Dopo essere stato promotore, già in tenera età, della prima grande colata di cemento su Limbiate (il mostro della ex Piazza della Repubblica); dopo aver allegramente contribuito alla politica del piccolo conducator Fortunati, che ha preparato e iniziato la distruzione dell’ambiente naturale, culturale, civile, politico e sociale di Limbiate, ora costui patisce la frustrazione di tutti quelli che sono stati costretti al fallimento da una concorrenza ben più agguerrita.
(Qualche tempo fa il poveretto, come spiegazione delle sue malefatte mi ha dato per iscritto la desolante giustificazione che, allora, aveva accettato il ruolo di burattino-capogruppo del PDS perché era un “ragazzo curioso”! Come reagire a tanta invereconda impudenza? Arrossargli le posterga? Prevalse invece la pietà, e in quell’occasione nemmeno gli risposi).
Come tutti i falliti, il cementificatore costretto all’inattività Campisi è consumato dal rancore verso chi lo ha costretto al fallimento e roso dall’invidia per i loro successi. Come tutti i falliti, egli vorrebbe continuare la sua attività, e smania dalla voglia di dimostrare che se fallì la colpa fu solo del destino cinico e baro, che lui sarebbe più figo dei concorrenti che, come avviene nel mondo degli affari, lo hanno fatto fuori senza tanti complimenti insieme al suo rozzo mentore. L’ansiosa ricerca di modi per rassicurare il pubblico dei potenziali acquirenti non gli dà pace. Se solo gli si desse un’opportunità, egli questa volta non li deluderebbe… e, come capita regolarmente a simili sciagurati, la smania e l’ansia, unite alla frustrazione, lo spingono fino alla perdita di ogni decoro.
Dopo, il nostro passa alla recita della parte del Catone limbiatese che scambia il Garbogera per le Terme romane. Ma che cosa censura? La contraddizione dei termini “restaurare” e “conservare” con “ristrutturare”, che già denoterebbe il carattere speculativo del “piano di recupero d’iniziativa privata”? L’operazione che accentuerà il carattere di corpo separato di una villa edificata nei secoli passati con il sudore dei contadini di Limbiate, che così continuerà ad essere estranea al tessuto urbanistico già tanto sconnesso di Limbiate? Oppure il fatto che un’altra enorme ondata di traffico si abbatterà permanentemente su strade strettissime e su una zona di Limbiate che già si trova sotto una cappa mefitica di scarichi di automobili? Ma no, via! Cosa diavolo andate a pensare? Queste sono ambasce da comuni mortali.
Il tronfio giovanotto, con la solita insopportabile demagogia che gli è consustanziale, si preoccupa invece della fama di delinquente dello speculatore, il ciarlatano (così a suo tempo lo definì Cesare Musatti) e pseudo-psicoanalista di origini calabresi Armando Verdiglione [1], e dei prezzi che dovranno pagare i ricchi che dormiranno e pranzeranno nella struttura alberghiera che sarà ospitata nella villa. Come se un capitalista con la fedina penale immacolata rendesse più accettabile la natura del “piano di recupero” (alla rendita immobiliare!); come se prezzi più contenuti integrassero finalmente nella vita urbana (quella dei cittadini comuni) una struttura che per secoli è stata una specie di “Città proibita”!
Gli si deve riconoscere, però, che la rivendicazione della paternità della variante al PRG la fa a giusto titolo. Se continueremo a guardare solo da lontano (dal cancello di Piazzetta delle Mimose) la facciata della Villa Medolago restaurata nelle “sue sembianze originarie”, dobbiamo ringraziare, fra gli altri, anche costui, che per analogia con certi animali da soma che rischiano l’estinzione, se qualcosa stuzzica la sua vanagloria, si eccita ed esibisce tranquillamente le sue vergogne (e che in fatto di cultura urbanistica non va oltre “il rispetto delle sembianze originarie”). Prima dell’avvento, grazie ad una lista di non limbiatesi che prese un numero di voti inferiore di due terzi al numero minimo delle firme (tutte fornite da altri partiti) necessarie per la sua presentazione, e grazie ad accordi fatti con tutti i diavoli, compresi inverecondi ex-assessori “allo sporto”, poi in vario modo lautamente ricompensati, anche e soprattutto con molti cambi di destinazione di aree prima riservate ad usi pubblici – prima dell’avvento di personaggi con la statura e la preclara intelligenza politica dei vari Fortunati, Caturelli, De Leo (costui esordì proclamando: “l’attività del Comune sarà guidata dal principio della ‘customer satisfaction’!” [soddisfazione del cliente]) e del loro allievo sciocco Campisi, la villa era destinata ad usi pubblici e il suo parco a verde. Chi votò il cambio della destinazione d’uso fu appunto la giunta della quale il vanesio ora frustrato era il docile burattino.
La conservazione del vincolo avrebbe invece portato, prima o poi, all’acquisizione della villa al patrimonio pubblico, che amministratori meno cialtroni e peracottari dei sunnominati avrebbero realizzato facilmente (e che ciò fosse possibile lo dimostrerebbero, per esempio, le varie vicissitudini della proprietà) grazie alla valanga di milioni di euro (di oneri di urbanizzazione e di monetizzazioni di aree standard) che sono stati riversati su Limbiate con le grandi operazioni edilizie avviate proprio dalla giunta Fortunati, e che invece già allora cominciarono ad essere sperperati in operazioni di pacchiano restyling urbano.
Pochi giorni fa il nostro stenterello, nel tentativo di sminuire e squalificare il lavoro di chi, come me, fra altre battaglie politiche ne combatte alcune (vere, non finte) anche per far rispettare le leggi urbanistiche e penali, ha scritto una serie di bestemmie politiche e di manifestazioni d’ignoranza di cosa è la democrazia (che egli confonde con gli interessi di chi manovra le macchine-partito, compresa quella a pedali che lui “guida” a Limbiate – ma spero di trovare il tempo di ritornarvi), oltre ad alcuni borborigmi che ha denominato “visione complessiva e coordinata del territorio”, “programmazione demografica e dei servizi”, “prospettiva generale con lo strumento del PGT” (versione attuale del PRG) [v. Il mercato delle vacche]. Chi cercasse esempi di reali comportamenti politici mistificati con fumogene frasi nobilitanti (per l'appunto: la cementificazione di Piazza della Repubblica e la destinazione ad usi privati della Villa Medolago, fra i primi; e la “visione complessiva e coordinata del territorio”, la “programmazione demografica e dei servizi”, la “prospettiva generale con lo strumento del PGT”, fra le seconde), ne troverebbe a bizzeffe, costantemente squadernati, nei comportamenti politici e nelle parole di questo pallone gonfiato – e potrebbe così risparmiarsi la fatica d’imparare sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel la differenza tra “parvenza fenomenica” ed “essenza” e sulle opere di Marx il significato di termini come “essere sociale” e “ideologia come falsa coscienza”.
Note
[1] L’inflazione di personaggi di origini calabresi più o meno dirette (Romeo, Bova, Campisi... ora anche Verdiglione!) che a Limbiate deturpano in vari modi l’immagine della regione nella quale sono nato ha ormai raggiunto livelli intollerabili. Lancio la proposta di fondare al più presto il “Circolo degli altri calabresi”, per fare qualcosa per dimostrare che non tutti i calabresi-limbiatesi o i loro discendenti sono come i nominati, ma ne esistono anche altri (e sono la grandissima maggioranza) che praticano una diversa antropologia.
[Ascolta e vedi Giovanna Marini in Io vorrei ...]
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