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domenica 22 dicembre 2013
I pendolari della Milano-Limbiate danneggiati da peones e deputati abusivi del PD e dal sub-assessore limbiatese al tram
Alcuni deputati lombardi del PD (alcuni dei quali, giusta
la recente sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, sono deputati abusivi) nei loro blog millantano il testo
“emendato” del comma 51 della legge di stabilità 2014 come “messa in sicurezza”
della linea tramviaria Milano-Limbiate, come “grande risultato politico”, ma di
sicuro per il momento c’è solo che questi peones,
con i loro emendamenti dissennati, che prontamente sono stati svuotati dal
governo, sono riusciti ad impedire per
legge al Ministro delle Infrastrutture (il milanese Lupi, del NCD) l’eventuale scelta discrezionale di non includere anche il progetto della Milano-Limbiate fra gli interventi che il CIPE dovrà obbligatoriamente de-finanziare.
Ciò
che viene oscurato, infatti, è che l’obiettivo del comma “emendato” solo apparentemente è “di accelerare
gli interventi in aree urbane per la realizzazione di linee tramviarie e
metropolitane”, ma in realtà serve per trovare rapidamente i soldi per finanziare un nuovo tratto della Metrotramvia di Padova (e ora anche di quella di Venezia). Un obiettivo che con tutta evidenza è stato formulato e annunciato e infine scritto
nella legge di stabilità sulla base degli accordi fissati nel corso degli incontri
di fine estate di Lupi con alcuni capataces padovani
del PD (click http://www.padovaoggi.it/cronaca/tram-padova-nuova-linea-voltabarozzo-stazione-stadio.html; http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/08/11/news/il-comune-pensa-al-sir3-stadio-voltabarozzo-la-nuova-linea-del-tram-1.7563345); ad essi il candidato sindaco del PD (attualmente vice facente funzione di sindaco) e il PD
in vista delle elezioni che si svolgeranno fra pochi
mesi (click Parlamento
al lavoro per la nuova linea del tram di Padova).
Si
può avere un’idea dell’importanza di questi accordi, e dell’indisponibilità a
modificare gli obiettivi che con il comma 51 la lobby dei "compagni" veneti intende raggiungere, se si considera che nella Commissione
Bilancio della Camera, dove sarebbe stato ottenuto il “grande risultato” dei peones lombardi del PD, il sottosegretario Baretta (veneziano, del PD), esprimendo il parere del
Governo sulle proposte emendative riferite al comma 51 giunto dal Senato, prima ha “fatto
presente” e poi ha “ribadito che il Ministero competente per il merito [cioè quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, ndr] ha espresso parere contrario su di esse”
(quindi anche su quelle provenienti dalla IX Commissione Trasporti) (click http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2013/12/13/leg.17.bol0140.data20131213.com05.pdf,
pp. 14 e 15).
È
questo parere, e non gli emendamenti dei peones lombardi, il viatico con il quale il comma 51 "emendato" tanto dissennatamente giungerà al Ministero, vale a dire al
Ministro in persona ed ai suoi più stretti collaboratori, i quali, tenendo conto
degli accordi presi da Lupi con gli alleati di governo (accordi addirittura tradotti
in un testo di legge) e tenendo conto dell’impossibilità per il progetto della
Milano-Limbiate di trasformarsi in pochi mesi in un’opera appaltata, faranno approvare
dal CIPE (che è un'articolazione del governo composta da ministri) la graduatoria per
l’assegnazione dei fondi racimolabili con le revoche dei finanziamenti
non effettivamente assegnati ad altre opere che ancora sono più o meno in alto mare.
Ora,
si può stare certi che il ministro (e sindaco uscente di Padova) Zanonato &
C. hanno ben calcolato che solo con il Fondo revoche sarà possibile finanziare un
progetto della sua città rimasto nel cassetto per diversi anni, e che queste risorse potrebbero
anche risultare insufficienti, altrimenti non vi sarebbe stata la necessità di inserire
nella legge di stabilità il comma 51 con un testo che prevede expressis verbis la priorità della
Metrotramvia di Padova. Con queste premesse, è una previsione quasi certa che
nella graduatoria del Fondo revoche la Metrotramvia di Padova sarà al primo posto e quella
di Venezia al secondo, poiché entrambe sono opere già progettate e parte di un insieme
di lavori già in corso. La linea Milano-Limbiate nella migliore delle ipotesi
sarà collocata al terzo posto, ammesso che altre amministrazioni non insorgano nelle prossime settimane per
difendere altri interventi revocati, ma che sono in una fase progettuale più
avanzata, affinché siano anteposti alla linea milanese.
Questo
sarà, molto probabilmente, il “grande risultato politico” ottenuto da un’aspirante
cavallerizza e deputata abusiva di Bollate, che avrebbe "capitanato" (in sella al cavallo?) i suoi amici peones lombardi del PD, e dal sub-assessore limbiatese al tram. Costui, per più due anni non ha saputo fare altro che il gregario di un “boia chi molla”, i cui boatos ha sempre dovuto rincorrere ed assecondare, con il risultato che il Comune di Limbiate non solo non ha mai avuto alcuna
voce in capitolo, per quanto riguarda il contenuto e le fasi di elaborazione
del progetto, ma si è anche impegnato a pagare circa 2.450.000 € per una linea
della quale non è proprietario, né si prevede che lo diventi; una linea che
per molti anni attraverserà il territorio di Limbiate solo per poche decine di metri, con una
sola fermata posta al margine estremo (ma già nel Comune di Varedo) del
quartiere che da solo ha circa un terzo degli abitanti del comune; una linea irraggiungibile a piedi dall'80% dei possibili utenti. In più, il Comune di Limbiate dovrà pagare anche per lo
studio, imposto dal Comune di Paderno Dugnano, della fattibilità del prolungamento
della Metropolitana n. 3, che solo fino a quel comune (cioè solo fino al futuro mega piano edilizio sull'area ex Tonolli) dovrebbe arrivare!
Una
dimostrazione più chiara di inettitudine all'amministrazione degli interessi
pubblici non potrebbe essere data.


giovedì 19 dicembre 2013
Xe pezo el tacón che el buso. I deputati lombardi del PD e il governo rendono obbligatoria la revoca dei finanziamenti per il tram Milano-Limbiate

Invece, il testo “emendato” (mai parola assunse un significato più grottesco!) dalla Commissione Bilancio e Tesoro della Camera, che domani sarà approvato con il voto di fiducia, prevede espressamente che il finanziamento della Milano-Limbiate debba provenire dalle risorse del Fondo revoche - e ciò comporta, quindi, la revoca del finanziamento assegnabile al progetto milanese secondo la delibera del CIPE n. 25/2013 (poiché, appunto, ancora non è stato affidato con apposito bando di gara), per non aumentare le uscite del bilancio del Ministero.
Le “cinque semplici parole” inserite come emendamento dalla Commissione Bilancio cambieranno “il destino di una delle infrastrutture più importanti per il territorio a nord di Milano”, ma in peggio, al contrario di quello che dice un letteralmente farneticante comunicato auto-apologetico del PD di Limbiate e del sub-assessore Ti-che-te-tarchett-i-ball!
Altro che modifica “ben studiata”! Essa, al contrario, è una modifica dissennata, poiché la Milano-Limbiate, che nel programma di finanziamenti della delibera del CIPE appena citata era penalizzata esclusivamente dalle lungaggini della Provincia di Milano che impediscono di bandire la gara d’appalto, nell’assegnazione delle risorse del Fondo revoche subirà la concorrenza non più solo della Metrotramvia di Padova, ma anche di quella di Venezia, che possono essere messe in cantiere nel giro di pochi mesi, e di tutte le altre opere revocate, che nel Fondo potrebbero andare a finire.
I mistificatori (ma più che altro sono solo dei patetici bauscia di periferia) del PD non hanno per niente fatto “tornare a disposizione i finanziamenti statali”: al contrario, se questi prima erano assegnabili, una volta che fossero state soddisfate tutte le condizioni stabilite dal D.M. n. 99 del 16-2-2009 (fra le quali l'appalto già assegnato), ora molto probabilmente sono spariti.
Altro che “lavoro di bisturi”! Mai una metafora fu più inappropriata: il bisturi è in realtà un coltello che, se usato con imperizia, provoca danni irreparabili o addirittura la morte del paziente! Come, probabilmente, in questo caso.
Nessuno ha “capitanato” nessuna “struttura tecnica”. Per peggiorare ulteriormente un testo dalle conseguenze già tanto disastrose per i pendolari della linea Milano-Limbiate, non è stata usata nessuna competenza, ma solo il mediocrissimo bric-à-brac al quale da sempre si dedicano i parlamentari che, per “curare” gli interessi del proprio collegio, cercano di infilare nelle leggi un emendamento qua, un altro là, e nel tentativo di strappare risorse più o meno grandi certo non stanno a badare alla ratio della legge da approvare.
Solo che questa volta la coperta è ancora più corta del solito, e i gruppi contro i quali si devono rivolgere le proprie brighe non solo sono troppo forti, ma sono anche del proprio partito. La lettura degli atti parlamentari dimostra che sono stati proprio il PD e il governo a ricorrere al metodo brutale del “machete”. A parole, vi è stato qualche larvato riconoscimento della validità degli argomenti delle minoranze (per esempio da parte del presidente della Commissione Bilancio, Boccia, del PD), ma nei fatti sono state brutalmente respinte le proposte delle opposizioni di restituire alla legge di stabilità la sua funzione di indirizzo sulla struttura del bilancio dello Stato, invece di svilirla a chilometrico elenco di misure volte a soddisfare un’infinità di richieste localistiche (e che la legge di stabilità abbia in realtà queste caratteristiche è stato ammesso in aula anche dal ministro Franceschini nel porre la questione di fiducia) - e quindi sono state respinte, senza dare la possibilità di una vera discussione, anche le proposte di cancellare in toto il comma 51, cancellazione che, essa sì, avrebbe salvato la Milano-Limbiate dalla revoca.
Non vi è stato nessun “vaglio” degli emendamenti dei deputati lombardi del PD; al contrario, essi sono stati decapitati con un paio di “colpi di machete” dal governo e dal PD. Ma non solo: ai deputati lombardi di questo “partito” (ma, come si è visto ancora una volta, il PD è soprattutto un assembramento di gruppi elettorali) è stato imposto di rinunciare a qualsiasi velleità di contrastare i “compagni” padovani, ed è stato imposto (anche se formalmente “proposto”) di far passare uno solo dei loro emendamenti, ma con il testo che voleva il governo, ovviamente del tutto inoffensivo per gli interessi dei "compagni" padovani.
Le “forche caudine” non sono state affatto quelle di una discussione dalla quale sarebbe emersa la validità degli emendamenti dei deputati lombardi del PD, ma solo quelle dell'imposizione, da parte del governo, che fosse supinamente accettato che per assegnare i finanziamenti del Fondo revoche la priorità, nei fatti, sia data inevitabilmente non solo alla Metrotramvia di Padova, ma anche a quella di Venezia, e solo in subordine alla “Metrotramvia” Milano-Limbiate!
L'evocazione delle "forche caudine" potrebbe essere catalogato come un ennesimo episodio di falsa coscienza; tuttavia, lungi dall'assurgere alla funzione di ideologia, resta al livello infimo della pura e semplice falsificazione della realtà. È solo propaganda di infima qualità.
domenica 15 dicembre 2013
Un altro “scippo di metrotranvia” inventato da un “boia chi molla” e dai suoi gregari del PD

Vale
la pena di riportare integralmente il testo del comma scippatore, con i link di
tutte le leggi che vi sono richiamate:
c. 60. All'articolo 46-ter
del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con
modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, il comma 5 è sostituito dai
seguenti:
«5. Al fine di garantire la tempestiva realizzazione delle opere Expo indispensabili per l'Evento e per far fronte al mancato contributo in conto impianti dovuto dai soci inadempienti, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, su richiesta del Commissario Unico di cui all'articolo 5 del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2013, n. 71, sentiti gli enti territoriali interessati, sono revocati e rifinalizzati i finanziamenti statali relativi ad opere connesse all'Evento, già incluse in apposito allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 277 del 26 novembre 2008, e successive modificazioni, ovvero previsti nell'ambito delle opere di pertinenza del tavolo istituzionale comprensivo degli interventi regionali e sovraregionali istituito con il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 e presieduto dal Presidente pro tempore della regione Lombardia.
5-bis. Per l'attuazione del comma 5, i finanziamenti statali relativi alle opere di connessione infrastrutturale del tavolo Lombardia di cui al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 individuati con atto del Commissario Unico d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti confluiscono in un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Direzione generale per lo sviluppo del territorio, la programmazione ed i progetti internazionali denominato ”Fondo unico EXPO: infrastrutture strategiche di connessione all'Expo 2015” e finalizzato alla realizzazione delle opere indispensabili per lo svolgimento dell'Evento.
5-ter. Le somme di cui al comma 5-bis sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate sul Fondo unico Expo. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
«5. Al fine di garantire la tempestiva realizzazione delle opere Expo indispensabili per l'Evento e per far fronte al mancato contributo in conto impianti dovuto dai soci inadempienti, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, su richiesta del Commissario Unico di cui all'articolo 5 del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2013, n. 71, sentiti gli enti territoriali interessati, sono revocati e rifinalizzati i finanziamenti statali relativi ad opere connesse all'Evento, già incluse in apposito allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 277 del 26 novembre 2008, e successive modificazioni, ovvero previsti nell'ambito delle opere di pertinenza del tavolo istituzionale comprensivo degli interventi regionali e sovraregionali istituito con il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 e presieduto dal Presidente pro tempore della regione Lombardia.
5-bis. Per l'attuazione del comma 5, i finanziamenti statali relativi alle opere di connessione infrastrutturale del tavolo Lombardia di cui al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 individuati con atto del Commissario Unico d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti confluiscono in un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Direzione generale per lo sviluppo del territorio, la programmazione ed i progetti internazionali denominato ”Fondo unico EXPO: infrastrutture strategiche di connessione all'Expo 2015” e finalizzato alla realizzazione delle opere indispensabili per lo svolgimento dell'Evento.
5-ter. Le somme di cui al comma 5-bis sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate sul Fondo unico Expo. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
Dunque,
i finanziamenti revocati e rifinalizzati
sono quelli per le opere connesse ad EXPO 2015 elencati in “apposito allegato” al DPCM 22 ottobre
2008 “e successive modificazioni”. Chi ha la pazienza di leggere l’allegato e
le successive modificazioni scopre
che né nell’originale né nelle modificazioni è elencata la Metrotramvia
Milano-Seregno, i cui finanziamenti quindi non sono affatto revocati dal comma 60 del
maxiemendamento.
Si
rivela, quindi, per la miserevole disinformazione propagandistica che è quella
diffusa per mezzo di giornali e giornalucoli, secondo la quale la presunta
revoca
«comporterebbe
il risarcimento (anche con i soldi dei milanesi) dell'azienda aggiudicataria
per un danno economico pari al 10% del valore dell'opera, circa 13 milioni di euro, nonché di tutte le attività già svolte,
dagli espropri alle progettazioni» (De Nicola su il
Giornale, 29 novembre 2013).
L’assessore De Nicola che, all’inizio del 2011, quando
ancora le “Metrotramvia” Milano-Limbiate non era nemmeno presa in
considerazione dai programmi di finanziamento del CIPE, si inventava un
finanziamento “già stanziato” che si rischiava di”perdere” per le
“inadempienze” dei Comuni (mentre nemmeno lui nulla faceva per almeno fermare
l’obsolescenza della linea, i cui materiali fissi e rotabili erano ormai
fradici – tanto da provocare di lì a poco il divieto di esercizio da parte
dell’USTIF), adesso si inventa anche la revoca di finanziamenti già stanziati dal CIPE (delibere n.
52/2008 e n. 67/2008 - ben prima quindi del DPCM per EXPO 2015), sulla base
della legge 21 dicembre 2001, n. 443
(cosiddetta “legge obiettivo”), tanto che il primo lotto funzionale della
Metrotramvia Milano-Seregno è stato già appaltato e il suo cantiere già aperto (e
quindi non rientra nemmeno fra le “revoche” previste dal comma 51 del
maxiemendamento, fra le quali rientra invece la Milano-Limbiate –
sulla quale v. Una
“metrotramvia” mai finanziata, quasi revocata, prioritaria per finta).
Purtroppo
molti si sono fatti letteralmente scaldare
non solo da De Nicola (Fratelli d’Italia), ma anche da molti politicanti di
centrosinistra, condannati a subire periodicamente l’iniziativa spregiudicata
di questo vecchio arnese della più squalificata destra fascista dalla loro
insipienza e soprattutto dall’essere sostanzialmente interni od omogenei alle
logiche speculative di chi è favorevole, certo, agli interventi pubblici sui trasporti, ma è interessato soprattutto agli affari edilizi che essi possono promuovere, facilitare, aumentare.
Ma
il presunto “scippo” dei finanziamenti per la Milano-Seregno, che
ancor più di quello che riguarderebbe la Milano-Limbiate è
inventato di sana pianta, dovrebbe suonare, finalmente, come un campanello
d’allarme per chi – vale a dire gli utenti ed i cittadini che non si rassegnano
a farsi manipolare dai partiti – non ha altri interessi se non quelli della
difesa dei trasporti pubblici. Un’attitudine critica nella considerazione della
questione delle metrotramvie consentirebbe,
forse, di riacquistare la propria
autonomia, di pensiero e di azione, per mettere in discussione anche l’operato
degli amministratori e dei politicanti locali.
sabato 14 dicembre 2013
Una “metrotramvia” mai finanziata, quasi revocata, prioritaria per finta

La Metrotramvia Milano-Limbiate, ancora in fase di progettazione, è chiamata “metrotranvia” per ragioni propagandistiche ma non avrà mai, neanche alla lontana, le caratteristiche di una metropolitana, bensì quelle di un normale tram inter-urbano, poiché se anche fosse collocata al centro della carreggiata della vecchia “Comasina” (come sarebbe previsto dal faraonico progetto della Provincia di Milano), sarebbe comunque intralciata da tali e tanti ostacoli che non potrebbe mai essere un tram tanto veloce da potersi paragonare ad una metropolitana. Sarebbe bene smetterla, con questa fandonia, per parlare più sobriamente di tram inter-urbano.
Quest’opera non è mai
stata finanziata. Propagandata come
già finanziata al 60% quando ancora non
era inclusa in nessun elenco/graduatoria, o programma, di linee di
trasporto rapido di massa, solo con la delibera del CIPE n. 91/2011 (pubblicata nella G.U. del 15 giugno 2012 [v. Testo delibera]) è stata inclusa in una “graduatoria” che era in realtà solo l’elenco delle
opere di un
“programma di interventi (…) finanziato
nel limite delle risorse attualmente disponibili (…) pari a 144,8 milioni di euro”.
La
somma dei finanziamenti richiesti dagli interventi compresi nella “graduatoria”,
ciascuno fino al limite massimo del
60% dei costi di attuazione (“quota massima di partecipazione
statale”), era di 623.048.216,05 euro.
Che la “Metrotramvia” Milano-Limbiate fosse collocata
al primo posto di questa “graduatoria” non significava affatto che aveva acquisito
il diritto di essere finanziata prima delle opere che la seguivano,
poiché, come già evidenziava la semplice lettura delle cifre, vi era un’enorme differenza
tra la somma dei finanziamenti richiesti ed ammissibili per tutto il programma e il “limite delle
risorse attualmente [6 dicembre 2011, ndr] (…) disponibili pari a 144,8 milioni di euro”. È per questo
motivo che, come il CIPE ha più volte ribadito nelle sue delibere,
“il Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti ha
vincolato le risorse disponibili all’intera graduatoria e non al singolo
intervento”.
Vale
a dire che i finanziamenti effettivamente disponibili vengono mano a mano
assegnati ai progetti che sono in una fase tanto avanzata da poter essere più
rapidamente messi in cantiere, senza che la “graduatoria” assegni alcuna ”precedenza”
ad un progetto posto prima di un altro.
La
Delibera del CIPE n. 25/2013 (pubblicata il 22 giugno 2013 [v. Testo delibera]) ha poi registrato “lo stato degli interventi finanziato con la
delibera n. 91/2011” comunicato dal Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti, ed ha stabilito che
“le risorse disponibili, (potevano) essere destinate ad alcuni
interventi", definiti “interventi finanziabili a carico delle risorse del decreto-legge n. 112/2008”,
uno dei quali era la
“riqualificazione tranvia extraurbana
Milano-Limbiate, lotto funzionale Milano Comasina-deposito Varedo”, per un “Totale dei finanziamenti assegnabili ex delibera n. 91/2011” di 144.800.000.
“Finanziamenti assegnabili”: a patto di soddisfare le condizioni stabilite dal
Ministero dei Trasporti, condizioni che il faraonico progetto della Provincia
di Milano ancora oggi non soddisfa.
Quindi,
il maxiemendamento con il quale al Senato è stata approvata la Legge di stabilità 2014 non ha scippato niente alla “Metrotramvia” Milano-Limbiate. Quello dello “scippo” è
un redditizio ma grossolano espediente retorico-propagandistico che consente a diversi gruppi
di politicanti che si disputano l’”egemonia” del progetto (cioè il consenso elettorale che se ne può ottenere) di:
1)
occultarne la natura prevalente di strumento moltiplicatore di futuri
sovrapprofitti immobiliari e commerciali, più che di soluzione dei problemi di
trasporto di alcune cittadine del
Nord Milano e da queste verso la
metropoli;
2)
impedire agli utenti e ai cittadini tutti di prendere coscienza e di discutere:
a) delle reali caratteristiche del progetto, non solo sotto l’aspetto delle
soluzioni viabilistiche ma anche sotto l’aspetto del rapporto costi-benefici
per il trasporto dei pendolari; b) del fatto che i Comuni di Limbiate, Varedo, Senago,
Paderno Dugnano e Cormano dovrebbero finanziare non solo un progetto sul quale
non hanno avuto finora alcun potere di decisione, ma anche un’opera della quale
non diverrebbero proprietari;
3)
nascondere l’inettitudine a mandare avanti celermente un progetto che, dopo
quasi un decennio dal suo avvio non è ancora arrivato davvero alla
fase definitiva – situazione che: a) già per le norme ministeriali sempre ribadite pone il progetto nella
condizione di poter essere sopravanzato, nell’assegnazione dei finanziamenti di
volta in volta disponibili, da progetti già giunti alla
fase dell’apertura dei cantieri, oppure che vi possono giungere rapidamente; b) può essere sfruttata, come sta avvenendo in questi giorni, dalle iniziative di questo o quel gruppo di politicanti per scopi localistico-elettorali (a Padova si voterà nella prossima primavera, a Venezia nel 2015).
Ancora
pochi giorni prima dell’approvazione del comma 51 del maxiemendamento, l’assessore
provinciale De Nicola accusava EXPO 2015 di “tentativo di scippo”. Costui
reiterava una “sobillazione dall’alto” appresa probabilmente ai tempi del “Boia
chi molla” (moti di Reggio Calabria, 1970), ed ancora una volta aveva come passista-gregario
il sub-assessore limbiatese al tram (del PD). Ma erano proprio i compagni di
partito padovani del secondo (il ministro Zanonato e il relatore Santini) che, dopo un accordo stabilito con il ministro delle
infrastrutture Lupi (Nuovo Centro Destra) già nel mese di settembre, facevano
approvare un emendamento per revocare i fondi con i quali si potrebbe
finanziare effettivamente la
Milano-Limbiate, se il suo progetto fosse già allo stadio
della gara d’appalto, per destinarli ad un nuovo lotto della metrotramvia di
Padova, il cui progetto pare sia pronto già da anni e cantierabile nel giro di
pochi mesi.
Il
sub-assessore ha prima organizzato l’ennesima parata di politicanti da lui
“coordinata”, e poi ha “molto lavorato” (questo ha comunicato a tutto l’orbe
terracqueo) con un’apprendista cavallerizza capalbiana e deputata bollatese per stendere ben 5
emendamenti per "scongiurare l’ennesimo
tentativo di distrazione di fondi (sic!) dall’opera", dei quali uno
solo, peraltro identico a quello della IX Commissione Trasporti, è stato approvato (ieri) dalla Commissione Bilancio (gli altri quattro erano logicamente
incongrui e, mentre proponevano nei fatti ulteriori spese, non indicavano le
obbligatorie corrispondenti coperture fra le entrate).
Il testo del
comma 51, però, per iniziativa della IX Commissione Trasporti e di alcuni altri deputati del PD, è stato ulteriormente emendato a favore di un'altra metrotramvia, quella di Venezia, e quindi, se il testo che sarà portato in aula fosse approvato (*), il risultato sarebbe veramente
splendido:
1)
i finanziamenti con i quali, sulla
base della delibera n. 25/2013 del CIPE, si potrebbe finanziare la
“Metrotramvia” Milano-Limbiate, quando fossero disponibili e qualora si bandisse rapidamente la gara d’appalto, saranno
comunque revocati;
2) questi finanziamenti saranno
trasferiti in uno speciale "Fondo appositamente istituito nello stato di
previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti";
3) il fondo costituito con i finanziamenti revocati sarà finalizzato dal CIPE “con priorità per la metrotramvia di Milano-Limbiate e per quelle di Padova e di Venezia”.
Vale
a dire che, in realtà, con i fondi (che non saranno nient’affatto aumentati) con i quali si sarebbe potuto finanziare la
“Metrotramvia” Milano-Limbiate sarà invece
finanziata prioritariamente non solo
la Metrotramvia
di Padova, ma anche quella di Venezia, poiché entrambe sono già in una fase progettuale che ne potrebbe
consentire la messa in cantiere nel giro di pochi mesi. Quindi i finanziamenti disponibili
saranno spesi tutti per le metrotramvie venete, e quando finalmente per la Milano-Limbiate si
potrà bandire la gara d’appalto non sarà più disponibile nemmeno un centesimo!
Memorabile
soluzione propagandistico-mistificatoria! Colossale porcata della quale possono andar fieri il PD e il
sub-assessore limbiatese Ti-che-te-tarchett-i-ball, al quale la celebre definizione
dell’uomo che Aristotele ha dato nella Politica
si attaglia solo a metà!
*
Questo il testo approvato dalla Commissione Bilancio (evidenziati in azzurrino
gli emendamenti [poi approvato come c. 88 della L. 27-12-2013]):
“Comma 51. Al fine di accelerare gli
interventi in aree urbane per la realizzazione di linee tramviarie e
metropolitane il CIPE,
entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua, con apposita
delibera, su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli interventi da revocare
ai sensi dell’articolo 32, commi da 2
a 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito,
con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nonché quelli finanziati
dalla legge 26 febbraio 1992, n. 211, sul sistema metropolitano che, alla data di entrata di
entrata in vigore della presente legge, non siano stati affidati con apposito
bando di gara. Le
risorse rivenienti dalle revoche di cui al periodo precedente confluiscono in apposita
sezione del Fondo istituito ai sensi dell’articolo 32, comma 6, del citato
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, e sono finalizzate dal CIPE con priorità per la metrotramvia di Milano-Limbiate e per quelle**
di Padova e di Venezia.***”
**
Emendamento della IX Commissione Trasporti
*** Emendamento dei deputati Mognato, Martella, Murer, Zoggia - tutti del PD.
V. anche:
Attaccati alla perteghetta del tram
V. anche:
Attaccati alla perteghetta del tram
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