sabato 4 gennaio 2014

Più Parco per poter eliminare anche i vincoli del PTCP. 1






O morro de Mombello no 2025
La “proposta” di includere la vasta area attorno agli ex ospedali psichiatrici Antonini e Corberi nel Parco Regionale delle Groane è una colossale mistificazione. Essa è sì in linea con il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Monza, ma solo perché ottempera ad un obbligo imposto dal PTCP, che non impedirà, tuttavia, le già progettate speculazioni edilizie sull’area. La qualità culturale e il contenuto "ambientalista" dell’iniziativa, presentata con una “relazione accompagnatoria” che non è altro che una congerie di frasi fatte e di luoghi comuni, sono prossimi allo zero. Senza preservare affatto, a sua volta,  l’area da operazioni speculative (anche se magari condotte da enti pubblici), la “proposta” copre i tentativi di eliminare o almeno eludere i debolissimi vincoli che il PTCP ha posto su quella e su altre aree. È la vaselina per far passare più di 135.000 mc di cemento sull’area della ex Cava Ferrari (che si aggiungeranno a più di 14.000 mc già approvati con il P.I.I. “Viale dei Mille”, previsto sulla stessa area, e ad altre centinaia e forse migliaia di mc che saranno approvati per soddisfare almeno una parte delle molte richieste per aree confinanti).

L’area è stata inclusa dal PTCP fra quelle che fanno parte della “Rete Verde di Ricomposizione Paesaggistica”. La RVRP è individuata, come dice il comma 1 dell’art. 31 delle “Norme” del PTCP”, “con valore prescrittivo e prevalente”, dall'Allegato “D-5" - Tavola 6a1T. L’individuazione “prescrittiva e prevalente” comporta non solo l’obbligo esplicitato con il comma 4 punto c.:

- “i Comuni, in sede di redazione del PGT, provvedono all’individuazione delle reti ecologiche comunali tenendo conto di quanto indicato dalla DGR 10962/2009”,

ma anche questo altro obbligo:

- “i nodi principali (o gangli) della rete verde di ricomposizione paesaggistica coincidono con le aree incluse nei PLIS e nei Parchi Regionali.

Tuttavia, se si esclude la parte che non può non avere una destinazione agricola (la parte che serve per le attività didatticche dell’ITAS), l’area di Mombello “individuata” e sottoposta ai vincoli della RVRP,

- comprende solo circa tre quarti dell’area ex Antonini-Corberi;

- non comprende affatto le superfici sulle quali, circondati da terreni che già sono “parco”, si trovano edifici con una volumetria complessiva di alcune centinaia di migliaia di metri cubi.

Con una individuazione che tanto accortamente non vincola le aree sulle quali si trovano gli edifici più importanti, che in parte sono di proprietà della Provincia, il Comune di Limbiate non ha alcun bisogno, per quanto riguarda la RVRP, di avvalersi della facoltà prevista dall’art. 31 comma 4 punto a.:

“i Comuni provvedono, in coerenza con gli obiettivi di cui al comma 2, alla eventuale ridefinizione della rete verde di ricomposizione paesaggistica con facoltà di apportare modifiche all’individuazione effettuata dal PTCP limitatamente ai seguenti casi:

- rettifiche ossia correzioni di errori evidenziati da oggettive risultanze riferite alla scala comunale;

- miglioramenti ossia integrazioni che, garantendo la continuità della rete, assicurino più efficacemente il conseguimento degli obiettivi del Piano”.

Tanto, la quantità di metri cubi che possono essere utilizzati, o ricostruiti, su terreni circondati da un parco preesistente e vincolato, è più che abbondante!

Il progetto del PGT del Comune di Limbiate, nella versione più recente dei documenti presentati (23 dicembre 2013), sembra rispettare l’obbligo di conformarsi con l’individuazione delle aree della RVRP del PTCP, ma in realtà non vi è stata alcuna vera modifica rispetto alla versione della "Scheda dell’Ambito di Trasformazione AS" presentata nell’estate del 2013. In entrambe le schede, infatti, si omette di richiamare che nel PRG tuttora vigente (art. 22 delle N.T.A.) la volumetria ammessa sull’area è di 20.000 mc/ha, con un rapporto mq/mc di 1:2!, “fatti salvi i volumi esistenti”: vale a dire che, siccome i volumi esistenti assommano ad alcune centinaia di migliaia di metri ma sono attualmente inutilizzati, la volumetria che si potrebbe sfruttare è di alcune centinaia di migliaia di metri! 

È quindi del tutto coerente, ma solo in questo senso, che nella “Scheda AS” del PGT, recentemente “aggiornata”, per quanto riguarda i parametri di edificabilità i progettisti abbiano aggiunto, con funzione suasiva, “senza alcun incremento di sorta” alla dicitura “mantenimento delle volumetrie esistenti”.

Per quanto riguarda le destinazioni d’uso ammesse, la sostituzione nella scheda della dicitura “Tutte tranne le attività insalubri di I classe” con la dicitura “Servizi e funzioni complementari prevalentemente orientati alla sanità, all’istruzione e alla cultura” non ha alcun rilievo, innanzitutto perché contiene quel “prevalentemente” in realtà limitativo ed assai inquietante, ma poi perché sarà possibile, con l’“Accordo di Programma o altra procedura negoziata con Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza e/o ente equivalente [grassetto mio, ndr] e il Parco Regionale delle Groane”, definire con opportune varianti le effettive destinazioni d’uso.

Si arriverà a definire con opportune varianti le effettive destinazioni d’uso, perché è solo wishful thinking, pio desiderio, ipotizzare che, per effetto dei vincoli della RVRP - inesistenti sulla parte edificabile dell’area - e per il suo inserimento nel Parco delle Groane, le previsioni edificatorie del PRG vigente saranno accantonate dagli enti (compreso il Comune di Limbiate) che negli anni passati hanno speso decine di migliaia di euro per preparare progetti e masterplan per “valorizzare” (in senso proprio!) tutta quell’area.

Questi progetti sono tenuti nel cassetto, ma nient’affatto dimenticati, se per esempio l'Azienda Ospedaliera “G. Salvini”, proprietaria di quasi la metà dell’area, non ha trascurato di presentare, già due anni fa, una “richiesta esame modifica attuali N.T.A. per cambi destinazione d’uso diversi spazi” (Istanza n. 11/2 del 28/11/2013): vale a dire che ha chiesto di modificare l’attuale destinazione ad “attrezzature pubbliche e collettive di livello comprensoriale” (art. 22 N.T.A.).

Le opportune varianti, tanto più se sollecitate da enti della forza di quello appena citato, non solo saranno possibili, ma,  con il quadro istituzional-politico che si sta prospettando, saranno anche più facili.

 (segue)


Nessun commento: