L’assessore
all’urbanistica che c’era prima, subito dopo le sue dimissioni disse che
avrebbe passato un po’ di tempo a “leccarsi le ferite”. La sua lingua, infatti, oltre al resto produce anche una saliva galenica. Poi, finita l’auto-sanificazione, si
mise a distribuire “pillole”. Diceva che con le sue pillole avrebbe placato la
nostra sete di sapere perché si era dimesso, che ci avrebbe dimostrato che, per salvare l’anima sua,
non gli era rimasto altro che il gesto estremo delle dimissioni. Ci raccontò quali
oltraggi gli aveva inflitto il progettista del
PGT con una mail, che a riprova ci mostrò. Documentò anche i plagi testuali che
ci sono costati decine di migliaia di euro. Tuttavia, gli effetti delle pillole
tardavano a manifestarsi. Io gli chiesi, allora, di esporre e chiarire su quali
precisi contenuti le divergenze con i progettisti del PGT si erano rivelate non
più componibili; di raccontare il modo in cui il sindaco e il suo partito e il centrosinistra tutto l’avevano abbandonato nel
gelo dell’Artico con una piccola scorta di arbusti per l’ultimo fuoco, e se ne
erano andati via appresso ai tecnici. L’assessore che c’era prima rispose: “Non
mancherò”.
Invece
è mancato. Il chiarimento, intendo dire; Pellegata c’è ancora. Ed è tale e quale
come prima, a parte l’incarico dismesso. Il proposito di riflessione autocritica che aveva manifestato è durato l'espace d'un matin. Dopo averle prese dalla Ripamonti e da
Ti-che-te-tarchett-i-ball al congresso del circolo locale del PD, che i due hanno stravinto, tanto da infischiarsene di entrare nel
comitato direttivo, e dopo aver assistito alla batosta subita dall’ossimorico
leader nazionale sul quale aveva puntato (Cuperlo, dalemiano e “di sinistra”!),
ha deciso di diversificare la produzione farmaceutica, ma tornando all’antico. Basta
con le pillole sulle controversie che avrebbe sostenuto con i
tecnici del PGT. Avanti con gli sciroppi: quello che voleva fare lui come
assessore (cosa?), quello che avrebbe paura di fare il sindaco (paura?), il “consumo
di suolo”, lo “sviluppo che avrebbe potuto cogliere
le più innovative tendenze delle città Europee”, “la creatività”, “l’agricoltura
urbana”, “le strade di liberazione
collettive” (da percorrere con la giunta di centro-destra della Provincia di
Monza e con il Comitato delle Pacciade!), etc. etc. etc.
Basta... basta...! Un po’ d’aria, per favore.
Quanto alle sue dimissioni: visto che non ha voluto
restarsene in silenzio, Pellegata dovrebbe avere il coraggio di raccontare come si è svolta veramente la
vicenda. Come mai, invece di ottenere la testa del progettista, è avvenuto che
lui, Pellegata, è stato costretto (e da chi) a decapitarsi da solo.
Quanto al resto: chiaro che non si può pretendere che
Pellegata diventi un frate trappista, tuttavia dovrebbe almeno astenersi per
molto tempo ancora dal parlare di difesa
del suolo, perché fino al suo ”incidente di percorso” egli ha “creativamente” collaborato a preparare la colata di cemento
che scenderà su Limbiate dopo l’approvazione del PGT. E, adesso che ha
dovuto andarsene, collabora invece alla diffusione della favola secondo la
quale la Giunta
Provinciale di Monza avrebbe vincolato molte aree di Limbiate
come parte della rete di ricomposizione paesaggistica, o come aree agricole
strategiche!
Intanto, se si esaminano non solo le planimetrie, ma anche le
norme tecniche del PTCP si arriva facilmente alla conclusione che non è vero.
Ma soprattutto: adesso Pellegata vorrebbe dare a vedere che predica bene, ma quand’era
assessore ha razzolato malissimo.
La delega all’urbanistica Pellegata l’ha avuta all’inizio
dell’estate del 2012, ma già tre mesi prima aveva tranquillamente approvato,
con il sindaco che adesso accusa di mancanza di coraggio, una delibera per
inviare alla Provincia di Monza delle “osservazioni” al PTCP (adottato ma non
ancora approvato) che chiedevano, fra l’altro, di togliere il vincolo ad
attività agricola di valore strategico posto sull’area di Via Ravenna; in
cambio, di metterlo su aree già vincolate
ad attività agricola, con il risultato di diminuire di molto la già esigua superficie di
Limbiate destinata alle attività agricole. Vale a dire che la Giunta Comunale
non proponeva affatto una compensazione, poiché le aree che erano proposte
in cambio di quella di Via Ravenna erano quasi tutte aree pubbliche già vincolate ad attività
agricole nel PRG vigente, e per la maggior parte servono come aree didattiche per l’Istituto Tecnico Agrario
Statale di Mombello.

Già, l’ITAS di Mombello. Pellegata si è diplomato lì, mentre adesso si occupa di consulenza e sostegno (anche se non nel settore dell'agricoltura) per la creazione di
piccole imprese e cooperative di giovani (con finanziamenti pubblici, suppongo). La sua specialità sarebbe, pare, la creazione di ”incubatori
d’impresa”. Tuttavia, facendo l’assessore ha dato prova della creatività che
continuamente invoca soprattutto sperperando un bel po’ di quattrini nostri in iniziative
demenziali (tutti ricordano, per esempio, l’invito ad appendere vasetti di
fiori su pali di varia natura posti lungo le pubbliche vie - e per cortesia non ricominci con la solfa del concorso di idee). Evidentemente non
ha creduto che fosse molto creativo usare quei denari per espropriare (o almeno
affittare) qualche area che ormai da moltissimi anni è agricola solo di nome, per crearvi
qualche piccola cooperativa di produzione ortofrutticola e vendita diretta da far gestire a giovani. Impegnato a “cogliere le più innovative
tendenze delle città Europee”, non gli sarà sembrato molto creativo pensare che già solo l’area di
Via Ravenna (attualmente agricola solo per figura) avrebbe potuto fornire la terra per diverse aziende di
dimensioni non modestissime. (In Valle d’Aosta – dove l’agricoltura è quasi
tutta biologica e qualsiasi produzione è di grande qualità - la
superficie media dell’azienda agricola è 1.200 mq; l’area di Via Ravenna è di
circa 50.000 mq).
Propongo una petizione popolare affinché Pellegata sia “incubato” per decreto per
qualche mese almeno. Senza PC.
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