venerdì 25 maggio 2012
Basta con Equitalia!
[Dal Blog di Beppe Grillo]
Oristano [32.015
abitanti; n.d.r.], Sassuolo [MO, 41.261],, Sorso [SS, 14.891], Bari [320.105], Valle di Cadore [BL, 2.095], Calalzo [BL, 2.251], Morazzone [VA, 4.375], San Donà
di Piave [VE, 41.932], Zanica [BG, 7.490], Merate [LC, 14.943], Thiene [VI, 23 171], Ottana [NU, 2.422]. Cosa hanno in comune queste località?
Si sono liberate in anticipo dalle catene di Equitalia. Sono diventate libere,
umane, efficienti.
Dal primo gennaio 2013 il D.L.201/2011 [articolo
14-bis, che ha modificato l’art. 7, comma 2 del decreto-legge 13 maggio 2011,
n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106; n.d.r.] prevede che i
Comuni gestiscano da soli l'attività di riscossione. Perché aspettare? Non c'è
una sola buona ragione per affidarsi a Equitalia. Il comune di Oristano ne è la
dimostrazione. La gestione diretta dei tributi ha portato sia risparmi sui
costi di 150.000 euro (il Comune che riscuote in proprio i suoi tributi non
deve pagare l'aggio a Equitalia), sia un aumento del gettito di 650.000 euro.
Meno costi, più ricavi. Non solo, anche più liquidità in cassa. "Risorse immediatamente disponibili a differenza di
quanto avveniva con la gestione Equitalia quando la liquidazione delle somme
avveniva entro i due anni successivi all'emissione del ruolo'', da
una Nota del Comune di Oristano
Di fronte a questi dati la domanda è allora "A cosa è servita Equitalia in questi anni? A che è
servito un intermediario che si è frapposto tra i cittadini e gli enti?
All'aumento dei tassi di interesse? Al pignoramento delle case? Alla lentezza
amministrativa?" Oristano è un esempio, ma non è il solo,
dell'inutilità del ricorso a Equitalia per l'ente che gli affida la riscossione
dei tributi. Se cittadini e Comuni non traggono benefici da Equitalia perché
continuare e, soprattutto, di chi è stata questa brillante idea di
disintermediare i pagamenti a un ente terzo? A che pro?
Il Comune non è un ente impersonale, è sul territorio,
conosce spesso il contribuente e le sue difficoltà. Può in caso di necessità di
una famiglia indigente posporre, dilazionare, cancellare un pagamento. Si
chiama umanità. I Comuni dovrebbero accelerare l'uscita da Equitalia già nel
2012 e predisporsi per il gennaio 2013. Equitalia non
è responsabile, è un bersaglio. I responsabili sono coloro che l'hanno
istituita.
sabato 19 maggio 2012
[La scuola fa più paura alle mafie della polizia]
ALBA-soggetto politico nuovo - Alleanza per Lavoro, Beni Comuni e Ambiente
Comitato esecutivo
Una ragazza - Melissa Bassi -
come tante, sedici anni, in una scuola come tante, un istituto
professionale ma intitolato a Francesca Laura Morvillo Falcone. A sud. A venti
anni dalla strage di Capaci, quando sta per arrivare in città la carovana
contro la mafia. I simboli contano per chi vuole controllare il territorio e
possedere le anime, fosse anche solo con la paura. Per chi vuole dire a tutti,
ci siamo noi qui che decidiamo della vita e della morte, è la nostra
l'educazione che conta. Peraltro siamo solo noi che possiamo darvi lavoro...
Viene da pensare che a modo loro, ferocemente, l'hanno capita l'importanza
della scuola pubblica (come dice Don Ciotti, citando Caponnetto, la
scuola fa più paura alle mafie della polizia) . Sanno che è luogo di
costruzione della polis, radice di cittadinanza, tessuto di altre relazioni –
civili, di rispetto reciproco, di diversità e confronto in un mondo comune. Chi
conosce quelle ragazze e quei ragazzi, sa dei loro desideri e delle loro
angosce, del loro futuro difficile da immaginare e del presente acceso delle
loro passioni, pure sente che cosa sono le scuole, la loro preziosità. Il loro
eroismo quotidiano in certe terre. Chissà che cosa ha capito invece chi
sosteneva fino a ieri che la tav era la madre di tutte le preoccupazioni e di
tutti i pericoli. Chissà che ci sta a fare al ministero degli interni. Chissà
come hanno protetto il territorio con tutte le forze dislocate in Valdisusa...
Adesso è difficile trovare parole per esprimere il dolore per quelle ragazze (sia
per Melissa che per le ragazze ferite), per essere vicini alle loro
famiglie e alla loro comunità così ferita. È difficile. Ma
intanto potremmo cercare di esserci in qualche modo accanto loro. Oggi stesso,
in tutte le piazze d'Italia.
martedì 15 maggio 2012
La bufala dei finanziamenti per la “metrotramvia” Milano-Limbiate
A proposito della decisione dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi - USTIF di proibire la circolazione dei
tram sulla linea Milano Comasina-Limbiate Ospedale, poiché le condizioni di insicurezza dell’armamento non sono più
tollerabili, due cose si devono mettere immediatamente in chiaro:
- fino ad oggi, è stato impossibile
trovare traccia dello stanziamento statale per la ricostruzione ex novo (questa
sarebbe la definizione più appropriata) della linea tramviaria Milano Comasina-Limbiate;
- fino ad oggi, è stato impossibile
trovare traccia degli stanziamenti per le riparazioni urgenti necessarie per
rimettere in condizioni di sicurezza l’armamento della linea.
Per quanto riguarda il finanziamento per la
ricostruzione della linea, nonostante infiniti tentativi, non è mai stata trovata
una traccia qualsiasi nel sito web del CIPE
(Comitato Interministeriale per la Programmazione
Economica) e nemmeno in quello del Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti. Vale a dire che, per
quanto riguarda il CIPE, che decide gli stanziamenti sulla base dei
finanziamenti “liberati” dal ministero, pur accedendo con tutte le possibili
chiavi di ricerca alla banca dati delle sue delibere,
non se ne trova una in cui sia menzionato lo stanziamento di 59-60 milioni di
euro per la
Metrotramvia Milano-Limbiate.
Ma
nemmeno è stato possibile trovare una traccia qualsiasi dell’opera stessa. Non la si trova, infatti, nel “Programma Infrastrutture Strategiche” (PIS) del 2001 che “è stato recentemente aggiornato”, dice
il sito del CIPE, “ai sensi dell’articolo
1 della legge 443/2001 mediante inserimento nell’8° allegato
infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica 2011-2013 di nuove
infrastrutture per un valore di circa 7 miliardi di euro”. Di un
“progetto definitivo” si parla sommariamente solo in un elenco di progetti
della Metropolitana Milanese [click
qui].
Per quanto riguarda il finanziamento
delle riparazioni urgenti che, come vedremo, dovrebbero essere totalmente a carico del Comune di Milano, nessuna
“ricerca avanzata” nell’albo pretorio elettronico del Comune di Milano, anche
questa fatta con tutte le possibili chiavi di ricerca, ha mai dato come
risultato una delibera o una determina o un altro documento che possa
testimoniare uno stanziamento. (Si trova però una delibera per il patrocinio
del fighissimo “workshop” propagandistico organizzato da
Ti-che-te-tarchett-i-ball!).
Nel febbraio del 2011, alcuni
giornali locali pubblicarono la notizia che l’assessore ai trasporti della
Provincia di Milano, De Nicola, aveva annunciato che era stata stanziata la
parte a carico dello Stato (60%) del finanziamento per trasformare in una
moderna “metrotramvia" la vecchia linea del “Mombello”. Ma anche a proposito di
questo “annuncio”, accedendo al sito della Provincia, sia nella parte generale
che in quella dell’Assessorato ai trasporti, non fu possibile, né allora né
poi, trovare traccia di una conferenza stampa o di un comunicato. Eppure non si
trattava di un finanziamento di poco conto. Ciò che era stato messo in
circolazione, quindi, non era altro che una di quelle “notizie” che vengono affidate
confidenzialmente a qualche pennivendolo affinché le faccia circolare, per ritagliarsi
uno spazio nei media. Si comprende questa esigenza se si ricorda che in quel
periodo il Comune di Milano e la Regione
Lombardia si apprestavano ad inaugurare il nuovo tratto della
metropolitana n. 3 con capolinea alla Comasina. Inoltre, in molti comuni
dell’area milanese era ormai imminente l’inizio della campagna elettorale per
le elezioni amministrative.
Gli articoli sull’”annuncio” si
susseguirono rapidamente su molti giornali locali, e ci fu anche il tentativo
del centro-sinistra di Limbiate di trasformare la “notizia” in un cavallo di
battaglia dell’improbabile e già allora desolante candidato sindaco De Luca. Ma
durò poco, però, perché dopo la distribuzione del volantino Il
centrosinistra di Limbiate si attacca alla perteghetta del tram, nel quale si segnalava che del finanziamento non si trovava traccia né
fra le delibere del CIPE né fra quelle del Ministero delle infrastrutture, il tema propagandistico della metrotramvia
scomparve prudenzialmente dalla campagna elettorale del centrosinistra.
Tuttavia, l’operazione
mediatica avviata con l’”annuncio” dell’assessore provinciale ebbe l’effetto di
creare nel grosso pubblico la convinzione che i finanziamenti statali fossero
sicuri e che mancasse solo il restante 40%, al quale avrebbero dovuto
provvedere la Regione Lombardia,
le Province di Milano e di Monza, i Comuni di Milano, Cormano, Paderno Dugnano,
Senago, Varedo e Limbiate. Ma (davvero stranamente?),
nell’anno trascorso dall’”annuncio”, nessuno di questi enti, ha mai preso
l’iniziativa di convocare una conferenza di servizi per determinare la parte
dei finanziamenti di cui ognuno avrebbe dovuto farsi carico. In particolare va
rilevata l’inerzia (davvero strana?)
della Provincia di Milano, che pure aveva assegnato “lo studio di fattibilità e la progettazione
preliminare per la trasformazione dell’attuale impianto tramviario” alla
Metropolitana Milanese [click
qui].
Della “metrotramvia” si tornò
a parlare solo nel febbraio di quest’anno, quando l’ATM, l’azienda che gestisce la linea ma non ne è la proprietaria,
comunicò che l’organo preposto alla vigilanza sulle condizioni di sicurezza, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi - USTIF, “il 23 gennaio 2012 (aveva) stabilito che la linea non avrebbe
potuto proseguire il servizio se non dando inizio ai necessari
interventi”, in mancanza dei quali l’ipotesi alternativa
era quella della sostituzione dei convogli tramviari con autobus.
Poiché in molti si diedero da fare
per addossare sull’ATM la “colpa” di un provvedimento che qualche imbecille
vorrebbe far passare per odioso, mentre invece è un provvedimento che tutela i passeggeri, i tramvieri e tutti
coloro che circolano sulla Comasina, l’azienda fu costretta, il 14 febbraio 2012, a diffondere uno stringato
comunicato stampa per precisare che l’azienda aveva sempre provveduto alla manutenzione ordinaria
di sua competenza, e che invece (scrivendolo in modo quasi esplicito) la
responsabilità del deterioramento non più tollerabile della linea, che aveva
causato l’ultimatum dell’USTIF, era del Comune di Milano, al quale
l’azienda tramviaria aveva segnalato “anche
a propria tutela, da maggio 2010 le
condizioni non più adeguate dell’infrastruttura e la necessità di interventi di
tipo straordinario, che non rientrano
nell’incarico affidato ad ATM”.[Tranvia
Milano
- Limbiate, il ruolo e l'impegno di Atm ATM,
Azienda ...]
Ma questo comunicato non servì
minimamente a rimettere sui “binari” giusti (nessun’altra parola sarebbe stata
più appropriata!) tutti gli invasati della “metrotramvia”, che ripresero a
sproloquiare sul progetto faraonico caldeggiato dalla Provincia di Milano, che
dovrebbe essere attuato
“con
una prima tratta di circa 7,7
km verso Milano a doppio binario e la restante parte a
singolo binario con raddoppi agli incroci. Il
progetto prevede la completa riorganizzazione degli spazi urbani collocando la
nuova linea in sede propria su un parterre a centro strada”. [click
qui]
Anzi, per opera soprattutto del PD, si risollevò il
polverone mediatico con l’evidente scopo, da un lato, di occultare
l’irresponsabile inerzia del Comune di Milano e in particolare dell’assessore
(del PD) ai trasporti, il quale, otto mesi dopo l’assunzione dell’incarico,
nulla aveva fatto per rimettere in condizioni di sicurezza le infrastrutture di
una linea della quale il Comune di
Milano detiene la concessione, e, dall’altro lato, di strappare
all’assessore di centro-destra della Provincia di Milano il monopolio della propaganda
sul progetto.
Infatti, con gli arruffatissimi
discorsi che hanno riempito iniziative come quella del 18 febbraio qui a
Limbiate (con una marcia di 150
m sui binari!) è stato totalmente occultato il dato
fondamentale che la responsabilità per i mancati interventi straordinari [=
mancati finanziamenti], “che non rientrano nell’incarico affidato ad
ATM”, era del Comune di Milano, e che pertanto a questo ente incombeva
l’onere di mettere subito a
disposizione i denari necessari per avviare gli interventi necessari per
ottenere dall’USTIF la certificazione di agibilità.
Tuttavia, a quel punto l’assessore Maran
del Comune di Milano fu costretto a dichiarare il suo “impegno affinché la
linea continui ad esistere”, impegno che il PD di Limbiate immediatamente
propagandò, ma si trattava di una promessa
vaga e solo verbale, mentre invece era necessario decidere subito ciò che
non era stato deciso per tempo, vale a dire finanziare i lavori di adeguamento della
linea agli standard minimi di sicurezza.
Che l’interesse prevalente del PD
fosse quello per la leadership mediatica, lo si è constatato anche in occasione
dell’assemblea pubblica del Comune di Cormano (il cui sindaco è segretario
dell’area metropolitana milanese del PD), alla
quale non era stato invitato l’assessore della Provincia di Milano, De Nicola.
Questi, però, vi si precipitò portandosi appresso ben tre tecnici e, senza costringere
più di tanto gli esponenti del PD a fare buon viso a cattivo gioco, riuscì a
far sì che in tutta la serata si parlasse quasi esclusivamente del progetto
faraonico della Provincia, che fu magnificato oltremodo, ma avendo la cura di
glissare rapidamente sui suoi aspetti tecnici più problematici. E soprattutto restando nel vago per quanto
riguarda il finanziamento dello Stato, dato come già avvenuto ma “bloccato” non
si sa dove e da chi.
A parte le dichiarazioni tra il
ridicolo e il farneticante di De Luca (che pensa alla metrotramvia soprattutto
come a un mezzo per i turisti domenicali milanesi che potrebbero raggiungere
Mombello con la bicicletta sulle vetture, per poi andare a pedalare nel Parco
delle Groane!) e di Ti-che-te-tarchett-i-ball [alle quali ho già fatto cenno qui],
quella sera fu evidente che il primo ad essere riluttante a mettere a
disposizione dei finanziamenti di una certa consistenza era proprio il Comune
di Milano, il quale, per bocca di Maran, dichiarò che l’effettiva disponibilità
dei tre milioni che aveva promesso era subordinata alla disponibilità dei
finanziamenti degli altri comuni. Ma oggi mezzo PD lombardo, con un comunicato
stampa dall’improntitudine farneticante (a cominciare dal titolo) occulta che
le “opere di messa in sicurezza” erano state segnalate al Comune di Milano
(proprietario della linea) dall’ATM (azienda che pure è di proprietà del
Comune) già a maggio del 2010, e cerca di far ricadere la responsabilità della
chiusura della linea tranviaria sui comuni di Paderno Dugnano e di Varedo!
Non
ci sono dubbi [!], il mancato accordo per il rilancio della
tranvia, e conseguentemente anche la mancata partenza delle indispensabili
opere di messa in sicurezza si devono al cieco ostruzionismo delle 2 amministrazioni
di centro destra che governano Paderno Dugnano e Varedo, per troppo tempo
indecise se sostenere o meno il progetto di ammodernamento. [click
qui]
Ma le “amministrazioni” (tutte, e non
solo quelle additate al pubblico ludibrio), come potrebbero essere disponibili
a spendere cifre consistenti, per i loro bilanci, visto che in questa
situazione non si capisce bene se i loro soldi servirebbero per la costruzione di un’opera che ancora
non è stata affatto finanziata dallo Stato, nonostante le molte chiacchiere
in proposito, oppure per la semplice
manutenzione straordinaria della linea esistente, il cui proprietario, il
Comune di Milano, che ha un bilancio come quello di un Ministero, ha dimostrato
fino ad oggi di non potere o non volere realmente finanziare? Ed è di
questi giorni la notizia che enti locali ben più grandi da mesi non pagano i
lavori per il prolungamento fino a Monza della metropolitana n. 1, tanto che le
imprese hanno deciso di chiudere i cantieri! Proprio il Comune di Milano, addirittura,
non solo non versa la sua parte, ma anzi trattiene nelle sue casse i soldi che la Regione Lombardia
gli aveva versato affinché li girasse alle imprese! [Metrò: i Comuni non pagano, fermi i lavori]
Dovrebbe essere chiaro, quindi, che giunti
a questo punto, poiché l’ATM può sostituire facilmente le corse tranviarie con
quelle automobilistiche, per il Comune di Milano è preferibile stare ad
aspettare, semmai, il finanziamento della metrotramvia faraonica, che tuttavia
non si sa quando sarà deciso (se mai sarà deciso). Ma dovrebbe essere chiaro, anche,
che con l’abbandono della linea esistente, che rapidamente diventerà
irrecuperabile, la costruzione della nuova “metrotramvia” non sarà affatto
accelerata, dal momento che, per lo Stato, quest’opera ancora non rientra nel
numero di quelle da finanziare, e per gli altri comuni, che dispongono della
linea delle Ferrovie Nord (anche Senago, che da molti anni ha linee
automobilistiche verso le stazioni di Palazzolo e Garbagnate), vi sono spese
più urgenti.
I responsabili di questa situazione
sono tutti coloro che, come amministratori pubblici (del passato e del
presente), non sono stati in grado di inquadrare la situazione: poiché il
progressivo degrado della linea era sotto gli occhi di tutti, il Comune di
Milano doveva essere sollecitato a provvedere per tempo alla manutenzione
straordinaria, che invece ha potuto omettere senza alcun disturbo negli ultimi
anni. Lo sprovvedutissimo sindaco di Limbiate (che è il Comune maggiormente
interessato) e i suoi amici del PD le manifestazioni le dovevano organizzare
sotto Palazzo Marino, per sollecitare il Comune di Milano a provvedere alla
manutenzione che gli competeva! Soprattutto dopo l’avvertimento dell’USTIF del
gennaio 2012, non ci si doveva accontentare delle vaghe promesse dell’assessore
Maran! Anzi, si doveva cogliere l’occasione per porre sul tavolo la richiesta
ineludibile di far partecipare tutti i
comuni alla proprietà della concessione ferroviaria, con quote che non
permettano più a Milano di esercitare lo strapotere che ha sempre esercitato.
Per ogni comune, spendere dei soldi
per mantenere in condizioni sobrie ma efficienti un'infrastruttura per il trasporto
pubblico, della cui concessione fosse comproprietario, sarebbe certamente più
accettabile che spendere dei soldi per sopperire alle inadempienze di un Comune
enormemente più grande come quello di Milano, oppure impegnare stanziamenti per
un’opera faraonica che non si sa se mai sarà realizzata.
domenica 13 maggio 2012
Attaccati alla perteghetta del tram
Il volantino Il
centrosinistra di Limbiate si attacca alla perteghetta del tram, scritto
da me nel marzo dell’anno scorso per il Movimento 5 Stelle e distribuito in circa 1.500 copie, l'ho pubblicato il 7 aprile 2011.
Vale la pena di rileggere quel testo,
adesso che, finalmente, una sacrosanta decisione dell'Ufficio
speciale trasporti a impianti fissi - USTIF proibisce la circolazione
dei tram sulla linea Milano Comasina-Limbiate Ospedale, perché mancano, ormai da
molto tempo, le condizioni minime di sicurezza per la circolazione dei convogli. Si
comincia, così, a fare piazza pulita dell'immane quantità di chiacchiere
vuote diffusa negli ultimi mesi da una pletora di imbroglioni, ciarlatani,
cialtroni, imbecilli. Soprattutto per opera del centrosinistra, ma anche di altri
partiti, per mesi si è sproloquiato su progetti tanto faraonici quanto
insensati, mentre nulla si faceva per mettere a disposizione il denaro necessario per gli
interventi urgenti di restauro della linea. Le considerazioni di quel
volantino mi sembrano un punto di partenza indispensabile per cominciare a
smascherare l’enorme mistificazione sulla "metrotramvia" e su chi ha lavorato, negli
ultimi mesi, per diffonderla.
L’USTIF già alcuni mesi fa aveva
emesso un’ordinanza che proibiva la circolazione dei tram, ma poi l'aveva
sospesa perché i politicanti cialtroni dei comuni attraversati dalla linea si
erano impegnati a trovare i finanziamenti necessari per gli interventi più
urgenti. Invece, De Luca si è dedicato a ridicoli cortei di 150 metri sui binari e a
sproloquiare su aumenti dell’IMU fino al 7 per mille per finanziare la nuova
“metrotramvia” (udito con le mie orecchie a Cormano la sera dell'8 marzo); quell'orang-outang della politica limbiatese denominato Ti-che-te-tarchett-i-ball, invece, ha dato piena prova di sé come amministratore sbraitando, prima, contro una povera signora (la quale, senza volere, con molto
buon senso evidenziava gli sproloqui di De Luca) che “compito della
politica [intendeva dire dei cialtroni della sua risma] è dare espressione ai
sogni” (anche lui udito da me a Cormano), e poi
organizzando (a spese nostre) una parata di politicanti e di tecnici felloni (denominata “workshop” perchè fa più figo) nella quale è stato illustrato per
l’ennesima volta un progetto fumoso e folle che sarebbe funzionale alla speculazione
edilizia e commerciale lungo la
Comasina (che avrà un'appendice di 85 mila mq al Villaggio Snia di Cesano
Maderno, a due passi dalla nuova stazione ferroviaria sulla Seregno-Saronno), ma non alle esigenze dei pendolari che vanno e vengono quotidianamente da Milano. A
questo fervore di mistificazioni ha attivamente
partecipato anche quel consigliere comunale dell’Asinistra che si distingue solo per
essere grant, gross, pussé ciula che baloss.
Questa gente, adesso, di fronte
alla responsabile decisione dell’USTIF che, per garantire la sicurezza dei
passeggeri, dei lavoratori dell’ATM e di tutti coloro che circolano sulla
Comasina, ha deciso di dire “Basta!” e di non stare più ad aspettare i porci
comodi di un'accozzaglia di inetti – questa gente ha l’improntitudine
oscena di scrivere idiozie come le seguenti:
“Solo 2 giorni di tempo per scongiurare questa iattura. Ciò che è avvenuto è di una gravità
inaudita, non solo e tanto nel suo contenuto, quanto nel modo: per l’ennesima
volta i cittadini utenti vengono trattati come “bestie”, lunedì alla fermata
non troveranno alcun tram ad accoglierli” (letto
sul sito del PD meno elle);
“I
modi sono davvero inaccettabili, i pendolari si troveranno lunedì mattina ad
aspettare un tram che non arriverà mai” (sul sito dell'Asinistra).
I responsabili della sorpresa sono proprio questi amministratori cialtroni! Ma in
realtà i convogli tramviari saranno sostituiti da autobus che, viaggiando sulla
Comasina alla stessa velocità degli altri autoveicoli, impiegheranno, forse, qualche minuto in più per
arrivare a destinazione. Tutti sanno, infatti, che gli autoveicoli viaggiano ad
una velocità superiore a quella, ridottissima, alla quale per lunghi tratti era
ormai costretto a viaggiare il tram, fino ad accumulare, da Mombello al
quartiere Giovi, ritardi di sei-sette minuti (verificato di persona innumerevoli volte). Lo stato disastroso dell’armamento
e dei convogli ultra-obsoleti era constatabile ad occhio nudo, ma gli imbecilli
di cui sopra avrebbero preferito poter continuare indisturbati con le loro
chiacchiere per altri mesi ancora, aspettando qualche disgrazia sulla linea per decidersi, forse, a tacere!
domenica 6 maggio 2012
L'angelo cieco e senza ali della filosofia della storia di De Luca Sindaco di Limbiate
C'è un quadro di Klee che s'intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.
Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940), in Angelus Novus. Saggi e frammenti, trad. di Renato Solmi, Einaudi, Torino 1962, pp. 76-77.
La supplica di un comitato catalettico ad un sindaco protervo e pervicacemente bugiardo
Ho già dedicato due articoli (uno
sulle tariffe del trasporto scolastico [click
qui] e un altro su quelle per
la refezione nel C.D.D. [click
qui]) alla denuncia delle
asinerie e delle menzogne con le quali il sindaco De Luca ed i suoi assessori
hanno giustificato gli aumenti delle tariffe che hanno deciso di appioppare sulle famiglie limbiatesi. Gli accessi ai miei articoli sono stati quasi un
migliaio e non ho ricevuto alcuna smentita, poiché gli argomenti fattuali dei quali
mi sono servito sono incontestabili. Infatti, per denunciare le
menzogne di De Luca e per dimostrare la possibilità di reperire in un modo più
equo, per mezzo della fiscalità generale, i fondi per finanziare i costi dei
servizi di cui mi sono occupato, mi sono servito solo delle leggi esistenti e
dei dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dai bilanci del
Comune di Limbiate. Leggi e dati che possono essere facilmente verificati.
Queste verifiche sembra che non siano
state fatte dal sindaco De Luca, il quale anzi continua a ripetere menzogne e
pseudo-giustificazioni. L’ultima conferma che egli non solo ci fa, ma anche ci è,
la offre con le dichiarazioni fatte al «Cittadino» di ieri 5 maggio 2012, a proposito di una
raccolta di firme organizzata dal Comitato Scuola Città in calce ad una petizione
che in realtà è solo una supplica accorata affinché la “Politica” (con la
maiuscola!) faccia “marcia indietro sull’aumento considerevole dei servizi
scolastici”. De Luca dichiara prontamente che è ben disposto ad aprire questo nuovo
“tavolo di confronto” (egli coltiva l’hobby della falegnameria), perché sa che
tutto il C.S.C. a nient’altro aspira; però, insensibile alla supplica, avverte
che la nuova tariffa del trasporto scolastico non è modificabile. Ma non solo:
protervo e pervicace, De Luca ripete la menzogna che «la legge prevede una copertura del 36% del servizio a carico delle
famiglie e va rispettata». Quindi il C.S.C., anche su questa questione, può
mettersi il cuore in pace. Le sue richieste sostenute dalle firme non
passeranno.
«Il Cittadino» proclama che queste
richieste sono “chiarissime”, ma non lo sono affatto. Non lo è, innanzi tutto,
la richiesta principale, “fare marcia indietro”. Cosa significa “fare marcia
indietro”? Fino a dove? Nella supplica che il C.S.C. ha indirizzato al sindaco
De Luca e che sta facendo firmare in giro per Limbiate, il punto al quale
ritornare è indicato genericamente “in un
bilancio di oltre 40 milioni di euro”, ma già qui non ci si orizzonta più,
perché l’ultimo Rendiconto consuntivo del Comune di Limbiate ci dice che il bilancio
è stato di 29,3 milioni e non di 40. Dieci milioni di euro sono una bella differenza.
Tuttavia, in questo “luogo” non ben determinato la “Politica dovrebbe mettersi
ad “immaginare” il recupero di 50 mila euro. La “Politica” però ha già deciso (con
una delibera!) che intende aumentare la parte dei costi dei servizi “a domanda
individuale” che deve essere pagata direttamente dalle famiglie (nel caso del trasporto
scolastico fino al raddoppio!), mentre il C.S.C. non indica nessuna soluzione
alternativa, che in ogni caso sarebbe pagata dai cittadini, ma fa firmare la
sua supplica per avere un “mandato” ad… andare a sedersi ad un tavolo con De
Luca e la vice-sindachessa Ripamonti (che è anche assessora al bilancio). Tutto
qui.
Ancora una volta, la “Politica”, vale
a dire la giunta di De Luca con tutto il
centro-sinistra, senza aprire alcun dibattito con i cittadini e proprio
mentre un assessore appositamente finanziato se ne andava in giro con De Luca
ad organizzare cicli di incontri intitolati “Ascoltando la città”(!), - ancora
una volta questa “Politica” ha preso una decisione che avrà gravi conseguenze
economiche per un grande numero di famiglie, già messe in ginocchio dalla crisi
economica e dalle misure economiche ultra-liberiste del governo Monti. Negli
incontri di “Ascoltando la città”, previa illustrazione imbonitrice, ai
cittadini è stato “proposto” di scegliere dei progetti (che non si sa se mai
saranno realizzati) che l’amministrazione
aveva già scelto per quel quartiere, ma sui costi e sulla gestione dei
servizi non è stata detta nemmeno una parola. Intanto, nelle segrete stanze, la
“Politica” prendeva la decisione di aumentare tutte le tariffe e la formalizzava
nella delibera della Giunta Comunale n. 51 del 28 marzo 2012.
Questo fatto basterebbe da solo a chiarire
che il titolo giusto di questi incontri sarebbe “Turlupinando la città”, e dovrebbe rendere evidente, anche, il carattere autoritario della giunta di De Luca. Ma il C.S.C., che
nel suo volantino blatera di “insegnamenti della nostra Costituzione”, questo
insegnamento dei fatti non vuole apprenderlo, e si illude ed illude i cittadini
che chi decide in questo modo degli aumenti tariffari improntati al più smaccato
neo-liberismo - dopo aver deliberato allo stesso modo sugli I.C. - possa
seguire “principi di equità, solidarietà e difesa del diritto allo studio”, e
farsi “insegnare” qualcosa dalla Costituzione”! (Che poi sarebbe una
stupidaggine: la
Costituzione è la legge delle leggi, e come tale non
“insegna”, bensì prescrive).
E quindi cosa fa un comitato come il
C.S.C., che per sua natura dovrebbe organizzare e far vivere nei fatti quella
partecipazione dei cittadini che l’istituzione non sa e non può realizzare? Beh,
dopo essersi imposto di subordinare alla tenuta della giunta, e soprattutto
agli interessi personali dei consiglieri dei partiti minoritari della
coalizione, l’obiettivo per il quale era nato (far cancellare alla giunta di
centrosinistra la dissennata decisione di cedere due scuole a Solaro e
raggruppare tutte le altre in due mega-Istituti Comprensivi) – una subordinazione
spinta fino al rifiuto (da alcuni ammesso esplicitamente) di cogliere contro la giunta una vittoria ormai a
portata di mano - fa fatica ad uscire dallo stato catalettico nel quale è rimasto
per quattro-cinque mesi. Tuttavia, dopo aver letto il mio articolo del 16
aprile u.s. [click
qui]
finalmente ha tentato di sgranchire e
rimettere a posto qualche arto, ma... per assumere lo stesso stile del
centro-sinistra limbiatese! Non ha organizzato una discussione pubblica, non ha proposto
al dibattito la scelta degli obiettivi da perseguire, non ha elaborato una
linea alternativa di gestione dei servizi. Ha solo improvvisato una raccolta di
firme, per procurarsi una sorta di mandato per andare a “condividere le logiche
e i criteri che regolano le tariffe” al tavolo di De Luca e della sua giunta.
Una dimostrazione più lampante
dell’incapacità di cogliere le caratteristiche salienti della situazione
politico-amministrativa di Limbiate, e di imparare dalla propria esperienza non
potrebbe essere offerta. Nella prassi sociale, chi ha voluto sterilizzare un’esperienza
di intervento sociale che stava ormai superando la fase germinale di un
processo di costruzione dell’autonomia dei cittadini, per contenerla ad ogni
costo nel letto di Procuste di un organismo collaterale del centrosinistra, è
poi costretto ad iterare le proprie esperienze fallimentari. Il processo di
sterilizzazione del C.S.C. è stato avviato la sera stessa in cui il sottoscritto
ne propose la costituzione per uscire in modo costruttivo da una riunione,
altrimenti inconcludente, che era stata convocata dai partitini minoritari del
centrosinistra con l’unico scopo di alimentare il proprio consenso elettorale,
ed è andato avanti sin da quando, successivamente, sempre il sottoscritto ne propose
il nome e l’iniziativa della raccolta delle firme in calce ad una petizione con
obiettivi netti e chiaramente argomentati. (Ricordo che arrivando alla prima
riunione del C.S.C., che io avevo proposto di tenere, fui apostrofato da una
poveretta con questa domanda: ”Lei a che
titolo è qui?”).
Alcune persone che da decenni
mantengono nelle scuole una base elettorale per i partiti del centrosinistra, hanno
sempre ostacolato oppure hanno fatto in modo da insabbiare qualsiasi proposta
di obiettivi e di metodi di azione che mirassero soprattutto alla costruzione
dell’autonomia dei cittadini, non solo nei confronti della giunta comunale, ma
anche nei confronti dei minuscoli politicanti dei suddetti partiti minoritari
nel centrosinistra. Questi pensano con terrore all’eventualità di essere
costretti a prendere decisioni che potrebbero costringerli a non fare più parte
della maggioranza che governa (si fa per dire) Limbiate, e condividono il
terrore con i loro amici che stanno nel C.S.C. Infatti il modo tenuto da questi
ultimi per impedire lo sviluppo dell’autonomia del C.S.C. non ha nulla da
invidiare al più becero politicantismo: dall’invenzione di una sorta di indiscutibile
subordinazione del comitato - nato fuori dalle scuole e con obiettivi
necessariamente meno limitati dell’autogoverno di questa o quella scuola - agli
organismi scolastici, all’altrettanto indiscutibile subordinazione delle
proposte di riorganizzazione degli istituti scolastici ai ridicoli interessi
corporativi di questo o quel gruppetto di impiegate (che da una
riorganizzazione degli istituti scolastici nulla avrebbero da temere, se non
l’eventualità assai remota di andare a lavorare in un altro edificio), al
rifiuto aperto di forme di lotta più avanzate e coinvolgenti come il referendum
consultivo, peraltro previsto dallo statuto comunale.
Questo è il modo in cui è stata
distrutta la realizzazione (nella concreta prassi sociale collettiva, e non
scrivendo pizzini per il ponzante assessore Pellegata) di un’esperienza di
democrazia partecipativa. La decisione di novembre di abbandonare il “tavolo di
confronto”, da me propugnata, è stata una decisione presa obtorto collo dalla maggioranza del CSC, ma solo perché di fronte
alla lettera minatoria indirizzata da De Luca al dirigente delle scuole medie
non si poteva fare altrimenti. Ma subito dopo, quando io e Panico siamo stati
pesantemente denigrati in pieno consiglio comunale, fu impossibile far passare
nel C.S.C. l’adozione di una qualsiasi forma di reazione; non si volle reagire nemmeno
con un volantino. Divenne chiaro, allora, che le tre condizioni per riprendere
il rapporto con la giunta comunale (ritiro della decisione di cedere due scuole
a Solaro e formare qui a Limbiate solo due I.C.; ritiro della lettera
minatoria; ammettere al “tavolo di confronto” anche il C.S.C. in quanto tale –
vale a dire con la mia presenza –, non sarebbero state mantenute a lungo. Dopo,
nel C.S.C. non è stato possibile far prendere in seria considerazione una proposta
qualsiasi di sviluppo della lotta con metodi più incisivi. L’azione del
comitato è stata progressivamente insabbiata, fino a sprofondare nella
catalessi. Il sottoscritto è uscito dal comitato alla fine del 2011.
Il C.S.C. fino ad oggi non ha
raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Aveva proclamato per iscritto ed in pubblico
che senza la soddisfazione delle tre condizioni ricordate sopra non sarebbe
tornato a sedersi al “tavolo di confronto”, ma vi ha rinunciato senza
dichiararlo in pubblico ed è andato a sedersi al “tavolo di confronto”... per
prendere pesci in faccia. Il C.S.C. dalla fine di ottobre 2011 non ha fatto un
solo passo in avanti sulla questione degli I.C., ma ora, dopo aver accolto al
suo interno anche chi, come Campisi, per mesi aveva pensato solo ai fatti politici
suoi (vale a dire al tentativo - che dura da anni ma che è fallito ancora una
volta - di contare un po’ più di niente nel suo partito), passa ad un altro
obiettivo ma ripropone una modalità di azione già risultata inefficace, perché
non sviluppata secondo la logica imposta dalla natura del conflitto in corso, a
proposito degli I.C. La raccolta delle firme questa volta sarà destinata a
risultare inefficace innanzi tutto per la genericità dei suoi obiettivi, e
l’unico risultato della supplica sarà di farsi ricevere da De Luca e dalla
vice-sindachessa Ripamonti, che avranno buon gioco nel prendere ancora una
volta a pesci in faccia chi ha già dimostrato, quando aveva l’appoggio della
stragrande maggioranza delle famiglie con figli a scuola, di non volere e di
non essere in grado di sviluppare una lotta.
Questa volta la delibera della Giunta
Comunale non è una delibera, come nel caso di quella sugli I.C., di semplice
manifestazione di intenzioni, nei fatti sottoposte all’approvazione della
Regione, che poteva anche anche decidere diversamente. Questa volta la delibera
è già pienamente efficace, anche se totalmente illegittima per i motivi che ho
spiegato [click
qui], e dal prossimo 14 giugno non si
potrà più impugnare.
Il C.S.C., intanto, indirizza una
prece a De Luca e alla spocchiosissima ma incompetentissima vice-sindachessa
Ripamonti. Amen.
martedì 1 maggio 2012
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