Alta tensione e sonnolenza postprandiale
Tanti vincoli, nessuna opposizione
Il sospetto che il vero obbiettivo della marcetta non fosse la “difesa del verde” era stato rafforzato, infatti, dall’esame delle caratteristiche di quell’area e dei vincoli che vi sono posti da una serie impressionante di documenti normativi: il PRG vigente del Comune di Limbiate; lo stesso Piano Territoriale di Coordinamento del Parco; il P.T.C. della Provincia di Milano, con il quale, essendone ancora sprovvista la Provincia di Monza, devono conformarsi e il Parco e la nuova Provincia; il sistema dei vincoli territoriali della Regione Lombardia e quelli che lo Stato pone sulle aree ai lati dei fiumi e dei cimiteri. La semplice lettura della cartografia reperibile sul web metteva, infatti, e mette a disposizione di chi voglia organizzare davvero l’opposizione alla variante al P.T.C. del Parco delle Groane una tale quantità di ragioni forti (poiché sono corroborate da norme pubbliche) che ne risulta uno iato stridente con la miseria delle argomentazioni “ambientaliste” della marcetta e con l’assenza di reazioni alle sollecitazioni di cui parlavo prima. Certo, si era trattato dell’ennesima, per quanto sporadica, attività di modestissima manutenzione di un consenso elettorale che per qualcuno si assottiglia sempre di più, e per altri è ridotto ormai ai minimi termini, ma la povertà dei suoi contenuti, e il silenzio che ne è seguito, era troppo povera l’una e troppo assordante l’altro per non chiedersi quale fosse il vero obiettivo per il quale la marcetta era stata organizzata.
Spartizione del mercato edilizio limbiatese
Ora tutto è (più) chiaro: la “variante” per l’area di via F.lli Cairoli in realtà è (e non poteva essere diversamente!) un’operazione mirata e concordata che permetterebbe a una serie di soggetti (ma non alla collettività, come sarà chiaro fra poco) di raggiungere ciascuno i propri obbiettivi. L’operazione serve sia a coloro che occupano il mercato dell’edilizia, che a quelli che occupano il mercato della politica limbiatese, legato organicamente al primo. Serve alla banda di procacciatori d’affari che ha in mano il Comune e cura gli interessi di alcuni soggetti che non vogliono essere troppo disturbati mentre mangiano la parte più grande della torta edilizia di Limbiate, e sanno bene che per essere lasciati tranquilli devono cederne una parte ad altri (altrettanto) affamati di territorio. Serve all’Agenzia Immobiliare “Opposizione”, una sezione della quale è costituita dal “PD Limbiate”, che si occupa degli affari di palazzinari ai quali in questo periodo spetta, per ragioni elettorali, la parte minore della torta, mentre un’altra sezione è costituita dall’Asinistra, legata a palazzinari della stessa risma (dai quali spera di farsi pagare anche la prossima campagna elettorale). Serve all’architetto messo ai margini del mercato edilizio, che insieme all’Asinistra ha firmato un’”osservazione” alla variante al P.T.C. priva di qualsiasi vero contenuto, ma che aveva l’aria di essere solo un avvertimento alla giunta comunale: attenzione, dovete trattare anche con noi. Serve, infine, anche al Comitato delle pacciade che, a parte le abbuffate, riesce a dare segni di vita solo se qualcuno fa firmare a Mauro Varisco testi nei quali egli non ha messo nemmeno una virgola.
Qual è, infatti, ora che la variante è stata approvata (il 27 novembre, all’unanimità: quindi anche con il voto favorevole della consigliera di Rifondazione Comunista!), la proposta dell’”opposizione” per l’area di via F.lli Cairoli? Prima di richiamarla è necessario, per capirne il vero scopo, dire che quell’area, per i vincoli stabiliti dal P.T.C. della Provincia di Milano, dalla Regione Lombardia e dallo Stato (tutti prevalenti su qualsiasi norma del P.T.C. del Parco delle Groane) è in grandissima parte inedificabile, e lo è, in particolare, perché due di questi vincoli sono vincoli assoluti di inedificabilità: mi riferisco a quello che protegge l’area di rispetto del torrente Garbogera, che si estende fino a 150 metri dal piede dell’argine, e quello della zona di rispetto che si estende per 200 metri dal Cimitero Monumentalino (e qui, a differenza del P.L. di via Monza, almeno per il momento non vi sono pretesti per violarla).
Proteggere le aree dove gli speculatori guadagnerebbero pochissimo, ma far cementificare quelle (pubbliche) dove guadagnerebbero moltissimo
Omettendo qualsiasi riferimento alle caratteristiche morfologiche dell’area, che è ben più di un prato verde (che come semplice colore urbano significa pochissimo!), e trascurando i vincoli che vi sono posti per salvaguardarla, alcuni inetti (a fare l’opposizione), evidentemente manovrati per vie traverse da alcuni palazzinari, propongono non di far valere i vincoli di inedificabilità, bensì, poiché si tratta di rispettare il “limite della ragione e della capacità di urbanizzare in modo consapevole e sostenibile”, di spostare la cementificazione su un’altra area di proprietà pubblica! Questa, infatti, è la bella ponzata esposta, con le sgrammaticature usuali e tipiche di Ti-che-te-tarchett-i-ball, in un comunicato pieno di falsità e farneticazioni: si propone cioè che il Comune espropri l’area di via F.lli Cairoli e la permuti con un’area di pari estensione, ovviamente edificabile, del patrimonio immobiliare comunale!
La proposta di permuta, mistificata con il termine “esproprio”, significativamente non è stata fatta prima dell’approvazione della variante al P.T.C. del Parco (variante proposta dal Comune di Limbiate, si badi, già nel 2005), quando l’area era destinata ad usi agricoli, e non è stata fatta nemmeno al momento della marcia patetica, ma viene fatta adesso, quando ormai (almeno secondo il Parco delle Groane) quel terreno di oltre 41.000 mq è diventato per più della metà edificabile (“Pianificazione Comunale Orientata”) e per il resto “zona per servizi di interesse comunale”, e quando il suo valore non è più quello dei terreni agricoli, bensì (almeno sulla carta) quello delle aree destinate ad usi residenziali nella zona centrale di Limbiate.
Si considerino, ora, le caratteristiche e i vincoli di quell’area, che, se fatti valere, comunque impedirebbero l’edificazione residenziale, e anche i parcheggi, su tutta la parte che la variante ha destinato alla P.C.O. (circa 21.000 mq sul lato della via F.lli Cairoli), poiché questa parte è compresa per più della metà nell’area di rispetto del Garbogera, ed interamente nella zona di rispetto del Cimitero Monumentalino. Il primo vincolo impedirebbe anche di costruire il parcheggio su tutta la parte adiacente al torrente Garbogera, poiché ricade interamente (oltre che nell’area di rispetto cimiteriale) nell’area di rispetto del torrente, ed è definita ”area ad elevata vulnerabilità idraulica e per possibili casse di colmata” dallo stesso P.T.C. del Parco delle Groane. Pertanto, le possibilità di edificazione su quell’area sarebbero, in realtà, assai limitate. Per gli speculatori, tuttavia, le soluzioni che può offrire la “politica” sono infinite. Ed eccone una geniale: secondo la proposta folle (dal punto di vista dell’interesse pubblico, poiché dal punto di vista degli speculatori, invece, essa è del tutto “razionale”) di cui si sono fatti latori gli inetti, il privato dovrebbe essere “espropriato” di un’area sulla gran parte della quale, nonostante la variante del P.T.C. del Parco (che certo sarà poi inserita, se l’operazione non sarà bloccata, nel P.G.T. del Comune), potrebbe solo esercitare l’agricoltura; in cambio, la collettività dovrebbe dargli un’area del patrimonio comunale di pari estensione e non minore valore, ovviamente interamente edificabile per insediamenti residenziali. E si potrebbe scommettere, naturalmente, che in una simile operazione le aree standard dovute per le nuove costruzioni, tenendo conto della prassi della monetizzazione e/o compensazione al ribasso che il Comune continua a seguire (finché non interverrà la magistratura!), sarebbero compensate con l’area dell’ipotetico parcheggio di via F.lli Cairoli, il cui valore anche dopo la recente variante rimane ben inferiore a quello delle aree edificabili!
Peggio del giovane Sindona
Ecco a cosa serve la proposta della “permuta a compensazione di un esproprio”: a valorizzare al massimo una proprietà fondiaria che, restando lì dov’è, potrebbe essere valorizzata con costruzioni residenziali solo in minima parte! È necessario, quindi, il marchingegno nascosto nella “proposta dell’opposizione”: la proprietà privata di un’area assoggettata a diversi vincoli di inedificabilità, e pertanto solo modestamente valorizzabile, verrebbe “traslata” (per usare un termine del settore) su un’area del patrimonio pubblico priva di vincoli. Il privato potrebbe così ricavarne il massimo profitto!
Il famigerato criminale Michele Sindona, legato alla mafia siciliana e mandante dell’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, cominciò a costruire le sue fortune, tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta del novecento, acquistando per conto terzi terreni agricoli attorno a Milano che poi, corrompendo gli amministratori pubblici, riusciva a far trasformare in terreni edificabili; ne ricavava laute provvigioni ed appartamenti per sé. Con l’operazione che viene proposta per l’area di via F.lli Cairoli si farebbe assai peggio, poiché il Comune, cioè la collettività, non dovrebbe limitarsi a concedere un atto amministrativo (la dichiarazione di edificabilità di un terreno agricolo), ma addirittura dovrebbe cedere agli speculatori una proprietà pubblica! Che nessun cretino venga a blaterare sulle “contropartite”, poiché, ripeto, sull’area di via F.lli Cairoli vi sono già dei vincoli tali che, anche se restasse di proprietà privata, la destinerebbero a verde, e se il Comune la volesse espropriare il suo prezzo sarebbe quello di un terreno agricolo. Quanto, poi, alla proposta di costruzione di un parcheggio su un’”area ad elevata vulnerabilità idraulica e per possibili casse di colmata”, essa da sola basta a dileggiare la stoltezza di chi la fa.
Programmazione della speculazione e ambientalismo prostituito
Dicevo prima che ora tutto è (più) chiaro, poiché non si potrebbe trovare un esempio migliore per spiegare quanto sia appropriato usare il termine speculazione (ovviamente pervertendone il significato originario) quando si parla degli affari dell’edilizia, ed è chiaro, anche, che il termine “programmazione”, con il quale sproloquia continuamente Ti-che-te-tarchett-i-ball, deve essere inteso come sinonimo di "speculazione". Ovviamente l’origine della proposta non è da collocare esattamente nella scatola cranica di costui, bensì in quella di altri che, marpioni, l’hanno suggerita a lui e agli altri che l’hanno presentata alla stampa e si sono fatti fotografare in gruppo. Ma chi sono costoro? Sono solo dei cretini politici, più deleteri dei cretini semplici perché agiscono nell’arena pubblica, o sono dei venditori immobiliari? Corrono voci, infatti, che i veri proprietari dell’area siano noti costruttori ed immobiliaristi più vicini al PD che a Romeo. E guarda che caso: il gruppetto che appare sul “Giornale di Desio” del 22 dicembre è costituito per cinque sesti da eredi, compagni di partito e corresponsabili di chi ha cementificato Piazza della Repubblica!
In ogni caso, sia i tempi della proposta di variante, sia le modalità della marcetta in fa maggior, sia la proposta di “soluzione ragionevole” dimostrano che tutto era preparato da lunga pezza. La marcetta non era il primo episodio di una lotta (che infatti non c’è stata), ma solo un mezzo per creare nell’opinione pubblica contraria alla speculazione edilizia le condizioni affinché la successiva proposta apparisse “intelligente”, risolutiva ed “equa”. Creata la situazione propizia, i mentori occulti del coordinatore del PD e dell’Asinistra hanno suggerito la soluzione che potrebbe soddisfare, in un colpo solo: l’esigenza degli speculatori di trarre il massimo profitto da tutta l’area di via F.lli Cairoli (previa “traslazione” della proprietà su un’area pubblica priva di vincoli); la squallida vanagloria del benefattore dei bambini di Černobyl' (in quali mani!); le illusioni di rivalsa elettorale delle cariatidi dell’Asinistra; l’ansia di protagonismo degli organizzatori di pacciade. Ecco come la difesa dell’ambiente (“la porta del Parco delle Groane!”, “l’ultima grande risorsa per la città!”, “il “limite della ragione e della capacità di urbanizzare in modo consapevole e sostenibile!”) può essere prostituita e usata per soddisfare la libidine del massimo profitto dei palazzinari!
Un Piano di Lottizzazione a te, una Pianificazione Comunale Orientata a me
Do ut des: il P.L. di via Monza contro la Pianificazione Comunale Orientata di via F.lli Cairoli, da “traslare”, però, su un’area pubblica dove sia possibile realizzare il massimo profitto!
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