lunedì 3 maggio 2010

“Si recuperi il senso delle cose”: il diffamatore è Archetti




Quando la viltà si unisce ad un ego ipertrofico, questi due aspetti del carattere si esaltano a vicenda. Sandro Archetti mostra di avere un ego ipertrofico, mentre la sua viltà non ha alcun limite, e pertanto si manifesta ormai quasi quotidianamente nelle forme più laide. Per esempio, di recente egli si è convinto di essere investito della missione di “recuperare il senso delle cose”. E quali sarebbero le origini dell’insignificanza delle cose che ci circondano? Aprite il cuore e la mente alla rivelazione: alle origini dell’insignificanza delle cose vi sono

le scorribande “blogghettare” di un discutibile personaggio, che non perde occasione per riempire di ingiurie e diffamazioni, chiunque abbia un ruolo politico, spingendosi in talune occasioni a tirar dentro, nel suo “gioco” al massacro, anche cittadini o, come recentemente avvenuto, dipendenti comunali.

A dire il vero, se si tratta solo delle scorribande “blogghettare” di “un discutibile personaggio”, capire come costui possa provocare tutti i disastri che gli attribuisce Archetti, non è un'impresa delle più facili, poiché, oltre che della perdita di senso delle cose, Archetti lo ritiene responsabile anche dell’immoralità della vita pubblica di Limbiate! Di questa, dunque, non sarebbe responsabile, come si sarebbe portati a credere, la “mafia reale” dell’edilizia, spesso coperta, nei fatti, per ignoranza e/o malafede politica, anche da Archetti, oltre che dalla banda di affaristi che governa il Comune? Mah! Comunque sia, Archetti si sente investito della missione di recuperare il senso delle cose. E non solo: Archetti sente che è sua anche la missione di restituire civiltà alla politica limbiatese. Qual è, dunque, la riforma dei costumi necessaria per tornare alla civiltà delle origini, nella quale le cose avranno recuperato il loro senso? Innanzitutto si deve paragonare questo “discutibile personaggio” al protagonista di un polpettone letterario, che per vendicarsi della madre che lo avrebbe abbandonato perché privo di “odore”,

“scatena allora il suo disprezzo, violentando ed assassinando chi invece un odore ce l’ha, con la folle idea di impossessarsene”.

Come si vede, quanto a capacità di restituire senso alle cose siamo proprio all’annuncio di un’altra buona novella; quanto a modi civili, poi, siamo a livelli edenici. Si ammiri con quanta eleganza Archetti porta alla luce l’omologia latente tra il rapporto che “questo squallido personaggio” avrebbe avuto con sua madre, e la sua vita successiva fino ad oggi, da un lato, e le vicende del protagonista del polpettone letterario Il profumo di Patrick Süskind, dall’altro. Certo, proprio perché Archetti si muove a queste altezze, si potrebbe lamentare che egli cambia a suo piacimento la trama, poiché secondo quanto riportano innumerevoli recensioni (non ho letto il polpettone, proprio perché da alcune recensioni apparse all’epoca della sua uscita in Italia ne ebbi questa impressione), la madre lo fece cadere sul pavimento al momento del parto e lo abbandonò immediatamente, ma non perché il neonato fosse privo di “odore”: più prosaicamente perché era una madre snaturata. Ma via, non si accampino simili pignolerie, né si pretenda che Archetti e i suggeritori e/o le suggeritrici che gli hanno scritto ciò che lui ha poi firmato, nella fretta di esibire anche loro un riferimento letterario, si preoccupino di indicare i tratti della vita di “questo squallido personaggio” e di sua madre che autorizzerebbero l'individuazione dell’omologia. Basta un’allusione obliqua!

Continuare con il tono della celia, in realtà, non sarebbe possibile, e nemmeno giusto, poiché un altro paragone non potrebbe risultare più ignobile e più sballato. Proprio degno di un cialtrone come Archetti e come i suoi mandanti. L’uno e gli altri non potrebbero risultare più laidi. Tuttavia, viene anche la voglia di scompisciarsi dalle risate leggendo l’addebito a “questo squallido personaggio” di essere in grado, con i suoi “atteggiamenti incivili”, di “incidere in modo determinate sulle relazioni, anche quelle tra i partiti del centrosinistra”. Davvero non male, per uno “squallido personaggio”,

“completamente invisibile alla società che lo circonda”, e che al massimo solo “in alcune occasioni, seppur sempre brevi, riesce ad ammaliare qualche consigliere comunale dell’opposizione”.

Come si fa a vivere bovinamente tranquilli, sapendo che c’è un invisible man che se ne va in giro per Limbiate alla ricerca di “qualche consigliere comunale dell’opposizione” da “ammaliare”? Nessun cittadino con la testa sulle spalle potrebbe farlo. Archetti, però, trascura di ricordare che la sera del 9 aprile passato ha accettato subito il suggerimento di “questo squallido personaggio” di chiedere la sospensione del Consiglio comunale per andare ad ascoltarlo, e che mentre ascoltava la spiegazione delle ragioni e dei modi con i quali avrebbe potuto mettere in difficoltà il centro-destra, che stava per fargli votare il bilancio con allegato un importante documento che non era stato messo in evidenza, ma del quale non si era accorto, sebbene fosse, in realtà, ben visibile – mentre ascoltava, gli occhi gli brillavano come due carboni accesi, poiché già pregustava l’ascolto del suo stesso intervento su una questione importante, della quale, tuttavia, confessava di non afferrare “gli aspetti tecnici” (e intanto apriva e stringeva il pugno); e trascura, inoltre, di ricordare che ha accolto entusiasticamente anche l’altro suggerimento di “questo squallido personaggio”, di uscire dall’aula prima del voto, per protestare, eventualmente, contro il rifiuto di rinviarlo ad alcuni giorni dopo. Come poi ha fatto. Ma, forse, quella sera Archetti si era fatto “ammaliare” tanto rapidamente e con un tale abbandono, da agire come se fosse in una trance!

Ma già il giorno dopo, qualcuno ha provveduto a dissolvere l’incantesimo e a rimettere Archetti in riga. Non è possibile che “questo squallido personaggio” convinca altri della giustezza delle sue proposte! La presenza di questo corpo estraneo nella politica limbiatese altera “il senso delle cose”! Gli “atteggiamenti incivili”, di “questo squallido personaggio” riescono ad “incidere in modo determinante sulle relazioni, anche quelle tra i partiti del centrosinistra”! E non solo:

“è ragionevole pensare (udite! udite!) che siano la principale causa del mancato ricambio generazionale” (!), e financo “della pressoché assenza delle donne nella politica”.

Da correre a comprarsi un busto e da stringerselo ben bene per non schiattare dalle risate!

Ma non è finita: per far “recuperare senso alle cose” e mostrare cosa sia la civiltà, lo stile, la moralità, Archetti addebita allo “squallido personaggio” non solo generici “atteggiamenti incivili” e “falsità”, ma anche di aver commesso reati, per esempio:

“riempire di ingiurie e diffamazioni, chiunque abbia un ruolo politico, spingendosi in talune occasioni a tirar dentro, nel suo “gioco” al massacro, anche cittadini o, come recentemente avvenuto, dipendenti comunali”,

Naturalmente, attribuitasi la funzione di promotore e leader di una versione locale e di centro-sinistra del Partito dell’Amore, Archetti si sente non solo esentato dal dovere di scrivere il nome di “questo squallido personaggio” mentre lo accusa di aver commesso dei reati, ma anche di precisare quando, in quali forme, e a danno di chi sarebbero stati commessi, e quale giudice li avrebbe accertati e sanzionati.

Ma basta. Un cialtrone come Archetti non può che essere vile, e non può che avere i limiti intellettuali che ha e che gli impediscono di arrivare alla soglia della consapevolezza di ciò che realmente sta facendo. Archetti e tutti coloro che lo manovrano farebbero bene, però, a ficcarsi bene nella testa che non vi sarà mai nessuna paura che possa indurre “questo squallido personaggio” a rinunciare alla critica, ed eventualmente alla denuncia ai tribunali, dei comportamenti pubblici di chiunque.

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