
giovedì 2 gennaio 2014
La grettezza del misirizzi di Mombello contro gli interessi della collettività

lunedì 21 settembre 2009
De profundis? 1. Alcune banali (seppure amare) verità...
Il Consiglio di Stato, con l’Ordinanza n. 4172/2009 del 26 agosto u. s. ha sospeso l’efficacia della sentenza del TAR della Lombardia che aveva annullato la delibera di approvazione del P.I.I. di Via M.te Sabotino, e pertanto, nelle more del giudizio di appello presso il Consiglio di Stato, nulla osta più all’inizio dei lavori.
Si deve dire “nulla osta all’inizio”, e non “alla ripresa”, poiché, al contrario di quanto dicono Mauro Varisco e i suoi amici, i lavori non sono mai stati iniziati. Quelli fatti circa un anno fa sono stati eseguiti dalla ditta incaricata violando alcune norme sui cantieri e andando oltre le autorizzazioni regolarmente concesse, ma non erano lavori di costruzione di alcunché. Quelli fatti qualche settimana dopo la sentenza del TAR avevano lo scopo, previa diffida, di mettere in luce e stroncare la protervia dei membri del “comitato”, quasi tutti sempre rimasti nell’ombra. Costoro (del tutto abusivamente, come vedremo meglio più avanti) avevano continuato ad occupare la parte dell’area già di proprietà pubblica, anche dopo l’approvazione del P.I.I. e anche dopo la presentazione dei ricorsi! Ma nemmeno questi erano lavori di costruzione di alcunché. (È probabile che chi ha interposto appello si sia servito, ad colorandum, anche di questo argomento, che va in gloria della sublime intelligenza di Varisco & C., per mettere in cattiva luce presso il Consiglio di Stato chi si oppone al P.I.I.)
Ovviamente, l’ordinanza non significa che il Consiglio di Stato ha già scritto la sentenza sul ricorso in appello, ma non si può, a questo punto, non intravedere un certo orientamento. L’ordinanza è stata emessa, ovviamente, “Visto il ricorso in appello con i relativi allegati; Visti tutti gli atti della causa” [sott. mie; ndr] e “visto l’art. 33, comma terzo … della legge 6 dicembre 1971, n. 1034” che dice:
“Il Consiglio di Stato … su istanza di parte, qualora dall'esecuzione della sentenza possa derivare un danno grave e irreparabile, può disporre, con ordinanza motivata emessa in camera di consiglio, che la esecuzione sia sospesa”.
E quindi il Consiglio di Stato, che dall’esame degli atti si è già fatto un’idea della possibile sentenza, ha ritenuto “danno grave e irreparabile” proprio l’impedimento di edificare rappresentato dalla sentenza del TAR e non l’edificazione, ed ha deciso di rendere intanto possibile al costruttore di edificare. La sentenza potrebbe essere emessa anche fra due-tre anni, quando il P.I.I. sarebbe o ultimato o in via di ultimazione (con un investimento di 16 milioni di euro), e magari con tutti o molti degli appartamenti già venduti e con le opere pubbliche esterne all’area del P.I.I. già realizzate. In questa situazione, le speranze che l’appello contro la sentenza di annullamento del P.I.I. sia respinto, e che sia ordinato l’abbattimento di quanto eventualmente costruito, si rivelerebbero davvero scarsamente fondate. Forse Mauro Varisco e i suoi amici sempre rimasti clandestini (perché in realtà sono quasi tutti sostenitori di Romeo & C.), almeno per quanto riguarda l’obiettivo di non far costruire i palazzi del P.I.I. farebbero meglio a mettersi l'animo in pace. È molto probabile che dovranno rinunciare ad accedere ad un’area pubblica per farne un uso privato e che non potranno più immettervi indisturbati i fumi dei loro barbecue (proibiti, tra l’altro, dal Regolamento di Polizia Locale).
Le dichiarazioni fatte da Mauro Varisco ai fogliacci locali (per esempio: “Questo non cambia nulla, infatti comunque là non si può costruire e ci opporremo se questo accadrà”) sono solo sbruffonate patetiche di un ometto che si è troppo montata la testa, evidentemente, per conservare con la realtà un rapporto sobrio. Inutile domandargli sulla base di quale diritto stabilito da quale legge egli pretenderebbe di opporsi, perché è chiaro che non lo sa. Gli si potrebbe invece chiedere, poiché sicuramente vi sta pensando, se questa volta chiederà l’intervento dei caschi blu dell’ONU!
* * *
Se ci si trova ora dinanzi a queste inquietanti prospettive nell’assenza di qualsiasi mobilitazione, i maggiori responsabili politici (cioè verso la cittadinanza tutta) sono, oltre all’inetta opposizione al centro-destra, proprio Mauro Varisco e i suoi fantomatici comitati. Costoro non hanno mai voluto capire che il P.I.I. di via M.te Sabotino non era “una tegola” sulla loro testa, bensì un fatto di rilievo politico, sul quale era necessario organizzare e allargare costantemente una mobilitazione politica che coinvolgesse tutta la cittadinanza, oltre ogni steccato di partito. “Politica” è un termine quasi sempre equivocato da Mauro Varisco, e spiegargliene le varie accezioni è del tutto vano. Per lui “politica” è solo quella dei partiti, i quali vanno bene se sostengono le sue pretese private, e vanno male se le deludono. E infatti, nonostante le periodiche “conferenze stampa” (nelle quali egli si esibisce con una lavagna luminosa che non sa usare), poi regolarmente strombazzate sui fogliacci locali, la vicenda non è mai uscita, finora, dall’ambito dell’interesse privato di alcuni cittadini esclusivamente interessati all’intangibilità del loro minuscolo ghetto con annesso cortile abusivo su terreno pubblico. Ma il fatto più grave è che a volere che la vicenda restasse ristretta in un ambito sostanzialmente privato non sono stati solo i quattro gatti di via M.te Sabotino, ma anche i cinque “partiti” dell’opposizione.
Una riflessione su tutta questa vicenda si impone, poiché innanzitutto essa esemplifica manualisticamente non solo i vari aspetti della politica d’affari tipica del centro-destra (il P.I.I. in questione li concentra praticamente tutti), non solo come certi interessi privati di alcuni cittadini, sfruttando gli interessi privati di alcuni notabili politici possano essere travestiti da interessi pubblici, ma anche il grado di inettitudine di tutta l’"opposizione", che persiste bovinamente in un’attività (ormai quarantennale) di distruzione di qualsiasi tentativo di organizzazione di legami sociali autonomi dalle cricche partitiche. Il deserto politico, culturale e civile della Limbiate attuale è il risultato del totalitarismo becero di alcune cricche elettorali, che tuttavia portano il nome di “partiti”, i quali favoriscono viceversa l’emersione della mediocrità e della grettezza sociale. A conferma di questa situazione, basti considerare che nessuna riflessione autocritica viene mai espressa dai "partiti" dopo i periodici clamorosi fallimenti elettorali; l’ultimo, quello del giugno scorso (elezioni europee e provinciali) ha tra l’altro dimostrato che al PD non è bastato investire (in senso proprio) nelle imprese di Mauro Varisco & C., per non perdere dieci punti di percentuale (pari a quasi un terzo dei voti ottenuti alle precedenti elezioni).[1]
(segue)


giovedì 15 gennaio 2009
Ennesimo falso del PD limbiatese sul P.I.I. di Via Monte Sabotino
Salvatore Ricciardi
Jaroslav Hašek [1]
“Il ricorso in questione fa parte di un pacchetto di azioni che è stato finanziato anche dai consiglieri del PD con una quota simbolica ma significativa di 600 euro”.
È FALSO!
Il ricorso in questione non fa parte di nessun "pacchetto finanziato anche dai consiglieri del PD", perché quando il sottoscritto prese l’iniziativa di proporre ALTRE azioni legali sui P.I.I. approvati il 20 dicembre 2007 (Via Belluno e Via Sabotino), per il lavoro d’indagine preparatorio (necessario per chiarire quali erano le possibilità effettive di un ricorso) si era sbattuto per non poco tempo dapprima il sottoscritto, impiegando volontariamente il suo tempo, le sue energie e il suo denaro, senza il benché minimo intervento di nessuna natura di nessun politicante del PD; poi, nella fase finale, quand’era ormai accertato che per il ricorso esistevano fondati motivi, intervenne ovviamente uno dei diretti interessati. E si era ormai concluso anche il lavoro del legale che ha presentato il ricorso, che ovviamente si è fatto pagare. Per QUESTO ricorso le spese legali (assai consistenti) sono state sostenute interamente da chi ha firmato il ricorso e da un folto gruppo di altri cittadini del tutto autonomamente dal PD, al quale non è stato chiesto, e dal quale non è stato ricevuto, nessun sostegno.
I consiglieri del PD hanno invece accettato, ma molto malvolentieri (come subito fu chiaro, e successivamente dimostrato da loro stessi) la proposta del sottoscritto di contribuire al finanziamento di ALTRI RICORSI STRAORDINARI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, sia per il P.I.I. di Via Belluno, sia per quello di Via Sabotino. Questo ultimo ricorso non è stato firmato da coloro che hanno firmato l’altro indirizzzato al T.A.R., bensì da altri cittadini estranei al PD. Per questi altri ricorsi, SOLO TRE CONSIGLIERI DEL PD HANNO MANTENUTO LA PAROLA CHE AVEVANO DATO, ma fra mille manifestazioni di riluttanza. Già al momento del primo modestissimo anticipo concordato, qualcun altro, fra i quali anche il sottoscritto, ha dovuto accollarsi l’esborso delle cifre non versate da chi NON HA MANTENUTO LA PAROLA DATA. Oltre alla misera cifra citata (che rappresenta assai meno del 10% della spesa complessiva per questi ricorsi), dai consiglieri del PD non è venuto alcun altro sostegno, nemmeno morale; anzi, quando a loro è stato chiesto di rispettare fino in fondo gli impegni presi per il saldo della spesa, hanno tentato di giustificare il loro sostanziale diniego in un modo talmente pretestuoso e talmente cafonesco (in ciò si è distinto l’illustre scienziato Archetti), che alla fine, fin troppo garbatamente e non da me, sono stati mandati a quel paese ed è stata rifiutata la miseria che DUE SOLI consiglieri del PD proponevano di versare.
Fin troppo garbatamente: tanto che i fatti furono resi pubblici da me solo quando fui costretto a smascherare l’appropriazione indebita di meriti che il PD può vantare solo in misura infima. Sullo squallore del comportamento dei politicanti del PD sono già stato costretto, infatti, a scrivere più volte [v. Gavroche nella Villa Mella (4 giugno 2008); Chi si batte contro lo scempio del territorio e il malaffare dei Piani Integrati d’Intervento di Via Monte Sabotino e di Via Belluno (4 settembre 2008) ; Cialtronerie "Quattro Stagioni" di un cementificatore fallito e connivente (17 settembre 2008)], ovviamente senza alcuna smentita, anche perché esistono testimonianze orali e scritte che da sole farebbero piazza pulita dei miseri pretesti dei quaquaracquà del PD. Ma più che di mancanza di consistenza umana e di serietà, sarebbe il caso di parlare di schizofrenia politica.
I notabili lillipuziani del PD, offrendo una versione locale e fra le più svaccate di un fenomeno ormai storicamente consolidato nelle società occidentali – ed ampiamente studiato - fanno alla giunta Romeo-Mestrone un’opposizione del tutto fittizia, esclusivamente funzionale al contenimento della costante erosione (più che al mantenimento) del loro elettorato, che Romeo e Mestrone esercitano con successo facendo la stessa politica, ma con una capacità di attuazione assai maggiore, del PDS-DS-PD. Infatti, se i casi di coloro che sono capaci di passare dalle parole ai fatti sono ovviamente rarissimi fra i notabili veri, fra quelli cioè che almeno esprimono discorsi di una qualche (apparente) consistenza, figuriamoci se ciò può accadere nel caso di notabili paesani, come quelli del PD di Limbiate, che non riescono mai ad andare oltre la ripetizione di alcuni poveri e stantii clichés da due soldi al chilo, per esempio in fatto di politica edilizia e di ambientalismo.
Altro che “aspre critiche”, come si dice nelle righe alle quali mi riferisco! Di critiche capitali (e non “aspre”: per queste si può far passare qualsiasi intervento vociante) al modo in cui era congegnato il P.I.I. di Via Monte Sabotino, se ne potevano fare moltissime. In particolare, come ho più volte mostrato, erano (sono) molti i danni erariali, risultanti da violazioni di legge dai risvolti anche penali, che quell’intervento edilizio causerebbe. Solo che per individuarli bisognava provare a leggere i documenti; ma né la Guida e Grande Timoniere del PD Campisi, né Gavroche-Archetti, che recentemente si è cinto il capo con l’alloro dello scienziato, si sono piegati verso tale bassura. Anzi, l’analisi dei documenti, e le proposte di azioni legali contro il malaffare, basate sugli elementi concreti che erano emersi dall’analisi, sono state apertamente svalutate e addirittura disprezzate (con scemenze del tipo: “non è così che si fa politica” [fatti recenti hanno chiarito perché: il PD è pieno di corrotti!]; “meglio fare opinione fra la gente” [ovvero: ripetizione ossessiva di frasette ideologiche, veri esempi di falsa coscienza], ecc.).
La manutenzione del consenso elettorale, tuttavia, per i politicanti è ragione di vita, e allora non c’è nulla che possa frenare la schizofrenia politica: mentre si continua a ripetere che i ricorsi al TAR non servono, si inventano (in campagna elettorale) esposti del PD alla Corte dei Conti (che mai sono stati presentati, e nemmeno scritti) e sostegni finanziari (rimasti infimi) a “pacchetti” di azioni legali (ai quali non si è mai, in alcun modo, collaborato). Particolarmente attivo, (vale a dire schizofrenico), è stato Archetti, che ha anche esibito la sua presenza all’udienza del 4 dicembre, della quale ovviamente non ha capito nulla. E tuttavia il solo ascolto dei discorsi dei legali delle parti, ciascuno durato non più di 15-20 minuti, ed in particolare di quello dell’avvocato del Comune di Limbiate, che ha tentato di convincere i giudici che è giusto costruire sull’area di Via Sabotino perché attualmente sarebbe infestata da ratti e da malavitosi! - discorso esilarante, ma che secondo Archetti avrebbe distrutto qualsiasi argomentazione a sostegno del ricorso - è bastato a questo poveretto perché la sentenza la pronunciasse lui, in anticipo sul collegio dei magistrati: i ricorrenti, è chiaro, hanno perso, e quindi è stato dimostrato che i ricorsi al T.A.R. non servono a niente! È corso quindi a convincere di ciò anche chi, fra gli abitanti presso la Villa Rasini Medolago, ha deciso di difendere il suo diritto di restare nella sua casa anche chiedendo al T.A.R, se fosse necessario, di costringere la Giunta Comunale e Frua De Angeli Holding a rispettare leggi e norme. (È stato il fermo rifiuto di questi cittadini di trattare non solo con la Holding, ma anche con Romeo, che, facendo presagire la minaccia di un ricorso, ha indotto entrambi a ridurre l’area d’intervento, nel tentativo – vano, ovviamente - di mascherare un’operazione truffaldina che il PDS aveva preparato e ora come PD condivide. Altro che “bluff”!).
La schizofrenia politica, tuttavia, può essere spiegata, anche da chi non ha la preparazione psichiatrica di Campisi, che è in grado di fare diagnosi a distanza, e di notte. Dunque: per un partito, come il PD, pieno di corrotti di ogni risma, parlare di ricorsi alla magistratura, anche se contro gli atti della giunta di Romeo-Mestrone, è peggio che parlare di corda in casa dell’impiccato. Purtroppo, però, c’è chi se ne infischia del politicantismo dei piddisti e i ricorsi li fa. Questi ricorsi suscitano consenso. Chi li promuove, e chi li fa, inevitabilmente occupa parte dello spazio politico, sottraendone ad altri (e soprattutto a chi ne occupa abusivamente), poiché, com’è noto, lo spazio politico non è estensibile. Allora, terrorizzati dalla perdita di spazio, i quaquaraquà del PD corrono per ogni dove a dire che i ricorsi non servono, perché di sicuro i ricorrenti perderanno. Ma, in realtà, non ne sono davvero convinti. Chissà, potrebbe darsi che i ricorrenti vincano. Non volevano, i policanti, partecipare ad UNA di queste iniziative, ma alla fine hanno ceduto… dunque è meglio, intanto, cercare di raccogliere un po’ di consensi. Se poi i ricorrenti vinceranno, meglio ancora: a maggior ragione (cioè con maggiore consenso) si potrà, eventualmente, rivendicare un merito. Et voilà, ogni tanto costoro utilizzano un ossicino non per ricostruire lo scheletro di un dinosauro, bensì per dare l’illusione di uno vivente.
Non si potrebbe trovare esemplificazione più chiara di cos’è la politica politicante, nella quale la schizofrenia è norma di vita: da una parte la rivendicazione di meriti presunti per la presentazione di ricorsi legali contro l’unica politica, quella edilizia, che mettono in campo le cavallette che da sette anni devastano Limbiate, e dall’altra l’inciucio sull’uso del risarcimento dei danni ambientali provocati dall’ACNA [v. Un successo del Pd per l’ambiente: “Il Partito Democratico di Limbiate ha presentato all’Amministrazione Comunale, che li ha condivisi e finanziati, 7 progetti per l’ambiente”; la sottolineatura è nel testo, un cumulo di mistificazioni – “scientifiche”, naturalmente! - sul quale tornerò]. Un inciucio del tutto naturale, considerando che a farlo sono le due frazioni dello stesso Partito, quello del Cemento, e preannunciato da molti segnali in questi ultimi mesi; con esso ognuna delle due parti pensa di “finanziarsi” la raccolta di voti nelle prossime elezioni provinciali. Quest’inciucio viene concordato proprio mentre Romeo e Mestrone sono ai ferri corti fra loro e nel loro partito, e mentre, finalmente, insieme con diversi funzionari al loro servizio – che già tremano - potrebbero essere investiti da diverse grane giudiziarie. Una bella ciambella di salvataggio!
Molti anni fa, sia il PCI, sia il PSI (nel quale allora si arrabattava Romeo, transfuga dal PSDI in cambio di un posticino da assessore), sia i consiglieri di Democrazia Proletaria, avversarono fieramente (e derisero) la proposta che sulla questione dell’inquinamento dell’ACNA il Comune presentasse almeno un esposto alla magistratura (infatti il Comune entrò nel procedimento giudiziario avviato dalla Regione solo all’epoca di Cattabeni). Ma quasi nessuno si ricorda più di quei tempi, del movimento di cittadini (mamme di scolari, soprattutto) che costrinse il Comune a prendere qualche provvedimento sanitario, ma non riuscì a far sì che l’allora sindaco Terragni Cuor di Leone prendesse carta e penna per scrivere alla Procura della Repubblica (il diniego fu sostenuto anche da vari Binacchi). E quindi perché mai farsi lo scrupolo di darsi un po’ di decoro, almeno chiamando i cittadini a dibattere su come spendere i soldi di un risarcimento, che fosse stato per loro mai sarebbe arrivato? La partecipazione è qualcosa che si mangia? Ma certo, soprattutto quando si tratta della torta elettorale! (E infatti della parola, usata in modo mistificante, si riempie la cavità orale Archetti, in ambito locale personificazione perfetta (seppure, ovviamente, al livello più basso) dell’ideal-tipo del notabile politico di cui ha scritto Max Weber – sebbene il ragazzotto vociante, fra le tante altre cose, ignori certamente anche il grande sociologo e scienziato - lui sì - della politica).
giovedì 4 settembre 2008
Chi si batte contro lo scempio del territorio e il malaffare dei Piani Integrati d’Intervento di Via Monte Sabotino e di Via Belluno
L’intenso, assorbente lavoro di studio, analisi, discussione, coordinamento di iniziative sui Piani Integrati d’Intervento di Via Monte Sabotino e di Via Belluno, che ormai dura da circa dieci mesi, è stato sostenuto soprattutto da alcuni consiglieri d’opposizione, esclusi l’Italia dei valori e il PD.
Quest’ultimo “grande partito” (è così che in ogni plaga d'Italia loro stessi se la cantano e se la suonano) ha fornito, ma obtorto collo, solo un modestissimo sostegno iniziale: le firme per la convocazione di un paio di consigli comunali e un irrisorio finanziamento (e solo di alcuni dei suoi consiglieri). Tutto qui.
La loro guida e grande timoniere, sedicente cattivissimo fustigatore di… pulci, dopo aver fatto un paio dei suoi abituali shows verbali, si è disinteressato dei PP.II.II. e non ha tirato fuori nemmeno un baiocco. Un loro statista postelegrafonico pare che abbia ammonito gravemente che non è così [cioè informando la magistratura di certe malefatte] che si fa politica. Il Gavroche del loro gruppo consiliare, perennemente strepitante ed esilarato, prima ha sbraitato che mai si abbasserà a spulciare le carte, e poi ha scritto che lui fa le barricate nella sala consiliare, dove tuttavia i banchi e le sedie sono rimasti sempre al loro posto senza subire nemmeno un graffio. (Altri particolari su certi costumi politici del PD limbiatese nel post Gavroche nella Villa Mella del 21 giugno 2008).
Il fatto è che gli scheletri, come si sa, fanno paura, soprattutto se rischiano di saltar fuori all’improvviso dagli armadi che qualcuno si è messo ad aprire sistematicamente. (Chi non ha relazioni di parentela con quelle reliquie, tuttavia, non ha paura e presto consentirà a quegli scheletri di prendere un po’ d’aria e di asciugare le ossa al sole).
Ben diverso il comportamento di molti cittadini di diversi orientamenti politici che, del tutto tetragoni agli insegnamenti dei consumati strateghi del PD locale, si sono impegnati di persona. In molti casi, non potendo rivolgersi a nessuna magistratura, perché non interessati direttamente dai PP.II.II., hanno contribuito (alcuni con cifre minime, ma comunque politicamente significative, altri con cifre anche consistenti) a sostenere gli ingenti costi economici delle seguenti azioni:
- un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per l’annullamento della delibera di Consiglio Comunale 20 dicembre 2007 n. 86 (approvazione del “P.I.I. in Via Monte Sabotino ecc.”);
- un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per l’annullamento della delibera di Giunta Comunale 21 maggio 2008 n. 111 (“rettifica degli artt. 7 e 8 dello schema di convenzione allegato” al P.I.I. di Via Monte Sabotino);
- un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, ex art. 8 del D.P.R. 1199 del 24 novembre 1971, per l’annullamento della delibera di Consiglio Comunale 20 dicembre 2007 n. 86 (approvazione del “P.I.I. in Via Monte Sabotino ecc.”);
- un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, ex art. 8 del D.P.R. 1199 del 24 novembre 1971, per l’annullamento della delibera di Giunta Comunale 21 maggio 2008 n. 111 (“rettifica degli artt. 7 e 8 dello schema di convenzione allegato” al P.I.I. di Via Monte Sabotino);
- un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, ex art. 8 del D.P.R. 1199 del 24 novembre 1971, per l’annullamento della delibera di Consiglio Comunale 20 dicembre 2007 n. 85 (approvazione del “P.I.I. in Via Belluno ecc.”);
- un esposto sul P.I.I. di Via Monte Sabotino alla Procura Regionale della Corte dei Conti (su diverse ipotesi di danno erariale);
- un esposto sul P.I.I. di Via Monte Sabotino alla Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti (su alcune ipotesi di illiceità);
- un esposto sul P.I.I. di Via Monte Sabotino alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano (su alcune ipotesi di reato penale).
Sono già in fase di elaborazione o di studio azioni su molte altre questioni, che potrebbero finire per colpire non solo i politici (politici ?!), ma anche alcuni funzionari (in carriera e non) che non hanno alcun senso della realtà, delle leggi e delle reali dimensioni delle figure che incarnano (veri casi di falsa coscienza), nonché alcuni "operatori economici". Saranno indirizzate a diverse magistrature, con l’esclusione della Sacra Rota, del Tribunale Militare in tempo di pace e del Magistrato delle acque, ma solo perché, purtroppo, su certe questioni non hanno giurisdizione.
[]


sabato 21 giugno 2008
Gavroche nella Villa Mella
Salvatore Ricciardi
"Qualche mese fa, nonostante le nostre barricate in consiglio comunale, l’amministrazione Romeo... ha autorizzato la costruzione di altre centinaia di appartamenti in via Belluno".
Le due righe e mezza che precedono si trovano nel post Tombini come frollini, che un perennemente esilarato ma mai esilarante "Gavroche" limbiatese ha messo nel blog di un altro giovanotto ormai padre di famiglia, ma che ancora indugia nei vezzi grafici degli scolaretti.
Due righe e mezza, due balle e mezza. Cominciamo dalla seconda balla: in via Belluno, se l'operazione andrà in porto, non saranno costruite centinaia di appartamenti, bensì assai meno di cento. Anche con questa precisazione quel "Programma integrato d'intervento", per il luogo dove dovrebbe essere realizzato e per il modo in cui è stato congegnato, resta una porcheria. Nessuna necessità, quindi, di ingigantire le cose né in questo caso né in generale. A nessuno stenterello deve essere mai concesso di riempire i propri vuoti di argomentazione raccontando balle, col risultato di regalare (come fa abitualmente il giovanotto autore del post di cui parlo) allo sciame di cavallette che spadroneggia a Limbiate l’ennesima occasione di facili ritorsioni polemiche contro la "faziosità dell’opposizione". Un’opposizione in realtà finta, se, per dimostrare di esistere, deve ricorrere al più classico e vile degli espedienti demagogici: la balla.
E passiamo alla prima balla, quella contenuta nell'inciso della frase riportata. Nel bilancio del Comune di Limbiate non vi è traccia di ristorni per riparare o sostituire il mobilio della sala consigliare, che da lunga pezza si conserva integro. In realtà, a memoria d’uomo, gli unici tentativi di uso improprio delle suppellettili della sala sono stati quelli del padre di famiglia vezzoso. Molti ricordano, infatti, che costui, una sera, con i propri sproloqui si era ficcato per l’ennesima volta nella situazione di farsi spellare vivo dalla maggioranza. Ormai con la psiche devastata dalle mediocrissime ritorsioni polemiche del Tecoppa sub-aspromontano e della sua ciurma, ha tentato più volte di svellere dalla sua sede il microfono, forse con l'intenzione di porre fine alle sue pene ingoiandoselo con tutta l’asta. Ma, nonostante ripetuti tentativi, non riuscì a mettere in atto l'insano proposito. (In realtà, bianco cadaverico e debilitato com'era, non aveva alcuna chance di vincere la fiera resistenza del microfono e della sua asta, che restarono attaccati al tavolo come le valve di un'ostrica). Così una famiglia non rimase priva del pane, e alla cassa comunale fu risparmiato un altro, seppur piccolo, salasso (e di questo dobbiamo rallegrarci tutti).
Dicevamo: se l’operazione P.I.I. di Via Belluno andrà in porto. Altri, infatti, fuori dal consiglio comunale, hanno lavorato e ancora lavorano per minare l’intera impalcatura sulla quale si regge quell’intervento edilizio che viola, come l’altro di Via Monte Sabotino, sia le norme edilizie del Comune, sia le leggi nazionali, sia quelle regionali. Può darsi che qualche risultato si possa ottenere.
Nulla hanno fatto, invece, il "Gavroche" e i suoi amici. Il primo, nel consiglio comunale si è ben guardato dallo scendere dai cumuli di parole che affastellava. Figuriamoci se uno che stava sulle“barricate” a lanciare sampietrini d'aria poteva mettersi a fare l’analisi minuziosa dei molti aspetti illegali di un P.I.I. Lui, il "Gavroche", ha fieramente proclamato che non si metterà mai a “spulciare le carte”. E accanto a lui, il giovanotto padre di famiglia, che sempre alterna vezzi infantili a ieratici distillati di sapienzialità politica, ha proclamato di avere “un’altra concezione della politica”.
Fuori dal consiglio comunale, poi, entrambi i giovanotti dapprima hanno preso, seppure obtorto collo, degli impegni precisi di fronte a molte persone, ma poi hanno mostrato il più totale disinteresse per l’iniziativa di presentare un ricorso straordinario per illegittimità al Presidente della Repubblica. Infine, quando il ricorso era già stato depositato tramite un legale e dopo che avevano già ricevuto il testo e le attestazioni delle notifiche, con tutto il loro gruppo hanno cercato di accampare di essere all’oscuro dell’iniziativa per scaricarsi degli oneri economici per i quali, ripeto, si erano impegnati di fronte a molte persone. Sono stati invitati, fin troppo garbatamente, ad andare a farsi benedire. (In questa occasione quello che più si è distinto per malafede e cafonaggine è stato il consigliere "barricadiero").
Del resto, i due ragazzotti di cui parlo fanno parte di un partito (partito?!), il PD, che ritiene che si possa fare politica anche con le balle. Qualche mese fa, infatti, questo partito ha stampato e diffuso un giornaletto nel quale, tra l’altro, con lodi sperticate e sorridentissimo ritratto il "Gavroche" era raccomandato come candidato da votare alle elezioni politiche di aprile. Naturalmente è stato trombato. Ma, oltre a ciò, nel giornaletto si leggeva che il PD aveva presentato un esposto alla Corte dei conti sul P.I.I. di Via Monte Sabotino. Falso. Quell’esposto non è mai stato presentato. Tuttavia, ha dichiarato il vezzoso padre di famiglia, nella campagna elettorale per raccogliere voti si possono raccontare anche delle balle. Come è noto, mal gliene incolse.
Infine, la mezza balla: non è Romeo che “ha autorizzato ecc.”, bensì la maggioranza del Consiglio comunale, nel quale i due stenterelli di cui sopra, con la loro inettitudine argomentativa (vale a dire con l’assoluta insufficienza analitica e dialettica, entrambe frutti dell'impreparazione generale e in particolare sulla questione specifica) hanno favorito e rafforzato (un vero invito a nozze!) la becera demagogia della maggioranza.
P.S. 1) Un esposto alla Corte dei conti (e ad altri tribunali ed autorità) sarà presentato, ma certo non per iniziativa del PD.
P.S. 2) Scrivendo il post mi erano venute alla mente un paio di note dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci: quella sulla verità che nella politica di massa è una necessità ("precisamente", sottolineava il rivoluzionario comunista sardo) e l'altra sull'uomo politico che deve essere "sapientissimo". Per un po' ho accarezzato l'idea di utilizzare le due note nel testo, ma poi, per quanto io sia totalmente ateo, accostarle ai due stenterelli di cui sopra mi è parso uno spreco sacrilego. (Anche "stenterello" è un epiteto polemico gramsciano che mi è venuto in mente mentre scrivevo, questa volta senza la sensazione del sacrilegio).
V. la rubrica TI-CHE-TE-T-ARCHETT-I-BALL

