domenica 6 maggio 2012
La supplica di un comitato catalettico ad un sindaco protervo e pervicacemente bugiardo
Ho già dedicato due articoli (uno
sulle tariffe del trasporto scolastico [click
qui] e un altro su quelle per
la refezione nel C.D.D. [click
qui]) alla denuncia delle
asinerie e delle menzogne con le quali il sindaco De Luca ed i suoi assessori
hanno giustificato gli aumenti delle tariffe che hanno deciso di appioppare sulle famiglie limbiatesi. Gli accessi ai miei articoli sono stati quasi un
migliaio e non ho ricevuto alcuna smentita, poiché gli argomenti fattuali dei quali
mi sono servito sono incontestabili. Infatti, per denunciare le
menzogne di De Luca e per dimostrare la possibilità di reperire in un modo più
equo, per mezzo della fiscalità generale, i fondi per finanziare i costi dei
servizi di cui mi sono occupato, mi sono servito solo delle leggi esistenti e
dei dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dai bilanci del
Comune di Limbiate. Leggi e dati che possono essere facilmente verificati.
Queste verifiche sembra che non siano
state fatte dal sindaco De Luca, il quale anzi continua a ripetere menzogne e
pseudo-giustificazioni. L’ultima conferma che egli non solo ci fa, ma anche ci è,
la offre con le dichiarazioni fatte al «Cittadino» di ieri 5 maggio 2012, a proposito di una
raccolta di firme organizzata dal Comitato Scuola Città in calce ad una petizione
che in realtà è solo una supplica accorata affinché la “Politica” (con la
maiuscola!) faccia “marcia indietro sull’aumento considerevole dei servizi
scolastici”. De Luca dichiara prontamente che è ben disposto ad aprire questo nuovo
“tavolo di confronto” (egli coltiva l’hobby della falegnameria), perché sa che
tutto il C.S.C. a nient’altro aspira; però, insensibile alla supplica, avverte
che la nuova tariffa del trasporto scolastico non è modificabile. Ma non solo:
protervo e pervicace, De Luca ripete la menzogna che «la legge prevede una copertura del 36% del servizio a carico delle
famiglie e va rispettata». Quindi il C.S.C., anche su questa questione, può
mettersi il cuore in pace. Le sue richieste sostenute dalle firme non
passeranno.
«Il Cittadino» proclama che queste
richieste sono “chiarissime”, ma non lo sono affatto. Non lo è, innanzi tutto,
la richiesta principale, “fare marcia indietro”. Cosa significa “fare marcia
indietro”? Fino a dove? Nella supplica che il C.S.C. ha indirizzato al sindaco
De Luca e che sta facendo firmare in giro per Limbiate, il punto al quale
ritornare è indicato genericamente “in un
bilancio di oltre 40 milioni di euro”, ma già qui non ci si orizzonta più,
perché l’ultimo Rendiconto consuntivo del Comune di Limbiate ci dice che il bilancio
è stato di 29,3 milioni e non di 40. Dieci milioni di euro sono una bella differenza.
Tuttavia, in questo “luogo” non ben determinato la “Politica dovrebbe mettersi
ad “immaginare” il recupero di 50 mila euro. La “Politica” però ha già deciso (con
una delibera!) che intende aumentare la parte dei costi dei servizi “a domanda
individuale” che deve essere pagata direttamente dalle famiglie (nel caso del trasporto
scolastico fino al raddoppio!), mentre il C.S.C. non indica nessuna soluzione
alternativa, che in ogni caso sarebbe pagata dai cittadini, ma fa firmare la
sua supplica per avere un “mandato” ad… andare a sedersi ad un tavolo con De
Luca e la vice-sindachessa Ripamonti (che è anche assessora al bilancio). Tutto
qui.
Ancora una volta, la “Politica”, vale
a dire la giunta di De Luca con tutto il
centro-sinistra, senza aprire alcun dibattito con i cittadini e proprio
mentre un assessore appositamente finanziato se ne andava in giro con De Luca
ad organizzare cicli di incontri intitolati “Ascoltando la città”(!), - ancora
una volta questa “Politica” ha preso una decisione che avrà gravi conseguenze
economiche per un grande numero di famiglie, già messe in ginocchio dalla crisi
economica e dalle misure economiche ultra-liberiste del governo Monti. Negli
incontri di “Ascoltando la città”, previa illustrazione imbonitrice, ai
cittadini è stato “proposto” di scegliere dei progetti (che non si sa se mai
saranno realizzati) che l’amministrazione
aveva già scelto per quel quartiere, ma sui costi e sulla gestione dei
servizi non è stata detta nemmeno una parola. Intanto, nelle segrete stanze, la
“Politica” prendeva la decisione di aumentare tutte le tariffe e la formalizzava
nella delibera della Giunta Comunale n. 51 del 28 marzo 2012.
Questo fatto basterebbe da solo a chiarire
che il titolo giusto di questi incontri sarebbe “Turlupinando la città”, e dovrebbe rendere evidente, anche, il carattere autoritario della giunta di De Luca. Ma il C.S.C., che
nel suo volantino blatera di “insegnamenti della nostra Costituzione”, questo
insegnamento dei fatti non vuole apprenderlo, e si illude ed illude i cittadini
che chi decide in questo modo degli aumenti tariffari improntati al più smaccato
neo-liberismo - dopo aver deliberato allo stesso modo sugli I.C. - possa
seguire “principi di equità, solidarietà e difesa del diritto allo studio”, e
farsi “insegnare” qualcosa dalla Costituzione”! (Che poi sarebbe una
stupidaggine: la
Costituzione è la legge delle leggi, e come tale non
“insegna”, bensì prescrive).
E quindi cosa fa un comitato come il
C.S.C., che per sua natura dovrebbe organizzare e far vivere nei fatti quella
partecipazione dei cittadini che l’istituzione non sa e non può realizzare? Beh,
dopo essersi imposto di subordinare alla tenuta della giunta, e soprattutto
agli interessi personali dei consiglieri dei partiti minoritari della
coalizione, l’obiettivo per il quale era nato (far cancellare alla giunta di
centrosinistra la dissennata decisione di cedere due scuole a Solaro e
raggruppare tutte le altre in due mega-Istituti Comprensivi) – una subordinazione
spinta fino al rifiuto (da alcuni ammesso esplicitamente) di cogliere contro la giunta una vittoria ormai a
portata di mano - fa fatica ad uscire dallo stato catalettico nel quale è rimasto
per quattro-cinque mesi. Tuttavia, dopo aver letto il mio articolo del 16
aprile u.s. [click
qui]
finalmente ha tentato di sgranchire e
rimettere a posto qualche arto, ma... per assumere lo stesso stile del
centro-sinistra limbiatese! Non ha organizzato una discussione pubblica, non ha proposto
al dibattito la scelta degli obiettivi da perseguire, non ha elaborato una
linea alternativa di gestione dei servizi. Ha solo improvvisato una raccolta di
firme, per procurarsi una sorta di mandato per andare a “condividere le logiche
e i criteri che regolano le tariffe” al tavolo di De Luca e della sua giunta.
Una dimostrazione più lampante
dell’incapacità di cogliere le caratteristiche salienti della situazione
politico-amministrativa di Limbiate, e di imparare dalla propria esperienza non
potrebbe essere offerta. Nella prassi sociale, chi ha voluto sterilizzare un’esperienza
di intervento sociale che stava ormai superando la fase germinale di un
processo di costruzione dell’autonomia dei cittadini, per contenerla ad ogni
costo nel letto di Procuste di un organismo collaterale del centrosinistra, è
poi costretto ad iterare le proprie esperienze fallimentari. Il processo di
sterilizzazione del C.S.C. è stato avviato la sera stessa in cui il sottoscritto
ne propose la costituzione per uscire in modo costruttivo da una riunione,
altrimenti inconcludente, che era stata convocata dai partitini minoritari del
centrosinistra con l’unico scopo di alimentare il proprio consenso elettorale,
ed è andato avanti sin da quando, successivamente, sempre il sottoscritto ne propose
il nome e l’iniziativa della raccolta delle firme in calce ad una petizione con
obiettivi netti e chiaramente argomentati. (Ricordo che arrivando alla prima
riunione del C.S.C., che io avevo proposto di tenere, fui apostrofato da una
poveretta con questa domanda: ”Lei a che
titolo è qui?”).
Alcune persone che da decenni
mantengono nelle scuole una base elettorale per i partiti del centrosinistra, hanno
sempre ostacolato oppure hanno fatto in modo da insabbiare qualsiasi proposta
di obiettivi e di metodi di azione che mirassero soprattutto alla costruzione
dell’autonomia dei cittadini, non solo nei confronti della giunta comunale, ma
anche nei confronti dei minuscoli politicanti dei suddetti partiti minoritari
nel centrosinistra. Questi pensano con terrore all’eventualità di essere
costretti a prendere decisioni che potrebbero costringerli a non fare più parte
della maggioranza che governa (si fa per dire) Limbiate, e condividono il
terrore con i loro amici che stanno nel C.S.C. Infatti il modo tenuto da questi
ultimi per impedire lo sviluppo dell’autonomia del C.S.C. non ha nulla da
invidiare al più becero politicantismo: dall’invenzione di una sorta di indiscutibile
subordinazione del comitato - nato fuori dalle scuole e con obiettivi
necessariamente meno limitati dell’autogoverno di questa o quella scuola - agli
organismi scolastici, all’altrettanto indiscutibile subordinazione delle
proposte di riorganizzazione degli istituti scolastici ai ridicoli interessi
corporativi di questo o quel gruppetto di impiegate (che da una
riorganizzazione degli istituti scolastici nulla avrebbero da temere, se non
l’eventualità assai remota di andare a lavorare in un altro edificio), al
rifiuto aperto di forme di lotta più avanzate e coinvolgenti come il referendum
consultivo, peraltro previsto dallo statuto comunale.
Questo è il modo in cui è stata
distrutta la realizzazione (nella concreta prassi sociale collettiva, e non
scrivendo pizzini per il ponzante assessore Pellegata) di un’esperienza di
democrazia partecipativa. La decisione di novembre di abbandonare il “tavolo di
confronto”, da me propugnata, è stata una decisione presa obtorto collo dalla maggioranza del CSC, ma solo perché di fronte
alla lettera minatoria indirizzata da De Luca al dirigente delle scuole medie
non si poteva fare altrimenti. Ma subito dopo, quando io e Panico siamo stati
pesantemente denigrati in pieno consiglio comunale, fu impossibile far passare
nel C.S.C. l’adozione di una qualsiasi forma di reazione; non si volle reagire nemmeno
con un volantino. Divenne chiaro, allora, che le tre condizioni per riprendere
il rapporto con la giunta comunale (ritiro della decisione di cedere due scuole
a Solaro e formare qui a Limbiate solo due I.C.; ritiro della lettera
minatoria; ammettere al “tavolo di confronto” anche il C.S.C. in quanto tale –
vale a dire con la mia presenza –, non sarebbero state mantenute a lungo. Dopo,
nel C.S.C. non è stato possibile far prendere in seria considerazione una proposta
qualsiasi di sviluppo della lotta con metodi più incisivi. L’azione del
comitato è stata progressivamente insabbiata, fino a sprofondare nella
catalessi. Il sottoscritto è uscito dal comitato alla fine del 2011.
Il C.S.C. fino ad oggi non ha
raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Aveva proclamato per iscritto ed in pubblico
che senza la soddisfazione delle tre condizioni ricordate sopra non sarebbe
tornato a sedersi al “tavolo di confronto”, ma vi ha rinunciato senza
dichiararlo in pubblico ed è andato a sedersi al “tavolo di confronto”... per
prendere pesci in faccia. Il C.S.C. dalla fine di ottobre 2011 non ha fatto un
solo passo in avanti sulla questione degli I.C., ma ora, dopo aver accolto al
suo interno anche chi, come Campisi, per mesi aveva pensato solo ai fatti politici
suoi (vale a dire al tentativo - che dura da anni ma che è fallito ancora una
volta - di contare un po’ più di niente nel suo partito), passa ad un altro
obiettivo ma ripropone una modalità di azione già risultata inefficace, perché
non sviluppata secondo la logica imposta dalla natura del conflitto in corso, a
proposito degli I.C. La raccolta delle firme questa volta sarà destinata a
risultare inefficace innanzi tutto per la genericità dei suoi obiettivi, e
l’unico risultato della supplica sarà di farsi ricevere da De Luca e dalla
vice-sindachessa Ripamonti, che avranno buon gioco nel prendere ancora una
volta a pesci in faccia chi ha già dimostrato, quando aveva l’appoggio della
stragrande maggioranza delle famiglie con figli a scuola, di non volere e di
non essere in grado di sviluppare una lotta.
Questa volta la delibera della Giunta
Comunale non è una delibera, come nel caso di quella sugli I.C., di semplice
manifestazione di intenzioni, nei fatti sottoposte all’approvazione della
Regione, che poteva anche anche decidere diversamente. Questa volta la delibera
è già pienamente efficace, anche se totalmente illegittima per i motivi che ho
spiegato [click
qui], e dal prossimo 14 giugno non si
potrà più impugnare.
Il C.S.C., intanto, indirizza una
prece a De Luca e alla spocchiosissima ma incompetentissima vice-sindachessa
Ripamonti. Amen.
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