martedì 16 marzo 2010

Una bufala prevista dalla legge




Il PD di Limbiate ha scatenato un’offensiva. Obbiettivo: far subire i rigori della legge al Tecoppa sub-aspromontano travestito da sindaco di Limbiate. Niente di meno. A dire il vero sembrerebbe più facile ottenere da una gallina l'imitazione del Manneken-Pis di Bruxelles, ma Ti-che-te-tarchett-i-ball, il coordinatore del PD, non è disposto a transigere, né a temporeggiare, perché quando è troppo è troppo! [Il PD di Limbiate scrive al Prefetto] Aveva dichiarato, magnanimo, che non si sarebbe messo a “fare le pulci” su cosa facevano di giorno il sindaco e la sua “addetta stampa”; [Romeo si attenga alle regole] ma che di sera la giovanotta finta bionda slavata abbia l’impudenza di presentarlo in pubblico, e che lui salga sul palcoscenico del "teatro più bello di Milano" (dopo l’Arcimboldi, naturalmente) insieme a una compagnia di travestiti, beh, questo davvero è troppo!

Ci sono delle regole, per Diana! E devono essere rispettate, capito?! La Circolare n. 9/2010 del Ministero dell’Interno è più stentorea di un generale davanti alle sue truppe schierate:

“Si rammenta (art. 9, comma 1 della Legge 22 febbraio 2000 n. 28) che, dalla data di convocazione dei comizi elettorali - cioè dall'11 febbraio, giorno di pubblicazione del manifesto di convocazione dei comizi - e fino alla conclusione delle operazioni di voto, è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni.”
Quindi, la giovanotta di cui sopra, se non sa come riempire le serate, se ne vada piuttosto a ballare, e il Tecoppa sub-aspromontano se ne stia alla larga dai teatri. Se no il PD di Limbiate chiederà al Prefetto di infliggere ai due… ?? Già: qual è la sanzione che potrebbe essere comminata? Quale pena, se non corporale almeno pecuniaria, potrebbe essere inflitta?

Io sono convinto che, considerando solo l'attività fuori dalla campagna elettorale, già i due meriterebbero di essere messi alla gogna per un anno intero ogni martedì mattina sulla Piazza Walter Tobagi, sulla Piazza Aldo Moro, in Via Raffaello Sanzio, a rotazione e ogni volta dando la facoltà a dieci cittadini di accarezzare le loro posterga ignude con un mazzo di ortiche: lui perché usa il Comune come se fosse un’agenzia di affari, e lei perché sarà pure la sua “addetta”, e per questo noi gli paghiamo ogni annno molte diecine di migliaia di euro, ma come “addetta stampa” semplicemente non esiste. Tuttavia, per il fatto che durante la campagna elettorale i due cooperano nell’inosservanza dei “doveri di equilibrio e di correttezza degli amministratori, sia nella scelta dei contenuti che delle forme della comunicazione”, che la legge imporrebbe, per questo, ahinoi, non possiamo schiaffeggiarli nemmeno con un giglio. Il fatto è che la legge non prevede nessuna sanzione per chi si diverte di più a fare lo squilibrato e lo scorretto. La circolare, infatti, chiarisce:

“L'ampiezza dei concetti espressi dal legislatore (…) sembra comunque rapportarsi - tenuto conto dell'assenza di specifiche sanzioni nello stesso contesto normativo - all'opportunità di fare affidamento sui doveri di equilibrio e di correttezza degli amministratori, sia nella scelta dei contenuti che delle forme della comunicazione.”
E quindi, non serve a nulla importunare il Prefetto con l’esposizione delle malefatte del sindaco e della sua “addetta”. O meglio: serve solo a diffondere l’ennesima bufala di Ti-che-te-tarchett-i-ball, il quale trascura coscienziosamente i vari episodi di malaffare nei quali spesso sono implicati suoi sostenitori e amici di partito (costruttori, immobiliaristi, architetti, avvocati, ecc.), che ogni anno provocano danni erariali per diversi milioni, ma non manca di (stra)parlare quando è sicuro che l’”esposizione” non provocherà nessuna ritorsione sulla camarilla affaristica che lui rappresenta. In questo modo egli cerca di nascondere (e sicuramente presso molti vi riesce) che è connivente con i protagonisti di molti episodi di malaffare (la “mafia reale” di Limbiate), e che in altri casi egli obbedisce alla regola dell’omertà.

Ma proviamo ad ammettere che Ti-che-te-tarchett-i-ball non “ci fa”: significherebbe, però, che “ci è”, vale a dire che è tanto somaro da non accorgersi che la norma alla quale si appella è del tutto priva di efficacia perché in nessun modo può essere coercibile, come dice a chiare lettere la stessa circolare che egli richiama. E allora, anche solo per la somaraggine meriterebbe di far compagnia a quei due ogni martedì mattina. Ma in realtà egli “ci fa” e “ci è”; anzi, “ci fa perché ci è”.

L’inefficace comma 1 dell’art. 9 della legge 22 febbraio 2000, n.28, è solo fumo negli occhi. Una bufala che può produrre solo altre bufale. Ma chi c’era al governo quando fu approvata questa legge tanto morigeratrice? Il Presidente del Consiglio dei Ministri era (come lo chiamava il vignettista Vincino ai tempi di "Tango", inserto satirico dell’"Unità") Minimo D’Alema.

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