venerdì 11 luglio 2008

Prometeo


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Prometeo [Προμηθεύς] è «cugino» di Zeus. E figlio d’un Titano, Giapeto, come Zeus è figlio d’un altro Titano, Crono. Le tradizioni differiscono sul nome della madre. Viene citata Asia, figlia di Oceano, o Climene, anch’ella un’oceanina. Prometeo ha vari fratelli: Epimeteo, che è, in contrasto con lui, il «maldestro» per eccellenza, Atlante, Menezio.

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Prometeo passa per aver creato i primi uomini, modellandoli con creta. Ma questa leggenda non appare nella Teogonia, in cui Prometeo è semplicemente il benefattore dell’umanità, e non il suo creatore. Proprio per gli uomini Prometeo aveva ingannato Zeus. Una prima volta, a Mecone, durante un solenne sacrificio, aveva diviso un bue in due parti: da una parte, aveva messo sotto la pelle la carne e le viscere, che aveva ricoperto col ventre dell’animale; dall’altra parte, aveva disposto le ossa spolpate della carne e le aveva ricoperte di grasso bianco. Poi, aveva detto a Zeus di scegliere la sua parte; il resto doveva andare agli uomini. Zeus scelse il grasso bianco, e, quando scoprì che non nascondeva che ossa, fu invaso da un grande rancore contro Prometeo e contro i Mortali che quell’inganno aveva favorito. Così, per punirli, decise di non inviare più loro il fuoco. Allora, Prometeo li soccorse di nuovo; sottrasse semi di fuoco «alla ruota del Sole» e li portò sulla terra nascosti in un gambo di ferola.
Un’altra tradizione vuole che abbia sottratto questo fuoco alla fucina d’Efesto. Zeus punì i Mortali e il loro benefattore. Contro i primi, pensò di mandare loro una creatura modellata espressamente, Pandora (v. questo nome). Quanto a Prometeo, l’incatenò sul Caucaso con lacci d’acciaio e inviò un’aquila, nata da Echidna e da Tifone, perché gli divorasse il fegato, che sempre rinasceva. E giurò sullo Stige di non staccare mai Prometeo dalla roccia. Tuttavia, allorché Eracle passò nella regione del Caucaso, trafisse con una freccia l’aquila di Prometeo e lo liberò. Zeus, felice di questa impresa che accresceva la gloria del figlio, non protestò; ma, affinché il suo giuramento non fosse vano, ingiunse a Prometeo di portare un anello fatto con l’acciaio delle sue catene e un pezzetto della roccia alla quale era legato: così un legame d’acciaio continuava a unire il Titano alla sua roccia. Fu in quel momento che il centauro Chirone, ferito da una freccia d’Eracle e soffrendo incessantemente, desiderò morire. Dato che era immortale, dovette trovare qualcuno che accettasse la sua immortalità; Prometeo gli rese questo servizio e diventò immortale al suo posto. Zeus accettò la liberazione e l’immortalità del Titano tanto più volentieri in quanto quest’ultimo gli aveva reso un grande servizio rivelandogli un antichissimo oracolo secondo il quale il bambino ch’egli avrebbe avuto da Teti sarebbe stato più potente di lui stesso, e lo avrebbe spodestato.


[Pierre Grimal, Dizionario di mitologia greca e romana, Paideia Editrice, Brescia 1987]

[V. la rubrica ]

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