lunedì 14 luglio 2008

Ernst Fraenkel



Ernst Fraenkel, nato a Colonia nel 1898 da famiglia ebraica, compì gli studi giuridici presso l’università di Francoforte, allievo, come Franz Neumann, di Hugo Sinzheimer; insegnò per qualche anno in scuole per funzionari sindacali e fu consulente giuridico del Partito socialdemocratico tedesco; in seguito all’avvento del nazismo svolse attività di avvocato in difesa di vittime dei soprusi del regime. Costretto ad emigrare negli Stati Uniti nel 1938, si addottorò nel 1942 presso la Law School di Chicago. Dopo un periodo trascorso nella Corea del Sud come esperto in problemi del diritto di occupazione tra il 1945 e il 1951, tornò in Germania come docente presso la Scuola superiore di politica allora fondata a Berlino da Otto Suhr. Dal 1953 al 1967 fu professore ordinario di scienza politica presso la Libera Università di Berlino. Mori il 28 marzo 1975 a Berlino.

Negli anni drammatici della fine della Repubblica di Weimar prende parte attiva alla controversia sui caratteri, sui difetti e gli errori, del regime democratico instaurato dopo la sconfitta; interviene autorevolmente nel dibattito sulla riforma della costituzione di cui è fautore, prendendo posizione sia contro i critici della costituzione di destra come Carl Schmitt, sia contro i critici di sinistra come Otto Kirchheimer. Alcuni suoi saggii, come Kollektive Demokratie (Democrazia collettiva), 1929; Abschied von Weimar? (Addio a Weimar?), 1932; Um die Verfassung (Sulla costituzione), 1932; Verfassungsreform und Sozialdemokratie (Riforma costituzionale e socialdemocrazia), 1932; fanno ormai parte essenziale di quella vastissima e dottrinalmente molto elevata letteratura giuridica e politica, che è ridiventata in questi anni oggetto di rinnovato interesse, anche in Italia, essendo la «crisi di Weimar » esemplare e ammonitrice per chiunque voglia rendersi ragione de1 modo cui può avvenire la disintegrazione di una democrazia.

Ritornato in Germania dopo la caduta dei regime nazista, Fraenkel, non senza una diretta influenza della scienza politica americana, sviluppatasi e arricchitasi a partire dagli anni trenta con decisivi contributi della scienza politica europea, e col preciso intento di combattere vecchie e nuove forme di totalitarismo ebbe una parte di protagonista nella elaborazione e nella diffussione della teoria pluralistica della democrazia divenuta dottrina quasi ufficiale della Repubblica federale tedesca contestata peraltro, come vent’anni prima la difesa ch’egli aveva assunto della «democrazia collettiva», tanto da critici di destra quanto da critici di sinistra, con numerosi saggi teorici e interventi polemici, di cui basti qui ricordare Der Pluralismus als Strukturelement der freiheitlich-rechtstaatlichen Demokratie (Il pluralismo come struttura della democrazia liberale e legalitaria), 1964, e Strukturanalyse der modernen Demokratie (Analisi strutturale della democrazia moderna), 1970, dove le caratteristiche della democrazia pluralistica cui s’ispira la Repubblica federale tedesca vengono illustrate in continua contrapposizione coi principi cui è informata la Repubblica democratica tedesca. Nonostante la radicale differenza tra le due epoche storiche, tra la repubblica di Weimar e quella di Bonn, il pluralismo di cui Fraenkel si è fatto fautore nel dopoguerra non sembra rappresentare, secondo alcuni critici, una rottura rispetto alla teoria della democrazia collettiva, che egli chiamò in un secondo tempo anche « dialettica», del periodo weimariano.


[Dall’Introduzione di Norberto Bobbio a Ernst Fraenkel, Il doppio Stato, Einaudi, Torino 1983, pp. IX-XI]

Altri saggi di Ernst Fraenkel tradotti in italiano:

- Democrazia collettiva, in AA.VV., Laboratorio Weimar, Edizioni Lavoro, Roma 1982, pp. 89-104;
- La componente rappresentativa e plebiscitaria nello Stato costituzionale democratico, G. Giappichelli Editore, Torino 1994.

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