domenica 6 luglio 2008

"Con la canna, avremo un deserto verde"

10 domande a João Pedro Stédile*

Di Daniel Santini

«Folha de São Paulo», 13 Maggio 2008




1 - Il MST sta cambiando e dice che la lotta non è più soltanto per la terra, è così?

Il movimento è cambiato perché è cambiata la realtà. Sono cambiati i nemici della riforma agraria e dei poveri delle campagne. Prima era il latifondista. Oggi chi concentra nelle sue mani la terra e controlla l'agricoltura in Brasile sono le imprese transnazionali. All'inizio del MST, 25 anni fa, ritenevamo ingenuamente che sarebbe bastato conquistare la terra perché le persone uscissero dalla povertà. Non è sufficiente. Non basta a un contadino avere la terra se non ha le conoscenze. Da 15 anni a questa parte il MST ha fatto un grandissimo sforzo educativo. Tutti i bambini del MST studiano. In tutti gli insediamenti c'è una scuola.

2 - Il movimento é contrario all'agroindustria?

No, e questo ha a che vedere con il terzo passo che abbiamo fatto. Abbiamo visto che non basta produrre e avere scuole se dobbiamo dare tutto alle multinazionali. Queste continueranno a sfruttarci. Qual è la via d'uscita? Costruire una cooperativa per essere padroni dei prodotti. Il MST è contro il modo in cui l'agroindustria è organizzata e non contro l'agroindustria. Beneficiare della trasformazione degli alimenti è l'unico modo per conservarli e trasportarli sulle lunghe distanze. È la soluzione per alimentare il popolo che vive nelle città.

3 - E gli agrocombustibili?

Noi siamo a favore degli agrocombustibili che sono meglio del petrolio ma siamo contro la forma in cui vengono gestiti con grandi estensioni di terra e monoculture. Quando si impianta una monocultura su grandi estensioni, si distruggono le altre forme di vita e pertanto si altera il clima. Quel che rende possibile l'equilibrio nella natura è l'integrazione delle varie forme di vita. Quando si rompe questo equilibrio si mette a rischio la vita dello stesso pianeta.

4 - E la campagna contro l'etanolo?

Non siamo contro l'etanolo. Stiamo facendo una campagna contro la forma di produzione dell' etanolo che viene adottata. In questo modo interessa solo fabbriche e multinazionali che portano l'alcool negli USA. A noi resta l'inquinamento. Qual è l'alternativa? Piccole unità di produzione. Ogni agricoltore possiede dieci ettari e continua a piantare cibo, ma riserva due ettari per la canna.

5 - È economicamente praticabile?

È realizzabile! È chiaro che non produce lo stesso profitto di 1000 ettari di canna. È chiaro che il profitto sarà minore, ma non è questione di profitto. Stiamo discutendo su quale forma di produzione sia più equilibrata. Se partiamo dal presupposto che dobbiamo coltivare quello che dà più profitto, allora piantiamo marijuana. È questa la soluzione? Si può immaginare che a São Paulo il progetto del Governo e delle multinazionali sia raddoppiare l'area della canna? Quando si impianta la monocultura della canna su 100.000 ettari resta solo canna. Non resta nemmeno una formica, diventa un inferno, un deserto verde. Lo stesso vale per l'eucalipto.

6 - E il tabacco?

È diverso. Qui non si tratta di forma di coltivazione, il problema è che si tratta di una sostanza dannosa.. Dovremmo adottare le raccomandazioni internazionali e lentamente sostituire questa produzione con quella di alimenti.

7 - Il MST é contro i pesticidi?

Sì, siamo contrari. Diciamo che si tratta di veleni. Prima abbiamo lottato per la terra, l'educazione, l'agroindustria. Il quarto passo, che è molto recente, è quello in direzione della agroecologia. Ci siamo resi conto che per produrre alimenti più sani, senza utilizzare monoculture e pesticidi dobbiamo dominare le tecniche della agroecologia, produrre senza aggredire la natura. E in questo senso abbiamo un debito di gratitudine nei confronti di Green peace. È stato il movimento che ci ha aiutato a prendere coscienza del problema dei transgenici. Hanno fatto studi biochimici degli effetti della mutazione transgenica negli alimenti.

8 -Che tipo di relazione avete con Greenpeace?

È una relazione naturale, ognuno dei patner osserva quello che l'altro sta facendo e si rende conto che i temi sono comuni. Si è cominciato a costruire una identità nella pratica. Stiamo preparando insieme un giornale in un milione di esemplari in difesa dell'Amazzonia. Sarà distribuito nelle scuole di secondo grado e nelle università per creare la coscienza che l'Amazzonia non è solo un parco ecologico che dobbiamo preservare. È una questione di sovranità.

9 - E le differenze?

Sono di metodo. Greenpeace è un organismo della classe media. Tutte le azioni sono di denuncia. E fanno questo molto bene. Noi abbiamo gli stessi obiettivi: una agricoltura più sana, combattere le aggressioni all'ambiente, ma la nostra tattica è organizzare il popolo e far sì che la forza di questo popolo sia la denuncia.

10 - Il MST è um movimento pacífico?

Molto pacifico. Noi facciamo questo tipo di riflessione: da dove viene la forza dei ricchi, dei potenti del Brasile? Dal denaro, comprano tutto. La forza del Governo in cosa consiste? Nelle armi. E i poveri? Dove sta la forza di chi non ha denaro, non ha armi? Sta nel numero, nella capacità di mobilitazione.



* João Pedro Stédile è dirigente del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem terra (MST) e di Via Campesina - Brasil


[V. Anche la rubrica QUESTO PUGNO CHE SALE - QUESTO CANTO CHE VA]

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