venerdì 31 gennaio 2014

Non c’è fine al peggio del Comitato delle Pacciade e del misirizzi di Mombello






Non c’è fine alle frottole, alle distorsioni di fatti, alle mistificazioni, alle vanterie e millanterie del Comitato delle Pacciade. Dopo le frottole e i deliri sul PTC della Provincia di Monza diffusi un paio di mesi fa*, questi magliari tornano dalla Provincia** a raccontare balle la cui reiterazione, evidentemente, ogni volta procura loro un climax di piacere troppo alto perché possano rinunciare all’esibizione di un simile onanismo. Avevano scritto:            

1) “la Provincia ha accolto tutte le osservazioni” [presentate dal misirizzi al PTCP adottato alla fine del 2011];

2) “alcune aree sono state vincolate pesantemente, aree agricole strategiche; altre sottoposte, a vincoli agricoli, allevamento o piantumazione, renderanno parecchio difficile la loro trasformazione in aree edificabili”,

ma erano affermazioni false, che servivano come preliminari per il delirio orgasmatico finale: “risultati a dir poco strabilianti!”, “un dono per le generazioni future”, e via  sbarellando.

Questa volta la seconda affermazione è tralasciata, mentre la prima è ridotta ad “accoglimento di gran parte delle osservazioni ‘in estensione’”. Ma anche “accoglimento di gran parte” è falso.

Le osservazioni del Comitato delle Pacciade al PTCP erano tutte volte ad ottenere la destinazione ad “Attività Agricola di interesse Strategico” (AAS) e non, si badi, altre destinazioni urbanistiche; esse riguardavano le seguenti aree (riprendo testualmente dal sito dei pacciadori):

1) Via san Giovanni Di Dio (area a Nord non edificata, in continuità con l’area boschiva esistente;
2) area compresa tra via Monte Bianco a Nord e Via Monte Rosa a Sud;
3) area agricola generica a Sud di Via Monte Rosa, confinante con il Parco delle Groane;
4) area in zona F2, all’interno dell’area ex-ospedale psichiatrico antonini, ove sono presenti coltivazioni in atto legate alla scuola di agraria e all’attività di una cooperativa sociale di florovivaismo;
5) area in zona agricola generica confinante col Cimitero Maggiore, un tempo cava;
6) area a Sud della provinciale Monza-Saronno in zona agricola generica al confine con il comune di Bovisio Masciago;
7) area ricompresa tra Via Gargano e la cava Ferrari;
8) area a ovest della cava ferrari compresa tra Viale dei Mille a Nord e Via Sarpi a Sud;
9) area ubicata tra la Via Ravenna ed il confine con Bovisio Masciago.

Se leggiamo la “Sintesi dei contenuti” del’istruttoria tecnica delle controdeduzioni (pp. 489-492) e guardiamo la Tavola 07b del PTCP troviamo che:

- l’osservazione n. 1 e l’osservazione n. 2 non sono state accolte, entrambe per il seguente motivo:

“L’inserimento in AAS non è coerente con i criteri per l’individuazione degli ambiti e con l’impostazione metodologica del procedimento di individuazione effettuato”;

- l’osservazione n. 3 sembra sia stata accolta, ma in realtà la destinazione ad AAS è stata deliberata prima del suo esame, per accogliere l’osservazione presentata dal Comune di Limbiate (v. Delibera G.C. n. 50 del 16 marzo 2012 e Allegato A) che, in sostituzione delle aree di Via Gorkij e di Via Ravenna (sulle quali il centrosinistra vorrebbe far edificare edifici residenziali), proponeva di destinare ad AAS un’area che nel vigente PRG è l’unica ancora disponibile fra quelle destinate a PEEP (“Piano per l'Edilizia Economica e Popolare”). Con la richiesta, accolta, di destinazione ad AAS è stata operata surrettiziamente una variante al PRG vigente, che sarà definitivamente sancita dal PGT. Non sarà più possibile, quindi, che famiglie a basso reddito organizzate in una o più cooperative costruiscano case economiche e popolari su quest’area, che è del tutto inessenziale come AAS perché è confinante con un’altra vastissima area compresa nel Parco delle Groane e vincolata ad usi agricoli! Ad ulteriore dimostrazione della loro natura reazionaria, il Comitato delle Pacciade e il misirizzi di Mombello condividono con la Giunta Comunale il definitivo abbandono di una conquista fondamentale del movimento popolare per la casa degli anni sessanta-settanta!

- l’osservazione n. 4 non è stata accolta, per i seguenti motivi:

“Una porzione di tale area risulta compresa in un ambito individuato in recepimento della verifica regionale (DGR n. 3398 del 9 maggio 2012, prescrittiva per la Provincia, ndr) (…) L’eventuale accoglimento dell’osservazione determinerebbe, per le modalità di individuazione degli AIP (Ambiti di Interesse Provinciale) l’eliminazione della qualificazione stessa ad AIP delle aree stesse e, quindi, la modificazione dell’esito della verifica regionale. In tal senso la richiesta di inserimento in AAS di tale porzione risulta superata dall’intervenuta qualificazione ad AIP”.

- l’osservazione n. 5 non è stata accolta, in parte per gli stessi motivi della n. 4 ed in parte per i seguenti:

l’inserimento in AAS non è coerente con i criteri per l’individuazione degli ambiti e con l’impostazione metodologica del procedimento di individuazione effettuato”; inoltre “l’area in oggetto è pianificata come ‘attrezzature collettive (cimitero) e relativa ‘zona di rispetto cimiteriale’ (vincolo posto da una legge statale e quindi sovraordinato al PTCP);

- l’osservazione n. 6 non è stata accolta, per gli stessi motivi della n. 4; tuttavia, la Provincia ha destinato ad AAS un’altra area, insignificante per estensione, non confinante con il Cimitero Maggiore e della quale nelle “osservazioni” dei pacciadori non si fa cenno, sulla quale a memoria d’uomo l’agricoltura non è mai stata esercitata; inoltre risulta classificata nel DUSAF (Destinazione d'Uso dei Suoli Agricoli e Forestali, banca dati della Regione) in parte “boschi di latifoglie a densità medio-alta” ed in parte “cespuglieti in aree agricole abbandonate”;

- l’osservazione n. 7 non è stata accolta, per lo stesso motivo delle n. 1 e 2 e per i seguenti:

- “L’area in oggetto, pur pianificata come ‘zona E agricola generica’ nello strumento urbanistico di riferimento al 31/3/2011 (PRG), è classificata nel DUSAF come ‘tessuto residenziale rado e nucleiforme’ oltre che interessata in parte da aree pertinenziali di edifici esistenti”.

- L’area (…) non si pone in continuità con altri AAS perché ricadente nel tessuto urbano consolidato”.

- “L’area non è censita nel SIARL (Sistema Informativo Agricoltura Regione Lombardia) e secondo la Banca Dati ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) di fatto ha valore agricolo nullo”.

- l’osservazione n. 8 è l’unica accolta, nonostante l’istruttoria tecnica abbia formulato le seguenti considerazioni limitative:

- “l’inserimento in AAS non è coerente con i criteri per l’individuazione degli ambiti e con l’impostazione metodologica del procedimento di individuazione effettuato”;

- “l’area in oggetto, pianificata come 'zona E agricola generica' (nel PRG vigente) è classificata nel DUSAF in parte come ‘seminativi semplici’ ed in parte come ‘cave’;

- l’area è parzialmente censita nel SIARL ed è interessata da rilevanze segnalate dal Settore Ambiente ed Agricoltura (della Provincia) che riportano attività di giovani agricoltori” (smantellate ormai da diversi anni, ndr);

- l’area (…) non si pone in continuità con altri AAS perché ricadente nel tessuto urbano”.

Ora a queste notazioni limitative del valore “strategico” come area agricola di interesse provinciale si potrà riferire il Comune di Limbiate per chiedere alla Provincia che la destinazione ad AAS sia annullata in sede di variante del PTCP, come ha già cominciato a fare l’assessore Ferrante, poiché il PGT che si vuole approvare prevede sull’area un’edificabiltà pari a circa 135.000 metri cubi;

- l’osservazione n. 9 non è stata accolta, perché chiedeva di destinare ad AAS un’area che già aveva questa destinazione nel PTCP adottato, e quindi era del tutto inutile.

Dunque: come si può constatare, una sola osservazione del Comitato delle Pacciade (la n. 8) effettivamente è stata accolta, e se anche volessimo considerare come osservazioni accolte anche la n. 3 e la n. 9, solo con la faccia di tolla ammalorata del misirizzi di Mombello e dei suoi quattro-cinque seguaci si potrebbe continuare a parlare di “accoglimento di gran parte delle osservazioni ‘in estensione’”!

Per quanto riguarda il silenzio del Comune che sarebbe stato registrato dalla Provincia come “assenso” alle osservazioni dei pacciadori, la semplice constatazione che di queste una sola coincideva con un’osservazione del Comune (la n. 3 - con il risultato che ho sottolineato!), e che la quasi totalità non è stata accolta, basta per dimostrare che la Provincia non ha affatto considerato il silenzio del Comune come “assenso”. Ancora una volta, quindi, il misirizzi di Mombello (o chi per lui) si è messo a bausciare.

Quanto all’obbligo del Comune di conformare il PGT al PTCP nell’individuazione delle AAS (obbligo che sarebbe stato affermato dal Presidente della Provincia e dall’Assessore alla pianificazione), solo dei montati e/o ignoranti possono credere che ciò sia vero: in realtà, come ho già fatto notare a proposito della Rete Verde di Ricomposizione Paesaggistica*, anche a proposito delle AAS il Comune può, approvando il PGT, modificare il PTCP (costringendo la Provincia a convalidare le modifiche in sede di variante), come è previsto dalle Norme del Piano (v. art. 7 comma 3; i grassetti sono miei, ndr):

“In sede d’individuazione delle aree destinate all’agricoltura, i Comuni hanno la facoltà di apportare all’individuazione degli ambiti destinati all’attività agricola d’interesse strategico:
- rettifiche ossia correzioni di errori evidenziati da oggettive risultanze riferite alla scala comunale;
- precisazioni ossia integrazioni in relazione all’accertamento dell’uso concreto ed effettivo di singole aree ovvero alla presenza di manufatti e impianti compatibili con lo svolgimento delle attività agricole;
- miglioramenti ossia integrazioni degli ambiti che garantiscano più efficacemente il conseguimento degli obiettivi del PTC”.

Orbene, per tutte le aree di maggiore estensione fra le pochissime che il PTCP destina ad AAS, è possibile sostenere che:

a) non vi si svolge effettivamente un’attività agricola, e quasi tutte le “Rilevanze del Sistema Rurale” della Tavola 7a non hanno alcun fondamento (se davvero vi fosse la quantità di “allevamenti” indicati con il colore giallo sulla tavola, Limbiate sembrerebbe essere nelle pampas argentine!);

b) i terreni delle AAS del PTCP sono poco adatti all’agricoltura (l’assessore Ferrante è già andato a far presente alla Provincia che sull’area della cava Ferrari, “tombata” con materiali riportati, è impensabile esercitare un’attività agricola minimamente redditizia);

c) vi sono altre aree che più correttamente possono essere vincolate ad AAS, perché è accertato (e riportato dalla stessa Tavola delle Rilevanze del Sistema Rurale” del PTCP, che tuttavia non stabilisce alcun vincolo) che vi si esercita “concretamente ed effettivamente” l’agricoltura ed effettivamente hanno un’importanza strategica sia a livello provinciale che comunale: per esempio l'area dell’azienda agraria dell’ITAS di Mombello, che è importante sia per la sua estensione sia, soprattutto, perché è indispensabile per la formazione di buona parte dei periti agrari della provincia, e quindi assai più delle aree che erano o sono delle cave può "garantire più efficacemente il conseguimento degli obiettivi del PTCP".

Per comprendere, infine, quale sia effettivamente la forza prescrittiva dei vincoli del PTCP sulle AAS del Comune di Limbiate, si consideri inoltre che fra qualche mese sarà formalizzato il distacco del Comune dalla Provincia di Monza per entrare nella Città Metropolitana di Milano, e se è vero che intanto il PTCP di Monza resterà vigente fino all’approvazione del PTC della Città Metropolitana, tale approvazione sarà l'occasione che darà al centrosinistra di Limbiate la possibilità di conformare, nei fatti, il PTC al suo PGT, dal quale non sono state affatto cancellate le intenzioni edificatorie sulle aree della cava Ferrari e di Via Gorkij*** (ma anche su quella di Via Ravenna)  - apertamente infischiandosene del PTCP di Monza.


*** La destinazione “ACSA” (Area di Concentrazione per i Servizi destinati all’Agricoltura) non è analoga ad “AAS”, ed è una maschera per "edificabilità commerciale" (per lo smercio di prodotti non generati in loco!), con un indice ben superiore a quello ammesso sulle aree agricole.

venerdì 24 gennaio 2014

È scomparso il tavolo dell’assessore che c’era prima







È scomparso  il tavolo dell’assessore all’urbanistica che c’era prima. (Beninteso: è scomparso nel senso che è sparito, non c’è più, non nel senso che è deceduto). Era il piano sul quale l’assessore (quando era tale) e il suo principale collaboratore, un giovane ma già valente urbanista della schiatta di Ippodamo di Mileto, pianificavano, per l’appunto, i loro "laboratori comunitari”.

Ora chiunque abbia a cuore il bene di Limbiate deve essere consapevole che il caso travalica l’ambito personale e riveste un interesse pubblico. Il tavolo deve essere ritrovato. Innanzitutto, ne va della salute dell’assessore all’urbanistica che c’era prima. Per il trauma che ha subito, il poverino rischia di precipitare nell’autismo; già ne manifesta alcuni allarmanti sintomi. È quindi urgente che per il ritrovamento del tavolo si metta in moto la Protezione Civile, locale e regionale. E secondo il mio modesto avviso non si dovrebbe trascurare di inviare una segnalazione alla trasmissione “Chi l’ha visto?"

Ma, a parte l’obbligo morale di riconoscere che della condizione neuro-psichica dell’assessore che c’era prima se ne deve occupare la comunità intera, si deve anche prendere coscienza che la salute pubblica in generale non può essere tutelata se non abbiamo a disposizione un tavolo come quello scomparso. Quindi, qualora risultasse impossibile ritrovare l’originale, io suggerirei di battere a tappeto la fascia che da Palazzolo Milanese, passando per Varedo, Villaggio dei Fiori, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Meda, Seregno e Giussano si estende fino a buona parte del Canturino. Forse, con l'aiuto degli dei, in qualche superstite bottega ancora si potrebbe trovare un anziano legnamé in grado di costruire un degno sostituto del tavolo scomparso. E se disgraziatamente andasse male, si potrebbero fare tentativi presso i supermercati Ikea.

martedì 21 gennaio 2014

Bacchettare un ragazzino, ovvero quando il bue dice cornuto all’asino







Bacchettare un ragazzino forse nemmeno diciottenne perché sbaglia (ma forse no…) le distanze previste dal regolamento sugli impianti per la radiofrequenza, approvato quando era in prima o seconda elementare, e non si cura di dire che la maggioranza che lo approvò era di centro-destra (area nella quale, credo, il ragazzino si colloca), e nemmeno avverte che della ditta sub-concessionaria di Cap Holding, che ha ottenuto la concessione di un terreno comunale per far installare un’antenna (o più di una, non ho capito bene), è socio l’ex sindaco Romeo (come sostiene uno che, come un personaggio di una canzone di Fabrizio De Andrè, pur di stare sui giornali sarebbe anche disposto a certi scambi commerciali di infimo valore con un nano) e, per sovrammercato, infliggere al poverino anche una lezione di politica, è da maramaldi.

Ora, che la recente installazione sia stata autorizzata sulla base di un regolamento oculatamente approntato ed approvato nel 2002 dal centro-destra, è solo un fatto che rende ancor più negativo il giudizio sul centrosinistra che tanto tranquillamente l’ha approvata. Ed è un giudizio gravemente negativo che per nulla può essere alleviato dal fatto che Romeo sia socio della ditta che ha installato l’antenna. Ma, a parte queste semplici considerazioni, il docente si comporta da maramaldo (con un ragazzino imberbe!) perché soprattutto fa come il bue che dice cornuto all’asino.

Quattro o forse cinque anni fa, quando gli abitanti nei pressi di Via Nullo (fra i quali il sottoscritto) poco dopo l’estate, se non ricordo male, si ritrovarono a poche decine di metri e addirittura a pochissimi metri dai tetti delle loro case un’enorme antenna, tutto il centrosinistra, con in testa i DS (o il PD), dei quali Michelangelo Campisi era uno degli esponenti principali, e Terragni, fecero di tutto affinché dei ragazzini che, anche allora, si agitavano sulla questione (nel modo inevitabilmente maldestro in cui possono agitarsi dei ragazzini sprovvisti di qualsiasi preparazione ed esperienza politica), non stabilissero rapporti con chi (il sottoscritto), sosteneva che stante il regolamento (che era lo stesso di quello odierno) sarebbe risultato inevitabilmente vano il tentativo di far cambiare posizione alla giunta Romeo con discorsi incentrati esclusivamente sulla tutela della salute. Quindi, sostenevo, ben potevano i vari Terragni e Campisi fare interventi in consiglio comunale e presentare mozioni e interpellanze, ma, tenendo sott’occhio le scadenze, sarebbe stato opportuno studiare i documenti per vedere se fosse possibile proseguire la battaglia con un ricorso al TAR; ricorso che, non solo per quanto riguarda i costi, ma soprattutto per la natura dell’autorizzazione che si sarebbe chiesto di annullare, non poteva non essere un ricorso collettivo.

Sostenevo questa posizione perché già solo leggendo il regolamento avevo l’impressione, innanzitutto, che non tutto tornasse a proposito delle distanze dagli edifici pubblici o di uso pubblico (Scuola Media di Via L. da Vinci, Centro sportivo, piscina); ma poi, e soprattutto, avevo notato che la planimetria allegata al regolamento ancora rappresentava la situazione urbanistica che vi era nelle vicinanze di Via Nullo diversi anni prima, mentre ormai la densità abitativa era quasi triplicata (erano stati costruiti tutti i grandi caseggiati di Via Montale e di Via Risorgimento), e inoltre era stata costruita una struttura di uso pubblico, il “centro natatorio”, che si trova certamente ad una distanza inferiore a quella minima ammessa dallo stesso regolamento comunale.

Nessuno dei consiglieri comunali di centrosinistra mi aiutò ad ottenere in tempi brevi i documenti del progetto e delle varie autorizzazioni. Solo quando ormai il termine per un ricorso stava per scadere riuscii ad ottenere alcuni dei documenti. Ebbene, con un esame un po' più approfondito trovai altri elementi che, come mi confermarono alcuni avvocati, potevano essere impugnati con molte probabilità di successo, fino ad ottenere, per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche effettive, le distanze dal “perimetro di proprietà” degli edifici pubblici e la situazione urbanistica del momento in cui l’antenna era stata installata, l’annullamento non solo dell’autorizzazione, ma anche, necessariamente, delle relative parti del regolamento.

Ma non solo il tentativo, l'ipotesi stessa di un ricorso collettivo al TAR fu sabotata! I consiglieri comunali del centrosinistra, fra i quali i Terragni e i Campisi all'epoca non si peritavano di ostentare disprezzo verso qualsiasi ricorso al TAR (Campisi gravemente ammoniva: “non dobbiamo far dipendere la nostra azione politica dalla sentenza di un giudice”), fecero terra bruciata attorno a me, fino al punto di non invitarmi, io che ero direttamente interessato (per la vicinanza della mia abitazione), e forse, anzi sicuramente, proprio per questo, ad una riunione di residenti nei pressi dell’antenna. Ad alcuni giovani fu “consigliato” di stare alla larga da un “soggetto” assai poco raccomandabile come il sottoscritto! In sostanza il centrosinistra non volle nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di un ricorso al TAR. Quel regolamento è ancora vigente, ed ancora alcuni nell'area del centrosinistra fanno appello ad una discrezionalità politica impossibilitata da leggi e regolamenti (come, solo dopo diversi giorni ed una mia riferita sfuriata telefonica, finalmente si ammette) che avrebbe potuto (quale pio desiderio!) non concedere l’autorizzazione per installare l’antenna.

Campisi si vanta con il ragazzino del Ceresolo di non essersi mai fatto scattare foto ricordo insieme al sindaco, però io ricordo l’articolo (non so se nell’archivio ripubblicato degli articoli dei suoi innumerevoli blog cancellati, fra le diverse oculate omissioni vi è anche questa) nel quale raccontava tutto gongolante che De Luca, incontrando sua madre, le aveva detto: “mi dicono che tuo figlio è un cavallo pazzo”; un evento che non poteva non essere annunciato urbi et orbi, e che gli dava l’occasione per scriversi l’ennesima auto-agiografia. E poiché rinfacciare una fotografia “istituzionale”è troppo poco, si mette anche a maramaldeggiare redarguendo il ragazzino perché non sarebbe stato attento ai suoi articoli! E gli insegna anche come dovrebbe fare per ottenere credibilità! 

domenica 19 gennaio 2014

Incentivi per progettare di riempire le buche stradali ed imbiancare le aule scolastiche







Ma le mamme che continuano a baccagliare a proposito delle buche che si trovano (anche) davanti alle scuole dell’infanzia non hanno nient’altro da fare? Cos’è questa pretesa che il Comune mandi un battaglione del genio pontieri due ore dopo che l’asfalto è sprofondato di due millimetri? Non sanno che il lavoro per riempiere le buche delle strade era proprio ciò che il grande economista inglese John Maynard Keynes (1883-1946) consigliava ai governi per dare, in tempo di crisi, un colpo di volano all’economia?

Nel centrosinistra di Limbiate forse solo un moccioso maleducato ha sentito nominare il più radicale degli economisti borghesi, ma questo non è un problema. Anche senza aver letto la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta e Le conseguenze economiche della pace, il nostro centrosinistra è famoso per essere un densissimo concentrato di intelligenza creatrice ed anzi fantasiosa. Ma Keynes formulava il suo consiglio al tempo della Grande Crisi cominciata nel 1929, noi invece siamo nel terzo millennio. Allora, bastava mettere in squadra degli operaiacci disoccupati, fornirli di badili e picconi e metterli all’opra. Oggidì, invece, anche il riempimento delle buche non può non avere delle fasi preparatorie elaborate e complesse. Ecco allora che nel settore guidato dal serafico assessore Alberti, anche quando si tratta di stendere due dita di macadam, il consiglio di Lord Keynes viene  applicato con la sofisticazione che i tempi moderni richiedono. 

Per riempire le buche stradali serve un progetto. Quindi (ecco come il pensiero di Keynes viene applicato in modo innovativo, seppure inconsapevolmente, qui da noi), non appena si contano cinque o sei buche, un rubizzo geometra con la P.O. (e lo stipendio) da dirigente stende una relazione per la Giunta Comunale, poi si costituisce un gruppo di lavoro (immancabilmente guidato dal rubizzo geometra), si compulsano non meno di cinque o sei digesti della scienza giuridico-amministrativa, si fanno rilievi geologici, geotecnici, idrogeologici e per maggior scrupolo anche idraulici, si compiono misurazioni e calcoli econometrici, si riempiono scartoffie prestampate per uno spessore di alcuni decimetri, si elaborano determinazioni con le quali, tra l’altro, si decreta che le buche sono “profonde”, si contattano ditte, si confrontano offerte, si decide, alla luce di ponderate valutazioni giuridico-economiche, a chi affidare i lavori, la cui esecuzione poi sarà controllata de visu ed infine certificata… [v. nell’Albo Pretorio on line, fra le altre, le Determinazioni S03 n. 92, 102 e 163 del 2013].

Visto quale colpo di volano si può dare al lavoro di alcuni geometri, quando si mette in atto creativamente, anche senza saperlo, un consiglio dell’economista del Circolo di Bloomsbury? E, si badi, a tutto questo fervoroso lavorìo (mi scuso se per mia ignoranza ho omesso qualche passaggio) ci si dedica, per esempio, anche quando si tratta di imbiancare le pareti delle aule scolastiche. Ora nessuno può negare che tutto questo darsi da fare progettuale richiede uno sforzo eccezionale e tempi necessariamente lunghi. Ma come si può fare affinché alcuni geometri si accollino un impegno che va ben al di là delle normali mansioni alle quali sono tenuti? È fuori discussione che un carico di lavoro di tal fatta deve essere adeguatamente compensato. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro prevede l’incentivo alla progettazione, dunque a dirigenti, progettisti, direttori dei lavori, certificatori di regolare esecuzione sia assegnato questo incentivo! Pas de problème se la Corte dei Conti  coltiva la bizzarria di sostenere che l’incentivo alla progettazione può essere assegnato solo nel caso di un’attività effettivamente progettuale. La Corte, si sa, è piena di personaggi alquanto originali.

Quelle screanzate delle mamme devono moderare le loro pretese. La smettano di sfruculiare. Si sforzino di capire che, in questi tempi di crisi, serve la creatività diuturnamente raccomandata da un ex assessore. Anche le mamme possono dare un colpo di volano all’economia (domestica). Appena smette di piovere, approfittino delle buche per fare come la bella signora della fotografia.


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sabato 18 gennaio 2014

I bilanci del Comune falsificati da un ex assessore (che il suo stesso partito ha dovuto segare)






“più o meno viene tagliato 1 milione di € all'anno dal bilancio comunale (negli ultimi 3 anni circa 3 milioni)”


Attribuire allo Stato la colpa dell’incapacità del Comune di Limbiate di  fornire servizi decenti e gratuiti (o a basso prezzo), perché i fondi statali sarebbero trasferiti con molto ritardo e/o sarebbero “tagliati” dal governo, era un topos della sinistra locale d’antan, che è stato trasferito tal quale nel bagaglio dei luoghi comuni del centrosinistra più recente. Che abbia la maggioranza o che sia in minoranza non ha importanza, la musica è sempre la stessa. Quando il Comune era in mano al centro-destra, chi non mancava di prodursi periodicamente in questo esercizio era il proustiano Terragni, che forniva lo spunto al ragioniere comunale (che egli identificava nella sua Albertine), oppure da questi lo riceveva, per inscenare un duetto che, da attori consumati, mandavano avanti ogni volta per mezzora e anche più. Una volta, per concludere degnamente la recita, Terragni convinse sia il centrosinistra che il centro-destra (che, seppure imbarazzato, non poteva rifiutare l’offerta) che era necessario inviare al Governo una mozioneaffinché stanziasse… le cifre che lo Stato aveva già versato al Comune di Limbiate! Mi fu facilissimo ridicolizzare, dati alla mano, la patetica iniziativa, come anche dimostrare che l’abolizione dell’ICI nel 2008 non aveva comportato una diminuzione delle entrate del Comune, perché il mancato introito era già stato abbondantemente rimborsato dallo Stato (click ).

Un’altra bugiarda (e incompetente, e condannata ad essere incompetente perché abitualmente bugiarda) che, per tentare di coprire l‘incapacità di fare l’assessore al bilancio, non ha mancato di servirsi, in diverse occasioni, della frottola dei “ritardi” e dei “tagli” dei trasferimenti statali è la spocchiosissima vice-sindachessa Ripamonti. Questa è arrivata fino al punto di firmare con il ragioniere comunale una relazione, poi inserita in una delibera con la quale, ad una precisa domanda della Corte dei Conti, che chiedeva se una delibera del Consiglio Comunale esisteva o no, la Giunta Comunale rispondeva con una dichiarazione falsa, cioè che la sottoscrizione di una fidejussione a favore dell’imprenditore privato che ha costruito la piscina era stata autorizzata secondo le modalità prescritte dalla legge. Costei ha detto il falso, insieme a tutta la Giunta, anche a proposito della modifica del regolamento comunale sull’addizionale all’IRPEF, imposta dal Ministero delle Finanze che, seppure in ritardo, ha rilevato e contestato l’illegittimità dell’esenzione dall’addizionale comunale  per le famiglie con quattro figli ed un reddito fino a 60.000 euro.

Dunque: con tali precedenti, un ammalato acuto e cronico di verborragia come l’assessore all’urbanistica che c’era prima poteva esimersi dal rilanciare la frottola, per giustificare l’incapacità sua e del centrosinistra di far funzionare i servizi del Comune in un modo che restituisca alle classi sociali più deboli almeno un po’ di giustizia sociale? Evidentemente no, ed eccolo venirsene fuori con la frase riportata all’inizio in corsivo.

Lo Stato non ha tagliato, negli ultimi tre, un milione all’anno. Consideriamo le cifre (reperibili sul sito del Ministero dell’Interno: http://finanzalocale.interno.it/apps/floc.php/in/cod/4) dei Titoli I (Entrate Tributarie) e II (Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti) dei Conti consuntivi del Comune (solo per il 2013 le cifre riportate sono quelle del Bilancio previsionale, poiché il Consuntivo non è ancora disponibile). È necessario considerare queste due voci perché sono quelle che evidenziano il rapporto fra i trasferimenti dallo Stato (e da altri enti pubblici) e le entrate tributarie proprie del Comune, che negli ultimi anni, con la riforma del cosiddetto federalismo fiscale, è sì notevolmente cambiato, ma il cambiamento non si è risolto in una diminuzione di entrate. Inoltre, vale la pena di prendere come primo termine di raffronto le cifre del 2007 perché nel 2008 il governo Berlusconi portò a compimento l’abolizione dell’ICI sulla prima casa già avviata dal precedente governo di Prodi.


2007
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.945.288,00
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 6.938.497,00
Titolo I + Titolo II: 18.883.785

2008
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.010.096
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 8.060.479
Titolo I + Titolo II: 19.070.575

2009
Titolo I - Entrate Tributarie: 12.218.960
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 9.195.229,00
Titolo I + Titolo II: 21.414.189

2010
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.896.293
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 8.597.490
Titolo I + Titolo II: 20.493.783

2011
Titolo I - Entrate Tributarie 18.324.218 (6.528.106 dallo Stato*)
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti 2.267.715
Titolo I + Titolo II: 20.591.933

2012 (dati del Conto consuntivo)
Titolo I - Entrate Tributarie: 18.486.439 (5.509.439,11 dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 2.296.435, di cui:
- 726.000 dallo Stato
- 1.196.435 dalla Regione Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 20.782.874)

2013 (dati del Bilancio previsionale)
Titolo I - Entrate Tributarie 18.486.439,11 (5.509.439,11 dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti: 2.905.129,49, di cui:
- 1.334.694,49 dallo Stato (differenza tra Bil. Prev. e assegnazioni definitive di Mininterno**)
- 1.196.435 dalla Regione Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 21.391.568,6)


La semplice lettura delle cifre ci fa constatare che:

1) nel 2008 l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa è stata abbondantemente compensata con i trasferimenti dallo Stato;

2) nel 2011, con il federalismo fiscale, i trasferimenti e contributi correnti sono scesi da 8.597.490 (anno 2010) a 2.267.715 euro, ma le entrate tributarie del Comune sono aumentate da 11.896.293 (anno 2010) a 18.324.218 euro; vale a dire che i minori trasferimenti sono stati più che compensati, soprattutto con l’attribuzione della “Compartecipazione IVA” (2.243.218 euro di fondi statali) e con la quota del “Fondo sperimentale di riequilibrio” (4.284.888 euro di fondi statali) assegnata al Comune di Limbiate. Sono voci che dal 2011 alimentano stabilmente i trasferimenti dallo Stato;

3) la somma di Titolo I + Titolo II dal 2011 al 2013 non è mai diminuita, bensì è aumentata: +98.150  nel 2011 rispetto al 2010; +190.941 nel 2012; +608.694,6  nel 2013.

4) dal 2011 (18.324.218-6.528.106 = 11.796.112 euro) al 2013 (18.486.439,11-5.509.439,11 =  12.977.000 euro), le entrate tributarie locali sono aumentate di 1.180.888 euro.


L’assessore all’urbanistica, che il suo stesso partito ha deciso di segare perché l’ha fatta (troppo) grossa, continui pure a ripetere le sue affabulazioni lutulenti su ”creatività”, “fantasia”, “progetti”, “partecipazione”, et coetera, et coetera. Sopporteremo anche queste, fra i tanti oltraggi della vita. Ma non falsifichi la realtà.



* 2.243.218 euro di Compartecipazione IVA + 4.284.888euro di Fondo sperimentale di riequilibrio; click

mercoledì 15 gennaio 2014

The gap






Quando Giovanni Pesce (1918-2007), il davvero mitico Comandante "Visone" dei GAP, che aveva combattuto nella Brigata Garibaldi nella Guerra Civile in Spagna (1936-39), e poi nella Resistenza in Italia, prima a Torino con Dante Di Nanni (1925-1944), Medaglia d'Oro al Valor Militare, e poi a Milano - meritandosi anch'egli una Medaglia d'Oro -, ed era un comunista togliattiano, sentiva qualcuno dire "gruppi di azione partigiana" riferendosi ai GAP, immancabilmente lo interrompeva bruscamente, non importava se fosse giovane o meno giovane, e correggeva, arrotando la erre e con l'accento francese che conservava dai tempi dell'emigrazione che aveva vissuto quando ancora non era uscito dall'infanzia: "No! Il nostvo nome eva Gvuppi di Azione Patviottica e non Pavtigiana!"

A Limbiate c'è un ciarlatano militante, anzi in s.p.e., che è (pensate un po'!) presidente o vice presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ma all'epoca della Resistenza non era ancora nato) e financo professore di storia  nelle scuole medie superiori, che crede che GAP stia per "Gruppi di Azione Partigiana".

lunedì 6 gennaio 2014

Più Parco per poter eliminare anche i vincoli del PTCP. 2






O Vale da Pedreira Ferrari no 2025
L’inserimento dell’area di Mombello nel Parco delle Groane, al fine di individuare la rete ecologica comunale, nei fatti è imposto, come abbiamo già visto, dall’art. 31, comma 4 punto c. delle Norme del PTCP. Sulla base del medesimo articolo dovrebbe essere inserito nel Parco anche il resto della RVRP individuata sul territorio di Limbiate, vale a dire tutta l’area Carrefour-PIP-Via Monza-Zona Cimitero Maggiore, della quale i “proponenti” stranamente non si curano. Ma l’inserimento di un’area RVRP nel Parco non può significare, come forse qualcuno dei veri proponenti pensa, che sulla sua effettiva destinazione urbanistica può allora mancare il controllo esercitato dal punto di vista della pianificazione urbanistica sovra-comunale. Questo è un compito istituzionale specifico di un ente come la Provincia (e domani la Città Metropolitana) e non del Parco delle Groane. Ad un Parco, anche se Regionale, solo latamente sono affidati compiti di pianificazione urbanistica. Il PTC del Parco delle Groane demanda ai Comuni la pianificazione urbanistica, ma sempre in ambito comunale e non sovra-comunale. L’area di Mombello, invece, è eminentemente un ambito di interesse sovra-comunale.

Ora l’esperienza dimostra, come vedremo più avanti, che è facilissimo intervenire senza alcun controllo in un organismo ristretto per far passare una variante urbanistica di natura speculativa che sta a cuore alla maggioranza politica che in un dato momento ha in mano un comune. L’organo deliberativo del Parco delle Groane non è direttamente eletto dai cittadini. Ognuno dei sindaci ha un peso commisurato al territorio e alla popolazione del suo comune (ma il Comune di Milano, senza nemmeno un mq di territorio nel Parco, ha in mano il 40% del potere decisionale!). In un organo di questo tipo, tutte le scelte sono decise dopo un mercato di favori tra un Comune e l’altro, tra un gruppo politico e l’altro. La trasparenza (e non parliamo della possibilità di controllo da parte dei cittadini) è ancor minore che nel caso della Provincia o (domani) della Città Metropolitana, istituzioni sulle quali, per le loro dimensioni, è rivolta costantemente l’attenzione del’opinione pubblica.

Probabilmente qualcuno spera, con l’inserimento dell’area di Mombello nel Parco delle Groane, di sottrarla all’applicazione delle norme del PTCP, il cui articolo 31 afferma categoricamente:

“all’interno della rete verde di ricomposizione paesaggistica, individuata ai sensi del comma 1  o definita ai sensi dei commi 4 e 5, non possono essere realizzate nuove edificazioni e opere che comportino l’impermeabilizzazione del suolo”.

Le sole eccezioni ammesse sono quelle per:

- le nuove edificazioni che possono essere realizzate “all’interno degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico” [AAS, che possono coincidere con aree della RVRP];

- “le previsioni degli atti di pianificazione urbanistica comunale vigenti alla data di adozione del PTCP”;

- “la viabilità di interesse sovra comunale se non diversamente collocabile”.

Ma l’articolo 31 è anche quello che esclude, già all’inizio, la sua applicabilità alle aree comprese nei Parchi regionali:

“La disciplina del presente articolo non si applica alle aree comprese nei Parchi regionali”.

Ora, la disciplina delle N.T.A. del PTC del Parco delle Groane (si veda per esempio l’art. 38, dedicato alla Pianificazione Comunale Orientata) è assai più elastica di quella del PTCP; le norme del PTC del Parco consentono “pianificazioni” di iniziativa comunale su ampie zone,

“dove il Comune può definire qualsiasi indice edificatorio” (come ha rilevato criticamente la DGR 25 luglio 2012, n. IX/3814).

Un esempio di ciò che può accadere nel Consiglio di Gestione e nella Comunità del Parco, e dell’elasticità con la quale è possibile pianificare all’interno del Parco per iniziativa comunale, lo abbiamo già avuto con l’approvazione della Variante 2009 al PTC del Parco, quando, su richiesta della Giunta Comunale di Limbiate (ovverosia del centro-destra di Romeo), l’area di Via Cairoli fu destinata a Pianificazione Comunale Orientata.

La “Variante generale”, nella quale era compresa la P.C.O., fu firmata dallo stesso progettista che firmerà il PGT di Limbiate.

Quella P.C.O. violava vincoli assoluti di inedificabilità (zona di rispetto cimiteriale, fascia di rispetto dei fiumi) posti da leggi statali, e quindi prevalenti sia sul PTC del Parco sia sul PRG comunale, e violava anche il PTC della Provincia di Milano (allora ancora vigente per Limbiate) e il PTR della Lombardia.

La variante fu approvata anche dal centrosinistra (compresa la rappresentante della Provincia di Milano, appartenente a Rifondazione Comunista!), che però fingeva di protestare con una ridicola marcia di 200 metri! A nulla valsero i miei avvertimenti sulla reale natura della variante specifica che riguardava l'area di Via Cairoli, rivolti sia alla tizia appena nominata, sia ad un poveretto al quale ancora non riservavo l’appellativo (in realtà assai benevolo: ben altri ne meriterebbe) di grant e gross, ma pussé ciula che baloss.

Tutta la manovra, compresa soprattutto la proposta di permutare l’area privata, sulla quale erano rimasti i vincoli sopra richiamati che nei fatti la rendevano inedificabile, con un’area comunale che ovviamente avrebbe dovuto essere di pari estensione e soprattutto edificabile, fu smascherata da me [v. Peggio del giovane Sindona]. Alcuni degli autori della proposta “di permuta” di quattro anni fa si ritrovano fra quelli della proposta odierna: per esempio Ti-che-tarchett-i-ball e il consigliere grant e gross, ma pussé ciula che baloss. E anche la mobilitazione che si sta già organizzando per sostenere la proposta “più Parco” ha le medesime caratteristiche truffaldine di quella che poi sfociò nella “proposta di permuta”.

L'operazione, tuttavia, dopo la mia denuncia risultò troppo smaccata, anzi pericolosissima, e quindi il centrosinistra prudentemente rinunciò alla bella ponzata della “permuta”. Addirittura, quando poi arrivò al potere fece marcia indietro ufficialmente ma, ovviamente, in silenzio (v. delibera G.C. n. 159 del 27 luglio 2011). Qualcun altro dei proponenti (un immobiliarista rimasto nell’ombra) pensò anche che dopo la mia denuncia era meglio chiedere - tramite una delle comparsate del Comitato delle Pacciade - ad un suo amico assessore della Regione (un ex socialista che è stato filmato ad una cena elettorale con ‘ndranghetisti) di far correggere la variante alla Giunta Regionale. Cosa che poi avvenne, ancora una volta nel silenzio più totale: nessuno, infatti, nemmeno il Comune di Limbiate, ha dato pubblicità alla cancellazione (con la DGR citata) della Pianificazione Comunale Orientata sull’area di Via Cairoli (ma i privati interessati, dopo aver preparato… il terreno [è il termine più appropriato!] sono tornati alla carica in occasione del PGT).

(segue)

sabato 4 gennaio 2014

Più Parco per poter eliminare anche i vincoli del PTCP. 1






O morro de Mombello no 2025
La “proposta” di includere la vasta area attorno agli ex ospedali psichiatrici Antonini e Corberi nel Parco Regionale delle Groane è una colossale mistificazione. Essa è sì in linea con il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Monza, ma solo perché ottempera ad un obbligo imposto dal PTCP, che non impedirà, tuttavia, le già progettate speculazioni edilizie sull’area. La qualità culturale e il contenuto "ambientalista" dell’iniziativa, presentata con una “relazione accompagnatoria” che non è altro che una congerie di frasi fatte e di luoghi comuni, sono prossimi allo zero. Senza preservare affatto, a sua volta,  l’area da operazioni speculative (anche se magari condotte da enti pubblici), la “proposta” copre i tentativi di eliminare o almeno eludere i debolissimi vincoli che il PTCP ha posto su quella e su altre aree. È la vaselina per far passare più di 135.000 mc di cemento sull’area della ex Cava Ferrari (che si aggiungeranno a più di 14.000 mc già approvati con il P.I.I. “Viale dei Mille”, previsto sulla stessa area, e ad altre centinaia e forse migliaia di mc che saranno approvati per soddisfare almeno una parte delle molte richieste per aree confinanti).

L’area è stata inclusa dal PTCP fra quelle che fanno parte della “Rete Verde di Ricomposizione Paesaggistica”. La RVRP è individuata, come dice il comma 1 dell’art. 31 delle “Norme” del PTCP”, “con valore prescrittivo e prevalente”, dall'Allegato “D-5" - Tavola 6a1T. L’individuazione “prescrittiva e prevalente” comporta non solo l’obbligo esplicitato con il comma 4 punto c.:

- “i Comuni, in sede di redazione del PGT, provvedono all’individuazione delle reti ecologiche comunali tenendo conto di quanto indicato dalla DGR 10962/2009”,

ma anche questo altro obbligo:

- “i nodi principali (o gangli) della rete verde di ricomposizione paesaggistica coincidono con le aree incluse nei PLIS e nei Parchi Regionali.

Tuttavia, se si esclude la parte che non può non avere una destinazione agricola (la parte che serve per le attività didatticche dell’ITAS), l’area di Mombello “individuata” e sottoposta ai vincoli della RVRP,

- comprende solo circa tre quarti dell’area ex Antonini-Corberi;

- non comprende affatto le superfici sulle quali, circondati da terreni che già sono “parco”, si trovano edifici con una volumetria complessiva di alcune centinaia di migliaia di metri cubi.

Con una individuazione che tanto accortamente non vincola le aree sulle quali si trovano gli edifici più importanti, che in parte sono di proprietà della Provincia, il Comune di Limbiate non ha alcun bisogno, per quanto riguarda la RVRP, di avvalersi della facoltà prevista dall’art. 31 comma 4 punto a.:

“i Comuni provvedono, in coerenza con gli obiettivi di cui al comma 2, alla eventuale ridefinizione della rete verde di ricomposizione paesaggistica con facoltà di apportare modifiche all’individuazione effettuata dal PTCP limitatamente ai seguenti casi:

- rettifiche ossia correzioni di errori evidenziati da oggettive risultanze riferite alla scala comunale;

- miglioramenti ossia integrazioni che, garantendo la continuità della rete, assicurino più efficacemente il conseguimento degli obiettivi del Piano”.

Tanto, la quantità di metri cubi che possono essere utilizzati, o ricostruiti, su terreni circondati da un parco preesistente e vincolato, è più che abbondante!

Il progetto del PGT del Comune di Limbiate, nella versione più recente dei documenti presentati (23 dicembre 2013), sembra rispettare l’obbligo di conformarsi con l’individuazione delle aree della RVRP del PTCP, ma in realtà non vi è stata alcuna vera modifica rispetto alla versione della "Scheda dell’Ambito di Trasformazione AS" presentata nell’estate del 2013. In entrambe le schede, infatti, si omette di richiamare che nel PRG tuttora vigente (art. 22 delle N.T.A.) la volumetria ammessa sull’area è di 20.000 mc/ha, con un rapporto mq/mc di 1:2!, “fatti salvi i volumi esistenti”: vale a dire che, siccome i volumi esistenti assommano ad alcune centinaia di migliaia di metri ma sono attualmente inutilizzati, la volumetria che si potrebbe sfruttare è di alcune centinaia di migliaia di metri! 

È quindi del tutto coerente, ma solo in questo senso, che nella “Scheda AS” del PGT, recentemente “aggiornata”, per quanto riguarda i parametri di edificabilità i progettisti abbiano aggiunto, con funzione suasiva, “senza alcun incremento di sorta” alla dicitura “mantenimento delle volumetrie esistenti”.

Per quanto riguarda le destinazioni d’uso ammesse, la sostituzione nella scheda della dicitura “Tutte tranne le attività insalubri di I classe” con la dicitura “Servizi e funzioni complementari prevalentemente orientati alla sanità, all’istruzione e alla cultura” non ha alcun rilievo, innanzitutto perché contiene quel “prevalentemente” in realtà limitativo ed assai inquietante, ma poi perché sarà possibile, con l’“Accordo di Programma o altra procedura negoziata con Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza e/o ente equivalente [grassetto mio, ndr] e il Parco Regionale delle Groane”, definire con opportune varianti le effettive destinazioni d’uso.

Si arriverà a definire con opportune varianti le effettive destinazioni d’uso, perché è solo wishful thinking, pio desiderio, ipotizzare che, per effetto dei vincoli della RVRP - inesistenti sulla parte edificabile dell’area - e per il suo inserimento nel Parco delle Groane, le previsioni edificatorie del PRG vigente saranno accantonate dagli enti (compreso il Comune di Limbiate) che negli anni passati hanno speso decine di migliaia di euro per preparare progetti e masterplan per “valorizzare” (in senso proprio!) tutta quell’area.

Questi progetti sono tenuti nel cassetto, ma nient’affatto dimenticati, se per esempio l'Azienda Ospedaliera “G. Salvini”, proprietaria di quasi la metà dell’area, non ha trascurato di presentare, già due anni fa, una “richiesta esame modifica attuali N.T.A. per cambi destinazione d’uso diversi spazi” (Istanza n. 11/2 del 28/11/2013): vale a dire che ha chiesto di modificare l’attuale destinazione ad “attrezzature pubbliche e collettive di livello comprensoriale” (art. 22 N.T.A.).

Le opportune varianti, tanto più se sollecitate da enti della forza di quello appena citato, non solo saranno possibili, ma,  con il quadro istituzional-politico che si sta prospettando, saranno anche più facili.

 (segue)