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mercoledì 23 settembre 2009

De profundis? 2. Alcune banali (seppure amare) verità...


...sottaciute o dissimulate dagli ambientalisti finti del “comitato” semiclandestino ora denominato “+Limbiate –cemento”.

Parte 2.


Mauro Varisco ormai viene dipinto come un eroico ed inespugnabile baluardo contro la cementificazione di Limbiate, ma non è mai stato capace, in realtà, di uscire da quella forma di grettezza sociale che in sociologia viene indicata con il termine “NIMBY”, acronimo di Not In My Back Yard, “non nel mio cortile”. Il “cortile”, nel caso di Varisco & C., era abusivo. Infatti, egli e i suoi amici hanno sempre avuto come vero interesse solo il “recupero” di un’area in parte pubblica, praticamente interclusa e nei fatti accessibile esclusivamente a loro, dalle loro villette di via M.te Sabotino n. 5, nella recinzione di diverse delle quali era stato aperto del tutto abusivamente un ingresso al terreno comunale. E si badi: si trattava non di ingressi provvisori ad un terreno non usato dal proprietario, bensì di una serie di solidissimi cancelletti metallici tutti uguali, costruiti ed installati a regola d’arte. Potendo accedervi così comodamente, molti si erano infatti “ritagliata” un’area in corrispondenza della propria villetta, e l’avevano delimitata con piccole siepi. Questo abuso è andato avanti per molto tempo, tanto che già nel 2004 la situazione era stata registrata,  con la specifica simbologia, nella Cartografia Aerofotogrammetrica ufficiale del Comune di Limbiate.



Da Google maps: sono visibilissimi i segni delle coltivazioni [Aggiunta il 29-6-2013]

(N. B.: anche se si legge "® 2013" l'immagine mostra la situazione di circa 5 anni fa; infatti sono ancora visibili le piante abbattute nell'autunno del 2008; inoltre, se sul sito Google maps si sposta l'immagine verso sinistra, si può notare che all'inizio di Via M.te Sabotino non c'è ancora la nuova costruzione di proprietà del Comune, che è stata edificata successivamente)

[Click Aerofotogrammetrico.zip (occorrono circa 3 minuti per caricare tutto il documento); v. tavola n. 4, e legenda: "orto" e "palizzata-cancellata"; click anche articolo 1158 c.c.] 

Orti, siepi e cancelletti erano tuttavia invisibili dalla via M.te Sabotino, perché nascosti da altre siepi naturali molto alte e da piante ed arbusti vari più vicini alla strada. Quando un anno fa tutto ciò è stato eliminato [dal proprietario privato, che ha anche diffidato Varisco & C. ad eliminare gli abusi edilizi; aggiunta del 29 giugno 2013], orti, siepi e cancelletti sono diventati visibili da chiunque passasse da lì (questo era il vero scopo dei lavori “di pulizia” fatti dalla SAN INVEST) ed è divenuto visibile, anche, che su quell’area non vi è mai stato qualcosa che effettivamente potesse essere chiamata “bosco”, ma solo un po’ di arbusti spontanei e al massimo alcune piante malate che in ogni caso dovevano essere abbattute. (Nemmeno l’altra area attigua ma esterna all’area da edificare - quella di proprietà dei tre ricorrenti al TAR, da espropriare parzialmente per opere di urbanizzazione - può essere definita “un bosco”, poiché un’ottantina - a voler essere generosi - di piante rachitiche e malate non sono “un bosco”! Ma su questo particolare mi soffermerò più avanti).

Per ottenere consenso su un generico ma mistificante discorso ambientalista (tanto che, come discorso generico, non vi è più chi non lo condivida) è stata inventata la panzana del bosco, alla quale Mauro Varisco ne ha aggiunte altre, espresse con stentate frasette (poiché nemmeno le forme più banali della comunicazione politica si possono imparare dall’oggi al domani) sull’”ecomostro” e sulla “colata di cemento”, e con ridicolaggini a proposito di “vaccini” e “ricette”. Con tali discorsi egli si presenta con i suoi amici a scroccare soldi alla cittadinanza per battaglie in “difesa dalla cementificazione”, ma continua a dimostrare di non capire chi sia e cosa sia la cittadinanza! (Mi riferisco, evidentemente, alla collettività e al concetto).

Infatti, costui non ha saputo (né voluto) dare un’impronta davvero pubblica e collettiva alla sua azione nella fase di approvazione del P.I.I., e non ha saputo individuarne i punti deboli, che non sono certo le presunte “distruzioni ambientali”, né ha capito che in ciò l’”opposizione” non era in grado di (e nemmeno veramente voleva) aiutarlo. Anche l’unico argomento degno di questo nome portato autonomamente da Varisco & C. (quello della vendita del terreno comunale al di sotto del suo probabile valore di mercato) è stato usato del tutto strumentalmente, come mero espediente polemico, e infatti il valore/mq della perizia di un tecnico comunale (abitante anch’egli in via M.te Sabotino n. 5!) per lungo tempo è stato indicato con una cifra errata, poiché né Varisco né i suoi amici politici si erano preoccupati di fare una verifica sui documenti della stima comunale, né su quelli della stima dell’ineffabile “perito” privato allegata al P.I.I. E infatti la funzione centrale delle varie “stime” in tutto il meccanismo truffaldino del P.I.I. non era stata minimamente colta.

Beninteso, è vero che, come amava dire il filosofo Benedetto Croce, “nisciuno nasce imparato”, ma una disposizione meno gretta, meno esclusivamente gelosa del proprio “cortile”, e più intelligentemente (oltre che civicamente) propensa a considerare la questione dal punto di vista di tutta la collettività e in particolare dal punto di vista dell’intero quartiere Mombello (e non del solo ghetto del civico n. 5 di Via M.te Sabotino) avrebbe consentito, già prima dell’approvazione, di capire come fosse effettivamente congegnato il P.I.I., e quindi sarebbe stato possibile cominciare ad imparare come trovare gli argomenti per fare denunce sì politiche, ma nel senso che avrebbero messo in luce sia le varie lesioni del diritto inalienabile di tutta la collettività agli “standard” urbanistici, sia gli ingenti danni alla cassa pubblica, sia, infine, i metodi truffaldini usati per mascherare tutto ciò. Questi erano gli argomenti utili per organizzare una ben più numerosa opposizione capace di coinvolgere almeno tutta la collettività di Mombello. La rivendicazione giusta, infatti, quella veramente civica (e quindi veramente politica), non poteva che essere quella della realizzazione delle strutture pubbliche (che non comprendono solo il verde), di cui il quartiere è carente, su quell’area che a ciò era destinata, anche servendosi di uno strumento urbanistico come il Programma Integrato d’Intervento, che si chiama così perché (ed è tale solo quando) prevede l’integrazione di funzioni pubbliche e funzioni private. E sarebbe stata anche un’ottima base sulla quale cercare ed imporre, eventualmente, una mediazione. Magari si poteva progettare di costruire sul terreno comunale un centro civico o un altro edificio pubblico. Ma Varisco & C. non hanno mai perseguito un obbiettivo del genere poiché, come hanno più volte sostenuto (ecco, per esempio, la grettezza), una costruzione dietro le loro villette le avrebbe deprezzate! Costoro erano talmente convinti della validità dell’argomento del “deprezzamento” (di alcune normalissime villette a schiera!) da inserirlo in un esposto indirizzato, all’inizio del 2008, alla magistratura, che conteneva anche un’altra perla, presa in prestito dal frasario consociativista dell’attuale coordinatore del PD: il P.I.I. era da condannare poiché era stato approvato dalla sola maggioranza! Ovviamente di quell’esposto non si è più saputo nulla. Sarà stato cestinato.

Un’azione di questo tipo avrebbe sicuramente ottenuto la simpatia di tutta la popolazione limbiatese, la quale tuttora quasi nulla veramente sa della questione. Dappertutto, nel mondo, chiunque sia stato costretto ad auto-organizzarsi per difendere la sua condizione e i suoi diritti di cittadino ha dovuto presto imparare che non si può sperare di trasformare in coscienza collettiva le proprie pur sacrosante rivendicazioni, se non si informa correttamente la cittadinanza. In mancanza di ciò, non si può ottenere alcun reale sostegno. Per questo scopo, l’esperienza insegna, non vi è altra possibilità se non quella di produrre e diffondere direttamente le informazioni. L’originalissima “ricetta” di Mauro Varisco, invece, è la seguente: periodicamente fa uno show compiaciuto in quelle che lui chiama “conferenze stampa”, nelle quali in realtà non informa, e nelle quali quattro ragazzotti smandruppati non fanno mai quello che tutti i giornalisti veri fanno in simili occasioni: fare domande per stimolare o addirittura costringere chi tiene la conferenza a dare effettivamente informazioni. Le domande non vengono fatte perché, anche dopo aver scritto articoli su articoli, nessuno di questi ragazzotti è riuscito ad accumulare un minimo di vere conoscenze sulla questione. Ovviamente, in quello che poi scrivono brillano solo le omissioni, le incongruenze, le autentiche asinerie, l’incultura generale.

Questo tipo di azione avrebbe inevitabilmente fatto pagare alla giunta Romeo-Mestrone un prezzo politico che non tutti, nella maggioranza di centro-destra, sarebbero stati disposti a pagare a cuor leggero (e avrebbe anche messo in chiaro davvero il rischio altissimo, per qualcuno, di essere costretto a prendere domicilio in Milano, Piazza Filangieri n. 2). Infatti, i primi a sapere quali magagne nascondono operazioni come il P.I.I. di via M.te Sabotino sono ovviamente coloro che le approntano: tecnici, funzionari, “politici”, i quali contano però sull’opacità delle procedure amministrative, sulla connivenza dell’opposizione (magari compensata con concessioni su altri innocui provvedimenti), sulla frantumazione sociale, sulla tendenza di molti cittadini a restare rinserrati nel proprio particolare, sulla loro scarsa disposizione (favorita da tutto ciò che li circonda) a stabilire relazioni non condizionate da credenze di vario tipo e da falsi miti, nonché, in generale, sulla mancanza di cultura civica in senso proprio. Chiaro: è possibile ribaltare questa situazione solo con un’azione politica che richiede tempo e fatica da spendere personalmente. Ovviamente è più comodo servirsi del tempo e della fatica fornita gratis (in ogni senso) da qualcun altro, sul quale, al momento opportuno, ma solo in sua assenza, si può riversare grettezza, calunnie, cattiveria : nevvero, Mauro Varisco?

Tuttavia, non esistono alternative: chi vuole opporsi alle prepotenze dei governanti è costretto a cambiare, almeno in una certa misura, tutto ciò; e si tratta, ovviamente, di una lotta faticosa in cui inevitabilmente si deve pagare lo scotto di cambiare anche se stessi. Mauro Varisco questo non l’ha ancora capito, come non ha mai voluto capire che se il P.I.I. era stato comunque approvato (nonostante nella maggioranza fossero diversi ad essere consapevoli della sua impresentabilità) ciò era avvenuto perché in realtà l’azione della minoranza del Consiglio Comunale e quella di qualche banchetto di fronte alla chiesa non avevano avuto alcuna incisività, e non avevano nemmeno lontanamente minacciato di far pagare qualche prezzo politico alla Giunta Comunale e alla maggioranza. E quindi, incapace e anzi rifiutando con protervia di riflettere su tutto ciò, e di trarne le dovute conseguenze sul piano dell’azione, dopo la sentenza del TAR, nonostante ormai si fosse calato nella parte dell’eroico baluardo contro la cementificazione di Limbiate, egli (con i cinque partiti che lo sostengono) ha lasciato che passasse del tutto liscia la decisione della Giunta Comunale di ricorrere in appello, disattendendo totalmente l’indicazione che, di fatto, avevano ribadito i giudici amministrativi: prima dell’approvazione di un P.I.I. è necessario effettuare la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica).


Tutto ciò proprio nel momento in cui la crisi interna alla maggioranza diveniva ormai irreversibile, tanto che è ormai evidente che gli equilibri interni sono cambiati. (Anche più recentemente, nessun tentativo di incidere su questa crisi è stato fatto dalla minoranza consiliare, come sempre cieca ed inetta). E quindi del tutto tranquillamente quelli della banda Romeo-Mestrone hanno imposto alla giunta e alla maggioranza la decisione di spendere altri 23.000 euro in avvocati, ben consapevoli tutti che, pagato dai cittadini questo prezzo, loro non avrebbero pagato nessun prezzo politico.


(segue)



giovedì 15 gennaio 2009

Ennesimo falso del PD limbiatese sul P.I.I. di Via Monte Sabotino


Salvatore Ricciardi



L’uomo tende ad Icaro / ma la merda non vola

Jaroslav Hašek
[1]







Da un mucchio di carte e cartacce buttate là in attesa di trovare il tempo e la voglia di darvi uno sguardo, emerge casualmente un foglio del PD limbiatese, intitolato “Notizie”, distribuito forse da più di un mese. In realtà non di notizie è riempito il giornaletto, bensì di mediocrissima propaganda. Le ultime righe della quarta e ultima paginetta si riferiscono all’udienza del 4 dicembre 2008 del Tribunale Amministrativo Regionale di Milano, nella quale è stato discusso il ricorso presentato da alcuni cittadini avverso il P.I.I. di Via Monte Sabotino:

“Il ricorso in questione fa parte di un pacchetto di azioni che è stato finanziato anche dai consiglieri del PD con una quota simbolica ma significativa di 600 euro”.
È FALSO!

Il ricorso in questione non fa parte di nessun "pacchetto finanziato anche dai consiglieri del PD", perché quando il sottoscritto prese l’iniziativa di proporre ALTRE azioni legali sui P.I.I. approvati il 20 dicembre 2007 (Via Belluno e Via Sabotino), per il lavoro d’indagine preparatorio (necessario per chiarire quali erano le possibilità effettive di un ricorso) si era sbattuto per non poco tempo dapprima il sottoscritto, impiegando volontariamente il suo tempo, le sue energie e il suo denaro, senza il benché minimo intervento di nessuna natura di nessun politicante del PD; poi, nella fase finale, quand’era ormai accertato che per il ricorso esistevano fondati motivi, intervenne ovviamente uno dei diretti interessati. E si era ormai concluso anche il lavoro del legale che ha presentato il ricorso, che ovviamente si è fatto pagare. Per QUESTO ricorso le spese legali (assai consistenti) sono state sostenute interamente da chi ha firmato il ricorso e da un folto gruppo di altri cittadini del tutto autonomamente dal PD, al quale non è stato chiesto, e dal quale non è stato ricevuto, nessun sostegno.

I consiglieri del PD hanno invece accettato, ma molto malvolentieri (come subito fu chiaro, e successivamente dimostrato da loro stessi) la proposta del sottoscritto di contribuire al finanziamento di ALTRI RICORSI STRAORDINARI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, sia per il P.I.I. di Via Belluno, sia per quello di Via Sabotino. Questo ultimo ricorso non è stato firmato da coloro che hanno firmato l’altro indirizzzato al T.A.R., bensì da altri cittadini estranei al PD. Per questi altri ricorsi, SOLO TRE CONSIGLIERI DEL PD HANNO MANTENUTO LA PAROLA CHE AVEVANO DATO, ma fra mille manifestazioni di riluttanza. Già al momento del primo modestissimo anticipo concordato, qualcun altro, fra i quali anche il sottoscritto, ha dovuto accollarsi l’esborso delle cifre non versate da chi NON HA MANTENUTO LA PAROLA DATA. Oltre alla misera cifra citata (che rappresenta assai meno del 10% della spesa complessiva per questi ricorsi), dai consiglieri del PD non è venuto alcun altro sostegno, nemmeno morale; anzi, quando a loro è stato chiesto di rispettare fino in fondo gli impegni presi per il saldo della spesa, hanno tentato di giustificare il loro sostanziale diniego in un modo talmente pretestuoso e talmente cafonesco (in ciò si è distinto l’illustre scienziato Archetti), che alla fine, fin troppo garbatamente e non da me, sono stati mandati a quel paese ed è stata rifiutata la miseria che DUE SOLI consiglieri del PD proponevano di versare.

Fin troppo garbatamente: tanto che i fatti furono resi pubblici da me solo quando fui costretto a smascherare l’appropriazione indebita di meriti che il PD può vantare solo in misura infima. Sullo squallore del comportamento dei politicanti del PD sono già stato costretto, infatti, a scrivere più volte [v. Gavroche nella Villa Mella (4 giugno 2008); Chi si batte contro lo scempio del territorio e il malaffare dei Piani Integrati d’Intervento di Via Monte Sabotino e di Via Belluno (4 settembre 2008) ; Cialtronerie "Quattro Stagioni" di un cementificatore fallito e connivente (17 settembre 2008)], ovviamente senza alcuna smentita, anche perché esistono testimonianze orali e scritte che da sole farebbero piazza pulita dei miseri pretesti dei quaquaracquà del PD. Ma più che di mancanza di consistenza umana e di serietà, sarebbe il caso di parlare di schizofrenia politica.

I notabili lillipuziani del PD, offrendo una versione locale e fra le più svaccate di un fenomeno ormai storicamente consolidato nelle società occidentali – ed ampiamente studiato - fanno alla giunta Romeo-Mestrone un’opposizione del tutto fittizia, esclusivamente funzionale al contenimento della costante erosione (più che al mantenimento) del loro elettorato, che Romeo e Mestrone esercitano con successo facendo la stessa politica, ma con una capacità di attuazione assai maggiore, del PDS-DS-PD. Infatti, se i casi di coloro che sono capaci di passare dalle parole ai fatti sono ovviamente rarissimi fra i notabili veri, fra quelli cioè che almeno esprimono discorsi di una qualche (apparente) consistenza, figuriamoci se ciò può accadere nel caso di notabili paesani, come quelli del PD di Limbiate, che non riescono mai ad andare oltre la ripetizione di alcuni poveri e stantii clichés da due soldi al chilo, per esempio in fatto di politica edilizia e di ambientalismo.

Altro che “aspre critiche”, come si dice nelle righe alle quali mi riferisco! Di critiche capitali (e non “aspre”: per queste si può far passare qualsiasi intervento vociante) al modo in cui era congegnato il P.I.I. di Via Monte Sabotino, se ne potevano fare moltissime. In particolare, come ho più volte mostrato, erano (sono) molti i danni erariali, risultanti da violazioni di legge dai risvolti anche penali, che quell’intervento edilizio causerebbe. Solo che per individuarli bisognava provare a leggere i documenti; ma né la Guida e Grande Timoniere del PD Campisi, né Gavroche-Archetti, che recentemente si è cinto il capo con l’alloro dello scienziato, si sono piegati verso tale bassura. Anzi, l’analisi dei documenti, e le proposte di azioni legali contro il malaffare, basate sugli elementi concreti che erano emersi dall’analisi, sono state apertamente svalutate e addirittura disprezzate (con scemenze del tipo: “non è così che si fa politica” [fatti recenti hanno chiarito perché: il PD è pieno di corrotti!]; “meglio fare opinione fra la gente” [ovvero: ripetizione ossessiva di frasette ideologiche, veri esempi di falsa coscienza], ecc.).

La manutenzione del consenso elettorale, tuttavia, per i politicanti è ragione di vita, e allora non c’è nulla che possa frenare la schizofrenia politica: mentre si continua a ripetere che i ricorsi al TAR non servono, si inventano (in campagna elettorale) esposti del PD alla Corte dei Conti (che mai sono stati presentati, e nemmeno scritti) e sostegni finanziari (rimasti infimi) a “pacchetti” di azioni legali (ai quali non si è mai, in alcun modo, collaborato). Particolarmente attivo, (vale a dire schizofrenico), è stato Archetti, che ha anche esibito la sua presenza all’udienza del 4 dicembre, della quale ovviamente non ha capito nulla. E tuttavia il solo ascolto dei discorsi dei legali delle parti, ciascuno durato non più di 15-20 minuti, ed in particolare di quello dell’avvocato del Comune di Limbiate, che ha tentato di convincere i giudici che è giusto costruire sull’area di Via Sabotino perché attualmente sarebbe infestata da ratti e da malavitosi! - discorso esilarante, ma che secondo Archetti avrebbe distrutto qualsiasi argomentazione a sostegno del ricorso - è bastato a questo poveretto perché la sentenza la pronunciasse lui, in anticipo sul collegio dei magistrati: i ricorrenti, è chiaro, hanno perso, e quindi è stato dimostrato che i ricorsi al T.A.R. non servono a niente! È corso quindi a convincere di ciò anche chi, fra gli abitanti presso la Villa Rasini Medolago, ha deciso di difendere il suo diritto di restare nella sua casa anche chiedendo al T.A.R, se fosse necessario, di costringere la Giunta Comunale e Frua De Angeli Holding a rispettare leggi e norme. (È stato il fermo rifiuto di questi cittadini di trattare non solo con la Holding, ma anche con Romeo, che, facendo presagire la minaccia di un ricorso, ha indotto entrambi a ridurre l’area d’intervento, nel tentativo – vano, ovviamente - di mascherare un’operazione truffaldina che il PDS aveva preparato e ora come PD condivide. Altro che “bluff”!).

La schizofrenia politica, tuttavia, può essere spiegata, anche da chi non ha la preparazione psichiatrica di Campisi, che è in grado di fare diagnosi a distanza, e di notte. Dunque: per un partito, come il PD, pieno di corrotti di ogni risma, parlare di ricorsi alla magistratura, anche se contro gli atti della giunta di Romeo-Mestrone, è peggio che parlare di corda in casa dell’impiccato. Purtroppo, però, c’è chi se ne infischia del politicantismo dei piddisti e i ricorsi li fa. Questi ricorsi suscitano consenso. Chi li promuove, e chi li fa, inevitabilmente occupa parte dello spazio politico, sottraendone ad altri (e soprattutto a chi ne occupa abusivamente), poiché, com’è noto, lo spazio politico non è estensibile. Allora, terrorizzati dalla perdita di spazio, i quaquaraquà del PD corrono per ogni dove a dire che i ricorsi non servono, perché di sicuro i ricorrenti perderanno. Ma, in realtà, non ne sono davvero convinti. Chissà, potrebbe darsi che i ricorrenti vincano. Non volevano, i policanti, partecipare ad UNA di queste iniziative, ma alla fine hanno ceduto… dunque è meglio, intanto, cercare di raccogliere un po’ di consensi. Se poi i ricorrenti vinceranno, meglio ancora: a maggior ragione (cioè con maggiore consenso) si potrà, eventualmente, rivendicare un merito. Et voilà, ogni tanto costoro utilizzano un ossicino non per ricostruire lo scheletro di un dinosauro, bensì per dare l’illusione di uno vivente.

Non si potrebbe trovare esemplificazione più chiara di cos’è la politica politicante, nella quale la schizofrenia è norma di vita: da una parte la rivendicazione di meriti presunti per la presentazione di ricorsi legali contro l’unica politica, quella edilizia, che mettono in campo le cavallette che da sette anni devastano Limbiate, e dall’altra l’inciucio sull’uso del risarcimento dei danni ambientali provocati dall’ACNA [v. Un successo del Pd per l’ambiente: “Il Partito Democratico di Limbiate ha presentato all’Amministrazione Comunale, che li ha condivisi e finanziati, 7 progetti per l’ambiente”; la sottolineatura è nel testo, un cumulo di mistificazioni – “scientifiche”, naturalmente! - sul quale tornerò]. Un inciucio del tutto naturale, considerando che a farlo sono le due frazioni dello stesso Partito, quello del Cemento, e preannunciato da molti segnali in questi ultimi mesi; con esso ognuna delle due parti pensa di “finanziarsi” la raccolta di voti nelle prossime elezioni provinciali. Quest’inciucio viene concordato proprio mentre Romeo e Mestrone sono ai ferri corti fra loro e nel loro partito, e mentre, finalmente, insieme con diversi funzionari al loro servizio – che già tremano - potrebbero essere investiti da diverse grane giudiziarie. Una bella ciambella di salvataggio!

Molti anni fa, sia il PCI, sia il PSI (nel quale allora si arrabattava Romeo, transfuga dal PSDI in cambio di un posticino da assessore), sia i consiglieri di Democrazia Proletaria, avversarono fieramente (e derisero) la proposta che sulla questione dell’inquinamento dell’ACNA il Comune presentasse almeno un esposto alla magistratura (infatti il Comune entrò nel procedimento giudiziario avviato dalla Regione solo all’epoca di Cattabeni). Ma quasi nessuno si ricorda più di quei tempi, del movimento di cittadini (mamme di scolari, soprattutto) che costrinse il Comune a prendere qualche provvedimento sanitario, ma non riuscì a far sì che l’allora sindaco Terragni Cuor di Leone prendesse carta e penna per scrivere alla Procura della Repubblica (il diniego fu sostenuto anche da vari Binacchi). E quindi perché mai farsi lo scrupolo di darsi un po’ di decoro, almeno chiamando i cittadini a dibattere su come spendere i soldi di un risarcimento, che fosse stato per loro mai sarebbe arrivato? La partecipazione è qualcosa che si mangia? Ma certo, soprattutto quando si tratta della torta elettorale! (E infatti della parola, usata in modo mistificante, si riempie la cavità orale Archetti, in ambito locale personificazione perfetta (seppure, ovviamente, al livello più basso) dell’ideal-tipo del notabile politico di cui ha scritto Max Weber – sebbene il ragazzotto vociante, fra le tante altre cose, ignori certamente anche il grande sociologo e scienziato - lui sì - della politica).



Note



[1] Per una prima informazione sull’autore de Il bravo soldato Švejk, v. http://www.mandragola.com/librarsi/biografie/hasek.htm. Su Hašek, su Švejk e su molto altro sono bellissime le pagine di Angelo Maria Ribellino in Praga magica, Einaudi, Torino 1973, pp. 279-317.


venerdì 5 settembre 2008

Chi è stato beneficiato da chi con il P.I.I. di Via Monte Sabotino

Salvatore Ricciardi



Nel corso delle discussioni di alcuni mesi fa sul Programma Integrato d'Intervento di Via Monte Sabotino, una specie di ossimoro (il massimo cementificatore di Limbiate, che è anche assessore all'ambiente!), ispirandosi ai modi pacchiani della pubblicità con la quale, nei primi anni ottanta, un mobiliere biellese riempiva le neonate televisioni private [v. http://it.wikipedia.org/wiki/Aiazzone], ha più volte imbonito consiglieri e cittadini raccontando la panzana sesquipedale dei "benefici" che il Comune avrebbe ricevuto, in cambio dell'approvazione del P.I.I., in forma di cordoli, mattonelle colorate, aiuole con acciottolati finti, piantine rachitiche...

Secondo l'intenzione di questo iestimaturi politico orrendu e miscredenti [v. il post Iestimaturi orrendi e miscredenti], la parola "benefici" doveva ottenere lo stesso effetto persuasivo della promessa adescatrice "gli architetti ti ospiteranno a pranzo e cena..." [v. http://it.youtube.com/watch?v=M8YZmBFqnIU], che il venditore Guido Angeli ripeteva con voce e sorriso accattivanti. Ma il televenditore era dotato di modi, voce e physique du rôle, dei quali invece è totalmente privo il torvo ossimoro che, sempre agghindato come un necroforo, gracchia le sue scempiaggini tenendo il microfono conficcato nella trachea) .

Questo sprovveduto, che tuttavia coltiva l'esilarante pretesa di fare una sorta di controrivoluzione tolemaica contro quelli che lui vorrebbe far credere che siano gli "ambientalisti", ed è convinto di essere un "Politico" con una P più grande dell'Empire State Building, ha anche sparato, parlando o leggendo, alcune cifre, che ogni volta risultavano diverse dalla precedente, ma soprattutto erano diverse da quelle scritte nei documenti che subito dopo avrebbe fatto votare ai pecoroni della sua maggioranza.

Le cifre dei documenti (già portati alla Procura della Repubblica), ci dicono chi realmente è stato beneficiato, e in che modo. *

1) Vendita del terreno comunale:

- prezzo "convenuto": (105 € x 5.759,08 mq) = 604.703,40;
- prezzo secondo la stima a suo tempo approvata dal Comune:
(240 € x 5.759,08 mq) = 1.382.179,20;
- risparmio regalato all'operatore privato: 777.475,80 €.

2) Monetizzazione degli standard di urbanizzazione secondaria:

- monetizzazione "convenuta": (60,25 € x 2.752 mq) = 165.808,00;
- monetizzazione secondo la stima del Comune:
(240 € x 2.752 mq) = 660.480,00
- risparmio regalato all'operatore privato: 494.672,00 €.

3) Monetizzazione degli standard qualitativi:

- monetizzazione "convenuta": (60,25 € x 7.767 mq) = 467.961,75
- monetizzazione secondo la stima del Comune:
(240 € x 7.767 mq) = 1.864.080,00
- risparmio regalato all'operatore privato: 1.396.118,25 €.

4) Costo dell'esproprio per opere di urbanizzazione secondaria
(ma in realtà solo primaria) accollato al Comune (= risparmio
regalato all'operatore privato): 219.864,30 €.

5) Oneri di urbanizzazione primaria non versati: 141.910,00 €.

6) Oneri di urbanizzazione secondaria non versati: 493.580,00 €.

Totale dei regali all'operatore privato (e danno per
la cassa pubblica): 3.303.756,05 €.

Anche ammettendo una compensazione (abusiva) con le opere
di urbanizzazione secondaria "in eccesso” (in realtà tutte
di urbanizzazione primaria) per 1.481.964,62 €, il danno
resterbbe consistente:
- 3.303.756,05 + 1.481.964,62 = - 1.821.791,43 €.

Danno per la cassa pubblica: 1.821.791,43 €.

Fonti delle cifre:

- 105 € x 5.759,08 mq = 604.703,40 €: l’ormai famigerata perizia della ditta Bensi;
- 240 €: è la stima del valore delle aree edificabili approvata dal Comune per il 2007 e 2008 (delibera C.C. n. 2 del 27/02/2007; delibera C.C. n. 17 del 02/04/2008);
- 60,25 € x 2.752 mq = 165.808,00: atto notarile “Convenzione…P.I.I.… Via Monte Sabotino" del 10/06/2008, art. 9;
- 60,25 € x 7.767 mq = 467.961,75 €: ibidem;
- 219.864,30 €: ibidem, art. 4;
- 141.910,00 €: ibidem, art. 11 e tabella comunale OO.UU. primaria;
- 493.580,00 €: ibidem, art. 11 e tabella comunale OO.UU. secondaria;
- 1.481.964,62 €: ibidem, art. 11.


* Ometto, per il momento, di rendere pubblico il prezzo/mq al quale la Soc. Marzaiola S.r.l., che aveva "proposto" il P.I.I., ha ceduto il suo terreno, attiguo a quello del Comune (senza del quale varrebbe molto poco), alla Soc. SAN INVEST S.r.l., che alla fine ha firmato la convenzione. Questa cifra, se confrontata con i miseri 105 €/mq ricevuti dal Comune per vendere alla SAN INVEST il suo terreno, da sola dimostrerebbe la reale natura dell'operazione architettata (ed è l'unica architettura alla quale sono realmente interessati) da certi... procacciatori d'affari. Tale cifra sarà resa pubblica nei prossimi giorni.



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