domenica 15 giugno 2008

[Passioni, nazioni, devozioni, lealtà fittizie]

[L'antisemitismo sparisce moltiplicandosi]

Franco Fortini




Più guardo il corso dell'ultimo quarto di secolo e più mi confermo nell'idea che l'antisemitismo «storico» è entrato in una fase di deperimento anzi di agonia proprio perché la sua struttura si riproduce e si ripete prodigiosamente in seno alla nuova società.


L'antisemitismo moderno dei russi — che non ha avuto l'interruzione democratico-borghese dell'Ottocento occidentale e che anzi ha inferocito lungo tutto il diciannovesimo secolo — o è stato sopravvivenza del passato, di un passato continuato fin oltre la guerra civile per la frequente identificazione contadina di ebreo e di bolscevico, poi rinfocolato fino alla persecuzione e fruttato dallo sciovinismo e dal nazionalismo del periodo staliniano; oppure è stato — e probabilmente continua ad essere — una neoformazione, ma somigliante alle già stagionate forme occidentali, cresciuta su elementi tradizioni e diramata per entro gli aspetti piccolo borghesi dei ceti burocratici, « proprietari » mitici della «patria sovietica» (e del primato grande-russo in essa) lungo tutto la cosidetta «costruzione del socialismo in un paese solo».


Le forme più recenti di «odio per la differenza» sono invece nate in U.S.A. L'antisemitismo borghese vi si è sviluppato in genere — e ce n'è sterminata documentazione sociologica e letteraria — entro un sistema che sempre è stato di minoranze e di ghetti. Spieghino i sociologi perché accade, se sono loro i primi a dirci che cosa succede in una società sottoposta ad una pressione totalitaria qual'è quella dell'industria moderna: la formazione di tante pseudo-comunità volte a garantire dalla solitudine individuale, fondate sulla conservazione di valori tradizionali o sulla evasione. «La divisione del lavoro avanzatissima, l'enorme volume del sopravvanzo economico, la differenziazione sociale ed ecologica hanno prodotto una moltiplicazione inaudita di classi e gruppi, di culture e subculture, di universi e subuniversi di significati. La comunicazione dagli uni agli altri e ancora più la circolazione fra essi sono per lo più ardui. Cogliere la struttura dell'insieme è quasi impossibile. Cosi L. Gallino. E aggiunge che «fenomeni analoghi, per natura se non per dimensione, stanno generando anche qui una realtà sociale più complicata di quanto abbiamo mai conosciuto...» Avremo anche noi la «marcatissima differenziazione sociale, la presenza di innumeri settori quasi impermeabili, l'incommen- surabilità». Dove è da rilevare, insieme alla verosimiglianza della prognosi, le ben note «mani avanti» della «inconoscibilità» e della «complicazione». All'una e all'altra sarebbero unico rimedio l'attività scientifica della sociologia (di quale?). Come se una delle secrezioni difensive di un sistema non fosse appunto la sua «complicazione», la «complessità», la sua resistenza alle semplificazioni. Come se da sempre gli ideologi apologeti non avessero il compito di creare «misteri», «segreti del principe», «sacre famiglie». Si guardi alla sostanza: la moltìplicazione dei corpi intermedi — tanto esaltata dagli ideologi cattolici come garanzia contro il totalitarismo — quando si attua sotto la pressione del totalitarismo oggettivo del sistema industriale crea in sostituzione della lotta delle classi la lotta — retrograda perche fittizia — di ogni sottogruppo contro ogni altro, l'odio di tutti contro tutti. Questa xenofobia si accompagna naturalmente ad una diminuzione delle forme di razzismo antiquato e tradizionale. L’ideologia democratico-egalitaria diventa il brodo entro cui si coltivano mille «dinieghi di umanità» al prossimo. Le ideologie razziste o antisemite di tipo nazista scompaiono perché non servono che a nazionalismi superati e lo spirito dell'irrazionalismo antiqualcuno è la risposta al totale spossessamento degli individui, è la forma odierna di quell'irrazionalismo e nazionalismo che arsero con l'Europa hitleriana. Quanto più la piccola borghesia tradizionale s'è venuta identificando con gli addetti al Terziario e ha incluso larga parte della classe operaia, l'Uomo Ad Una Dimensione ha dovuto crearsi di necessità passioni, nazioni, devozioni, lealtà fittizie. L'antisemitismo sparisce moltiplicandosi. La frase «si è sempre l’ebreo di qualcuno» diventa vera alla lettera.


[Da I cani del Sinai, De Donato, Bari 1967, pp. 42-45; edizioni posteriori: Einaudi, Torino 1979; Quodlibet, Macerata 2002].

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