martedì 21 gennaio 2014

Bacchettare un ragazzino, ovvero quando il bue dice cornuto all’asino







Bacchettare un ragazzino forse nemmeno diciottenne perché sbaglia (ma forse no…) le distanze previste dal regolamento sugli impianti per la radiofrequenza, approvato quando era in prima o seconda elementare, e non si cura di dire che la maggioranza che lo approvò era di centro-destra (area nella quale, credo, il ragazzino si colloca), e nemmeno avverte che della ditta sub-concessionaria di Cap Holding, che ha ottenuto la concessione di un terreno comunale per far installare un’antenna (o più di una, non ho capito bene), è socio l’ex sindaco Romeo (come sostiene uno che, come un personaggio di una canzone di Fabrizio De Andrè, pur di stare sui giornali sarebbe anche disposto a certi scambi commerciali di infimo valore con un nano) e, per sovrammercato, infliggere al poverino anche una lezione di politica, è da maramaldi.

Ora, che la recente installazione sia stata autorizzata sulla base di un regolamento oculatamente approntato ed approvato nel 2002 dal centro-destra, è solo un fatto che rende ancor più negativo il giudizio sul centrosinistra che tanto tranquillamente l’ha approvata. Ed è un giudizio gravemente negativo che per nulla può essere alleviato dal fatto che Romeo sia socio della ditta che ha installato l’antenna. Ma, a parte queste semplici considerazioni, il docente si comporta da maramaldo (con un ragazzino imberbe!) perché soprattutto fa come il bue che dice cornuto all’asino.

Quattro o forse cinque anni fa, quando gli abitanti nei pressi di Via Nullo (fra i quali il sottoscritto) poco dopo l’estate, se non ricordo male, si ritrovarono a poche decine di metri e addirittura a pochissimi metri dai tetti delle loro case un’enorme antenna, tutto il centrosinistra, con in testa i DS (o il PD), dei quali Michelangelo Campisi era uno degli esponenti principali, e Terragni, fecero di tutto affinché dei ragazzini che, anche allora, si agitavano sulla questione (nel modo inevitabilmente maldestro in cui possono agitarsi dei ragazzini sprovvisti di qualsiasi preparazione ed esperienza politica), non stabilissero rapporti con chi (il sottoscritto), sosteneva che stante il regolamento (che era lo stesso di quello odierno) sarebbe risultato inevitabilmente vano il tentativo di far cambiare posizione alla giunta Romeo con discorsi incentrati esclusivamente sulla tutela della salute. Quindi, sostenevo, ben potevano i vari Terragni e Campisi fare interventi in consiglio comunale e presentare mozioni e interpellanze, ma, tenendo sott’occhio le scadenze, sarebbe stato opportuno studiare i documenti per vedere se fosse possibile proseguire la battaglia con un ricorso al TAR; ricorso che, non solo per quanto riguarda i costi, ma soprattutto per la natura dell’autorizzazione che si sarebbe chiesto di annullare, non poteva non essere un ricorso collettivo.

Sostenevo questa posizione perché già solo leggendo il regolamento avevo l’impressione, innanzitutto, che non tutto tornasse a proposito delle distanze dagli edifici pubblici o di uso pubblico (Scuola Media di Via L. da Vinci, Centro sportivo, piscina); ma poi, e soprattutto, avevo notato che la planimetria allegata al regolamento ancora rappresentava la situazione urbanistica che vi era nelle vicinanze di Via Nullo diversi anni prima, mentre ormai la densità abitativa era quasi triplicata (erano stati costruiti tutti i grandi caseggiati di Via Montale e di Via Risorgimento), e inoltre era stata costruita una struttura di uso pubblico, il “centro natatorio”, che si trova certamente ad una distanza inferiore a quella minima ammessa dallo stesso regolamento comunale.

Nessuno dei consiglieri comunali di centrosinistra mi aiutò ad ottenere in tempi brevi i documenti del progetto e delle varie autorizzazioni. Solo quando ormai il termine per un ricorso stava per scadere riuscii ad ottenere alcuni dei documenti. Ebbene, con un esame un po' più approfondito trovai altri elementi che, come mi confermarono alcuni avvocati, potevano essere impugnati con molte probabilità di successo, fino ad ottenere, per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche effettive, le distanze dal “perimetro di proprietà” degli edifici pubblici e la situazione urbanistica del momento in cui l’antenna era stata installata, l’annullamento non solo dell’autorizzazione, ma anche, necessariamente, delle relative parti del regolamento.

Ma non solo il tentativo, l'ipotesi stessa di un ricorso collettivo al TAR fu sabotata! I consiglieri comunali del centrosinistra, fra i quali i Terragni e i Campisi all'epoca non si peritavano di ostentare disprezzo verso qualsiasi ricorso al TAR (Campisi gravemente ammoniva: “non dobbiamo far dipendere la nostra azione politica dalla sentenza di un giudice”), fecero terra bruciata attorno a me, fino al punto di non invitarmi, io che ero direttamente interessato (per la vicinanza della mia abitazione), e forse, anzi sicuramente, proprio per questo, ad una riunione di residenti nei pressi dell’antenna. Ad alcuni giovani fu “consigliato” di stare alla larga da un “soggetto” assai poco raccomandabile come il sottoscritto! In sostanza il centrosinistra non volle nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di un ricorso al TAR. Quel regolamento è ancora vigente, ed ancora alcuni nell'area del centrosinistra fanno appello ad una discrezionalità politica impossibilitata da leggi e regolamenti (come, solo dopo diversi giorni ed una mia riferita sfuriata telefonica, finalmente si ammette) che avrebbe potuto (quale pio desiderio!) non concedere l’autorizzazione per installare l’antenna.

Campisi si vanta con il ragazzino del Ceresolo di non essersi mai fatto scattare foto ricordo insieme al sindaco, però io ricordo l’articolo (non so se nell’archivio ripubblicato degli articoli dei suoi innumerevoli blog cancellati, fra le diverse oculate omissioni vi è anche questa) nel quale raccontava tutto gongolante che De Luca, incontrando sua madre, le aveva detto: “mi dicono che tuo figlio è un cavallo pazzo”; un evento che non poteva non essere annunciato urbi et orbi, e che gli dava l’occasione per scriversi l’ennesima auto-agiografia. E poiché rinfacciare una fotografia “istituzionale”è troppo poco, si mette anche a maramaldeggiare redarguendo il ragazzino perché non sarebbe stato attento ai suoi articoli! E gli insegna anche come dovrebbe fare per ottenere credibilità! 

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