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sabato 18 gennaio 2014
I bilanci del Comune falsificati da un ex assessore (che il suo stesso partito ha dovuto segare)
“più o meno viene tagliato 1 milione di € all'anno dal bilancio comunale
(negli ultimi 3 anni circa 3 milioni)”

Un’altra bugiarda (e
incompetente, e condannata ad essere incompetente perché abitualmente bugiarda)
che, per tentare di coprire l‘incapacità di fare l’assessore al bilancio, non
ha mancato di servirsi, in diverse occasioni, della frottola dei “ritardi” e
dei “tagli” dei trasferimenti statali è la spocchiosissima vice-sindachessa
Ripamonti. Questa è arrivata fino al punto di firmare con il ragioniere
comunale una relazione, poi inserita in una delibera con la quale, ad una
precisa domanda della Corte dei Conti, che chiedeva se una delibera del
Consiglio Comunale esisteva o no, la Giunta Comunale rispondeva con una dichiarazione falsa, cioè che la
sottoscrizione di una fidejussione a favore dell’imprenditore privato che ha
costruito la piscina era stata autorizzata secondo le modalità prescritte dalla
legge. Costei ha detto il falso,
insieme a tutta la Giunta,
anche a proposito della modifica del regolamento comunale sull’addizionale
all’IRPEF, imposta dal Ministero delle Finanze che, seppure in ritardo, ha
rilevato e contestato l’illegittimità
dell’esenzione dall’addizionale comunale
per le famiglie con quattro figli
ed un reddito fino a 60.000 euro.
Dunque: con tali precedenti, un ammalato
acuto e cronico di verborragia come l’assessore all’urbanistica che c’era
prima poteva esimersi dal rilanciare la frottola, per
giustificare l’incapacità sua e del centrosinistra di far funzionare i servizi
del Comune in un modo che restituisca alle classi sociali più deboli almeno un
po’ di giustizia sociale? Evidentemente no, ed eccolo venirsene fuori con la
frase riportata all’inizio in corsivo.
Lo Stato non ha tagliato, negli ultimi tre, un milione all’anno.
Consideriamo le cifre (reperibili sul sito del Ministero dell’Interno: http://finanzalocale.interno.it/apps/floc.php/in/cod/4)
dei Titoli I (Entrate Tributarie) e II (Entrate derivanti da contributi e
trasferimenti correnti) dei Conti consuntivi del Comune (solo per il 2013 le
cifre riportate sono quelle del Bilancio previsionale, poiché il Consuntivo non
è ancora disponibile). È necessario considerare queste due voci perché sono
quelle che evidenziano il rapporto fra i trasferimenti dallo Stato (e da altri
enti pubblici) e le entrate tributarie
proprie del Comune, che negli ultimi anni, con la riforma del cosiddetto
federalismo fiscale, è sì notevolmente cambiato, ma il cambiamento non si è
risolto in una diminuzione di entrate. Inoltre, vale la pena di prendere come primo
termine di raffronto le cifre del 2007 perché nel 2008 il governo Berlusconi
portò a compimento l’abolizione dell’ICI sulla prima casa già avviata dal
precedente governo di Prodi.
2007
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.945.288,00
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 6.938.497,00
Titolo I + Titolo II: 18.883.785
2008
Titolo I - Entrate Tributarie:
11.010.096
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 8.060.479
Titolo I + Titolo II: 19.070.575
2009
Titolo I - Entrate Tributarie:
12.218.960
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 9.195.229,00
Titolo I + Titolo II: 21.414.189
2010
Titolo I - Entrate Tributarie: 11.896.293
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 8.597.490
Titolo I + Titolo II: 20.493.783
2011
Titolo I - Entrate Tributarie 18.324.218 (6.528.106 dallo
Stato*)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti 2.267.715
Titolo I + Titolo II: 20.591.933
2012 (dati del Conto consuntivo)
Titolo I - Entrate Tributarie: 18.486.439 (5.509.439,11
dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 2.296.435, di cui:
- 726.000 dallo Stato
- 1.196.435 dalla Regione Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del
settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 20.782.874)
2013 (dati del Bilancio previsionale)
Titolo I - Entrate Tributarie 18.486.439,11 (5.509.439,11
dallo Stato)
Titolo II - Entrate derivanti da
contributi e trasferimenti correnti: 2.905.129,49, di cui:
- 1.334.694,49 dallo Stato
(differenza tra Bil. Prev. e assegnazioni definitive di Mininterno**)
- 1.196.435 dalla Regione
Lombardia
- 9.000 dalla C.E.E.
- 365.000 da altri enti del
settore pubblico
Titolo I + Titolo II: 21.391.568,6)
La semplice lettura delle cifre
ci fa constatare che:
1) nel 2008 l’abolizione totale
dell’ICI sulla prima casa è stata abbondantemente compensata con i
trasferimenti dallo Stato;
2) nel 2011, con il federalismo
fiscale, i trasferimenti e contributi correnti sono scesi da 8.597.490 (anno 2010) a
2.267.715 euro, ma le entrate tributarie
del Comune sono aumentate da 11.896.293 (anno 2010) a 18.324.218 euro; vale a dire che i minori trasferimenti sono
stati più che compensati, soprattutto con l’attribuzione della
“Compartecipazione IVA” (2.243.218 euro di
fondi statali) e con la quota del “Fondo
sperimentale di riequilibrio” (4.284.888 euro di fondi statali) assegnata al Comune di Limbiate. Sono voci che dal 2011 alimentano stabilmente
i trasferimenti dallo Stato;
3) la somma di Titolo I + Titolo
II dal 2011 al 2013 non è mai diminuita, bensì è aumentata: +98.150 nel 2011 rispetto al 2010; +190.941 nel 2012;
+608.694,6 nel 2013.
4) dal 2011 (18.324.218-6.528.106
= 11.796.112 euro) al 2013 (18.486.439,11-5.509.439,11
= 12.977.000
euro), le entrate tributarie locali sono
aumentate di 1.180.888 euro.
L’assessore all’urbanistica, che
il suo stesso partito ha deciso di segare perché l’ha fatta (troppo) grossa,
continui pure a ripetere le sue affabulazioni lutulenti su ”creatività”, “fantasia”,
“progetti”, “partecipazione”, et coetera, et coetera. Sopporteremo
anche queste, fra i tanti oltraggi della vita. Ma non falsifichi la realtà.
* 2.243.218 euro di
Compartecipazione IVA + 4.284.888euro di Fondo sperimentale di riequilibrio; click
lunedì 16 aprile 2012
Asinerie e falsità di De Luca contro scolari e famiglie “fuorilegge”
L’improbabile
e desolante sindaco di Limbiate, De Luca, ha “giustificato” con gli “argomenti”
riportati nelle frasi stampate su un giornale locale fra virgolette e nelle
altre a lui attribuite dall’articolista, la recente delibera della sua giunta
con la quale la tariffa del trasporto scolastico, già salatissima, è stata
raddoppiata: da 159 a
318 €!
1) “Abbiamo fatto un atto di legalità: la
legge dice che le famiglie devono coprire il 36% del servizio… "
È
FALSO!
Oppure,
De Luca non sa di cosa parla: non c’è alcuna legge che dice che il servizio
di trasporto scolastico deve essere pagato dalle famiglie limbiatesi nella
misura del 36%. Questo obbligo c’è solo per
“gli
enti locali strutturalmente deficitari (che) sono soggetti ai controlli
centrali in materia di copertura del costo di alcuni servizi. Tali controlli
verificano mediante un'apposita certificazione che … il costo complessivo della
gestione dei servizi a domanda individuale, riferito ai dati della
competenza, sia stato coperto con i relativi proventi tariffari e contributi
finalizzati in misura non inferiore al 36 per cento; a tale fine i costi di
gestione degli asili nido sono calcolati al 50 per cento del loro ammontare” ( comma 2 dell’articolo 243 del D.lgs 18
agosto 2000, n. 267 - Testo Unico delle Leggi sull’Ordinamento degli Enti
Locali).
Fino
ad oggi non risulta che il Comune di Limbiate sia stato dichiarato ente strutturalmente deficitario
con
decreto del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città
e autonomie locali, da emanare entro settembre e da pubblicare nella Gazzetta
Ufficiale (comma 2
dell’art. 242 del T.U.O.E.L.),
con il
quale
sono
fissati per il triennio successivo i parametri obiettivi, determinati con
riferimento a un calcolo di normalità dei dati dei rendiconti dell'ultimo
triennio disponibile..." (ibidem).
Inoltre,
il trasporto scolastico non è un servizio a domanda
individuale, infatti non è compreso nell’elenco del D.M. 31/12/1983,
Individuazioni delle categorie dei servizi pubblici locali a domanda
individuale, e la voce di spesa non si trova nel Certificato consuntivo 2010 [è il Bilancio
consuntivo; n.d.r.], Quadro 14 - Servizi a domanda individuale, fornito
dal Comune al Ministero dell'Interno! [v. qui]
2) “… invece finora la copertura è stata del 15% e il resto lo metteva il Comune.”
- “Pur
avendo raddoppiato il costo non siamo ancora alla copertura prevista dalla
legge perché arriviamo giusto a una copertura del 31%
come cifra a carico delle famiglie”
È
FALSO!
Il Conto
consuntivo 2010 (p. 102), per il trasporto scolastico dà queste cifre:
-
entrata: 53.697,60;
-
spesa: 274.999,97;
-
copertura (a carico degli utenti): 19,53%
La
tariffa media pro-capite è stata, quindi, di 153,421 €. Il raddoppio di questa
tariffa media eleverà la parte della spesa complessiva coperta dalle famiglie a
107.394,7 € (153,421 x 2 = 306,842 x 350 utenti).
La
percentuale a carico degli utenti salirà a 39,05!
3) “Buona parte dei ragazzi che prendono il
pullman sono distanti non più di 400-500 metri da scuola, mentre altri vanno nei
plessi fuori dai quartieri dove abitano: il nostro obiettivo invece è far sì
che gli alunni frequentino le scuole vicino a casa.”
È
FALSO!
-
Tutte le scuole materne e tutte le scuole elementari di Limbiate hanno bacini d'utenza che
si estendono ben oltre i 500
metri, anche fino a 750-800 m; da Via Cartesio al
Quartiere Metropolitano la distanza è addirittura di 1000-1200 m!
-
Solo la Scuola Media
Gramsci ha un
bacino di utenza che non supera i 1000 m.
-
La Scuola
media Verga, invece,
ha un bacino che arriva fino a 1650 m (S. Francesco) e addirittura fino
a 2000 m
(Mombello).
-
La Scuola Media
di Via L. da Vinci ha anch’essa un bacino che si estende fino
ad almeno 1650 m
(Pinzano, Quartiere Metropolitano).
Sono
distanze massime ben superiori a quelle ammesse dalla legge!
Infatti,
il Decreto Ministeriale (del Ministero dei Lavori Pubblici di concerto con
quello della Pubblica istruzione) 18/12/75 (G.U. n. 29 del 2/2/76), ancora
in vigore anche se è stato abolito ma con
riserva dall'art. 12 comma 5 della Legge nr. 23/96 (poiché il
Ministero della PI non ha ancora emanato le norme quadro, né le Regioni
hanno approvato le relative specifiche norme tecniche esecutive; art. 5
commi 1 e 2 Legge 11/01/96 n. 23), indica nella Tabella 1 le distanze massime:
-
scuole materne: 300 m;
- scuole
elementari: 500 m;
-
scuole medie inferiori: 1000 m;
e i tempi
di percorrenza con mezzi di trasporto:
-
scuole materne: non previsto;
-
scuole elementari: 15';
-
scuole medie inferiori: 15'-30'.
Lo
stesso decreto, tuttavia, al punto 1.1.3 ammette la possibilità di deroga,
"purché l'ente obbligato (il
Comune o la Provincia)
istituzionalizzi e gestisca un servizio di trasporto gratuito per gli alunni della scuola materna e della scuola dell'obbligo".
Dunque,
poiché tutti i plessi scolastici di Limbiate sono fuori dalla norma, il
Comune ha l’obbligo di istituire un servizio di trasporto gratuito per gli alunni della scuola materna e della scuola dell'obbligo.
4) Nel suo intervento [De Luca, come riporta il
giornale] ha spiegato il motivo del raddoppio del servizio scuolabus,
considerato non essenziale, soprattutto in un periodo di gravi ristrettezze
economiche come quello che sta vivendo in questo momento il comune.
È
UN’ASINERIA.
Di
fronte a simili frasi, cosa si può dire? Che traspare una mentalità retrograda,
da governante ultra-liberale d’antan, o da neo-liberista odierno? De
Luca non sa nemmeno cosa significhino questi termini! Egli è così... per cause
naturali. Non si può pretendere che abbia uno spirito egalitario uno che, come
tutti gli arricchiti, ostenta cafonescamente la sua ricchezza (“Sono uno dei
91 limbiatesi con reddito sopra i 100.000 euro”; v. “Prendere
atto della nostra sostanziale incapacità a governare questa città”, secondo
paragrafo). Egli non ha la più pallida idea del concetto di “bisogni sociali”.
Rassegnamoci a constatare che la comprensione che proprio in un periodo di
gravi ristrettezze economiche il Comune dovrebbe (e potrebbe, poiché
dispone di mezzi infinitamente superiori a quelli di tutte le famiglie di
Limbiate) difendere alcune fondamentali conquiste sociali, è un’esperienza
intellettuale, morale e politica che non è alla sua portata. Egli è costituzionalmente inadatto a capire che il trasporto scolastico pubblico e gratuito è parte
integrante del diritto allo studio.
5) “Ma c’è dell’altro: noi ogni
anno spendiamo 340 mila euro per un servizio che utilizzano circa 350 bambini,
se contiamo che per tutte le scuole noi diamo 35 mila euro all’anno, cioè 10
euro a bambino, ci siamo resi conto che il rapporto è sproporzionato”.
- Quindi
l’Amministrazione vorrebbe invece spendere più soldi nella manutenzione degli
edifici scolastici del territorio.
ALTRO
FALSO. ALTRE ASINERIE.
Innanzitutto,
come abbiamo visto, è falso che il Comune spenda 340 mila € per il
trasporto scolastico: le cifre del Conto consuntivo del 2010 attestano che il
Comune ha speso effettivamente 221.302,37 € (spesa 274.999,97 € – entrata 53.697,60
€).
Ma,
soprattutto, di quale rapporto e di quale proporzione sta
parlando? Non risulta che il Comune abbia deliberato di aumentare la miseria
oltraggiosa che attualmente "dà" alle scuole in misura pari alla
cifra che risparmierebbe raddoppiando la tariffa del trasporto scolastico. E se
anche lo avesse deliberato, in base a quale giustizia distributiva l’aumento
dei finanziamenti da assegnare alle scuole dovrebbe essere posto a carico di
solo un decimo degli alunni, per di più il decimo che non ha genitori con
tempo libero e automobile a disposizione?
6) Il sindaco ha quindi auspicato delle
alternative più economiche per il servizio scuolabus, suggerendo ai ragazzi
di iniziare ad andare di più a scuola a piedi.
7) “Servono quindi soluzioni per far risparmiare
tutti, Comune e famiglie”.
8) “Se ci sono dei costi superiori
è perché non si poteva fare altrimenti: finora la politica non ha voluto
toccare nulla ma io non sono sempre in campagna elettorale e ho fatto
ciò che era necessario”.
QUESTO È IL FINALE PIROTECNICO DELLE FALSITÀ E DELLE ASINERIE
Per la frase “ma io non sono sempre in campagna elettorale”, v. «Iö sò io, e vvoi nun zete un cazzo».
Per il resto: innanzi tutto è evidente che De Luca facendo il sindaco fantoccio si è talmente esaltato che ormai vuole emulare quella regina di Francia [Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena] alla quale si attribuisce la frase: «Se [i contadini] non hanno pane, che mangino brioches!».
Ma,
soprattutto, sono qui squadernate le capacità di governo della giunta di De
Luca: egli (che è consorte di una maestra), l’assessora alle Risorse
economiche e vice sindachessa Ripamonti (che è Direttrice dei Servizi
Generali e Amministrativi in un Circolo didattico!), l’assessore alla Scuola e alle
strutture ed infrastrutture scolastiche Cosentino (che di professione fa il
commercialista!), l'assessora alle Politiche per la comunità Franca
Basso, e soprattutto il creativo, sapiente vero (non pseudo,
neh!), grande cultore della comunità, ponzatore di nuovi modelli di sviluppo,
assessore alla Promozione dello sviluppo economico e ai pizzini
Pellegata, tutta questa bella compagnia di giro, per raccattare (forse)
non più di 55.000 €, non riesce ad immaginare nient’altro che il
raddoppio delle tariffe; tanto, il trasporto scolastico sarebbe un servizio
inessenziale! (Ovviamente, con questa definizione viene mascherata l’intenzione
di eliminare fra non molto il servizio).
INVECE,
basterebbe
un modestissimo aumento dell’aliquota dell’addizionale comunale
sull’IRPEF per recuperare una cifra pari al costo attuale del servizio.
Infatti,
nel Conto consuntivo 2010, come entrata dall’addizionale IRPEF, è stata
indicata la cifra di 2.533.000 €, ottenuta applicando l’aliquota
unica dello 0,6%, e quindi il totale dei redditi imponibili era 422.166.666
€. Se proviamo a calcolare una maggiorazione
dello 0,066% l'entrata aumenterebbe
di 278.629,99 €, cifra leggermente
superiore alla spesa del 2010 per il trasporto scolastico.
Inoltre, se lo Spirito Santo si decidesse ad insufflare un po' di
coraggio cristiano negli animi di quelli della compagnia di giro di cui sopra,
si potrebbe anche decidere di esentare dalla maggiorazione tutti i redditi
inferiori a 15.000 € e, con adeguata progressività delle aliquote, caricare
la maggior parte del peso di questa “manovra” soprattutto sui ricchi come De Luca.
Infatti, se prendiamo in considerazione i redditi imponibili del 2009
(purtroppo i dati per gli anni successivi non sono disponibili), quelli
superiori a 15.000 € ammontavano a 362.338.348 €; applicando esclusivamente su questa parte
una maggiorazione dello 0,076% otterremmo la cifra
di 275.377,14 €.
In
entrambi i casi si libererebbero 221.302,37 € che si potrebbero vincolare come fondo da spendere per
le scuole. Naturalmente, solo con questa condizione (da porre insieme ad
un’altra: che si ripubblicizzasse integralmente il servizio del trasporto degli
alunni) questa imposizione fiscale
sarebbe giustificabile ed accettabile.
In questo modo De Luca riuscirebbe a trasformare in un'affermazione seria
la scemenza iniziale del suo discorsetto, perché questo sì che sarebbe un
atto di legalità: con una modestissima imposizione fiscale
progressiva si distribuirebbe in un modo più giusto fra i contribuenti il
costo di un servizio pubblico essenziale come il trasporto scolastico, e
sarebbe anche un modo per attuare, nella gestione del traporto scolastico,
l’art. 3 della Costituzione che, stabilito che tutti i cittadini sono eguali
“davanti alla legge”, aggiunge:
“È
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Si
attuerebbe, inoltre, l’articolo 112, comma 1, del Testo Unico sull’Ordinamento
degli Enti Locali (D.lgs 267/2000):
“Gli
enti locali, nell'àmbito delle rispettive competenze, provvedono alla
gestione dei servizi pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed
attività rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico
e civile delle comunità locali.”
Questi testi
certamente non denotano la “creatività” cara all’assessore ai pizzini.
L’articolo 3 della Costituzione addirittura è una roba vecchia di quasi
sessantacinque anni. Però, anche se sono largamente inattuati, per chi sfanga
la vita questi testi hanno un sapore più genuino del suo brodo di retorica
“sviluppista”.
giovedì 3 dicembre 2009
La madeleine della menzogna. Marcel-Terragni tanto gode nel farsi gabbare dalle frottole di Albertine-Cogliati sul bilancio, che le ripete
Nel 2006, Mario Terragni, vecchia cariatide della “politica” limbiatese, si rivolse al colto e all’inclita chiedendo di essere eletto sindaco. Parlò, pare, soprattutto di alcune cose che aveva fatto trent’anni prima. Non parlò di alcune altre cose che era meglio non mentovare, né delle molte altre che non aveva fatto (fra le quali: un vero Piano Regolatore Generale; denunciare l’ACNA per l’inquinamento della falda acquifera). Non omise, però, di esibire un vezzo del quale egli si è sempre compiaciuto, quello di épater les naïfs et les ignorants (visto l’argomento, il francese è obbligatorio) con un riferimento ad un’opera che, già solo a citarne il titolo, denota sublime statura intellettuale e gusti letterari sopraffini: À la recherche du temps perdu di Marcel Proust. Non saprei dire a quale dei sette tomi che compongono l’opera, tutti con titoli diversi, egli si sia riferito. Io entrai nella sala dove egli aveva parlato solo dopo la fine del suo discorso, e la prima frase che udii fu pronunciata dal futuro consigliere Daniele Cenci che, pieno di ammirazione, stava esclamando: “Mi pare che stiamo volando alto!”. Ricordo che subito mi pervase la sensazione di un certo disorientamento, poiché era sì evidente che quell’assemblea non era propriamente una situazione terrena, ma non mi sembrava che fossimo ad un’altezza aeronautica. Prima di orientarmi un po’ dovetti sorbirmi alcuni altri interventi strampalati, fino a quando, finalmente, un povero fesso disse la frase stellare: “Con un candidato che cita Proust, abbiamo già vinto!”. Confesso di aver fatto, di nascosto, un gesto su un particolare anatomico maschile che è doppio. Poco dopo, un tizio più disinibito di me andò al microfono per dichiarare apertamente che aveva fatto lo stesso gesto, e seppi poi che anche altri si erano abbandonati alla medesima pratica apotropaica. Ma tutti quei riti non bastarono: una parte del centro-sinistra, quella che è sensibile solo alla madeleine degli affari edilizi, preferì votare e far votare per il centro-destra; la coalizione di centro-sinistra perse sedici punti della percentuale ottenuta alle elezioni politiche di un mese e mezzo prima - e noi siamo ancora qui a farci vessare dalla banda del Tecoppa sub-aspromontano.
In un’altra occasione, però, sono stato più fortunato, ed ho potuto ascoltare Marcel-Terragni mentre si serviva di quella che forse è la più famosa metafora della Recherche, quella della cattedrale, che egli ha mostrato di saper usare, con grande perizia, come un portentoso strumento ermeneutico per penetrare nella complessa, elaboratissima architettura del bilancio comunale, opera di quel geniale ragiunatt brianzolo che è il Dr. Giuseppe Cogliati. Fra questi e il nostro Marcel-Terragni sembra esservi, a proposito di entrate ed uscite di bilancio, un rapporto analogo a quello che legava Albertine all’io narrante della Recherche. Come sfuggire a questa potente impressione, quando si ascoltano le lodi carezzevoli e amorose che, appena può, Marcel-Terragni rivolge al ragiunatt nel Consiglio Comunale? Marcel-Terragni è presidente della Commissione Finanze del Consiglio Comunale, e fra i due vi è una tale corrispondenza di amorosi sensi ragionieristici, che ormai capita di assistere a questo: Marcel-Terragni avvia un certo discorso, che poi viene svolto e concluso con disinvoltura da Albertine-Cogliati.
L’architettura del bilancio comunale, però, è alquanto traballante, e forse una buona parte della fabbrica quest’anno non potrà essere completata. Albertine-Cogliati in modo asettico cerca di dimostrare che, per colpa della crisi economica, molte entrate previste sotto la voce “da concessioni edilizie” non sono… entrate e non entreranno – e per conseguenza devono essere cancellati investimenti e spese correnti. Tuttavia, ci assicura, con un pilastrino qua e un’impalcatura là, la parte già rabberciata della fabbrica potrebbe restare in piedi. Marcel-Terragni, amorevolmente sollecito, corre ad aiutare la sua Albertine: non si limita a lodarne le capacità architettoniche, ma, a più riprese, cerca di porre la cattedrale al riparo dagli atti vandalici di qualche casseur che si mettesse a gironzolare nei pressi. La colpa, protesta Marcel, certamente è della Giunta che ha puntato troppo sugli oneri di urbanizzazione, ma è anche dello Stato, che ci fa penare prima di “trasferire” i soldi che ci deve mandare per la fabbrica. “Mancano - vero, mia dolce Albertine? - quattro milioni e mezzo di euro di trasferimenti dallo Stato! Se ci fossero i soldi dell’I.C.I. sulla prima casa, dell’I.C.I. sui fabbricati rurali, dell’addizionale IRPEF, della restituzione dei costi della politica – soldi che lo Stato ci ha tolto e non ci rimborsa - la fabbrica sarebbe quasi salva!”.
Si sa che a Marcel Proust bastava il solo ricordo di un dolce chiamato madeleine per cadere quasi in un deliquio. Nel caso di Marcel-Terragni non sappiamo se si tratti della madeleine della copertura, lungamente praticata quand’era sindaco, di funzionari felloni e di affari loschi, o semplicemente di ignoranza bella e buona, o di entrambe le ragioni. Mentre l’altro Marcel, malato, è vissuto per anni sprofondato nel suo letto e ha scritto la Recherche, questo qui è vissuto sprofondato nell’amministrazione locale per alcuni decenni, ma, per quanto possa sembrare incredibile, dell’amministrazione come apparato non ha imparato quasi niente. Quando era sindaco si dedicava, per l’appunto, a fare il sindaco, l’uomo di rappresentanza, mentre l’amministrazione era appannaggio di qualche suo compagno di partito (il P.S.I. craxiano), che amministrava il Comune al suo posto (con la connivenza del PCI). La funzione del perennemente macerato Marcel limbiatese era piuttosto quella di coprire, ostentando “umanità” e “disponibilità”, un bel po’ di porcherie, anche nel settore edilizio. Chi volesse constatare il livello, che forse non è nemmeno elementare, delle sue conoscenze di leggi e di procedure amministrative, comunali e statali, e quanto l’abitudine di coprire funzionari felloni gli sia rimasta introiettata, fino ad essere ormai inestirpabile, nelle più lontane scaturigini della sua rappresentazione del mondo - dovrebbe ascoltarlo, vincendo lo sconforto, quelle poche volte in cui cerca di leggere e interpretare qualche documento. Per limitarci ad un esempio un po’ comico, poco tempo fa questo Marcel ha confessato che si sentiva devastato dall’angoscia dell’alinea, parola che trovava ripetuta ossessivamente nella convenzione attuativa di un piano di lottizzazione. Quindi, in pieno Consiglio Comunale, ha chiesto qualche sollievo ad un povero architetto comunale che in quella convenzione di suo non aveva messo nemmeno una virgola. Costui non è certo il tipo di funzionario che, dopo aver letto (ammesso che la legga davvero) una convenzione interamente scritta da altri, osa suggerire una modifica letterale (neppure la più insignificante): il suo compito (lautamente compensato) è solo quello di apporre firme in calce a documenti preparati da altri e che spesso non ha nemmeno letto. Quindi, poiché nemmeno lui, come Marcel-Terragni, aveva pensato di aprire un vocabolario per scoprire che alinea significa “capoverso”, “comma”, “paragrafo”, “passare ad una nuova riga”, e che, pur essendo un po’ desueto, in quel tipo di testo il termine non era affatto fuori posto - se la cavò rispondendo: “Non è un termine dell’architettura”. “Allora sia espunto”, implorò Marcel. Pronti: l’alinea è stato espunto.
Tornando al bilancio, Marcel-Terragni, o perché non lo sa, o perché una simile idea non può passargli nemmeno per l’anticamera del cervello, non dice che Albertine-Cogliati, anche se il suo incarico di dirigente vale solo pro-tempore (è un uomo di fiducia del sindaco), ha delle precise responsabilità per l’iscrizione in bilancio, ogni anno da almeno dieci, di entrate che sa bene che non saranno mai accertate. Queste previsioni vengono iscritte nel bilancio in aperta violazione di criteri, il cui rispetto sarebbe imposto dalla legge, fra i quali vi sono la veridicità delle previsioni e la loro determinazione sulla base di valutazioni storico-analitiche. Ora, se si da un’occhiata alle cifre dei bilanci preventivi e consuntivi pubblicate sul sito web del Ministero dell’Interno, si rileva una tale ricorrenza di entrate da concessioni edilizie iscritte nelle previsioni, ma poi in gran parte non accertate, che non solo risulta palese l’inosservanza dei due criteri richiamati, ma anche che essa non può essere casuale. Si direbbe, anzi, che il mancato accertamento della maggior parte delle entrate da concessioni edilizie sia una delle poche previsioni fondate.
In un prossimo articolo richiamerò le cifre che dimostrano e spiegano nel dettaglio quanto ho appena scritto; per il momento mi basta sottolineare che il richiamo delle cifre pubblicate nelle schede inviate dal Comune al Ministero dell’Interno ci consente di uscire dalle madeleines terragnicole e di cominciare a capire quali menzogne ci vengono ammannite a proposito del bilancio, e perché.
1) Con l’abolizione dell’I.C.I. sulla prima casa, il Comune non ha subito alcuno scippo (come sbraita un altro perennemente infinocchiato, Ti-che-te-tarchett-i-ball). Innanzitutto, l'abolizione dell'I.C.I. è stata solo l'ultimo passo di un cammino iniziato nel 2006 che, se non proprio a metà, era già arrivato almeno a due quinti dell'opera: il 40 per cento degli immobili individuati dalla Finanziaria 2008 approvata dal governo Prodi (cioè le «unità immobiliari adibite ad abitazione principale») era già uscito dall'obbligo del tributo per effetto della riduzione ordinaria (103,29 euro, che i Comuni avevano facoltà di innalzare fino a 200 euro) e dell’ulteriore detrazione dell'1,33 per mille dalla base imponibile prevista dall'allora ultima legge di bilancio. Il mancato introito causato dall’abolizione totale voluta dal governo Berlusconi è stato tempestivamente compensato dallo Stato. Tenendo conto che dai dati del bilancio consuntivo 2007 risulta che il Comune, per “accertamenti” e “riscossioni”, aveva iscritto rispettivamente 1.100.000 e 920.185 euro, lo Stato, come “Contributo compensativo minori introiti ICI prima abitazione”, ha già pagato nel 2008 più di quanto il Comune di Limbiate aveva riscosso nel 2007:
07-07-2008: 549.500,00 +
12-12-2008: 398.123,31 +
13-12-2008: 93.720,99 =
Totale: 1.041.344,30 > 920.185,00
Inoltre, questa cifra sarà elevata fino a 1.180.648,96 euro, sulla base dell’intesa siglata il 3 giugno 2009 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali.
Nella stessa conferenza è stata stabilita la spettanza per il 2009, che per il Comune di Limbiate è di 1.073.467,14 euro (nel Bilancio preventivo 2009 la cifra iscritta è 1.170.000 euro). Ebbene, lo Stato ha già pagato l’intera spettanza 2009:
15 giugno 2009: 549.500,00 euro
27 novembre 2009: 523.967,14 ”
Totale: 1.073.467,14 “
2 - L’I.C.I. sui fabbricati rurali non deve essere più pagata a partire dall’anno d’imposta 2007, ma i comuni non hanno perso nulla, perché i fabbricati rurali contribuiscono al reddito dominicale dei fondi, e quindi concorrono a formare l’I.C.I. dei terreni agricoli, e inoltre il Decreto-legge 23 novembre 2009, n. 168 ha stabilito che: “per l'anno 2009, fatti salvi eventuali conguagli, il Ministero dell'interno è autorizzato a corrispondere ad ogni singolo comune, a titolo di acconto, un contributo pari all'ottanta per cento della differenza tra l'importo certificato per l'anno 2007 e la corrispondente riduzione del contributo ordinario operata per il medesimo anno”. Infatti, il Comune ha già ricevuto l’”Acconto restituzione detrazione I.C.I. ex rurale (D.l 168/2009)”:
25 novembre 2009: 353.810,84 euro
Nota bene: il pagamento è stato effettuato il giorno prima che Marcel-Terragni, tacitamente assecondato dal sorrisino di Albertine-Cogliati, facesse l’ultima recita sui “mancati trasferimenti” dello Stato).
3) - L”Addizionale IRPEF” dal 2008 (anno d’imposta 2007) è ri-versata quasi immediatamente ai Comuni dopo il versamento dei contribuenti. La Finanziaria 2007 (legge n. 296/2006) al comma 143 dell’unico articolo, ha disposto che a partire dall’anno d’imposta 2007 (versata a saldo alla metà del 2008) i versamenti delle addizionali comunali all’Irpef, dovute tanto dai contribuenti per imposte proprie, quanto dai sostituti d’imposta per i soggetti sostituiti, venissero effettuati direttamente ai comuni attraverso appositi codici tributo attribuiti a ciascun comune. Lo stesso articolo ha rinviato per le modalità operative al decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 5 ottobre 2007, pubblicato sulla G.U. n. 247 del 23 ottobre 2007. Il decreto ha stabilito che, dal 1° gennaio 2008, i contribuenti (per le imposte proprie) e i sostituti d'imposta privati sono tenuti a versare l'acconto e il saldo dell'addizionale tramite modello F24, evidenziando mediante il codice catastale - sulla base del domicilio fiscale dei contribuenti al 1° gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale - quanto dovuto a ciascun Comune.
Cosa è cambiato rispetto al passato?
Fino all'anno d'imposta 2006 la ripartizione tra i Comuni delle somme versate a titolo di addizionale era effettuata dal ministero dell'Interno, come stabilito dal decreto legislativo 360/1998, sulla base di dati forniti dal ministero delle Finanze, risultanti dalle dichiarazioni dei redditi e dei sostituti d'imposta. Il meccanismo era tanto lento che ai Comuni venivano accreditate in acconto delle somme solo successivamente sottoposte a conguaglio, con evidenti ritardi nella determinazione degli importi definitivamente spettanti.
Quindi, questa è la ragione vera del “ritardo” nel “trasferimento” dell’addizionale IRPEF 2007: è un “ritardo” che deriva dal meccanismo di calcolo delle spettanze del Comune previsto dalla legge. Tuttavia, per il 2007 le cose stanno così: nel bilancio preventivo 2007 erano stati iscritti 2.331.921 euro come “previsione”; nel consuntivo l’accertamento iscritto era 2.149.416 euro; per questo anno d’imposta, per il quale valgono le vecchie disposizioni del decreto legislativo 360/1998, le rate di acconto sono state le seguenti:
12 novembre 2007: per un imponibile di 358.236.040,00 euro: rata di acconto di 282.023,91 euro;
30 ottobre 2008: per un imponibile di 374.691.630 euro: rata di acconto di 112.937,54 euro.
Per il 2008 e il 2009: sul sito del Ministero dell’interno sono disponibili solo le cifre del Bilancio preventivo 2008 e 2009, e quindi troviamo la previsione di 2.331.921 euro di “addizionale IRPEF” 2008 e 2.447.277 per il 2009; non è disponibile la cifra del consuntivo 2008 (e, ovviamente, nemmeno quella del consuntivo 2009). Il comune, tuttavia, secondo il decreto del M.E.F del 5 ottobre 2007, dovrebbe aver già ricevuto direttamente l’addizionale IRPEF 2008 (già a novembre 2008 scadeva il termine per l’acconto, e il saldo a maggio 2009; l’addizionale IRPEF 2009 sarà ricevuta nel 2010). Perché il ragiunatt-Albertine, Dr. Giuseppe Cogliati, non rende pubblica la cifra che risulta già versata sul conto corrente postale del Comune?
4 – La “Restituzione costi della politica anno 2008 (art.2, c.32, legge 24 dicembre 2007 n. 244)” è già stata pagata. Dalle schede del Ministero dell’Interno risulta il seguente pagamento:
10 novembre 2009: 58.476,37 euro.
Anche in questo caso, il pagamento risulta effettuato prima dell’ultima recita dell’indignazione per i “mancati trasferimenti” dello Stato che Marcel-Terragni, confortato dal sorrisino ingannevole di Albertine-Cogliati, ha fatto nel Consiglio Comunale.
Come mai questa indignazione viene assecondata tanto prontamente non solo dal ragiunatt, ma anche dalla maggioranza di centro-destra e dallo stesso sindaco, fino al punto di accettare di inviare una vibrata protesta al governo nazionale? Per questa semplice ragione: il rallentamento del mercato edilizio, riducendo ulteriormente la quantità di oneri da concessioni edilizie che ogni anno vengono effettivamente accertati, mette allo scoperto la pratica, costante per almeno gli ultimi dieci anni, di iscrivere nelle previsioni grandi cifre, che poi in gran parte non sono accertate poiché sono lasciate nelle tasche dei palazzinari, i quali “compensano” gli oneri non versati con opere che costano la metà di quanto dichiarato nei computi metrici estimativi, che quasi sempre sono opere stradali, che quasi sempre sono inutili e quasi sempre sono sovradimensionate - ma che in ogni caso sono funzionali all’ulteriore valorizzazione delle loro palazzine. La causa principale dei mancati investimenti e della riduzione delle spese correnti sono questi mancati introiti, che ovviamente non possono figurare fra gli accertamenti, ma che assommati darebbero sicuramente diversi milioni di euro. Le opere, anche di semplice manutenzione, finora non realizzate sono innanzitutto il risultato di questo modo di gestire il bilancio. I pochi investimenti realizzati sono stati finanziati in gran parte con altre entrate.
La banda di affaristi che ha in mano il governo di Limbiate trova dei validissimi alleati in consiglieri come Terragni e come Archetti (che come il primo si beve avidamente le stesse frottole di Albertine, a cominciare da quella che la responsabilità di ciò che viene scritto nel bilancio è esclusivamente dei dirigenti politici del Comune!). Grazie a questi inetti la diffusione delle mistificazioni con le quali quella banda copre l’uso dell’amministrazione pubblica per fini privati non solo non è impedita, ma anzi è incrementata. L’inettitudine politica dell’uno e dell’altro (eletti con i voti di chi ha votato per la coalizione di centro-sinistra, fra i quali il sottoscritto) è evidenziata dalla loro totale dipendenza dalle interessate (dis)informazioni che (a loro richiesta!) gli vengono rifilate, anche nel Consiglio Comunale, oltre che dal ragiunatt-Albertine, da:
- un ex-droghiere che continua a vendere fette di salame anche facendo il Presidente del Consiglio Comunale, e che noi paghiamo con uno stipendio di più di 1.000 euro mensili;
- un segretario comunale condannato per tangenti e per danno all’immagine del Comune di Pieve Emanuele (le condanne ormai sono definitive);
- un sindaco che, appena eletto, pur di far fuori due dirigenti a lui sgraditi, ha provocato al Comune diverse centinaia di migliaia di euro di danni (i fatti sono stati accertati definitivamente dalla Corte di Cassazione; il Comune sta già pagando il risarcimento ai due licenziati).
Terragni e Archetti (e i loro sodali), lungi dal rappresentare chi li ha eletti, rappresentano solo la loro ignoranza, la loro mancanza di intelligenza politica e la loro incapacità di fare l’opposizione.
30 ottobre 2008: per un imponibile di 374.691.630 euro: rata di acconto di 112.937,54 euro.
Per il 2008 e il 2009: sul sito del Ministero dell’interno sono disponibili solo le cifre del Bilancio preventivo 2008 e 2009, e quindi troviamo la previsione di 2.331.921 euro di “addizionale IRPEF” 2008 e 2.447.277 per il 2009; non è disponibile la cifra del consuntivo 2008 (e, ovviamente, nemmeno quella del consuntivo 2009). Il comune, tuttavia, secondo il decreto del M.E.F del 5 ottobre 2007, dovrebbe aver già ricevuto direttamente l’addizionale IRPEF 2008 (già a novembre 2008 scadeva il termine per l’acconto, e il saldo a maggio 2009; l’addizionale IRPEF 2009 sarà ricevuta nel 2010). Perché il ragiunatt-Albertine, Dr. Giuseppe Cogliati, non rende pubblica la cifra che risulta già versata sul conto corrente postale del Comune?
4 – La “Restituzione costi della politica anno 2008 (art.2, c.32, legge 24 dicembre 2007 n. 244)” è già stata pagata. Dalle schede del Ministero dell’Interno risulta il seguente pagamento:
10 novembre 2009: 58.476,37 euro.
Anche in questo caso, il pagamento risulta effettuato prima dell’ultima recita dell’indignazione per i “mancati trasferimenti” dello Stato che Marcel-Terragni, confortato dal sorrisino ingannevole di Albertine-Cogliati, ha fatto nel Consiglio Comunale.
Come mai questa indignazione viene assecondata tanto prontamente non solo dal ragiunatt, ma anche dalla maggioranza di centro-destra e dallo stesso sindaco, fino al punto di accettare di inviare una vibrata protesta al governo nazionale? Per questa semplice ragione: il rallentamento del mercato edilizio, riducendo ulteriormente la quantità di oneri da concessioni edilizie che ogni anno vengono effettivamente accertati, mette allo scoperto la pratica, costante per almeno gli ultimi dieci anni, di iscrivere nelle previsioni grandi cifre, che poi in gran parte non sono accertate poiché sono lasciate nelle tasche dei palazzinari, i quali “compensano” gli oneri non versati con opere che costano la metà di quanto dichiarato nei computi metrici estimativi, che quasi sempre sono opere stradali, che quasi sempre sono inutili e quasi sempre sono sovradimensionate - ma che in ogni caso sono funzionali all’ulteriore valorizzazione delle loro palazzine. La causa principale dei mancati investimenti e della riduzione delle spese correnti sono questi mancati introiti, che ovviamente non possono figurare fra gli accertamenti, ma che assommati darebbero sicuramente diversi milioni di euro. Le opere, anche di semplice manutenzione, finora non realizzate sono innanzitutto il risultato di questo modo di gestire il bilancio. I pochi investimenti realizzati sono stati finanziati in gran parte con altre entrate.
La banda di affaristi che ha in mano il governo di Limbiate trova dei validissimi alleati in consiglieri come Terragni e come Archetti (che come il primo si beve avidamente le stesse frottole di Albertine, a cominciare da quella che la responsabilità di ciò che viene scritto nel bilancio è esclusivamente dei dirigenti politici del Comune!). Grazie a questi inetti la diffusione delle mistificazioni con le quali quella banda copre l’uso dell’amministrazione pubblica per fini privati non solo non è impedita, ma anzi è incrementata. L’inettitudine politica dell’uno e dell’altro (eletti con i voti di chi ha votato per la coalizione di centro-sinistra, fra i quali il sottoscritto) è evidenziata dalla loro totale dipendenza dalle interessate (dis)informazioni che (a loro richiesta!) gli vengono rifilate, anche nel Consiglio Comunale, oltre che dal ragiunatt-Albertine, da:
- un ex-droghiere che continua a vendere fette di salame anche facendo il Presidente del Consiglio Comunale, e che noi paghiamo con uno stipendio di più di 1.000 euro mensili;
- un segretario comunale condannato per tangenti e per danno all’immagine del Comune di Pieve Emanuele (le condanne ormai sono definitive);
- un sindaco che, appena eletto, pur di far fuori due dirigenti a lui sgraditi, ha provocato al Comune diverse centinaia di migliaia di euro di danni (i fatti sono stati accertati definitivamente dalla Corte di Cassazione; il Comune sta già pagando il risarcimento ai due licenziati).
Terragni e Archetti (e i loro sodali), lungi dal rappresentare chi li ha eletti, rappresentano solo la loro ignoranza, la loro mancanza di intelligenza politica e la loro incapacità di fare l’opposizione.
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