
martedì 30 dicembre 2014
Diritto d’asilo*

* Max Horkheimer (1895-1973), Crepuscolo.
Appunti presi in Germania 1926-1931,
Einaudi, Torino 1977, p. 91
sabato 7 giugno 2014
Barbara Spinelli: “Accetto l’elezione al Parlamento europeo”
ho molto meditato quel che dovevo fare, in considerazione
della domanda sempre più insistente che veniva dagli elettori e da un
gran numero di candidati, e ritorno sulle mie decisioni: accetterò
l’elezione al Parlamento europeo, dove andrò nel gruppo GUE-Sinistra Europea,
ripromettendomi di garantire la fedeltà al primo manifesto della Lista
italiana «L’Altra Europa con Tsipras» e ai 10 punti di programma che
abbiamo proposto agli elettori. Sin dalla conferenza stampa del 26 maggio
avevo lasciato in sospeso la mia decisione: e non solo perché sorpresa
dalla quantità di preferenze ma anche in considerazione del fatto che la
situazione politico-elettorale stava precipitosamente cambiando.
La linea maestra alla quale intendo attenermi
è di operare nel Parlamento europeo – e anche nella comunicazione
scritta, come rappresentante degli elettori europei – per una politica
di lotta vera all’ideologia dell’austerità e della cosiddetta «precarietà
espansiva», alla corruzione e alle minacce mafiose in Italia; per
i diritti dei cittadini; per la realizzazione di un’Europa federale
dotata di poteri autentici e democratici: quell’Europa che sinora,
gestita dai soli governi in un micidiale equilibrio di forze tra potenti
e impotenti, è mancata ai suoi compiti. Il Parlamento in cui
intendo entrare dovrà, su spinta della nostra Lista e delle pressioni che
essa eserciterà in Europa e in Italia, essere costituente. Dovrà lottare
accanitamente contro lo svuotamento delle democrazie e delle
nostre Costituzioni, a cominciare da quelle italiane e dal vuoto
democratico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome
che ha.
Mi ha convinto a cambiare opinione anche
la lettera di Alexis Tsipras. La domanda che mi rivolge di accettare il
risultato delle elezioni è per me decisiva e – ne sono certa – lo sarà
per la Lista
nel suo complesso. Alle innumerevoli sollecitazioni ricevute
dall’interno (garanti, elettori, comitati, candidati) si aggiungono infine
sollecitazioni dall’esterno (deputati del GUE e non solo).
So che molti sono delusi: il proposito espresso
all’inizio di non andare al Parlamento europeo sarebbe disatteso,
e questo equivarrebbe a una sorta di tradimento. Non sento tuttavia
di aver tradito una promessa. I patti si perfezionano per volontà di
almeno due parti e gli elettori il patto non l’hanno accettato, accordandomi
oltre 78.000 preferenze. Mi sono resa conto, il giorno in cui abbiamo conosciuto
i risultati, che sono veramente molti coloro che mi hanno scelto neppure
sapendo quel che avevo annunciato: anche loro si sentirebbero traditi se
non tenessi conto della loro volontà. Inoltre, come garante della Lista, ho il
dovere di proteggerla: le logiche di parte non possono comprometterne la
natura originaria. Proprio le divisioni identitarie che si sono create
sul mio nome mi inducono a pensare che la mia presenza a Bruxelles
garantirebbe al meglio la vocazione, che va assolutamente salvaguardata,
del progetto – inclusivo, sopra le parti – che si sta costruendo.
Per quanto riguarda la scelta che sono chiamata
ufficialmente a compiere, annuncio che essa sarà in favore del Collegio
Centro: è il mio collegio naturale, la mia città è Roma.
È qui che ho ricevuto il maggior numero di voti. A Sud non ero capolista
ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti verrei percepita come «paracadutata»
dall’alto. Mi assumo l’intera responsabilità di quest’opzione, che mi pare
la più giusta, nella piena consapevolezza dei prezzi e dei sacrifici
che essa comporterà.
La mia più grande gratitudine va a Marco
Furfaro per la generosità che ha messo nella campagna e che spero
dedicherà ancora all’avventura Tsipras. Sono certa che i tanti elettori
di SEL, battutisi con forza per la nostra Lista, approveranno e comunque
accetteranno una scelta che è stata molto sofferta, visti i costi
che saranno sopportati dal candidato del Centro designato come il primo
dei non eletti. Conto non solo sulla loro fedeltà alla Lista ma sulla loro partecipazione
immutata al progetto iniziale, che ha come prospettiva un’aggregazione di
forze (di sinistra, di delusi dalla presente democrazia rappresentativa,
di emigrati nell’astensione) alternativa all’odierno centro-sinistra
e alle grandi intese.
Augurando a tutti voi e noi il proseguimento
di una battaglia unitaria e inclusiva al massimo, vi saluto con
grande affetto e gratitudine.
venerdì 30 maggio 2014
Modesto risultato elettorale del centrosinistra reale di Limbiate

La responsabilità dell’aumento di
altri 18 punti percentuali degli astenuti va ascritta interamente alle forze
che in ambito comunale esercitano una devastante egemonia politica, vale a dire
a tutti i gruppi del centrosinistra locale,
che in realtà nulla ha da spartire con lo spirito e il programma riformatore
delle esperienze di cinquant’anni fa (solo per il nome quelle esperienze sono antesignane
di ciò che oggi si chiama “centrosinistra”). Il centrosinistra di Limbiate
invece ha vinto le elezioni del 2011, e nei fatti governa, con l’appoggio e mettendosi al
servizio degli interessi immobiliari di una parte del centro-destra che ha
governato dal 2001 al 2011, vale a dire di quell’accozzaglia di cucinieri della politica
di paese che è riuscita ad eleggere un consigliere-polpettone che sarebbe
incompatibile – checché ne dicano l’azzeccagarbugli comunale e gli ignavi consiglieri,
di maggioranza e di minoranza, che da colei si fanno plagiare.
Questo centro-destra-sinistra ha
governato negli ultimi tre anni percorrendo un solco aperto già dalla giunta
Fortunati (1997-2001) e proseguito nei dieci anni successivi dalla giunta Romeo.
La crescita dell’astensionismo fino ad un livello che lascia sgomenti è
spiegata dal senso di annichilimento che invade i cittadini che assistono inermi alla distruzione
dei servizi pubblici (in particolare dei servizi connessi con i cicli scolastici obbligatori), alla devastazione del territorio, agli enormi privilegi concessi alla
rendita fondiaria, alle scandalose prebende elargite agli alti livelli della burocrazia comunale, alle politiche antisociali attuate indefessamente da tutte le giunte
comunali che si sono susseguite dal 1997 ad oggi. Nell’assenza di una qualsiasi
forma di organizzazione della protesta sociale, che il gruppetto di inetti che
abusa delle parole “Sinistra” e “Partecipazione” non solo non organizza (poiché
nemmeno riesce ad immaginare di poter svolgere un ruolo che sia diverso da
quello di maggiordomo del PD), ma anzi, se forme di auto-organizzazione sociale si manifestano, sistematicamente le distrugge, in questo deserto chi non si è recato alle urne ha manifestato in
questo modo non solo un rigetto netto della politica del governo nazionale, che mette in atto pedissequamente
le direttive di austerità imposte dalla Trojka europea – vale a dire soprattutto i tagli
della spesa pubblica - ma anche un chiaro ed
inappellabile giudizio negativo sulla
politica del centrosinistra locale guidato autoritariamente dal PD.
Il "successo mai visto" (è questa la formula auto-apologetica usata in questi giorni dello stato maggiore renziano) del PD anche qui a Limbiate, con
l’aumento dei voti da 4.974 (elezioni politiche 2013) a 5.960, e della
percentuale da 25,89 a 39,97, va dunque valutato innanzitutto nel quadro della
desertificazione sociale e politica che l’enorme astensione dal voto rende ancor più visibile, e soprattutto tenendo conto che i voti in più ottenuti dal PD in
grandissima parte sono quelli riversati dal “centro”, che anche qui a Limbiate si è auto-azzerato:
infatti la lista montiana Scelta Europea, che un anno fa con l'UDC (168 voti) e Futuro e libertà (40 voti) aveva ottenuto 1.689 voti (8,79%), in queste elezioni
ha ottenuto solo 79 voti (0,52%!).
Per una parte notevolmente minore i voti in più dati al PD sono venuti anche da
quella parte dall’area SEL-PRC-PdCI che non ha votato per la Lista Tsipras su
indicazione di alcuni personaggi locali, ridottisi ormai da anni al ruolo di
oppositori di sua maestà il PD. Costoro, sin dalla sua formazione, non hanno fatto nulla per rendere visibile la lista e, anzi, non si sono vergognati
di mettere in atto forme di mal dissimulato boicottaggio.
I voti reali
del centrosinistra sono scesi da 7.187 (37,41%), ottenuti nel 2013, a 6.039, che solo grazie all'enorme astensionismo corrispondono al
40,49%. E quindi, l'aumento di 3,08 punti
percentuali, se considerato come misura
della crescita del consenso di tutta l’area
politica del centrosinistra, non è esattamente un risultato "mai visto". Nell’ambito del centrosinistra, l’unico dato che potrebbe essere registrato come "mai visto" (ed anzi stupefacente) è la disponibilità
degli alleati del PD a farsi fagocitare da questo partito. Invece, ribadiamo, per quanto
riguarda la misura del consenso di tutta l'area (che comunque rimane eterogenea) che sostiene le politiche neoliberiste del centrosinistra sotto la ”mai vista”
egemonia del PD, il risultato ottenuto è modesto: 6.039 voti sono solo il 22,63% degli iscritti nelle liste elettorali (26.692).
Tanto più che l’area del centro-destra non arretra
affatto e si attesta al 32,55%, con un leggero aumento di 0,24 punti
rispetto al 2013. Infatti, se Forza Italia (già PDL) scende dal 23,30 al 17,45%, il Nuovo Centro
Destra con l’UDC registra il 2,74%, la Lega
Nord addirittura aumenta leggermente i suoi voti (da 1.442 a
1.474), nonostante i 18 punti percentuali
in più di astenuti, e passa dal 7,51 al 9,98%, mentre un risultato analogo, ma con numeri proporzionali alle dimensioni del partito, registra la sigla Fratelli d’Italia: da
203 a 371 voti e da 1,06 a 2,48% .
Un risultato clamoroso,
invece, è il crollo del Movimento 5 Stelle, che scende da
4.952 voti (quasi il primo partito!) nelle politiche del 2013, a 3.361 nel 2014: 1.591 voti in meno (-3,24 punti percentuali!), solo in parte,
come dimostrano i numeri, ceduti al PD e alla Lega, e per il resto rifluiti fra
gli astenuti. Ed è un risultato clamoroso non solo per la misura indicata dai
numeri, ma soprattutto se si considera l'ossessivamente millantato iper-partecipazionismo di questo
movimento. La perdita, nel giro di un solo anno, di quasi un terzo dei voti dimostra che in ambito locale non si può vivere
di rendita sul personaggio perennemente sbraitante e politicamente ondivago del
comico genovese (che come comunicatore politico da tempo, ormai, mostra tutti i suoi limiti). Può anche avvenire che gli elettori con i loro voti mettano un "partito" quasi al primo posto, ma il solo patrimonio dei segni tracciati su un simbolo non dà affatto, a chi lo riceve, la capacità di agire politicamente. Durante un intero anno, infatti, il M5S, presto scisso in due gruppi, pur potendo contare sull'enorme consenso espresso dai voti, si è distinto solo per
la totale incapacità di mettere in atto una forma qualsiasi di intervento politico su uno qualsiasi dei
problemi locali.
Infine, c’è il risultato di “L’Altra
Europa con Tsipras”. È un risultato percentualmente modesto, che si registra insieme all’ulteriore perdita
di centinaia di voti di un’area comprendente l’elettorato di SEL, PRC e PdCI, che
scende da 856 voti (4,45%) ottenuti nel 2013
(somma dei voti di Rivoluzione Civile-Ingroia, che comprendeva PRC e PdCI, e di SEL), a 415 voti nel 2014 (Lista Tsipras, alla quale partecipano SEL e il
PRC), pari al 2,78% (-1,67%). Il calo elettorale di quest'area è costante e sempre consistente: ad ogni elezione, non importa per quale assemblea si svolga, perde da 300 a 500 voti. Sono risultati che si spiegano
con la scelta, da lunghi anni attuata dai tre o quattro personaggi che detengono
la proprietà (è proprio il caso di dire) dei simboli e delle sigle appena nominate (e che ne costituiscono il solo "corpo vivo") di non essere
politicamente autonomi dal PDS-DS-PD, del quale da lunga pezza hanno introiettato lo pseudo-principio della “governabilità” (fino al
recente voto, numericamente non indispensabile, espresso dall’eterogeneo gruppo di quattro consiglieri che
abusano delle parole "Sinistra" e "Partecipazione", a favore dell’adozione di un
PGT che moltiplica il consumo del territorio al quale si era dedicato per dieci
anni il centro-destra).
Questo risultato si spiega,
inoltre, con la partecipazione alla Lista Tsipras accettata (non è un mistero per
nessuno) obtorto collo da una parte
di SEL, nonostante la partecipazione sia stata sancita da un voto congressuale. Il PdCI, invece, non è stato accettato nella lista, poiché aveva posto come condizione per il suo sostegno l'inserimento di suoi
candidati scelti dalla direzione del partito e non dalla base dei comitati, gruppi e
associazioni locali. Il PRC ormai da anni è solo una sottomarca usata dai tre-quattro personaggi di cui sopra
per ottenere un po’ di voti. E quindi: il consigliere (e da decenni unico
aderente visibile a Limbiate) del PdCI ha apertamente invitato a votare per il Movimento
5 Stelle (e visti i risultati, è stata davvero una scelta all'altezza della fama di politico consumato che il personaggio si attribuisce!), mentre
SEL non ha fatto, in realtà, alcuna campagna elettorale, a parte due-tre
banchetti pro-forma per raccogliere firme per la lista e l’affissione – abusiva secondo le
norme interne - di alcuni manifesti con il faccione di un suo candidato. (Peraltro
questo candidato, che nella sua propaganda si serviva di un frasario indistinguibile da quello del PD, è risultato,
per l’ennesima volta, non eletto). Anche il simbolo della lista è apparso non
più di due-tre volte, in due mesi, sui siti web di costoro.
Ottenuto in queste condizioni, il
2,78% della Lista Tsipras è tuttavia politicamente significativo e premia gli sforzi di
chi invece si è impegnato per l’intera campagna elettorale, anche in ambito
provinciale, e di coloro che, al contrario di chi seminava scetticismo e sfiducia,
hanno partecipato all’incontro con i candidati operai, ai volantinaggi nei
mercati e di fronte alle fabbriche, alla presentazione del libro “Tsipras chi?”
e sono pronti a cominciare a mettere in atto la promessa-invito dei garanti
della lista: “Non ci fermeremo qui”.
mercoledì 28 maggio 2014
Il ringraziamento dei garanti: "Non ci fermeremo qui"
Barbara Spinelli, Luciano Gallino, Marco Revelli,
Argiris Panagopoulos, Guido Viale
I garanti della lista L’altra Europa con Tsipras,
giunti alla conclusione di questa difficile ma entusiasmante campagna
elettorale, rivolgono un caldo, affettuoso e sincero ringraziamento a tutti
coloro che hanno creduto in questa impresa apparentemente impossibile e che
hanno reso possibile il piccolo miracolo di questo risultato (unico, ma
importante, segno di luce in un quadro generale preoccupante).
In particolare ringraziamo, oltre naturalmente
agli elettori che non si sono lasciati intimidire dal fuoco mediatico ostile,
tutti i firmatari dell’Appello, da cui tutto è incominciato. Quanti
raccogliendo le firme e sottoscrivendo le liste hanno permesso di superare gli
ostacoli posti da una legge elettorale iniqua e incostituzionale. I Candidati,
che scegliendo di esporsi in prima persona e di dedicare il proprio impegno
straordinario nelle Circoscrizioni ci hanno permesso di esistere e di parlare
agli elettori. Chi ha offerto il proprio lavoro volontario, a tutti i livelli,
e chi ha contribuito con le proprie donazioni a raccogliere le risorse
finanziarie necessarie per una campagna elettorale condotta in francescana
povertà.
A tutti quanti noi vogliamo garantire che non ci
fermeremo qui. Che il percorso continua, oltre la conclusione di queste
elezioni europee, dando continuità all’impegno di quanti hanno partecipato al
progetto con spirito unitario, con la ferma determinazione a renderlo una
pratica permanente.
La lista L’altra Europa con Tsipras, nelle
diverse fasi che ha attraversato, dalla formulazione e sottoscrizione del
progetto alla raccolta e alla selezione delle candidature, dalla raccolta delle
firme alla campagna elettorale vera e propria, è stata per molti di noi un
laboratorio straordinario per sperimentare un modo nuovo di “fare politica”,
aperto e non di parte, a contatto diretto con un pubblico esigente e in parte
anche diffidente, perché troppe volte deluso da esperienze nate o proseguite
malamente in passato, in un contesto nazionale difficile, dominato da una
politica-spettacolo e da un sistema dell’informazione morbosi e oppressivi.
Non sono mancati neanche questa volta – come
negarlo? – errori, incomprensioni, tentazioni autoreferenziali e
personalistiche, com’è forse naturale che succeda in tutti i tentativi di
mettere insieme persone, punti di vista, culture, e strutture organizzate che
si parlano tra loro poco e male da molto tempo. Ma su tutto ha prevalso lo
spirito unitario che anima le imprese che mettono in gioco i tratti più
profondi della propria esistenza, come ci insegna l’impegno di “partire insieme
e tornare insieme” che per tanti anni ha dato forza e spessore umano e politico
a una delle esperienze più importanti che hanno ispirato la nostra lista:
quella del movimento NoTav della valle di Susa.
Per questo invitiamo tutte le compagne e i
compagni, tutte le amiche e gli amici, tutti coloro che hanno sostenuto la
lista L’altra Europa con Tsipras, a mantenere invariato l’impegno che li ha
caratterizzati in questi mesi anche nel tempo a venire. In pochi anni Syriza,
il partito guidato dall’uomo il cui nome noi abbiamo voluto iscrivere nel
nostro logo, è passato da una situazione di divisione e di litigiosità a una
pratica e una struttura unitaria pur nella diversità delle sue componenti; e da
un risultato elettorale di pochi punti percentuali a essere il primo partito
della Grecia. Lo ha fatto mantenendo, come abbiamo fatto e continueremo a fare
anche noi, una posizione di intransigente opposizione nei confronti dei
memorandum della Trojka, delle politiche di austerità imposte dall’Unione
Europea, dei partiti che le sostengono, senza mai cedere ai facili richiami di
un anti europeismo demagogico e senza prospettive a cui fanno ricorso forze che
lo concepiscono solo come facile accesso a un bottino elettorale che non fa che
trascinarli verso politiche isolazioniste, nazionaliste, razziste, e verso il
pericolo di trasformare le guerre commerciali in fratture politiche e guerre
guerreggiate, come i casi non lontani della Bosnia e dell’Ukraina non devono
cessare di ricordarci.
Per questo invitiamo tutti i comitati della lista L’altra Europa con Tsipras a riconvocarsi a più presto, per dar vita a forme di collaborazione unitarie e non escludenti che permettano a tutti di continuare nell’impegno e nelle attività intraprese. Noi saremo con voi insieme a tutti coloro che ci hanno aiutato in questi mesi anche senza aderire formalmente al nostro progetto.
Vi proponiamo fin d’ora due temi su cui
impegnarsi nei prossimi mesi. Una serie di attività di auto formazione sui temi
delle istituzioni e delle politiche europee, per mantenere un rapporto e un
contatto diretto con i nostri parlamentari a Strasburgo, in modo che possano
sempre sentirsi parte di un collettivo compatto. E la messa a punto di una
serie di proposte per affrontare i principali problemi del territorio, in modo
che l’obiettivo di un vasto programma di tante piccole opere per creare milioni
di posti di lavoro, che sta al centro del nostro impegno, trovi la propria
necessaria articolazione in sede locale e in forme partecipate.
Roma, 27.05.2014
giovedì 22 maggio 2014
Andiamo a votare per "L'Altra Europa con Tsipras"!
Abbiamo ancora quattro giorni prima di un voto che può cambiare davvero la
nostra politica e – come dice sempre Alexis Tsipras – “le nostre vite”.
Dobbiamo quindi usare tutte le nostre forze, tutta la nostra voce, tutta la
nostra intelligenza in quest'ultimo sforzo straordinario per distruggere il
muro di silenzio che ci hanno costruito intorno.
La straordinaria piazza di Bologna con Alexis Tsipras e la
grande partecipazione alle iniziative di Torino e Milano ci hanno confermato ancora una volta che il nostro è
l'unico voto utile: la nostra non è solo un'idea – come se un'idea fosse
poco – ma siamo soprattutto un corpo, delle persone, siamo una realtà viva
e ben presente nella società italiana. Noi siamo la risposta che cerca questo
Paese, siamo la Sinistra
che manca ormai da troppi anni in Italia.
Dobbiamo dirlo senza paura e con tutti gli strumenti disponibili.
Dobbiamo parlare con i nostri amici, con i vicini di casa, a coloro che cercano
una Sinistra che non è rappresentata dal Partito Democratico. Telefoniamo,
mandiamo sms, mail, usiamo gli adesivi, indossiamo le nostre bellissime
spillette, mostriamo le nostre bandiere. Registriamo, ove possibile, le
dichiarazioni di voto e diffondiamole sulla rete.
Dobbiamo prendere la parola ad ogni incontro pubblico e sui social network.
Non dobbiamo trascurare nessuno spazio in cui si esprime la vita delle persone
affinché sappiano che noi ci siamo, siamo reali, siamo il voto che
cercavano.
Gli esperti dicono che a fare la differenza saranno in buona misura
gli incerti, quelli che decidono all'ultimo minuto (addirittura si
parla di percentuali a due cifre): dicono, gli esperti, che è proprio questo il
momento in cui noi possiamo trarre vantaggio sugli altri, soprattutto per
quanto riguarda il vecchio elettorato del Pd, incerto tra astensione e voto a
Grillo.
Sono loro quelli da convincere e non dobbiamo essere timidi del farlo:
facciamo sapere a tutti chi siamo. Diciamo che siamo l'unico voto veramente
utile per cambiare l'Europa, per averne una più giusta, più equa, che metta
#primalepersone e dopo, molto dopo, le banche e gli interessi delle
multinazionali.
Riempiamo le piazze, come ha fatto Tsipras in Grecia: sono
le ultime 72 ore, quelle in cui ci saranno le varie chiusure della campagna
elettorale, e sono le più importanti.
Infine, un grazie a voi e alla vostra generosità: in 15 giorni
abbiamo raccolto 60mila euro. Un risultato straordinario ma che
sicuramente non basta: ci siamo dati come obiettivo 150mila euro. Sappiamo che
molti di voi stanno raccogliendo e inviando contributi in queste ultime ore.
Sono fondamentali.
La lista L’Altra Europa con Tsipras non ha santi in
paradiso: solo l’impegno volontario e gratuito di migliaia di sostenitori che
si stanno dedicando con tutta la passione e la forza delle idee per raggiungere
l’importante risultato di avere rappresentanti di sinistra al parlamento
europeo. Ti chiediamo, quindi, un piccolo aiuto economico che puoi fare con due
semplici mosse:
Puoi donare con Paypal
Inviaci un bonifico
contocorrente intestato "altra europa con Tsipras" IT34V0501803200000000170078
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io faccio votare Tsipras: scarica e stampa i volantini dal sito. Distribuiscili ai tuoi amici, al lavoro, in palestra o metteli nella cassetta delle lettere dei tuoi vicini.
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Tutti insieme ce la facciamo!
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lunedì 5 maggio 2014
"Tsipras chi?" a Limbiate
Per una campagna elettorale non di sola propaganda
“Der Spiegel” l’ha definito “il nemico numero uno dell’Europa”, ma lui si sente nemico solo della finanza e dei poteri forti e vuole un’Europa sociale e solidale. Alexis Tsipras, classe 1974, incarna la più concreta alternativa europea alle politiche d’austerity imposte dalla trojka. E dopo aver trasformato le varie aree neo e post-comuniste greche in un unico soggetto, oggi guida Syriza (Synaspismós Rizospastikís Aristerás, Coalizione della Sinistra Radicale) che, secondo i sondaggi, è il primo partito greco. Syriza rappresenta ormai un laboratorio inedito per la sinistra radicale in crisi in tutta Europa. La sua proposta, allo stesso tempo riformista e rivoluzionaria, sta accendendo in Italia l'interesse di chi vuole ricostruire la sinistra. Suscitando anche i timori dei poteri forti di Bruxelles.
Sarà possibile acquistare copie del libro (Edizioni Alegre, Roma 2014, 128 pp., 12 €) a prezzo scontato.
domenica 13 aprile 2014
L’Europa di Tsipras
Dimitri Deliolanes
Alexis Tsipras ha la stessa età di Matteo Renzi,
39 anni, ma probabilmente questa è l’unica cosa che li unisce. Renzi ha
assunto, nel modo discutibile che tutti conosciamo, la presidenza del
consiglio. Tsipras deve ancora aspettare le prossime elezioni politiche, che
non tarderanno. Basti dire che agli inizi di febbraio le ultime misure di
austerità sono state approvate in Parlamento con una maggioranza di 151
deputati su 300.
Anche nel caso, in cui dopo la sicura batosta
delle elezioni europee, il premier di destra Antonis Samaras non voglia deporre
le armi, ci saranno le elezioni presidenziali agli inizi del 2015. Ma
difficilmente l’attuale governo riuscirà ad arrivarci. Intrappolato nella
logica del buon allievo della Merkel, Samaras si sente accerchiato: i
commissari della troika non gli concedono nulla, il suo elettorato sta fuggendo
verso il voto di protesta per Alba Dorata e dentro il suo stesso partito è
accusato di aver virato decisamente a destra: autoritarismo poliziesco,
retorica da guerra fredda e l’assegnazione di importanti ministeri agli
estremisti, come il ministro della Salute Adonis Georgiadis, ex deputato di
estrema destra, editore di libelli antisemiti.
Neanche i suoi alleati del partito socialista
PASOK di Evangelos Venizelos se la passano bene. Il successore di Papandreou ha
condotto il partito verso una politica di appiattimento sulle posizioni del
premier di Nuova Democrazia. Questo crollo del PASOK ha conseguenze dirette
sulla crescita di SYRIZA. Tra il 2011 (caduta del governo Papandreou) e
l’estate del 2012 (doppie elezioni nazionali) un nutrito gruppo di ex minstri,
deputati ma soprattutto elettori del PASOK si sono spostati a sinistra.
Qualcuno lo ha fatto individualmente. Altri, come le organizzazioni sindacali e
quella giovanili, hanno aderito in gruppo. SYRIZA, per la sua stessa
composizione, era pronta ad accoglierli.
Tsipras in effetti è il leader che meglio
simbolizza la natura composita di questo partito, nato praticamente sotto la
sua leadership: un punto di aggregazione che rompe la secolare tradizione al
frazionamento della sinistra. I primi passi sono stati intrapresi nel 2001 per
iniziativa della vecchia Coalizione della Sinistra del Progresso, il cui
troncone principale era il vecchio Partito Comunista dell’Interno, di
orientamento eurocomunista. Con SYRIZA la barra si è spostata decisamente a
sinistra, dal momento che è riuscito ad aggregare non solo piccole formazioni
extraparlamentari, ma anche consistenti forze uscite nel frattempo dal Partito
Comunista (KKE). I comunisti avevano iniziato un percorso a ritroso che
nell’ultimo congresso li ha condotti a rivalutare la figura di Stalin.
Alle elezioni del 2004 a capo della nuova
formazione c’era l’ex europarlamentare Alekos Alavanos ma nel congresso del
2008 Alavanos si è messo da parte per lasciare il posto al giovane Alexis
Tsipras, emerso nelle precedenti elezioni comunali. Alle elezioni del 2009
SYRIZA aveva ottenuto il 4,4% ma la profonda crisi ecnomica scoppiata subito
dopo ha determinato il crollo del bipartitismo che aveva governato fino a quel
momento. Anche se SYRIZA nel 2010 ha subito la scissione a destra della
Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, è riuscito comunque a moltiplicare in
modo impressionante le sue forze e nel giugno 2012 a raggiungere il 27%. [Sull'esperienza di Syriza: Grecia:
Syriza, spauracchio per «quelli che stanno...]
Tsipras era il volto nuovo della politica greca.
Giovane, pulito, dal ragionamento pacato e dalla vita personale molto
riservata. Malgrado i grandi sforzi delle emittenti specializzate in gossip, la
sua compagna (niente matrimonio ma patto di convivenza) Betty (Peristera)
Baziana è rimasta praticamente invisibile, così come i due figli. La carriera
politica del presidente di SYRIZA si è svolta interamente dentro il partito
della sinistra: era cominciata agli inizi degli anni Novanta, con l’ondata di
occupazioni nei licei contro i tagli all’istruzione, poi proseguita
all’Università, fino alla laurea in ingegneria civile, specializzazione in
urbanistica.
Quando SYRIZA è diventato il primo partito di
opposizione, (al quale la
Costituzione greca attribuisce particolari funzioni) Tsipras
è stato quello che ha maggiormente compreso la differenza che passa tra la
lunga sopravvivenza all’opposizione e la prospettiva di governare per portare la Grecia fuori dalla crisi.
Già all’indomani delle elezioni del 2012 il leader di SYRIZA ha posto
pubblicamente il problema della nuova natura e dei nuovi compiti della sinistra
greca. Era, e continua a essere, una sfida determinante. È indicativo un fatto: alle ultime elezioni la
posizione di SYRIZA rispetto alla crisi era ancora di tipo massimalista:
prevedeva l’unilaterale abrogazione di ogni accordo sottoscritto con i
creditori, assumendo consapevolmente il rischio di un’esplusione del paese
dall’eurozona. Ma subito dopo Tsipras ha iniziato un lungo percorso che lo avrebbe
portato su posizioni molto più realiste.
Intanto si è provveduto a cambiare natura al
partito. Nell’ultimo congresso, che si è svolto nel luglio del 2013, SYRIZA ha
smesso di essere un aggregato di ben undici componenti. Ha assunto una sua
specifica identità e le componenti si sono ridotte a mere correnti interne. Ma
la vittoria più importante di Tsipras è stata assumere l’europeismo come valore
fondante del partito, ricercando la via di uscita dalla crisi all’interno dei
processi politici dell’Unione Europea. Da questa indicazione è maturata a
dicembre la decisione del gruppo della Sinistra Europea di candidare Tsipras
alla presidenza della Commissione.
Una volta definito questo percorso, bisognava
elaborare una proposta fattibile per l’uscita dalla crisi. Tsipras punta non a
una soluzione greca, ma a una soluzione europea per tutti i paesi indebitati:
una conferenza UE dedicata proprio a questo problema, con un nuovo haircut
del debito, secondo le indicazioni del FMI e l’elaborazione di un nuovo piano di
sviluppo delle economie in recessione. La Grecia, secondo il leader di SYRIZA, può offrire
all’Europa le grandi risorse energetiche del Mediterraneo orientale, nascoste
sotto il fondo marino che si estende da Israele a Cipro fino allo Ionio. Ma
soprattutto l’Europa eviterà di destabilizzare il paese in una regione già
percorsa da tantissime tensioni esplosive.
In tutte le dichiarazioni Tsipras ostenta
sicurezza sulla ragionevolezza dei creditori: “Tutti sanno che fare esibizione
di instansigenza verso la Grecia
rischia di risvegliare i tanti vulcani europei del debito che ora sono in
sonno”. In ogni caso, le decisioni unilaterali, come la sospensione dei
pagamenti degli interessi sul debito, potranno essere solo l’ultima ratio,
quando ogni accordo risulterà impossibile.
Il leader della sinistra greca rimane fedele alle
indicazioni del congresso del suo partito che parlano dell’obiettivo di un
“governo della sinistra”. Ma è probabile che anche in questo campo alla fine
prevarrà la realpolitik. Non è sicuro che SYRIZA riesca a ottenere in
Parlamento l’autosufficienza. I comunisti del KKE hanno già detto che non sono
interessati. Rimane solo la Sinistra Democratica di Kouvelis, fino al giugno
scorso al governo con Samaras, e i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, un
piccolo partito della destra antiausterità. D’altronde, lo stesso Tsipras ha
più volte ammesso che il suo elettorato non proviene solo dalla sinistra, ma
comprende anche tanti elettori moderati.
È questo
il programma di governo che il leader della sinistra greca ha cercato di
spiegare agli europei e agli americani in una serie continua di viaggi
all’estero. Nella strategia di SYRIZA il sostegno dell’opinione pubblica
europea svolge un ruolo fondamentale. Allo scoppio della crisi nel 2010 i greci
hanno constatato con terrore con quanta facilità un potente sistema mediatico
poteva scatenare contro qualsiasi popolo europeo un’offensiva fatta da
calunnie, razzismo e antichi stereotipi. L’Unione Europea non può reggere una
seconda volta a una lacerazione simile.
giovedì 10 aprile 2014
Cara Giusi, costruisci con noi un'Altra Europa
Mario Cicero [click]
Caro Sindaco, cara
Giusi Nicolini,
noi non ci conosciamo,
ma anche io, come te, ho amministrato per anni il mio piccolo comune. So cosa
vuol dire prendersi cura di una comunità e quanto ciò sia impegnativo. Per
questo ho molto apprezzato il modo in cui hai saputo rappresentare e difendere
la tua Lampedusa, soprattutto di fronte alle difficoltà cui è stata sottoposta
negli ultimi anni.
Mi aveva molto stupito
la tua disponibilità ad una candidatura nel Partito Democratico,
sperando comunque che la stessa testimoniasse un'inversione di tendenza reale,
da parte di un Partito Democratico sempre meno credibile sui temi per cui tu ti
sei tanto spesa. Quel Partito Democratico che ha appaltato le politiche di
accoglienza al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano.
Lo stesso partito che
da anni parla di una nuova legge sulla cittadinanza, senza riuscire neanche ad
aprire la discussione in Parlamento su questo tema. Il Partito che permette al
governo di affrontare il fenomeno delle migrazioni come una
questione emergenziale e che non riesce a dotarsi di un sistema decoroso per
accogliere i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti.
Io ho aderito al
progetto dell'Altra Europa con Tsipras perchè, pur avendo militato sin dalla
sua costituzione nel Partito Democratico, sono convinto della necessità di
dover contribuire personalmente alla costruzione di una sinistra moderna e
capace di innovarsi, che non perda di vista i suoi valori fondativi. Ho
scelto di proseguire il mio percorso in un terreno diverso da quel Partito
Democratico, per cui ho profuso impegno e passione per anni, ma che non ritengo
più in grado di interpretare la vera sfida di cui la nostra società
ha bisogno.
Stamane ho saputo che
hai ritirato la tua disponibilità e che hai deciso di lasciare il Partito
Democratico al suo destino fatto di faide intestine e troppo preso dalle
questioni interne per occuparsi realmente delle istanze e dei bisogni dei
cittadini. Ho molto apprezzato questo gesto perché ritengo che non sia più
il momento di compromessi, almeno non di quelli al ribasso,
fatti sulla pelle degli ultimi, a cui viene richiesto di pagare il prezzo di
governi incapaci di assumere decisioni nette rispetto ai crescenti bisogni
della nostra Europa.
Auspico, per queste
ragioni, di ritrovarti al nostro fianco, per costruire insieme l'altra Europa,
quella di chi si batte per la giustizia sociale, la libertà e
i diritti dei più deboli.
Con stima,
Mario Cicero.
[Click http://www.huffingtonpost.it/2014/04/10/giusi-nicolini-e-il-pasticcio-siciliano_n_5124515.html?1397132893&utm_hp_ref=italy]
sabato 5 aprile 2014
Frequenti domande sulla “Lista Tsipras”
di Nicolò Ollino, candidato
nel collegio Nord Ovest
1 - Tsi…Pr… Tsipras! Tsipras chi?
Alexis Tsipras è il
politico greco 39enne che nel suo paese in pochi anni ha unito e reso forte la
sinistra vera greca, su contenuti popolari di contrasto a crisi e politiche di
austerità e oggi noi l’abbiamo candidato assieme alle altre Sinistre europee
alla Presidenza della Commissione Europea alle elezioni del 25 maggio.
2 - Cos’è “L’Altra Europa” e come nasce, chi c’è “dentro”?
È la lista che nasce da una condivisione di un programma alternativo per il continente, di reale uscita dalla crisi, che finalmente dopo anni di divisioni vede la sinistra unirsi. Partiti, associazioni, singoli che si mettono insieme in un percorso compatto all’interno e che guarda fuori e al futuro, arricchendosi ogni giorno.
2 - Cos’è “L’Altra Europa” e come nasce, chi c’è “dentro”?
È la lista che nasce da una condivisione di un programma alternativo per il continente, di reale uscita dalla crisi, che finalmente dopo anni di divisioni vede la sinistra unirsi. Partiti, associazioni, singoli che si mettono insieme in un percorso compatto all’interno e che guarda fuori e al futuro, arricchendosi ogni giorno.
3 - Perché dovrei votare a queste elezioni europee?
Perché
da queste elezioni in particolare deriverà il nuovo assetto delle politiche
economiche europee e quindi il grado di futuro condizionamento dei governi
nazionali. Il collegamento con le nostre esistenze e con i nostri bisogni è
diretto, dobbiamo scegliere che Europa vogliamo oggi, per un’Italia migliore
domani.
4 - Cosa
volete fare voi se andate in Europa?
Vogliamo cambiare le cose, assieme agli eletti delle altre forze di sinistra degli altri paesi e guidando nel nuovo Parlamento Europeo con chi ci sta un processo di inversione delle politiche di austerity, ristabilendo diritto a lavoro, dignità, solidarietà, benessere, dando centralità alle persone anziché ai capitali finanziari.
5 - Che
differenza c'è tra la vostra sinistra e la sinistra di Renzi e del PD?
Che
quella di Renzi non è sinistra, mentre per noi essere di sinistra vuole
dire proteggere i più deboli, che sono sempre di più e sempre più poveri, e
mettere al centro della discussione la redistribuzione del reddito, una
tassazione più equa, difendere il welfare state dagli attacchi neoliberisti,
individuare forme di protezione sociale trovando le risorse dove ci sono cioè
ricordandoci che in questa crisi i super ricchi sono invece sempre di più e
sempre più ricchi, e anziché scommettere su nuove forme di precariato diffuso
noi preferiamo creare nuovo lavoro sostenibile e garantito oggi. Loro hanno
inserito il pareggio di bilancio in Costituzione eseguendo il Fiscal Compact,
noi lo vogliamo togliere. La loro “sinistra” cambia verso, verso il peggio. La
nostra Sinistra guarda ad un futuro migliore proponendo una vera alternativa
nel presente.
6 - Ma
voi cosa intendete per “crescita”, come creare nuovi posti di lavoro?
Se
per crescita intendiamo avere due auto a testa tra 10 anni anziché una, oppure
riempirci la casa di nuovissimi elettrodomestici di ogni tipo, di gadget e
aggeggi di ogni sorta, ecco questa non è la crescita che intendiamo noi. Invece
basta guardare lo stato di degrado strutturale dei nostri ospedali e delle
nostre scuole, lo stato di abbandono di territorio e paesaggio, i drammi
naturali quali frane o alluvioni che ciclicamente ci ricordano quanto
trascuriamo i nostri patrimoni, guardiamo gli scheletri ormai vuoti dei
capannoni industriali. Per noi avanzare, crescere, maturare significa
riconvertire in modo ecocompatibile la produzione e l’occupazione, se iniziamo
una “grande opera” pubblica davvero utile, a livello europeo, quale un piano di
riassetto idrogeologico del territorio, un piano di reale manutenzione delle
infrastrutture pubbliche, una riconversione nei sensi di creazione di energia
pulita e verde e di investimenti nell’industria della cultura e della ricerca,
ecco che posti di lavoro, oggi sostenibili, se ne possono creare di nuovi e a
milioni in tutta Europa.
7 - Piuttosto
che cambiare l'Europa non è più facile pensare a salvare il nostro Paese e
uscire dall'Europa?
Pensiamo
che non sia più il tempo delle piccole patrie, il vero salvataggio da fare è
quello dei paesi più deboli del continente portandoli al livello dei paesi più
forti. Tutto questo non può avvenire che ribaltando le politiche che sono state
portate avanti fino ad oggi da governanti europei e quindi nazionali, che come
è evidente non hanno alleviato la crisi ma l’hanno aggravata.
8 - Ma
quindi siete un altro Partito nuovo? Ce ne sono già fin troppi...
No!
Anzi, siamo l’esempio di come forze purtroppo sparpagliate e inefficaci fino a
ieri si possano unire oggi in un solo progetto per dare gambe più forti e
maggiore credibilità a programmi veri di trasformazione della società che siamo
certi diano soluzione a problemi che sono maggioritari nella società.
9 - Bello
questo percorso.. ma quanto durerà? Dopo il 25 maggio che farete?
Senza
distrarci dall’obiettivo che deve essere quello di ottenere il miglior
risultato possibile il 25 Maggio portando quanti più parlamentari della nostra
idea nel nuovo Parlamento, è naturale che però un occhio va al dopo e
l’auspicio è quello che questo percorso unitario di Sinistra, più forte e
riconnesso con la società, possa proseguire dando anche al nostro Paese,
come in tutti gli altri, un forza di alternativa che possa battersi e ottenere
risultati per migliorare la condizione di lavoratori, pensionati, studenti e
migranti.
10 - Cosa significa
concretamente, come dite, “Europa dei popoli e non delle banche”?
Vuol
dire che noi intendiamo innescare due processi paralleli: da una parte la
maggior democratizzazione delle istituzioni europee dando centralità
all’assemblea elettiva, il Parlamento, ad oggi con competenze circoscritte,
togliendo invece potere a istituzioni non elette, espressione più che altro del
volere degli stati forti, quali Commissione, Consiglio tra quelle politiche e la BCE tra quelle
economiche, e sgombrando la scena da “istituzioni” non previste, quali la Troika che vede la
impropria partecipazione dell’attore Fondo Monetario Internazionale nel piano
di macelleria sociale sperimentato in Grecia ed esportabile qua.
E
dall’altra parte ridurre la negativa incidenza del capitale finanziario
sregolato, come è oggi, andando nelle direzioni di una maggiore tassazione
delle transazioni finanziarie, dell’istituzione degli eurobond e del
processo di trasformazione della BCE in vera banca centrale, prestatrice di
ultima istanza per gli stati membri e che non serva solo a mantenere la
stabilità dei prezzi.
venerdì 4 aprile 2014
“Questa non è l’Italia che avete sognato e per la quale avete combattuto ed immolato la vostra vita”
Quando ho sentito che Berlusconi si era recato
ancora una volta al Quirinale e si era a lungo intrattenuto col Presidente, non
ci volevo credere, tanto una cosa del genere mi sembrava – e mi sembra –
lontana dal mio pensiero e, spero dal pensiero di tanti cittadini e dell’intera
Associazione che presiedo.
Ci sono detenuti nelle carceri che scontano pene,
magari meritate; cosa devono pensare di un condannato per gravi reati che
frequenta liberamente i palazzi del potere, per il quale il Tribunale di sorveglianza
non decide da mesi una sorte imposta da una sentenza definitiva e dalla legge?
E cosa può pensare il cittadino comune,
incensurato e privo di problemi giudiziari, come me, che ha chiesto da parecchi
giorni un incontro ad un Ministro per parlare di un problema importante (e lo
ha fatto non a nome suo, ma a nome di una gloriosa Associazione come
quella dei Partigiani di Italia) ed ancora attende una risposta? Nelle
istituzioni, c’è tempo per un condannato e non per una importante Associazione?
Né mi interessa l’oggetto del colloquio. La
presenza al Quirinale di un personaggio che proprio sui giornali di ieri poneva
un’alternativa (“o ricevo una tutela contro gli attacchi giudiziari o
faccio cadere tutto”), ha di per sé un significato, che va contro ogni
concezione civile ed etica della politica e suona come pressione anche sulla
Magistratura, che dovrà sciogliere il nodo conclusivo in un’udienza ormai
prossima.
Conosciamo i precedenti: un anno fa, quando si
entrò in campagna elettorale, furono rinviati i processi di Berlusconi, per
consentire un sereno svolgimento della campagna elettorale e la possibilità per
l’imputato di parteciparvi. E non fu una cosa bella. Qualcuno sta pensando che
l’esperienza possa essere ripetuta?
Noi speriamo di no: se accadrà qualcosa di
simile, lo considereremo uno strappo alla giustizia, all’uguaglianza e ad altri
valori consacrati nella Costituzione. L’ANPI non farà le barricate, né
inscenerà manifestazioni di piazza: ma su tutte le piazze d’Italia, il 25
aprile, nel ricordare i Caduti per la libertà e nel rivolgere a loro un
pensiero affettuoso e grato, diremo loro a gran voce e con immensa tristezza:
“questa non è l’Italia che avete sognato e per la quale avete combattuto ed
immolato la vostra vita”.
Carlo Smuraglia - Presidente Nazionale ANPI
Roma, 3 aprile 2014
giovedì 3 aprile 2014
Spirito di scissione*
Alexis Tsipras oggi a Palermo:
DOMANDA: cosa l'accomuna a Matteo Renzi?
RISPOSTA: solo che siamo giovani e che entrambi amiamo il calcio, ma lui sta per la Fiorentina, io per il Panathinaikos.
* A. G., Q. 3, §
49
domenica 30 marzo 2014
Verso la svolta autoritaria
Stiamo assistendo impotenti al
progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente
delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per
creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri
padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Sergio Materia, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti Barbara Spinelli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Marco Revelli
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