giovedì 21 febbraio 2013
Forze elementari
[…]
Come non esiste uno Stato politico,
come non esiste più coesione morale e disciplinare negli organismi e tra gli
individui che costituiscono la macchina statale, così non esiste una coesione e
una disciplina neppure nell’«organizzazione» fascista, nello Stato ufficioso
che dispone a suo buon piacere oggi
della vita e dei beni della nazione italiana. È divenuto ormai evidente che il
fascismo non può essere che parzialmente assunto come fenomeno di classe, come
movimento di forze politiche consapevoli di un fine reale: esso ha dilagato, ha
rotto ogni possibile quadro organizzativo, è superiore alle volontà e ai
propositi di ogni Comitato centrale o regionale, è divenuto uno scatenamento di
forze elementari irrefrenabili nel sistema borghese di governo economico e
politico: il fascismo è il nome della profonda decomposizione della società
italiana, che non poteva non accompagnarsi alla profonda decomposizione dello
Stato e oggi può essere spiegato solo con riferimento al basso livello di
civiltà che la nazione italiana aveva
potuto raggiungere in questi sessanta anni di amministrazione unitaria.
Il fascismo si è presentato come l’antipartito,
ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo, con la sua promessa d’impunità,
a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche
vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odî, dei
desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato
con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano,
non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza
in uno Stato bene ordinato e bene amministrato.
[…]
La crudeltà e l’assenza di simpatia sono due caratteri peculiari
del popolo italiano, che passa dal sentimentalismo fanciullesco alla ferocia
più brutale e sanguinaria, dall’ira passionale alla fredda contemplazione del
male altrui. Su questo terreno semibarbarico, che lo Stato ancora gracile e
incerto nelle sue articolazioni più vitali a stento riusciva lentamente a
dissodare, pullulano oggi, dopo la decomposizione dello Stato, tutti i miasmi.
[…]
Antonio Gramsci, Forze
elementari, «L’Ordine Nuovo», 26 aprile 1921, in Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo
1921-1922, Einaudi, Torino, 1966, pp. 150-51.
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