lunedì 25 aprile 2011

Festa d'aprile



Resistenza


Franco Fortini


1.

La Resistenza italiana fu - come naturalmente i giovani comunisti sanno benissimo - uno degli episodi conclusivi di quel conflitto interno al regime capitalistico mondiale che si svolse tra le sue forme democratiche e quelle fasciste, e che in parte continua. Fin dal 1935 il comunismo internazionale aveva deciso di allearsi con l'antifascismo borghese e (non però senza intempestive oscillazioni) quella alleanza sostenne per più di un decennio. I giovani comunisti sanno dunque che nel nostro paese il comunismo si è avvantaggiato, come già Lenin diceva, della instaurazione di un regime democratico-borghese nella precisa misura in cui entro questi ultimi regimi si danno migliori condizioni di lotta per il rovesciamento del potere capitalistico e nell'altrettanto severa misura in cui le organizzazioni del movimento operaio sanno di quelle condizioni fare uso.

Ai più giovani la Resistenza va presentata quindi come I'importante episodio della vita nazionale e internazionale che essa è stata. E presentata storicamente: a patto di essere, prima che con rigore storico, studiata con quell'aperto rigore politico che non solo precede l'atto storiografico ma lo segue e lo verifica. Non potrà essere disgiunta quindi dalla storia della imponente non-resistenza al fascismo che la precedette, e da quella della sua utilizzazione a fini di consolidamento capitalistico che, alla conclusione del conflitto, le è seguita.

Con gli episodi atroci e gli straordinari eroismi la Resistenza offre giusto argomento di emozione e di raziocinio. Vi si misura quanto possano le circostanze e le volontà di minoranze, su di un popolo che il giudizio comune riteneva incapace di combattere con tanta energia e dimostra come non esistano condizioni oggettive assolutamente insuperabili. Vi si impara quanto poco eroismi e sacrifici possano fruttare in senso rivoluzionario quando non sia chiara e forte la capacità politica di chi deve reggerli; e come una parte di chi nella Resistenza combatteva altro avesse voluto, o più, da quel che i suoi capi intendevano e per quell'altro avesse lottato e poi, finito l'urto armato e con quei capi quelle mete non potendosi raggiungere, si disanimasse. Vi si apprende che la storia, se esiste, è fatta di individuali tragedie non riscattate, di errore non risarcito, di ingiustizie non sanate; e finalmente, dimostrando come, secondo dice Saint-Just, «chi fa le rivoluzioni a metà si scava la tomba», può, non si sa mai, insegnare a farle intere.

Un ultimo, non trascurabile insegnamento può venire poi a voi dalla Resistenza: l'uso della clandestinità e della guerriglia. Gli scorsi vent'anni dimostrano che questo a torto trascurato capitolo dell'arte militare ha continuato a trovare nella lotta di classe, malgrado la contraria opinione di molti capi politici e militari delle maggiori potenze, una applicazione tanto ostinata quanto politicamente decisiva.

Occorre aggiungere che non aver altro da dire è un modo per dire una cosa ancora?


[1945-1965 Resistenza, «La Città Futura», rivista dei giovani comunisti, n. 8, marzo 1965].



2.
In tutti questi anni abbiamo avuto la tendenza a lamentare il tipo di interpretazione che si dava più o meno ufficialmente della Resistenza. La si è vista come lotta di liberazione piuttosto che come conflitto di classe, piuttosto come lotta risorgimentale che come fatto rivoluzionario. Molte persone come me protestavano contro questa interpretazione, e quindi avevano la tendenza a costituire una specie di controstoria piagnona della Resistenza. Ma mi sono reso conto - e ci sono voluti molti anni, a capirlo - che questo tipo di discorso ha completamente torto. È veramente inutile piangere sul fatto che I'interpretazione della Resistenza sia stata quella che è stata data dal quindicennio o dal ventennio seguente. L'interpretazione autentica della Resistenza è data dagli anni seguenti che sono andati in un certo modo e non in un altro modo.

Sarebbe una grossa illusione pensare di poter modificare la cosa riscrivendo la storia della Resistenza; perché quegli elementi che si lamentava venissero trascurati dalla storiografia ufficiale (di destra e di sinistra), non arrivarono a formularsi in termini politici, o, quando lo fecero, furono dalla parte degli sconfitti.

Tutto quello che è stato l'aspetto più atroce e vero della Resistenza, che ha sconvolto, che ha lavorato in profondo, non ha parole; l'unica parola che può avere è quella della poesia che, appunto, da Dante in poi, è fatta da «quello che tu non puoi aver inteso».

Se questo non è arrivato ad esprimersi, non è riscrivendo la storia della Resistenza, e tirando fuori questi elementi, che si modifica la faccenda: interpretare diversamente la Resistenza lo si può solo nella prassi politica. Una prassi politica diversa da quella che hanno seguito fino ad oggi i partiti di sinistra, anche se trascurasse totalmente la Resistenza, in realtà ne riscriverebbe la storia: perché la verità degli autentici movimenti politici è quella di essere una sorta di storiografia implicita.

[La Resistenza] la si può interpretare, per così dire, solo omettendola. Perché, insomma, che cos'è stata questa Resistenza negli ultimi vent'anni? Per dieci anni è stata veramente offesa, conculcata, in un modo di cui non potete avere idea. Per rendersene conto, bisognerebbe riprendere in mano la stampa e le commemorazioni ufficiali. Per anni si è insistito con i processi ai partigiani. C'è una generazione di italiani che è stata tradita. nel senso che - dopo - si è detto a molte madri, a molti padri, a molti sopravvissuti che era meglio non parlarne.

La storia omette gli aspetti più atroci forse, ma certo più umani di quella lotta. Omette che la sola vera canzone partigiana che prendesse veramente le budella diceva «Non c'è tenente, né colonnello, né generale»: un grido violento di anarchia che in quei momenti era straordinariamente vero. Il perbenismo delle sinistre si preoccupò subito di esaltare una faccia rispettabile, dando della Resistenza una versione caramellosa, da epopea garibaldino-risorgimentale.

La Resistenza oggi come oggi è finita per essere i monumenti della Resistenza e le celebrazioni ufficiali. È un alibi per giustificare una prassi politica mancata. I morti seppelliscono i loro morti. Ad un amico che mi ha chiesto di scrivere un pezzo sulla cultura e la Resistenza, ho risposto che preferisco scrivere un pezzo sulla cultura e il Vietnam.

[…]

L'unico senso che possa avere un discorso su allora, è il vedere che cosa fosse il significato della persona che si sollevava e combatteva come partigiano, cioè il particolare stato morale, cioè il grado comunque eccezionalmente elevato di coscienza che richiedeva. Per portare all'azione dieci partigiani occorre che essi siano in grado di sciogliersi subito dopo l'azione, e ritrovarsi in un luogo stabilito. Durante tutto il periodo in cui tutti sono sciolti, in cui ogni uomo è solo, e potenzialmente fa quel che vuole, non ha nessun obbligo particolare, e pure si ritrova il giorno dopo, la somma di energie morali che richiede un'azione di questo genere è superiore che in un esercito regolare. Questa è la grande lezione, la grande novità. Non solo dalla nostra Resistenza, ma da tutte le Resistenze, ci viene anche l'insegnamento che nessuna guerra è ragionevole ma l’unica possibilità di superare una guerra, quando esploda, è di trasformarla in lotta civile col fine della pace immediata.


[L'attualità della Resistenza, «La Zanzara», giornale degli studenti del Liceo Parini di Milano, n. 29, 25 aprile 1965].


Entrambi i testi sono ora in Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952-1994, Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. 60-65


venerdì 22 aprile 2011

BEPPE GRILLO DALLE NOSTRE PARTI






Giovedi 5 maggio 2011


DESIO
Piazza Conciliazione
ore 19.00


Ingresso libero





giovedì 7 aprile 2011

Diamo un taglio ai privilegi dei consiglieri regionali lombardi!



Attualmente, ogni mese, siamo costretti a pagare a un consigliere regionale lombardo, come minimo:


1 - indennità di funzione: € 3.466 (netto);


2 - diaria: € 2.602 (netto);


3 - spese di trasporto: variabile fra un minimo di € 238 (netto), se residente a Milano, e un massimo di € 1.905 (netto), se residente nel comune più lontano da Milano (sede del consiglio regionale);


4 - rimborso forfettario per le missioni in Lombardia: € 3.525 (netto).



La somma di tutte le voci è € 11.498.



Inoltre, un consigliere regionale lombardo ottiene:


- rimborso spese per missioni in Italia o presso l’Unione Europea;


- indennità di fine mandato nella misura dell’ultima indennità annuale di funzione percepita per ogni legislatura;


- assegno vitalizio mensile al compimento del 60° anno di età. L’assegno, in base agli anni di contribuzione, va da un minimo del 20% ad un massimo del 50% dell’indennità di funzione mensile.


Ma questo è il minimo, perché il calcolo che abbiamo fatto riguarda il consigliere residente a Milano; chi abita fuori Milano prende fino a 1.900 euro in più. Il consigliere che è anche presidente di commissione prende quasi € 11.000 lordi (invece di 9.480) come indennità di funzione. Il vicepresidente di commissione prende un’indennità di funzione di oltre € 10.200 lordi (invece di 9.480). E le commissioni sono 8, quindi 16 consiglieri (su 80) prendono ancora di più. Indennità più alta anche per presidente di giunta, presidente di consiglio regionale, vicepresidente di giunta, vicepresidente di consiglio, capigruppo, presidenti dei comitati, etc. etc.


Si potrebbe continuare ancora per un bel po’ ad elencare quanto ci costano i consiglieri, ma basti un ultimo dato: nel bilancio preventivo 2011 la Regione Lombardia ha stanziato € 18.380.000 per i consiglieri regionali. Diviso 80 consiglieri sono oltre € 220.000 cadauno. Quasi € 20.000 al mese !!!


È una vergogna! Diamoci un taglio con una legge di iniziativa popolare!


Il Movimento 5 Stelle ha elaborato una proposta di legge di iniziativa popolare che prevede invece che l’indennità di funzione e la diaria siano dimezzate, e che il rimborso della voce 4 non sia più forfettario. Quindi, un consigliere regionale che non fa missioni in un mese riceverebbe:


1 - indennità di funzione: € 1.733 (netto);


2 - diaria: € 1.301;


3 - rimborso delle spese di trasporto variabile fra un minimo di € 238 (netto), se residente a Milano, e un massimo di € 1905 (netto), se residente nel comune più lontano da Milano (sede del consiglio regionale);


4 - rimborso “a piè di lista” per le missioni in Lombardia.



La somma di tutte le voci arriverebbe a € 4.939.



Quindi, il progetto di legge di iniziativa popolare che il Movimento 5 Stelle sta per presentare:



1 - dimezza gli stipendi mensili, ossia le “indennità mensili di funzioni”;


2 - dimezza i compensi per le presenze, ossia la “diaria”, una vera vergogna, poiché si tratta di un doppio stipendio


3 - abolisce l’“assegno vitalizio regionale, la vergogna delle vergogne: una pensione a 60 anni dopo solo 5 anni di attività!;


4 - abolisce l’“indennità di fine mandato”;


5 - regolamenta in modo più rigoroso le spese di trasferta (“trattamento di missione e rimborso spese”).


6 - regolamenta il “rimborso per spese di trasporto.


La cifra risparmiata ogni mese per ciascun consigliere sarebbe di 6.559 euro!!! E comunque, i consiglieri regionali non sarebbero ridotti a pane e acqua, perché porterebbero a casa ancora una bella cifra: 4.939 €.


Ecco quanto si risparmierebbe con l’approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare:


PER 1 CONSIGLIERE


MESE: minimo 9.566; massimo € 12.118


ANNO: minimo € 114.793; massimo; € 145.421


LEGISLATURA: minimo 573.968; massimo € 727.105


PER 80 CONSIGLIERI


MESE: minimo € 765.290; massimo 969.474


ANNO: minimo 9.183.489; massimo € 11.633.692


LEGISLATURA: minimo € 45.917.448; massimo € 58.168.460


Ma sarebbe possibile fare il consigliere regionale con uno STIPENDIO NETTO di 4.939 €?


Altroché! Non è vero che “la politica costa” come dicono i partiti! I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle già si auto-riducono gli stipendi del 75%!


Inoltre:


- il Movimento 5 Stelle rifiuta i rimborsi delle spese elettorali perché sono forfettari (1 euro a voto) e perché sono stati introdotti per aggirare il voto referendario con cui gli italiani si erano pronunciati CONTRO il finanziamento pubblico ai partiti;


- quindi, in linea con i principi del Movimento, dopo le elezioni regionali del 2010 il Movimento 5 Stelle ha rifiutato 1.700.000 euro di rimborsi forfettari;


- infatti, per le campagne elettorali in Emilia Romagna e in Piemonte, che hanno portato ad eleggere 4 consiglieri regionali, il Movimento 5 Stelle è riuscito a spendere effettivamente solo 20.000 euro raccolti tramite sottoscrizione.



Nelle prossime settimane, a Limbiate saranno organizzati banchetti dove sarà possibile firmare la proposta di legge di iniziativa popolare.


Il centrosinistra di Limbiate si attacca alla perteghetta* del tram







È falso che responsabile della situazione disastrosa della viabilità e dei trasporti sul territorio comunale, e verso Milano, sia solo il centro-destra.

Il centrosinistra della seconda metà degli anni novanta, quello del sindaco conducator Fortunati:


  • avrebbe avuto la possibilità di pianificare e programmare (parole con le quali nel centrosinistra da sempre ci si riempie la bocca) la viabilità cittadina, tuttavia non lo ha fatto. Ha solo speso molte decine di milioni di lire per far approntare un Piano Urbano del Traffico che è servito solo per far costruire un paio di dossi. Figli e nipoti politici di quel sindaco conducator nemmeno si ricordano più di quel PUT, e infatti non ne hanno mai rivendicato l’attuazione;

  • avrebbe avuto la possibilità di gettare le basi per la creazione delle infrastrutture di trasporto nella città e da questa verso Milano, tuttavia non lo ha fatto. Gli inetti guidati dal conducator hanno dato via libera alla creazione del centro commerciale Carrefour, che non solo ha distrutto quasi interamente la rete del piccolo commercio locale, ma ha anche stravolto e sconvolto, ed enormemente aumentato, il traffico cittadino, tuttavia non sono stati capaci di vincolare i molti milioni che Carrefour ha dovuto versare, per la creazione di organismi tecnici specializzati nella progettazione di nuove infrastrutture di viabilità e di trasporto;

  • avrebbe avuto la possibilità di vincolare un’irripetibile disponibilità di capitali per investimenti diretti del Comune nei trasporti e, consorziandosi con altri comuni, per darsi la forza per costringere il Comune e la Provincia di Milano a farsi carico delle infrastrutture metropolitane che interessavano Limbiate, tuttavia non lo ha fatto, ed ha lasciato a Romeo & C. la possibilità di sperperare quelle somme in megarotonde e mattonelle colorate e di ingrassare diversi loro clientes;

  • avrebbe avuto la possibilità di mantenere il Comune di Limbiate all’interno dell’area della futura Città Metropolitana di Milano, tuttavia non lo ha fatto. Il conducator, insediandosi, promise subito di annullare la delibera del centro destra per l’annessione di Limbiate alla costituenda provincia di Monza (perché credo che i cittadini di Limbiate stiano bene con quella di Milano”, dichiarò al Corriere della sera), invece non lo ha fatto. Adesso la Provincia di Monza (città verso la quale si dirigono ogni giorno non più di 300 limbiatesi) non ha alcun interesse ad investire nei trasporti da Limbiate a Monza e men che meno da Limbiate a Milano (verso la quale, tuttavia, si dirigono ogni giorno 3.300 limbiatesi, quasi tutti con l’automobile).

Il centrosinistra che ha governato la Provincia di Milano dal 1995 al 1999, contemporaneamente al conducator Fortunati, e dal 2004 al 2009 con il presidente Penati, del PD:


  • ha commissionato alla Metropolitana Milanese un progetto definitivo per l’ammodernamento della linea tramviaria Milano-Limbiate Ospedale che prevedeva il raddoppio dei binari solo tra Milano e Castelletto di Senago (al confine tra la Provincia di Milano e quella di Monza), infischiandosene di Limbiate, ormai fuori della provincia; eppure un terzo almeno della linea corre nel comune di Limbiate che, fra i cinque comuni toccati dalla linea, è l’unico che effettivamente ne è attraversato; infischiandosene, inoltre, della partecipazione dei cittadini alla redazione del progetto, che “ridisegnerà” (= stravolgerà) anche tutta l’area ai lati della linea, nonostante la Provincia pagasse un lauto stipendio ad una “Assessora alla Partecipazione”.

Il centrosinistra che fino a tempi recenti ha governato nei Comuni di Cormano, Paderno Dugnano (il cui ex sindaco era ed è dipendente del Comune di Limbiate), Senago e Varedo ha continuato per molti anni a:


  • approvare grandi progetti di edilizia per il commercio lungo la vecchia Comasina, che impediranno alla nuova metrotramvia di funzionare davvero come una linea di trasporto moderatamente rapido verso e dalla metropoli, e la condanneranno inevitabilmente a funzionare come lento tram interurbano nel traffico infernale di una lunghissima asta viaria che ormai serve soprattutto le grandi strutture commerciali disseminate per 12-13 km da Affori a Bovisio Masciago;

  • costruire opere che hanno invaso la sede stradale, il cui smantellamento per lasciare spazio alla metrotramvia sarà costosissimo o addirittura impossibile, con conseguenti moltiplicazioni dei costi (e già mancano i soldi per raddoppiare la linea fino a Limbiate..., ammesso che sia vero che c’è già uno stanziamento di 59 milioni di euro, del quale non si trova traccia né fra le delibere del CIPE né fra quelle del Ministero delle infrastrutture);

  • approvare il PGT del Comune di Varedo, che prevede un “piano di recupero” sull’area della ex SNIA Viscosa, grande quasi quanto tutta l’area dell’EXPO 2015, sulla quale saranno realizzati centri commerciali grandi e medi per una superficie almeno tre volte più grande dell’area Carrefour, e inoltre residenze per 4.600 nuovi abitanti: tutto il traffico e l’inquinamento provocato da queste strutture si riverserà sulla vecchia Comasina, cioè, in realtà, sul quartiere Giovi di Limbiate. Il collegamento della metrotramvia con la (nuova) stazione FNM di Varedo, sul quale mistificano (cioè imbrogliano) gli stenterelli del PD di Limbiate, in realtà sarà solo il collegamento di questa nuova mega-area commerciale con il resto dell’asse viario-commerciale della vecchia Comasina, e quindi non servirà ad alleggerirne il traffico automobilistico, tutt’altro: servirà, invece, come vasellina per far passare tutta l’operazione “area di recupero ex-SNIA”, prevista su un’area metropolitana già spaventosamente satura!

Il centrosinistra limbiatese dei nostri giorni, dietro il quale stanno però il conducator e tutte le cariatidi, tutto il politicantismo stantìo di dieci-dodici anni fa, sta portando in giro un candidato al quale, con corsi serali accelerati (che lui chiama pomposamente forum) hanno fatto imparare, anche sulle questioni della viabilità e dei trasporti, tutta una collana di ponzate e di fanfaluche, fra le quali brilla questa: che per lo sviluppo di Limbiate (sviluppo è una parola dal suono sinistro, quando viene usata ideologicamente come fanno i cialtroni sviluppisti) sarebbe prioritario il collegamento della metrotramvia con la linea FNM Seregno-Saronno (a nord di Limbiate, in territorio di Cesano Maderno), per andare comodamente tutti quanti all’aeroporto intercontinentale della Malpensa!

Anche costui, evidentemente, si è ormai convinto che la maggior parte dei limbiatesi non è più impegnata ogni giorno a sfangare la vita, buttando via, inoltre, due o tre ore di viaggio in automobile per andare a lavorare e a studiare soprattutto a Milano, e a muoversi obbligatoriamente con l’automobile, viste le distanze, anche in Limbiate (in un traffico che in certe ore ormai è come quello di Milano); no, a Limbiate sarebbero ormai così numerosi quelli (uomini d’affari? vacanzieri? ma non saremmo il comune con gli indicatori sociali più bassi della provincia?) che viaggiano QUOTIDIANAMENTE da un continente all’altro, che varrebbe la pena di spendere un’altra quarantina di milioni di euro (1 km di metrotramvia a doppio binario costa 14-15 milioni di euro) per prolungare la metrotramvia da Via Monte Grappa alla linea F.N.M. Seregno-Saronno!

E varrebbe la pena, inoltre, di fare questa spesa PRIMA di costruire una rete decente di trasporti interni alla conurbazione di circa centotrentamila abitanti formata dai comuni di Limbiate, Bovisio Masciago, Varedo, Paderno Dugnano e Senago!

Lo slogan patetico con il quale questo candidato va in giro a farsi la campagna elettorale è “UN MEDICO PER GUARIRE I MALI DI LIMBIATE”…, MA È NOTO CHE, OGNI TANTO, DEI MEDICI CON SCARSA PERIZIA FINISCONO PER AMMAZZARE I PAZIENTI!


* Fino a pochi decenni fa, i motori dei tram di Milano ricevevano l'energia elettrica tramite un'asta (nel linguaggio popolare “perteghetta”) che all'estremità inferiore era fissata ad una piccola piattaforma girevole posta sul tetto della vettura; l'estremità superiore era in contatto con il cavo della rete elettrica tramite una ruota con scanalatura che scorreva lungo il cavo. L’asta era tenuta sollevata da una molla e, affinché la tensione fosse bilanciata, l'estremità superiore era collegata con una corda ad una ruota a molla, posta sul retro della vettura, che la avvolgeva o la rilasciava. Attaccarsi alla “perteghetta” (afferrando la corda), nel tentativo di farsi trasportare “a sbafo” dal tram... ne provocava l’arresto. Da qui l’evidente significato.

giovedì 17 marzo 2011

[Autostrada del sole]

Tutto era così semplice, averlo saputo.
Che l’accurato labirinto delicato
la patria immaginaria
in questo vento dovevano sparire
e noi scagliati sulla luce
dei rettilinei…
Ora a noi tardi liberi
in quest’aria di nulla
pianure monti umiliati
altri spazi e doveri
dilatano e già veri
da morirne. E di vista
si perde il cuore
come dopo il sorpasso
l’altro nel retrovisore.


Franco Fortini (1917-1994), [Autostrada del sole], in L’ospite ingrato. Testi e note per versi ironici, De Donato, Bari 1966, p. 80; poi in L’ospite ingrato primo e secondo, Marietti, Casale Monferrato 1985, p. 71.

domenica 27 febbraio 2011

BASTA CEMENTO!

BASTA CEMENTO!

Basta con la cementificazione del suolo. Negli ultimi dieci anni sono stati cementificati 76 ettari del suolo di Limbiate; la superficie impermeabilizzata è salita a più di 726 ettari, pari a quasi il 59% del territorio comunale (1.234,4 ettari).

Se escludiamo la superficie del Parco delle Groane (interamente fuori dall’abitato), nel perimetro urbano la superficie “antropizzata” (= impermeabilizzata) è pari a circa il 98%!

Il cemento si è mangiato altri 67,89 ha (1 ha = 10.000 mq) di terreni agricoli (-16%) e 6,7 ha di superfici naturali (-4%).

La popolazione di Limbiate in dieci anni è aumentata di 2.626 abitanti; per ognuno dei nuovi abitanti sono stati cementificati 284,11 mq di territorio!

BASTA CEMENTO
QUINDI, E NON “MENO CEMENTO”!

BASTA CEMENTO SULLE POCHISSIME AREE RIMASTE DI QUELLE CHE IL PIANO REGOLATORE DESTINAVA AL VERDE E AI SERVIZI PUBBLICI!

BASTA CON LE “MONETIZZAZIONI” (soldi invece della cessione al Comune delle aree standard). Le leggi (e le norme comunali) ammettono la “monetizzazione” solo in casi eccezionali, che devono essere adeguatamente motivati e documentati.

IL VERDE E I SERVIZI PUBBLICI NON POSSONO ESSERE BARATTATI CON UN PO’ DI SOLDI IN PIÙ. LA LOGICA DEL “FAR INCASSARE (UN PO’) DI PIÙ AL COMUNE” PUÒ ESSERE (E SARÀ) FACILMENTE ACCETTATA DALLA SPECULAZIONE EDILIZIA!

BASTA REGALI ALLA SPECULAZIONE EDILIZIA! Con ogni Programma Integrato di Intervento, con ogni Piano di Lottizzazione il Comune di Limbiate regala alla speculazione edilizia centinaia di migliaia, IN ALCUNI CASI MILIONI, di euro, concordando “scomputi” dagli oneri di urbanizzazione che verrebbero “compensati” con opere (ESCLUSIVAMENTE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA) che spesso sono inutili, quasi sempre sono di pessima fattura (con conseguente aumento delle spese di rifacimento e di manutenzione che poi sono a carico del Comune), quasi sempre servono esclusivamente per aumentare la valorizzazione dei nuovi edifici che gli speculatori mettono in vendita.

BASTA CON I PROGRAMMI INTEGRATI DI INTERVENTO, presentati e approvati sempre in coppia (poiché uno interessa alla speculazione vicina al centrosinistra, e l’altro alla speculazione vicina al centro-destra), con i quali i privati cementificano fino all’ultimo metro ESCLUSIVAMENTE A LORO VANTAGGIO, MENTRE DELL’INTEGRAZIONE FRA FUNZIONI PRIVATE E FUNZIONI PUBBLICHE E DELLA RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA DI TUTTA UNA ZONA (come prescrive la legge) NON VI È ALCUNA TRACCIA.

27/2/2011
MOVIMENTO 5 STELLE - LIMBIATE



martedì 22 febbraio 2011

Lo scioglimento anticipato delle Camere tra difesa della democrazia e "tradimenti"



Massimo Villone



[…]

La funzione di motore istituzionale nel caso di crisi è da sempre riconosciuta dai costituzionalisti anche al capo dello stato nella forma di governo parlamentare. Ed è una funzione che non necessita di una traduzione in formule di poteri straordinari, come pure esistono in alcune Costituzioni. Possiamo considerarla una funzione intrinseca di sistema, da leggere ricostruttivamente nei poteri attribuiti. In sostanza, è nell’ambito di questa funzione che vediamo nascere nella nostra esperienza i governi “tecnici” o “del presidente”. Nella grande crisi dei primi anni ’90 fu certamente fondamentale il ruolo svolto dal presidente della Repubblica. E una lettura strettamente formale della Costituzione e delle prassi fino ad allora seguite condurrebbe alla conclusione che si trattò di un ruolo in ampia parte extra ordinem. Viviamo oggi una condizione di crisi probabilmente non meno grave. E di nuovo il capo dello stato è un punto focale della vicenda istituzionale.

Lo scioglimento anticipato è strumento primario della funzione del capo dello stato di motore istituzionale nel caso di crisi. È la risorsa estrema, che chiama il popolo sovrano a pronunciarsi per ripristinare la buona salute delle istituzioni democratiche. Un potere da utilizzare con parsimonia, ma laddove necessario senza esitazioni o ritardi. E indubbiamente nell’esercitarlo il capo dello stato dispone di un ambito di irriducibile discrezionalità. La prova di ciò viene dal modello scritto in Costituzione, che prevede il parere dei presidenti delle camere. Che senso avrebbe tale parere – per di più obbligatorio e non vincolante – se lo scioglimento si legasse solo alla certificazione della sufficienza o insufficienza dei numeri parlamentari? Basterebbe a tal fine la lettura dei verbali d’aula. Proprio la previsione di tali pareri, invece, certifica la sussistenza di situazioni politiche e istituzionali suscettibili di valutazioni diverse, e dunque idonee a sostenere scelte e decisioni parimenti diverse, che rimangono affidate al capo dello stato, destinatario dei pareri medesimi.

Va appunto notato che la disfunzionalità per il governo di centrodestra in carica non riguarda i numeri parlamentari. E un eventuale scioglimento anticipato non si giustificherebbe con riferimento a questo dato. Nemmeno le esecrabili consuetudini di vita del presidente del consiglio potrebbero di per sé sostenere un rinvio alle urne. La disfunzionalità che può offrire fondamento all’esercizio di un potere di ripristino istituzionale da parte del capo dello stato è data dallo scontro con la magistratura, che il presidente del consiglio alimenta senza cesura di continuità ed inasprendo toni già inaccettabili. Scontro che ha generato e genera una distorsione grave del processo politico-legislativo, tradotta in una legislazione ad personam volta a sottrarre il capo del governo al giudizio, o ad impedire lo scrutinio giudiziario sulle sue attività. Una distorsione certificata da molteplici sentenze della corte costituzionale (lodo Schifani, lodo Alfano, legittimo impedimento). Tale da provocare danni gravi e di portata estesa molto al di là dei casi personali. Che non trova fine, e vede pienamente impegnato il governo e la maggioranza parlamentare (lodo costituzionale, processo breve, intercettazioni). Una distorsione non impedita dalle assemblee parlamentari svuotate di ogni potere reale, dagli istituti della responsabilità politica dissolti, dalla rappresentanza parlamentare resa addomesticata ed obbediente dalla legge elettorale. Condizioni tali da creare una vera e propria emergenza democratica, determinata da un presidente del consiglio che sovverte le istituzioni a fini di autodifesa.

Qui il danno viene dalla permanenza in carica del governo, e non dalla sua caduta. Certo l’emergenza verrebbe attenuata se, con le dimissioni del presidente del consiglio, si desse vita a un nuovo governo pur con la stessa maggioranza. E in tale caso è sostenibile l’argomento che verrebbero meno le condizioni per lo scioglimento anticipato. Ma l’ipotesi non sembra al momento realistica. E dunque possiamo mai sostenere che al capo dello stato non sia consentito esercitare il proprio ruolo di custode della Costituzione e di motore del sistema nel caso di crisi, rimanendogli precluso lo scioglimento anticipato e il ricorso ad un nuovo voto popolare? Non possiamo. Lo scioglimento deve ritenersi ammesso, anche in presenza di una maggioranza numericamente sufficiente. In presenza di ferite già gravi inferte alle istituzioni, è strumento volto a prevenire ulteriori – e maggiori – danni.

[…]


Tutto l’articolo su http://www.costituzionalismo.it/aggiornamento.asp?id=540

lunedì 21 febbraio 2011

SE NON ORA, QUANDO? Modesta proposta ai parlamentari delle opposizioni




Legittima difesa repubblicana contro l'eversione costituzionale

Il governo Berlusconi, e la sua maggioranza parlamentare obbediente “perinde ac cadaver”, è entrato in un crescendo di eversione che mira apertamente a distruggere i fondamenti della Costituzione repubblicana e perfino un principio onorato da tre secoli: la divisione dei poteri. Di fronte a questo conclamato progetto di dispotismo proprietario chiediamo alle opposizione (all’Idv che si riunisce domani, al Pd che dell’opposizione è il partito maggiore, ma anche all’Udc e a Fli, che ormai riconoscono l’emergenza democratica che il permanere di Berlusconi al governo configura) di reagire secondo una irrinunciabile e improcrastinabile legittima difesa repubblicana, proclamando solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento su qualsiasi provvedimento e con tutti i mezzi che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino alle dimissioni di Berlusconi e conseguenti elezioni anticipate. Se non ora, quando?


Andrea Camilleri
Roberta De Monticelli
Paolo Flores d’Arcais
Dario Fo
Margherita Hack
Franca Rame
Barbara Spinelli
Antonio Tabucchi
Marco Travaglio

http://www.micromega.net/

lunedì 14 febbraio 2011

[Nel chiasso verboso dell'opposizione costituita]

[…]


Le forze che sappiamo sprovviste di un pensiero
distinto dal governo dello stato
di cose presente
attivano accorte l’istinto ordinario
di sopravvivenza.

Nel chiasso verboso dell’opposizione
costituita,
avanza a ritroso la loro marcia sorda
verso il ripristino del punto di partenza, seguendo l’usuale
iter salvifico di distruzione.


Gianfranco Ciabatti (1936-1994), Prima persona plurale. Non-poesie civili o refutabili 1959-1988, Contraddizione, Roma 1988.



domenica 13 febbraio 2011

Vezio De Lucia. La linea rossa




«Un confine netto che decreti lo stop al consumo di suolo. Da lì bisogna ripartire. Parola di Vezio De Lucia, urbanista militante», intervistato su Costruire, gennaio 2011, da Fulvio Bertamini

Vezio De Lucia, 72 anni, napoletano, è un urbanista militante in servizio permanente effettivo. Già direttore generale dell’Urbanistica presso il ministero dei Lavori pubblici e membro del Consiglio superiore, è stato assessore all’Urbanistica di Antonio Bassolino ai tempi dell’effimera rinascita di Napoli. Poi litigò con ‘o sindaco e non venne confermato. Vanta anche un altro licenziamento lusinghiero: quando lavorava a Porta Pia fu silurato dal ministro Dc Giovanni Prandini, poi travolto da Tangentopoli. Consigliere nazionale di Italia Nostra, ha firmato molti piani e vinto il premio Cederna 2006 per l’urbanistica.

De Lucia, l’urbanistica è davvero in crisi?

«In una crisi irreversibile, direi. Il dato drammatico è che nel frattempo si consuma il territorio, con conseguenze gravissime. Vede, l’urbanistica è molto diversa dalla finanza: il condono fiscale può avere esiti molto pesanti per l’economia e la morale collettiva, ma trascorsi dieci anni è possibile dimenticarlo, praticando una politica opposta, in grado di veicolare principi diversi. Il condono edilizio, invece, lascia un segno irreversibile: le sue ricadute sul territorio non possono più essere rimosse, se non a costi spropositati e impraticabili. Questo rende drammatico il panorama in cui siamo calati. La dilapidazione delle risorse territoriali prosegue. E all’orizzonte non vedo speranze di cambiamento.»

[Il testo completo dell’intervista è leggibile sul sito eddyburg.it: http://www.eddyburg.it/article/articleview/16608/0/259/]

sabato 12 febbraio 2011

Attacco allo Stato





Carlo Galli

È GUERRA contro lo Stato. Non si può diversamente interpretare l´impressionante escalation di cui ieri Berlusconi si è reso protagonista, alzando il livello dello scontro fino a un punto di non ritorno. Che questa sia per lui, con ogni evidenza, la partita finale è chiaro da espressioni estreme come «golpe morale contro di me», come «inchieste degne della Ddr», come «l´ultimo giudice è il popolo». Così, ancora una volta, Berlusconi afferma la propria superiorità carismatica e populistica contro l´ordinamento, contro le leggi. Il Princeps legibus solutus nella sua versione contemporanea gioca il popolo contro lo Stato. Il suo popolo, naturalmente: una potente astrazione, confezionata dal suo potere mediatico, una sua proprietà patrimoniale che non ha nulla a che fare col popolo di una moderna democrazia. Che non è massa ma cittadinanza, che non è visceralità prepolitica ma appartenenza consapevole a un destino comune in una rigorosa forma istituzionale.


[Per leggere tutto l'articolo su Repubblica.it, click su http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/02/11/attacco-allo-stato.html

giovedì 10 febbraio 2011

[Codesta anomalia ha da essere sanata]





L’operaio,
l’agitatore, lo scioperante,
il barbone, il miserabile,
l’ignorante e quant’altro, vogliamo dire
la forza-lavoro, insomma, nel suo andirivieni
fra l’assunzione e la degradazione,
non avrà mai ragione del giudice
mandatario del governante.
Non cadere
in mano all’inquisitore:
ecco il suo habeas corpus.

Il padrone,
il conformista, lo zelante,
lo splendido, il finanziere,
l’istruito e quant’altro, vogliamo dire
il capitale, insomma, nella sua perseveranza
fra l’accumulo e la distruzione,
mai finirà sub judice:
ecco il suo habeas corpus.

E se una volta il giudice impazzisce di eccessiva
confidenza in se stesso, codesta anomalia
ha da essere sanata:
se non basta la disciplina c’è la mafia,
se non basta la mafia
c’è la democrazia.


Gianfranco Ciabatti (1936-1994), Prima persona plurale. Non-poesie civili o refutabili 1959-1988, Contraddizione, Roma 1988.



mercoledì 9 febbraio 2011

[Dappertutto la verità è calpestata da quelli che se ne sentono offesi o danneggiati, specialmente quando domina uno solo, o pochi]



Ci fanno velo la potenza e l’educazione: accade così che quando due si comportano allo stesso modo noi spesso diciamo che l’uno può far questo impunemente, mentre all’altro non è lecito: la differenza non sta nella cosa, ma in chi la fa. La superbia è propria dei dominanti: gli uomini insuperbiscono per essere stati eletti a una carica annuale: figuriamoci i nobili, che pretendono onori per l’eternità. Ma la loro arroganza si adorna di fasto, di lusso, di prodigalità e di una certa coordinazione dei vizi, di una certa studiata vacuità e raffinatezza nel malcostume: finisce che i vizi, i quali se considerati separatamente ad uno ad uno nella loro massima espressione sono brutti e vergognosi, sembrano cose oneste ed eleganti agli ingenui e agli ignoranti. Il volgo, peraltro, non ha il senso della misura ed è terribile se non viene tenuto nel timore: non si mischiano infatti facilmente libertà e servaggio. Non fa infine meraviglia che la plebe non conosca verità né giudizio, dal momento che i principali affari di stato vengono trattati alle sue spalle, ed essa può trarre delle congetture solo da pochi elementi che non si sono potuti nascondere. La sospensione del giudizio è una virtù rara. Dunque pretendere di fare ogni cosa all’insaputa dei cittadini, e al tempo stesso che essi non formulino giudizi malevoli né diano sinistre interpretazioni di tutto, è il massimo della stoltezza. Se la plebe fosse in grado di controllare se stessa e di sospendere il giudizio sulle cose poco conosciute, oppure di giudicare correttamente sulla base di pochi elementi noti, allora essa sarebbe degna di governare piuttosto che essere governata. Ma, come abbiamo detto, la natura è uguale in tutti: il dominio fa insuperbire tutti: tutti sono terribili se non sono intimoriti, e dappertutto la verità è calpestata da quelli che se ne sentono offesi o danneggiati, specialmente quando domina uno solo, o pochi, che non guardano al diritto o alla conoscenza del vero, ma alla consistenza delle ricchezze.

Baruch Spinoza, Tractatus politicus (1675-76), VII, 27 (trad. it. Trattato politico, a c. di Paolo Cristofolini, Edizioni ETS, Pisa 1999, pp. 142-43).