mercoledì 23 settembre 2009

De profundis? 2. Alcune banali (seppure amare) verità...


...sottaciute o dissimulate dagli ambientalisti finti del “comitato” semiclandestino ora denominato “+Limbiate –cemento”.

Parte 2.


Mauro Varisco ormai viene dipinto come un eroico ed inespugnabile baluardo contro la cementificazione di Limbiate, ma non è mai stato capace, in realtà, di uscire da quella forma di grettezza sociale che in sociologia viene indicata con il termine “NIMBY”, acronimo di Not In My Back Yard, “non nel mio cortile”. Il “cortile”, nel caso di Varisco & C., era abusivo. Infatti, egli e i suoi amici hanno sempre avuto come vero interesse solo il “recupero” di un’area in parte pubblica, praticamente interclusa e nei fatti accessibile esclusivamente a loro, dalle loro villette di via M.te Sabotino n. 5, nella recinzione di diverse delle quali era stato aperto del tutto abusivamente un ingresso al terreno comunale. E si badi: si trattava non di ingressi provvisori ad un terreno non usato dal proprietario, bensì di una serie di solidissimi cancelletti metallici tutti uguali, costruiti ed installati a regola d’arte. Potendo accedervi così comodamente, molti si erano infatti “ritagliata” un’area in corrispondenza della propria villetta, e l’avevano delimitata con piccole siepi. Questo abuso è andato avanti per molto tempo, tanto che già nel 2004 la situazione era stata registrata,  con la specifica simbologia, nella Cartografia Aerofotogrammetrica ufficiale del Comune di Limbiate.



Da Google maps: sono visibilissimi i segni delle coltivazioni [Aggiunta il 29-6-2013]

(N. B.: anche se si legge "® 2013" l'immagine mostra la situazione di circa 5 anni fa; infatti sono ancora visibili le piante abbattute nell'autunno del 2008; inoltre, se sul sito Google maps si sposta l'immagine verso sinistra, si può notare che all'inizio di Via M.te Sabotino non c'è ancora la nuova costruzione di proprietà del Comune, che è stata edificata successivamente)

[Click Aerofotogrammetrico.zip (occorrono circa 3 minuti per caricare tutto il documento); v. tavola n. 4, e legenda: "orto" e "palizzata-cancellata"; click anche articolo 1158 c.c.] 

Orti, siepi e cancelletti erano tuttavia invisibili dalla via M.te Sabotino, perché nascosti da altre siepi naturali molto alte e da piante ed arbusti vari più vicini alla strada. Quando un anno fa tutto ciò è stato eliminato [dal proprietario privato, che ha anche diffidato Varisco & C. ad eliminare gli abusi edilizi; aggiunta del 29 giugno 2013], orti, siepi e cancelletti sono diventati visibili da chiunque passasse da lì (questo era il vero scopo dei lavori “di pulizia” fatti dalla SAN INVEST) ed è divenuto visibile, anche, che su quell’area non vi è mai stato qualcosa che effettivamente potesse essere chiamata “bosco”, ma solo un po’ di arbusti spontanei e al massimo alcune piante malate che in ogni caso dovevano essere abbattute. (Nemmeno l’altra area attigua ma esterna all’area da edificare - quella di proprietà dei tre ricorrenti al TAR, da espropriare parzialmente per opere di urbanizzazione - può essere definita “un bosco”, poiché un’ottantina - a voler essere generosi - di piante rachitiche e malate non sono “un bosco”! Ma su questo particolare mi soffermerò più avanti).

Per ottenere consenso su un generico ma mistificante discorso ambientalista (tanto che, come discorso generico, non vi è più chi non lo condivida) è stata inventata la panzana del bosco, alla quale Mauro Varisco ne ha aggiunte altre, espresse con stentate frasette (poiché nemmeno le forme più banali della comunicazione politica si possono imparare dall’oggi al domani) sull’”ecomostro” e sulla “colata di cemento”, e con ridicolaggini a proposito di “vaccini” e “ricette”. Con tali discorsi egli si presenta con i suoi amici a scroccare soldi alla cittadinanza per battaglie in “difesa dalla cementificazione”, ma continua a dimostrare di non capire chi sia e cosa sia la cittadinanza! (Mi riferisco, evidentemente, alla collettività e al concetto).

Infatti, costui non ha saputo (né voluto) dare un’impronta davvero pubblica e collettiva alla sua azione nella fase di approvazione del P.I.I., e non ha saputo individuarne i punti deboli, che non sono certo le presunte “distruzioni ambientali”, né ha capito che in ciò l’”opposizione” non era in grado di (e nemmeno veramente voleva) aiutarlo. Anche l’unico argomento degno di questo nome portato autonomamente da Varisco & C. (quello della vendita del terreno comunale al di sotto del suo probabile valore di mercato) è stato usato del tutto strumentalmente, come mero espediente polemico, e infatti il valore/mq della perizia di un tecnico comunale (abitante anch’egli in via M.te Sabotino n. 5!) per lungo tempo è stato indicato con una cifra errata, poiché né Varisco né i suoi amici politici si erano preoccupati di fare una verifica sui documenti della stima comunale, né su quelli della stima dell’ineffabile “perito” privato allegata al P.I.I. E infatti la funzione centrale delle varie “stime” in tutto il meccanismo truffaldino del P.I.I. non era stata minimamente colta.

Beninteso, è vero che, come amava dire il filosofo Benedetto Croce, “nisciuno nasce imparato”, ma una disposizione meno gretta, meno esclusivamente gelosa del proprio “cortile”, e più intelligentemente (oltre che civicamente) propensa a considerare la questione dal punto di vista di tutta la collettività e in particolare dal punto di vista dell’intero quartiere Mombello (e non del solo ghetto del civico n. 5 di Via M.te Sabotino) avrebbe consentito, già prima dell’approvazione, di capire come fosse effettivamente congegnato il P.I.I., e quindi sarebbe stato possibile cominciare ad imparare come trovare gli argomenti per fare denunce sì politiche, ma nel senso che avrebbero messo in luce sia le varie lesioni del diritto inalienabile di tutta la collettività agli “standard” urbanistici, sia gli ingenti danni alla cassa pubblica, sia, infine, i metodi truffaldini usati per mascherare tutto ciò. Questi erano gli argomenti utili per organizzare una ben più numerosa opposizione capace di coinvolgere almeno tutta la collettività di Mombello. La rivendicazione giusta, infatti, quella veramente civica (e quindi veramente politica), non poteva che essere quella della realizzazione delle strutture pubbliche (che non comprendono solo il verde), di cui il quartiere è carente, su quell’area che a ciò era destinata, anche servendosi di uno strumento urbanistico come il Programma Integrato d’Intervento, che si chiama così perché (ed è tale solo quando) prevede l’integrazione di funzioni pubbliche e funzioni private. E sarebbe stata anche un’ottima base sulla quale cercare ed imporre, eventualmente, una mediazione. Magari si poteva progettare di costruire sul terreno comunale un centro civico o un altro edificio pubblico. Ma Varisco & C. non hanno mai perseguito un obbiettivo del genere poiché, come hanno più volte sostenuto (ecco, per esempio, la grettezza), una costruzione dietro le loro villette le avrebbe deprezzate! Costoro erano talmente convinti della validità dell’argomento del “deprezzamento” (di alcune normalissime villette a schiera!) da inserirlo in un esposto indirizzato, all’inizio del 2008, alla magistratura, che conteneva anche un’altra perla, presa in prestito dal frasario consociativista dell’attuale coordinatore del PD: il P.I.I. era da condannare poiché era stato approvato dalla sola maggioranza! Ovviamente di quell’esposto non si è più saputo nulla. Sarà stato cestinato.

Un’azione di questo tipo avrebbe sicuramente ottenuto la simpatia di tutta la popolazione limbiatese, la quale tuttora quasi nulla veramente sa della questione. Dappertutto, nel mondo, chiunque sia stato costretto ad auto-organizzarsi per difendere la sua condizione e i suoi diritti di cittadino ha dovuto presto imparare che non si può sperare di trasformare in coscienza collettiva le proprie pur sacrosante rivendicazioni, se non si informa correttamente la cittadinanza. In mancanza di ciò, non si può ottenere alcun reale sostegno. Per questo scopo, l’esperienza insegna, non vi è altra possibilità se non quella di produrre e diffondere direttamente le informazioni. L’originalissima “ricetta” di Mauro Varisco, invece, è la seguente: periodicamente fa uno show compiaciuto in quelle che lui chiama “conferenze stampa”, nelle quali in realtà non informa, e nelle quali quattro ragazzotti smandruppati non fanno mai quello che tutti i giornalisti veri fanno in simili occasioni: fare domande per stimolare o addirittura costringere chi tiene la conferenza a dare effettivamente informazioni. Le domande non vengono fatte perché, anche dopo aver scritto articoli su articoli, nessuno di questi ragazzotti è riuscito ad accumulare un minimo di vere conoscenze sulla questione. Ovviamente, in quello che poi scrivono brillano solo le omissioni, le incongruenze, le autentiche asinerie, l’incultura generale.

Questo tipo di azione avrebbe inevitabilmente fatto pagare alla giunta Romeo-Mestrone un prezzo politico che non tutti, nella maggioranza di centro-destra, sarebbero stati disposti a pagare a cuor leggero (e avrebbe anche messo in chiaro davvero il rischio altissimo, per qualcuno, di essere costretto a prendere domicilio in Milano, Piazza Filangieri n. 2). Infatti, i primi a sapere quali magagne nascondono operazioni come il P.I.I. di via M.te Sabotino sono ovviamente coloro che le approntano: tecnici, funzionari, “politici”, i quali contano però sull’opacità delle procedure amministrative, sulla connivenza dell’opposizione (magari compensata con concessioni su altri innocui provvedimenti), sulla frantumazione sociale, sulla tendenza di molti cittadini a restare rinserrati nel proprio particolare, sulla loro scarsa disposizione (favorita da tutto ciò che li circonda) a stabilire relazioni non condizionate da credenze di vario tipo e da falsi miti, nonché, in generale, sulla mancanza di cultura civica in senso proprio. Chiaro: è possibile ribaltare questa situazione solo con un’azione politica che richiede tempo e fatica da spendere personalmente. Ovviamente è più comodo servirsi del tempo e della fatica fornita gratis (in ogni senso) da qualcun altro, sul quale, al momento opportuno, ma solo in sua assenza, si può riversare grettezza, calunnie, cattiveria : nevvero, Mauro Varisco?

Tuttavia, non esistono alternative: chi vuole opporsi alle prepotenze dei governanti è costretto a cambiare, almeno in una certa misura, tutto ciò; e si tratta, ovviamente, di una lotta faticosa in cui inevitabilmente si deve pagare lo scotto di cambiare anche se stessi. Mauro Varisco questo non l’ha ancora capito, come non ha mai voluto capire che se il P.I.I. era stato comunque approvato (nonostante nella maggioranza fossero diversi ad essere consapevoli della sua impresentabilità) ciò era avvenuto perché in realtà l’azione della minoranza del Consiglio Comunale e quella di qualche banchetto di fronte alla chiesa non avevano avuto alcuna incisività, e non avevano nemmeno lontanamente minacciato di far pagare qualche prezzo politico alla Giunta Comunale e alla maggioranza. E quindi, incapace e anzi rifiutando con protervia di riflettere su tutto ciò, e di trarne le dovute conseguenze sul piano dell’azione, dopo la sentenza del TAR, nonostante ormai si fosse calato nella parte dell’eroico baluardo contro la cementificazione di Limbiate, egli (con i cinque partiti che lo sostengono) ha lasciato che passasse del tutto liscia la decisione della Giunta Comunale di ricorrere in appello, disattendendo totalmente l’indicazione che, di fatto, avevano ribadito i giudici amministrativi: prima dell’approvazione di un P.I.I. è necessario effettuare la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica).


Tutto ciò proprio nel momento in cui la crisi interna alla maggioranza diveniva ormai irreversibile, tanto che è ormai evidente che gli equilibri interni sono cambiati. (Anche più recentemente, nessun tentativo di incidere su questa crisi è stato fatto dalla minoranza consiliare, come sempre cieca ed inetta). E quindi del tutto tranquillamente quelli della banda Romeo-Mestrone hanno imposto alla giunta e alla maggioranza la decisione di spendere altri 23.000 euro in avvocati, ben consapevoli tutti che, pagato dai cittadini questo prezzo, loro non avrebbero pagato nessun prezzo politico.


(segue)



lunedì 21 settembre 2009

Il gioco delle tre carte svelato alla magistratura



Poiché è giunto il momento opportuno, ho presentato un altro esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, alla Procura presso la Corte dei Conti e alla Sezione Regionale di Controllo della stessa Corte.

L'esposto in parte riproduce (in forma diversa) i seguenti post:










De profundis? 1. Alcune banali (seppure amare) verità...


...sottaciute o dissimulate dagli ambientalisti finti del “comitato” semiclandestino ora denominato “+Limbiate-cemento"


Parte 1

Il Consiglio di Stato, con l’Ordinanza n. 4172/2009 del 26 agosto u. s. ha sospeso l’efficacia della sentenza del TAR della Lombardia che aveva annullato la delibera di approvazione del P.I.I. di Via M.te Sabotino, e pertanto, nelle more del giudizio di appello presso il Consiglio di Stato, nulla osta più all’inizio dei lavori.

Si deve dire nulla osta all’inizio”, e non “alla ripresa”, poiché, al contrario di quanto dicono Mauro Varisco e i suoi amici, i lavori non sono mai stati iniziati. Quelli fatti circa un anno fa sono stati eseguiti dalla ditta incaricata violando alcune norme sui cantieri e andando oltre le autorizzazioni regolarmente concesse, ma non erano lavori di costruzione di alcunché. Quelli fatti qualche settimana dopo la sentenza del TAR avevano lo scopo, previa diffida, di mettere in luce e stroncare la protervia dei membri del “comitato”, quasi tutti sempre rimasti nell’ombra. Costoro (del tutto abusivamente, come vedremo meglio più avanti) avevano continuato ad occupare la parte dell’area già di proprietà pubblica, anche dopo l’approvazione del P.I.I. e anche dopo la presentazione dei ricorsi! Ma nemmeno questi erano lavori di costruzione di alcunché. (È probabile che chi ha interposto appello si sia servito, ad colorandum, anche di questo argomento, che va in gloria della sublime intelligenza di Varisco & C., per mettere in cattiva luce presso il Consiglio di Stato chi si oppone al P.I.I.)

Ovviamente, l’ordinanza non significa che il Consiglio di Stato ha già scritto la sentenza sul ricorso in appello, ma non si può, a questo punto, non intravedere un certo orientamento. L’ordinanza è stata emessa, ovviamente, “Visto il ricorso in appello con i relativi allegati; Visti tutti gli atti della causa” [sott. mie; ndr] e “visto l’art. 33, comma terzo … della legge 6 dicembre 1971, n. 1034” che dice:

“Il Consiglio di Stato … su istanza di parte, qualora dall'esecuzione della sentenza possa derivare un danno grave e irreparabile, può disporre, con ordinanza motivata emessa in camera di consiglio, che la esecuzione sia sospesa”.

E quindi il Consiglio di Stato, che dall’esame degli atti si è già fatto un’idea della possibile sentenza, ha ritenuto “danno grave e irreparabile” proprio l’impedimento di edificare rappresentato dalla sentenza del TAR e non l’edificazione, ed ha deciso di rendere intanto possibile al costruttore di edificare. La sentenza potrebbe essere emessa anche fra due-tre anni, quando il P.I.I. sarebbe o ultimato o in via di ultimazione (con un investimento di 16 milioni di euro), e magari con tutti o molti degli appartamenti già venduti e con le opere pubbliche esterne all’area del P.I.I. già realizzate. In questa situazione, le speranze che l’appello contro la sentenza di annullamento del P.I.I. sia respinto, e che sia ordinato l’abbattimento di quanto eventualmente costruito, si rivelerebbero davvero scarsamente fondate. Forse Mauro Varisco e i suoi amici sempre rimasti clandestini (perché in realtà sono quasi tutti sostenitori di Romeo & C.), almeno per quanto riguarda l’obiettivo di non far costruire i palazzi del P.I.I. farebbero meglio a mettersi l'animo in pace. È molto probabile che dovranno rinunciare ad accedere ad un’area pubblica per farne un uso privato e che non potranno più immettervi indisturbati i fumi dei loro barbecue (proibiti, tra l’altro, dal Regolamento di Polizia Locale).

Le dichiarazioni fatte da Mauro Varisco ai fogliacci locali (per esempio: “Questo non cambia nulla, infatti comunque là non si può costruire e ci opporremo se questo accadrà”) sono solo sbruffonate patetiche di un ometto che si è troppo montata la testa, evidentemente, per conservare con la realtà un rapporto sobrio. Inutile domandargli sulla base di quale diritto stabilito da quale legge egli pretenderebbe di opporsi, perché è chiaro che non lo sa. Gli si potrebbe invece chiedere, poiché sicuramente vi sta pensando, se questa volta chiederà l’intervento dei caschi blu dell’ONU!

* * *

Se ci si trova ora dinanzi a queste inquietanti prospettive nell’assenza di qualsiasi mobilitazione, i maggiori responsabili politici (cioè verso la cittadinanza tutta) sono, oltre all’inetta opposizione al centro-destra, proprio Mauro Varisco e i suoi fantomatici comitati. Costoro non hanno mai voluto capire che il P.I.I. di via M.te Sabotino non era “una tegola” sulla loro testa, bensì un fatto di rilievo politico, sul quale era necessario organizzare e allargare costantemente una mobilitazione politica che coinvolgesse tutta la cittadinanza, oltre ogni steccato di partito. “Politica” è un termine quasi sempre equivocato da Mauro Varisco, e spiegargliene le varie accezioni è del tutto vano. Per lui “politica” è solo quella dei partiti, i quali vanno bene se sostengono le sue pretese private, e vanno male se le deludono. E infatti, nonostante le periodiche “conferenze stampa” (nelle quali egli si esibisce con una lavagna luminosa che non sa usare), poi regolarmente strombazzate sui fogliacci locali, la vicenda non è mai uscita, finora, dall’ambito dell’interesse privato di alcuni cittadini esclusivamente interessati all’intangibilità del loro minuscolo ghetto con annesso cortile abusivo su terreno pubblico. Ma il fatto più grave è che a volere che la vicenda restasse ristretta in un ambito sostanzialmente privato non sono stati solo i quattro gatti di via M.te Sabotino, ma anche i cinque “partiti” dell’opposizione.

Una riflessione su tutta questa vicenda si impone, poiché innanzitutto essa esemplifica manualisticamente non solo i vari aspetti della politica d’affari tipica del centro-destra (il P.I.I. in questione li concentra praticamente tutti), non solo come certi interessi privati di alcuni cittadini, sfruttando gli interessi privati di alcuni notabili politici possano essere travestiti da interessi pubblici, ma anche il grado di inettitudine di tutta l’"opposizione", che persiste bovinamente in un’attività (ormai quarantennale) di distruzione di qualsiasi tentativo di organizzazione di legami sociali autonomi dalle cricche partitiche. Il deserto politico, culturale e civile della Limbiate attuale è il risultato del totalitarismo becero di alcune cricche elettorali, che tuttavia portano il nome di “partiti”, i quali favoriscono viceversa l’emersione della mediocrità e della grettezza sociale. A conferma di questa situazione, basti considerare che nessuna riflessione autocritica viene mai espressa dai "partiti" dopo i periodici clamorosi fallimenti elettorali; l’ultimo, quello del giugno scorso (elezioni europee e provinciali) ha tra l’altro dimostrato che al PD non è bastato investire (in senso proprio) nelle imprese di Mauro Varisco & C., per non perdere dieci punti di percentuale (pari a quasi un terzo dei voti ottenuti alle precedenti elezioni).[1] 

(segue)


[1] Per rispetto della verità si deve però dire che una sottile riflessione sui risultati elettorali è uscita direttamente dai beneficiati dagli investimenti, per il tramite di una ragazzetta che presume di essere giornalista (ma non lo sarà mai), figlia di uno dei membri occulti del gruppetto di Varisco C. Questa poveretta, trascurando la bazzecola della catastrofica perdita di voti dei suoi sponsor, si è servita per la sua analisi di quell’elegante topos logico-aristotelico che dice: “Se mia nonna avesse le ruote, sarebbe una carriola”, e quindi, poiché il centro-destra a Limbiate non ha superato il 50%, ha scritto, all’incirca: “se per la Provincia [che attualmente comprende, si badi, oltre cinquanta comuni; ndr]) avessimo votato solo noi di Limbiate, saremmo andati al ballottaggio … questo risultato lascia ben sperare per il futuro…” e via delirando.

domenica 6 settembre 2009

Cuscini sulle panchine per gli immigrati. [Civiltà ed ironia di un vero sindaco calabrese (di lingua arberesh)]



Ho appreso con molto ritardo (dal blog dell’IDV di Limbiate, Italia dei Valori Limbiate) che, per impedire che fosse approvata, con alcuni voti della maggioranza di centro-destra, una mozione di solidarietà ad un cittadino limbiatese di origini egiziane vittima di un selvaggio pestaggio a sfondo razzista, ancora una volta (alla fine di luglio) il Tecoppa sub-aspromontano trapiantato tra i brughi delle Groane si è esibito nel Consiglio Comunale nell’unica parte che gli riesce bene, quella del capo-manipolo sbraitante alla maniera del Catenacci di bracardiana memoria.

Nel corso dei Consigli Comunali, costui si esibisce improvvisamente in questa parte ogni volta che vuole richiamare all’ordine quelli che considera non consiglieri comunali, bensì suoi miliziani. Ed ogni volta egli ha come valida spalla un ex droghiere che siede al tavolo della presidenza del Consiglio Comunale convinto di essere ancora dietro il bancone della sua drogheria, e di avere di fronte non consiglieri comunali, bensì massaie alle quali da buon droghiere non può non decantare la bontà delle sue merci, anche mentre sta imbrogliando. Questi potrebbe campare agiatamente con le rendite accumulate facendo il droghiere, tuttavia per fare da spalla al Tecoppa (altro non fa) prende dal Comune (cioè dalle nostre tasche) più di mille euro mensili.

Per fare il sindaco, invece, il Tecoppa sub-aspromontano prende dalle nostre tasche ogni mese duemila e quattrocento euro, e può quindi dedicarsi spensieratamente, prima, a causare danni erariali (cioè alla cassa comunale), e poi a fare il gradasso minacciando di ripeterli dopo essere stato condannato nei tribunali. Alcuni di questi danni, per molte centinaia di migliaia di euro, sono già stati definitivamente accertati dalla magistratura ordinaria (si rammenti il licenziamento per ragioni politico-sindacali di due dirigenti) e inevitabilmente, quindi, saranno accertati anche dalla magistratura contabile; prossimamente ne saranno accertati altri per molti milioni di euro, da me documentati alla magistratura ordinaria e contabile servendomi esclusivamente di copie di atti ufficiali (mi riferisco ai vari piani edilizi con i quali sono stati concessi ai palazzinari enormi “risparmi”, fra gli altri, di oneri di urbanizzazione).

Ma oltre a ciò, costui, che disgraziatamente proviene dalla stessa regione nella quale sono nato io, la Calabria, sconcia l’immagine dei calabresi!

Fortunatamente, però, altri sono i veri sindaci calabresi, quelli che sono in grado di dimostrare civiltà verso gli immigrati, ed ironia verso i limiti mentali del becerume leghista. Civiltà ed ironia sono qualità che, mi permetto di rivendicare, fanno parte da sempre del patrimonio culturale e dell'antropologia dei veri calabresi. Chi ne volesse dimostrazione potrebbe cliccare sui seguenti link:

http://www.comunediacquaformosa.it/
Decalogo sui comportamenti da tenere in un paese “deleghistizzato”
http://www.unita.it/news/la_storia/87115/calabria_acquaformosa_si_deleghizza


P.S. 1: Il 19 di settembre ad Acquaformosa ci sarà una manifestazione, "Deleghistizziamoci", all'insegna, appunto, della civiltà e dell'ironia. Si può aderire con una mail:

P.S 2: Ho avuto notizia del "Decalogo" del Comune di Acquaformosa da un sito calabrese gestito da un gruppo di ciellini!


[]


venerdì 4 settembre 2009

"Ogni volta che la leggo mi commuovo di più"


gk ha lasciato un commento sul post "[Mio povero bufalo, mio povero, amato fratello…] L..." (pubblicato più di un anno fa!)


Da quando l'ho aperto, il blog volutamente NON È predisposto per consentire a tutti la pubblicazione di commenti. Nelle poche occasioni in cui mi coarto a leggerli, il livello di quelli pubblicati sugli altri blogs limbiatesi o mi sgomenta, o quasi mi fa venire l'itterizia, non solo per la mancanza di intelligenza politica (o di intelligenza tout court), ma anche per la mancanza, spesso, di sensibilità, che è cosa ben diversa dall'umanitarismo da due soldi al chilo sempre abbondantemente esposto dai due o tre "politici" limbiatesi che imbrattano il web, e dalle loro claques. E purtroppo una parte di coloro che continuano ad accedere al mio blog, nonostante non pubblichi più niente ormai da molti mesi (poiché nella vita a volte capita di dover dedicare le proprie cure ad attività più urgenti e vitali, per sé e per i propri famigliari) - una parte, ahimè, è costituita da costoro...

Questa volta faccio un'eccezione, perché il commento è stato inviato da qualcuno che si fa commuovere da Rosa Luxemburg. Rosa, tuttavia, era com-movente (il trattino sta lì di proposito) non solo in una lettera in cui racconta delle lacrime che aveva sentito di versare insieme ad un bufalo massacrato di botte, ma - su un altro registro, e tuttavia con le stesse profonde motivazioni - com-movente era anche (e lo è ancora) negli scritti politici e teorici composti per la liberazione del proletariato e dell'umanità intera (la parola "proletariato" l'itterizia la fa venire, invece, e me ne rallegro, ai beoti che abbondano nell'area del PD, dell'IDV, dell'Asinistra e anche di Rifondazione [?] Comunista [?] di Limbiate).