
martedì 10 dicembre 2013
A Romeo daremo i soldi per pagarci i danni

"l'insegnamento di Romeo di fare politica per il bene
comune" ,
aggiungendo, affinché non vi fossero dubbi sul grado
della sua deferenza per il predecessore,
“non ho voluto scendere in
politica cinque anni fa [nel
2006, ndr] per non mettermi
contro Romeo, perché ho sempre
pensato che quello che stava
facendo per Limbiate era molto bello” [click Un
sindaco che ci è e ci fa: eletto dal centrosinistra, rivendica l’eredità del
suo predecessore di centro-destra].
La Corte dei Conti, Prima
Sezione Centrale di Appello, tutta questa alta considerazione del
Tecoppa sub-aspromontano non la condivide affatto, ed ha confermato in ogni sua parte
la condanna che la Corte
dei Conti della Lombardia ha inflitto a Romeo nella primavera del 2011. (Un
altro condannato era ed è l’ex direttore generale Giammarrusti, che di condanne
da parte della Corte dei Conti ormai ne ha un’intera collana) [clik https://servizi.corteconti.it/bds/doSenzaControlli.do].
La vicenda è quella arcinota dei due dirigenti che per due anni, a partire dal 2001, furono discriminati
per motivi politici e vessati fino al punto di essere costretti a trovarsi un
altro posto di lavoro. Romeo e Giammarrusti erano stati condannati in primo
grado a risarcire al Comune di Limbiate un danno valutato, troppo benevolmente (un accenno in questo senso anche in questa sentenza, solo oggi pubblicata), nella
misura di 175.000 € (2/3 a carico di Romeo, il resto a carico di Giammarrusti).
Gli appelli presentati dall’uno e dall’altro sono stati totalmente rigettati dalla
Prima
Sezione Centrale di Appello, che per confermare la condanna ha ritenuto più che
sufficienti i seguenti sintetici richiami alle argomentazioni già contenute
nelle altre quattro sentenze di condanna (del giudice del lavoro, della sezione
di appello, della Cassazione, della Corte dei Conti Lombarda):
“il Collegio ritiene di evidenziare
preliminarmente come nella fattispecie si sia in presenza di una chiara ipotesi
di responsabilità c.d. indiretta, così identificata dalla stessa Sezione
territoriale, scaturita dalla commissione di un illecito amministrativo messo in atto dagli appellanti, il primo
nella qualità di Sindaco, avendo adottato provvedimenti dannosi nei confronti
di due dirigenti, già in servizio al momento dell’avvio del suo mandato all’esito
delle elezioni della nuova Giunta amministrativa; provvedimenti presumibilmente
ispirati da avversione per lo schieramento politico dei suoi funzionari”;
“appare incontestabile che entrambi i
ricorrenti abbiano posto in essere nei confronti dei due dirigenti D’Amato e
Ficarra, comportamenti assolutamente
violativi dei principi costituzionali di legalità, imparzialità e buona amministrazione
dettati dall’art. 97 della Costituzione, celando dietro accuse di
inefficienza lavorative prive di sostanziale fondamento l’intendimento reale di
allontanarli dai poteri gestionali che essi avevano in carico”;
”attesa la completezza del quadro
probatorio sottoposto all’esame del Collegio, le confutazioni prospettate negli
atti di appello e nelle memorie conclusionali dei due appellanti non
scalfiscono minimamente tali ricostruzioni, evidenziando semmai, un reciproco tentativo di sottrarsi alle
rispettive responsabilità, ognuno adducendo presunte esclusive competenze di
controparte”.
Punto.
Ma la condanna definitiva non impensierirà più di tanto Romeo, che può
permettersi il lusso di continuare a fare il gradasso ripetendo ancora una volta
sui giornali locali “sono tanto convinto
della correttezza del mio operato che lo rifarei ancora”. Costui, infatti, certamente
concorderà con De Luca (con il quale ha un'amicizia stretta che dura da lunga pezza) e con la Giunta Comunale di pagare il
danno erariale a rate… e con i nostri soldi. Romeo, infatti, che
ha provocato al Comune di Limbiate non solo l’ingente danno erariale
ormai definitavemente sanzionato dalla magistratura contabile, che ha condannato i suoi
“comportamenti
assolutamente violativi dei principi costituzionali di legalità, imparzialità e
buona amministrazione dettati dall’art. 97 della Costituzione”,
ma anche un altro ingente danno, contestato dalla
Corte dei Conti a Romeo e ad altre 30 persone (una gran parte delle quali sono state da lui politicamente turlupinate e messe nei guai), in seguito al mio esposto sul P.I.I. di Via
Monte Sabotino, quando ha
presentato le dimissioni dal Consiglio Comunale lo ha fatto per poter assumere l’incarico pagato di presidente del
collegio sindacale della società BEA. L’incarico assegnatogli faceva parte di un “pacchetto”
concordato a livello provinciale tra il PD (che ha ottenuto la presidenza della
società), la Lega
(che ha ottenuto la vice-presidenza) e l'allora PdL (che ha ottenuto il posto per Romeo).
Vale
a dire che: 1) ad un siffatto personaggio, che è stato condannato in ben cinque giudizi per i danni causati alla collettività
dei cittadini di Limbiate, è stato affidato l’incarico di vigilare sulla legalità degli atti (compresi quelli che riguardano
i conti) di una società di importanza strategica (BEA) della quale il Comune è
uno dei soci maggioritari; 2) ad un personaggio di tal fatta (che ben sapeva,
come sapevano tutti, che sarebbe stato definitivamente condannato) è stato
concesso il privilegio di pagarci i
danni… con i nostri stessi soldi!
Ne
possiamo essere quasi sicuri: nessuno dei "politici" locali chiederà che Romeo sia rimosso (o che si dimetta) dall’incarico che
ricopre nella società BEA. Non lo chiederà l’ex PdL di Limbiate (ora Forza
Italia), né la Lega. Non lo chiederà l’ultra renziano PD
limbiatese. Né il consigliere grant e gross, ma pussé ciula che baloss (che in BEA lavora e che naturalmente ha da restare ben attaccato al posto ereditato direttamente dal babbo) presenterà una delle sue severissime quanto sgangherate ed inutili mozioni od interpellanze .
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