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sabato 18 gennaio 2014
I bilanci del Comune falsificati da un ex assessore (che il suo stesso partito ha dovuto segare)
“più o meno viene tagliato 1 milione di € all'anno dal bilancio comunale
(negli ultimi 3 anni circa 3 milioni)”

Un’altra bugiarda (e
incompetente, e condannata ad essere incompetente perché abitualmente bugiarda)
che, per tentare di coprire l‘incapacità di fare l’assessore al bilancio, non
ha mancato di servirsi, in diverse occasioni, della frottola dei “ritardi” e
dei “tagli” dei trasferimenti statali è la spocchiosissima vice-sindachessa
Ripamonti. Questa è arrivata fino al punto di firmare con il ragioniere
comunale una relazione, poi inserita in una delibera con la quale, ad una
precisa domanda della Corte dei Conti, che chiedeva se una delibera del
Consiglio Comunale esisteva o no, la Giunta Comunale rispondeva con una dichiarazione falsa, cioè che la
sottoscrizione di una fidejussione a favore dell’imprenditore privato che ha
costruito la piscina era stata autorizzata secondo le modalità prescritte dalla
legge. Costei ha detto il falso,
insieme a tutta la Giunta,
anche a proposito della modifica del regolamento comunale sull’addizionale
all’IRPEF, imposta dal Ministero delle Finanze che, seppure in ritardo, ha
rilevato e contestato l’illegittimità
dell’esenzione dall’addizionale comunale
per le famiglie con quattro figli
ed un reddito fino a 60.000 euro.
Dunque: con tali precedenti, un ammalato
acuto e cronico di verborragia come l’assessore all’urbanistica che c’era
prima poteva esimersi dal rilanciare la frottola, per
giustificare l’incapacità sua e del centrosinistra di far funzionare i servizi
del Comune in un modo che restituisca alle classi sociali più deboli almeno un
po’ di giustizia sociale? Evidentemente no, ed eccolo venirsene fuori con la
frase riportata all’inizio in corsivo.
Lo Stato non ha tagliato, negli ultimi tre, un milione all’anno.
Consideriamo le cifre (reperibili sul sito del Ministero dell’Interno: http://finanzalocale.interno.it/apps/floc.php/in/cod/4)
dei Titoli I (Entrate Tributarie) e II (Entrate derivanti da contributi e
trasferimenti correnti) dei Conti consuntivi del Comune (solo per il 2013 le
cifre riportate sono quelle del Bilancio previsionale, poiché il Consuntivo non
è ancora disponibile). È necessario considerare queste due voci perché sono
quelle che evidenziano il rapporto fra i trasferimenti dallo Stato (e da altri
enti pubblici) e le entrate tributarie
proprie del Comune, che negli ultimi anni, con la riforma del cosiddetto
federalismo fiscale, è sì notevolmente cambiato, ma il cambiamento non si è
risolto in una diminuzione di entrate. Inoltre, vale la pena di prendere come primo
termine di raffronto le cifre del 2007 perché nel 2008 il governo Berlusconi
portò a compimento l’abolizione dell’ICI sulla prima casa già avviata dal
precedente governo di Prodi.
2007
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.945.288,00
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 6.938.497,00
Titolo I + Titolo II: 18.883.785
2008
Titolo I - Entrate Tributarie:
11.010.096
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 8.060.479
Titolo I + Titolo II: 19.070.575
2009
Titolo I - Entrate Tributarie:
12.218.960
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 9.195.229,00
Titolo I + Titolo II: 21.414.189
2010
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.896.293
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 8.597.490
Titolo I + Titolo II: 20.493.783
2011
Titolo I - Entrate Tributarie 18.324.218 (6.528.106 dallo
Stato*)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti 2.267.715
Titolo I + Titolo II: 20.591.933
2012 (dati del Conto consuntivo)
Titolo I - Entrate Tributarie: 18.486.439 (5.509.439,11
dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 2.296.435, di cui:
- 726.000 dallo Stato
- 1.196.435 dalla Regione Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del
settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 20.782.874)
2013 (dati del Bilancio previsionale)
Titolo I - Entrate Tributarie 18.486.439,11 (5.509.439,11
dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 2.905.129,49, di cui:
- 1.334.694,49 dallo Stato
(differenza tra Bil. Prev. e assegnazioni definitive di Mininterno**)
- 1.196.435 dalla Regione
Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del
settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 21.391.568,6)
La semplice lettura delle cifre
ci fa constatare che:
1) nel 2008 l’abolizione totale
dell’ICI sulla prima casa è stata abbondantemente compensata con i
trasferimenti dallo Stato;
2) nel 2011, con il federalismo
fiscale, i trasferimenti e contributi correnti sono scesi da 8.597.490 (anno 2010) a
2.267.715 euro, ma le entrate tributarie
del Comune sono aumentate da 11.896.293 (anno 2010) a 18.324.218 euro; vale a dire che i minori trasferimenti sono
stati più che compensati, soprattutto con l’attribuzione della
“Compartecipazione IVA” (2.243.218 euro di
fondi statali) e con la quota del “Fondo
sperimentale di riequilibrio” (4.284.888 euro di fondi statali) assegnata al Comune di Limbiate. Sono voci che dal 2011 alimentano stabilmente
i trasferimenti dallo Stato;
3) la somma di Titolo I + Titolo
II dal 2011 al 2013 non è mai diminuita, bensì è aumentata: +98.150 nel 2011 rispetto al 2010; +190.941 nel 2012;
+608.694,6 nel 2013.
4) dal 2011 (18.324.218-6.528.106
= 11.796.112 euro) al 2013 (18.486.439,11-5.509.439,11
= 12.977.000
euro), le entrate tributarie locali sono
aumentate di 1.180.888 euro.
L’assessore all’urbanistica, che
il suo stesso partito ha deciso di segare perché l’ha fatta (troppo) grossa,
continui pure a ripetere le sue affabulazioni lutulenti su ”creatività”, “fantasia”,
“progetti”, “partecipazione”, et coetera, et coetera. Sopporteremo
anche queste, fra i tanti oltraggi della vita. Ma non falsifichi la realtà.
* 2.243.218 euro di
Compartecipazione IVA + 4.284.888euro di Fondo sperimentale di riequilibrio; click
mercoledì 12 maggio 2010
La farsa grottesca della supplica allo Stato affinché stanzi i fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate
La farsa grottesca della supplica affinché lo Stato stanzi fondi che ha già versato abbondantemente al Comune di Limbiate va avanti ormai da molti mesi, ma nessuno dei recitanti (gli imbroglioni della maggioranza e quelli al suo servizio, insieme ad alcuni consiglieri di minoranza vacui ed inetti, fra i quali Archetti, Terragni e Binacchi) riesce a trovare il coraggio, o almeno a provare un poco di vergogna, per stracciare una “mozione” che viene trascinata da una sessione all’altra del Consiglio Comunale da circa sei mesi, e che ancora è inserita al punto n. 7 della prossima sessione del 18 maggio. Se fosse approvata, con questa supplica (poiché tale è, e non una “mozione”), il Consiglio Comunale chiederebbe allo Stato:
1) “che vengano stanziati i fondi per la copertura statale per le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale”;
2) “che vengano stanziati i fondi per sopperire al taglio dei trasferimenti dell’ICI sui fabbricati ex rurali”;
3) “che vengano considerati i mancati introiti futuri dell’ICI per le abitazioni che verranno realizzate con un adeguato aggiornamento annuale dei trasferimenti”;
4) “che i pagamenti da parte dello Stato siano tempestivi, in modo che i ritardi non si riflettano negativamente sui soggetti che prestano servizi, lavori e forniture ai comuni”.
Qual è l’origine di questa supplica?
La banda di procacciatori d’affari che nove anni fa si è impadronita del Comune, nell’autunno del 2009 si era accorta che, per quanto riguarda il bilancio, si era cacciata in una situazione dalla quale temeva di non poter più uscire (e poi ne è uscita, si illude, con la vendita di alcuni terreni e con alcune manipolazioni del bilancio consuntivo). Quasi l’intera cifra inscritta nel bilancio preventivo come entrate da concessioni edilizie (6.100.000 €) non era stata accertata, vale a dire che, come avviene almeno da dieci anni, quella previsione era stata iscritta ma non aveva alcun fondamento di veridicità, poiché non si era tenuto conto dell’andamento di questo tipo di entrata negli anni precedenti, ma, anzi, era stata enormemente sovrastimata rispetto alle previsioni, e ancor più rispetto agli accertamenti effettivi, degli anni in cui l’edilizia “tirava”. Già alla fine di settembre (verifica degli equilibri di bilancio), e poi alla fine di novembre (assestamento di bilancio), con una profluvie di discorsi confusissimi, si dava ad intendere che sarebbe stato inevitabile un taglio delle spese (ma non si precisava quali, se quelle correnti, oppure quelle per investimenti). Tanto che, soprattutto alla fine di settembre, da questi discorsi, con i quali il ragioniere comunale (e non, si badi bene, l’assessore al bilancio o il sindaco) diceva e non diceva (parlava di un’aggiustatina qui e di un’altra là nelle entrate, ma non diceva niente di preciso, per esempio, a proposito delle spese che era necessario diminuire drasticamente, né si faceva alcun riferimento preciso alla prospettiva ben reale del mancato rispetto del patto di stabilità) – da questi discorsi sembrava (e non solo a me, che semplicemente assistevo alle smandruppatissime discussioni, ma anche ad alcuni consiglieri, di minoranza e di maggioranza) che, con almeno 5.500.000 € di oneri di urbanizzazione previsti ma ormai sicuramente non accertabili, e con un misero 10% effettivamente accertato come entrate dalle vendite degli immobili (previsti più di 17.000.000 €!), il Consiglio comunale dovesse approvare una manovra di ri-equilibrio. Invece, dai documenti ufficiali (verbale e delibera relativa) risulta che il Consiglio comunale ha approvato il contrario:
“sulla base dei dati disponibili, non risultano situazioni tali da far prevedere l’alterazione degli equilibri di bilancio e la necessità dell’adozione di provvedimenti di riequilibrio della gestione di competenza e di quella dei residui”.
Ma forse era una sentenza presa in prestito dalla Sibilla Cumana…, perché, per esempio, ora si scopre che nel bilancio consuntivo che dovrebbe essere approvato fra poco, le entrate derivanti da alienazioni e da riscossioni (più di 28.000.000 €) sono state ridotte a poco meno di 7.600.000 €; le entrate complessive (quasi 59.000.000 €) sono state ridotte di circa 23.000.000 €; le spese per investimenti (quasi 27.700.000 €) sono state ridotte a 7.322.000 € (ma è una cifra assai dubbia, perché comprenderebbe almeno 4.200.000 € derivanti da vendite di terreni fatte in realtà nel 2010). Sono rimaste invariate solo le spese correnti, a dimostrazione che l’omessa manovra di riequilibrio non ha comportato, ovviamente, nessun vero riequilibrio del bilancio, cioè nessun intervento strutturale, non solo sulle entrate correnti (recupero di tributi, per esempio) e sulla spesa corrente (per esempio, risparmi di molte spese per “prestazioni di servizi” vari e per incarichi esterni; ma probabilmente anche molti altri risparmi), ma anche sull’entrata per investimenti (per esempio, recupero di oneri di urbanizzazione e monetizzazioni di aree standard già abusivamente regalati ai palazzinari, e obbligo di versamento per i nuovi interventi edilizi approvati: per esempio, circa 800.000 € per il P.I.I. di Via Belluno; circa 1.200.000 € per il P.L. Euronics, ecc.). Con questi interventi – o con altri che era possibile studiare – si sarebbero ottenute entrate correnti per pagare i debiti di mutui e prestiti da accendere per investimenti che sarebbe stato possibile coprire, per una parte, con le entrate da concessioni edilizie recuperate.
A cosa serviva la proposta di inviare una supplica allo Stato?
Ma riprendiamo il discorso sulla supplica. Se mancano i soldi, la colpa di chi è? Ma dello Stato, naturalmente, poiché dopo l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa non avrebbe stanziato i fondi per compensare i mancati introiti del Comune! Stesso discorso per l’abolizione dell’ICI sui fabbricati rurali e per l’addizionale IRPEF. Questo il lamento di Marcel-Terragni, ancora una volta ingannato (ma felice di farsi ingannare) da Albertine-Cogliati. E già che c’erano, i due hanno ingannato per l’ennesima volta i consiglieri comunali della minoranza (che sono anch’essi felici di farsi ingannare), piangendo all’unisono anche sui ritardi con i quali, in generale, lo Stato verserebbe al Comune i contributi che gli deve versare.
Marcel-Terragni, tuttavia, che nemmeno di fronte ad un plotone d’esecuzione rinuncerebbe ad essere “propositivo”, pensò bene che fosse necessario suscitare un impeto d’orgoglio nei consiglieri comunali tutti: “Questo Consiglio vuole dimostrare di esserci? Vuole, perdinci, dire qualcosa? Convocatemi, vi prego…, no, come presidente della commissione risorse ecc., convoco me stesso per stendere un’accorata ma vibratissima protesta da mandare a chi ci sta riducendo a pane e acqua!”
Bastava guardare le facce sedute al tavolo della giunta per leggervi, nonostante fossero (e siano) di tolla, una buona dose di imbarazzo, perché quelle facce sapevano bene come stavano realmente le cose, mentre il Marcel limbiatese si era spinto ben al di là della mistificazione necessaria in quel momento: attribuire allo Stato la colpa dei guai provocati dalle manipolazioni che la banda del Tecoppa sub-aspromontano compie sul bilancio del Comune. Il loro interesse, in realtà, si limitava alla presentazione della situazione del bilancio in un modo che, addossando allo Stato tutte le colpe di una frana, non più tanto lenta, verso l'insolvenza, nessuno fosse stimolato a chiedersi, per esempio, come era gestito tutto il bilancio, come andavano tutte le entrate e tutte le uscite, e si facesse venire la voglia, non si sa mai, di gettarvi uno sguardo meno superficiale. Giunti a quel punto, però, non potevano che stare al gioco.
Come stavano (e stanno) realmente le cose?
In un articolo pubblicato in questo blog [v. La madeleine della menzogna del 3 dicembre 2009], con il richiamo alle cifre e alle date dei versamenti che si trovano nel sito web del Ministero dell’Interno, ho dimostrato, tra l’altro, che alla fine di novembre del 2009 lo Stato aveva già:
1) abbondantemente coperto le minori entrate dovute all’abolizione dell’ICI residua sull’abitazione principale (poiché nei fatti era già stata abolita dal centro-sinistra per almeno il 40% delle abitazioni principali);
2) versato un consistente acconto per compensare l’abolizione dell’ICI sui fabbricati ex rurali;
3) tempestivamente aggiornato (e versato) le cifre dei trasferimenti per compensare l’abolizione della residua ICI sull’abitazione principale;
4) pagato con sufficiente tempestività le altre “spettanze” attribuite al Comune di Limbiate,
Per quanto riguarda il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa, le cifre e le date dei versamenti reperibili nel sito del Ministero dell’Interno (http://finanzalocale.interno.it/sitophp/Home_FinPag.php?Titolo=Pagamenti) erano le seguenti:
07-07-2008: 549.500,00;
12-12-2008: 398.123,31;
13-12-2008: 93.720,99;
Totale: 1.041.344,30
Quindi, più di sei mesi prima della scadenza del saldo del 2008 (fine giugno 2009, se l’ICI non fosse stata abolita), lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, aveva già rimborsato il 94,66% degli accertamenti dell’anno prima (1.1oo.000 €), quando l’ICI non era stata ancora abolita.
E proprio mentre veniva messa in piedi la farsa della protesta per i “mancati trasferimenti”, il 7-12-2009 lo Stato versava ancora 101.227,15 € e portava il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa a 1.142.571,45 €.
Ancora, un altro versamento di 93.110,71 €, è stato fatto il 25-03-2010, e quindi il totale dei rimborsi per il 2008 è stato di 1.235.682,16 €, cifra che ha superato del 12,33% quella degli accertamenti del Bilancio consuntivo del 2007, quando l’ICI sull’abitazione principale non era stata ancora abolita.
Dunque: con un rimborso che ha superato del 12,33% l’accertamento del 2007, come si fa a dire che nel 2008 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?
Nei giorni scorsi, il 10-05-2010, sono stati stabiliti definitivamente i trasferimenti compensativi spettanti per il 2008 e per il 2009 (v. http://finanzalocale.interno.it/fina/iciPc2009Dati.php). Per l'anno 2008 il rimborso spettante al Comune di Limbiate è di 1.245.092,08 €. Poiché, come abbiamo visto, lo Stato ha già versato 1.235.682,16 €, deve ancora al Comune un saldo di 9.409,92 €, che sarà versato entro poche settimane. Alla fine, quindi, il rimborso per l’anno 2008 dell’ICI sulla prima casa avrà superato del 13,19 % l’accertamento del 2007.
Per l’anno 2009 la situazione non era e non è diversa: nel Bilancio di previsione 2009 del Comune di Limbiate la cifra inscritta per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale era 1.170.000 €. Alla fine di novembre 2009 la “spettanza” (cioè il rimborso che lo Stato aveva destinato al Comune) era quella stabilita con l’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali: 1.073.467,14 €, che sono stati versati entro la fine di novembre 2009:
Quindi, più di sei mesi prima della scadenza del saldo del 2008 (fine giugno 2009, se l’ICI non fosse stata abolita), lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, aveva già rimborsato il 94,66% degli accertamenti dell’anno prima (1.1oo.000 €), quando l’ICI non era stata ancora abolita.
E proprio mentre veniva messa in piedi la farsa della protesta per i “mancati trasferimenti”, il 7-12-2009 lo Stato versava ancora 101.227,15 € e portava il rimborso dell’ICI 2008 sulla prima casa a 1.142.571,45 €.
Ancora, un altro versamento di 93.110,71 €, è stato fatto il 25-03-2010, e quindi il totale dei rimborsi per il 2008 è stato di 1.235.682,16 €, cifra che ha superato del 12,33% quella degli accertamenti del Bilancio consuntivo del 2007, quando l’ICI sull’abitazione principale non era stata ancora abolita.
Dunque: con un rimborso che ha superato del 12,33% l’accertamento del 2007, come si fa a dire che nel 2008 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?
Nei giorni scorsi, il 10-05-2010, sono stati stabiliti definitivamente i trasferimenti compensativi spettanti per il 2008 e per il 2009 (v. http://finanzalocale.interno.it/fina/iciPc2009Dati.php). Per l'anno 2008 il rimborso spettante al Comune di Limbiate è di 1.245.092,08 €. Poiché, come abbiamo visto, lo Stato ha già versato 1.235.682,16 €, deve ancora al Comune un saldo di 9.409,92 €, che sarà versato entro poche settimane. Alla fine, quindi, il rimborso per l’anno 2008 dell’ICI sulla prima casa avrà superato del 13,19 % l’accertamento del 2007.
Per l’anno 2009 la situazione non era e non è diversa: nel Bilancio di previsione 2009 del Comune di Limbiate la cifra inscritta per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale era 1.170.000 €. Alla fine di novembre 2009 la “spettanza” (cioè il rimborso che lo Stato aveva destinato al Comune) era quella stabilita con l’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali: 1.073.467,14 €, che sono stati versati entro la fine di novembre 2009:
15 giugno 2009: 549.500,00
27 novembre 2009: 523.967,14
Totale: 1.073.467,14
pari al 91,74% della previsione di bilancio. Si tenga presente che se l’ICI sulla prima casa non fosse stata abolita, il Comune ne incasserebbe il saldo 2009 alla fine del prossimo giugno 2010; lo Stato, invece, quando a questa data mancavano ancora sette mesi, aveva già rimborsato il 91,74% della cifra inscritta nel bilancio previsionale 2009!
Successivamente, il rimborso ai comuni per il 2009 è stato rideterminato, e il Comune di Limbiate il 24 marzo 2010 ha ricevuto un altro versamento di 313.450,00 €.
Dunque, per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale 2009, il Comune di Limbiate ha ricevuto 1.386.917,14 euro (cifra definitiva), cioè più di quanto aveva inscritto nella previsione del bilancio 2009 (1.170.000 euro): esattamente +18,54%.
Ebbene, anche per il 2009 non si può non porre la domanda: con un rimborso (quasi interamente anticipato) che ha superato del 18,54%% la previsione 2009, come si fa a dire che nel 2009 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?
L’angelo sterminatore
Torniamo alla “supplica”. Se già alla fine di novembre del 2009 non aveva alcun fondamento per il rimborso dell’ICI sulla prima abitazione (come non ne aveva per tutti gli altri “trasferimenti”, come vedremo in un successivo articolo), ancor meno ne ha oggi. Tuttavia, ai primi di dicembre del 2009 la supplica è stata comunque stesa e, probabilmente dopo il mio articolo, è stata più volte limata ed infine inviata ai gruppi consiliari. Con la lettera accompagnatoria, però, il droghiere che presiede il Consiglio Comunale e Marcel-Terragni solo apparentemente sollecitavano i gruppi consiliari ad esprimersi, poiché in realtà suggerivano che si facesse in modo da rendere inutile la supplica. In sostanza, né la maggioranza né l’opposizione avevano il coraggio di ammettere, la prima, che aveva architettato l’ennesima mistificazione, e la seconda, che per l’ennesima volta si era fatta uccellare; quindi si suggeriva quasi apertamente che si facessero passare intanto alcuni mesi, fino ad arrivare oltre l’approvazione della Legge Finanziaria, che avrebbe reso “vana” (ma non si spiegava perché) “la manifestazione di volontà in ordine alle difficoltà dei bilanci comunali, oggetto della mozione…, se fosse inviata dopo tale approvazione”.
E, in effetti, la supplica non è mai stata discussa, però è rimasta sempre all’ordine del giorno, da un consiglio all’altro, continuando una farsa grottesca che, nonostante l’ambiente qui sia decisamente paesano, ha diverse somiglianze con uno dei capolavori di Luis Buñuel, L'angelo sterminatore. In quel film un gruppo di borghesi (pars pro toto) piomba, senza accorgersene, in una situazione bloccata, dalla quale, per mancanza di consapevolezza autocritica, non può uscire, e può solo sprofondare sempre più nelle dilacerazioni provocate da rapporti improntati all’ipocrisia e al falso. Trovata poi, casualmente, una via d’uscita (ricostituendo le posizioni iniziali di ognuno) questa si rivela del tutto illusoria, perché non appena il gruppo si ritrova ancora insieme in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, torna ad essere bloccato. Fuori, intanto scoppiano violentissime le contraddizioni sociali, che la polizia reprime brutalmente …
Assai simile è la situazione nella quale si trova il piccolo ceto politico dell’”opposizione” di Limbiate, in questa come in altre vicende. Per la verità, si deve ricordare che l’IDV nel Consiglio Comunale si era unita al pianto degli altri ma, dopo aver letto il mio articolo, ha cambiato posizione e, riprendendo quasi alla lettera parti del mio articolo, ha dichiarato che non avrebbe sottoscritto quel testo. La supplica, però, è ancora lì, fra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale che attendono di essere discussi, mentre ormai ci si accinge a discutere (si fa per dire) il rendiconto consuntivo 2009. Per chi le volesse leggere tenendo a mente, intanto, le smandruppatissime discussioni consiliari dell’autunno scorso, le cifre di questo documento aiuterebbero a capire (seppure molto, ma molto meno direttamente delle cifre del Ministero dell’Interno, consultabili da chiunque) quale funzione hanno svolto in questa ennesima deprimente vicenda, più o meno consapevolmente, i vari Terragni, con i suoi lamenti sui “tagli” dei finanziamenti dello Stato e sui versamenti “sempre più dilazionati”, e Archetti, che avendo fatto sua la missione di recuperare il senso delle cose, non ha usato mezzi termini e ha scritto di “scippo” (v. per esempio, Consiglio, discussione su Teatro e Governo “scippatore”): l’uno e l’altro sono stati dei veri collaborazionisti.
Ma da Terragni e da Archetti non si può pretendere nessuna franchezza autocritica, nemmeno surrettizia. La supplica poteva essere fatta sparire in silenzio, e così Terragni e Archetti avrebbero potuto risparmiarsi e risparmiarci lo spettacolo che sicuramente offriranno quando la supplica sarà discussa: il primo ci darà un ennesimo saggio della recita della responsabile saggezza che continua ad ammannirci da quarant’anni, e il secondo l’ennesima dimostrazione della sua impreparazione a fare il consigliere comunale e di essersi fatto infinocchiare un’altra volta (e di esserne felice), nonostante il suo perenne sbraitare su questioni delle quali, esclusivamente per sua colpa, ignora anche gli elementi basilari. Il fatto è che ai due questa banale decisione proprio è interdetta: al primo perché si balocca ancora con frusti schemi tipici degli anni settanta-ottanta del novecento, dei quali, poiché non ha ancora capito che non è più sindaco, ma sarebbe all’opposizione, ripete anche certi luoghi comuni propagandistici; al secondo perché gli circola nel sangue un tasso troppo alto di quella miscela di presunzione, di boria, di manicheismo e di fanatismo che gli impedisce di formulare il sobrio pensiero che si risparmierebbe un’ennesima magra figura se lasciasse cadere, per parte sua, l’iniziativa della supplica.
pari al 91,74% della previsione di bilancio. Si tenga presente che se l’ICI sulla prima casa non fosse stata abolita, il Comune ne incasserebbe il saldo 2009 alla fine del prossimo giugno 2010; lo Stato, invece, quando a questa data mancavano ancora sette mesi, aveva già rimborsato il 91,74% della cifra inscritta nel bilancio previsionale 2009!
Successivamente, il rimborso ai comuni per il 2009 è stato rideterminato, e il Comune di Limbiate il 24 marzo 2010 ha ricevuto un altro versamento di 313.450,00 €.
Dunque, per il rimborso dell’ICI sull’abitazione principale 2009, il Comune di Limbiate ha ricevuto 1.386.917,14 euro (cifra definitiva), cioè più di quanto aveva inscritto nella previsione del bilancio 2009 (1.170.000 euro): esattamente +18,54%.
Ebbene, anche per il 2009 non si può non porre la domanda: con un rimborso (quasi interamente anticipato) che ha superato del 18,54%% la previsione 2009, come si fa a dire che nel 2009 lo Stato ha “tagliato” l’ICI sulla prima casa?
L’angelo sterminatore
Torniamo alla “supplica”. Se già alla fine di novembre del 2009 non aveva alcun fondamento per il rimborso dell’ICI sulla prima abitazione (come non ne aveva per tutti gli altri “trasferimenti”, come vedremo in un successivo articolo), ancor meno ne ha oggi. Tuttavia, ai primi di dicembre del 2009 la supplica è stata comunque stesa e, probabilmente dopo il mio articolo, è stata più volte limata ed infine inviata ai gruppi consiliari. Con la lettera accompagnatoria, però, il droghiere che presiede il Consiglio Comunale e Marcel-Terragni solo apparentemente sollecitavano i gruppi consiliari ad esprimersi, poiché in realtà suggerivano che si facesse in modo da rendere inutile la supplica. In sostanza, né la maggioranza né l’opposizione avevano il coraggio di ammettere, la prima, che aveva architettato l’ennesima mistificazione, e la seconda, che per l’ennesima volta si era fatta uccellare; quindi si suggeriva quasi apertamente che si facessero passare intanto alcuni mesi, fino ad arrivare oltre l’approvazione della Legge Finanziaria, che avrebbe reso “vana” (ma non si spiegava perché) “la manifestazione di volontà in ordine alle difficoltà dei bilanci comunali, oggetto della mozione…, se fosse inviata dopo tale approvazione”.
E, in effetti, la supplica non è mai stata discussa, però è rimasta sempre all’ordine del giorno, da un consiglio all’altro, continuando una farsa grottesca che, nonostante l’ambiente qui sia decisamente paesano, ha diverse somiglianze con uno dei capolavori di Luis Buñuel, L'angelo sterminatore. In quel film un gruppo di borghesi (pars pro toto) piomba, senza accorgersene, in una situazione bloccata, dalla quale, per mancanza di consapevolezza autocritica, non può uscire, e può solo sprofondare sempre più nelle dilacerazioni provocate da rapporti improntati all’ipocrisia e al falso. Trovata poi, casualmente, una via d’uscita (ricostituendo le posizioni iniziali di ognuno) questa si rivela del tutto illusoria, perché non appena il gruppo si ritrova ancora insieme in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, torna ad essere bloccato. Fuori, intanto scoppiano violentissime le contraddizioni sociali, che la polizia reprime brutalmente …
Assai simile è la situazione nella quale si trova il piccolo ceto politico dell’”opposizione” di Limbiate, in questa come in altre vicende. Per la verità, si deve ricordare che l’IDV nel Consiglio Comunale si era unita al pianto degli altri ma, dopo aver letto il mio articolo, ha cambiato posizione e, riprendendo quasi alla lettera parti del mio articolo, ha dichiarato che non avrebbe sottoscritto quel testo. La supplica, però, è ancora lì, fra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale che attendono di essere discussi, mentre ormai ci si accinge a discutere (si fa per dire) il rendiconto consuntivo 2009. Per chi le volesse leggere tenendo a mente, intanto, le smandruppatissime discussioni consiliari dell’autunno scorso, le cifre di questo documento aiuterebbero a capire (seppure molto, ma molto meno direttamente delle cifre del Ministero dell’Interno, consultabili da chiunque) quale funzione hanno svolto in questa ennesima deprimente vicenda, più o meno consapevolmente, i vari Terragni, con i suoi lamenti sui “tagli” dei finanziamenti dello Stato e sui versamenti “sempre più dilazionati”, e Archetti, che avendo fatto sua la missione di recuperare il senso delle cose, non ha usato mezzi termini e ha scritto di “scippo” (v. per esempio, Consiglio, discussione su Teatro e Governo “scippatore”): l’uno e l’altro sono stati dei veri collaborazionisti.
Ma da Terragni e da Archetti non si può pretendere nessuna franchezza autocritica, nemmeno surrettizia. La supplica poteva essere fatta sparire in silenzio, e così Terragni e Archetti avrebbero potuto risparmiarsi e risparmiarci lo spettacolo che sicuramente offriranno quando la supplica sarà discussa: il primo ci darà un ennesimo saggio della recita della responsabile saggezza che continua ad ammannirci da quarant’anni, e il secondo l’ennesima dimostrazione della sua impreparazione a fare il consigliere comunale e di essersi fatto infinocchiare un’altra volta (e di esserne felice), nonostante il suo perenne sbraitare su questioni delle quali, esclusivamente per sua colpa, ignora anche gli elementi basilari. Il fatto è che ai due questa banale decisione proprio è interdetta: al primo perché si balocca ancora con frusti schemi tipici degli anni settanta-ottanta del novecento, dei quali, poiché non ha ancora capito che non è più sindaco, ma sarebbe all’opposizione, ripete anche certi luoghi comuni propagandistici; al secondo perché gli circola nel sangue un tasso troppo alto di quella miscela di presunzione, di boria, di manicheismo e di fanatismo che gli impedisce di formulare il sobrio pensiero che si risparmierebbe un’ennesima magra figura se lasciasse cadere, per parte sua, l’iniziativa della supplica.


giovedì 3 dicembre 2009
La madeleine della menzogna. Marcel-Terragni tanto gode nel farsi gabbare dalle frottole di Albertine-Cogliati sul bilancio, che le ripete
Nel 2006, Mario Terragni, vecchia cariatide della “politica” limbiatese, si rivolse al colto e all’inclita chiedendo di essere eletto sindaco. Parlò, pare, soprattutto di alcune cose che aveva fatto trent’anni prima. Non parlò di alcune altre cose che era meglio non mentovare, né delle molte altre che non aveva fatto (fra le quali: un vero Piano Regolatore Generale; denunciare l’ACNA per l’inquinamento della falda acquifera). Non omise, però, di esibire un vezzo del quale egli si è sempre compiaciuto, quello di épater les naïfs et les ignorants (visto l’argomento, il francese è obbligatorio) con un riferimento ad un’opera che, già solo a citarne il titolo, denota sublime statura intellettuale e gusti letterari sopraffini: À la recherche du temps perdu di Marcel Proust. Non saprei dire a quale dei sette tomi che compongono l’opera, tutti con titoli diversi, egli si sia riferito. Io entrai nella sala dove egli aveva parlato solo dopo la fine del suo discorso, e la prima frase che udii fu pronunciata dal futuro consigliere Daniele Cenci che, pieno di ammirazione, stava esclamando: “Mi pare che stiamo volando alto!”. Ricordo che subito mi pervase la sensazione di un certo disorientamento, poiché era sì evidente che quell’assemblea non era propriamente una situazione terrena, ma non mi sembrava che fossimo ad un’altezza aeronautica. Prima di orientarmi un po’ dovetti sorbirmi alcuni altri interventi strampalati, fino a quando, finalmente, un povero fesso disse la frase stellare: “Con un candidato che cita Proust, abbiamo già vinto!”. Confesso di aver fatto, di nascosto, un gesto su un particolare anatomico maschile che è doppio. Poco dopo, un tizio più disinibito di me andò al microfono per dichiarare apertamente che aveva fatto lo stesso gesto, e seppi poi che anche altri si erano abbandonati alla medesima pratica apotropaica. Ma tutti quei riti non bastarono: una parte del centro-sinistra, quella che è sensibile solo alla madeleine degli affari edilizi, preferì votare e far votare per il centro-destra; la coalizione di centro-sinistra perse sedici punti della percentuale ottenuta alle elezioni politiche di un mese e mezzo prima - e noi siamo ancora qui a farci vessare dalla banda del Tecoppa sub-aspromontano.
In un’altra occasione, però, sono stato più fortunato, ed ho potuto ascoltare Marcel-Terragni mentre si serviva di quella che forse è la più famosa metafora della Recherche, quella della cattedrale, che egli ha mostrato di saper usare, con grande perizia, come un portentoso strumento ermeneutico per penetrare nella complessa, elaboratissima architettura del bilancio comunale, opera di quel geniale ragiunatt brianzolo che è il Dr. Giuseppe Cogliati. Fra questi e il nostro Marcel-Terragni sembra esservi, a proposito di entrate ed uscite di bilancio, un rapporto analogo a quello che legava Albertine all’io narrante della Recherche. Come sfuggire a questa potente impressione, quando si ascoltano le lodi carezzevoli e amorose che, appena può, Marcel-Terragni rivolge al ragiunatt nel Consiglio Comunale? Marcel-Terragni è presidente della Commissione Finanze del Consiglio Comunale, e fra i due vi è una tale corrispondenza di amorosi sensi ragionieristici, che ormai capita di assistere a questo: Marcel-Terragni avvia un certo discorso, che poi viene svolto e concluso con disinvoltura da Albertine-Cogliati.
L’architettura del bilancio comunale, però, è alquanto traballante, e forse una buona parte della fabbrica quest’anno non potrà essere completata. Albertine-Cogliati in modo asettico cerca di dimostrare che, per colpa della crisi economica, molte entrate previste sotto la voce “da concessioni edilizie” non sono… entrate e non entreranno – e per conseguenza devono essere cancellati investimenti e spese correnti. Tuttavia, ci assicura, con un pilastrino qua e un’impalcatura là, la parte già rabberciata della fabbrica potrebbe restare in piedi. Marcel-Terragni, amorevolmente sollecito, corre ad aiutare la sua Albertine: non si limita a lodarne le capacità architettoniche, ma, a più riprese, cerca di porre la cattedrale al riparo dagli atti vandalici di qualche casseur che si mettesse a gironzolare nei pressi. La colpa, protesta Marcel, certamente è della Giunta che ha puntato troppo sugli oneri di urbanizzazione, ma è anche dello Stato, che ci fa penare prima di “trasferire” i soldi che ci deve mandare per la fabbrica. “Mancano - vero, mia dolce Albertine? - quattro milioni e mezzo di euro di trasferimenti dallo Stato! Se ci fossero i soldi dell’I.C.I. sulla prima casa, dell’I.C.I. sui fabbricati rurali, dell’addizionale IRPEF, della restituzione dei costi della politica – soldi che lo Stato ci ha tolto e non ci rimborsa - la fabbrica sarebbe quasi salva!”.
Si sa che a Marcel Proust bastava il solo ricordo di un dolce chiamato madeleine per cadere quasi in un deliquio. Nel caso di Marcel-Terragni non sappiamo se si tratti della madeleine della copertura, lungamente praticata quand’era sindaco, di funzionari felloni e di affari loschi, o semplicemente di ignoranza bella e buona, o di entrambe le ragioni. Mentre l’altro Marcel, malato, è vissuto per anni sprofondato nel suo letto e ha scritto la Recherche, questo qui è vissuto sprofondato nell’amministrazione locale per alcuni decenni, ma, per quanto possa sembrare incredibile, dell’amministrazione come apparato non ha imparato quasi niente. Quando era sindaco si dedicava, per l’appunto, a fare il sindaco, l’uomo di rappresentanza, mentre l’amministrazione era appannaggio di qualche suo compagno di partito (il P.S.I. craxiano), che amministrava il Comune al suo posto (con la connivenza del PCI). La funzione del perennemente macerato Marcel limbiatese era piuttosto quella di coprire, ostentando “umanità” e “disponibilità”, un bel po’ di porcherie, anche nel settore edilizio. Chi volesse constatare il livello, che forse non è nemmeno elementare, delle sue conoscenze di leggi e di procedure amministrative, comunali e statali, e quanto l’abitudine di coprire funzionari felloni gli sia rimasta introiettata, fino ad essere ormai inestirpabile, nelle più lontane scaturigini della sua rappresentazione del mondo - dovrebbe ascoltarlo, vincendo lo sconforto, quelle poche volte in cui cerca di leggere e interpretare qualche documento. Per limitarci ad un esempio un po’ comico, poco tempo fa questo Marcel ha confessato che si sentiva devastato dall’angoscia dell’alinea, parola che trovava ripetuta ossessivamente nella convenzione attuativa di un piano di lottizzazione. Quindi, in pieno Consiglio Comunale, ha chiesto qualche sollievo ad un povero architetto comunale che in quella convenzione di suo non aveva messo nemmeno una virgola. Costui non è certo il tipo di funzionario che, dopo aver letto (ammesso che la legga davvero) una convenzione interamente scritta da altri, osa suggerire una modifica letterale (neppure la più insignificante): il suo compito (lautamente compensato) è solo quello di apporre firme in calce a documenti preparati da altri e che spesso non ha nemmeno letto. Quindi, poiché nemmeno lui, come Marcel-Terragni, aveva pensato di aprire un vocabolario per scoprire che alinea significa “capoverso”, “comma”, “paragrafo”, “passare ad una nuova riga”, e che, pur essendo un po’ desueto, in quel tipo di testo il termine non era affatto fuori posto - se la cavò rispondendo: “Non è un termine dell’architettura”. “Allora sia espunto”, implorò Marcel. Pronti: l’alinea è stato espunto.
Tornando al bilancio, Marcel-Terragni, o perché non lo sa, o perché una simile idea non può passargli nemmeno per l’anticamera del cervello, non dice che Albertine-Cogliati, anche se il suo incarico di dirigente vale solo pro-tempore (è un uomo di fiducia del sindaco), ha delle precise responsabilità per l’iscrizione in bilancio, ogni anno da almeno dieci, di entrate che sa bene che non saranno mai accertate. Queste previsioni vengono iscritte nel bilancio in aperta violazione di criteri, il cui rispetto sarebbe imposto dalla legge, fra i quali vi sono la veridicità delle previsioni e la loro determinazione sulla base di valutazioni storico-analitiche. Ora, se si da un’occhiata alle cifre dei bilanci preventivi e consuntivi pubblicate sul sito web del Ministero dell’Interno, si rileva una tale ricorrenza di entrate da concessioni edilizie iscritte nelle previsioni, ma poi in gran parte non accertate, che non solo risulta palese l’inosservanza dei due criteri richiamati, ma anche che essa non può essere casuale. Si direbbe, anzi, che il mancato accertamento della maggior parte delle entrate da concessioni edilizie sia una delle poche previsioni fondate.
In un prossimo articolo richiamerò le cifre che dimostrano e spiegano nel dettaglio quanto ho appena scritto; per il momento mi basta sottolineare che il richiamo delle cifre pubblicate nelle schede inviate dal Comune al Ministero dell’Interno ci consente di uscire dalle madeleines terragnicole e di cominciare a capire quali menzogne ci vengono ammannite a proposito del bilancio, e perché.
1) Con l’abolizione dell’I.C.I. sulla prima casa, il Comune non ha subito alcuno scippo (come sbraita un altro perennemente infinocchiato, Ti-che-te-tarchett-i-ball). Innanzitutto, l'abolizione dell'I.C.I. è stata solo l'ultimo passo di un cammino iniziato nel 2006 che, se non proprio a metà, era già arrivato almeno a due quinti dell'opera: il 40 per cento degli immobili individuati dalla Finanziaria 2008 approvata dal governo Prodi (cioè le «unità immobiliari adibite ad abitazione principale») era già uscito dall'obbligo del tributo per effetto della riduzione ordinaria (103,29 euro, che i Comuni avevano facoltà di innalzare fino a 200 euro) e dell’ulteriore detrazione dell'1,33 per mille dalla base imponibile prevista dall'allora ultima legge di bilancio. Il mancato introito causato dall’abolizione totale voluta dal governo Berlusconi è stato tempestivamente compensato dallo Stato. Tenendo conto che dai dati del bilancio consuntivo 2007 risulta che il Comune, per “accertamenti” e “riscossioni”, aveva iscritto rispettivamente 1.100.000 e 920.185 euro, lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, ha già pagato nel 2008 più di quanto il Comune di Limbiate aveva riscosso nel 2007:
07-07-2008: 549.500,00 +
12-12-2008: 398.123,31 +
13-12-2008: 93.720,99 =
Totale: 1.041.344,30 > 920.185,00
Inoltre, questa cifra sarà elevata fino a 1.180.648,96 euro, sulla base dell’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali.
Nella stessa conferenza è stata stabilita la spettanza per il 2009, che per il Comune di Limbiate è di 1.073.467,14 euro (nel Bilancio preventivo 2009 la cifra iscritta è 1.170.000 euro). Ebbene, lo Stato ha già pagato l’intera spettanza 2009:
15 giugno 2009: 549.500,00 euro
27 novembre 2009: 523.967,14 ”
Totale: 1.073.467,14 “
2 - L’I.C.I. sui fabbricati rurali non deve essere più pagata a partire dall’anno d’imposta 2007, ma i comuni non hanno perso nulla, perché i fabbricati rurali contribuiscono al reddito dominicale dei fondi, e quindi concorrono a formare l’I.C.I. dei terreni agricoli, e inoltre il Decreto-legge 23 novembre 2009, n. 168 ha stabilito che: “per l'anno 2009, fatti salvi eventuali conguagli, il Ministero dell'interno è autorizzato a corrispondere ad ogni singolo comune, a titolo di acconto, un contributo pari all'ottanta per cento della differenza tra l'importo certificato per l'anno 2007 e la corrispondente riduzione del contributo ordinario operata per il medesimo anno”. Infatti, il Comune ha già ricevuto l’”Acconto restituzione detrazione I.C.I. ex rurale (D.l 168/2009)”:
25 novembre 2009: 353.810,84 euro
Nota bene: il pagamento è stato effettuato il giorno prima che Marcel-Terragni, tacitamente assecondato dal sorrisino di Albertine-Cogliati, facesse l’ultima recita sui “mancati trasferimenti” dello Stato).
3) - L”Addizionale IRPEF” dal 2008 (anno d’imposta 2007) è ri-versata quasi immediatamente ai Comuni dopo il versamento dei contribuenti. La Finanziaria 2007 (legge n. 296/2006) al comma 143 dell’unico articolo, ha disposto che a partire dall’anno d’imposta 2007 (versata a saldo alla metà del 2008) i versamenti delle addizionali comunali all’Irpef, dovute tanto dai contribuenti per imposte proprie, quanto dai sostituti d’imposta per i soggetti sostituiti, venissero effettuati direttamente ai comuni attraverso appositi codici tributo attribuiti a ciascun comune. Lo stesso articolo ha rinviato per le modalità operative al decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 5 ottobre 2007, pubblicato sulla G.U. n. 247 del 23 ottobre 2007. Il decreto ha stabilito che, dal 1° gennaio 2008, i contribuenti (per le imposte proprie) e i sostituti d'imposta privati sono tenuti a versare l'acconto e il saldo dell'addizionale tramite modello F24, evidenziando mediante il codice catastale - sulla base del domicilio fiscale dei contribuenti al 1° gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale - quanto dovuto a ciascun Comune.
Cosa è cambiato rispetto al passato?
Fino all'anno d'imposta 2006 la ripartizione tra i Comuni delle somme versate a titolo di addizionale era effettuata dal ministero dell'Interno, come stabilito dal decreto legislativo 360/1998, sulla base di dati forniti dal ministero delle Finanze, risultanti dalle dichiarazioni dei redditi e dei sostituti d'imposta. Il meccanismo era tanto lento che ai Comuni venivano accreditate in acconto delle somme solo successivamente sottoposte a conguaglio, con evidenti ritardi nella determinazione degli importi definitivamente spettanti.
Quindi, questa è la ragione vera del “ritardo” nel “trasferimento” dell’addizionale IRPEF 2007: è un “ritardo” che deriva dal meccanismo di calcolo delle spettanze del Comune previsto dalla legge. Tuttavia, per il 2007 le cose stanno così: nel bilancio preventivo 2007 erano stati iscritti 2.331.921 euro come “previsione”; nel consuntivo l’accertamento iscritto era 2.149.416 euro; per questo anno d’imposta, per il quale valgono le vecchie disposizioni del decreto legislativo 360/1998, le rate di acconto sono state le seguenti:
12 novembre 2007: per un imponibile di 358.236.040,00 euro: rata di acconto di 282.023,91 euro;
30 ottobre 2008: per un imponibile di 374.691.630 euro: rata di acconto di 112.937,54 euro.
Per il 2008 e il 2009: sul sito del Ministero dell’interno sono disponibili solo le cifre del Bilancio preventivo 2008 e 2009, e quindi troviamo la previsione di 2.331.921 euro di “addizionale IRPEF” 2008 e 2.447.277 per il 2009; non è disponibile la cifra del consuntivo 2008 (e, ovviamente, nemmeno quella del consuntivo 2009). Il comune, tuttavia, secondo il decreto del M.E.F del 5 ottobre 2007, dovrebbe aver già ricevuto direttamente l’addizionale IRPEF 2008 (già a novembre 2008 scadeva il termine per l’acconto, e il saldo a maggio 2009; l’addizionale IRPEF 2009 sarà ricevuta nel 2010). Perché il ragiunatt-Albertine, Dr. Giuseppe Cogliati, non rende pubblica la cifra che risulta già versata sul conto corrente postale del Comune?
4 – La “Restituzione costi della politica anno 2008 (art.2, c.32, legge 24 dicembre 2007 n. 244)” è già stata pagata. Dalle schede del Ministero dell’Interno risulta il seguente pagamento:
10 novembre 2009: 58.476,37 euro.
Anche in questo caso, il pagamento risulta effettuato prima dell’ultima recita dell’indignazione per i “mancati trasferimenti” dello Stato che Marcel-Terragni, confortato dal sorrisino ingannevole di Albertine-Cogliati, ha fatto nel Consiglio Comunale.
Come mai questa indignazione viene assecondata tanto prontamente non solo dal ragiunatt, ma anche dalla maggioranza di centro-destra e dallo stesso sindaco, fino al punto di accettare di inviare una vibrata protesta al governo nazionale? Per questa semplice ragione: il rallentamento del mercato edilizio, riducendo ulteriormente la quantità di oneri da concessioni edilizie che ogni anno vengono effettivamente accertati, mette allo scoperto la pratica, costante per almeno gli ultimi dieci anni, di iscrivere nelle previsioni grandi cifre, che poi in gran parte non sono accertate poiché sono lasciate nelle tasche dei palazzinari, i quali “compensano” gli oneri non versati con opere che costano la metà di quanto dichiarato nei computi metrici estimativi, che quasi sempre sono opere stradali, che quasi sempre sono inutili e quasi sempre sono sovradimensionate - ma che in ogni caso sono funzionali all’ulteriore valorizzazione delle loro palazzine. La causa principale dei mancati investimenti e della riduzione delle spese correnti sono questi mancati introiti, che ovviamente non possono figurare fra gli accertamenti, ma che assommati darebbero sicuramente diversi milioni di euro. Le opere, anche di semplice manutenzione, finora non realizzate sono innanzitutto il risultato di questo modo di gestire il bilancio. I pochi investimenti realizzati sono stati finanziati in gran parte con altre entrate.
La banda di affaristi che ha in mano il governo di Limbiate trova dei validissimi alleati in consiglieri come Terragni e come Archetti (che come il primo si beve avidamente le stesse frottole di Albertine, a cominciare da quella che la responsabilità di ciò che viene scritto nel bilancio è esclusivamente dei dirigenti politici del Comune!). Grazie a questi inetti la diffusione delle mistificazioni con le quali quella banda copre l’uso dell’amministrazione pubblica per fini privati non solo non è impedita, ma anzi è incrementata. L’inettitudine politica dell’uno e dell’altro (eletti con i voti di chi ha votato per la coalizione di centro-sinistra, fra i quali il sottoscritto) è evidenziata dalla loro totale dipendenza dalle interessate (dis)informazioni che (a loro richiesta!) gli vengono rifilate, anche nel Consiglio Comunale, oltre che dal ragiunatt-Albertine, da:
- un ex-droghiere che continua a vendere fette di salame anche facendo il Presidente del Consiglio Comunale, e che noi paghiamo con uno stipendio di più di 1.000 euro mensili;
- un segretario comunale condannato per tangenti e per danno all’immagine del Comune di Pieve Emanuele (le condanne ormai sono definitive);
- un sindaco che, appena eletto, pur di far fuori due dirigenti a lui sgraditi, ha provocato al Comune diverse centinaia di migliaia di euro di danni (i fatti sono stati accertati definitivamente dalla Corte di Cassazione; il Comune sta già pagando il risarcimento ai due licenziati).
Terragni e Archetti (e i loro sodali), lungi dal rappresentare chi li ha eletti, rappresentano solo la loro ignoranza, la loro mancanza di intelligenza politica e la loro incapacità di fare l’opposizione.
30 ottobre 2008: per un imponibile di 374.691.630 euro: rata di acconto di 112.937,54 euro.
Per il 2008 e il 2009: sul sito del Ministero dell’interno sono disponibili solo le cifre del Bilancio preventivo 2008 e 2009, e quindi troviamo la previsione di 2.331.921 euro di “addizionale IRPEF” 2008 e 2.447.277 per il 2009; non è disponibile la cifra del consuntivo 2008 (e, ovviamente, nemmeno quella del consuntivo 2009). Il comune, tuttavia, secondo il decreto del M.E.F del 5 ottobre 2007, dovrebbe aver già ricevuto direttamente l’addizionale IRPEF 2008 (già a novembre 2008 scadeva il termine per l’acconto, e il saldo a maggio 2009; l’addizionale IRPEF 2009 sarà ricevuta nel 2010). Perché il ragiunatt-Albertine, Dr. Giuseppe Cogliati, non rende pubblica la cifra che risulta già versata sul conto corrente postale del Comune?
4 – La “Restituzione costi della politica anno 2008 (art.2, c.32, legge 24 dicembre 2007 n. 244)” è già stata pagata. Dalle schede del Ministero dell’Interno risulta il seguente pagamento:
10 novembre 2009: 58.476,37 euro.
Anche in questo caso, il pagamento risulta effettuato prima dell’ultima recita dell’indignazione per i “mancati trasferimenti” dello Stato che Marcel-Terragni, confortato dal sorrisino ingannevole di Albertine-Cogliati, ha fatto nel Consiglio Comunale.
Come mai questa indignazione viene assecondata tanto prontamente non solo dal ragiunatt, ma anche dalla maggioranza di centro-destra e dallo stesso sindaco, fino al punto di accettare di inviare una vibrata protesta al governo nazionale? Per questa semplice ragione: il rallentamento del mercato edilizio, riducendo ulteriormente la quantità di oneri da concessioni edilizie che ogni anno vengono effettivamente accertati, mette allo scoperto la pratica, costante per almeno gli ultimi dieci anni, di iscrivere nelle previsioni grandi cifre, che poi in gran parte non sono accertate poiché sono lasciate nelle tasche dei palazzinari, i quali “compensano” gli oneri non versati con opere che costano la metà di quanto dichiarato nei computi metrici estimativi, che quasi sempre sono opere stradali, che quasi sempre sono inutili e quasi sempre sono sovradimensionate - ma che in ogni caso sono funzionali all’ulteriore valorizzazione delle loro palazzine. La causa principale dei mancati investimenti e della riduzione delle spese correnti sono questi mancati introiti, che ovviamente non possono figurare fra gli accertamenti, ma che assommati darebbero sicuramente diversi milioni di euro. Le opere, anche di semplice manutenzione, finora non realizzate sono innanzitutto il risultato di questo modo di gestire il bilancio. I pochi investimenti realizzati sono stati finanziati in gran parte con altre entrate.
La banda di affaristi che ha in mano il governo di Limbiate trova dei validissimi alleati in consiglieri come Terragni e come Archetti (che come il primo si beve avidamente le stesse frottole di Albertine, a cominciare da quella che la responsabilità di ciò che viene scritto nel bilancio è esclusivamente dei dirigenti politici del Comune!). Grazie a questi inetti la diffusione delle mistificazioni con le quali quella banda copre l’uso dell’amministrazione pubblica per fini privati non solo non è impedita, ma anzi è incrementata. L’inettitudine politica dell’uno e dell’altro (eletti con i voti di chi ha votato per la coalizione di centro-sinistra, fra i quali il sottoscritto) è evidenziata dalla loro totale dipendenza dalle interessate (dis)informazioni che (a loro richiesta!) gli vengono rifilate, anche nel Consiglio Comunale, oltre che dal ragiunatt-Albertine, da:
- un ex-droghiere che continua a vendere fette di salame anche facendo il Presidente del Consiglio Comunale, e che noi paghiamo con uno stipendio di più di 1.000 euro mensili;
- un segretario comunale condannato per tangenti e per danno all’immagine del Comune di Pieve Emanuele (le condanne ormai sono definitive);
- un sindaco che, appena eletto, pur di far fuori due dirigenti a lui sgraditi, ha provocato al Comune diverse centinaia di migliaia di euro di danni (i fatti sono stati accertati definitivamente dalla Corte di Cassazione; il Comune sta già pagando il risarcimento ai due licenziati).
Terragni e Archetti (e i loro sodali), lungi dal rappresentare chi li ha eletti, rappresentano solo la loro ignoranza, la loro mancanza di intelligenza politica e la loro incapacità di fare l’opposizione.
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