domenica 29 giugno 2008

[Per la critica politica della burocrazia e del sistema dei partiti. 1]


Potere burocratico e guida politica.


Questo decide del livello, alto o basso, del parlamento: se i grandi problemi in esso non sono soltanto discussi, ma anche risolti in modo decisivo, se quindi conta qualcosa, e quanto, ciò che si fa in parlamento, oppure se questo non è altro che l’apparato di consenso, peraltro mal tollerato, di una burocrazia dominante.

[Capitalismo, burocrazia, amministrazione]

In uno stato moderno il potere reale, che non si esercita né nei discorsi parlamentari né nelle enunciazioni dei sovrani, ma nell’uso quotidiano dell’amministrazione, è necessariamente e inevitabilmente nelle mani della burocrazia. Della militare come della civile. Giacché il moderno ufficiale superiore dirige dall’« ufficio » persino le battaglie. Come il cosiddetto progresso verso il capitalismo costituisce a partire dal Medioevo il criterio univoco della modernizzazione dell’economia, così il progresso verso un corpo burocratico basato sull’impiego, sullo stipendio, sulla pensione, sulla carriera, sull’istruzione professionale e sulla divisione del lavoro, su competenze precise, sull’ufficialità e sulla gerarchia costituisce il criterio univoco della modernizzazione dello Stato. Dello Stato monarchico come di quello democratico. Ciò avviene in ogni caso quando lo Stato non è un piccolo cantone amministrato a turno, ma è un grande Stato di massa. Proprio come lo Stato assoluto, la democrazia esclude dall’amministrazione i notabili feudali o patrimoniali o nobiliari o le altre cariche onorarie o ereditarie e impiega al loro posto funzionari nominati. Sono funzionari di nomina quelli che decidono di tutti i nostri incomodi quotidiani.

[…]

L’efficienza dell’esercito si basa sulla disciplina di servizio. L’avanzata del sistema burocratico nell’amministrazione comunale si attua in modo non molto diverso e ciò in misura tanto più il comune è grande oppure quanto più esso viene inevitabilmente sradicato dal suo organico terreno locale mediante ogni sorta di formazioni associative finalizzate ad uno scopo e condizionate tecnicamente ed economicamente.

[…]

È un’idea estremamente ridicola dei nostri letterati quella che il lavoro intellettuale negli uffici privati si distingua anche solo minimamente da quello degli uffici statali.

È vero piuttosto che l’uno e l’altro sono nella sostanza perfettamente omogenei. Dal punto di vista sociologico lo Stato moderno è un’« impresa » né più né meno di una fabbrica: questo è appunto il suo carattere storico specifico. E condizionato in modo analogo è, nei due casi, anche il rapporto di potere all’interno dell’impresa.

[…]

La dipendenza gerarchica dell’operaio, del commesso, dell’impiegato tecnico, dell’assistente universitario e anche del funzionario statale e del soldato è analogamente basata sul fatto che quelle provviste e quei mezzi finanziari che sono indispensabili all’impresa e all’esistenza economica sono riuniti e messi a disposizione, nell’un caso, dell’imprenditore, nell’altro, del detentore del potere politico. Per esempio, i soldati russi, nella loro gran parte, non volevano più fare la guerra; ma dovevano farla perché i mezzi reali dell’impresa bellica e le provviste di cui avevano bisogno per vivere erano nelle mani di persone che, servendosi di quei mezzi, costringevano i soldati nelle trincee, proprio come il proprietario capitalistico dei mezzi economici di produzione costringe i lavoratori nelle officine e nei pozzi minerari. Questo decisivo principio economico, e cioè la « separazione » del lavoratore dai mezzi materiali dell’impresa, dai mezzi di produzione nell’economia e dai mezzi bellici nell’esercito, dai concreti strumenti amministrativi nell’amministrazione pubblica, dai mezzi di ricerca nell’istituto universitario e nel laboratorio e, in tutti i casi, dai mezzi finanziari è comune, come principio basilare, alla moderna impresa statale del potere, della politica culturale e dell’esercito e all’economia capitalistica privata. In entrambi i casi la disponibilità di questi mezzi è nelle mani di quel potere a cui quell’apparato burocratico (giudicaci, funzionari, ufficiali, capi-officina, commessi, sottufficiali ) obbedisce direttamente o di cui è a disposizione su richiesta; un apparato che è ugualmente caratteristico di tutte quelle forme e la cui esistenza e funzione è inseparabilmente connessa, sia come causa che come effetto, con quella « concentrazione dei mezzi materiali dell’impresa»; anzi ne è piuttosto la forma. Oggi il crescere della « socializzazione » vuol dire inevitabilmente il crescere della burocratizzazione.

Ma anche storicamente il progresso verso lo Stato burocratico regolato ed amministrato secondo un diritto razionalmente istituito e secondo regolamenti razionalmente concepiti, sta oggi in strettissima connessione con il moderno sviluppo capitalistico. L’impresa capitalistica moderna si fonda internamente soprattutto sul calcolo. Ha bisogno per la propria esistenza di una giustizia e di un’amministrazione il cui funzionamento, almeno in linea di principio, possa essere razionalmente calcolato in base a precise norme generali, cosi come si calcola il lavoro prevedibile di una macchina. Essa non può conciliarsi con la cosiddetta, per usare un’espressione popolare, «giustizia del cadì », con il giudicare caso per caso secondo il senso di equità del giudice oppure secondo altri mezzi e principî giuridici irrazionali.

[…]

La circostanza che questa « giustizia del cadì» e l’amministrazione relativa, proprio per suo carattere irrazionale, sono spesso particolarmente venali, permise certo la nascita e l’esistenza (e spesso, proprio per quelle qualità, una lussureggiante fioritura) del capitalismo del commerciante e del fornitore di Stato e di tutte le forme di capitalismo pre-razionalistico già noto al modo da almeno quattro millenni, cioè di quel capitalismo dell’avventura e della rapina che è ancorato alla
politica, alla guerra, all’amministrazione in quanto tale. Ma ciò che, in antitesi a quelle forme arcaiche di profitto capitalistico, contraddistingue specificamente il capitalismo moderno, l’organizzazione rigorosamente razionale del lavoro sul terreno della tecnica razionale, non è sorto mai all’interno di una struttura statale costruita così irrazionalmente e neanche mai poteva sorgervi, perché queste moderne forme d’impresa sono troppo sensibili all’irrazionalità del diritto e dell’amministrazione. Potevano sorgere solo a certe condizioni: o dove, come in Inghilterra, la formazione pratica del diritto era effettivamente nelle mani degli avvocati che escogitavano le forme appropriate degli affari al servizio della loro clientela, cioè degli interessi capitalistici, e dal cui seno provenivano i giudici rigorosamente legati ai « precedenti » e quindi a schemi calcolabili; oppure dove il giudice, come avviene nello Stato burocratico con le sue leggi razionali, è più o meno un automa del codice in cui da una parte vengono introdotti gli atti con i relativi costi e tasse perché dall’altra parte venga fuori il giudizio con i suoi argomenti più o meno solidi ed il cui funzionamento è dunque, in ogni caso, grosso modo calcolabile.

(segue)

[Da Parlamento e governo nel nuovo ordinamento della Germania. Per la critica politica della burocrazia e del sistema dei partiti (1918), Einaudi, Torino 1982, pp. 79-83]


[V. anche la rubrica CHI PENSA ASTRATTO?]

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