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venerdì 24 gennaio 2014

È scomparso il tavolo dell’assessore che c’era prima







È scomparso  il tavolo dell’assessore all’urbanistica che c’era prima. (Beninteso: è scomparso nel senso che è sparito, non c’è più, non nel senso che è deceduto). Era il piano sul quale l’assessore (quando era tale) e il suo principale collaboratore, un giovane ma già valente urbanista della schiatta di Ippodamo di Mileto, pianificavano, per l’appunto, i loro "laboratori comunitari”.

Ora chiunque abbia a cuore il bene di Limbiate deve essere consapevole che il caso travalica l’ambito personale e riveste un interesse pubblico. Il tavolo deve essere ritrovato. Innanzitutto, ne va della salute dell’assessore all’urbanistica che c’era prima. Per il trauma che ha subito, il poverino rischia di precipitare nell’autismo; già ne manifesta alcuni allarmanti sintomi. È quindi urgente che per il ritrovamento del tavolo si metta in moto la Protezione Civile, locale e regionale. E secondo il mio modesto avviso non si dovrebbe trascurare di inviare una segnalazione alla trasmissione “Chi l’ha visto?"

Ma, a parte l’obbligo morale di riconoscere che della condizione neuro-psichica dell’assessore che c’era prima se ne deve occupare la comunità intera, si deve anche prendere coscienza che la salute pubblica in generale non può essere tutelata se non abbiamo a disposizione un tavolo come quello scomparso. Quindi, qualora risultasse impossibile ritrovare l’originale, io suggerirei di battere a tappeto la fascia che da Palazzolo Milanese, passando per Varedo, Villaggio dei Fiori, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Meda, Seregno e Giussano si estende fino a buona parte del Canturino. Forse, con l'aiuto degli dei, in qualche superstite bottega ancora si potrebbe trovare un anziano legnamé in grado di costruire un degno sostituto del tavolo scomparso. E se disgraziatamente andasse male, si potrebbero fare tentativi presso i supermercati Ikea.

martedì 24 dicembre 2013

Farmacopea pellegatiana per "cogliere le più innovative tendenze delle città Europee"






L’assessore all’urbanistica che c’era prima, subito dopo le sue dimissioni disse che avrebbe passato un po’ di tempo a “leccarsi le ferite”. La sua lingua, infatti, oltre al resto produce anche una saliva galenica. Poi, finita l’auto-sanificazione, si mise a distribuire “pillole”. Diceva che con le sue pillole avrebbe placato la nostra sete di sapere perché si era dimesso, che ci avrebbe dimostrato che, per salvare l’anima sua, non gli era rimasto altro che il gesto estremo delle dimissioni. Ci raccontò quali oltraggi gli aveva inflitto il progettista del PGT con una mail, che a riprova ci mostrò. Documentò anche i plagi testuali che ci sono costati decine di migliaia di euro. Tuttavia, gli effetti delle pillole tardavano a manifestarsi. Io gli chiesi, allora, di esporre e chiarire su quali precisi contenuti le divergenze con i progettisti del PGT si erano rivelate non più componibili; di raccontare il modo in cui il sindaco e il suo partito e il centrosinistra tutto l’avevano abbandonato nel gelo dell’Artico con una piccola scorta di arbusti per l’ultimo fuoco, e se ne erano andati via appresso ai tecnici. L’assessore che c’era prima rispose: “Non mancherò”.

Invece è mancato. Il chiarimento, intendo dire; Pellegata c’è ancora. Ed è tale e quale come prima, a parte l’incarico dismesso. Il proposito di riflessione autocritica che aveva manifestato è durato l'espace d'un matin. Dopo averle prese dalla Ripamonti e da Ti-che-te-tarchett-i-ball al congresso del circolo locale del PD, che i due hanno stravinto, tanto da infischiarsene di entrare nel comitato direttivo, e dopo aver assistito alla batosta subita dall’ossimorico leader nazionale sul quale aveva puntato (Cuperlo, dalemiano e “di sinistra”!), ha deciso di diversificare la produzione farmaceutica, ma tornando all’antico. Basta con le pillole sulle controversie che avrebbe sostenuto con i tecnici del PGT. Avanti con gli sciroppi: quello che voleva fare lui come assessore (cosa?), quello che avrebbe paura di fare il sindaco (paura?), il “consumo di suolo”, lo “sviluppo che avrebbe potuto cogliere le più innovative tendenze delle città Europee”, “la creatività”, “l’agricoltura urbana”, “le strade di liberazione collettive” (da percorrere con la giunta di centro-destra della Provincia di Monza e con il Comitato delle Pacciade!), etc. etc. etc.

Basta... basta...! Un po’ d’aria, per favore.

Quanto alle sue dimissioni: visto che non ha voluto restarsene in silenzio, Pellegata dovrebbe avere il coraggio di raccontare come si è svolta veramente la vicenda. Come mai, invece di ottenere la testa del progettista, è avvenuto che lui, Pellegata, è stato costretto (e da chi) a decapitarsi da solo.

Quanto al resto: chiaro che non si può pretendere che Pellegata diventi un frate trappista, tuttavia dovrebbe almeno astenersi per molto tempo ancora dal parlare di difesa del suolo, perché fino al suo ”incidente di percorso” egli ha “creativamente” collaborato a preparare la colata di cemento che scenderà su Limbiate dopo l’approvazione del PGT. E, adesso che ha dovuto andarsene, collabora invece alla diffusione della favola secondo la quale la Giunta Provinciale di Monza avrebbe vincolato molte aree di Limbiate come parte della rete di ricomposizione paesaggistica, o come aree agricole strategiche!

Intanto, se si esaminano non solo le planimetrie, ma anche le norme tecniche del PTCP si arriva facilmente alla conclusione che non è vero. Ma soprattutto: adesso Pellegata vorrebbe dare a vedere che predica bene, ma quand’era assessore ha razzolato malissimo.

La delega all’urbanistica Pellegata l’ha avuta all’inizio dell’estate del 2012, ma già tre mesi prima aveva tranquillamente approvato, con il sindaco che adesso accusa di mancanza di coraggio, una delibera per inviare alla Provincia di Monza delle “osservazioni” al PTCP (adottato ma non ancora approvato) che chiedevano, fra l’altro, di togliere il vincolo ad attività agricola di valore strategico posto sull’area di Via Ravenna; in cambio, di metterlo su aree già vincolate ad attività agricola, con il risultato di diminuire di molto la già esigua superficie di Limbiate destinata alle attività agricole. Vale a dire che la Giunta Comunale non proponeva affatto una compensazione, poiché le aree che erano proposte in cambio di quella di Via Ravenna erano quasi tutte aree pubbliche già vincolate ad attività agricole nel PRG vigente, e per la maggior parte servono come aree didattiche per l’Istituto Tecnico Agrario Statale di Mombello.

Già, l’ITAS di Mombello. Pellegata si è diplomato lì, mentre adesso si occupa di consulenza e sostegno (anche se non nel settore dell'agricoltura) per la creazione  di piccole imprese e cooperative di giovani (con finanziamenti pubblici, suppongo). La sua specialità sarebbe, pare, la creazione di ”incubatori d’impresa”. Tuttavia, facendo l’assessore ha dato prova della creatività che continuamente invoca soprattutto sperperando un bel po’ di quattrini nostri in iniziative demenziali (tutti ricordano, per esempio, l’invito ad appendere vasetti di fiori su pali di varia natura posti lungo le pubbliche vie - e per cortesia non ricominci con la solfa del concorso di idee). Evidentemente non ha creduto che fosse molto creativo usare quei denari per espropriare (o almeno affittare) qualche area che ormai da moltissimi anni è agricola solo di nome, per crearvi qualche piccola cooperativa di produzione ortofrutticola e vendita diretta da far gestire a giovani. Impegnato a “cogliere le più innovative tendenze delle città Europee”, non gli sarà sembrato molto creativo pensare che già solo l’area di Via Ravenna (attualmente agricola solo per figura) avrebbe potuto fornire la terra per diverse aziende di dimensioni non modestissime. (In Valle d’Aosta – dove l’agricoltura è quasi tutta biologica e qualsiasi produzione è di grande qualità - la superficie media dell’azienda agricola è 1.200 mq; l’area di Via Ravenna è di circa 50.000 mq).

Propongo una petizione popolare affinché Pellegata sia “incubato” per decreto per qualche mese almeno. Senza PC.