giovedì 4 febbraio 2010

[Il popolo è veramente libero solo quando la burocrazia, trincerata dietro la muraglia della procedura e dei regolamenti, è sbattuta fuori]


Giulio Preti, filosofo e partigiano (1911-1972)


L’epurazione va adagio, troppo adagio, e mentre il popolo si sollazza a tonsurare e insultare ragazzette cretine, i maggiori responsabili (che non sono soltanto gli alti papaveri dell’ex-Repubblica Sociale Italiana) restano, con vari pretesti, ai loro posti, conservano troppi dei loro privilegi di fatto. Lo dirò francamente: si sta rivelando in molti settori responsabili una mentalità reazionaria, o per lo meno conservatrice, troppo conservatrice. La burocrazia italiana si era resa insostituibile creando nelle questioni più semplici un macchinoso apparato procedurale, che rende difficile a chi non è un tecnico la più semplice delle pratiche; eppure, in fin dei conti, tutto si potrebbe risolvere con molto buon senso e un pochino di pratica. Non sarebbe ora di iniziare un nuovo costume, proprio in questi giorni dell’insurrezione popolare? Il popolo non è veramente libero se non quando la burocrazia, trincerata dietro la muraglia inespugnabile della procedura e dei regolamenti, è sbattuta fuori e l’esecuzione della legge si svolge nella maniera il meno complicata possibile.


[Da L’esperienza insegna…, “La Provincia Pavese", anno I, n. 20, venerdì 4 maggio 1945, ora in Giulio Preti, L’esperienza insegna… Scritti civili del 1945 sulla Resistenza, a cura e con saggio introduttivo di Fabio Minazzi, Manni Editori, Lecce 2003, pp. 89-94]

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