martedì 6 novembre 2012

Il TAR: il nuovo impianto B.T.E. non è compatibile con l’ambiente






TAR Lombardia, Sede di Milano
Sentenza N. 02644/2012 REG.PROV.COLL.


“il ricorso principale ed i motivi aggiunti vanno dichiarati improcedibili per sopravvenuta carenza di interesse in relazione alla provincia di Milano, mentre vanno accolti con riferimento agli altri ricorrenti, e, per l’effetto, va disposto l’annullamento del provvedimento impugnato”.

“Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia (Sezione Quarta), definitivamente pronunciando sul ricorso principale e sul ricorso per motivi aggiunti, come in epigrafe proposti, li dichiara improcedibili per la provincia di Milano e li accoglie per i restanti ricorrenti, disponendo, per l’effetto, l’annullamento del provvedimento impugnato”.

Condanna la regione Lombardia e la B.T.E. s.r.l., in via solidale, alla parziale rifusione delle spese di giudizio nei confronti dei tre comuni ricorrenti e della LIPU, sempre in via solidale, che si liquidano in euro 4.000, compresi gli oneri di legge. Spese compensate per il resto tra tutti i ricorrenti, la regione Lombardia, la B.T.E. S.r.l., la L.I.P.U. e la provincia di Monza e Brianza.


giovedì 1 novembre 2012

Un inaudito oltraggio al Comitato delle Pacciade





    Sono stato testimone diretto dell’affronto proditorio: martedì 23 ottobre u.s., a mezzogiorno in punto, otto avvocati e tre giudici hanno avuto l’improntitudine di arrecare offesa all’autorità burbanzosa di Mauro Varisco e del Comitato delle Pacciade. Luogo dell’inaudito oltraggio: l’aula delle udienze del TAR della Lombardia, Sede di Milano, IV sezione. Doveva essere discussa la causa avviata con il ricorso della Provincia di Milano contro la Regione Lombardia che, con un decreto dirigenziale, nell’ormai lontano 2006 si è pronunciata per la compatibilità ambientale dell’ingrandimento dell’impianto di smaltimento di reflui industriali della società B.T.E. Invece di impegnarsi nella singolar tenzone oratoria alla quale avrebbe voluto assistere il Comitato delle Pacciade, gli avvocati si sono accordati, secondo la narrazione di qualcuno dello pseudo-comitato, “per non andare al dibattimento”.
Apriti cielo! Non erano trascorse due ore che già il fior fiore della migliore società politica limbiatese sciorinava una serie di vibranti proteste. Col ritmo di una mitraglia, in uno sciocchezzaio elettronico, sono state sparate le seguenti castronerie:

- “La Corte giudicherà senza dibattimento. INSPIEGABILE!!! I Sindaci erano al corrente di questa decisione? INSPIEGABILE!!!”

- “I giudici decideranno sulla base delle carte in loro possesso, senza dare modo di esporre le tesi delle parti…”

- “Un sarcastico applauso agli avvocati!”

- “E lo aggiungerei anche per chi aveva il diritto/dovere di “indirizzare” gli avvocati, ovvero gli amministratori pubblici”.

- “Grazie De Luca! (Non lo dicono stavolta)”.

- “ Non ci sono tram di serie A e tram di serie B, vanno presi tutti allo stesso modo. Soprattutto quando c’è di mezzo la salute dei cittadini”.

- “L’avvocato avrà il benestare ovviamente dei sindaci”.

- “Seppur negativamente, speriamo che sia effettivamente così. Resta poi il fatto che i Sindaci dovranno risponderne ai cittadini.”

- “Certamente va motivata la scelta, dispiace che si sia saputo a decisione presa”.

- “Molto strana la decisione. Qual è la convenienza dei sindaci?”

- “Avevamo l’opportunità di dire le ragioni del NO all’impianto! Non l’abbiamo sfruttata. Meglio sarebbe dire che non ce l’hanno fatta sfruttare”.

Nei giorni successivi, tutti i giornali-spazzatura locali hanno riportato la “notizia” suppergiù negli stessi termini. Ma cosa è veramente successo al TAR? È successo che gli avvocati delle varie parti, convenendo tutti che non c’era niente di nuovo da esporre alla corte, oltre a quanto era già stato esposto nelle memorie e nelle repliche che ognuno aveva già depositato, e che non vi erano altre argomentazioni da aggiungere, hanno dichiarato di rimettersi, per il giudizio, agli scritti già depositati. Tutto qui. È previsto dalle norme procedurali. Il giudizio amministrativo non è come il giudizio penale. Quasi tutto si svolge per iscritto. Perché perdere tempo, e perché tediare la corte, ri-esponendo verbalmente ciò che è già stato ampiamente argomentato e documentato in pagine e pagine di memorie e contro-memorie scritte?
Questa volta nessun sindaco deve rispondere di alcunché. Nessun avvocato minimamente capace, infatti, si farebbe mai dettare la condotta processuale dal suo patrocinato, nemmeno se questi è un sindaco o un presidente di provincia. Nella procura che sindaci e presidenti di provincia hanno firmato per farsi rappresentare, è certamente ben specificato, poiché sempre è specificato, che in essa è compresa anche la più ampia delega all’avvocato affinché decida egli la (migliore) condotta processuale.
Lungi da me, però, l’intenzione di difendere De Luca e i suoi colleghi sindaci o presidenti di provincia dalla demagogia rozza e soprattutto ridicola delle frasi sopra riportate, fra le quali si distingue, per ignoranza oscenamente supponente, quella del sarcastico applauso agli avvocati, scritta da un poveretto che ha come massima capacità d’intervento politico solo la produzione di frasette idiote da inserire in qualche blog. Vale la pena, tuttavia, di parlare di questo episodio alquanto patetico per rilevare che la decisione di tutti gli avvocati di rimettersi agli scritti svela, semmai ve ne fosse la necessità, l’inconsistenza degli arruffatissimi discorsi del Comitato delle Pacciade. Questo, dopo essersi imbattuto per caso in una questione vecchia ormai di diversi anni, ha ripetuto per mesi e per ogni dove la sua pretesa che il Comune di Limbiate “rafforzasse” il suo intervento nella causa, poiché sarebbero emerse “novità”, che tuttavia mai sono state specificate. Il Comune, cioè, avrebbe dovuto spendere altre migliaia di euro per parcelle legali, per formulare “motivi aggiunti” al ricorso dell’inizio del 2007 presentato insieme alla Provincia di Milano. Il Comitato delle Pacciade non è mai stato in grado di specificare quali fossero queste “novità”. Eppure, delle novità vi sono state, ma sono state le autorizzazioni che la B.T.E. ha continuato ad ottenere dalla Provincia di Monza, nonostante avanti il TAR pendesse un ricorso contro il suo progetto! Ma su queste novità Mauro Varisco e il suo pseudo-comitato hanno sempre taciuto.
Il fatto è che il grado di autonomia politica del Comitato delle Pacciade è zero, poiché non è nient’altro che una claque elettorale che sta in piedi solo con il sostegno, e i soldi, del PD e dell’Asinistra di Limbiate. Proprio perché è solo una claque elettorale, è vezzeggiato da quasi tutti i partiti. Questa claque e i partiti che la sostengono sono corresponsabili con la Giunta Comunale del danno erariale causato con l’ordinanza, emessa un anno fa, contro la costruzione dell’impianto presentato come pirolitico dalla Eco-trattamenti - un’ordinanza giudicata totalmente illegittima dal TAR. Per difendere questo provvedimento del tutto indifendibile, adottato con l’unico scopo di conquistarsi i consensi di questa claque, alla quale aveva appena fatto ingoiare, in realtà senza nessuna fatica, il mantenimento di tutti i Programmi Integrati di Intervento approvati dalla precedente giunta di centro-destra, quella di centrosinistra ha buttato via 7.500 €. Ed immediatamente dopo, il Comune ha dato spazio alle semi-farneticazioni di questi pseudo-ambientalisti a proposito di un’altra scoperta casuale, appunto il progetto di ampliamento dell’impianto della B.T.E., approvato dalla Regione ma contrastato dalla Provincia di Milano con il concorso di alcuni Comuni, fra i quali Limbiate. Fino al punto che le pressioni esercitate insieme ad un fronte variegato di politicanti, hanno indotto i tecnici pubblici che dovevano valutare l’ammissibilità del progetto della B.T.E. sulla base delle leggi esistenti, a ribaltare, con motivazioni insostenibili, il parere favorevole già annunciato e che erano in procinto di sottoscrivere. La negazione di un’autorizzazione già concessa alla conclusione del procedimento ad essa propedeutico, seppure ancora non compiutamente formalizzata, non ha affatto indebolito la posizione della B.T.E. nel giudizio avanti al T.A.R.; anzi, questa negazione, reclamata in giudizio dagli avvocati della B.T.E., potrebbe trasformarsi in un boomerang contro i funzionari della Provincia di Monza.
Subito dopo la “vittoria” del centrosinistra di Limbiate, al quale ha contribuito con non più di una manciata di voti (lo dimostrano i dati elettorali), il Comitato delle Pacciade ha accettato di rinunciare a portare avanti qualsiasi azione per obbligare la giunta comunale a rivedere ed annullare vari P.I.I. pieni zeppi di illegalità. Da allora, su suggerimento del centro-sinistra, si getta compulsivamente su questioni che prima aveva totalmente ignorato e delle quali, nonostante le reiterate millanterie di “competenza tecnica e giuridica” (sic!), non è in grado di afferrare gli esatti termini. In cambio ottiene, sia dal centrosinistra sia dal centro-destra, il compenso “politico” dell’attribuzione di un ruolo che nulla ha a che vedere con quello tipico di un comitato civico. Non vi è fatto, anche dei più irrilevanti, che questa claque elettorale non ascriva a suo merito - fino a millantare di riuscire a muovere quella che definiscono la “buona politica”, vale a dire tutti i partiti, senza distinzione! Ma il ruolo che il burbanzoso Mauro Varisco e la sua sigla pretendono di recitare è del tutto abusivo. Innanzitutto perché in modo lampante nulla fanno per dotarsi di quella competenza che i comitati civici che non abusano di questo nome si formano con un lungo lavoro di studio e documentazione sulle questioni che affrontano; ma soprattutto perché senza il sostegno “intellettuale” oltre che materiale dei partiti del centrosinistra (in particolare dell’Asinistra di Limbiate), né il burbanzoso Mauro Varisco né il suo pseudo-comitato esisterebbero.
Recitando allegramente questa pantomima, Mauro Varisco e la sua sigla hanno collaborato con “la buona politica” nel provocare, a proposito della vicenda della Eco-trattamenti, il danno erariale sopra ricordato. Ma non si può essere sicuri che i cittadini di Limbiate non ne dovranno subire altri, poiché l’esperienza dell’ordinanza annullata dal TAR non è servita affatto a diminuire la boria e la pretenziosità di questi imbecilli. Infatti, la pressione esercitata da questi pseudo-ambientalisti che si alleano tranquillamente con personaggi come l’assessore regionale Colucci, filmato ad una cena pre-elettorale con ‘ndranghetisti (e che vorrebbe trasformare ogni parco regionale in un'impresa economicamente redditizia!), o come l’ex sindaco Romeo, contro le cui decisioni, tuttora vigenti, il Comitato delle Pacciade sarebbe nato! – questa pressione ha ottenuto che si inventasse l’escamotage della “nota” di un funzionario regionale che ha assimilato l’impianto della Eco-trattamenti ad un inceneritore. Con questo escamotage, la Regione, tramite un suo funzionario, si è inserita abusivamente in un procedimento che essa stessa Regione ha delegato con legge alla Provincia; grazie a questo escamotage, altri funzionari, disposti a subire le pressioni alle quali hanno attivamente collaborato politicanti che hanno vendette economiche personali da consumare, si sono sbarazzati provvisoriamente di un procedimento che avrebbero dovuto obbligatoriamente concludere con un'autorizzazione, o con il diniego di questa, assumendosene la responsabilità. Invece, la conferenza di servizi convocata sulla questione è stata chiusa con un rinvio alla procedura “ordinaria” che è del tutto abusivo (con buona pace del consigliere grant, gross, pussé ciula che baloss) e che offre, su un piatto d’argento, alla ditta richiedente la possibilità di ottenere, nei fatti, l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto con un altro ricorso al TAR! Naturalmente le spese per l’intervento in giudizio della Provincia e/o del Comune le pagheranno i cittadini.
Beninteso, non sto affatto sostenendo le ragioni di chi vorrebbe costruire impianti che, sulla base dei pochissimi elementi divulgati, non si sa quanto possano essere ammissibili. (Il Comitato delle Pacciade e Mauro Varisco, che pure hanno facile accesso a carte e ad uffici, nulla hanno fatto per approfondire e divulgare le conoscenze sugli impianti pirolitici in generale e su quello di Pinzano in particolare). Sto mettendo in luce lo stravolgimento che subisce l’azione della pubblica amministrazione quando su questa si esercitano pressioni affinché operi non sulla base di leggi e procedure pre-esistenti, bensì secondo l’interesse del momento di questo o quel politicante a mantenere, o conquistare, il consenso di questo o quel gruppo di sostenitori - soddisfacendo, inoltre, anche a spese della cassa pubblica, la smania di protagonismo di un capo claque elettorale.
La considerazione del valore delle leggi e delle procedure (che purtroppo, certo, sono fatte quasi sempre per i potenti, ma sono leggi e procedure dalle quali non si può prescindere) esula dalla coscienza politica (concediamoci una bestemmia!) e dalle capacità cognitive di Mauro Varisco e dei politicanti che lo sostengono. Infatti costoro pensavano che il TAR fosse una conferenza di servizi, dove, con la malleveria dei De Luca e del consigliere grant, gross, pussé ciula che baloss, ma anche della Lega e del PDL, anche uno pseudo-Comitato come quello delle Pacciade può andare a ripetere alcune frasi fatte. Ma hanno dovuto patire una cocente delusione!
Poverini.



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giovedì 9 agosto 2012

Come mai Vendola non si è accorto di niente?



Alessandro Marescotti*

il manifesto, 08-08-2012


INQUINANTI: duecentodieci chili l'anno. È la quantità di emissioni industriali per ogni abitante di Taranto.

La situazione era nota, solo i magistrati sono intervenuti. Perché la Regione non ha agito prima? Senza parlare del sindaco Stefano, sempre ottimista.





Il testo integrale dell’articolo:

Un'intervista ineccepibile



Joseph Halevi

il manifesto, 08-08-2012





«La linea Monti-Pd è esiziale per l'Italia, che di giorno in giorno vede ridursi le prospettive anche di un minimo rallentamento della crisi».

«In Italia la responsabilità politica della scellerata austerità e della spaccatura europea ricade interamente sul Pd che ha bloccato qualsiasi opposizione sociale ed ha irresponsabilmente votato il pareggio di bilancio nella Costituzione».

Il testo integrale dell’articolo:


sabato 4 agosto 2012

Alla fine della «narrazione» vendoliana oltre al delirio di parole il ritorno al vecchio centrosinistra con gli eredi della peggior democrazia cristiana





Ragionavamo sere fa tra compagne/i sulla pervasività del sistema politico e sulla facile «cattura» da parte delle istituzioni di coloro che, arrivati in parlamento attraverso il voto di migliaia di cittadini schifati delle stesse istituzioni e di questa parvenza di parlamento, sono ora parte organica di quel potere che ha ridotto il paese a una costante mancanza di democrazia reale. E ancora non avevamo certo bisogno del «Polo della speranza» lanciato da Vendola e aperto all'amico del mafioso Cuffaro Pier Ferdinando Casini, nonché genero di Caltagirone, degno erede di Andreotti e grande sostenitore del family day. Mi colpisce che alla fine della «narrazione» vendoliana oltre al delirio di parole del governatore della Puglia il risultato sia il ritomo al vecchio centrosinistra con gli eredi della peggior democrazia cristiana. Nulla di nuovo propongono questi governanti senza fantasia e senza coraggio. Che sappiano che non avranno più il nostro voto, che il sogno vendoliano è miseramente finito tra Don Verzè e Casini, la lezione magistrale di Bertinotti ha fatto scuola e gli alunni si sono adeguati al maestro nell'occupazione di pezzi di potere più personale che politico. Il palazzo inquina le teste e i cuori di chi ci entra, lo sapevamo da tempo ma mai come in questi ultimi decenni si è registrata una presenza completamente inoffensiva da parte di coloro che hanno preferito cambiare orizzonti e obiettivi e non rispettare il desiderio di cambiamento che ha attraversato l'Italia da Genova in poi. Mi pubblicherà il manifesto filo-vendoliano negli ultimi tempi? Non c'è fine al rimpianto di compagni come Pintor.

[Lettera di una lettrice, il manifesto, 4 agosto 2012] 

giovedì 26 luglio 2012

ALBA alle elezioni, non con il PD – Intervista a Paul Ginsborg


Daniela Preziosi, il Manifesto, 1-7-2012

Lo storico Ginsborg: Bersani erede della bonaccia PCI, non fa niente ma guadagna punti. «I partiti vorrebbero mangiarci, ma non ripeteremo mai la brutta storia della Sinistra Arcobaleno. E non sacrificheremo la nostra diversità per un’alleanza»
 
[Affinché si informi un po’ e si chiarisca le idee chi - da sempre - lavora nell’ombra per dividere, per escludere, per emarginare, e adesso già si affretta a blaterare: “Uniamo le forze…”! S.R.]

Professor Paul Ginsborg, in questo secondo appuntamento di ALBA sarà lei ad affrontare il nodo della partecipazione alle politiche del 2013. Cosa deciderete?

Più che un nodo è una patata bollente. Ma è troppo presto per decidere. Questo movimento è in fase di crescita. I «nodi territoriali», circa ottanta, hanno bisogno di solidificarsi. Dobbiamo rinforzarci, fare rete, costruire quei legami politici a me cari, l’empatia, la mitezza. È il momento di discutere, e tutti oggi vogliono dire la loro. C’è una cosa che ci accomuna: la diversità. Il nostro atto di nascita è un atto di accusa al sistema partitico novecentesco arrivato a fine corsa. Vogliamo fondare un nuovo sistema politico, introdurre elementi di una cultura politica rivoluzionaria. Non penso alla presa del Palazzo d’Inverno ma a un nuovo modo di fare politica. Marco Revelli parla di «spazio pubblico allargato», che coinvolge la società civile e politica e combina la democrazia rappresentativa e partecipata. Questi di Parma [30 giugno-1 luglio 2012; ndr] sono due bellissimi giorni di democrazia partecipata. A costo zero, 350 persone sono rimaste ore ai tavoli a discutere. Non sacrificheremo a nessun costo questa diversità in un’alleanza che ci snaturi.

Sta dicendo che questa purezza non è coalizzabile con i partiti di centrosinistra?

Io non la chiamo purezza, la chiamo innovazione. E la mia opinione personale è che non è possibile un’alleanza elettorale con il PD. Qui molte persone che oggi hanno aderito ad Alba hanno raccontato di essersi logorate dentro il PD quando hanno provato a introdurre forme politiche nuove. Penso alla frattura fra dirigenti e base del PD che è avvenuta in Val di Susa. Non credo che i partiti si possano autoriformare. Io vivo a Firenze, e conosco la grande generosità di molti militanti democratici. Ma sono ingabbiati in un radicato sistema di potere PDS-DS-PD. Detto questo, io vengo da una forte militanza antiberlusconiana. Non faremo tornare il centrodestra. Per questo preferiamo un sistema elettorale che non obblighi agli apparentamenti.

A Firenze nel PD c’è la variante Renzi, che però ha fatto dell’innovazione il suo marketing.

Renzi non è una variante, è un democristiano nelle file del PD. Non rompe affatto con quella tradizione. È un nuovo tanto vecchio, va benissimo per il PD.

Renzi o Bersani, per lei non cambia nulla?

L’erede della tradizione comunista per me non è Bersani, ma il presidente della Regione Enrico Rossi. Un erede onesto e molto dignitoso. Ma questo non ci rende i rapporti più semplici. Anzi direi che, a parte la cordialità personale, con il nostro movimento non ha alcun rapporto.

Insomma Bersani non è un vostro interlocutore?

No, per ora. È anche difficile sapere se il suo modo di essere, elettoralmente parlando, paghi o no. Certo, ricorda il primo Prodi, quello molto imbranato. Resta il grande mistero delle scelte dell’elettorato italiano. Calvino parlava della «bonaccia del PCI». Ecco, Bersani è erede di questa tradizione: non fa nulla però magari guadagna tre punti.

Come giudica questa entente cordiale tra PD e UDC?

Noi che abbiamo aderito al manifesto di Alba veniamo dalla sinistra. Ma proviamo a guardare oltre, e a parlare con centinaia di migliaia di persone, soprattutto quelle che hanno abbracciato il Movimento 5 Stelle. Con loro abbiamo in comune la critica del vecchio sistema partitico e la fede nell’importanza del governo locale. L’ideale sarebbe trovare una grande alleanza sociale fra la parte più battagliera della classe operaia, i ceti medi urbani che sono stati conquistati alla difesa della Costituzione, e con i precari, un bacino ancora inespresso ma dalle enorme potenzialità. Questo puzzle sociale di tre elementi diversi potrebbe essere la nostra base elettorale. Una grande «ALBA» per l’Italia.

Voi criticate il PD, soprattutto. Ma qui con voi discutono anche i militanti di SEL, Ferrero del PRC è venuto a Parma, e il portavoce della Federazione della Sinistra era ai tavoli.

Sarebbero felici di mangiarci a pranzo la domenica. Ma una cosa è chiara a tutti: la vicenda della sinistra arcobaleno è stata brutta e verticistica, il contrario di tutte le nostre idee sulla democrazia partecipata. Noi non ripeteremo mai quella esperienza.

I partiti però vi guardano con sufficienza. Vi giudicano effimeri, movimenti carsici, dai girotondi ad oggi. Perché ALBA dovrebbe essere diversa?

Non possiamo fornire alcuna garanzia. Non offriamo carriere, i nostri individui sono liberi, fanno una scelta di impegno disinteressato. Ma il dato è esattamente contrario a quello che pensano i partiti: negli ultimi vent’anni la società civile e democratica è molto cresciuta. È vero, siamo un fiume carsico, ma la piena è sempre più forte. L’associazione Libera, del resto, o Libertà e Giustizia sono organizzazioni notevoli, durature, solide. La società civile ha molte deficiencies, potremmo chiamarle inadeguatezze. Ma non può essere accusata di aver portato il paese sull’orlo dell’abisso. Quello che manca oggi è proprio un soggetto politico che condivida con la società civile un linguaggio democratico di proposte radicali. È la nostra scommessa.

Formigoni indagato si difende con "l'eccellenza della Lombardia"







Vendola indagato si difende con "l’eccellenza della Puglia”







mercoledì 25 luglio 2012

«Pensiero unico... e la gente non reagisce». Intervista a Luciano Gallino


Vindice Lecis, Il Tirreno, 24 luglio 2012




   ROMA. «Sono riusciti a far credere a milioni di persone che la situazione è talmente grave che bisogna stare zitti. Il capolavoro è stato convincere che il primo problema sia la spesa pubblica e non, ad esempio, l’immenso drenaggio di risorse pubbliche andate alle banche».

Luciano Gallino, saggista, sociologo del lavoro e studioso dell’economia italiana, non vuole cantare nel coro di quello che chiama «il pensiero neo liberale» egemone in Italia e in Europa. È uno dei motivi della mancanza di una reazione di massa ai tagli alla spesa e alla mancanza di lavoro?

«In Italia in otto giorni hanno fatto una riforma delle pensioni che i dati Inps non giustificavano. Hanno dato il via libera a un patto fiscale con Bruxelles giudicato indispensabile ma senza un minimo di analisi sui rischi. Hanno riformato il mercato del lavoro con provvedimenti pasticciati. La visione neo liberale è che non ci sono alternative a tagli e riduzione del settore pubblico».

La gente non protesta…

«Quando queste scelte sono approvate dalla quasi totalità del Parlamento significa dire al Paese che non ci sono altre strade. Per questo diventa quasi impossibile trovare soluzioni nell’opinione della gente. Che si arrabbia ma non incide. Quando un partito che dovrebbe essere di centro sinistra come il PD fa passare tutto questo, rende chiara la difficoltà a costruire contrasti e reazioni. I movimenti, pur nella loro autonomia, se non trovano delle sponde fanno poca strada».

Ci sono responsabilità della sinistra?

«Il PD ha fatto proprie le ricette neo liberali. La sinistra si divide e non incide. Il risultato è una gigantesca egemonia del pensiero neo liberale e delle loro ricette sbagliate come non si era mai vista. Un pensiero unico dominante che riesce a convincere i cittadini che non ci sono alternative».

Alcune riforme sembravano però necessarie.

«Quella del lavoro è poca cosa, un pasticcio, e non ha minimamente intaccato la questione vera della precarietà. Pensiamo al patto fiscale: non si è ben capito che rappresenterà un enorme onere per un ventennio con quel rientro mostruoso di debito pubblico che il nostro e altri Paesi non possono reggere in alcun modo. Con l’urgenza, lo stato di necessità, lo spread e altro si approva tutto».

Da decenni in Italia si vogliono diminuire i confini dello Stato.
«Nessuno ha però analizzato, come è stato fatto negli Usa e in Gran Bretagna, che la diminuzione di occupati nel pubblico provoca e causa la diminuzione dell’occupazione del settore privato. Lungi dall’essere condizione favorevole è invece il contrario. Intanto aumenta la disoccupazione, cresce il precariato con leggi sbagliate che hanno prodotto il peggio del peggio. E a Mirafiori, ad esempio, si rischia un blocco sino alla fine del 2013».

Le ricette da adottare?

«Lo Stato deve continuare a investire e intervenire. A partire dall’istruzione e dalla formazione come sta facendo Hollande. E, a somiglianza dell’amministrazione Obama, con un piano di piccoli lavori pubblici per garantire l’occupazione. Questa egemonia neo liberale sta uccidendo il Paese».


Quando la Costituzione batte la finanza, la democrazia respira







 La Corte Costituzionale si pronuncia contro l’obbligo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali difendendo il risultato dei referendum.

Questa è una vittoria politica, non solo giuridica, frutto di un’iniziativa POLITICA di un gruppo di giuristi e sottoscritta da migliaia di italiani nell’agosto 2011, in diretta continuità con la vittoria referendaria.

Questa notizia è passata sottotraccia nella maggior parte dei media, quindi sta a noi, ad ALBA, spiegare ciò che è successo e cosa significa.




martedì 24 luglio 2012

Legge elettorale, un piano contro il Movimento 5 Stelle?



Enzo Di Frenna

Da Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2012





   La notizia merita di correre veloce nella Rete. Un tam tam assordante, che travalica i social network e arriva nelle case degli italiani, attraverso fotocopie, volantini, allegando come prova l’articolo di Italia Oggi – giornale nelle simpatie del Pdl – a firma di Cesare Maffi, un giornalista che sembra essere ben informato anche dei fatti che accadono nelle segrete stanze dell’Udc e della Lega. Senza pudore, con vergognosa sfacciataggine, la casta politica svela a un giornalista un piano segreto che in realtà conoscono anche le formiche di casa mia: azzoppare il Movimento 5 Stelle con una nuova legge elettorale, più maiala del Porcellum. Insomma, impedire ai cittadini di entrare in Parlamento. Scrive il giornalista: “Il problema primo, per giungere a una revisione del Porcellum, è semplice: occorre trovare una convergenza d’interessi. Per ora, l’unico spasmodico desiderio comune a Pdl, Pd e altri è individuabile nell’azzoppare la rappresentanza parlamentare dei grillini. Nessuno, però, è in grado d’individuare un sistema che possa, se non azzerare, almeno comprimere un movimento accreditato addirittura fra il 15 e il 20 per cento”.
   È una notizia che andrebbe segnalata immediatamente alla magistratura. Se il giornalista Maffi viene convocato dagli inquirenti e rivela chi gli ha riferito questo piano scellerato, abbiamo la prova che “Pdl, Pd & Company” stanno preparando una legge elettorale con finalità private, atte a mantenere i loro privilegi, e non certo per dar voce – democraticamente – alla volontà sovrana del popolo. Escludere una forza politica che vuole un’Italia migliore, è un reato? Napolitano non ha nulla da dire? Il garante della Costituzione che ha approvato un Lodo Alfano incostituzionale, che però dice “non mi sono mai allontanato dai poteri sanciti dalla Costituzione”, questo presidente della Repubblica che non sente il boato dei lettori che fanno esplodere il M5S, ebbene, il nostro anziano difensore della Patria, non ha nulla da dire? Che legge elettorale si auspica? Una nuova truffa ai danni degli elettori italiani?
   Ancora una volta tocca alla Rete denunciare l’ennesima porcata ai danni degli italiani. Secondo voi, cari lettori, esistono i presupposti legali per una denuncia alla magistratura? Intravedete il reato di “attentato ai diritti politici del cittadino” previsto dall’art.294 del Codice Penale, che testualmente recita: “chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”? Vi sono avvocati disponibili a fornire i presupposti normativi per denunciare questa vergogna?
   Condividete il messaggio, quindi. È necessario far sapere cosa tramano coloro che stanno affondando l’Italia. Cioè gli stessi cialtroni che si presenteranno in tv alle prossime elezioni invocando “un Paese migliore” e il “bene degli italiani”. 

lunedì 23 luglio 2012

Il nuovo inceneritore di Desio NON si farà!







     Dopo quattro anni di battaglia, siamo lieti di comunicare che il nuovo inceneritore di Desio NON si farà!
E’ ufficiale. Lo prevede il piano di Bea S.p.A. (la società pubblica che gestisce il vecchio inceneritore e che voleva costruire il nuovo) illustrato mercoledì scorso all'Assemblea dei soci e che sarà approvato a breve.
Il Comitato per l’Alternativa al nuovo inceneritore di Desio accoglie la notizia con immensa gioia e soddisfazione! E’ una grande vittoria dei cittadini, principalmente di Desio, Bovisio Masciago, Varedo e Cesano Maderno, che hanno chiaramente manifestato la loro contrarietà al progetto.
E’ stato un lungo percorso cominciato nell’ormai lontana primavera del 2008, quando i gruppi “Meetup Amici di Beppe Grillo” di Desio, Monza, Carate Brianza e Saronno hanno dato vita al Comitato e cominciato a fare i primi banchetti informativi. All’epoca aveva tutta l’aria di essere una lotta contro i mulini a vento. Il raddoppio del forno era già previsto, messo nero su bianco nel Piano Rifiuti della Provincia di Milano; i bandi per la progettazione dell’opera erano già stati indetti; i politici locali, quasi tutti schierati a favore,  organizzavano assemblee pubbliche con i vertici di Bea per spiegare ai cittadini quanto fosse bello avere un nuovo inceneritore (pardon, termovalorizzatore) in casa.
Noi ci siamo opposti a questo scellerato progetto con le unghie e con i denti. Da allora ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: decine di migliaia di volantini distribuiti, 53 comunicati stampa, migliaia di firme raccolte, 8 incontri pubblici, 2 audizioni in Provincia, decine di banchetti informativi, 691 post e 38.583 visualizzazioni sul nostro blog, l’intervento di 400 cittadini in un consiglio comunale aperto, decine di lettere inviate ai medici di base, la presa di posizione dell’Ordine dei Medici di Monza e Brianza, la campagna “striscione sul balcone” e una quantità incalcolabile di ore di impegno.
La speranza si era accesa quando la nuova amministrazione comunale di Desio si era dichiarata contraria al nuovo forno... e oggi, alla fine, la forza della ragione ha prevalso!
Ringraziamo tutti coloro che ci sono stati vicini, per primo tutti gli esperti che ci hanno aiutato a comprendere il tema rifiuti e sono intervenuti nei nostri incontri pubblici: da Enzo Favoino (Scuola Agragria di Monza) a Carlo Maria Teruzzi (Ordine dei Medici Monza e Brianza) da Marco Caldiroli (Medicina Democratica) a Federico Valerio (Istituto Tumori Genova), da Gianluigi Salvador (WWF Veneto) a Federico Balestreri (Associazione Medici per l’Ambiente), da Paul Connet a Massimo Cerani.
 Il lavoro non è finito: la strada verso la riduzione e il riciclo totale dei rifiuti in Brianza è ancora lunga. Il vecchio inceneritore (che si avvia verso i 40 anni di attività!) è ancora lì a bruciare. Continuano a rattopparlo e a cambiare i pezzi per tenerlo in vita il più a lungo possibile. Basta con questo accanimento terapeutico! E’ ora di mandarlo definitivamente in pensione e riconvertire il sito al trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati residui.
 Ed è ora che le amministrazioni pubbliche si impegnino seriamente nella riduzione alla fonte dei rifiuti e nel potenziamento della raccolta differenziata… A Bovisio Masciago e Varedo già oggi la raccolta differenziata si aggira attorno al 70%... a quanto si arriverebbe se le amministrazioni comunali si impegnassero seriamente?
 Ma oggi godiamoci questa enorme vittoria. Il nuovo inceneritore non si farà più. Questo è un punto fermo da cui non si torna indietro!!!


Gianmarco Corbetta

Comitato per l’Alternativa al nuovo inceneritore di Desio http://blog.libero.it/NoIncDesio/