lunedì 2 novembre 2009

Le menzogne spudorate di un altro magliaro, pro tempore assessore aiazzonico alla pianificazione della distruzione del territorio


L’assessore aiazzonico [1] è riemerso alla luce, ma sempre agghindato come un necroforo, ed ha affidato al peggiore dei giornali-pattumiera locali la diffusione di una serie di menzogne incredibilmente spudorate, seguite da farneticamenti, megalomanie, wishful thinking. Sul “Giornale di Desio” del 27 ottobre questo tristo figuro ha fatto stampare:

1) in otto anni sono stati proposti solo quattro Programmi Integrati d’Intervento.

Prima menzogna spudorata. L’assessore aiazzonico vorrebbe maldestramente incartare i P.I.I. in una bella confezione, oppure indorare una pillola che a lui fra i primi potrebbe andare di traverso (e forse già gli è andata di traverso). Il tentativo di dimostrare che, suvvia, i P.I.I. sono stati pochi potrebbe anche risultare esilarante, ma, appunto, l’assessore aiazzonico mistifica (cioè dice il falso) spudoratamente. I quattro Programmi Integrati d’Intervento sono stati approvati non in otto ma in circa quattro anni. Dopo gli ultimi due approvati alla fine del 2007, non ne sono stati proposti altri semplicemente perché… la fifa ha fatto e continua a fare novanta. È noto che sui Programmi Integrati d’Intervento il sottoscritto ha presentato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti alcuni esposti analitici e abbondantemente documentati che non sono stati archiviati. La quantità e il tipo di guai che ne potrebbero derivare per i molti che hanno congegnato i P.I.I., soprattutto fuori dall’amministrazione comunale, ovviamente sono ben ponderati da costoro.

Gli interessi delle imprese, dei professionisti che lavorano per loro, dei politici di rango superiore a quello paesano (con i quali in realtà si concordano e si programmano trasversalmente certe operazioni) coincidono solo parzialmente con quelli di alcuni spiantati che sono riusciti ad occupare alcune postazioni strategiche del mercato politico-economico locale. Questi, privi non solo del savoir-faire, ma anche dei numeri minimi per aspirare ad una seppur piccola carriera da “politico”, vivono perennemente corrosi dall’ansia di sfruttare per tempo le posizioni che (come sanno bene) occupano solo provvisoriamente. Poter decidere (diciamo così), finché si è in tempo, sulle porzioni possibilmente più grandi delle rendite create dall’amministrazione pubblica, per costoro è una necessità immediatamente vitale. Quegli altri, invece, hanno risorse (di ogni genere) ben più grandi, ed interessi economici e “politici” che pur essendo della medesima natura sono assai più consistenti e tendono necessariamente ad essere duraturi. Inoltre, a differenza dell’assessore aiazzonico, che ogni tanto tenta di assumere le pose e il farfugliare di quello che lui crede che sia il “politico pensante” , quelli sono in grado di “pensare” davvero.

E dunque, visto come si sono messe le cose dopo l’approvazione degli ultimi P.I.I. alla fine del 2007, chi “pensa” ha caldamente “consigliato” (anche all’assessore aiazzonico) di mettere da parte i Programmi Integrati d’Intervento, almeno per il momento. Ve n’erano, infatti, molti altri da lanciare (si chiamassero o no Programmi Integrati d’Intervento: questa, infatti, è solo un’etichetta sotto la quale si fanno passare operazioni di tutt’altra natura). L’assessore aiazzonico era convinto di poterne approvare altri prima delle elezioni amministrative del 2011, ma già agli inizi del 2008 l’aria che tirava per queste operazioni non era propriamente saluberrima. Lui proprio non voleva, ma alla fine qualcuno gliel’ha fatto capire per forza: per il momento, niente fretta e profilo basso. E mettesse da parte, anche, la pretesa di candidarsi ad alcunché.

2) ancora nessun mattone su via Sabotino, dove pende una sospensiva del Consiglio di Stato e sul P.I.I. di via Belluno, dove alla firma della convenzione ha visto seguire un ricorso al Presidente della Repubblica.

Seconda menzogna spudorata. “Su via Sabotino” non “pende” nessuna sospensiva. Il ricorso al T.A.R., fino al momento della sentenza, di per sé non poteva provocare alcuna sospensione. Adesso, nulla e nessuno potrebbe impedire di cominciare i lavori, poiché il Consiglio di Stato ha sospeso l’esecuzione della sentenza (con la quale il T.A.R Lombardia aveva annullato la delibera di approvazione del P.I.I.) con la motivazione che dall’esecuzione della sentenza (= impossibilità di cominciare i lavori) potrebbe “derivare un danno grave e irreparabile” per il Comune e per l’operatore privato. Dunque, questi potrebbe cominciare a costruire. Certo, ci sarebbe qualche rischio… che evidentemente nessuno vuole correre, almeno per il momento, tanto più che nella “Convenzione” firmata il 10 giugno 2008 i termini per iniziare i lavori sono stati stabiliti nel modo seguente (art. 13, comma 1):

“Gli interventi previsti dal programma e dalla presente convenzione dovranno avere inizio entro un anno dal rilascio del primo permesso di costruire, denuncia di inizio di attività ovvero altro idoneo titolo abilitativo, che dovrà essere richiesto entro sei mesi dalla data odierna …” (qui, come negli altri passi riportati, i corsivi sono miei; ndr).

Quindi, il termine per l’inizio dei lavori (anche per le opere pubbliche) sarebbe il 10 dicembre 2009. E si comincia già a vedere che è una menzogna anche quello che l'assessore aiazzonico vorrebbe sostenere più avanti, e cioè che i ricorsi e gli esposti, impedendo l’inizio dei lavori, avrebbero provocato un danno al Comune!

Per quanto riguarda il P.I.I. di via Belluno, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato quasi un anno prima della firma della “Convenzione”, non ha alcun effetto sospensivo. La stipula del contratto è stata tirata per le lunghe (per 15 mesi!) per la paura che il ricorso al T.A.R. contro il P.I.I. di via Sabotino, e soprattutto l’esposto alla Procura della Repubblica (la quale istruisce procedimenti penali), hanno ingenerato sia nell’operatore privato sia nella giunta comunale. Gli uni e gli altri sanno bene, infatti, che gli stessi aspetti illegittimi caraterizzano entrambi i P.I.I., e allora hanno inscenato la seguente pantomima (resa possibile dalla legge): innanzitutto, anche se sarebbe stato obbligatorio firmare la convenzione entro un anno dall’approvazione del P.I.I., vale a dire entro il 20 dicembre 2008, volutamente ciò non è stato fatto. Quindi, formalmente seguendo la legge, ma in realtà seguendo un copione concordato, il sindaco ha “diffidato” l’operatore privato a firmare la convenzione entro i successivi 90 giorni. La pantomima serviva per prendere tempo, infatti la convenzione è stata firmata solo allo scadere del novantesimo giorno, il 20 marzo 2009. In mancanza della firma, il 21 marzo il P.I.I. sarebbe decaduto.

3) “ritardando la partenza di questi due ultimi interventi – ha spiegato l’assessore – abbiamo avuto un danno economico perché non entrando oneri non abbiamo potuto fare le opere pubbliche di cui avrebbe beneficiato la collettività”

Terza, e triplice, menzogna spudorata. Primo: con la convenzione per Via M.te Sabotino è stato stabilito che per gli oneri di urbanizzazione non doveva essere pagato nemmeno un centesimo, poiché sia gli OO.UU. primaria sia gli OO.UU. secondaria sarebbero stati compensati con opere costruite dai privati; per lo stesso motivo, con la convenzione per Via Belluno è stato stabilito che non dovevano essere pagati gli OO.UU. primaria. (Le opere da costruire come compensazione, in realtà, come dimostrano i progetti allegati ai P.I.I., sono quasi esclusivamente lavori di pacchiano restyling di opere già esistenti e in ottimo stato).

Secondo: con la firma delle convenzioni il Comune ha incassato totalmente quanto era previsto che incassasse. Per Via M.te Sabotino il Comune ha incassato le cifre seguenti (art. 18 della convenzione):

- cessione area e diritti volumetrici: € 384.839,10;
- monetizzazione aree per urbanizzazione secondaria: € 15.808,00;
- monetizzazione standard di qualità: € 467.961,75.
Totale incassato per Via M.te Sabotino: € 868.608,85.

Per Via Belluno il Comune ha incassato la cifra seguente (art. 9 della convenzione):

- monetizzazione aree standard: € 467.955,60.

Somma degli incassi per i due P.I.I.: 868.608,85 + 467.955,60= 1.336.564,45 €.

Nessun “danno” economico, quindi, è stato provocato dalla “ritardata partenza” dei P.I.I. approvati alla fine del 2007.

Dove sono finite le somme incassate?

Terzo: con la convenzione per il P.I.I. di Via Belluno (firmata il 20 marzo 2009, cioè, torno a sottolineare, quasi un anno dopo la presentazione del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica) l’operatore privato ha contratto con il Comune, fra gli altri, i seguenti obblighi:

1) “gli interventi relativi agli edifici privati previsti dal programma e dalla presente convenzione dovranno avere inizio entro un anno dal permesso di costruire, o altro idoneo titolo abilitativo, che dovrà essere richiesto entro 6 mesi dalla data della stipula del presente atto”;

2) “il rilascio del permesso di costruire o di altro titolo abilitativo per le opere pubbliche… dovrà essere contestuale al rilascio di permessi di costruire, o di altri idonei titoli abilitativi, relativi agli interventi privati previsti dal Programma”;

3) “segnatamente le opere di urbanizzazione primaria e secondaria dovranno essere eseguite come segue:

a) l’inizio dei lavori delle opere a standard qualitativo… deve avvenire entro sessanta giorni dalla stipula della presente convenzione;

b) le opere relative alla riqualificazione della Via Belluno come da progetto allegato agli atti del P.I.I., completo di tutti i servizi ed il collegamento fra l’area ad ambito del P.I.I. e la Via Jenner, devono iniziare entro 60 giorni dalla stipula della presente convenzione”.
[2]

Dalla combinazione del punto 3 con il punto 2, risulta che per poter iniziare i lavori delle opere pubbliche i permessi dovevano essere chiesti (con quelli per gli edifici privati) entro il 19 maggio 2009. Ora, nonostante per Via Belluno non vi sia mai stato alcun ostacolo all’inizio dei lavori, siamo già nel mese di novembre e non solo questi lavori non sono stati cominciati, ma nemmeno si ha notizia della richiesta dei permessi di costruire. (Sul testo della convenzione avrebbe lungamente lavorato un rubizzo geometra che gode della fama, che egli stesso alimenta, di tecnico che “le cose le fa per bene”, addirittura "alzando la voce" anche con i “politici”! Costui ha più volte millantato di aver "messo a posto" diverse parti del testo della convenzione, ma la persistenza delle clausole richiamate dimostra che anch’egli è un peracottaro. Se queste clausole fossero rispettate davvero (cosa che il Comune dovrebbe imporre, ma non lo fa), esse potrebbero mettere in seri guai, come vedremo fra poco, sia il Comune sia i costruttori).

È questa palese violazione degli obblighi contrattuali, semmai, che ha creato un danno economico al Comune, poiché le opere che ancora non sono state costruite erano state contrattate come compensazione degli oneri di urbanizzazione non versati e come contropartita a favore dell’ente pubblico per l’approvazione del P.I.I. L’assessore aiazzonico e il suo socio Tecoppa sub-aspromontano ovviamente omettono di diffidare la ditta (ufficialmente) responsabile a rispettare il contratto. Perché?

L’assessore aiazzonico e il sindaco nel consiglio comunale si sono profusi in assicurazioni sulla validità dei P.I.I., che sarebbe stata assicurata da una fase di progettazione durata, come hanno infinocchiato, ben due anni, e certificata (con la bellezza di 9 righe!) da un nucleo di valutazione composto da due tecnici esperti e da un valente avvocato. Delle due, una: o i P.I.I. sono inappuntabili, e allora ben si potrebbero cominciare i lavori; oppure, poiché ben si conoscono gli aspetti illegittimi dei P.I.I. e se ne temono le conseguenze non solo amministrative, ma anche penali... la fifa fa novanta. Ecco perché i due non faranno mai alcunché per far rispettare i contratti e, con essi, l’interesse della collettività che l'assessore aiazzonico richiama pretestuosamente: se i P.I.I. dovessero essere annullati dal Consiglio di Stato o dal Presidente della Repubblica dopo la costruzione delle opere pubbliche (ed entrambe le decisioni sarebbero inappellabili) l’operatore privato potrebbe chiedere i danni al Comune. E coloro che dovrebbero rispondere personalmente dei danni causati predisponendo e facendo approvare un P.I.I. illegittimo, sarebbero diversi…

Ovviamente l’assessore aiazzonico e il Tecoppa sub-aspromontano si dedicano ad altro. Nella borsa politica del centro-destra le loro azioni ormai sono solo junk bonds. Cosa è possibile fare per tentare di risollevarne il corso? Il sindaco ha la risorsa del teatro, che spera di poter utilizzare per una operazione di ricostruzione del consenso, ma, anche se dopo venticinque anni di discorsi ha imparato ad azzeccare almeno qualche congiuntivo, quello della cultura non è propriamente il suo terreno. E comunque, anche la sua sorte personale è segnata già da tempo. Le risorse dell’assessore aiazzonico invece sono molto più modeste, e può solo pateticamente affidarsi ai servizi di una “giornalista” ignorante e incapace e ad un giornale-pattumiera, sicuro che gli stamperanno, senza batter ciglio e riproducendone fedelmente anche la sconclusionatezza, tutte le sue volgari menzogne. Fra le quali vi è quest’altra:

4) “preciso che nel nostro mandato non abbiamo reso edificabili terreni, ma chi costruisce lo fa attraverso le possibilità offerte dalla precedente giunta di centro sinistra”

Quarta spudorata menzogna. Caratteristica specifica dello strumento chiamato P.I.I. è quella di essere un autentico grimaldello per scardinare qualsiasi regola urbanistica. Infatti con i P.I.I. sono state approvate varianti al Piano Regolatore Generale che hanno reso edificabili aree che prima non lo erano, e fra esse anche aree che erano destinate ad usi pubblici, comprese alcune aree di proprietà pubblica. (Varianti simili sono state approvate anche con l’operazione “alienazione degli immobili patrimoniali”, e senza che gli inetti della finta opposizione aprissero bocca, anzi si sono affrettati a presentare emendamenti alle destinazioni delle cifre che si presume di incassare). Va bene che il centro-sinistra si era già messo alacremente a far diventare edificabile l’ingente quantità di aree che secondo il P.R.G. di allora non lo erano, ma ormai sono passati otto anni dalla sua fine. Il centro-destra ne ha seguito le orme, e quindi come può pretendere, costui, di scaricarsi di ogni responsabilità?

Ma non basta. L’assessore aiazzonico, che sa bene che cosa ha rovinato la sua attuale carriera, ma ovviamente nulla sa del concetto di responsabilità politica, coltiva tuttavia delle ambizioni da teorico, e si mette anche a dare giustificazioni “ragionate” della “modernità” dei P.I.I. Ma di questo in un prossimo articolo

Note

[1] V. http://it.youtube.com/watch?v=M8YZmBFqnIU

[2] Va segnalato che nella convenzione firmata dall’ architetto Enrico Galbiati, per il Comune, e dalla società Immobiliare San Norberto Sei di Negri Vittorio e C. s.a.s., in questo punto è stata omessa inspiegabilmente l’importante clausola approvata dal Consiglio Comunale: “il tutto… dovrà essere in conformità con quanto previsto dal successivo art. 11.3", che così recitava: “il progetto edilizio relativo agli edifici potrà – in fase di esecuzione – introdurre modificazioni delle caratteristiche volumetriche e tipologiche degli edifici senza la necessità di preventiva approvazione di variante al P.I.I. a condizione che non risultino alterate le caratteristiche morfologiche di impostazione del programma, indicate nel planivolumetrico allegato, che non vengano modificate le quantità globali di SLP e che non diminuisca la dotazione di aree (anche equivalenti) a standard” (corsivo mio; ndr), che già non era esattamente quanto stabilito dal richiamato art. 14, comma 12 della L.R 12/2005.: “Non necessita di approvazione di preventiva variante la previsione, in fase di esecuzione, di modificazioni planivolumetriche, a condizione che queste non alterino le caratteristiche tipologiche di impostazione dello strumento attuativo stesso, non incidano sul dimensionamento globale degli insediamenti e non diminuiscano la dotazione di aree per servizi pubblici e di interesse pubblico o generale.” Intanto, come si legge, la legge parla di aree per servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, e non fa alcun riferimento alle aree equivalenti a quelle “a standard”, come nella convenzione approvata dal Consiglio Comunale, ma quali sarebbero queste aree equivalenti? Perché nella frase “il tutto… dovrà essere in conformità con quanto previsto dal successivo art. 11.3” queste ultime parole sono state sostituite con un generico “dalla presente convenzione”?

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