domenica 5 ottobre 2008

[Un esempio per Limbiate] Il Gabibbo e le Torri d'Albenga: per il giudice nessuna diffamazione

Giovanni Ciolina

[Da «Il Secolo XIX» (Genova), 3 ottobre 2008]


"L'esercizio di critica può usare espressioni anche lesive della reputazione altrui, purché siano sempre collegate a manifestare dissenso ragionato dall'opinione presa di mira e non comporti lesioni gratuite". Su questo punto si basa il giudice Alberto Princiotta del tribunale di Albenga per motivare la sentenza con cui ha respinto la richiesta danni (200 mila euro, oltre a 50 mila euro per danno esistenziale) della Progetto Ponente srl, la società composta dall'Arte e dall'imprenditore Nucera, nei confronti di Antonio Ricci e di Mediaset per un servizio andato in onda il 25 aprile 2007 nel corso della trasmissione Striscia la notizia. Un castello difensivo seguito anche dal collegio difensivo di Antonio Ricci (i legali milanesi Salvatore Pino e Bartolo Antoniolli, oltre l'alassino Alberto Sambi).

In parole povere il giudice non ha ritenuto che i metodi e i commenti "talvolta in forme esuberanti" del Gabibbo e della trasmissione satirica di Canale 5 abbiano leso la reputazione dei soci della Progetto Ponente che nell'area dell'ex ospedale Misericordia di Albenga aveva intenzione di realizzare due torri residenziali. La trasmissione di Antonio Ricci aveva addirittura utilizzato un elicottero per evidenziare il presunto impatto ambientale del progetto edilizio sulla città. E nel corso della puntata erano stati inseriti i commenti di Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio, il primo dei quali aveva fatto ricorso ad espressioni colorite per evidenziare il suo pensiero. Metodi che i legali della Progetto Ponente (Massimo Zorzoli Volpi e Francesco Ruffino) avevano considerato eccessivi, sbagliati e diffamatori.

Nella sentenza depositata il 22 settembre il giudice Princiotta ha evidenziato come "la critica di Ricci sia stata argomentata in modo razionale e sulla base di effettivi presupposti di fatto, tanto che la stessa società Ponente riteneva ammissibili giudizi fortemente negativi espressi da Sgarbi e Daverio" e dopo aver respinto il ricorso della Ponente le ha imposto il pagamento delle spese processuali. Con l'avvio della causa, è decaduto anche il progetto edilizio e qualche mese fa la Ponente ha messo all'asta l'ex ospedale.


[Si può vedere il video che avevano tentato d’incriminare cliccando sul seguente indirizzo:



[Vale la pena di riportare l’articolo del "Secolo XIX", sia per la sentenza di cui parla: la non perseguibilità dell’uso di espressioni “colorite” (ma semanticamente azzeccatissime, come spesso è proprio del linguaggio popolare, anche scurrile) all’interno di una critica ragionata; sia per gli altri fatti ai quali fa riferimento: fra questi, il progetto dissennato – ma che sarebbe stato copiosamente fruttifero per gli speculatori e i loro compari - di costruire non due, ma quattro torri residenziali nel centro storico di Albenga (come correttamente diceva il servizio di "Striscia la notizia"). Ma è l’altra notizia che deve essere sottolineata: è bastato che del folle progetto si cominciasse a discutere, oltre che nella società, anche in tribunale, seppure solo in riferimento ad una istanza per presunte lesioni alla reputazione di alcune persone, che il progetto fosse ritirato. Evidentemente conteneva aspetti (violazioni di leggi?) tali da far ritenere ai suoi promotori che non era il caso di cominciare a discuterne, nemmeno "di striscio", di fronte ad un giudice (il quale, come dovrebbe esser noto, appresa una notizia di reato ha l’obbligo di procedere).

Limbiate non è Albenga, ma a Fortunati e a Campisi (Piazza della Repubblica, ma non solo) e a Romeo e al suo ossimorico assessore sempre agghindato come un necroforo (Via Sabotino e Via Belluno, ma non solo), probabilmente fischiano le orecchie. Nei progetti edilizi speculativi è prassi costante, e probabilmente condizione necessaria, la violazione delle leggi, anche penali (altro che “scelte politiche” discrezionali, delle quali straparla l’assessore in ogni senso ossimorico - principalmente perché costui tutto è, tranne che “un politico”, e nemmeno "un politico" di statura locale!). Ma la violazione delle leggi negli atti pubblici è un comportamento aberrante, che deve essere perseguito dai cittadini ai sensi di legge, con azioni pubbliche (e quindi eminentemente democratiche e politiche) nei tribunali, nei quali le violazioni delle leggi non si possono gabellare, come si può fare sui fogli locali compiacenti, farfugliando “io difendo le mie scelte politiche”!

L’ultima notizia (ma anche il resto) dovrebbe valere, se egli avesse una seppur piccola capacità di apprendimento, anche per quel minuscolo ma presuntuosissimo mito locale, somaro in democrazia e connivente con gli speculatori, che risponde al nome di Campisi, il quale di recente ha gesuiticamente blaterato di “funzione esemplare”, a proposito delle azioni contro un paio di P.I.I. presso la magistratura (che lui ha tentato invano di sabotare), ma per sminuirne subito dopo il valore, sia cercando d’inventarsi degli autori di comodo (che a Limbiate nella lotta politica qualcuno promuova una prassi di democrazia diretta e partecipativa – nella quale le rendite di posizione o addirittura nominalistiche non solo contano meno del due di picche, ma addirittura vengono investite da una critica esplicita o implicita da sinistra - è molto peggio, per lui, del fumo negli occhi); sia mistificando che la critica (si fa per dire) sua e del suo partito finto “va ben oltre gli aspetti di conformità giuridica ecc. ”: che sapore di rancido, di stantio, di muffa, hanno queste bolle d’aria in purissimo stile mistificatorio vetero-PCI! [v. Il mercato delle vacche]. Tornerò presto su tutta questa “vecchia merda” ideologica (l’espressione è di Karl Marx). Per il momento basti dire che la critica dei vari Campisi NON “VA BEN OLTRE”, BENSÌ RESTA LARGAMENTE AL DI QUA “degli aspetti di conformità giuridica”. Per la seguente banalissima ragione: CAMPISI & C. NON POSSONO FARE DIVERSAMENTE, POICHÉ SONO AL SERVIZIO DI QUELLI AI QUALI NEL PASSATO RECENTE, GOVERNANDO, HANNO GARANTITO AFFARI LUCROSISSIMI CHE OGGI CONTINUANO A PROTEGGERE DALL’OPPOSIZIONE FINTA, IN CAMBIO DELLA QUALE ALCUNI LORO SODALI SONO, O SARANNO, COMPENSATI CON LAUTE PREBENDE E/O FUTURE COMPARTECIPAZIONI.


È noto che i parenti dell’impiccato non amano che si parli di corda nella sua casa, ed è ben comprensibile che, per le stesse ragioni, non voglia parlarne la persona stessa che teme di essere impiccata, ma è ora di scoperchiare certi sepolcri imbiancati (S.R.)].


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