mercoledì 24 settembre 2008

Fama



Virgilio racconta che Fama, cioè la «voce pubblica» fu generata dalla Terra, dopo Ceo ed Encelado. È fornita d’un gran numero d’occhi e di bocche; si sposta volando con la più grande rapidità. Ovidio ha ripreso questo ritratto di Fama, caricandolo ancora. Immagina che questa divinità abiti in mezzo al mondo, ai confini della Terra, del Cielo e del Mare, in un palazzo squillante di suoni, con mille aperture, in cui penetrano tutte le voci, anche le più tenui. Questo palazzo, interamente di bronzo, è sempre aperto e rimanda, amplificandole, le parole che gli giungono. Vive circondata dalla Credulità, dall’Errore, dalla Falsa Gioia, dal Terrore, dalla Sedizione, dai Falsi Rumori e sorveglia, dal suo palazzo, il mondo tutto.

Questa creazione, imitata dai Giganti e altri esseri mostruosi della prima generazione divina, costituisce un’allegoria trasparente e tardiva piuttosto che un vero mito.

Virg. En. 4,I73-I88 Or. Odi 2,2,7; Ov. Met. 12, 39,63; VaI. FI. Arg. 2,117 SS.; Staz. Teb. 425-31.

[Pierre Grimal, Dizionario di mitologia greca e romana, Paideia Editrice, Brescia 1987]

[]

Nessun commento: