martedì 7 aprile 2015

Anche il P.I.I. di Via Belluno è stato annullato. E il Comune deve restituire 468.000 euro





Anche il Programma Integrato di Intervento di Via Belluno, approvato alla fine dell’ormai lontano 2007 (giunta Romeo, assessore all’urbanistica Mestrone), deve essere considerato annullato.

Contro questo P.I.I. alcuni cittadini avevano presentato, anche in questo caso per mio impulso, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, con il quale chiedevano l’annullamento per illegittimità della delibera del Consiglio Comunale n. 85 del 20 dicembre 2007 - delibera con la quale il P.I.I. in questione era stato approvato in variante al PRG valido allora. Il Consiglio di Stato, già il 23/10/2013 (!), alla fine dell’esame di questo ricorso ha verbalizzato “il parere che il ricorso straordinario debba essere accolto”. A questo parere dovrà conformarsi obbligatoriamente il decreto del Presidente della Repubblica che renderà nulla a tutti gli effetti la delibera del Consiglio Comunale. 

Il parere, rimasto finora praticamente segreto, è stato da me reperito nel sito web del Consiglio di Stato. Ignoro se il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del quale è stato titolare dal 28 aprile 2013 al 20 marzo 2015 il deputato ciellino Maurizio Lupi, lo abbia mai trasmesso al Presidente della Repubblica, allegato alla richiesta di emettere il decreto di accoglimento del ricorso straordinario. In ogni modo, di questo decreto non vi è traccia nella Gazzetta Ufficiale. 

Sembrerebbe che né il fantasioso e creativo (ora ex) assessore Pellegata, né lo scafatissimo suo successore, l’architetto Ferrante (del periodo in cui la delega all'urbanistica se l'è tenuta il sindaco, non mette conto parlare), né l'ultra ferrata segretaria comunale, né la responsabile dell'Ufficio legale e contratti, né l'architetto Galbiati (che aveva firmato la convenzione attuativa del P.I.I.), né la dottissima architetta Taglietti (responsabile del settore tecnico del Comune), che nel preparare il PGT avrebbero dovuto seguire con particolare attenzione le varie istanze di annullamento di piani edilizi già approvati, e che erano ancora pendenti presso il Consiglio di Stato - sembrerebbe che nessuno di costoro abbia mai avuto contezza (che avrebbero potuto acquisire tramite gli avvocati lautamente pagati dal Comune) dell’esistenza di questo parere. E sembrerebbe, anche, che nessuno si sia mai interrogato sulla ragione della strana istanza, presentata dalla ditta che formalmente ha proposto il P.I.I., ma dietro la quale si nascondono ben noti immobiliaristi di Limbiate non proprio avversi al PD. Con questa istanza (numerata 210/1, è stata presentata il 26-2-2010, quando la destinazione residenziale e commerciale dell'area del P.I.I. era pienamente vigente nonostante il ricorso), si chiedeva la “modifica [della] destinazione da agricola a residenziale di espansione”. Strano...

Fatto sta che la giunta di centro-destra-sinistra di Limbiate ha indicato l’area in questione (di 22.796 metri quadrati, sulla quale era previsto di gettare 21.093 metri cubi di cemento per 70 appartamenti, più 2.241 metri cubi per attrezzature commerciali) in tutte le versioni preparatorie dell’orrendo PGT, nonché in quella recentemente approvata definitivamente, sempre come “pianificazione vigente”. Invece, la destinazione agricola era stata ripristinata, nei fatti, dal parere del Consiglio di Stato, che inevitabilmente sarà rispecchiato dal decreto del Presidente della Repubblica. E obbligatoriamente la  destinazione agricola ripristinata dovrà essere registrata nella prossima variante del PGT (che per il resto non è affatto migliorativa). 

Per ulteriore conseguenza, il Comune dovrà restituire quasi 468.000 euro, a suo tempo incassati come monetizzazione degli standard urbanistici, peraltro calcolati per meno della metà del reale valore di mercato, in violazione dell’art. 46 della legge regionale n. 12 del 2005.
 

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