei bisogni dei cittadini. Ho molto apprezzato questo gesto perché ritengo che non sia più il momento di compromessi, almeno non di quelli al ribasso, fatti sulla pelle degli ultimi, a cui viene richiesto di pagare il prezzo di governi incapaci di assumere decisioni nette rispetto ai crescenti bisogni della nostra Europa. 

Auspico, per queste ragioni, di ritrovarti al nostro fianco, per costruire insieme l'altra Europa, quella di chi si batte per la giustizia sociale, la libertà e i diritti dei più deboli.

Con stima,

Mario Cicero.

[Click http://www.huffingtonpost.it/2014/04/10/giusi-nicolini-e-il-pasticcio-siciliano_n_5124515.html?1397132893&utm_hp_ref=italy]

sabato 5 aprile 2014

Frequenti domande sulla “Lista Tsipras”



di Nicolò Ollino, candidato nel collegio Nord Ovest


1 - Tsi…Pr… Tsipras! Tsipras chi?

Alexis Tsipras è il politico greco 39enne che nel suo paese in pochi anni ha unito e reso forte la sinistra vera greca, su contenuti popolari di contrasto a crisi e politiche di austerità e oggi noi l’abbiamo candidato assieme alle altre Sinistre europee alla Presidenza della Commissione Europea alle elezioni del 25 maggio.

2 - Cos’è “L’Altra Europa” e come nasce, chi c’è “dentro”?

È la lista che nasce da una condivisione di un programma alternativo per il continente, di reale uscita dalla crisi, che finalmente dopo anni di divisioni vede la sinistra unirsi. Partiti, associazioni, singoli che si mettono insieme in un percorso compatto all’interno e che guarda fuori e al futuro, arricchendosi ogni giorno.

3 - Perché dovrei votare a queste elezioni europee?

Perché da queste elezioni in particolare deriverà il nuovo assetto delle politiche economiche europee e quindi il grado di futuro condizionamento dei governi nazionali. Il collegamento con le nostre esistenze e con i nostri bisogni è diretto, dobbiamo scegliere che Europa vogliamo oggi, per un’Italia migliore domani. 

4 - Cosa volete fare voi se andate in Europa?

Vogliamo cambiare le cose, assieme agli eletti delle altre forze di sinistra degli altri paesi e guidando nel nuovo Parlamento Europeo con chi ci sta un processo di inversione delle politiche di austerity, ristabilendo diritto a lavoro, dignità, solidarietà, benessere, dando centralità alle persone anziché ai capitali finanziari. 

5 - Che differenza c'è tra la vostra sinistra e la sinistra di Renzi e del PD?

Che quella di Renzi non è sinistra, mentre per noi essere di sinistra vuole dire proteggere i più deboli, che sono sempre di più e sempre più poveri, e mettere al centro della discussione la redistribuzione del reddito, una tassazione più equa, difendere il welfare state dagli attacchi neoliberisti, individuare forme di protezione sociale trovando le risorse dove ci sono cioè ricordandoci che in questa crisi i super ricchi sono invece sempre di più e sempre più ricchi, e anziché scommettere su nuove forme di precariato diffuso noi preferiamo creare nuovo lavoro sostenibile e garantito oggi. Loro hanno inserito il pareggio di bilancio in Costituzione eseguendo il Fiscal Compact, noi lo vogliamo togliere. La loro “sinistra” cambia verso, verso il peggio. La nostra Sinistra guarda ad un futuro migliore proponendo una vera alternativa nel presente. 

6 - Ma voi cosa intendete per “crescita”, come creare nuovi posti di lavoro?

Se per crescita intendiamo avere due auto a testa tra 10 anni anziché una, oppure riempirci la casa di nuovissimi elettrodomestici di ogni tipo, di gadget e aggeggi di ogni sorta, ecco questa non è la crescita che intendiamo noi. Invece basta guardare lo stato di degrado strutturale dei nostri ospedali e delle nostre scuole, lo stato di abbandono di territorio e paesaggio, i drammi naturali quali frane o alluvioni che ciclicamente ci ricordano quanto trascuriamo i nostri patrimoni, guardiamo gli scheletri ormai vuoti dei capannoni industriali. Per noi avanzare, crescere, maturare significa riconvertire in modo ecocompatibile la produzione e l’occupazione, se iniziamo una “grande opera” pubblica davvero utile, a livello europeo, quale un piano di riassetto idrogeologico del territorio, un piano di reale manutenzione delle infrastrutture pubbliche, una riconversione nei sensi di creazione di energia pulita e verde e di investimenti nell’industria della cultura e della ricerca, ecco che posti di lavoro, oggi sostenibili, se ne possono creare di nuovi e a milioni in tutta Europa. 

7 - Piuttosto che cambiare l'Europa non è più facile pensare a salvare il nostro Paese e uscire dall'Europa?

Pensiamo che non sia più il tempo delle piccole patrie, il vero salvataggio da fare è quello dei paesi più deboli del continente portandoli al livello dei paesi più forti. Tutto questo non può avvenire che ribaltando le politiche che sono state portate avanti fino ad oggi da governanti europei e quindi nazionali, che come è evidente non hanno alleviato la crisi ma l’hanno aggravata. 

8 - Ma quindi siete un altro Partito nuovo? Ce ne sono già fin troppi...

No! Anzi, siamo l’esempio di come forze purtroppo sparpagliate e inefficaci fino a ieri si possano unire oggi in un solo progetto per dare gambe più forti e maggiore credibilità a programmi veri di trasformazione della società che siamo certi diano soluzione a problemi che sono maggioritari nella società. 

9 - Bello questo percorso.. ma quanto durerà? Dopo il 25 maggio che farete?

Senza distrarci dall’obiettivo che deve essere quello di ottenere il miglior risultato possibile il 25 Maggio portando quanti più parlamentari della nostra idea nel nuovo Parlamento, è naturale che però un occhio va al dopo e l’auspicio è quello che questo percorso unitario di Sinistra, più forte e riconnesso con la società, possa proseguire dando anche al nostro Paese, come in tutti gli altri, un forza di alternativa che possa battersi e ottenere risultati per migliorare la condizione di lavoratori, pensionati, studenti e migranti. 

10 - Cosa significa concretamente, come dite, “Europa dei popoli e non delle banche”?

Vuol dire che noi intendiamo innescare due processi paralleli: da una parte la maggior democratizzazione delle istituzioni europee dando centralità all’assemblea elettiva, il Parlamento, ad oggi con competenze circoscritte, togliendo invece potere a istituzioni non elette, espressione più che altro del volere degli stati forti, quali Commissione, Consiglio tra quelle politiche e la BCE tra quelle economiche, e sgombrando la scena da “istituzioni” non previste, quali la Troika che vede la impropria partecipazione dell’attore Fondo Monetario Internazionale nel piano di macelleria sociale sperimentato in Grecia ed esportabile qua.

E dall’altra parte ridurre la negativa incidenza del capitale finanziario sregolato, come è oggi, andando nelle direzioni di una maggiore tassazione delle transazioni finanziarie, dell’istituzione degli eurobond e del processo di trasformazione della BCE in vera banca centrale, prestatrice di ultima istanza per gli stati membri e che non serva solo a mantenere la stabilità dei prezzi.

venerdì 4 aprile 2014

“Questa non è l’Italia che avete sognato e per la quale avete combattuto ed immolato la vostra vita”








Quando ho sentito che Berlusconi si era recato ancora una volta al Quirinale e si era a lungo intrattenuto col Presidente, non ci volevo credere, tanto una cosa del genere mi sembrava – e mi sembra – lontana dal mio pensiero e, spero dal pensiero di tanti cittadini e dell’intera Associazione che presiedo.

Ci sono detenuti nelle carceri che scontano pene, magari meritate;  cosa devono pensare di un condannato per gravi reati che frequenta liberamente i palazzi del potere, per il quale il Tribunale di sorveglianza non decide da mesi una sorte imposta da una sentenza definitiva e dalla legge?

E cosa può pensare il cittadino comune, incensurato e privo di problemi giudiziari, come me, che ha chiesto da parecchi giorni un incontro ad un Ministro per parlare di un problema importante (e lo ha fatto non a nome suo, ma a nome di una gloriosa  Associazione come quella dei Partigiani di Italia) ed ancora attende una risposta? Nelle istituzioni, c’è tempo per un condannato e non per una importante Associazione?

Né mi interessa l’oggetto del colloquio. La presenza al Quirinale di un personaggio che proprio sui giornali di ieri poneva un’alternativa  (“o ricevo una tutela contro gli attacchi giudiziari o faccio cadere tutto”), ha  di per sé un significato, che va contro ogni concezione civile ed etica della politica e suona come pressione anche sulla Magistratura, che dovrà sciogliere il nodo conclusivo in un’udienza ormai prossima.

Conosciamo i precedenti: un anno fa, quando si entrò in campagna elettorale, furono rinviati i processi di Berlusconi, per consentire un sereno svolgimento della campagna elettorale e la possibilità per l’imputato di parteciparvi. E non fu una cosa bella. Qualcuno sta pensando che l’esperienza possa essere ripetuta?

Noi speriamo di no: se accadrà qualcosa di simile, lo considereremo uno strappo alla giustizia, all’uguaglianza e ad altri valori consacrati nella Costituzione. L’ANPI non farà le barricate, né inscenerà manifestazioni di piazza: ma su tutte le piazze d’Italia, il 25 aprile, nel ricordare i Caduti per la libertà e nel rivolgere a loro un pensiero affettuoso e grato, diremo loro a gran voce e con immensa tristezza: “questa non è l’Italia che avete sognato e per la quale avete combattuto ed immolato la vostra vita”.

Carlo Smuraglia - Presidente Nazionale ANPI

Roma, 3 aprile 2014




giovedì 3 aprile 2014

Spirito di scissione*







Alexis Tsipras oggi a Palermo:
DOMANDA: cosa l'accomuna a Matteo Renzi?
RISPOSTA: solo che siamo giovani e che entrambi amiamo il calcio, ma lui sta per la Fiorentina, io per il Panathinaikos.




* A. G., Q. 3, § 49


domenica 30 marzo 2014

Verso la svolta autoritaria





Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.

Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti)  a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.

Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.

Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.


Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Sergio Materia, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti Barbara Spinelli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Marco Revelli