giovedì 29 marzo 2012
Un sindaco che ci è e ci fa: eletto dal centrosinistra rivendica l’eredità del suo predecessore di centro-destra
L’improbabile
sindaco di Limbiate, Raffaele De Luca, lo aveva detto subito, in più di
un’occasione, già durante la campagna elettorale: “Continuerò la politica
dell’amministrazione uscente”, vale a dire la politica della giunta di
centro-destra capeggiata per dieci anni da Antonio Romeo. Non c’è bisogno di
nessuna raffinata analisi per concludere che, con un simile programma, egli non
poteva che raccogliere, fra coloro che volevano un reale cambiamento
nell’amministrazione del Comune, un consenso limitato a poco più del 30% degli
elettori, mentre la sua coalizione non poteva che restare sotto il 25%.
Tuttavia, anche con livelli di consenso tanto ridotti, alcune circostanze del
tutto casuali (vale a dire: che si sono verificate senza che dovessero necessariamente verificarsi), riassumibili nei
dissidi personali nel centro-destra, persistiti ed aggravati anche
dopo aver ottenuto quasi il 60% dei
voti al primo turno delle elezioni, e soprattutto un sistema
elettorale del tutto anti-democratico [1],
hanno consentito a De Luca e al centrosinistra di vincere le elezioni. Di ciò,
come ho avuto occasione di scrivere pochi giorni dopo il ballottaggio, De Luca
si è inebriato [2], e
dall’anno scorso, incapace di contenersi, sbruffoneggia che lui avrebbe vinto
“anche senza i partiti”, oppure chiede retoricamente (e minacciosamente): “Se
dovessimo riandare alle elezioni senza Raffaele vinceremmo?” [3] E sono solo un paio di esempi.
Una
serie di atti e di fatti ha poi ampiamente dimostrato
che questo personaggio inconsistente è solo un desolante fantoccio, scelto dai
poteri forti di Limbiate (alias dalla rendita fondiaria urbana e dalla
speculazione edilizia, alle quali si sono alleate alcune parrocchie) per dare
una continuità ai dieci anni della politica di centro-destra. De Luca è un caso
unico, che ben figurerebbe, come esempio estremo, in un’antologia della scienza
della politica. Cosa significa la parola “politica”, cos’è una “linea
politica”? Egli non lo sa, né gli interessa di saperlo. Eppure, una “linea
politica” egli la sta seguendo: quella del suo predecessore. E vi si sta
applicando con una tenacia e una coerenza indefettibili. Qual è stata la linea
del suo predecessore? Proseguendo le premesse poste dalla giunta Fortunati
(1997-2001) ha operato una grandiosa redistribuzione, a favore delle classi e
dei ceti più abbienti, delle rendite create dall’istituzione-Comune.
Redistribuzione, soprattutto, di rendite fondiarie ed edilizie, ma anche
sostanziosi investimenti tesi a valorizzare beni e attività di privati, e
inoltre una miriade infinita di appalti mediante cottimi fiduciarii, di
incarichi professionali, ecc. Dopo dieci anni di Romeo, quando costui non era
più candidabile, e i dissidi fra egli e i suoi successori, e fra costoro,
impedivano al centro-destra di esprimere un candidato dotato di un vero appeal elettorale, chi ha in mano la
regìa della speculazione edilizia ha acconsentito: tutto poteva cambiare…
purché nulla cambiasse. Sta diventando ormai evidente che dietro De Luca vi
sono grandi (in ambito locale) immobiliaristi e redditieri fondiari, e come
tramite, nei fatti, fra l’uno e gli altri una serie eterogenea composta
da più o meno giovani (o vecchi) aspiranti alla carriera politico-affaristica,
preti autorevoli ed intrallazzoni, produttori di fumosissimi “progetti di
società”, capi di cooperative “sociali” alla ricerca di appalti facili, varie
associazioni postulanti, maestre di scuola elementare convinte che il mondo sia
ristretto al loro “plesso”, ecc. ecc.
Gli atti
e i fatti dell’attuale giunta ai quali mi riferisco sono questi: l’omissione
voluta ed organizzata della costituzione di
parte civile del Comune di Limbiate nei processi contro la ‘Ndrangheta
cominciati nell’estate del 2011; l’omissione delle denunce delle truffe ai
danni della cassa pubblica, contenute nei vari P.I.I. varati dalla giunta di
centro-destra; la conferma dei funzionari che avevano tenuto bordone a Romeo;
l’adesione alla manovra messa in atto da Hi-tech/Euronics per coprire la
tentata truffa degli OO.UU, pur di salvare il suo P.L. avversato davanti al
T.A.R. da alcuni privati e dalla Provincia di Monza; la vicenda allucinante della
decisione di cedere due scuole a Solaro con la conseguenza di essere obbligati
a fare due mega Istituti Comprensivi; l’adesione, apparentemente alle
farneticazioni del Comitato delle Pacciade, ma in realtà ai desideri di alcuni
titolari e/o intermediari di rendite fondiarie, che manovrano il sedicente
Comitato, con l’emissione di un provvedimento per impedire il montaggio di un
impianto pirolitico (che, almeno per il momento, nessun falso ambientalista
alla Mauro Varisco può classificare come inceneritore) - un provvedimento
giudicato totalmente illegittimo e del tutto ingiustificato dal T.A.R. e
quindi annullato, ma che è costato alla cassa pubblica 7.500 €; le osservazioni
semi-clandestine al P.T.C.P. della Provincia di Monza, ancora una volta per
soddisfare le esigenze della speculazione edilizia e della rendita fondiaria
urbana - osservazioni che preludono ad un P.G.T. orientato verso l’ulteriore
incremento del consumo del suolo; ecc.
Questi
fatti suscitano nei sostenitori di De Luca, fra i quali la capacità di giudizio
politico decisamente non abbonda, tutt’al più un’amarezza leggera e vagamente
stupita. A me sembrò subito, già ai primi dell’anno scorso, che un personaggio
come De Luca non sarebbe potuto mai essere una vera alternativa a Romeo. Non lo
conoscevo affatto, anzi, prima non ne avevo mai sentito il nome; bastava, però,
il modo in cui nel centro-sinistra veniva descritta e magnificata la sua
figura. Ma, grazie agli Dei, io non ero e non sono nel centrosinistra, e quindi
ancor più mi sono rafforzato nella mia convinzione quando ho appreso chi erano
i proponenti (quelli che contano davvero, esterni ai partiti) della candidatura
di De Luca. Nomi da far accapponare la pelle. Ma il mio giudizio, come per
solito, da molti imbecilli è stato attribuito alla mia “cattiveria”; qualche
ottusa maestra di scuola elementare, e qualche presidente di circolo didattico,
che al tempo di Craxi stava agevolmente nel PSI, mi hanno anche gratificato con
più di un sorrisetto di compatimento. Ora, però, pare che finalmente anche nel
centrosinistra c’è qualcuno che prova a dire, ma sommessamente, che forse
sarebbe l’ora di fare questa ammissione: “De
Luca non è l’alternativa a Romeo che tutti speravamo che fosse” [4]
Davvero
sconvolgente. Ma è un’ammissione alquanto tardiva. In politica, come negli sketch
dei comici, non si possono sbagliare i tempi. A certe conclusioni, ci si doveva
arrivare già cinque mesi fa, e se ne dovevano trarre, ad averne il coraggio, le
dovute conseguenze. Ma per gli inetti alla politica l’idea di mettere in crisi
la giunta De Luca è più terrificante della visione di croci e collane d’aglio
per i vampiri. De Luca, quindi, può continuare indisturbato ad infischiarsene
dei suoi elettori, che lo hanno votato credendo di votare per una politica
alternativa a quella di Romeo. Ecco allora che ancora una volta, nel consiglio
comunale di ieri sera, dopo la rozza apologia del dimissionario Romeo, recitata
dai consiglieri della sua lista, dopo l’auto-agiografia di Fortunati e della
sua giunta di quindici anni fa, preparatoria dei dieci anni di Romeo (basti
ricordare la privatizzazione, nei fatti, dei servizi pubblici, la
trasformazione di decine e decine di migliaia di metri di aree standard in aree
edificabili, la cementificazione di Piazza della Repubblica), come ulteriore ma
certamente non ultima dimostrazione che De Luca è un sindaco che ci è e
ci fa, questi ha voluto riconoscere
"l'insegnamento
di Romeo di fare politica per il bene comune".
Ed ha
aggiunto, come... chiosa storica:
“non ho voluto scendere in
politica (espressione sintomatica) cinque
anni fa per non mettermi contro Romeo, perché ho sempre pensato che
quello che stava facendo per Limbiate era molto bello”.
Il
pubblico del centro-destra ha applaudito. Dai banchi del centrosinistra non si
è elevata una sola protesta, né una richiesta di spiegazioni. Nemmeno dai
banchi della lista dell’Asinistra, né da quello dell’Italia dei Valori bollati
e dei sali e tabacchi.
[1] Con il sistema proporzionale il
centrosinistra avrebbe ottenuto solo 10 dei 24 seggi del consiglio comunale.
[2] Nel post Tattica
e strategia del centrosinistra di Limbiate, confrontate con gli insegnamenti
del rottamatore fiorentino, del 5 giugno 2011: «Il nuovo sindaco ha
sessant’anni. Tuttavia, poiché fino a questa età non ha dedicato una sola ora
della sua vita all’impegno politico (ma durante la campagna elettorale
più volte ha avuto la faccia tosta di rinfacciare ad altri che lui si era
“messo in campo”!) ed è davvero sprovveduto di qualsiasi, anche minima,
preparazione politica, non potrà non farsi mettere le dande. Non da quelli che
lui chiama “giovani” (ma per la maggior parte hanno da più di quaranta a più di
cinquant’anni), bensì da quelli della sua età che lo hanno letteralmente inventato
e con i quali del tutto serenamente, come si è visto, ha già combinato un bell’inciucio.
E proprio perché l’impreparazione non favorisce lo spirito di autonomia, fatto
il primo inciucio, ne farà molti altri. Li farà allegramente, perché chi si
ritrova al potere non può non sentirne l’ebbrezza, e sarà anche fermamente
convinto di fare il nostro bene».
[3] Nella stupefacente e deprimente (per l'ostentata inintelligenza politica)
“lettera” alla sua coalizione: “Prendere
atto della nostra sostanziale incapacità a governare questa città”.
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