sabato 4 agosto 2012

Alla fine della «narrazione» vendoliana oltre al delirio di parole il ritorno al vecchio centrosinistra con gli eredi della peggior democrazia cristiana





Ragionavamo sere fa tra compagne/i sulla pervasività del sistema politico e sulla facile «cattura» da parte delle istituzioni di coloro che, arrivati in parlamento attraverso il voto di migliaia di cittadini schifati delle stesse istituzioni e di questa parvenza di parlamento, sono ora parte organica di quel potere che ha ridotto il paese a una costante mancanza di democrazia reale. E ancora non avevamo certo bisogno del «Polo della speranza» lanciato da Vendola e aperto all'amico del mafioso Cuffaro Pier Ferdinando Casini, nonché genero di Caltagirone, degno erede di Andreotti e grande sostenitore del family day. Mi colpisce che alla fine della «narrazione» vendoliana oltre al delirio di parole del governatore della Puglia il risultato sia il ritomo al vecchio centrosinistra con gli eredi della peggior democrazia cristiana. Nulla di nuovo propongono questi governanti senza fantasia e senza coraggio. Che sappiano che non avranno più il nostro voto, che il sogno vendoliano è miseramente finito tra Don Verzè e Casini, la lezione magistrale di Bertinotti ha fatto scuola e gli alunni si sono adeguati al maestro nell'occupazione di pezzi di potere più personale che politico. Il palazzo inquina le teste e i cuori di chi ci entra, lo sapevamo da tempo ma mai come in questi ultimi decenni si è registrata una presenza completamente inoffensiva da parte di coloro che hanno preferito cambiare orizzonti e obiettivi e non rispettare il desiderio di cambiamento che ha attraversato l'Italia da Genova in poi. Mi pubblicherà il manifesto filo-vendoliano negli ultimi tempi? Non c'è fine al rimpianto di compagni come Pintor.

[Lettera di una lettrice, il manifesto, 4 agosto 2012] 

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