mercoledì 12 maggio 2010

La farsa grottesca della supplica allo Stato affinché stanzi i fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate




La farsa grottesca della supplica affinché lo Stato stanzi fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate va avanti ormai da molti mesi, ma nessuno dei recitanti (gli imbroglioni della maggioranza e quelli al suo servizio, insieme ad alcuni consiglieri di minoranza vacui ed inetti, fra i quali Archetti, Terragni e Binacchi) riesce a trovare il coraggio, o almeno a provare un poco di vergogna, per stracciare una “mozione” che viene trascinata da una sessione all’altra del Consiglio Comunale da circa sei mesi, e che ancora è inserita al punto n. 7 della prossima sessione del 18 maggio. Se fosse approvata, con questa supplica (poiché tale è, e non una “mozione”), il Consiglio Comunale chiederebbe allo Stato:

1) “che vengano stanziati i fondi per la copertura statale per le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale”;
2) “che vengano stanziati i fondi per sopperire al taglio dei trasferimenti dell’ICI sui fabbricati ex rurali”;

3) “che vengano considerati i mancati introiti futuri dell’ICI per le abitazioni che verranno realizzate con un adeguato aggiornamento annuale dei trasferimenti”;

4) “che i pagamenti da parte dello Stato siano tempestivi, in modo che i ritardi non si riflettano negativamente sui soggetti che prestano servizi, lavori e forniture ai comuni”.
Qual è l’origine di questa supplica?
La banda di procacciatori d’affari che nove anni fa si è impadronita del Comune, nell’autunno del 2009 si era accorta che, per quanto riguarda il bilancio, si era cacciata in una situazione dalla quale temeva di non poter più uscire (e poi ne è uscita, si illude, con la vendita di alcuni terreni e con alcune manipolazioni del bilancio consuntivo). Quasi l’intera cifra inscritta nel bilancio preventivo come entrate da concessioni edilizie (6.100.000 €) non era stata accertata, vale a dire che, come avviene almeno da dieci anni, quella previsione era stata iscritta ma non aveva alcun fondamento di veridicità, poiché non si era tenuto conto dell’andamento di questo tipo di entrata negli anni precedenti, ma, anzi, era stata enormemente sovrastimata rispetto alle previsioni, e ancor più rispetto agli accertamenti effettivi, degli anni in cui l’edilizia “tirava”. Già alla fine di settembre (verifica degli equilibri di bilancio), e poi alla fine di novembre (assestamento di bilancio), con una profluvie di discorsi confusissimi, si dava ad intendere che sarebbe stato inevitabile un taglio delle spese (ma non si precisava quali, se quelle correnti, oppure quelle per investimenti). Tanto che, soprattutto alla fine di settembre, da questi discorsi, con i quali il ragioniere comunale (e non, si badi bene, l’assessore al bilancio o il sindaco) diceva e non diceva (parlava di un’aggiustatina qui e di un’altra là nelle entrate, ma non diceva niente di preciso, per esempio, a proposito delle spese che era necessario diminuire drasticamente, né si faceva alcun riferimento preciso alla prospettiva ben reale del mancato rispetto del patto di stabilità) – da questi discorsi sembrava (e non solo a me, che semplicemente assistevo alle smandruppatissime discussioni, ma anche ad alcuni consiglieri, di minoranza e di maggioranza) che, con almeno 5.500.000 € di oneri di urbanizzazione previsti ma ormai sicuramente non accertabili, e con un misero 10% effettivamente accertato come entrate dalle vendite degli immobili (previsti più di 17.000.000 €!), il Consiglio comunale dovesse approvare una manovra di ri-equilibrio. Invece, dai documenti ufficiali (verbale e delibera relativa) risulta che il Consiglio comunale ha approvato il contrario:

“sulla base dei dati disponibili, non risultano situazioni tali da far prevedere l’alterazione degli equilibri di bilancio e la necessità dell’adozione di provvedimenti di riequilibrio della gestione di competenza e di quella dei residui”.
Ma forse era una sentenza presa in prestito dalla Sibilla Cumana…, perché, per esempio, ora si scopre che nel bilancio consuntivo che dovrebbe essere approvato fra poco, le entrate derivanti da alienazioni e da riscossioni (più di 28.000.000 €) sono state ridotte a poco meno di 7.600.000 €; le entrate complessive (quasi 59.000.000 €) sono state ridotte di circa 23.000.000 €; le spese per investimenti (quasi 27.700.000 €) sono state ridotte a 7.322.000 € (ma è una cifra assai dubbia, perché comprenderebbe almeno 4.200.000 € derivanti da vendite di terreni fatte in realtà nel 2010). Sono rimaste invariate solo le spese correnti, a dimostrazione che l’omessa manovra di riequilibrio non ha comportato, ovviamente, nessun vero riequilibrio del bilancio, cioè nessun intervento strutturale, non solo sulle entrate correnti (recupero di tributi, per esempio) e sulla spesa corrente (per esempio, risparmi di molte spese per “prestazioni di servizi” vari e per incarichi esterni; ma probabilmente anche molti altri risparmi), ma anche sull’entrata per investimenti (per esempio, recupero di oneri di urbanizzazione e monetizzazioni di aree standard già abusivamente regalati ai palazzinari, e obbligo di versamento per i nuovi interventi edilizi approvati: per esempio, circa 800.000 € per il P.I.I. di Via Belluno; circa 1.200.000 € per il P.L. Euronics, ecc.). Con questi interventi – o con altri che era possibile studiare – si sarebbero ottenute entrate correnti per pagare i debiti di mutui e prestiti da accendere per investimenti che sarebbe stato possibile coprire, per una parte, con le entrate da concessioni edilizie recuperate.

A cosa serviva la proposta di inviare una supplica allo Stato?
Ma riprendiamo il discorso sulla supplica. Se mancano i soldi, la colpa di chi è? Ma dello Stato, naturalmente, poiché dopo l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa non avrebbe stanziato i fondi per compensare i mancati introiti del Comune! Stesso discorso per l’abolizione dell’ICI sui fabbricati rurali e per l’addizionale IRPEF. Questo il lamento di Marcel-Terragni, ancora una volta ingannato (ma felice di farsi ingannare) da Albertine-Cogliati. E già che c’erano, i due hanno ingannato per l’ennesima volta i consiglieri comunali della minoranza (che sono anch’essi felici di farsi ingannare), piangendo all’unisono anche sui ritardi con i quali, in generale, lo Stato verserebbe al Comune i contributi che gli deve versare.

Marcel-Terragni, tuttavia, che nemmeno di fronte ad un plotone d’esecuzione rinuncerebbe ad essere “propositivo”, pensò bene che fosse necessario suscitare un impeto d’orgoglio nei consiglieri comunali tutti: “Questo Consiglio vuole dimostrare di esserci? Vuole, perdinci, dire qualcosa? Convocatemi, vi prego…, no, come presidente della commissione risorse ecc., convoco me stesso per stendere un’accorata ma vibratissima protesta da mandare a chi ci sta riducendo a pane e acqua!”

Bastava guardare le facce sedute al tavolo della giunta per leggervi, nonostante fossero (e siano) di tolla, una buona dose di imbarazzo, perché quelle facce sapevano bene come stavano realmente le cose, mentre il Marcel limbiatese si era spinto ben al di là della mistificazione necessaria in quel momento: attribuire allo Stato la colpa dei guai provocati dalle manipolazioni che la banda del Tecoppa sub-aspromontano compie sul bilancio del Comune. Il loro interesse, in realtà, si limitava alla presentazione della situazione del bilancio in un modo che, addossando allo Stato tutte le colpe di una frana, non più tanto lenta, verso l'insolvenza, nessuno fosse stimolato a chiedersi, per esempio, come era gestito tutto il bilancio, come andavano tutte le entrate e tutte le uscite, e si facesse venire la voglia, non si sa mai, di gettarvi uno sguardo meno superficiale. Giunti a quel punto, però, non potevano che stare al gioco.

Come stavano (e stanno) realmente le cose?

In un articolo pubblicato in questo blog [v. La madeleine della menzogna del 3 dicembre 2009], con il richiamo alle cifre e alle date dei versamenti che si trovano nel sito web del Ministero dell’Interno, ho dimostrato, tra l’altro, che alla fine di novembre del 2009 lo Stato aveva già:

1) abbondantemente coperto le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI residua sull’abitazione principale (poiché nei fatti era già stata abolita dal centro-sinistra per almeno il 40% delle abitazioni principali);

2) versato un consistente acconto per compensare l’abolizione dell’ICI sui fabbricati ex rurali;

3) tempestivamente aggiornato (e versato) le cifre dei trasferimenti per compensare l’abolizione della residua ICI sull’abitazione principale;

4) pagato con sufficiente tempestività le altre “spettanze” attribuite al Comune di Limbiate,

Per quanto riguarda il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa, le cifre e le date dei versamenti reperibili nel sito del Ministero dell’Interno (http://finanzalocale.interno.it/sitophp/Home_FinPag.php?Titolo=Pagamenti) erano le seguenti:

07-07-2008: 549.500,00;
12-12-2008: 398.123,31;
13-12-2008: 93.720,99;
Totale: 1.041.344,30

Quindi, più di sei mesi prima della scadenza del saldo del 2008 (fine giugno 2009, se l’ICI non fosse stata abolita), lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, aveva già rimborsato il 94,66% degli accertamenti dell’anno prima (1.1oo.000 €), quando l’ICI non era stata ancora abolita.

E proprio mentre veniva messa in piedi la farsa della protesta per i “mancati trasferimenti”, il 7-12-2009 lo Stato versava ancora 101.227,15 € e portava il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa a 1.142.571,45 €.

Ancora, un altro versamento di 93.110,71 €, è stato fatto il 25-03-2010, e quindi il totale dei rimborsi per il 2008 è stato di 1.235.682,16 €, cifra che ha superato del 12,33% quella degli accertamenti del Bilancio consuntivo del 2007, quando l’ICI sull’abitazione principale non era stata ancora abolita.

Dunque: con un rimborso che ha superato del 12,33% l’accertamento del 2007, come si fa a dire che nel 2008 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

Nei giorni scorsi, il 10-05-2010, sono stati stabiliti definitivamente i trasferimenti compensativi spettanti per il 2008 e per il 2009 (v. http://finanzalocale.interno.it/fina/iciPc2009Dati.php). Per l'anno 2008 il rimborso spettante al Comune di Limbiate è di 1.245.092,08 €. Poiché, come abbiamo visto, lo Stato ha già versato 1.235.682,16 €, deve ancora al Comune un saldo di 9.409,92 €, che sarà versato entro poche settimane. Alla fine, quindi, il rimborso per l’anno 2008 dell’ICI sulla prima casa avrà superato del 13,19 % l’accertamento del 2007.


Per l’anno 2009 la situazione non era e non è diversa: nel Bilancio di previsione 2009 del Comune di Limbiate la cifra inscritta per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale era 1.170.000 €. Alla fine di novembre 2009 la “spettanza” (cioè il rimborso che lo Stato aveva destinato al Comune) era quella stabilita con l’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali: 1.073.467,14 €, che sono stati versati entro la fine di novembre 2009:

15 giugno 2009: 549.500,00
27 novembre 2009: 523.967,14
Totale: 1.073.467,14

pari al 91,74% della previsione di bilancio. Si tenga presente che se l’ICI sulla prima casa non fosse stata abolita, il Comune ne incasserebbe il saldo 2009 alla fine del prossimo giugno 2010; lo Stato, invece, quando a questa data mancavano ancora sette mesi, aveva già rimborsato il 91,74% della cifra inscritta nel bilancio previsionale 2009!
Successivamente, il rimborso ai comuni per il 2009 è stato rideterminato, e il Comune di Limbiate il 24 marzo 2010 ha ricevuto un altro versamento di 313.450,00 €.

Dunque, per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale 2009, il Comune di Limbiate ha ricevuto 1.386.917,14 euro (cifra definitiva), cioè più di quanto aveva inscritto nella previsione del bilancio 2009 (1.170.000 euro): esattamente +18,54%.

Ebbene, anche per il 2009 non si può non porre la domanda: con un rimborso (quasi interamente anticipato) che ha superato del 18,54%% la previsione 2009, come si fa a dire che nel 2009 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?

L’angelo sterminatore

Torniamo alla “supplica”. Se già alla fine di novembre del 2009 non aveva alcun fondamento per il rimborso dell’ICI sulla prima abitazione (come non ne aveva per tutti gli altri “trasferimenti”, come vedremo in un successivo articolo), ancor meno ne ha oggi. Tuttavia, ai primi di dicembre del 2009 la supplica è stata comunque stesa e, probabilmente dopo il mio articolo, è stata più volte limata ed infine inviata ai gruppi consiliari. Con la lettera accompagnatoria, però, il droghiere che presiede il Consiglio Comunale e Marcel-Terragni solo apparentemente sollecitavano i gruppi consiliari ad esprimersi, poiché in realtà suggerivano che si facesse in modo da rendere inutile la supplica. In sostanza, né la maggioranza né l’opposizione avevano il coraggio di ammettere, la prima, che aveva architettato l’ennesima mistificazione, e la seconda, che per l’ennesima volta si era fatta uccellare; quindi si suggeriva quasi apertamente che si facessero passare intanto alcuni mesi, fino ad arrivare oltre l’approvazione della Legge Finanziaria, che avrebbe reso “vana” (ma non si spiegava perché) “la manifestazione di volontà in ordine alle difficoltà dei bilanci comunali, oggetto della mozione…, se fosse inviata dopo tale approvazione”.

E, in effetti, la supplica non è mai stata discussa, però è rimasta sempre all’ordine del giorno, da un consiglio all’altro, continuando una farsa grottesca che, nonostante l’ambiente qui sia decisamente paesano, ha diverse somiglianze con uno dei capolavori di Luis Buñuel, L'angelo sterminatore. In quel film un gruppo di borghesi (pars pro toto) piomba, senza accorgersene, in una situazione bloccata, dalla quale, per mancanza di consapevolezza autocritica, non può uscire, e può solo sprofondare sempre più nelle dilacerazioni provocate da rapporti improntati all’ipocrisia e al falso. Trovata poi, casualmente, una via d’uscita (ricostituendo le posizioni iniziali di ognuno) questa si rivela del tutto illusoria, perché non appena il gruppo si ritrova ancora insieme in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, torna ad essere bloccato. Fuori, intanto scoppiano violentissime le contraddizioni sociali, che la polizia reprime brutalmente …

Assai simile è la situazione nella quale si trova il piccolo ceto politico dell’”opposizione” di Limbiate, in questa come in altre vicende. Per la verità, si deve ricordare che l’IDV nel Consiglio Comunale si era unita al pianto degli altri ma, dopo aver letto il mio articolo, ha cambiato posizione e, riprendendo quasi alla lettera parti del mio articolo, ha dichiarato che non avrebbe sottoscritto quel testo. La supplica, però, è ancora lì, fra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale che attendono di essere discussi, mentre ormai ci si accinge a discutere (si fa per dire) il rendiconto consuntivo 2009. Per chi le volesse leggere tenendo a mente, intanto, le smandruppatissime discussioni consiliari dell’autunno scorso, le cifre di questo documento aiuterebbero a capire (seppure molto, ma molto meno direttamente delle cifre del Ministero dell’Interno, consultabili da chiunque) quale funzione hanno svolto in questa ennesima deprimente vicenda, più o meno consapevolmente, i vari Terragni, con i suoi lamenti sui “tagli” dei finanziamenti dello Stato e sui versamenti “sempre più dilazionati”, e Archetti, che avendo fatto sua la missione di recuperare il senso delle cose, non ha usato mezzi termini e ha scritto di “scippo” (v. per esempio, Consiglio, discussione su Teatro e Governo “scippatore”): l’uno e l’altro sono stati dei veri collaborazionisti.

Ma da Terragni e da Archetti non si può pretendere nessuna franchezza autocritica, nemmeno surrettizia. La supplica poteva essere fatta sparire in silenzio, e così Terragni e Archetti avrebbero potuto risparmiarsi e risparmiarci lo spettacolo che sicuramente offriranno quando la supplica sarà discussa: il primo ci darà un ennesimo saggio della recita della responsabile saggezza che continua ad ammannirci da quarant’anni, e il secondo l’ennesima dimostrazione della sua impreparazione a fare il consigliere comunale e di essersi fatto infinocchiare un’altra volta (e di esserne felice), nonostante il suo perenne sbraitare su questioni delle quali, esclusivamente per sua colpa, ignora anche gli elementi basilari. Il fatto è che ai due questa banale decisione proprio è interdetta: al primo perché si balocca ancora con frusti schemi tipici degli anni settanta-ottanta del novecento, dei quali, poiché non ha ancora capito che non è più sindaco, ma sarebbe all’opposizione, ripete anche certi luoghi comuni propagandistici; al secondo perché gli circola nel sangue un tasso troppo alto di quella miscela di presunzione, di boria, di manicheismo e di fanatismo che gli impedisce di formulare il sobrio pensiero che si risparmierebbe un’ennesima magra figura se lasciasse cadere, per parte sua, l’iniziativa della supplica.

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