[Scheda provvisoria]
Antonio Gramsci, (Ales, Cagliari, 1891 – Roma 1937) è il massimo teorico italiano della rivoluzione. Cominciò a riflettere sulle condizioni delle classi subalterne già nella prima giovinezza, trascorsa in Sardegna. Nel 1911 si stabilì a Torino per seguire i corsi della facoltà di lettere (ma poi non conseguì la laurea). Entrò nel partito socialista, in cui militò sino al congresso di Livorno del 1921. Fondò con Bordiga e altri il partito comunista italiano e ne fu dal 1924 il principale esponente. Arrestato nel 1926, fu condannato nel 1928 a vent’anni di reclusione dal tribunale speciale fascista. Morì in una clinica di Roma.
Gramsci maturò il suo pensiero negli anni drammatici della guerra e del primo dopoguerra, avendo, fra gli altri, come riferimento polemico ma costruttivo il gruppo di intellettuali che faceva capo a Piero Gobetti, e partecipando direttamente alle lotte anticapitalistiche e antifasciste del proletariato operaio torinese. Oltre all’azione politica diretta (organizzazione degli scioperi, fondazione dei consigli di fabbrica, e soprattutto valorizzazione del leninismo e dell’esperienza della Rivoluzione sovietica del 1917, che avrebbero costituito la base programmatica del nuovo partito) si dedicò a un’intensa attività pubblicistica, con il giornale L’Ordine Nuovo da lui fondato con Togliatti, Terracini e Tasca nel 1919. Nel 1924 fondò l’Unità, quotidiano del partito comunista.
Frutto del periodo passato in carcere seno i Quaderni del carcere, che raccolgono i saggi, gli abbozzi e gli appunti da lui stesi, in un corpus lucido e coerente pur nella sua frammentarietà. Di notevole importanza sono le Lettere dal carcere (pubblicate postume nel 1947; l’edizione completa è del 1965), fra i massimi documenti di tutta l’epistolografia del Novecento mondiale, attraverso le quali è anche possibile seguire passo passo la genesi degli scritti del carcere.
Nel blog:
- [Universalità di una verità teorica]
- [Il grande politico non può che essere «coltissimo»]
- [La coscienza politica si forma attraverso una lotta di «egemonie» politiche]
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