lunedì 1 agosto 2011

Chiamatela cast action




di Marco Travaglio, da Il Fatto quotidiano, 28 luglio 2011

Stralci dall’intervista a Barbara Spinelli. Il testo integrale si può leggere sul sito:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/barbara-spinelli-chiamatela-cast-action/





Mi pare di assistere a un film horror berlusconiano con sottotitoli in sovietico”. Così Barbara Spinelli definisce la minaccia di Pier Luigi Bersani di attivare una class action con gli iscritti e forse gli elettori per trascinare in tribunale i giornali che criticano il Pd sulla questione morale e raccontano le indagini su alcuni suoi esponenti


Che cosa ti colpisce di più nell’annuncio di Bersani?


Oltre e forse più ancora del merito dell'iniziativa, mi colpisce il linguaggio di Bersani. Intanto quell'insistere sulla ‘macchina del fango’, quale che sia lo scandalo che un giornale denuncia, quali che siano i reati scoperti dalla magistratura, quali che siano i giornali chiamati in causa e le loro proprietà. Non se ne può più: se qualcuno scrive il falso, attribuendoti reati mai commessi, fatti mai accaduti, cose mai dette, allora sì è macchina del fango. Ma se uno ti critica anche duramente per comportamenti veri, per inchieste vere, per accuse vere, allora non c'è nessun fango, a parte quello prodotto da chi tiene quei comportamenti. Non certo dai giornali che li raccontano.


Bersani pensa di denunciare i giornali che “aggrediscono”, coinvolgendo quadri e iscritti al Pd in una “class action”.

Non vedo alcuna differenza tra il linguaggio usato da Marina Berlusconi per minacciare Il Fatto Quotidiano e quello usato da Bersani per minacciare azioni giudiziarie contro i giornali che a suo dire lo attaccano. Che vuol dire ‘le critiche le accettiamo, le aggressioni no’? Che la stampa ha il diritto di criticare, ma senza fare riferimento alle gravissime imputazioni che pendono sul capo di alti esponenti del suo partito? E poi questa class action, che faccia tosta...

Cosa c’è che non va?

Il linguaggio e ciò che lo determina: l'idea tipica della Casta che i reati individuali imputati a singoli dirigenti di un partito possano essere nascosti dietro il gruppo, dietro il clan, si chiami Pd o Pdl o Mondadori... La difesa di gruppo è orrenda, sfido io che il Pd torna a scendere nei sondaggi. Che significa class action? Che ogni singolo membro del partito si identifica col gruppo al punto che, se commette un reato, chiama tutti i membri del gruppo a risponderne? Che, se la magistratura indaga Pronzato o Penati, o se i giornali li criticano, questo è un attacco a tutto il partito, a tutti i dirigenti, a tutti i militanti, a tutti gli elettori? Linguaggio comunista e sostanza berlusconiana, così ha parlato ieri Bersani. Mi ricorda una battuta di Daniel Cohn Bendit su certi oligarchi dell'Europa orientale convertiti al capitalismo all'indomani del crollo del Muro di Berlino: un pessimo film capitalista con sottotitoli in sovietico.

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Però Bersani dice che il Pd è “diverso” perché, diversamente da altri partiti, la magistratura la rispetta.

Sono felice che la rispettino, del resto ci mancherebbe pure che l'attaccassero. Ma il miglior modo di rispettare la magistratura è non commettere reati, invece di inchinarsi ipocritamente alle toghe quando li hanno scoperti. E poi la magistratura non è tutto. A monte, nei partiti, devono esistere codici etici e controlli severissimi per evitare che qualcuno con responsabilità partitiche o addirittura istituzionali incappi nelle maglie della giustizia.

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Poi c’è il caso Pronzato, ex consigliere di Bersani al ministero, poi Responsabile del Pd per il trasporto aereo e membro del Cda dell’Enac indicato dal Pd.

Nella risposta al Fatto, Bersani dice che l'ha ‘trovato al ministero’ e l'ha ‘confermato’. Manco fosse una margherita che si trova nei prati facendo una scampagnata. Poi concede, bontà sua, che ‘il doppio incarico’ nel Pd e all'Enac era ‘inopportuno’. Ma quello è un conflitto d'interessi sfacciato, berlusconismo puro, altro che ‘inopportunità’. È così difficile rendersi conto della realtà e chiamare le cose col loro nome? Questi giochini di parole per minimizzare sono balletti settecenteschi, minuetti e quadriglie da corte di Luigi XVI e Maria Antonietta: un passo indietro, uno avanti, ops pardon forse sono stato inopportuno... Poi è ovvio che arriva la ghigliottina.

[…]

Forse Bersani & C. sono attoniti dinanzi agli ultimi scandali perché, dopo le comunali e i referendum, pensavano che avrebbero ereditato il potere da Berlusconi raccattandolo, senza il minimo sforzo e cambiamento.

Il fatto che siano attoniti sorprende e preoccupa, anche perché era chiarissimo che le comunali e i referendum non li hanno vinti loro: li ha vinti una parte d'Italia che ha deciso di prendere la parola indipendentemente da loro, e anche contro di loro: contro tutto il sistema politico, quello di Berlusconi, ma anche quello del Pd che ne è parte integrante. Se non hanno capito la lezione e non hanno riflettuto sul loro errore storico di assecondare per quasi vent'anni il berlusconismo, allora non solo non raccatteranno il potere quando Berlusconi cadrà, ma se anche riuscissero con fatica a conquistarlo, lo riperderanno subito dopo.

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