venerdì 21 novembre 2008

Tutto scorre, tutto cambia. Tranne i notabili paesani, i fancazzisti, i somari, gli imbecilli e i disonesti

Salvatore Ricciardi



Panta rei. Tutto scorre. Così, con una citazione da liceale seminarista, un noto e presuntuosissimo fancazzista con stipendio pubblico ha risposto a un’ochetta sciagurata che si rammaricava, poverina, che un ruscello di bava al quale aveva copiosamente tributato fosse andato in secca “il 26 di ottobre” [v. Commenti su Il dottor Vermilione psicanalista santone di Campisi 15 Novembre, 2008 PANTA REI]. In realtà, il significato vero della frase πάντα ρει (il programma di scrittura non permette di segnare uno spirito aspro sul rho e un accento circonflesso sullo iota), che non è del filosofo greco Eraclito di Efeso (535 a.c. – 475 a.c.) ma gli è attribuita, non sarebbe quello letterale del quale si abusa (“tutte le cose scorrono”, “tutto passa”), poiché si tratta di una metafora del divenire, dell’incessante cambiamento di tutte le cose, come è scritto in tutti i manuali liceali di filosofia. L'aspetto più importante del pensiero di Eraclito è semmai l'embrione di una teoria della contraddizione. Ma l'abusata citazione, con tutto il profluvio di bava nel quale è immersa, dimostra che anche le sentenze filosofiche hanno le loro eccezioni. Tutto cambia (o, se proprio si vuole, tutto passa), ma non i notabili paesani, i fancazzisti, i somari, gli imbecilli, i disonesti. Essi sono immutabili. Immarcescibili e privi di qualsiasi verecondia, non stanno mai zitti. Né si tolgono dai piedi.

Chi legge questo blog si ricorderà della magrissima figura fatta dalla Guida e Grande Timoniere del PD locale a proposito dei Piani Integrati d’Intervento di Via Sabotino e di Via Belluno [v. Cialtronerie "Quattro Stagioni" di un cementificatore fallito e connivente]. Ovviamente, non c’era da aspettarsi nessuna ammissione di responsabilità, nessun ravvedimento politico. Figuriamoci se un notabile paesano di un partito finto, che non si ravvede nemmeno dopo ripetute batoste elettorali, si ravvede perché qualcuno gli rinfaccia in un blog le sue malefatte! Nella “politica” questo non si usa. Tuttavia, qualche spirito caritatevole forse sperava che il cementificatore fallito, poiché le vie della Provvidenza Divina sono infinite, avrebbe approfittato della prima occasione per rifarsi una verginità. Quella del “Piano di Recupero della Villa Rasini-Medolago", per esempio, sarebbe stata ottima. Si tratta, infatti, di un’operazione che è ancor più illegittima, e che per diverse famiglie potrebbe avere conseguenze ancor più odiose, dei programmi integrati d’intervento. Quale migliore occasione per denunciare la politica edilizia delle cavallette che da sette anni devastano Limbiate? Ma, per l’appunto, certi “caratteri” (termine da intendere alla maniera di La Bruyère, e qui in Italia, più recentemente, dello scrittore calabrese Mario La Cava [1]) - certi "caratteri" non possono cambiare.

L’occasione (o, per usare una delle parole che più inflazionano il vaniloquio politico corrrente, "l'opportunità") di parlare del “Piano di Recupero della Villa Rasini-Medolago", quindi, non è stata colta dal notabile paesano per denunciarne gli scopi odiosissimi (espropriare i poveri per far arricchire chi è già ricchissimo), né per smarcarsi davvero (per una volta!) dal partito del cemento limbiatese, né per approfondire la conoscenza del folle progetto. Wishful Thinking, pie illusioni. A questo giovanotto inguaribilmente vanesio l’occasione è servita solo per l’ennesima pantomima in gloria del suo minuscolo personaggio. In realtà sono stato io con il mio partito che ho preparato tutto, si è affrettato a scrivere. Ma Romeo, ha aggiunto, per l’attuazione del piano ha scelto un personaggio impresentabile, Armando Verdiglione. Adesso, però, si deve fare in modo che serva per la collettività, e via sbavando, con l’orecchio teso ad ascoltare i “Bravo! Bravo!” della sua claque.

La rivendicazione della paternità delle varianti che già dieci anni fa avevano reso possibile operazioni simili è pienamente legittima. Gli va riconosciuto. MA ERANO DELLE AUTENTICHE PORCATE. La ponzata “Villa Medolago sì, ma per tutti” è bellissima, fantastica, davvero da New Deal. Ma come si potrebbe convincere uno speculatore a mettere il parco del suo albergo di lusso, dotato di vari dehors, a disposizione di mamme con figlioletti sciamanti, di pensionati che hanno bisogno di fare pipì, di ragazzi caciaroni che magari mettono i piedi sulle panchine - questo, ovviamente, il consigliere con anzianità di un quindicennio non lo ha spiegato.

Come in realtà stessero le cose, e chi ne fosse corresponsabile, ha cominciato a ricordarglielo un cittadino qualsiasi come il sottoscritto, già quando ancora era disponibile solo la delibera publicata sul sito web del Comune [v. Nuove cialtronerie di un cementificatore fallito, connivente, invidioso e indecente]. Nessuno degli zombies che fanno i consiglieri “d’opposizione” l’aveva notata. Tuttavia, il consigliere “che ha già dato tanto alla comunità” (quali siano stati i suoi “omaggi”, lo abbiamo visto e ancora lo stiamo vedendo, cominciando da Piazza della Repubblica!) diceva di non aver visto ancora gli altri documenti. E quindi era doveroso aspettare che questo ragazzotto malcresciuto li esaminasse e ci dicesse infine che cosa realmente fosse il “Piano di recupero”. Attesa vana. Ammeso che un’occhiata sui documenti l’abbia gettata, è da credere che proprio la visione dei documenti abbia consigliato al somaro di abbandonare il proposito di parlare degli ASPETTI REALI del progetto, poiché fra essi vi è la prospettiva, concretissima per chi ABITA nella zona Ba (compresa nel progetto), di ESSERE ESPROPRIATO proprio “in virtù”, tra l’altro, delle varianti al PRG a suo tempo da lui votate.

Tiremm innanz!, avrà detto, ma non verso la stessa sorte di Amatore Sciesa [3]. Avanti invece verso una fluviale espansione di bava, nella quale il nostro si è tuffato per sguazzare festante: 47 commenti infarciti di idiozie, trivialità, becerume, analfabetismo politico, analfabetismo tout-court, millanterie “culturali”, desolanti vaniloqui, che lui ha tranquillamente pubblicato sul suo blog preparatorio del 2011 della riscossa del PD. Non una parola SUL LUOGO DOVE EFFETTIVAMENTE dovrebbe essere realizzato l’albergo di lusso (ma forse sarà in gran parte solo un motel per scopate in ambiente “glamour”, e per il resto sale per matrimoni), CHE SOLO IN PICCOLISSIMA PARTE È LA VILLA; IN REALTÀ L'ALBERGO DOVREBBE ESSERE COSTRUITO SULLA ZONA ATTUALMENTE OCCUPATA DALLE ABITAZIONI DI LAVORATORI E PENSIONATI, CHE DOVREBBERO ESSERE DEMOLITE. Nessun pensiero per le famiglie (fra le quali alcune donne anziane, sole e con pensioni minime) CHE, PREVIO ESPROPRIO ORDINATO DAL SINDACO, DOVREBBERO ESSERE SLOGGIATE dalle loro case, che hanno la disgrazia di essere troppo vicine alla villa e troppo “brutte” per i gusti “rinascimentali” dei pluri-pregiudicati Cristina Frua De Angeli e Armando Verdiglione. (Si badi, si tratta di abitazioni conservate, e in alcuni casi restaurate, molto meglio di quanto i ricchi abbiano saputo conservare la loro “magione”). Tutto sotto la parvenza della “riqualificazione culturale” fatta con la paccottiglia “rinascimentale” della Holding Frua De Angeli, per la quale già palpitano e si sdilinquiscono oche e ocazzi vari! Non solo: il consigliere comunale (“da quindici anni”), che si è messo, come per solito, a sbavare insieme a una pletora di ragazzini, non ha detto nulla sulle procedure illegittime seguite dalla Holding Frua De Angeli e da Romeo per preparare questo bel cenone di San Silvestro, che per alcune famiglie rischia di essere assai amaro (il termine per l’approvazione definitiva scade il 29 dicembre). E, ovviamente, silenzio totale sull’aggravamento della situazione urbanistica e viabilistica, già pessima, di Limbiate!

Non intendo abbassarmi a commentare nessuna delle idiozie sesquipedali, nessuna delle bestialità devastanti delle quali sono infarciti quasi tutti i 47 sgrammaticatissimi “commenti”. Sarebbe troppo. Li lascio intatti alla gloria del consigliere somaro e disonesto, che ne ha fornito gli esempi maggiori. Somaro e disonesto perché questo cementificatore fallito, questo fancazzista anche della politica, ha mostrato (per l’ennesima volta) di ignorare le PROCEDURE OBBLIGATORIE previste per un piano di recupero come quello della Villa Rasini-Medolago, sul quale tuttavia si è messo a sproloquiare. Ma quando uno degli abitanti di quelle case, temendo di essere espropriato, ha chiesto lumi, il trombone del PD, inturgidite le gorge, lo ha rassicurato con (ostentata) autorevolezza: “Non credo proprio che ti possano cacciare da casa tua, dovresti essere espropriato dal Comune, e mi sembra che non ci siano affatto le condizioni giuridiche”. Ed è tornato alle solite fatue chiacchiere.

Invece le "condizioni giuridiche" in questo specifico caso prevedono proprio L’ESPROPRIO DEI POVERI A FAVORE DEI RICCHI. Se ciò non avverrà, almeno per il momento, sarà perché le procedure amministrative sono state (volutamente) violate, e per la resistenza di alcuni abitanti. Ma le premesse fondamentali di questo piano sono state poste, circa dieci anni fa, da questo pallone gonfiato e da altri che attualmente recitano la parte degli “oppositori” (fra i quali l'attuale consigliere di Rifondazione Comunista “Pinguino” Binacchi, che allora era assessore) quando hanno votato il cambio della destinazione urbanistica della villa e del suo parco da “uso pubblico” a “struttura ricettiva”, appioppando questa destinazione anche alle case della zona Ba (quelle abitate dalla povera gente). Che alcuni delinquenti politici ne fossero coscienti, mentre alcuni imbecilli invece non sapevano quello che stavano facendo, non rende la cosa meno sporca. E quindi è probabile che un qualche sentore, seppure vago, della reale natura del “piano di recupero”, e delle sue conseguenze per una dozzina di famiglie, il nostro l’abbia avvertito, ma, innescando e abbondantemente alimentando un profluvio di scemenze sul suo blog, abbia cercato di stendervi sopra una spessa cortina di fumo. Come fanno i politicanti disonesti. Del resto, costui si è poi spinto a fare l’elogio della “formazione” e della “sensibilità politica e democratica” di quel colto uomo “politico” dal finissimo tratto, di quella figura adamantina di sindaco che ha firmato la delibera del “piano di recupero”! [v. Mestrone? Piuttosto teniamoci Romeo].


***

Lo sciocco notabile paesano che, come ama dire di sé, “porta la responsabilità di un grande partito, il PD, ha scritto : “per il futuro non ho ambizioni di carriera, anzi credo proprio che col 2011, quando ci saranno le prossime elezioni, terminerò la mia esperienza istituzionale visto che pur avendo solo 37 anni faccio il consigliere da 15 anni e credo di aver già dato fin troppo alla mia comunità”. E sia. Sorbiamoci la prosopopea. Prendiamo per buono il proposito. Ma allora, trombone vanaglorioso, perché vuoi farci aspettare fino al 2011 per assistere ad un atto di igiene politica? Perché non te ne vai subito fuori dai piedi?

[1] V. Bruno Snell, Il linguaggio di Eraclito, G. Corbo, Ferrara 1989.

[2] V. Jean de La Bruyère, I caratteri (1688), Einaudi, Torino 1981; Mario La Cava, Caratteri (1939), Einaudi, Torino 1980 (prec. ediz. 1953, nei "Gettoni" di Elio Vittorini; ediz. più recente: Donzelli, Roma 1999).

[3] V. Amatore Sciesa - Wikipedia

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